Giroinfoto magazine 17

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N. 17 - 2017 | MARZO, Gienneci Studios Editoriale. www.gienneci.it

N.17 -

www.giroinfoto.com

2017 MARZO

giroinfoto www.giroinfoto.com

PARTIAMO PER

COMPOSIZIONE

19-21 MAGGIO PANTALICA - SICILIA 17-24 GIUGNO TENERIFE - SPAGNA

LA FORZA DELLO SCATTO

ALTA VIA

VENEZIA

LAGO MAGGIORE

Di Giancarlo Nitti

Di Francesco Diati

Di Erik Colombo

SLEDDOG RACE REPORTAGE

IL CARNEVALE

VIEW

Photo cover by Giancarlo Nitti


WEL

COME 17 www.giroinfoto.com


la redazione | Giroinfoto Magazine

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fotografare e viaggiare due passioni un’ unica esperienza Benvenuti nel mondo di Giroinfoto magazine©. Una finestra sul mondo da un punto di vista privilegiato, quello fotografico, con cui ammirare e lasciarsi coinvolgere dalle bellezze offerte dal nostro pianeta. Una lettura attuale e innovativa, che accoglie, oltre i migliori professionisti della fotografia da reportage, anche le immagini e le esperienze di chiunque sia appassionato di viaggi e fotografia. Con i luoghi più interessanti e curiosi, gli itinerari più originali, le recensioni più vere e i viaggi più autentici, Giroinfoto magazine ha come obiettivo, essere un punto di riferimento per la promozione della cultura fotografica in viaggio e la condivisione di migliaia di luoghi e situazioni sparsi per il nostro pianeta. Uno strumento per diffondere e divulgare linguaggi, contrasti e visioni in chiave professionale o amatoriale, in una rassegna che guarda il mondo con occhi artistici e creativi, attraversando una varietà di soggetti, luoghi e situazioni, andando oltre a quella “fotografia” a cui ormai tutti ci siamo fossilizzati. Uno largo spazio di sfogo, per chi ama fotografare e viaggiare, dove è possibile pubblicare le proprie esperienze di viaggio raccontate da fotografie e testi, indipendentemente dal valore professionale dell'autore. Una raccolta di molteplici idee e progetti di viaggio, frutto delle esperienze e lavori eseguiti da esperti nel settore del reportage fotografico, che hanno saputo confrontarsi con le condizioni climatiche e socio-politiche, con le difficoltà imposte dalla natura, per catturare l'immagine e la spontaneità selvaggia della stessa. Troverete anche articoli tecnici, dove prendere spunto per ottenere scatti sempre perfetti e con idee sempre nuove per rendere le fotografie più interessanti. Giroinfoto.com© , con la sua rivista e la sua rete web è la più grande community di foto-viaggiatori che accoglie chiunque voglia condividere le proprie esperienze di viaggio o semplicemente farsi coinvolgere dai racconti pubblicati. Director of Giroinfoto.com Giancarlo Nitti

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data di uscita 20 Marzo 2017

fotografare

e v ia gg iare due passioni un’ unica esperienza

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INSIDE

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SAGUARO Park Giroinfoto Scout Location

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ALTA VIA Gaver Giroinfoto Reportage

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MADAGASCAR Alléez Vasaa A Cura di Lela Poleggi

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METELKOVA GRAFFITI Ljubljana, Slovenia A cura di Anna Maria Noto

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COMPOSIZIONE La forza dello scatto Giroinfoto school

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CARNEVALE Veneziano

A cura di Francesco Diati

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LAGO MAGGIORE VIEW A cura di Erik Colombo

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FOTOEMOZIONI Questo mese con: Vito Tolomeo Vanda Bodoardo


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PUBBLICA

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VI PRESENTIAMO

I NOSTRI

NUMERI

E' con orgoglio che pubblichiamo le statistiche e i volumi qui presenti relativi alle analisi aggiornate al mese di: febbraio 2017

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Articoli totali sul magazine

Articoli pubblicati dagli utenti

Nuovi inserzionisti

Foto singole pubblicate

Copertura degli articoli sui continenti

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ARTICOLI

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ARTICOLI

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ARTICOLI

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Dove viene letto Giroinfoto magazine

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Tucson

Saguaro

National Park ARIZONA

Tucson, nel sud dell'Arizona ospita la più grande distesa di cactus degli Stati Uniti. La specie gigante di cactus, il saguaro è il simbolo universale del west americano. Queste maestose piante si trovano solo qui e sono protette dal "Saguaro National Park", ad est e ad ovest della città di Tucson.

Giancarlo Nitti Photography


S C O U T L O C AT I O N

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GEOGRAFIA U.S.A. Arizona Tucson, Sonora Desert Az - US

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CONTENUTI

Periodo Primaverile ed estivo, da luglio a settembre probabili piogge monsoniche.

Parco naturale. Info su

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www.saguaronationalpark.com

FOTOGRAFIA

NOTE

SCOUTING

Landscape interessanti sia nelle ore di luce diurne che serali. Si consiglia grandangolo e tripod.

L'escursione viene effettuata con la propria auto, ma sono previste visite guidate in inglese. Ingresso a pagamento (10 dollari)

Questa scout location e le fotografie sono state realizzate nel mese di Settembre 2016 da Giancarlo Nitti.


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Tucson

Saguaro

National Park

Il Saguaro National Park è diviso in due settori. Rincon Mountains, che si trova ad est di Tucson e Tucson Mountains, ad ovest. Il parco è stato istituito nel 1933 e ricopre circa 370 km quadrati dell'area desertica di Sonora.

Tucson Mountains

Rincon Mountains

Questa sezione del Saguaro Park si trova ad ovest della città di Tucson. L'ingresso si trova presso il Red Hills visitor center (2700 North Kinney Road, Tucson, Arizona 85743) ed è aperto dalle 9 alle 17 tutti i giorni tranne il 25 dicembre. In questa sezione ci si può addentrare nel parco per circa 2,5 km fino a raggiungere la Bayada loop drive, una strada che compie un giro di quasi 10 km attraverso una fitta foresta di saguaro. Durante il tragitto si possono percorrere alcuni mini sentieri a piedi che permettono viste panoramiche del deserto e delle montagne. E' possibile anche proseguire fino alla cima più elevata Wasson Peak a 1428 m di altitudine attraverso il king canyon trail o lo sweetwater trail. Molti sentieri sono percorribili anche a cavallo e non è permesso campeggiare, mentre sono presenti alcune aree attrezzate per picnic lungo la strada e il Sendero Esperanza trail.

Ad est della città di Tucson, nato come l'originario National Monument, si trova la sezione Rincon del Saguaro. La caratteristica di questa sezione è che inizia dal deserto di Sonora, per entrare gradatamente nella foresta di conifere delle Rincon Mountains. La cima più elevata di quest'area è Mica Mountain che raggiunge un'altitudine di 2641 m. Quest'area del parco ha molti meno cactus saguaro dell'area ovest, ma sono mediamente di dimensioni maggiori per via delle precipitazioni più frequenti. Il percorso principale è il Cactus forest drive, una strada percorribile in auto di 13 km circa. Come l'altro parco, al suo interno si dipartono tutti i sentieri che attraversano le aree naturali, come il Desert ecology trail di circa 400 mt o il Freeman homestead trail di circa 1,5 km fino al Garwood loop trail di circa 8,5 km. Il Tanque verde ridge trail è invece il sentiero che permette di addentrarsi nelle parti più remote del parco fino a raggiungere il Manning camp situato a circa 2400 m di altezza appena sotto la vetta di Mica Mountain.


