Giroinfoto magazine 15

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2017 GENNAIO

N. 15 - 2017 | GENNAIO, Gienneci Studios Editoriale. www.gienneci.it

N.15 -

STREET PHOTOGRAPHY

Racconti urbani

POGGIO REALE

ORTIGIA

LIPARI

Di Anna Maria Noto

Di Paolo Buccheri

Di Salvatore Di Venuto

VIAGGIO NELLA CITTA' FANTASMA

PASSEGGIATA SUL'ISOLA

VIEW

Photo cover by Giancarlo Nitti


WEL

COME 15

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la redazione | Giroinfoto Magazine

Giroinfoto Magazine 01

fotografare e viaggiare due passioni un’ unica esperienza Benvenuti nel mondo di Giroinfoto magazine©. Una finestra sul mondo da un punto di vista privilegiato, quello fotografico, con cui ammirare e lasciarsi coinvolgere dalle bellezze offerte dal nostro pianeta. Una lettura attuale e innovativa, che accoglie, oltre i migliori professionisti della fotografia da reportage, anche le immagini e le esperienze di chiunque sia appassionato di viaggi e fotografia. Con i luoghi più interessanti e curiosi, gli itinerari più originali, le recensioni più vere e i viaggi più autentici, Giroinfoto magazine ha come obiettivo, essere un punto di riferimento per la promozione della cultura fotografica in viaggio e la condivisione di migliaia di luoghi e situazioni sparsi per il nostro pianeta. Uno strumento per diffondere e divulgare linguaggi, contrasti e visioni in chiave professionale o amatoriale, in una rassegna che guarda il mondo con occhi artistici e creativi, attraversando una varietà di soggetti, luoghi e situazioni, andando oltre a quella “fotografia” a cui ormai tutti ci siamo fossilizzati. Uno largo spazio di sfogo, per chi ama fotografare e viaggiare, dove è possibile pubblicare le proprie esperienze di viaggio raccontate da fotografie e testi, indipendentemente dal valore professionale dell'autore. Una raccolta di molteplici idee e progetti di viaggio, frutto delle esperienze e lavori eseguiti da esperti nel settore del reportage fotografico, che hanno saputo confrontarsi con le condizioni climatiche e sociopolitiche, con le difficoltà imposte dalla natura, per catturare l'immagine e la spontaneità selvaggia della stessa. Troverete anche articoli tecnici, dove prendere spunto per ottenere scatti sempre perfetti e con idee sempre nuove per rendere le fotografie più interessanti. Giroinfoto.com© , con la sua rivista e la sua rete web è la più grande community di foto-viaggiatori che accoglie chiunque voglia condividere le proprie esperienze di viaggio o semplicemente farsi coinvolgere dai racconti pubblicati. Director of Giroinfoto.com

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Giroinfoto Magazine 03

ANNO III n. 15

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CAPO REDAZIONE Paolo Buccheri

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data di uscita 14 Gennaio 2017

fotografare

e v ia gg iare due passioni un’ unica esperienza


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INSIDE

Giroinfoto Magazine

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110 44 Indice 08

TOMBOSTONE Old West Giroinfoto Scout Location

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ORTIGIA Passeggiata sull'isola A cura di Paolo Buccheri

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80° PARALLELO Project A Cura di Roberto Giancaterina

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POGGIO REALE La città fantasma A cura di Anna Maria Noto

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STREET PHOTOGRAPHY Emozioni urbane Giroinfoto school

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WILD BALDO

Sul monte Baldo

Di Lorenzo Bruscaggin

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LIPARI View Di Salvatore Di Venuto

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MOLENTARGIUS Il parco dei fenicotteri Di Roberto Murgia FOTOEMOZIONI Questo mese con: Stefano Marsiliani Francesco Arvizzigno Giuseppe D'Amico Marco Viviano


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VI PRESENTIAMO

I NOSTRI NUMERI E' con orgoglio che pubblichiamo le statistiche e i volumi qui presenti relativi alle analisi aggiornate al mese di: Dicembre 2016

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Articoli totali sul magazine

Articoli pubblicati dagli utenti

Nuovi inserzionisti

Foto singole pubblicate

Copertura degli articoli sui continenti

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ARTICOLI

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O.K. CORRAL

Tombstone Old West

ARIZONA

Fondata nel 1879 come città di minatori, per la vicinanza ai giacimenti d'argento, Tombstone era nota come rifugio di leggendari pistoleri e fuorilegge facendo teatrodella famosa "Sparatoria all'O.K. Corral" del 26 ottobre 1881. Oggi, ricostruita sulle orme del passato, è diventato un sito aperto al turismo western.

Giancarlo Nitti Photography


SCOUT LOCATION

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1

GEOGRAFIA U.S.A. Arizona Tombstone, contea di Cochise Az - US

2 3 PERIODO

CONTENUTI

I periodi sono tutti ottimi, teniamo però presente che in estate le temperature si elevano tremendamente e anche i flussi di turisti.

Sito rievocativo e ottimo shop center. Alle 2 del pomeriggio all'O.K. Corral viene recitata la sparatoria. Info su www.ok-corral.com www.tombstoneweb.com

4 5 6 FOTOGRAFIA

NOTE

SCOUTING

Un'occasione per immortalare scene di sparatorie e reportage turistici. La location si presta particolarmente a scatti coriosi ed unici. Nel periodo turistico vi sono molti figuranti.

Prima di immergersi in questo magnifico sito conviene informarsi un pò sulla storia, per assaporare ancor di più i contenuti offerti.

Questa scout location e le fotografie sono state realizzate nel mese di Settembre 2016 da Giancarlo Nitti.

Ottimi ristoranti in stile.


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giroinfoto.com

Giancarlo Nitti photography


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O.K.CORRAL Tombstone

Old West

O.K. CORRAL La Sparatoria all'O.K. Corral è l'episodio più famoso della storia del Far West, ispirando numerosi film western. Accadde il 26 ottobre 1881, poco dopo le 14.30, all'ingresso posteriore del Corral, allora un ricovero per cavalli del paese. I fratelli Wyatt, sceriffo della contea, Morgan e Virgil Earp con Doc Holliday duellarono contro Billy Claiborne, Frank McLaury, Tom McLaury, Billy Clanton e Ike Clanton, rapinatori e criminali chiamati "cowboy". In meno di un minuto furono sparati una trentina di colpi di pistola provocando la morte dei due McLaury e Billy Clanton, mentre Billy Claiborne e Ike Clanton fuggirono perché disarmati dai difensori della legge. Morgan Earp, Virgil Earp e Doc Holliday rimasero solamente feriti.


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Giancarlo Nitti photography


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Giancarlo Nitti photography


TOMBSTONE

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Tombstone, alla fine dell'800, era un tipico centro della "frontiera" americana, al confine con il Messico, caratterizzato da una rapidissima crescita economica, grazie alle ricchissime miniere d'argento scoperte nella zona, passando dai 100 abitanti iniziali agli oltre 7.000 del 1881. Il paese, arricchendosi demograficamente, produsse anche oltre 100 licenze per la vendita di liquori e 14 case da gioco, oltre ad alberghi, sale da ballo e bordelli aperti giorno e notte. A soli 50 chilometri dal confine messicano, Tombstone era anche un ricco mercato illegale di bestiame rubato dai fuorilegge della banda dei Cowboys, proprio come i protagonisti della famosa sparatoria all'O.K. Corral. In quella zona, infatti, il termine "cowboy" aveva un senso dispregiativo, tanto da essere considerato un insulto; spesso lo si usava per indicare gruppi di fuorilegge allo sbando implicati nella maggior parte dei crimini. Queste bande, d'altro canto, favorivano però molti uomini d'affari che li consideravano come fonte di ricchezza per i loro saloon e case da gioco.


