Giroinfoto magazine 19

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N. 19 - 2017 | MAGGIO, Gienneci Studios Editoriale. www.gienneci.it

N.19

www.giroinfoto.com

- 2017 maggio

giroinfoto www.giroinfoto.com

LUNGA ESPOSIZIONE

Così fan tutti SARDEGNA TERRA DA SCOPRIRE Di Erik Colombo

BASILEA

USCITA DI PASQUA Di Anna Maria Macchi

PARTIAMO PER

19-21 MAGGIO PANTALICA - SICILIA 17-24 GIUGNO TENERIFE - SPAGNA 7-14 OTTOBRE MAROCCO

VALENCIA

TRA PASSATO E FUTURO

Di Max Caligaris

Photo cover by Erik Colombo


WEL

COME 19 www.giroinfoto.com


la redazione | Giroinfoto Magazine

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fotografare e viaggiare due passioni un’ unica esperienza Benvenuti nel mondo di Giroinfoto magazine©. Una finestra sul mondo da un punto di vista privilegiato, quello fotografico, con cui ammirare e lasciarsi coinvolgere dalle bellezze offerte dal nostro pianeta. Una lettura attuale e innovativa, che accoglie, oltre i migliori professionisti della fotografia da reportage, anche le immagini e le esperienze di chiunque sia appassionato di viaggi e fotografia. Con i luoghi più interessanti e curiosi, gli itinerari più originali, le recensioni più vere e i viaggi più autentici, Giroinfoto magazine ha come obiettivo, essere un punto di riferimento per la promozione della cultura fotografica in viaggio e la condivisione di migliaia di luoghi e situazioni sparsi per il nostro pianeta. Uno strumento per diffondere e divulgare linguaggi, contrasti e visioni in chiave professionale o amatoriale, in una rassegna che guarda il mondo con occhi artistici e creativi, attraversando una varietà di soggetti, luoghi e situazioni, andando oltre a quella “fotografia” a cui ormai tutti ci siamo fossilizzati. Uno largo spazio di sfogo, per chi ama fotografare e viaggiare, dove è possibile pubblicare le proprie esperienze di viaggio raccontate da fotografie e testi, indipendentemente dal valore professionale dell'autore. Una raccolta di molteplici idee e progetti di viaggio, frutto delle esperienze e lavori eseguiti da esperti nel settore del reportage fotografico, che hanno saputo confrontarsi con le condizioni climatiche e socio-politiche, con le difficoltà imposte dalla natura, per catturare l'immagine e la spontaneità selvaggia della stessa. Troverete anche articoli tecnici, dove prendere spunto per ottenere scatti sempre perfetti e con idee sempre nuove per rendere le fotografie più interessanti. Giroinfoto.com© , con la sua rivista e la sua rete web è la più grande community di foto-viaggiatori che accoglie chiunque voglia condividere le proprie esperienze di viaggio o semplicemente farsi coinvolgere dai racconti pubblicati. Director of Giroinfoto.com Giancarlo Nitti

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data di uscita 20 Maggio 2017

fotografare

e v ia gg iare due passioni un’ unica esperienza

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INSIDE

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Photo cover

BIG TEXAN RANCH La sfida Giroinfoto Scout Location

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BASILEA Uscita di Pasqua A cura di Anna Maria Macchi

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COSTA RICA Diario di viaggio A Cura di Lela Poleggi

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FINLANDIA LAPPONE Kittilä A cura di Francesco Arvizzigno

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LUNGA ESPOSIZIONE Così fan tutti Giroinfoto school

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PALAZZOLO A. MELILLI Pellegrinaggio come...

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VALENCIA Tra passato e futuro A cura d Max Caliigaris FOTOEMOZIONI Questo mese con:

A cura di Paolo Buccheri

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SARDEGNA Terra da scoprire A cura di Erik Colombo

Lanfranco Babbaro Eliana Bonanno Luca Benatelli Giorgio Perziano


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VI PRESENTIAMO

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NUMERI

E' con orgoglio che pubblichiamo le statistiche e i volumi qui presenti relativi alle analisi aggiornate al mese di: Aprile 2017

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Articoli totali sul magazine

Articoli pubblicati dagli utenti

Nuovi inserzionisti

Foto singole pubblicate

Copertura degli articoli sui continenti

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ARTICOLI

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Texas

La sfida Amarillo

sperduta città del nord del Texas, attraversata dalla Route 66 ma soprattutto patria del Big Texan Steak Ranch, un'antica steakhose famosa nel mondo per la sua sfida. /2 once di carne (più di 2 kg),compreso di contorni in soli 60 minuti.