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Il clima

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Questa regione è caratterizzata da un clima arido. In inverno la temperatura può passare dai circa 19 °C nelle ore di punta ai 5 °C durante la notte, l'estate è estremamente calda con temperature massime che possono superare i 41 °C mentre la sera la temperatura scende fino a circa 22 °C Le precipitazioni più abbondanti si verificano nei mesi di luglio e agosto e sono caratterizzate da intense e violente piogge tipiche del monsone Nord-Americano, accompagnate da fulmini e inondazioni improvvise.

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FOTOGRAFARE Come già detto, il parco è percorribile con la propria auto. Durante i diversi percorsi si troveranno moltissime piazzole dove fermarsi per parcheggiare ed inoltrarsi nei sentieri all'interno delle aree naturali. Consigliamo quindi di sfruttare i sentieri per ricercare le diverse ed infinite possibilità di ripresa dei maestosi cactus e delle panoramiche offerte con gli sfondi montagnosi. E' consigliato inoltre proteggere il materiale da eventuali piogge improvvise e polvere sabbiosa.

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Tucson

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National Park

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17 - 24 Giugno 2017 In collaborazione con

OUTDOORPHOTODREAM Eccoci con il primo programma di spedizione targato

Giroinfoto.com

Una spedizione fotografica alla scoperta del territorio dell'isola di Tenerife. Condivideremo albe, tramonti e scatti notturni con lo scopo di divertirci, conoscerci e creare fantastiche immagini. Una settimana intensa di emozioni all'insegna della fotografia e della cultura.

+INFO

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PRENOTA QUESTA AVVENTURA Visita il sito www.giroinfoto.com e visualizza l'intero programma del viaggio.


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Race

A cura di GIANCARLO NITTI Il 3 e 4 marzo in località Gaver , nell'alto Bresciano, si è disputata un'importante gara internazionale di Sleddog:

Il trofeo Altavia Sleddog Race. 11 equipaggi di nazioni diverse, hanno conteso il podio correndo su di un percorso innevato di 26 km come prima tappa e di 20 km la seconda. Oltre ad aver immortalato fotograficamente alcune fasi della gara e della magnifica atmosfera ricreatasi grazie ad un'abbondante nevicata durante le attività sportive, ho pensato di intervistare l'artefice e l'organizzatore dell'Alta Via, Matteo Bartolini, il quale, attraverso questo articolo ci spiegherà cosa sono queste competizioni e qual'è lo spirito di un musher.


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GIANCARLO NITTI PHOTOGRAPHY

IL BLUMONE LOC. GAVER

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Race

Reportage


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INTERVISTA A

MATTEO BARTOLINI Ciao Matteo, dopo la grandissima emozione che ci hai regalato con l’organizzazione del trofeo Alta Via al Gaver il 3 e 4 Marzo, vorremmo come è nata l'idea di creare una gara in Italia di questo sport. Dopo molte esperienze in gare di sleddog internazionali negli anni passati, dal 1993 ad oggi, in varie nazioni del centro Europa, qualche anno fa, decidemmo con un gruppo di amici con i quali condividiamo la nostra passione per questa attività e supportati dall’ esperto dott. Sergio Maffi , veterinario specializzato nelle gare sportive con i cani, decidemmo di creare ALTA-VIA sleddog race , tutta "made in Italy". Lo spirito di questa manifestazione è la passione per i cani, la natura, lo sport, l’avventura e il rispetto per gli animali e tra i musher.

Matteo durante il coordinamento e la gestione della gara.

Cos'è Alta Via Sleddog Race e come si inserisce nel quadro europeo delle gare? ALTA VIA è una gara internazionale di sleddog che prevede 5 tappe, su due località diverse, Trivigno nel comune di Tirano (SO), e Bazena nel Comune di Breno (BS). In entrambe le località, le gare si svolgono oltre i 1800mt di quota , in ambienti abbondantemente innevati godendo dell'habitat naturale di un musher con i propri cani. I percorsi con partenza dall'Hotel Paradiso - centro fondo per Trivigno e dal rifugio Tassara a Bazena, sono itinerari a loop, con partenza e arrivo dalla stessa località, su piste e sentieri innevati e a tratti in aperta montagna con vedute paesaggistiche invernali altamente suggestive. ALTA-VIA è apprezzata in Italia come gara unica nel suo genere e riscuote notevoli consensi nel panorama internazionale delle gare a tappe di media distanza accogliendo partecipazioni da team di nazionalità austriaca, svizzera, tedesca, polacca e spagnola.

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Come viene scelto il percorso migliore e quali caratteristiche deve avere? La collaborazione con i rispettivi amministratori comunali e con le strutture ricettive locali è fondamentale e da sempre abbiamo riscontrato un'ottima disponibilità e collaborazione da parte di esse. Entrambe le località offrono percorsi alpini molto tecnici e spettacolari ed in relazione alle condizioni di innevamento viene scelto il percorso più opportuno. I trails, una volta studiati, vengono preparati tramite battitura del percorso con il gatto delle nevi, dove possibile e per alcuni tratti con la motoslitta. Successivamente viene posizionata la segnaletica nei pressi degli incroci e dei bivi per indicare la direzione che i teams devono seguire . I percorsi solitamente hanno la lunghezza di 25-30 km, con un dislivello che può variare mediamente dai 500 ai 1.000 metri per tappa. I boschi di abeti attraverso i quali si sviluppa il percorso lasciano presto il posto ai larici , per poi raggiungere tratti in quota dove la vegetazione si dirada o addirittura sparisce immergendosi nel vero paradiso di queste montagne del Parco dell’Adamello e del Mortirolo.

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Quali sono gli aspetti positivi e quali gli ostacoli nell’organizzazione della corsa?

Chi è un Musher? Definisci cosa significa essere un musher e qual’è il suo spirito.

Organizzare un evento come Alta-Via è molto impegnativo.

Se vogliamo dare una definizione letterale del termine “musher” possiamo dire che si tratta del conducente di una slitta trainata da cani…

Uno staff, con compiti diversi, svolge varie mansioni che si traducono in direzione della gara, tracciatura delle piste, logistica e segreteria, pubbliche relazioni, operatori video e foto e l’importante presenza di uno staff veterinario diretto dal Vet Dott. Sergio Maffi che segue scrupolosamente 24h su 24 tutti i teams in gara. Ovviamente, i preparativi della gara iniziano già diversi mesi prima con un accurato lavoro di contatti, accordi e programmazione che impegnano gli organizzatori praticamente tutto l’anno.

Ma la mia idea di musher e di chi vive intensamente questo sport, va oltre questa semplice definizione . Essere musher è una scelta di vita, una condivisione profonda della natura e dell’avventura con i propri cani, in una società che si sta sempre più allontanando da valori primordiali , semplici come il rapporto che si instaura tra il musher e i propri cani .


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Soprattutto di questi tempi, si parla a volte senza cognizione di maltrattamento di animali in relazione all’utilizzo dei cani da slitta. Qual’è realmente la relazione che intercorre tra il musher e il suo team e come vengono gestiti i cani. Con lo sleddog il cane soddisfa il suo innato istinto di correre. Un cane nordico, ma come qualsiasi altro cane, privarlo di tale attività fisica e reprimere il suo istinto

sarebbe come privare un bambino del gioco e tutto quello che è l’infanzia. Ovviamente essere un buon musher è un grosso impegno, nella gestione e nella cura dei propri compagni cani. L’alimentazione, le cure, l’allenamento ed il gioco sono fondamentali e richiedono costanza e passione. Per un musher la giornata ha inizio prima dell’alba, con la visita mattutina ai cani per la pulizia e alimentazione, poi prosegue con il gioco e l'allenamento, soprattutto in vista di una gara e a seconda del periodo, ci saranno circa 4 sessioni di allenamento a settimana, ed in serata, di nuovo pulizia, alimentazione e gioco con corsa libera. Tutto fino ad impegnare il tempo rimanente da altri impegni lavorativi o familiari.