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FOTOGRAFARE Come già detto, girovagare per Tombstone, può regalare diversi attimi da immortalare, grazie alle improvvisate sparatorie in strada, diversi figuranti che si prestano a farsi fotografare e tutta la cornice architettonica in perfetto stile western. Un'occasione per portare a casa scatti curiosi e unici in tema di reportage.

Giancarlo Nitti Photography


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Giancarlo Nitti Photography


O.K.CORRAL Tombstone

Old West


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O.K.CORRAL Tombstone

Old West


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Giancarlo Nitti photography


Ortigia 22 Giroinfoto Magazine

A cura di Paolo Buccheri

UNA PASSEGGIATA SULL'ISOLA L’occasione di questa passeggiata sull’isola di Ortigia, il centro storico della cittadina di Siracusa, mi fu offerta quando una mia cara amica giordana Rania, mi venne a trovare sfruttando i suoi impegni di lavoro nella stessa cittadina aretusea. L’occasione era ghiotta per “ri-vedere” luoghi che, prossimi alla mia residenza, sono stati sempre frequentati con una certa frenesia e superficialità; e quindi, sicuramente, si sarebbero mostrati in una veste diversa se praticati per momentanei motivi di svago. E quindi, proseguendo nel racconto di quella giornata ricordo che, dopo un succulento pranzo in un ristorante locale, ci incamminammo alla scoperta dei luoghi più o meno conosciuti dell’isola di Ortigia. Questo centro storico è un esempio mirabile di come si sia mantenuto, il suo tessuto viario originario, sino ai giorni nostri. Ogni quartiere si modella sull’altro di epoca diversa; e così convivono assieme la città greca e la bizantina, la normanna e la barocca in una sorta di dedalo di vicoli e viuzze.


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PAOLO BUCCHERI PHOTOGRAPHY

PIAZZA DUOMO


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Ortigia UNA PASSEGGIATA

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SULL'ISOLA

Il nostro

tour non poteva non iniziare che da Piazza Duomo, il centro politico amministrativo “dell’isola – centro storico”. Questa piazza ha una forma allungata con la ingombrante presenza del Palazzo Arcivescovile e del Duomo, che rappresentano il potere religioso; mentre il barocco Palazzo Vermexio rappresentare il potere politico essendo la sede del Municipio. Certamente non mancano gli esempi di architettura nobiliare privata di estremo interesse come Palazzo Beneventano del Bosco che, sorgendo di fronte a palazzo Vermexio, ne costituisce una sorta di

bilanciamento figurativo ideale, con le sue ricche decorazioni in facciata risalenti al periodo barocco. Svoltando sul Duomo, e quindi lasciandolo alla nostra destra, ne possiamo ammirare tutti gli aspetti di convivenza figurativa dei diversi stili ed elementi architettonici caratteristici dell’isola di Ortigia. Originariamente questa architettura era un tempio dorico dedicato ad Atena che nel corso dei secoli è stato trasformato in chiesa cristiana. L’aspetto affascinante di questa architettura consiste nel fatto che le colonne originarie sono state inglobate nella muratura della chiesa cristiana; rimaste pur tuttavia, chiaramente visibili nella muratura sia dalla parte esterna che interna della Cattedrale.


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PAOLO BUCCHERI PHOTOGRAPHY

PIAZZA ARCHIMEDE


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Ortigia UNA PASSEGGIATA SULL'ISOLA

A conclusione di questa via si giunge su via Roma che, svoltando sulla sinistra, è assai ricca di piccoli negozi artigianali, specifici per tessuti decorati a mano. Proseguendo oltre, inaspettata, si apre ai nostri occhi Piazza Archimede che costituisce il salotto buono di Ortigia. Frutto degli sventramenti operati in epoca fascista la piazza è caratterizzata dalla presenza della fontana di Artemide e dalla presenza di numerosi palazzi nobiliari che ne costituiscono la perimetrazione. Mentre svoltando a sinistra si percorre via Maestranza che costituisce l’asse viario principale dell’epoca medievale. Dopo il terremoto del 1693 tutti gli edifici medievali furono ricostruiti in stile barocco conferendo alla via un’eloquente eleganza tipica dell’epoca. Lungo l’asse viario ritroviamo molti palazzi nobiliari con facciate riccamente adornate e decorazioni realizzate col sistema del bassorilievo.


Delimitato da via Maestranza e da via Roma, con sviluppo planimetrico sino al limite costiero ritroviamo il quartiere della Giudecca; Così chiamato poiché ospitava la numerosa comunità giudaica siracusana. Purtroppo si deve rilevare come non siano rimaste molte testimonianze dell’originario tessuto urbano. Oggi il quartiere si caratterizza per l’aspetto ricreativo con la presenza di varie strutture ricettive per il tempo libero; alternando, come in tutti i centri storici, esempi concreti di edifici in disuso a esempi di decorosi restauri edilizi.


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Ortigia si è sempre caratterizzata come un’isola da difendere. E percorrendo il Lungomare di Levante si possono ancora visitare le numerose testimonianze storiche di quello che in origine era il sistema difensivo della cittĂ .


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Lima


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Attraversata via Maestranza lungo via Vittorio Veneto, ed immettendosi in uno dei tanti vicoli che sbucano da sinistra ci si introduce nel quartiere della Graziella. Questo è l’antico quartiere arabo, uno dei più popolari di Ortigia. E’ costituito da un continuo intreccio di vicoli e vie che richiama l’originario impianto urbano islamico; anche se oggi il quartiere si caratterizza per attività musicali, teatrali ed artistiche in genere.


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Ortigia

UNA PASSEGGIATA SULL'ISOLA

Proseguendo oltre si giunge alle spalle del Tempio di Apollo; pur tuttavia per ammirarne l’arcaica architettura bisogna spostarsi nella parte anteriore. Questo è uno dei primi templi costruiti dai greci a Siracusa, e la stessa forma alquanto tozza e minuta dimostrano la primordiale epoca di costruzione. Nel corso dei secoli questo monumento ha subito varie trasformazioni e solo all’inizio del 900 è stato liberato dalle sovrastrutture edilizie che si erano accumulate negli anni, dando una nuova dignità all’architettura storica.


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PAOLO BUCCHERI PHOTOGRAPHY

TEMPIO DI APOLLO


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Da qui, lungo la trafficatissima via Savoia, tra un posteggio abusivo e una veloce svolta, siamo giunti alla Marina caratterizzata dall’ampio lungomare e dalla zona alberata che è divenuta un momento di riposo nella nostra lunga passeggiata pomeridiana.