Giancarlo Nitti Photography


S C O U T L O C AT I O N

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NOTE

SCOUTING

Prima mangiate e poi fotografate. Molto interessante l'arredamento interno.

Prezzi abbordabili per una steakhous di alta qualitĂ e con un brand famoso. Se accettate la sfida e la perdete sono 72 dollari.

Questa scout location e le fotografie sono state realizzate nel mese di Settembre 2016 da Giancarlo Nitti.


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GEOGRAFIA U.S.A. Texas 7701 - Interstate 40 Access Rd Amarillo

2 3 PERIODO

CONTENUTI

Sempre aperto. 24 ore su 7 giorni.

Locale storico. Sfida gastronomica Shopping da collezionismo.

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Storia di una Leggenda THE BIG TEXAN RANCH

Bob-Lee-Painting R.J. "Bob" Lee per gli amici, originario del Kansas si trasferisce in Texas spinto dalla passione per il west. Con sua moglie Mary Ann e la loro famiglia si integrano perfettamente nel "Lone State", quando decidono di aprire un locale dove la carne texana avrebbe trovato il suo tempio. Fu così che nel 1960,Bob Lee aprì il Big Texan Steak Ranch ad Amarillo sulla Route 66, la "Mother Road". La sua architettura distintiva diventò presto famosa come punto di sosta. Alla metà degli anni '60, Bob piazzò cartelli su tutta la Route66 invitando i viaggiatori a mangiare nel suo locale una gigantesca bistecca di 72 once (più di due kg), con la promessa che se l'avrebbero ingerita in 60 minuti l'avrebbe regalata. La sfida fu subito famosa e fece accorrere al ristorante molto pubblico. All'inizio degli anni '70, l'autostrada Interstate 40 sostituisce la vecchia Route66 come principale flusso di traffico e per Bob Lee fu un problema che risolse acquistando un terreno lungo il percorso della nuova strada costruendo un nuovo e molto più grande Big Texan Ranch. Il gigante delle steakhouses, ora è un'icona storica, gestito dai fratelli Bobby & Danny Lee, proprietari della seconda generazione.


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Giancarlo Nitti photography

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La Sfida

THE BIG TEXAN RANCH Il locale ancora oggi stuzzica i suoi clienti con la famosa sfida e chi accetta di parteciparvi diventa immediatamente un eroe del pubblico, che lo incita e lo sostiene durante la scorpacciata. la leggendaria “72Oz challenge” consiste nel riuscire a mangiare con il tempo limite di un’ora la “Texas King”, una bistecca monumentale di più di 2 kg, senza osso, oltre a pane e contorni vari. Per chi fallisce paga 72 dollari di conto, mentre chi vince la sfida ha mangiato gratis. Ma la cosa più eccitante per i concorrenti vincenti è soprattutto l'affissione del suo nome nella hall of fame. La sfida si svolge su di un tavolo dedicato con un cronometro, l'inizio viene annunciato in stile incontro di boxe e sul sito del ristorante (bigtexan.com) viene trasmesso lo streaming della gara. Oltre 50.000 persone hanno partecipato alla sfida e solo poco più di 9.000 sono riusciti nell'impresa.


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17 - 24 Giugno 2017 In collaborazione con

OUTDOORPHOTODREAM Eccoci con il primo programma di spedizione targato

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Una spedizione fotografica alla scoperta del territorio dell'isola di Tenerife. Condivideremo albe, tramonti e scatti notturni con lo scopo di divertirci, conoscerci e creare fantastiche immagini. Una settimana intensa di emozioni all'insegna della fotografia e della cultura.

+INFO

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PRENOTA QUESTA AVVENTURA Visita il sito www.giroinfoto.com e visualizza l'intero programma del viaggio.