La gestione di due o più, ma solitamente parecchi più cani è una scelta difficile che si può apprezzare solo se accompagnata da vera passione e amore per gli animali e per le loro incondizionata riconoscenza e affettuosità.

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I cani da slitta, essendo cani sportivi, oltre all'allenamento seguono anche una dieta precisa? Per quanto ci riguarda noi da tempo abbiamo adottato i prodotti alimentari MONGE®, un azienda italiana con diversi prodotti di altissima qualità e specializzati per ogni esigenza, dal mantenimento all'alimentazione sportiva. Questa azienda è stata scelta anche come "main sponsor" dell'intero evento di gara. Personalmente reputo una vera eccellenza il prodotto GRAIN FREE ANATRA che viene apprezzato di cani stessi dandogli l'energia e il giusto apporto alimentare per le loro attività.


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Lo spirito di Alta-Via è l’essenza del voler vivere un’avventura fuori dalla vita di tutti i giorni e lontani dalla frenesia che oggi la società ci impone. L’opportunità di godere di paesaggi di montagna di bellezza estrema e allo stesso tempo rafforzare il binomio uomo-cane percorrendo insieme sentieri e tracce di collegamento in alta quota, tra rifugi e malghe alpine altrimenti irraggiungibili nel periodo invernale. L’appuntamento con Alta-Via 2018 è per la prima settimana di gennaio 2018.

+ INFO www.alta-via.org

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A cura di Lela Poleggi

luglio 2007 In partenza per il Madagascar con un volo notturno, arrivo a Tanà alle 9 del mattino. Incontriamo la nostra guida e autista Mamy, con lui passeremo la prima settimana di viaggio. Partiamo subito alla volta degli Hauts Plains temo sarà quasi impossibile in questo viaggio ricordare e trascrivere fedelmente i nomi dei luoghi che visiteremo... Facendo sosta ad Ivato, troviamo oggetti in rafia nella baracchina lungo la strada e compriamo un lemure e un baobab 'amoureux'. Proseguiamo ad Ambatolampy dove pranziamo al ristorante La Pineta con del pollo al cocco, pollo alla griglia, riso, legumi e altro. Ad Antsirabe visitiamo la fabbrica di caramelle di Marcello e il centro per la lavorazione delle corna di zebù. Raggiungiamo così la nostra camera d'albergo e decidiamo di farci un giro sul facciamo mezz'ora di giro sul 'pousse-pousse'. 'j'aime bien cette ville!!'... posto stupendo in questa nostra prima giornata in terra malgascia abbiamo percorso 200 km, il paesaggio è incantevole, crogiuolo di razze usi e tradizioni.


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sveglia all' alba, colazione e pronti per questa nuova giornata sugli altipiani. Fa freschino, abbiamo tenuto accesa la stufa tutta notte in camera! Visitiamo Antsirabe con i suoi mercati stupendi e visitiamo anche il centro della lavorazione delle pietre preziose, la fabbrica artigianale di miniature di veicoli, di centrini e tovaglie lavorate a mano. Lasciamo Antsirabe, non prima di avere distribuito le caramelle comprate ieri da Marcello ai bambini, ordinati in fila uno per uno in attesa del proprio 'bonbon'. Partiamo per Ambositra, visitiamo la fabbrica del legno e pranziamo al Grand Hotel, bah... zebu buonino e entrecoteun po' duretta. Dopo una passeggiata a piedi per il paese ripartiamo con destinazione Ranomafana e Mamy decide di lasciare la strada asfaltata e prenderne una sterrata facendoci passare per villaggi e coltivazioni. Prima di arrivare al Setam Lodge ci fermiamo per fotografare una cascata e giunti a destinazione sistemo le batterie della videocamera e macchine fotografiche, sfruttando il gruppo elettrogeno. Ceniamo con zebĂš e zuppa di legumi per me e pesce per Stefano, mousse au chocolat e frutta. Mamy accetta finalmente di cenare con noi e non da solo... la bottiglia di "vin gris" ci sta tutta!!


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nuovo giorno All'ingresso del Parco Ranomafana incontriamo la guida Luigi, che chissà poi come si chiama in malgascio partiamo con lui per una camminata di tre ore all'interno del parco. Vediamo un minuscolo camaleonte, tanti gechi e quattro specie di lemuri: dorato, sportif, testa rossa e ventre rosso. Dopo il trekking andiamo in paese a Ranomafana dove Mamy compra un costume da bagno per venire con noi alla piscina termale, acqua calda molto piacevole, colori della natura stupendi. Rientriamo al lodge per il pranzo e nel presto pomeriggio partiamo per Fianarantsoa, la città ci piace veramente tanto, la parte vecchia, posta in alto, sotto la luce del tramonto è stupenda. Nella piazza della scuola i bambini giocano a calcio, il portiere è fantastico, alto neanche un metro con un buffo cappello di paglia in testa tra i pali, arrangiati con delle pietre, una bimba mi regala un mazzolino di fiori e Stefano distribuisce cacahuettes a tutti. Gente fantastica e sorridente. Alloggiamo allo Tsara Guest House che una volta era una chiesa, la camera è minuscola ma affascinante. Ceniamo alla guest house, cuisine française, canard à la cannelle, banane flambée e smaltiamo tutto con una camminata di notte fino alla haute ville e poi a nanna...

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di prima mattina proseguiamo per Ambalavao, dove visitiamo la fabbrica della carta Antimoro e proseguiamo per quasi 200 km facendo una breve sosta da Ihosy ed arriviamo a Ranohira. Contattiamo Marcellino, che sarà la nostra guida al Parco di Isalo. Primo trekking nel parco: cascata nera e cascata blu, due ore di cammino su e giù per le rocce, scivolando anche nel fiume, da quel momento in poi Marcellino ad ogni passaggio pericoloso mi tiene per mano! Ci spostiamo nella savana per assistere al tramonto e alloggiamo al Jardin de Roi. Non era previsto che dormissimo qui, ma il lodge in cui avremmo dovuto dormire è bruciato la scorsa notte! Per cena zuppa come entrée, poi maiale alla senape, fusilli ai gamberi di fiume, frutta caramellata in crepe. Notte quasi insonne per colpa dei fusilli... Di mattino presto, ricontriamo Marcellino, che ci fa avventurare in un bellissimo sentiero camminando tra tombe dei Vaeuri, fiori, piante, bruchi dai mille colori. Saliamo in alto sul massiccio per ammirare il panorama e raggiungiamo la piscina naturale con una temperatura dell'acqua di 20-22° e Stefano riesce a nuotare anche qui! Rientriamo al lodge e dopo pranzo partiamo per Tulear attraversando Ilakaka, villaggio sorto per la ricerca degli zaffiri ma non possiamo fermarci con l'auto per motivi di sicurezza. Arriviamo nella zona dei baobab, io scatto foto a raffica a bimbi e camaleonti mentre Stefano distribuisce les bonbons. Visitiamo anche delle piantagioni di cotone dove assistiamo ad una sorta di 'spedizione punitiva' di un gruppo di giovani uomini armati di lance e fucili in cerca di un ladro di zebù! Raggiungiamo Tulear e alloggiamo all'hotel La Paille en Queue, facciamo finta di non vedere il primo topolino che ci attraversa la strada sul marciapiedi davanti alle camere... Cena e a nanna.