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Ortigia UNA PASSEGGIATA SULL'ISOLA

Rinfrancati dai primi sentori di stanchezza abbiamo proseguito oltre affrontando la leggera salita che ci ha condotti alla nota Fonte Aretusa. E’ importante notare che durante la salita ebbi modo di far notare a chi mi accompagnava, in lontananza, l’antico Castello Maniace, posto sull’estrema punta dell’isola di Ortigia; La storia millenaria di questi luoghi ha affascinato poeti e viaggiatori e ancora oggi è meta di turisti in cerca di suggestioni ed emozioni. La forma circolare della Fonte, i rigogliosi papiri che l’occupano oltre al continuo starnazzare delle anatre che la popolano, conferiscono a questi luoghi un’armonia che si integra ai luoghi storici che la circondano. Da sempre la fonte è stata una sorgente di acqua dolce per l’intera isola e solo ora, in epoca moderna, l’acqua è resa salmastra dalle infiltrazioni marine.

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Raggiunta la terrazza panoramica prossima agli antichi alberghi Miramare e Des Etrangères che, magnificamente restaurati, con la loro eleganza vogliono continuare a mostrare che Ortigia da sempre è stata meta di un turismo d’élite; ci siamo accomodati su una panchina del belvedere e, ormai stanchi, guardando lo scenario del Porto Grande, abbiamo riflettuto su come la storia possa essere una fonte inesauribile di esperienze ed emozioni per ciascuno di noi. Paolo Buccheri

Ortigia

UNA PASSEGGIATA SULL'ISOLA


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PARALLELO PROJECT

DI ROBERTO GIANCATERINA

80° Parallelo e' un progetto che nasce dalla mia personale voglia di esplorazione e dalla continua voglia di scoprire e mettermi alla prova. Il progetto prevede l' esplorazione del Circolo Polare Artico in più tappe ed in diversi periodi toccando la Siberia, l' Alaska, la Groenlandia iniziando dalle isole Svalbard. Lo scopo di questa spedizione e' sicuramente esplorativo prima di tutto, per avere la possibilità di vedere posti nuovi, selvaggi, insoliti. Il secondo scopo riguarda l' aspetto più naturalistico con forme di vita che prolificano solo in queste regioni, spettacoli naturali come l' aurora boreale visibile solo a certe latitudini.


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80° Parallelo

è un'attività patrocinata dal programma GIROINFOTO EXPEDITIONS ed è aperto ad eventuali partecipazioni. Per info scrivete a redazione@giroinfoto.com


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80° Parallelo Il progetto mira a documentare anche condizioni di vita estrema e stili di vita particolarmente difficili come la vita degli Innuit o come si vive nella città più fredda del mondo in Siberia.

Ma l' Artico non è solo questo. Sotto la sua coltre di ghiaccio giacciono leggende e misteri dei quali non ne conoscevo l' esistenza. Storie legate ai primi viaggi esplorativi alla conquista di questa terra di confine, spesso terminati in modo drammatico fino alle storie più moderne legate ai complotti Russi per arrivare agli extraterrestri. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l' aiuto di persone ed amici che si sono appassionate a questa avventura e che hanno deciso di dare il loro contributo anche senza partecipare fisicamente alla spedizione. Amici, scrittori, ricercatori, giornalisti, registi, ma anche curiosi ed appassionati del genere si stanno muovendo per contribuire alla riuscita di questo evento.


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Ho strutturato il racconto di questa esperienza come fosse un viaggio, iniziando il racconto dai giorni attuali per raccontare tutta la fase organizzativa, per passare a quella addestrativa, dove mi sposto in diversi luoghi montani, sulla neve alla ricerca di temperature rigide, per collaudare e provare le attrezzature e per allenarmi ai climi rigidi, Per poi raccontarvi tutto in diretta dal permafrost polare. Ho creato una pagina ed un gruppo su Facebook "Diario di un viaggio al Polo Nord - Spedizione 80 parallelo" dalle quali è possibile già da ora seguire la mia avventura e dove potrete conoscere i miei compagni di viaggio ed interagire se vi fa piacere. Entrambe le pagine sono aperte e siete tutti invitati ad iscrivervi, un piccolo aiuto che apprezzo molto.



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il 14 gennaio 2017 ci sarà la presentazione del progetto dove saranno presenti giornalisti, scrittori, ricercatori e molte altre persone. L' ingresso e gratuito ed aperto a tutti, previa prenotazione. Vi lascio ora alle parole della giornalista

Roberta Sorano,

che ha riassunto per me quelli che saranno gli elementi caratteristici dire questa spedizione. "La missione è: 80° parallelo, ovvero come accerchiare il Polo Nord in tre mosse. La prima tappa di questa spedizione all’Artico sarà alle isole Svalbard, dove si trova l’insediamento umano non permanente più a settentrione del mondo; seguirà una seconda tappa in Alaska, tra la popolazione Inuit; la terza tappa è invece prevista in Siberia, dove il termometro può arrivare a segnare -50°C e oltre. Il Polo Nord ha molte facce, tante quanti sono gli aspetti che si prendono in considerazione. Esistono infatti il Polo Nord geografico, che è il punto a nord in cui l’asse di rotazione terrestre interseca la superficie del nostro pianeta; il Polo Nord magnetico, che è il punto a nord in cui il campo magnetico terrestre forma un angolo di 90° con la superficie della Terra; il Polo Nord geomagnetico, che è il punto a nord dove l’asse della magnetosfera interseca la superficie terrestre; il Polo Nord dell’inaccessibilità, che è il punto geografico del Mare Glaciale Artico più lontano da ogni terra emersa. In questa avventura, che ricalcherà le orme di esploratori antichi come il navigatore greco Pitea che nel 325 a. C. superò il Circolo Polare Artico alla ricerca di miniere di stagno, o più moderni come l’italiano Umberto Nobile e il norvegese Roald Amundsen, si fa riferimento al Polo Nord geografico.


50 Giroinfoto Magazine Le distese bianche, i ghiacci, la lunga notte polare, l’aurora boreale, il sole di mezzanotte, gli orsi, le foche, i trichechi. Nell’immaginario di chi vive a latitudini più basse, la zona artica è tutto questo, ma c’è un di più fatto di mistero, di incognite, di sfide, di preoccupazioni, di attriti internazionali. Nella zona del Polo i tedeschi dell’era nazista erano convinti che ci fosse un accesso segreto verso un mondo nascosto, secondo l’antica teoria della “Terra Cava”, per la quale il nostro pianeta non avrebbe un nucleo ma sarebbe vuoto, con un sole all’interno. Molto più prosaicamente, la Germania del Reich nel 1942 stabilì nell’Artico una base meteo strategicamente importante per le operazioni militari. Il bunker segreto, “Schatzgraber”, è stato recentemente localizzato e trovato a Zemlja Aleksandry, isola oggi russa che fa parte dell’arcipelago della Terra di Francesco Giuseppe. Lo scioglimento dei ghiacci e del permafrost che interessa i Paesi artici rende relativamente più facili ritrovamenti di ogni genere. Sotto le coltri immacolate esploratori, scienziati e ricercatori hanno ancora molto da individuare. Proprio alle isole Svalbard nel 2006, nel corso di campagne di scavo cominciate nel 2004 e terminate nel 2011, sono stati trovati i resti congelati del cosiddetto Predator X, un pliosauro di grandi dimensioni vissuto circa 147 milioni di anni fa, all’inizio del Cretaceo: 11 metri di lunghezza, un cranio di circa 3 metri, e una massa di circa 10 tonnellate, capace di una eccezionale potenza offensiva, secondo i ricercatori molto maggiore di quella del Tyrannosaurus Rex e dello stesso alligatore nostrano. Tra i misteri ancora da sciogliere e che potrebbero essere custoditi nel silenzio artico, c’è anche quello che ossessiona medici ed epidemiologi: la presenza di virus preistorici incatenati dai ghiacci e che potrebbero scatenare, una volta liberati, nuove pandemie di antichissime malattie. Si è avuto un assaggio di quanto potrebbe accadere quando, pochi mesi fa, è stata diffusa la notizia che in Siberia, causa il parziale scioglimento del ghiaccio dovuto a un’estate particolarmente calda per quelle latitudini, si sono diffuse nell’aria le spore dell’antrace intrappolate nella carcassa di una renna morta 75 anni prima e sepolta e ibernata nel ghiaccio. In seguito a ciò sarebbero morte oltre 2000 renne e contagiate decine di persone.