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A cura di ANNA MARIA MACCHI

Uscita di Pasqua “Dove andiamo per Pasqua ? “ “Svizzera, ancora Svizzera ? Abbiamo già visto tutto! “ “No , la città di Basilea ancora no!” “E allora andiamo a Basilea! Organizza tu!” E il volenteroso marito si mette a organizzare, detto …..fatto: tre giorni prima di Pasqua, due notti a Basilea . “Ma scusa, sulla guida del Touring c'è scritto che si visita in un giorno !” “Fidati , vedrai che c'è tanto da vedere “ risponde il paziente marito .


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Bene,

Tutto pronto: Giogedì mattina si parte. Stazione ferroviaria di Legnano , ore 7 : treno per Gallarate. Stazione ferroviaria di Gallarate: ore 8 ( circa) : treno per Basilea . Arrivo previsto per le 11, 30. L'Eurostar è comodo e pulito come sempre, non molto affollato…..si viaggia rilassati. Durante il viaggio mi documento, sia sulla classica, e un po' pedante, guida del Touring, sia sul mio tablet, dove la presentazione di Basilea è attraente e immediata. Riassumo : Basel ( in italiano Basilea ) è la terza città della Svizzera per popolazione ( dopo Zurigo e Ginevra, già viste!) commento : beh , piccola non è! Andiamo avanti: è la capitale del cantone Basilea: ok! Lingua tedesca… non c'è problema: parlerà sempre mio marito in inglese. Situata al confine tre la Francia e la Germania , lungo il Reno….mi piace moltissimo questo grande fiume, lo ricordo

in Germania: era grandioso ! Andiamo oltre: è un importante centro industriale del settore chimico - farmaceutico ….sì , mi pareva di saperlo ! È rinomata per i suoi tantissimi musei….bene: se piove sappiamo dove andare , ma le previsioni sono, spero, di tempo bello. Scorro poi l'elenco dei monumenti e luoghi di interesse : un ‘ occhiata veloce alle foto, poi mi documenterò come si deve in loco… Un’ occhiata fuori dal finestrino : Thun…stazione di Thun. Però: siamo quasi arrivati. Una comunicazione di servizio , con tono di rammarico, avvisa che arriveremo a Basilea con ben nove minuti di ritardo ….grandi scuse ! Io che faccio la pendolare Legnano - Milano e sono abituata a ritardi ben più ingenti, senza motivazioni e scuse , mi metto a ridere .

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Bene,

Tutto pronto: Eccoci dunque alla stazione di Basilea : non modernissima , ma modernizzata. Una struttura pulita e ordinata , con una lunga galleria di negozi e punti di ristoro. In giro per la stazione gente indaffarata, ben messa, la cittĂ ci accoglie con un bel sole di primavera; il grande piazzale della stazione non mostra ombra di traffico, solo tram di tanti e vivaci colori che continuamente vanno e vengono, qualche bianco taxi . Ci vuole niente ad attraversare il piazzale e , quasi di fronte alla stazione, ecco il nostro albergo accuratamente selezionato dal marito secondo rigorosi canoni logistici. Ăˆ semi moderno, grande, classico nel suo ingresso,


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con porte velocemente e automaticamente rotanti (tanto velocemente, che il marito si prende uno spintone dalla porta rotante), con la stessa gentile accoglienza svizzera che prevede fra l'altro i biglietti gratuiti per tutti i mezzi pubblici, fino alla conclusione del soggiorno , nonché , previa segnalazione preventiva dell’ orario di arrivo, la pronta disponibilità della camera anche prima delle quattordici, ovvero intorno a mezzogiorno . Tutto perfetto: camera ampia, luminosa, connessione Internet facile e veloce. Il tempo di assestarsi e via! Destinazione centro città. A piedi ovviamente, con la mappa . Il centro è solo apparentemente vicino, perché il viale che imbocchiamo sembra più lungo del previsto . È poco agevole il percorso , perché molti sono i cantieri aperti per la realizzazione di strutture moderne , originali, piuttosto grandiose . Alla fine, svolta a sinistra ed eccoci in una via importante (non mi ci metto neanche a pronunciare o scriverne il lungo nome) che ci condurrà verso il centro . La prima cosa piacevolissima che vediamo è una piazza gioiosa, con alberi , sedili affollati e un vasto bacino con grandi spruzzi d'acqua . È la piazza dedicata all'artista francese Tinguely , caratterizzata da un ‘ampia vasca d’acqua , popolata dalle sue “macchine inutili “, ovvero ingranaggi e strane forme che si muovono grazie alla spinta di spruzzi vicendevoli . Il