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Colazione e un po' di relax in piscina. Abbiamo tempo anche per riposare un po' perchè il nostro volo per Tanà partirà nel pomeriggio. Andiamo con Mamy a visitare l'Arboretum e pranziamo tutti insieme. Visitiamo Tulear e raggiungiamo la spiaggia: finalmente vediamo il mare!!! Da quando siamo atterrati su questa magnifica isola una settimana fa non lo avevamo ancora visto! Donne con cesti carichi di pesce, carri trainati dagli zebù in mezzo all'acqua e bambini che chiedono di essere fotografati! Calpestiamo un bel po' di 'caca du bebé' emanando odori terribili! L'aeroporto di Tulear è minuscolo, seduti sul marciapiede davanti al terminal cerchiamo di ripulire le nostre scarpe che abbiamo deciso di tenere indosso nonostante la 'caca du bebè' perchè non ce la sentiamo di metterle in valigia... Dopo uno scalo a Fort Dauphin, atterriamo a Tanà verso sera, Falhery (un tipo piuttosto antipatico) ci sta aspettando in aeroporto e vuole portarci subito a cena da Chez Marriette... gli facciamo annusare le nostre scarpe convincendolo a concederci un velocissimo passaggio in hotel, il Royal Palissandre! Cena di 12 portate! tutto molto buono!

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Mattinata dedicata alla visita di Tanà con quell'antipatico di Falhery incollato addosso che tenta in tutti i modi di convincerci ad andare ad uno shopping center per turisti invece che al mercato di Anakalely, poi finalmente intuisce che la sua mancia è a rischio e ci scorta nel pericolosissimo, secondo lui, mercato. Arriviamo in aeroporto in tempo per il pranzo, in un lussuoso ristorante del terminal con doppia tovaglia, sedie 'vestite' e fiori sul tavolo... e si mangia anche bene. Oggi voliamo a Sainte Marie, isola sulla quale normalmente i turisti non vanno e questo è il motivo per il quale noi ci andiamo! Ile Sainte Marie, amore a prima vista! Atterriamo sotto una specie di diluvio. Siamo fuori dal mondo, le strade sono in terra rossa, piene di pozzanghere profonde 10 cm e anche più, la gente vive nelle capanne e se pensavamo di essere stati indietro secoli sull'Isola Grande, qui siamo nella preistoria! Alloggiamo per qualche giorno al Boraha Village, dall'aeroporto ci sono 7 km e ci mettiamo quasi un'ora con un 4x4. Fantastico! Laura ci accoglie e cimostra il nostro bungalow... è carinissimo, proprio in riva al mare, abbiamo anche l'acqua calda nella doccia (nel lavandino no) e un generatore per la corrente elettrica. Stasera pesce per tutti, tranne che per me... Per me zebù!


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Ile Sainte Marie sveglia e colazione con Laura. Partiamo per la capitale Ambodifotatra con la jeep, continue soste obbligate per riempire le buche con le pietre e sistemare sacchi di sabbia sui dossi per poter proseguire. Arriviamo al Balenottero da Max, un romano che ha deciso di vivere qui con la famiglia perchè 'come si fa a lasciare quest'isola dopo averla vista?' Saliamo in barca, per l'avvistamento delle balene, con noi ci sono una ragazza di Mayotte con marito francese e bimba di 9 mesi, padre e figlia svizzeri, due malgasci, un avvistatore di balene e un sub. Tantissime balene! Ci inzuppiamo tutti per bene perchè il mare è molto mosso e anche la mia canon viene colpita da una delle tante onde! tolgo in fretta la memory per salvare le foto, la macchina invece non si salverà... Vento a 36km/h, per sicurezza indossiamo un giubbino di salvataggio. Sbarchiamo all'Ilot aux Nattes e ci asciughiamo al sole, a mezzogiorno ordiniamo il pranzo da Chez Titi, cuoca tanto brava quanto puzzolente! Verso le due il pranzo è pronto, mangiamo divinamente, tutti insieme in riva al mare e rientriamo al Balenottero. Concludiamo il pomeriggio sul lettino della massaggiatrice e in serata con la cena al Boraha, tisana alla citronella offerta da Laura. Nuovo giorno a Sainte Marie. Fino ad un'ora prima pensavamo di andare al cimitero dei pirati in piroga, ma dato che il tempo si era messo al bello Laura ha pensato di farci cambiare programma partendo per la baia di Ampanihy con tale Florence. Ma il tempo cambia, dopo 40 minuti di barca inizia a piovere e non riusciamo a raggiungere la baia. Andiamo quindi al villaggio di Anafafiany e ordiniamo subito il pranzo così magari per l'una si mangia! Spunta di nuovo il sole... Ci avviamo per una camminata nella foresta per un'ora e mezza attraverso tanti piccolissimi villaggi e coltivazioni di vaniglia e torniamo alla barca raggiungendo finalmente la baia di Ampanihy, dopo un tratto a piedi nelle sabbie mobili, ma ormai non ci stupiamo più di niente. In spiaggia conosciamo Modeste B, un simpaticissimo vecchietto che ci apre un cocco per bere, ci regala una frasca di anice e ci parla della filosofia della vita, il tutto fra momenti di sole e acquazzoni tropicali. Rientriamo in barca al Boraha non sapendo più se piove o se vola acqua verso il bungalow portata dal vento forte, se ci fosse qui Modeste B saprebbe dirci quando smetterà. Durante la cena continua a tirare un gran vento, Laura dice che forse domani si fermerà, ma le consigliamo di lasciare perdere con le previsioni! Andiamo a dormire e vedo il millepiedi più lungo che abbia mai visto... almeno 15 cm... dove?, sulla zanzariera della nostra camera... e chissà adesso dov'è finito... Ancora Sainte Marie.


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Dobbiamo rimandare di qualche ora la visita in piroga al Cimitero dei Pirati causa bassa marea che fino alle 1111.30 non si alzerà e partiamo a piedi verso sud e in un'ora e mezzo arriviamo al Parc Endemique. La strada per arrivare al parco è fantastica, piena di buche d'acqua, con tanti 'su e giù' e attraverso piccoli villaggi visitiamo il parco. Un lemure mi si arrampica su per una gamba, che carino, ha delle zampette morbidissime. Camminiamo verso nord lungo la costa ovest dell'isola e ci fermiamo in un negozietto (una baracca piena di mosconi e api) e compriamo biscotti, zucchero e bibite e ci fermiamo alla spiaggetta sotto al chiesa che c'è all'entrata di Ambodifotatra preparandoci due panini con 'burro e zucchero' come si faceva per merenda da bambini. Arriva il 'rematore' del Boraha, saliamo sulla sua piroga e andiamo al Cimitero dei Pirati preseguendo poi lungo i canali fra le mangrovie fino al rientro al Boraha... o quasi... scendiamo dalla piroga a circa un km dal bungalow... così il totale dei km odierni sale a 18, anche questa giornata termina sul lettino dei massaggi di Chantal. Durante la cena la cassaforte dei nostri vicini di bungalow viene 'smurata' e sparisce, con dentro carte di credito, biglietti aerei, passaporti, cellulari... tutto insomma. Laura avrà un gran daffare per riuscire a farli partire domattina, come dirà il capofamiglia... 'big problem'. Ultimo giorno a Sainte Marie. Alba sul pontile, scivolo sullo scalino coperto di alghe, cado in acqua (tanto vale approfittarne per un bagno), caviglia gonfia... nessun problema, le strade qui sull'isola sono in

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argilla... terapia immediata! Senza preoccuparci troppo della mia caviglia, andiamo a piedi fino alla capitale, giriamo per il mercato, guardiamo i locali che giocano alla petanque in riva al mare. Compriamo pane, formaggio e bibite e pranziamo sul muretto. Rientriamo al Boraha sempre a piedi, tanto qui le gambe sono il mezzo di locomozione più veloce considerando le strade e facciamo un'altro bagno in mare prima di andare in aeroporto. Solita trafila per riuscire a portare le jeep fino al terminal... buche, dossi, pietre, sacchi di sabbia... Lasciamo un pezzetto di cuore su questa isola... uno dei posti che anche dopo tanti anni e tanti altri viaggi ancora resta fra i ricordi più emozionanti. Il volo parte puntuale ma durante lo scalo a Toamasina dobbiamo scendere perchè non si sa che cosa è successo all'aereo durante l'atterraggio, aspettiamo i controlli, aspettiamo che la pista venga liberata dagli zebù e proseguiamo per Tanà. Ritroviamo l'antipatico Falhery che ci accompagna all'Hotel de France, ceniamo al ristorante Au Poivre Verte, dopo settimane di zebù non resistiamo e ordiniamo la pasta... e la millefoglie... e il caffè! Dopo cena usciamo per una passeggiata in Avenue de l'Indipendence, con mille raccomandazioni da parte degli usceri dell'hotel, polizia ovunque, barboni ovunque... che effetto!