Giroinfoto Magazine 51 Il Polo Nord e i ghiacci che lo circondano hanno bisogno di attirare l’attenzione del mondo. Secondo il National Snow and Ice Data Center degli Stati Uniti, nel giugno scorso l’estensione dei ghiacci che ricoprono il Mare Glaciale Artico è risultata pari a 11,1 milioni di km quadrati, con un calo del 5% rispetto al precedente minimo del 2004, e del 12% rispetto al valore medio di 12,7 milioni di km quadrati degli ultimi trent’anni. Tanto per capire meglio, è scomparsa in poco tempo una superficie grande cinque volte l’Italia. Gli scienziati stimano che nel 2020 l’Artico potrebbe essere completamente libero. E se lo scioglimento di ghiacci di acqua dolce, come sono quelli della zona del Polo Nord, pone preoccupazioni per le conseguenze dell’abbassamento del grado di salinità degli Oceani, la prospettiva di un Mare Artico completamente navigabile apre nuove frizioni tra Norvegia, Danimarca (con la Groenlandia), Stati Uniti, Russia e Canada, cioè i Paesi rivieraschi del Mare Glaciale Artico. Lo scioglimento dei ghiacci e la possibilità di navigare le acque intorno al Polo, mette infatti in discussione gli accordi sulle acque interne e internazionali. Già nel 2007 un sommergibile russo ha raggiunto il fondale marino nel punto del polo nord geografico e vi ha fissato un vessillo con i colori della bandiera nazionale per affermare che la piattaforma continentale russa si estende fino al Polo Nord. Il ministro degli Esteri Sergey Lavrov ebbe a dire nell’occasione che le questioni riguardanti il territorio dell’Artico “possono essere risolte unicamente sulla base del diritto internazionale, della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare e nel quadro dei meccanismi creati per determinare i confini degli Stati che hanno accesso a una piattaforma continentale”.

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Osservare,

quadrati), Nordaustlandet (14.600 km quadrati) e Edgeøya (5000 km quadrati).

esplorare, capire, fotografare e raccontare questo mondo intorno all’80° parallelo è il dovuto tributo a un ambiente, a una storia, a delle tradizioni che, senza interventi lungimiranti da parte degli Stati di tutto il mondo, tra pochi decenni potrebbero non essere più gli stessi. La prima tappa di questa triplice spedizione sarà, come detto, dedicata alle Svalbard, il cui arcipelago si pone fra i 74° e gli 81° Nord, e tra i 10° e i 34° Est. E’ la parte più settentrionale della Norvegia, in pieno Mar Glaciale Artico. Le isole coprono un'area di 62.050 km quadrati; le più vaste sono Spitsbergen (39.000 km

L’arrivo alla località di partenza, Longyerabyen, nell’isola di Spitsbergen, è fissato per il 26 febbraio; poi ci si muoverà con una percorrenza media giornaliera di 100-150 chilometri a bordo di motoslitte. Longyerabyen ospita circa l’80% dell’intera popolazione di queste isole norvegesi, che è pari a poco più di 2600 persone. La spedizione esplorerà sia la parte occidentale sia quella meridionale della Terra di Nordenskioldland e gli insediamenti umani, in particolar modo quello russo di Barentsburg.


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Non sorprenda la presenza russa: è la conseguenza del Trattato delle Svalbard del 1920 che, pur assegnando alla Norvegia la sovranità dell’arcipelago, stabilì che tutti i Paesi firmatari (tra i quali anche l’Italia) hanno pari diritti nel colonizzare le isole e nello svilupparne l’economia, senza obblighi di permesso di soggiorno o permesso di lavoro. La Russia ha sul posto gli insediamenti più importanti: a Barentsburg, appunto, e a Pyramiden. D’altra parte l’arcipelago rappresenta un avamposto strategico nella corsa al petrolio e al gas dell’Artico. Alle Svalbard, si dice, non si nasce e non si muore. Per legge. Le donne incinte devono trasferirsi sulla terraferma almeno due settimane prima del parto e, allo stesso modo, se si vuole ricevere la pensione bisogna trasferirsi. Un mondo tutto da scoprire."

Un ringraziamento particolare va a tutti coloro che hanno permesso questo risultato: Roberta Sorano Fulvio Benelli Alessandro Moriccioni Giancarlo Nitti Michael Bolognini Asso generici Ass. Naz. Industrie Farmaci Generici e Biosimilari Easy Cover Camera Accessories Alex Factory Giroinfoto Magazine Geographical Research Association RGPhoto.it Enigma Edizioni

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VIAGGIO NELLA CITTA’ FANTASMA di Anna Maria Noto Poggioreale distante 75 km circa da Trapani fu uno dei 15 paesi della valle del Belice che fu colpito tra il 14 e 15 gennaio 1968 da una scossa di terremoto che causò vittime e distrusse interi paesi in un’area che fino ad allora non era considerata a rischio sismico. Per ordine del governo, la popolazione dovette abbandonare le proprie case e trasferirsi nelle baracche finché non fu ricostruita la città nuova. A molti cittadini il governo pagò anche un biglietto di sola andata per America e Australia.


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Scorcio della città di Poggioreale apparentemente dormiente, quando invece inoltrandosi per le vie si respira un’aria diversa, suggestiva.


Incuriosita dalla tragica storia sono voluta andare a visitare questa città fantasma e, sebbene l’accesso fosse severamente vietato per motivi di sicurezza, il suo richiamo è stato più forte della paura e sono entrata. Ho varcato il cancello e mi sono ritrovata sul corso principale di quello che fu un paese vivo, abitato principalmente da vecchi, donne e bambini. Mi sono guardata intorno e ne ho respirato l’atmosfera. Il borgo è spettrale, qui tutto è rimasto come era: strade, piazze, case, chiese, tutto distrutto e sventrato, terrificante e allo stesso tempo ricco di fascino e suggestione. Mi inoltro per il Corso e raggiungo quel che resta del Teatro dei Principi, già funzionante nel “700, dove si scorgono i palchetti in muratura, i camerini degli artisti, alcuni brandelli di cartelloni. Poco più in là il palazzo nobiliare della famiglia Agosta Tamburello, uno degli edifici affrescati meglio conservati.