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sole fa brillare gli spruzzi, i bimbi giocano allegramente con l'acqua, senza preoccuparsi di bagnarsi le maniche delle felpe , le mamme siedono prendendo il tiepido sole….tutto è gioioso . Sulla piazza si affaccia anche l'ingresso al museo Tinguely……no, no dico: non entriamo ora…..è troppo bello stare all'aperto ….magari domani, se il tempo si guasta un po' ! Da quella piazza alla chiesa evangelica di Elisabeth, il percorso è breve e la chiesa è curiosissima , perché nella sua antica , gotica struttura è compreso un bar, sì, proprio un bar , che ha tavolini all'esterno e anche all' interno della cattedrale . Ho fotografato i tavolini e un paio di giovani avventori che bevevano birra con fare ispirato , seduti al tavolino in una navata laterale …..ho pensato: se non si vede, non si crede!


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Ora usciamo . Mi e’ venuta fame, dovremmo mangiare qualcosa anche noi, ma non in chiesa: meglio un piccolo bar vicino ….di corsa, però, perché tutta la città ancora ci aspetta ! E vai , procedendo per una strada grande , con abitazioni caratteristiche in stile tedesco, con tanti giardinetti e decorazioni di glicine dappertutto. Temperatura meravigliosa, primavera ovunque…si cammina che è una meraviglia, anche perché c'è poco traffico . Un‘ occhiatina ai negozi :che per essere in centro, non sono un granché . Le vetrine sembrano polverose , un po' vecchiotte; ci sono tante lepri, leprotti e leprottini ovunque ( come prevalente decorazione Pasquale) ma paiono stinti, come se venissero recuperati ogni anno, da tanti anni a questa parte. Sì, sono in stile con il borgo, ma noi siamo abituati alle scintillanti e innovative vetrine milanesi…..gia’:siamo abituati troppo bene ! Ecco là in fondo al borgo la grande, antica , caratteristica porta della città, la più bella delle tre rimaste : la porta Spalentor . Passiamoci sotto e vediamola dalla parte esterna: grandiosa! Certo che in passato Basilea doveva essere una città molto importante, per avere una porta simile! Mi sono ricordata di aver letto che Basilea fu un tempo luogo di Concili , di stipulazioni di trattati di pace , sede di principi vescovi , grande centro culturale …ed è famosa l’antica università quattrocentesca ….

Dunque: che facciamo ? Continuare a camminare lungo la grande via non conviene, perché ora si intravedono abitazioni meno caratteristiche, più moderne. Conviene rientrare nella parte storica e andare finalmente a vedere il Reno . Da che parte ? Di qua, a sinistra …eccolo! Bello, con l'azzurro del cielo, i fiori di primavera, le panchine nei punti panoramici …ah, ecco i famosi taxi di fiume, le barchette che si chiamano con la campana che sta lì , sulla riva, e sfruttano la corrente del fiume per attraversarlo, legate ad una lunga fune festonata da allegre bandierine….ma più che altro sono la testimonianza di un' usanza del passato, perché di ponti certo non ne mancano . Costeggiamo il fiume per raggiungere il ponte vecchio , quello famoso…… no , non si può su questo lato, ci sono le antiche dimore proprio sulla riva…..allora andiamo per una stradina interna parallela al Reno, molto caratteristica.

Eccoci: attraversiamo il ponte , siamo sull'altra sponda …..oh , qui c'è la bellissima passeggiata alberata lungo il fiume: che incanto! Antiche casette, aiuole fiorite , edifici storici ( la vecchia caserma, ad esempio)….sì, ma occhio alle biciclette che sfrecciano velocemente lungo il viale rigorosamente vietato alle macchine !