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Visitiamo la capitale da soli, senza Falhery tra i piedi. Sei ore di cammino con una pausa nel prato al parco per mangiare due pizze che abbiamo diviso con un vagabondo. Ne approfittiamo anche per fare un po' di shopping e tentiamo una ultima passeggiata serale, ma gli accattoni ci impediscono di camminare e decidiamo di rientrare in camera, anche perchè domattina la sveglia suonerà prestissimo! Ore 4... colazione e poi transfer in aeroporto. Ci accompagna Falhery che a quest'ora del mattino vorrebbe parlarci dei riti dei morti, degli antenati, del matrimonio e della sessualità... gli diciamo che grazie al nostro meraviglioso autista della prima settimana Mamy sappiamo già tutto e tanti saluti a Falhery... e anche a Tanà, proseguiamo il viaggio. Destinazione Nosy Be in mattinata siamo già al Vanila Hotel, lettino, spiaggia, bagno nelle calde acque dell'isola, partita di pallone con i bimbi locali, piscina, lettino... basta così... due ore di attività balneari sono più che sufficienti per noi. Noleggiamo due mtb e andiamo alla spiaggia di Andilana e a Dzamandzar. Dopo 28 km di pedalate, rientriamo al Vanila in tempo per fotografare il tramonto.


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Oggi,

andiamo in piroga all'isola di Sakatia camminiamo per circa un'ora per attraversare l'isola e raggiungere la bellissima spiaggia deserta, mare splendido, tanti bagni. Riprendiamo a camminare, prima seguendo la costa, poi all'insù in un paesaggio bellissimo, tra montagne di terra rossa, bananeti, boscaglia e piante di aloe, fino a che ad un bivio andiamo a destra... e ci perdiamo. Troviamo una ragazza dalla faccia dipinta che vende conchiglie (cosa ci faceva poi lì sulle montagne?, compriamo una conchiglia e chiediamo informazioni, ma ne lei ne l'uomo che è con lei parlano francese e così a gesti indichiamo dove vogliamo andare e sempre a gesti ci dicono che abbiamo sbagliato strada! Torniamo indietro e troviamo qualcuno che sta costruendo

una capanna, chiama una ragazza che si offre di farci strada. Lei a piedi scalzi e col pareo sembra un capriolo, noi con le nostre scarpe da trekking facciamo molta fatica a starle dietro! Dopo alcune ore avvistiamo la spiaggia, lei si ferma, perchè non vuole farsi vedere da quelli delle piroghe, allora la ringraziamo e la convinciamo ad accettare una piccola mancia. Che trekking fantastico! Mangiamo i nostri ormai consueti panini burro e zucchero e ci sdraiamo un po' al sole. Rientriamo in piroga al Vanila e ci precipitiamo sul lettino dei massaggi. Ceniamo in hotel e in serata, muniti di torce camminiamo sulla spiaggia fino al Coral Noir stando molto attenti a non pestare le centinaia di granchi che corrono verso l'acqua.


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Altro giorno. Prendiamo di nuovo le mtb. Andiamo a Hell Ville, la capitale dell'isola, alla spiaggia di Ambatoloaka dove facciamo il bagno, mangiamo panini al formaggio e passeggiamo lungo la baia. Risaliamo in bici e ci fermiamo al solito bar a Dzamandzar per bere qualcosa. Pomeriggio in spiaggia al Vanila, cena e passeggiata notturna fino al Coral Noir, carino ma troppo pieno di italiani per i nostri gusti, molto meglio il Vanila! La nostra ultima giornata a Nosy Be trascorre tranquilla tra vita balneare e passeggiate nella capitale, visitando anche la ormai dismessa fabbrica di rum. Contraccambiamo i saluti dei malgasci che sempre sorridenti ci urlano:

'allez vaasa... salut vaasa'

18 giorni di avventure in Madagascar meta assolutamente consigliata! Non limitatevi a Nosy Be, che è la parte meno bella di questo paese, l'Isola Grande e Sainte Marie danno emozioni indimenticabili! Grazie a Laura e grazie a Mamy!

Lela Poleggi

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PANTALICA INCONTRO GIROINFOTO Primo evento del progetto di scout location sulla regione Sicilia. La tappa sarà Pantalica con il suo parco e la necropoli nella provincia di Siracusa. Un percorso in diversi step a piedi per visitare il parco e scoprire la necropoli al suo interno godendo dei panorami siciliani. Tre giornate dedicate alla natura, la storia e con una sessione serale-notturna per la fotografia.

Guida specializzata AIGAE (Ass. Guide Ambientali) Fotografo GIANCARLO NITTI Prenotazioni all'incontro

direttamente sul sito www.giroinfoto.com alla pagina "attività"

Possibilità di sistemazione

è possibile richiedere in fase di prenotazione i servizi per le sistemazioni, i trasferimenti e il vitto in convenzione con l'evento.

Disponibilità

Posti limitati ad un massimo di 16 persone.

Attenzione,

non si tratta di un workshop, ma di un incontro culturale guidato, organizzato dall'amministrazione redazionale al fine di promuovere i contenuti di chi vorrà partecipare sulla rivista "Giroinfoto magazine".

19 - 20 - 21 MAGGIO 2017


PANTALICA La Necropoli Rupestre di Pantalica e la Valle dell’Anapo (materialmente prossime l’una all’altra), sono località naturalisticoarcheologiche site in provincia di Siracusa. Il nome del sito di Pantalica sembra derivare dall'arabo Buntarigah, che significa grotte, per l'ovvia presenza di molteplici grotte naturali. Mentre la valle del fiume Anapo è l’omonima vallata del fiume che ha origine nei monti Iblei. Il sito di Pantalica costituisce uno dei più importanti luoghi della cultura protostorica siciliana, utile per comprendere il momento del passaggio dall’età del bronzo all’età del ferro nell’isola. Mentre il sito della Valle dell’Anapo affascinerà i visitatori per la bellezza delle proprie visioni naturalistiche ed ambientali. Nel 2005 il sito di Pantalica è stato insignito del titolo di Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, per l’alto profilo storico, archeologico e paesaggistico. Sede dell'incontro:

AGRITURISMO PORTA PANTALICA C.da Mascà

Cassaro - Siracusa (Italia) www.agriturismoportapantalica.it

giroinfoto www.giroinfoto.com


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A cura di Anna Maria Noto

SLOVENIA


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spazio che negli anni si è configurato come interessante connubio di sperimentazione architettonica e artistica, grazie al lavoro e all’operosità di tanti attivisti, artisti ed intellettuali, provenienti da tutto il mondo.