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Anna Maria Noto Photography L’ ingresso della cittadina, Corso Umberto I, dove percorrendo la via, si nota su entrambi i lati la natura che ha preso il soppravvento.


I muri di molte case sono ormai crollati e scorgo ancora vecchie carcasse di macchine che servivano sicuramente per il loro lavoro, nella scuola ci sono ancora i banchi disposti in fila, socchiudo gli occhi immaginando la vita quotidiana degli alunni a lezione con la maestra. Il silenzio è assordante, interrotto talvolta dal vento che fa cigolare qualche imposta di legno, ancora attaccata ai ganci. E poi ancora, una porta aperta dove si intravede il tetto crollato e i muri che decantano la vita vissuta, e gli altri mille scorci che il tempo inesorabile ha deteriorato creando un’atmosfera surreale. Tutto sembra rappresentare il fermo immagine di quel giorno. Tutto è rimasto lì, fermo e immobile, ad aspettare che il tempo e la vegetazione si impadronisse e distruggesse definitivamente, quello che il terremoto ha risparmiato, dove la natura si insinua tra le pietre e le macerie, tutto è avvolto nel nulla, e non posso fare a meno di immaginare come era la vita vissuta prima del terremoto, prima di trasformarsi in una città fantasma. !


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Anna Maria Noto Photography Il teatro dei Princìpi, nonché il palazzo della famiglia Agosta Tamburello, sono rimasti in piedi i palchi del teatro, l’altra metà distrutta e dove la natura l’ha fatta da padrona.


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Anna Maria Noto Photography Il soffitto del palazzo nobiliare della famiglia Agosta Tamburello, uno degli edifici affrescati meglio conservati.


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Raggiungo un grande spiazzo, sulle pareti di una casa c’è ancora il nome della piazza “Elimo”, al centro un monumento dedicato ai terremotati sembra vigilare sul paese, una targa posta sul retro recita così: “Ho visto di notte una luce accendersi dentro ai tuoi occhi, terra amata, ardenti, di speranze antiche, nonostante il grido del futuro spezzato, il silenzio solitario degli anni. Sei fonte di vita Poggioreale! Montagna del risveglio.”

Anna Maria Noto Photography L’edificio della scuola non è del tutto distrutto, all’interno i muri sono ancora sani, ma pericolanti i pavimenti che portano al piano superiore. In un’aula i banchi disposti in fila fanno pensare la lezione degli alunni con la maestra.


Anna Maria Noto Photography Scorcio di case rimaste ancora in piedi, dove la targa indica Piazza Elimo, e dalla finestra si scorge il tetto franato e le macerie cadute fin davanti al balcone.

Mi avvio sulla scalinata che porta alla Chiesa madre, a destra vedo l’insegna di una bottega che vendeva il pane, poco piĂš in lĂ a sinistra i ganci di una macelleria, continuo a salire e arrivo sul sagrato. Quella notte quasi tutta la chiesa crollò, solo le colonne ed il campanile rimasero stranamente in piedi. E non posso fare a meno di immaginare il suono delle campane a festa la domenica mattina, sento le urla dei bambini ed il vocio della gente appena uscita dalla chiesa.


E' un susseguirsi di emozioni, di scene nella mia mente come fosse un film. Ho la pelle d’oca, e un brivido corre lungo la schiena. Quella domenica tutto procedeva come ogni giorno, ma di lì a poco la vita degli abitanti sarebbe stata stravolta: alle 13,29 si avverte la prima scossa di terremoto, si sente un tremolìo, uno di quelli che sembrano finire in un attimo, niente faceva presagire che qualcosa di più devastante e drammatico dovesse ancora arrivare. Ne seguono altre finché alle 03:01 del 15 gennaio ne arriva una devastante con magnitudo 6.1 della scala Richter (X della scala Mercalli) è l’inizio della fine.


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Anna Maria Noto Photography Panoramica su piazza Elimo .

Anna Maria Noto Photography Sulla sinistra un edificio distrutto, ma ha lasciato in piedi una colonna con la scritta DUX che vuol dire Duce. A cosa si riferisse esattamente la scritta non è dato saperlo. Ma si può immaginare che avessero un riferimento al Duce, quindi Mussolini ai tempi del fascismo.


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Nulla ebbe più senso quella notte, la paura, la distruzione, le morti di centinaia di persone segnarono definitivamente la città di Poggioreale, molti vivi per miracolo, vagano nella notte in cerca di aiuto, gli uomini e donne che si disperano scavano a mani nude le case crollate con la speranza di rivedere vivi i propri cari. La scena si presenta ai miei occhi mi appare come se io fossi stata lì e provo un grande

senso di angoscia, sovrapponendo le immagini di quelli che hanno vissuto la tragedia del 30 ottobre 2016 nella zona di Norcia. Sono passati quasi 50 anni dalla tragedia, ma ciò nonostante, in ogni pietra, in ogni muro rimasto in piedi delle case echeggiano ancora quelle voci così assordanti come volessero liberarsi in questo dedalo di viuzze che quel tempo viveva la città di Poggioreale.

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Anna Maria Noto Photography Monumento eretto nel 1998 in memoria dei terremotati e simbolo di protezione per il paese.


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Anna Maria Noto Photography La scalinata e la facciata della chiesa.

Anna Maria Noto Photography Le colonne della chiesa.


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Anna Maria Noto Photography La strada della macelleria con sullo sfondo la vegetazione. Evidenti ancora i ganci attaccati al muro per la vendita delle carni.


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Anna Maria Noto Photography Vecchio furgoncino impiegato per i lavori di agricoltura, e un vecchio lavatoio usato un tempo per lavare i panni.


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in collaborazione con

STREETPHOTOGRAPHY

Emozioni urbane

Spesso sentiamo parlare di street photography, italianizzandola fotografia di strada. Ma realmente conosciamo il suo significato e la sua essenza comunicativa? Come tutte le forme e gli stili in fotografia bisognerebbe, per prima cosa, prendere coscienza di cosa e come vogliamo raffigurare nei nostri scatti ottenendo un risultato soddisfacente e in linea con una logica ben definita. Nel caso della STREET PH, dovremo allinearci a quello che si chiama

"Un reportage immerso in situazioni della societĂ all'interno delle sue strutture"


Foto di Fabrizio Delfini


Quindi cos'è la

STREETPHOTOGRAPHY Per comprendere esattamente questa forma di fotografia dobbiamo conoscere le sue origini. La street photography nasce con l'avvento delle prime fotocamere portatili che permettevano di "fermare" le situazioni in maniera immediata, quindi potremmo inquadrare l'inizio di questo stile addirittura negli anni di fine '800. Infatti, si crede che a dare inizio a utto, fu Eugene Atget, considerandolo il padre della street photography grazie alla sua popolarità di fotografo parigino dal 1890 fino agli anni venti, ma qualche anno prima, seppure con meno popolarità, John Thomson, un fotografo scozzese, aveva iniziato a scattare momenti di vita quotidiana nelle strade. Qualche anno più tardi, Henri Cartier-Bresson, di cui ancora oggi si parla associandolo alla street , fu un fotografo dallo stile incentrato sulle azioni delle persone con l'abilità di combinare tecnica e tempismo.