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Bello il tramonto sul fiume, con i raggi del sole che illuminano i fiori del glicine ! Si respira un’ aria serena, di gente felice...gran bella città, e gran bella gente, mi piacerebbe viverci. Ora però torniamo, perché dobbiamo pensare alla cena: cerchiamo qualche ristorantino, non troppo lontano dell'albergo. Accipicchia: che prezzi: mi sa che qui ci “pelano”…..ma anche qui…..anche qui….oh , ma i prezzi sono altissimi ovunque . La cucina tipica, va bene, ma conviene scegliere una proposta con piatto unico ….almeno si va sul sicuro! Arrivati ormai vicino all' hotel , ancora non abbiamo deciso. Sai che quando siamo arrivati , dico al marito, nei pressi della stazione abbiamo visto una brasserie invitante, dai : andiamo a vederla all'interno. Niente male, sembra proprio un buon posto , distinto,

pulito con tanti tavolini apparecchiati con bianche tovaglie e tovaglioli di tela… i camerieri sono gentili, fermiamoci, anche perché ho un appetito!! “ Piatto ricco mi ci ficco”….puoi ben dirlo…..senti gli asparagi : squisiti ! E il filetto di maiale? Magrissimo e saporito! Poi prendiamo la torta di mele , vero? Quattro passi di numero e siamo in camera, nel nostro albergo . Un momento : voglio prepararmi una tisana , ma mentre si scalda l'acqua nel bollitore sul tavolino accanto alla finestra, scosto la tenda…..e devo subito fare una foto, anzi due : tramonto eccezionale con la stazione sullo sfondo! E poi via con internet fino ad oltre mezzanotte: saluti, auguri di Buona Pasqua, foto, messaggi a volontà, a tutti gli amici di Facebook, e non solo….tanto la connessione è veloce come il vento!


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Il mattino dopo sveglia serena: la giornata sarà lunga, anche perché, con un cielo bello come quello che si vede dalla finestra, prevedo, anzi desidero in cuor mio che si vada in giro all’ aperto tutto il giorno. Come sarà la colazione? Piuttosto cara, siamo in un albergo a quattro stelle, sarà super! Invece più che super , e’ dietetica ! Io che sono desiderosa di dolci , mi guardo in giro perplessa : reparto dolci con yogurt ( magro ) , fiocchi di avena , succhi di frutta , nutelline, croissant ….prendo gli ultimi due, con un “burroso “ cappuccino . Noo!: la brioche è salata! Passo al reparto salati : i soliti salumi, i soliti formaggi affettati , le solite uova strapazzate ……ah ,ma c'è il salmone affumicato! Beh, questo lo prendo, che scorpacciata , anche se sono le 9, 30 del mattino . Mio marito, con tanta frutta fresca, procede soddisfatto….io , tra una forchettata e l'altra di salmone chiedo:

dove andiamo oggi ? Già penso alle parole che devo dire per dissuaderlo dall'idea di andare almeno in un paio di quei sessanta ed oltre musei presenti nell'ambito cittadino ( penso: con un cielo così, non andiamo a chiuderci in un museo….oppure : domani pioverà, l'ho visto nelle previsioni …andiamoci domani!) quando ricevo una risposta inaspettata dal paziente marito: se andassimo al giardino zoologico? Quello di Basilea è molto famoso! Per me è un invito a nozze …. certo che ci andiamo. Dovrebbe essere vicino : mappa alla mano , si trova nella parte nuova della città . Indico io le direzioni e facciamo il giro dell'oca.., ma alla fine ci arriviamo. In coda alle due casse ci sono famigliole con tanti bambini piccoli e i rispettivi nonni ….anche noi siamo nonni, ma i nostri nipotini sono lontani. Mio marito osserva tutti questi gioiosi gruppetti familiari e mi dice per consolarmi che diventando anziani, si diventa un po' bambini ….quindi gioiosamente entriamo anche noi ! La piantina dello zoo promette bene, anche se i maialini indicati nella stalla vicino all'ingresso non ci sono, però hanno lasciato il loro profumo, saranno rintanati nelle loro casette !