Metelkova

è

uno dei posti più stravaganti di Lubjana, sorta dalle ceneri di una caserma militare dismessa è diventata uno dei centri più importanti della cultura alternativa. La sua storia inizia nel 1993 quando un gruppo di artisti e di intellettuali decise di occupare gli edifici per impedirne la demolizione e da allora ospita artisti di ogni dove ed organizzazioni noprofit. Centri sociali, teatri, officine artistiche, gruppi editoriali e musicali, cinema, movimenti punk e il Mirovni inštitut (l'Istituto per la pace), convivono e interagiscono in questo

Metelkova è autonoma ed autogestita da un consiglio di residenti, che con il suo forum aperto prende decisioni per consenso e dei principi di democrazia diretta, il cui scopo è quello di far si che questa area urbana rappresenti un perfetto punto di incontro tra sociale, arte e cultura. Praticamente un vero laboratorio artistico energico, dove gli artisti spaziano liberamente con la propria fantasia.


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Il complesso residenziale quindi si è trasformato nel tempo in una vera e propria città nella città.

Questo è anche ciò che rende affascinante il posto. Metelkova non è il tipico quartiere delle città.

Ha la sua atmosfera, le pareti coperte dalla urban street-art ed i suoi edifici bizzarri con le finestre sbarrate.

È il luogo dove artisti, designer, punk, hippy, squatter,

studenti ed impiegati possono trovarsi insieme in cerca di intrattenimento notturno.

Qui a nessuno importa sapere i tuoi gusti o da dove vieni, qui la parola d’ordine è divertimento.

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Ho visitato il luogo durante il giorno, era tranquillo e

visivamente affascinante camminare fra gli edifici colorati, tra installazioni con teste di alieni, e graffiti coloratissimi è stato davvero emozionante, come sentirsi in un mondo

surreale, dove l’immaginazione la fa da padrona e dove tutto ha un’ altro sapore.

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Metelkova, vivace per i suoi graffiti, sociale per l’impegno con diverse culture, curiosa per il modo in cui hanno fatto vivere gli edifici dove poteva essere rimpiazzato chissà da quale altra struttura, innovativa per l’arte che ospita, insomma un pot-pourri di arte ed eventi sempre all’avanguardia, merita sicuramente una visita.

Anna Maria Noto


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LA FORZA DELLO SCATTO

Composizione fotografica

Notiamo

sempre più spesso, che molti appassionati di fotografia si applicano di più nelle tecniche di ripresa e post-produzione, senza però curarsi della qualità compositiva dell'inquadratura. Le immagini che valgono veramente, non sono quelle che siamo purtroppo abituati a vedere sui social con effetti dozzinali come le lunghe esposizioni, l'IR e altri artefatti di esposizione e post-produzione. La fotografia di valore è nella cura dell'inquadratura, dove noi decidiamo di comporre una scena, che avrà determinate caratteristiche ed esprimerà un messaggio emozionale e di informazione.

Ma cos'è la composizione? Vediamolo insieme.


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Non solo terzi Oltre alle regole di base che tutti i fotografi dovrebbero conoscere come la fantasmagorica "REGOLA DEI TERZI", la fotografia prevede che si rispettino determinati concetti di comunicazione visiva per far sì che l'immagine che noi produciamo abbia le caratteristiche fondamentali per essere un buono scatto. Stiamo parlando, quindi, di dare forza alle nostre fotografie decidendo sapientemente dove collocare i nostri soggetti, che parte del background vogliamo riprendere, quanto e quale spazio dobbiamo dedicargli. Decisioni determinanti per fare un buon lavoro apprezzato dagli occhi del pubblico.

Cosa contengono le fotografie Le grandi fotografie che conosciamo e che sono famose da tempo, non sono fotografie realizzate con le migliori macchine reflex sul mercato, tantomeno per alcune non hanno neanche una perfetta esposizione o sono addirittura sfocate. Ma che cosa le rende allora delle fotografie d'autore apprezzate in tutto il mondo? La risposta è:

un altissimo contenuto creativo e una composizione tecnicamente impeccabile.

E' vero, non possiamo pretendere di essere dotati di grande creatività, ma sul come si può ricercare una situazione particolare o un'idea di messaggio fotografico conoscendo i canoni per ritrarre i soggetti, nella fotografia è fondamentale rendendo al meglio l’impatto estetico dell’immagine. Posizionare il soggeto in un'area dell'inquadratura pittosto che spostare l'angolo di ripresa per dare una maggiore profondità prospettica sono scelte che differenziano le fotografie scattate a caso da quelle studiate e con un grande valore emozionale.

La foto è bella non perchè il soggetto è bello, ma perchè abbiamo deciso di posizionarlo esattamente dove volevamo.


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Guidiamo l'occhio Quando scattiamo, siamo sempre consapevoli di quale sarà l'elemento che risalterà per primo nella foto? L'immagine che noi produciamo deve guidare l’occhio dell’osservatore in modo che ricada nel punto in cui noi vogliamo. In fotografia ci sono regole visive e compositive, che ci aiutano a rendere le nostre immagini interessanti evidenziando gli elementi che noi vogliamo. La luminosità , il posizionamento, la ponderazione cromatica e l'orientamento, sono solo alcuni dei concetti compositivi e sono requisiti fondamentali della nostra fotografia di qualità.

Il lavoro del fotografo, è un lavoro di accurata ricerca del soggetto e delle condizioni ideali per riprodurre una scena eccezionale. Una ricerca che ci porta a perdere qualche minuto in più, a volte anche ore, per catturare quel preciso modo di rappresentare il soggetto nell'istante perfetto.

Impariamo quidi a gestire i nostri scatti principalmente come composizione, e scopriremo che saranno molto più interessanti di una qualsiasi altra fotografia post-prodotta

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Organizziamo gli elementi Organizzare gli elementi dell'ambiente che ci circonda nella nostra inquadratura in modo espressivo:

questa è la composizione. Dobbiamo essere in grado di sfruttare le tecniche compositive che ci faranno raggiungere un'equilibrio armonioso e interessante in modo da attrarre l'attenzione di chi guarda la nostra foto. La composizione fotografica, in sostanza è un processo fondamentale che valuta tutti i diversi aspetti del nostro scatto. Vediamo quindi, in dettaglio, alcuni concetti che determinano la composizione fotografica.

INQUADRARE La realtà si sviluppa su tre di­mensioni:

altezza, larghezza e profondità. Ma la nostra fotografia si riprodurrà su solamente due dimensioni, la larghezza e l'altezza. La profondità sarà un'elemento che dovremo ottenere con l'illusione della tridimensionalità congelando una serie di elementi che comunicheranno una situazione reale. Sarà quindi necessario scegliere cosa includere e cosa escludere dall'inquadratura e decidere la posizione di un elemento rispetto agli altri. Teniamo presente che l’inquadratura tradizionale è quella che si sviluppa in orizzontale a causa della visione binoculare degli occhi ed è quindi consigliabile sempre prendere in considerazione, come prima opzione, questo tipo di orientamento. Facciamo sempre attenzione a dove posizioniamo un'eventuale orizzonte, esso determinerà la profondità prospettica ponendo gli elementi in una collocazione tridimensionale. Ogni elemento "guarderà" in una direzione, soprattutto il soggetto che dovremo collocarlo in una determinata posizione rispetto al suo orientamento.