Oggi

, tutto questo, si traduce con le fotografie ottenute con smartphone e digitali compatte, anche se il vero STREET PHOTOGRAPHER, rende omaggio a questo stile utilizzando la sua reflex. Da questa piccola introduzione, si potrebbe pensare che chiunque abbia uno smartphone a portata di mano potrebbe essere considerato un fotografo di strada, ma in realtà non è così. Lo strumento è importante, ma ancora più importante è la capacità di eseguire il così detto MOOD CAPTURE, cioè di cogliere uno stato d’animo o un particolare istante come se lo dovessimo raccontare con le parole, unendo preparazione tecnica, conoscenza della composizione e velocità . Per questo motivo, la street photography non può essere praticata da fotografi improvvisati o semplici possessori di smartphone.


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Foto di Fabrizio Delfini


Foto di Gimmi Corvaro


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Spontaneità e narrativa nella

STREETPHOTOGRAPHY Lo specifico termine "street" che può ovviamente racchiudere in sé un concetto di ambiente urbano, invece ha un ben più ampio significato in questo stile. In sostanza, oltre a prendere in considerazione il luogo di scatto, la “vera street photography” assume caratteri e condizioni che non possono essere trascurate in nessun caso.

La prima necessaria condizione è la spontaneità. Se lo scatto non è "catturato" da una situazione indipendente, già non possiamo più parlare di street photography, ma di una semplice fotografia di posa. Il soggetto ripreso, deve apparire in una storia propria completamente estranea alla presenza del fotografo. Ma la spontaneità è un fattore importante anche dalla parte del fotografo, che deve essere in grado di leggerla ed interpretarla cogliendo l'attimo perfetto prima che svanisca. Lo street photographer si può definire un interprete della realtà, decidendo, attraverso l'inquadratura, cosa mostrare al pubblico e cosa non mostrare. Ed è proprio sul "cosa non mostrare" che spesso si

fonda l'incognita narrativa negli scatti più interessanti. Infatti il fotografo interpretando la realtà spontanea del soggetto, immortala quel frangente senza però dare alcuna informazione sul dove sta andando o da dove viene provocando curiosità al pubblico che interpreterà a sua volta lo scatto. Un classico esempio è la fotografia di Gimmi Corvaro, qui di fianco, nella quale si nota un soggetto che cammina attraverso un porticato ma non conosciamo cosa vi è oltre e neppure da dove proviene. Immaginatelo voi.


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Soggetti e ambiente nella

STREETPHOTOGRAPHY Abbiamo quindi capito, che in questa forma di fotografia sono fondamentali due elementi :

Le persone e l'ambiente.

Infatti, il concetto è proprio raccontare delle azioni umane nella quotidianità di un'ambiente.

La figura umana

In qualsiasi forma, le persone sono sempre presenti anche se non fisicamente, ma con la loro forte influenza, d'altra parte la fotografia di strada non esisterebbe senza le persone, perché la sua essenza è proprio le loro emozioni e le relazioni con la vita di ogni giorno.

Foto di Daniele Zarri

L'ambiente

Non necessariamente deve essere di carattere urbano, si può trovare una storia da raccontare in qualsiasi ambiente, anche se spesso la città metropolitana affollata offre sicuramente una maggiore possibilità per la realizzazione di scatti conformi alla street photography. Le possibilità da cogliere in una grande città sono infinite ed è proprio per questo che chi inizia ad avvicinarsi a questo stile può cominciare a sperimentare preferendo gli spazi più affollati dove non mancheranno le situazioni di interazione tra umano e ambiente. E' molto importante riuscire a rappresentare la relazione tra questi due elementi ottenendo una composizione fotografica ben studiata e ponderata. Chi osserverà la fotografia, dovrà intuire questo tipo di rapporto e capire l'intenzione comunicativa del fotografo lasciando spazio anche alla fantasia.


Foto di Corrado Murlo

Foto di Daniele Zarri

Foto di Francesco Sembolini


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Foto di Corrado Murlo

Diventare

STREETPHOTOGRAPHER Ma quali sono le più grandi difficoltà da affrontare per un street photographer? Sicuramente, una delle principali è quella di non essere notato mentre scatta fotografie. Scaltrezza, rapidità e preparazione tecnica, oltre ad una buona predisposizione alla velocità di ragionamento, aiutano nella discrezione. Può aiutare un'ingombro minore della macchina fotografica per non essere troppo visibili, ma altrettanto una fotocamera con'ottica tele per essere distanti dal soggetto. Dipenderà tutto dal tipo di approcio che decideremo di utilizzare con il soggetto. Molti utilizzano focali relativamente corte (tra i 35mm e i 50mm) per evitare distorsioni dei volti, ma questa non è una regola. Teniamo presente che anche l'ottica e quindi la distanza dal soggetto, determina un'aspetto

emozionale nella street photography creando un grado di intimità percepito anche da chi osserva la fotografia. Un’altra difficoltà è la capacità di inserire il soggetto in un contesto relazionandolo ad esso, senza rischiare di isolarlo dall'ambiente che lo circonda. Tecnicamente quest'ultimo aspetto potrebbe risultare complesso, quando il soggetto e altri elementi della composizione risulteranno su dei piani focali diversi e distanti. Ciò significa che bisognerà prepararsi a scattare con aperture ridotte di diaframma e fare i conti con la luce, magari scarsa e senza l'utilizzo del flash. Utilizziamo quindi molto il fattore ISO, facendo attenzione però al rumore fotografico che anche se riducibile in fase di post-produzione, potrebbe influire negativamente sulla naturalezza della foto. Insomma, una lista interminabile di combinazioni di equilibri e decisioni da prendere in un'istante.


La privacy nella

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STREETPHOTOGRAPHY In questa forma di fotografia, esiste anche l’aspetto legale della pubblicazione delle foto, di soggetti facilmente riconoscibili in ambienti pubblici. Sarà difficile ottenere una liberatoria da parte del soggetto, soprattutto se lo scatto è stato realizzato fulmineamente al volo. Quindi come possiamo comportarci in questi casi? Partiamo dal presupposto che fare fotografie non viola nessuna privacy, ma è la successiva pubblicazione a creare problemi di carattere legale. Se il soggetto è ben indentificabile in viso e fa da protagonista nell'inquadratura, non possiamo neppure appellarci al famoso "diritto di cronaca" perchè non stiamo ritraendo un'evento pubblico e il soggetto non è unicamente la situazione. La pubblicazione di scatti che contengono persone ben riconoscibili diventa quindi una questione di concessione o azzardo, lasciando al fotografo la valutazione di dove e come mostrali seguendo il buon senso e la discrezione.

PER SAPERNE DI PIU'

Questo articolo è stato scritto con la concessione di alcuni scatti di esempio appartenenti al collettivo Italian Street Eyes, che questo mese ha organizzato una mostra a Roma di Street Photography. Per esaudire ogni tipo di curiosità isu questo stile fotografico vi invitiamo a partecipare all'evento.


WILD BALDO A cura di Lorenzo Bruscaggin Il monte Baldo è conosciuto da moltissime persone perchè ai suoi piedi, sul versante Ovest, si adagiano tutti i paesi del lago di Garda, ed a Est è costeggiato dall’autostrada del Brennero, importante arteria in direzione del Nord Europa. Ma questa catena montuosa non è quello che lascia trasparire ad uno sguardo disattento, o meglio non è solo quello.