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In lontananza ecco un ippopotamo grande , appena uscito dall’acqua , con il suo piccolino , proprio lì ,sul prato fiorito ! Foto scattate immediatamente….le pubblicherò per la festa della mamma ! È poi, gli elefanti ,una mezza dozzina, in una meravigliosa ambientazione all'aperto e , se lo desiderano, anche al coperto. Ci sono pure le cicogne con i loro nidi su alti pali, si alzano in volo e poi tornano ai loro nidi e covano indisturbate la futura prole, altre foto, un sacco di foto! Poetici seguono poi i fenicotteri, nel loro boschetto fiorito , su un'isola tutta per loro, come si fa a non fotografarli? e i leoni, le giraffe e la famigliola dei rinoceronti. Grandi e comode ambientazioni , comode per gli animali ( non a caso ci sono stati fiocchi rosa e azzurri in questo zoo) e comode panchine per i visitatori, grandi e piccoli che siano : sedili nei luoghi più adatti all' osservazione , molteplici punti di ristoro, giochi per i bimbi ( mi viene da ridere se penso che, non lontano dalle enormi gabbie delle scimmie , ci sono “arrampicatoi” divertenti per i bambini, con reti e liane, scalette di corda piene di piccoletti gioiosi e vocianti). E poi ancora pinguini ( piccoli ma graziosi) , ibis, canguri e ancora tutti gli animali della fattoria, grandi e piccoli , con i giovanissimi visitatori indaffaratissimi che

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lavorano con carrettini ,carriole ,palette ,fasci di fieno, collaborando con gli addetti dello zoo nel nutrire e pulire gli alloggi dei più amati amici. Qualche animale manca all'appello : i leopardi chissà dove saranno, forse rintanati fra le alte rocce.Pazienza, ma le scimmie più grandi no , le dobbiamo vedere : all' aperto non ci sono, proviamo nella zona semi chiusa. Nell’enorme padiglione , a debita distanza, ecco un gorilla enorme pure lui, avete presente King Kong? È lui! C'è anche il piccolino ma quell'umanoide che sta nell'altro spazio? Mamma mia, che impressione … sembra un essere umano vestito interamente con una pelliccia : le movenze , l'espressione del viso di questo orango sono incredibilmente umane. Il resto pare ormai meno significativo come il rettilario, l'acquario, andiamo velocemente verso l’ uscita, altrimenti qui facciamo notte! Ci facciamo largo tra famigliole con frotte di bambini di tutte le eta’, lo zoo e’ tutto pulito e ben tenuto nonostante l'affollamento e i piccoli visitatori, indice di tanta educazione e di amore e rispetto per la natura. Usciamo dal giardino zoologico che è pomeriggio inoltrato, con lo sguardo soddisfatto di chi ha speso bene il suo tempo e il suo denaro .


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Ora vogliamo tornare nel centro storico per visitare il famoso palazzo del Municipio; pensiamo concordemente che sia giunto il momento di utilizzare i tram variopinti, che sfrecciano da tutte le parti , ad intervalli di pochi minuti . Qualche gentile informazione , ed eccoci giunti nel cuore della città, senza fare giri inutili e stancanti. La piazza principale, quella del Municipio, si trova facilmente e merita davvero. Il palazzo del Municipio si presenta proprio come uno dei capolavori dell’ architettura gotica in Svizzera ( così si legge sulla guida) . La sua rossa facciata cinquecentesca lo rende inconfondibile …..forse è un po’ troppo sgargiante, così rosso e dorato, magari è fresco di restauro …..ci penserà il tempo a smorzare i colori troppo accesi…. Entriamo nel cortile : unico con i suoi affreschi e le originali decorazioni ….e poi la scala affrescata : salgo , fotografo….dall'alto, dal basso…..una gioia ! Per dovere bisogna visitare la cattedrale non lontana, ma data l’ ora e’ chiusa, però è suggestivo il belvedere antistante , che spazia sul Reno ed il chiostro ricco di memorie.

Non si vive solo di bellezze naturali e di arte : bisognerebbe pensare anche alla cena. Allora camminiamo piano piano nel centro, guardandoci intorno e osservando i ristoranti. Più o meno sono le proposte e i prezzi già visti ieri sera, quindi mi sa che torneremo alla brasserie vicino alla stazione, dove la sera prima ci eravamo trovati complessivamente bene . Mentre cammino osservo e rifletto : mi passano per la mente tre considerazioni La prima nasce quando vedo sventolare sulla facciata di un palazzo la grande bandiera della città : vedo il famoso stemma, già intravisto in passato , anche su prodotti esposti nei supermercati della Svizzera italiana : si tratta di un ricciolo stilizzato ed ecco che collego tale stemma al fatto che in un tempo lontano, prima del Mille, la città era diventata sede vescovile , infatti lo stemma riporta il disegno della parte superiore del bastone vescovile , caratterizzato appunto da un ricciolo decorativo.