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Sergio Agrò photo

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REGOLE COMPOSITIVE E RIEMPIMENTO Le regole compositive, non sono indicazioni da eseguire come una formula matematica che se correttamente applicata porta al giusto risultato. Chi fa fotografia le applica o no, ma di certo non potrà non conoscerle. Ricordiamo prima alcune definizioni. LA REGOLA DI TERZI Spesso, posizioniamo il nostro soggetto al centro dell’inquadratura, ottenendo fotografie statiche, ma per realizzare immagini meno prevedibili è preferibile comporre seguendo la cosiddetta regola dei terzi: Dividiamo l'immagine in tre parti uguali in altezza e in larghezza e posizioniamo il sog­getto in uno dei punti d'in­crocio delle linee divisorie. La regola si applica sia a foto orizzonta­li che verticali. E' ovvio che i due punti più in basso rappresenteranno il piano più vicino alla ripresa e quelli più in alto saranno quelli più lontani. ORIENTAMENTO DEL SOGGETTO In ogni composizione bisogna decidere dove posizionare il soggetto facendo attenzione alle sue proporzioni e al suo direzionamento rispetto lo spazio che lo circonda. Un decentramento dell'elemento ripreso stabilisce una relazione dinamica tra esso e l'ambiente che lo circonda. RIEMPIRE L'INQUADRATURA Una volta decisa l'inquadraturadobbiamo fare attenzione a non lasciare spazi morti nell’immagine. Suddividiamo quindi lo spazio in precisi rapporti tra gli elementi nella foto. Una delle regole più usate è la sezione Aurea, che stabilisce geometricamente il rapporto tra le aree di riempimento all'interno del fotogramma.

Sezione aurea


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LINEE GUIDA Per guidare lo sguardo di chi osserva la fotografia, può essere utile sfruttare le cosiddette linee guida, ossia quelle linee naturalmente presenti nel nostro campo visivo che collocandole in prossimità degli angoli del fotogramma conducono verso il soggetto dandogli una collozazione prospettica. L'occhio sarà accompagnato a seguire una linea portandolo a visualizzare immediatamente quello che noi vogliamo. Le linee possono essere orizzontali, verticali, diagonali o curve e le possiamo ricavare da qualsiasi elemento presente nell'inquadratura . Basterà far corrispondere il soggetto a queste linee. Teniamo anche in considerazione che ogni direzione di linea dà un carattere all'immagine, come per esempio le linee orizzontali possono dare un senso di pace e fluidità, mentre quelle verticali sot­ tolineano l’altezza e la grandezza dell'oggetto, esse determinano senso di movimento verso l’alto o il basso come quelle diagonali che impressionano l'occhio in prospettiva. Utilizziamo quindi le linee guida per valorizzare lo status dinamico del nostro soggetto all'interno della nostra foto.

CORNICI Per far cadere lo sguardo dell'osservatore su un determinato particolare all'interno della nostra fotografia, una tecnica molto efficace è quella di sfruttare elementi della scena che facciano da cornice naturale all’immagine.

SIMMETRIE

In questo modo l'occhio sarà focalizzato sul soggetto principale e l’effetto sarà tanto interessante quanto più particolare sarà la cornice.

Sfruttare le simmetrie è un'altro modo di valorizzare i nostri scatti dal punto di vista compositivo.

In questo caso dovremo fare attenzione anche all'esposizione della cornice in relazione del soggetto calcolando opportunamente la profondità di campo e quindi i piani focali.

Il soggetto riflesso su uno specchio d'acqua, per esempio è un classico che attira l’attenzione dell’osservatore incuriosendolo e portandolo a osservare con più cura l’immagine. Esistono anche opportunità di fruttare la simmetria sulla costruzione geometrica dei soggetti, per esempio una montagna, dove i due lati sono molto simili. In questo caso specifico andremo a valorizzare la figura geometrica posizionandola al centro del fotogramma e mantenendo le linee guida sugli angoli dell'inquadratura.


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A cura di Francesco Diati Venezia è indiscutibilmente una città unica al mondo, sono quasi inesistenti quelle peculiarità che spesso permettono di accostare una città ad un’altra. Venezia assomiglia solo a Venezia. Le gondole, i palazzi storici, ma soprattutto le 121 isole di cui si compone con i relativi 435 ponti che le uniscono fanno sì che l’accostamento ad altre città

simili è semplicemente impossibile. Vi è un periodo dell’anno nel quale a tutto ciò che rende unica Venezia si aggiunge una atmosfera particolare quasi fiabesca, accade durante il Carnevale!

Reportage

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Di per sé, già il solo camminare per Venezia impugnando la propria macchina fotografica è esaltante e limitarsi dallo scattare a raffica è difficile, ma farlo durante il carnevale è molto, ma molto più difficile, quale migliore periodo quindi per visitare la Serenissima! La prima traccia storica in cui viene citato il carnevale di Venezia è in un documento del 1094, da allora ad oggi il carnevale veneziano ha subito molte trasformazioni in cui si sono alternate involuzioni, come nel periodo napoleonico, ed evoluzioni. Il carnevale che ci è quindi giunto è una festa in maschera che si sviluppa festosa e gioiosa per 11 giorni, a fronte delle originarie 6 settimane, contornato da alcune manifestazioni storiche quali la Festa delle Marie e il Volo dell’Angelo.

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La ressa di turisti in questo periodo dell’anno è

vitale per un fotografo a Venezia a Carnevale.

quasi insostenibile in particolar modo il sabato

Su suggerimento ed al seguito del mio amico

e la domenica.

Bartolo Chichi, nonché mio primo mentore

Se non scegli itinerari defilati spesso ti

dell’arte fotografica, mi sono trovato ad

ritrovi immerso in flussi di masse umane

esplorare dei luoghi di apparente calma dove

in movimento continuo, che si dirigono in

non so per quale motivo arcano o tacito

direzione contraria a quelli che vi passano

accordo molte maschere amano nascondersi

accanto.

come a rifuggire anch’esse la calca, anche qui fotografare è suggestivo per certi versi ancor

È curioso vedere i vigili urbani dirigere i flussi di

più della seppur bella ma caotica Piazza San

pedoni piuttosto che il traffico automobilistico,

Marco.

alcune volte prigioniero in questi fiumi umani puoi solo sperare che si stia dirigendo lì dove anche tu vuoi andare. Conoscere i campielli e i calli nascosti, ovvero le piazzette e i vicoli, è quindi essenziale, direi


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Campo San Zaccaria con l’omonima chiesa e Campo San Francesco con i due chiostri del convento sono la cornice ideale dove fotografare le maschere senza la calca che imperversa per Piazza San Marco o il Ponte di Rialto; qui le maschere ben si prestano a posare per ore per i fotografi, qui non si deve cercare di “infilare� la foto giusta tra un giapponese ed un altro che corrono festosi a mettersi in posa accanto alle maschere, qui si gusta il piacere della fotografia.

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Nei chiostri del convento di San Francesco vi è l’obbligo e quindi vi regna un silenzio austero che rende l’atmosfera quasi ascetica, gli unici rumori sono quelli delle vesti delle maschere che si agirano per i portici e delle reflex che scattano a raffica, null’altro. Soggiornare a Venezia e non sfruttare le ore d’oro e le contigue ore blu sarebbe stato come commettere un sacrilegio e io da buon discepolo fedele ed osservante dell’arte fotografica me ne sono guardato bene dal commetterlo, catturare le miti e soffuse luci sulla laguna che preludono al giorno o alla notte è emozionante, vedere nascere e morire il giorno in un luogo come Venezia è di una bellezza rara, quasi unica. Girovagare alla ricerca dello scorcio che ti fa emozionare è una sensazione da provare. Per farlo ho dovuto spesso rinunciare alla compagnia degli amici di viaggio; questo per poter armonizzare i miei tempi, pensieri ed emozioni, senza tappe, meta e tempo, esplorando e fotografando tutto quello che rapiva il mio sguardo. Le centinaia di foto portate a casa mi dicono che ciò è successo molto spesso, sicuramente non sempre a ragione o con eccelsi risultati, ma tant’è! Coloro che indossano le maschere a Venezia lo fanno con entusiasmo e stoicismo; dove trovate un Carnevale in cui le maschere sono già in posa alle 5.30 del mattino pronte a farsi fotografare lungo la Riva degli Schiavoni con l’alba alle spalle, e subito