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WILDBALDO Chi frequenta il lago, alzando gli occhi la vede, è lì, imponente, maestosa , severa, ma questo è quello che lascia travedere a chi non la conosce e non la vive. Vicino, in termini chilometrici, ma molto lontano in termini di pensiero esiste un altro Baldo, selvaggio, brullo, affascinante, misterioso, inesplorato ai più, in una parola “wild”. E qui io voglio portarvi, nei vari paesi ci potete andare comodamente seduti nelle vostre auto, parcheggiare a poche centinaia di metri dal centro e godervi i negozi con vista lago sorseggiando un aperitivo in compagnia. Qui no, non esistono scorciatoie, solo noi, e la natura incontaminata.



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Il percorso che voglio proporvi è sicuramente uno dei piĂš affascinanti, ma allo stesso tempo impegnativi, per raggiungere il punto piĂš alto, cima Valdritta, che con i suoi 2218 metri slm domina tutto il territorio circostante e dalla quale si gode di una vista spettacolare su tutto il Garda, la Val Padana, la val d’Adige ed i monti Lessini.


E' il 1° ottobre parto con il mio amico di vecchia data Marco, parcheggiata l’auto circa un chilometro dopo Cavallo di Novezza, nel punto in cui la strada incrocia il sentiero 652, capiamo subito che la risalita sarĂ tosta. Alzando lo sguardo vediamo Cima Valdritta, quasi verticale, sembra guardarci, scrutarci, studiarci. Zaino in spalla e macchina fotografica a tracolla partiamo, il sentiero (652) si inoltra subito in una bellissima Faggeta, nulla di complicato, continui saliscendi all’ombra di queste secolari piante che ci fanno sembrare piccoli ed insignificanti di fronte alla loro mole e bellezza. Dopo circa 15 minuti di cammino incrociamo quello che abbiamo deciso essere la nostra strada per la vetta, il sentiero 66, si potrebbe proseguire dritto ma noi vogliamo salire per questa via.



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Si tratta di un sentiero tracciato dagli Alpini durante la prima guerra mondiale. Continuiamo quindi la nostra risalita, questa variante si presenta subito molto ripida e dissestata, ma al contempo apre continuamente a nuovi spiragli paesaggistici molto affascinanti e particolari. Ogni tanto alziamo gli occhi al cielo e Cima Valdritta è sempre lì, non sembra disturbata dal nostro avanzare, a dire la verità non sembra nemmeno avvicinarsi molto, eppure il sentiero “tira” con una pendenza considerevole, e le gambe se ne accorgono abbastanza velocemente. Dopo circa 20 minuti dal bivio in cui abbiamo precedentemente svoltato ci sentiamo osservati ma non vediamo nessuno, continuiamo a camminare ed ecco ancora quella sensazione, questa volta però lo notiamo; Arroccato su una roccia strapombiante, un bellissimo Camoscio di guardia alla via d’accesso del loro regno, controlla tutto dall’alto della sua posizione.



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Accendo la reflex e scatto qualche foto, questo animale è incredibilmente elegante, possente, agile ed intelligente. Vive in branchi in cui ognuno ha un ruolo ben preciso, quello dell’esemplare che ci troviamo davanti agli occhi è controllare questi umani che stanno varcando le soglie di questa parte di mondo in cui la natura la fa da padrona. Evidentemente deve reputarci innocui e non sembra allarmarsi più di tanto. Continuiamo a salire, in un punto in cui le gambe chiedono pietà notiamo un gruppo di una decina di Camosci intenti a fare colazione, è impressionante notare come per loro la legge di gravità sembri non esistere, rimangono fermi in punti e posizioni impossibili con una naturalezza incredibili.


Il sentiero

pericolosi ed in cui i margini di errore sono quasi nulli.

continua con un susseguirsi di tornanti stretti con fondo molto irregolare e pietroso.

Al bivio ci troviamo a 2105 metri slm, dobbiamo arrivare ai 2218 metri slm per raggiungere la cima.

Ad un certo punto eccoci ad un nuovo bivio, stiamo incrociando l’Alta Via del Baldo (sentiero 651), qui svoltiamo a destra e proseguiamo, da qui il percorso spiana, siamo a quota 2100 metri slm e lo spettacolo è assicurato. Arrivati a Forcella Valdritta teniamo la sinistra e lasciamo provvisoriamente l’Alta Via, attenzione, qui inizia un tratto in cui il sentiero diventa molto stretto, esposto a precipizi

Continuiamo facendo molta attenzione a non scivolare, un’ Aquila ci sorvola, peccato non riuscire a fotografarla per via della nostra posizione molto precaria, e poi ecco che scorgiamo la cima. Una croce, installata dal Cai ci segnala di essere arrivati.


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Lo sguardo spazia a 360° ed è bellissimo, nulla nelle vicinanze è più alto di noi, nemmeno le nuvole che ricoprono la valle sottostante, ogni fatica è ripagata. Da qui si capisce perché il nome Cima Valdritta, la parete che abbiamo sotto ai nostri piedi è letteralmente verticale, sotto di noi il lago di Garda sembra vicinissimo, in realtà ci separano 2078 metri di dislivello. Qualche foto, la firma con dedica sul libro degli escursionisti e continuiamo in nostro viaggio. Scendiamo verso Forcella Valdritta e svoltiamo a destra in direzione Cima Punta Telegrafo, nostra prossima meta. Percorrere l’Alta Via Del Baldo è molto bello, il sentiero è stretto ma molto fruibile per chi è abituato a camminare in montagna, il panorama è mozzafiato e i Camosci sono ormai i nostri compagni di avventura, in tutta la giornata ne incontreremo circa 120. Per niente intimoriti si lasciano fotografare e sembrano incuriositi da questi esseri così diversi da loro.


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Ad un certo punto incrociando il sentiero 654 svoltiamo a destra e lo percorriamo in salita, qualche tornante e vediamo la nostra meta, subito sotto è posizionato il rifugio Telegrafo, ottimamente gestito in cui è possibile trovare riparo e ristoro. Arrivati in cima facciamo una meritata pausa, i chilometri ma soprattutto i metri di dislivello affrontati sono parecchi e le gambe chiedono perdono. In questa zona il panorama è completamente

diverso, sotto di noi vediamo benissimo la Val Padana, e la zona del basso lago di Garda. Il tempo passa ed è arrivato il momento di fare ritorno a valle, ci dirigiamo verso l’Alta Via Del Baldo, incrociandola svoltiamo a sinistra (sentiero 651) e dopo circa un chilometro prendiamo il 652 in discesa fino ad arrivare a valle dove abbiamo lasciato l’auto. Così facendo abbiamo eseguito un giro circolare non ripetendo gli stessi sentieri in salita e discesa.