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La seconda considerazione nasce dalla visione di azzurri sacchi, non grandi, tutti uguali , tutti ben chiusi , che compaiono sul far della sera di fronte agli usci delle case.. e li ritirano nottetempo, ecco come smaltiscono la spazzatura gli abitanti della città ! Mica come a Roma, dove solo una settimana fa abbiamo visto la solita invasione dei rifiuti, che addirittura, come al solito, impediscono il passaggio sui marciapiede. E il traffico ? Una città così viva ed industriale , come fa a non essere soffocata dal traffico? Alle ore 17, 30, nel cuore di Basilea, vicino al Municipio, vedo finalmente il traffico e lo fotografo, perché una buona volta vedo la grande via ingombra di veicoli….ma quando controllo la foto, cosa vedo ? Il traffico è costituito esclusivamente da intrecci di tram e passaggi di biciclette , tra i pedoni fermi ai semafori. Ecco il segreto della città e della gente, che si sposta tranquillamente e agevolmente in tutte le direzioni .

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Il resto della serata è simile a quella del giorno precedente, per cui portiamoci decisamente al

terzo e ultimo giorno.

Dunque la mattina del sabato, al tavolino della prima colazione , sempre tra una forchettata e l'altra di un ottimo salmone affumicato , pongo a mio marito la consueta domanda : cosa facciamo oggi? Tenendo presente che bisognerà essere in stazione verso le 17, abbiamo a disposizione un' intera mattinata , con parte anche del pomeriggio….e il tempo è abbastanza bello . Timidamente propongo : Orto botanico? “Perfetto” mi risponde il paziente marito che vuole sempre accontentarmi ( ma l’ idea piace anche a lui). Non è però facile trovarlo , perché la mappa non è chiara e di indicatori turistici non se ne vedono. A questo punto avanzo un ‘ obiezione : una città così affascinante, perché agevola così poco il turismo ? È come se gli abitanti stessero bene senza turisti e volessero tenersi la città tutta per loro ! Beh , dopo qualche giro a vuoto e qualche richiesta di indicazione, troviamo un gentile signore italiano che

ci orienta perfettamente, ma ci insinua il dubbio che l'orto botanico sia chiuso in una giornata prefestiva , come l’attuale . Ci avviciniamo al grande cancello piuttosto pessimisti, anche perché all' interno del parco non si vede nessuno, e invece il cancello si apre ….e vai! Ma dov'è la cassa ? Dove si fa il biglietto? Niente : abbiamo capito che l' ingresso è libero . Ma come: a Roma ho pagato 12 euro per entrare nell’orto botanico! Mah, meglio così! Subito il luogo si presenta delizioso : vialetti che costeggiano tante fiorite aiuole, piccoli stagni con fiori di palude, roccette con fiori montani…..e poi panchine ovunque, molta pace , poca ed educata gente, pulizia perfetta , come se mai foglie e fiori fossero caduti a terra ….. Passeggiando , vediamo tre grandi serre : la prima delle piante grasse( gigantesche , ma piuttosto note), la seconda delle verdi piantine ( bellissima la struttura circolare della grande serra , stile primi ‘900 ; la foto è indispensabile! ) ; la terza è quella delle orchidee: clima tropicale , grappoli di orchidee ovunque, alcune anche rare , cinguettii di uccelletti che svolazzano felici , una scala di vetro dall'alto della quale si può ammirare il panorama interno alla grande serra…..