dopo nel portico prospicente baciate dai primi raggi del sole? Successivamente al vespro quelle stesse maschere le ritrovi sull’isola di San Giorgio sempre in posa e sempre disponibili a farsi immortalare questa volta con il tramonto e Piazza San Marco alle spalle, semplicemente incredibile, il paradiso dei fotografi. Andare a Venezia e non fotografare Burano sarebbe stato disdicevole, sebbene per la voglia di fotografare tutto il più possibile vi sono rimasto giusto il tempo tra una corsa di vaporetto e l’altra, sono stato incantato dalla varietà dei colori vivaci delle sue abitazioni che si specchiano quasi altere lungo le acque dei canali che le cingono. Per devozione, penitenza o ricerca spirituale l’uomo compie sin dalla notte dei tempi dei pellegrinaggi, ma vi sono anche i pellegrinaggi metaforici come quelli ai luoghi dell’infanzia o della memoria, credo col senno di poi che Venezia, con i dovuti temperamenti di sé e ma, possa considerarsi un luogo obbligato di pellegrinaggio fotografico. Ho soggiornato a Venezia per 6 giorni, ognuno di essi è stato intenso ed emozionante; te lo prometto Venezia, tornerò!

Francesco Diati

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Francesco Diati photo


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LAGO MAGGIORE A cura di Erik Colombo

Il lago maggiore è il secondo lago più grande d’Italia dopo il Garda, ma forse il preferito come meta turistica per gli appassionati di fotografia. Si estende per una superficie di circa 212 km², bagnando la province di Varese, Verbano-CusioOssola e Novara per quando riguarda la parte italiana, e il Canton Ticino per quando riguarda i nostri vicini svizzeri.


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Ogni anno attira fotografi da tutto il circondario, offrendo loro la possibilità di godersi alcuni dei panorami più belli del nord Italia, spettacolari tramonti, spiagge incontaminate e lunghe passeggiate domenicali, dove ricaricare le energie dopo una lunga settimana di lavoro, in un luogo dove anche il tempo sembra fermarsi. Uscendo dall’autostrada A8 direzione Gravellona toce, ci imbattiamo in una delle prime cittadine più caratteristiche, Sesto Calende: caratterizzata da un lungo lago alberato, romantici panchine illuminate dalla luce fioca dei lampioni, e spiagge dove i bambini si divertono a dare da mangiare alle papere. Risalendo il lago verso nord ci imbattiamo nella famosa Rocca Borromea di Angera, antica struttura difensiva medioevale riqualificata e tutt’ora visitabile, ospita anche il “Museo della Bambola e del Giocattolo”, unico nel suo genere e rinomato in tutta Europa. Altra meta rinomata per noi fotografi è la cittadina di Arolo, una paesi che si affaccia sul lago, regalando scorci imperdibili, caratterizzata dalla quantità elevata di moli di attracco per le barche, antichi e moderni e il famoso “albero”, foto molto caratteristica di questo paese.

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Costeggiando il lungo lago, sempre dalla sponda lombarda, inevitabilmente ci imbatteremo in altre rinomate mete artistiche e culturali ed ovviamente fotografiche, come L’eremo di Santa Caterina del Sasso, abbarbicato su uno strapiombo di parete rocciosa a picco sul lago, questo importante monumento è senza dubbio uno degli scenari più suggestivi di tutto il Lago Maggiore: costruito nel XII secolo da Alberto Besozzi, questa meraviglia architettonica in stile rinascimentale si presenta

con porticato ad archi a tutto sesto, in cui sono conservati affreschi d Bernardino Luini, a sinistra invece troviamo il campanile del complesso risalente al XIV secolo. Nella foto qui sotto, invece possiamo ammirare la città portuale di Cerro di Laveno, con la sua caratteristica rotonda che si affaccia nel lago, fornita di panchine per godersi l’incredibile panorama.

LAGO MAGGIORE

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Laveno Mombello, poco piĂš a nord, conosciuta come tutti sanno per la sua funicolare che porta a Sasso del Ferro dove è possibile ammirare tutti i laghi del varesotto da un’altezza di circa 1100 metri, e per il suo manicomio abbandonato, meta ormai troppo frequentata che continua però a mantenere il suo ombroso fascino, ma non tutti conoscono Sasso Galletto, una spiaggia ostica da raggiungere, ma alla fine gli sforzi vi assicuro che si ripagheranno da soli.

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Ruggero Alberti


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La spiaggia è caratterizzata da un imponente roccia che si erge sul livello del lago, regalandoci uno scenario unico nel suo genere. In questa fotografia ho avuto la sfortuna e allo stesso tempo la fortuna di trovarmi nel posto giusto al momento giusto, immortalando cosÏ uno scorcio al termine di un vero e proprio temporale estivo.

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Risalendo la sponda lombarda arriviamo a Caldè,un’altra delle caratteristiche città lacustri dove tradizione e progresso si fondono. Appena dopo un vecchio imbarcadero, abbiamo la possibilità di prendere il traghetto per visitare le altre cittadine del lago: oltre ad essere una piacevole meta turistica, ospita anche un complesso industriale storico del lago, le Fornaci. Sono visitabili ed aperte al pubblico, e in ogni stagione è possibile intraprendere lunghe passeggiate lungo un sentiero che porta a molte spiagge, dove potersi rilassare cullati dal dolce suono delle onde, oltre alla possibilità di osservare testimonianze di un’altra epoca.


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Ci troviamo in una di queste spiagge, dove è impossibile non restare in silenzio ad ammirare il panorama. All’interno del lago troviamo altre tre mete turistiche: le isole Borromee, formate dall’Isola Madre, l’Isola Bella e l’Isola dei Pescatori. Queste tre sono raggiungibili tramite traghetto, da segnalare l’isola madre, che ospita una vasta e raffinata collezione botanica, l’antico palazzo dove si conservano alcuni arredi di Casa Borromeo e la cappella di Famiglia, riprendendo il celebre scrittore francese Gustave Flaubert “L’isola Madre è il luogo più voluttuoso che abbia mai visto al mondo”. Per voi che come me siete appassionati di fotografia, permettetemi di darvi alcuni consigli: quando andiamo a fotografare un paesaggio così vario come il nostro bellissimo lago, la preparazione è fondamentale. Portate sempre con voi un grandangolo per i meravigliosi paesaggi che ci offre (attualmente io utilizzo un 16-35 F/2.8 L II), e un teleobbiettivo ( ad esempio un 70-200 F/2.8 serie L) per catturare dettagli lontani o momenti di vita della fauna locale, data l’enorme varietà di avifauna presente in loco.

Non dimenticate mai il cavalletto per le lunghe esposizioni, poter posizionare la macchina fotografica su una postazione fissa e stabile ci permetterà di allungare i tempi di esposizione, catturando così nella nostra fotografia lo scorrere del tempo, delle nuvole e dell’acqua. Altro importante accessorio che ogni paesaggista dovrebbe avere nel suo corredo è un set di filtri ND circolari o a lastre, questi filtrano la quantità di luce che andrà ad entrare nell’obbiettivo, realizzando così il classico effetto seta dell’acqua. E ricordate, non cercate sempre di fotografare, non forzatevi. La fotografia è arte, imparate a osservare con occhi, mente e cuore e fotograferete anche senza strumenti, si fotografa troppo e si osserva sempre meno.

Erik Colombo


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Isola San paolo Autore: Vito Tolomeo Luogo: TLago di Iseo (BS)

Isola San Paolo lago D'Iseo (BS). Il lago nella foschia con i suoi infiniti riflessi mi calma l'anima. giroinfoto.com


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Riflessi Nordici Autore: Vanda Bodoardo Luogo: Lofoten - Norvegia

Luci e riflessi suggestivi alle Isole Lofoten


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