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Questa escursione è molto emozionante, ci immerge in una natura selvaggia, ci allontana dal caos quotidiano e ci riconcilia con il nostro “io” più profondo, ad un patto però: dovrete essere pronti a sudarvi la vetta. La ricompensa sarà un forte senso di libertà e di appartenenza ad un mondo in cui la natura è la vera padrona. A proposito, quasi me ne scordavo, non vi ho detto cosa abbiamo scritto sul libro sotto la croce di Cima Valdritta: ”dove osano le Aquile” Lorenzo Bruscaggin


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LIPARI View

A cura di Salvatore Di Venuto

Mi chiamo Salvatore Di Venuto e seppure nato a Torino, da moltissimi anni sono residente a Termini Imerese nella provincia di Palermo. La mia passione per la fotografia è nata grazie allo sport e al mio hobby del trekking. Amo molto la montagna e per questo ho iniziato a fotografare i luoghi che visitavo per gioco con una piccola macchina compatta. Preso dalla passione, frequentavo così un corso di fotografia per perfezionare la tecnica e potermi evolvere in questa magnifica attività. Qualche tempo fa, mi riconoscevano un premio ad un concorso di fotografia al Palermo Artexpo 2014 aggiudicandomi il 2° posto. Da poco, frequentando alcuni corsi, mi sto appassionando al paesaggio e alle tecniche di ripresa dedicate ad esso, continuando maniacalmente ad organizzare uscite in solitaria per fotografare luoghi e situazioni del paesaggio Italiano. Le soddisfazioni continuano ad arrivare con diverse mie fotografie pubblicate su alcune riviste e un'intervista su una rubrica dedicata alla fotografia. Va un particolare ringraziamento a Giroinfoto Magazine per aver accettato di pubblicare questo mio piccolo reportage sulle isole Eolie.


Lipari View


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LIPARIVIEW Non ero mai stato alle Isole Eolie, almeno non da quando ho iniziato a pensare al paesaggio in chiave fotografica. Mi sono unito ad un gruppo di amici che sono soliti a fare lunghi percorsi e camminate, decidendo di visitare le isole Eolie a piedi. Ho colto questa occasione prevedendo di esplorare nuovi punti di vista per fotografare queste magnifiche terre e sperare di trovare luci e composizioni inedite. Percorrendo l'isola di Lipari, la piÚ grande delle Eolie , dalle coste occidentali, poco frequentate, alle spiagge un pò piÚ trafficate soprattutto nel periodo estivo, ma essendo inverno fortunatamente le zone risultavano sgombere dal turismo.


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LIPARIVIEW La particolarità di questa uscita è che si riescono a percepire i diversi colori dell'inverno sul Mediterraneo rispetto a quelli estivi. Il verde e il blu assumono tonalità totalmente differenti donando al paesaggio un fascino particolare e stimolando la creatività fotografica che cercavo.



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LIPARIVIEW Nel percorso di questa mia fantastica esperienza di trekking fotografico ho colto diverse panoramiche offerte dalla natura e dai punti di vista unicamente raggiungibili a piedi dopo diverse ore di camminata.

__________

Non c'è cosa piÚ stimolante che arrivare in un preciso punto del percorso e rendersi conto di

aver "conquistato" un perfetto

punto di vista per cui dedicare uno scatto accurato.


Salvatore Di Venuto

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Questa mia uscita non mi ha regalato soltanto opportunitĂ fotografiche relazionate alle esaltanti panoramiche di questa terra, ma anche modo di immortalare momenti di vita quotidiana dei pescatori che vivono profondamente questi luoghi.

LIPARIVIEW

Salvatore Di Venuto


IL PARCO DEI FENICOTTERI

Il Parco Molentargius è un'estensione acquitrinosa di circa 1600 ettari tra i Comuni di Cagliari, Quartu Sant'Elena, Selargius, Quartucciu e Poetto. Venne costituito nel 1999 con l'obiettivo di tutelare e valorizzare un sito di interesse faunistico per la sosta, lo svernamento e nidificazione di numerose specie di uccelli acquatici. All'interno del parco vi sonoi bacini sia di acqua dolce che salata, separati da una piana con caratteristiche di prevalente aridità denominata Is Arenas. Le zone di acqua dolce sono costituite da stagni, mentre le zone di acqua salata comprendo specchi d'acqua dell'ex sistema produttivo delle Saline di Cagliari. In questo servizio mi sono concentrato nella realizzazione di alcuni scatti dedicati alla presenza del fenicottero, valorizzando il suo affascinante impatto figurativo sull'ambiente del parco.

A CURA DI ROBERTO MURGIA


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Il fenicottero

Una caratteristica saliente di questo parco è la presenza del fenicottero rosa, che nel 2016, per il terzo anno consecutivo, si è confermato uno dei siti piÚ importanti del mediterraneo per il fenicottero, con 21.634 coppie nidificanti. Rappresenta l'elemento naturalistico di maggior rilievo per lo stagno di Molentargius diventando cosÏ anche il simbolo delle zone umide del cagliaritano.



ROBERTO MURGIA PHOTO


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Il record

di longevità in questo parco lo detiene il fenicottero KIP: è un individuo francese che da diverso tempo è stato osservato nelle Saline, in cui si trova attualmente. Questo fenicottero ha 37 anni, essendo nato nel 1979 in Camargue dove è stato inanellato. Dalla sua storia di vita apprendiamo che KIP è stato in Sardegna per la prima volta nel 1987, da cui poi è ripartito più volte per riprodursi verso il Sud della Francia.

ROBERTO MURGIA PHOTO


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Per gli amanti del birdwatching e della fotografia naturalistica il Parco di Molentargius è sicuramente una scelta consigliata sia per i costi abbordabili del soggiorno, sia per l'opportunità di osservare il gran numero di specie di uccelli presenti tutto l'anno.

Roberto Murgia


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Rubrica dedicata agli inserzionisti di Giroinfoto e i premi assegnati nei social group associati alla rivista. Invia una tua foto, descrivila, firmala e la pubblicheremo. scrivi a : redazione@giroinfoto.com

QUESTO

MESE

Su Giroinfoto magazine, la selezione delle foto scelte dalle commissioni della redazione e dei gruppi menzionati a cui si riferiscono i gruppi. Complimenti a tutti.

GIROINFOTO SCOUTING AWARD Premiato: Stefano Marsiliani The Sign Pag. 121

FOTO 360° AWARD Premiato: Giuseppe D'Amico Snack Pag. 122

GIROINFOTO SCOUTING AWARD Premiato: Francesco Arvizzigno Tramonto su Manhattan Pag. 124

GIROINFOTO SCOUTING AWARD Premiato: Marco Viviano Fog in Netherland Pag. 126


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The Sign

Autore: Stefano Marsiliani Luogo: Campagna Umbra

giroinfoto.com

Avevo giĂ visto questa scena, forse in sogno o nella mia immaginazione. Poi una mattina in macchina... eccola dinanzi a me! Forse un segno.


Snack

Autore: Giuseppe D'Amico Luogo: Kamchatka, Russia, lago Kurile. Si tratta di un luogo veramente wild e isolato, dove in estate, decine di orsi sono intenti a pescare i tantissimi salmoni rossi che popolano il lago in quei mesi. Il lago Kurile, infatti, è il piÚ grande sito di riproduzione di salmoni del continente euroasiatico. Questa foto è stata scattata nel tardo pomeriggio sulle rive del lago dove le mamme sono intente a pescare anche e soprattutto per i loro cuccioli che attendono famelici le loro"merendine"


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124 Giroinfoto Magazine

Tramonto su Manhattan Autore: Francesco Arvizzigno Luogo: Manhattan - U.S.

Scatto effettuato da Brooklyn Heights Promenade, maggio 2016



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Fog in Netherland Autore: Marco Viviano Luogo: Netherland


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