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Un cattivo pensiero mi attraversa la mente: se fossimo in Italia, visto che qui non ci sono controlli, queste meravigliose orchidee sparirebbero nel giro di poche ore , invece qui c ‘è solo chi scatta foto, con il massimo rispetto per tutta la struttura …è proprio un altro mondo! Prima di uscire vediamo, chiusa in una piccola serra riscaldata, una curiosità: il fiore più grande del mondo. Quello fotografato da me , pur nella sua grandezza esagerata , è ancora piccolo ( sarà alto poco più di un metro) …..ho letto sulla guida che anni fa era sbocciato un fiore della stessa specie , che raggiungeva l'altezza di quasi tre metri ( e c'era anche l' impressionante foto!) Purtroppo il fiore emana un odore cattivo ….andiamo fuori ! Prima di lasciare l'orto botanico, mi viene l'idea di cercare una toilette : un luogo così ben organizzato, l’ avrà senz'altro! Ma no che non c'è: non c'è proprio! Pazienza, usciamo e rechiamoci in un bar…. Penso che farò bere un caffè a mio marito! Usciamo da un cancello che si trova dalla parte opposta rispetto a quello da cui siamo entrati e….ma guarda lì la toilette! Una struttura moderna di acciaio inox , bella esteriormente e perfettamente pulita, nonché meravigliosamente accessoriata al suo interno…ma anche totalmente gratuita! Osservo poi che e’ anche segnata sulla piantina turistica, con una piccola icona che non avevo notato prima e scopro che i posti più frequentati e caratteristici sono tutti dotati di adeguati pulitissimi servizi igienici. Qualche piacevole giretto ancora, un po' di shopping , un viaggio di ritorno perfetto, con sempre nella mente il ritornello : QUESTO È UN ALTRO MONDO !! La solita coppia di turisti, diversamente giovani, relativamente acculturati e sempre a spasso!

Anna Maria Macchi

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Buena Vida! Dicembre 2009 Per il momento siamo a Madrid, e questo è già un successo! Gli ultimi giorni pre-partenza... venerdì 25 cm di neve, sabato viabilità stradale terribile, domenica meno 13 gradi, lunedì Stefano nel fosso con la Peugeot... nel frattempo trasporti nel caos più totale... aerei fermi a terra al Marconi perchè il liquido antigelo per le ali è finito.

Ieri

ci svegliamo con nuova neve per terra e pioggia ghiacciante... impieghiamo 2 ore e mezzo per arrivare in aeroporto rischiando un paio di frontali e anche di finire nel fosso. Al check-in c'è gente che aspetta di imbarcarsi per Madrid da due giorni... sono tutti in waiting list... registrano prima noi che abbiamo il volo prenotato per la giornata odierna... partiamo con due ore di ritaro ma... partiamo. Alle sei del pomeriggio siamo in hotel a Madrid, il Tryp Granvia come al solito... Doccia e passeggiata per le strade della capitale spagnola... solite vasche... Plaza Dos de Mayo, Puerta del Sol e Plaza Mayor... sopa de verduras, jamon serrano y queso manchego al ristorante Pata Negra... Domani si torna al Barrajas, in partenza per il

A cura di Lela Poleggi


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Prendiamo la metro a arriviamo al terminal 4, trenino per il T4S, controlli, colazione, gate R2, piccolo problema ad una gomma e mini ritardo di 30 minuti, atterraggio previsto a San Josè fra 9 ore. Atterriamo a

San Josè Alajuela

alle 17.35, tre quarti d'ora per la imigracion. Ufficio Avis per il ritiro dell'auto prenotata online, concordiamo il prezzo per inserire l'assicurazione supercover, il noleggiatore ci dice di avere un 'pequeno problema'... 'no tengo el coche ahoy!' Ci indirizza ad un altro autonoleggio dove prendiamo un Suzuki Jimmy ad un prezzo più basso... cos'abbiamo poi contrattato a fare prima? Impieghiamo un'ora abbondante per trovare la Guesthouse in cui alloggeremo in questi primi giorni. Si chiama Guesthouse Backpackers, ci arriviamo verso le 20 e qualcosa... il gestore intanto è andato a prenderci in aeroporto... Siamo nella Habitacion La Cahuita Ceniamo al Ristorante Esquina de Buenos Aires, che a distanza di anni continuerà ad essere uno dei migliori ristoranti in cui siamo capitati nei nostri viaggi.


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Prima giornata di visite in questo Paese. Sbagliamo strada diverse volte prima di riuscire ad uscire da San Josè poi troviamo finalmente la direzione giusta per il Volcan Poas.

Rientriamo a San Josè, visitiamo la capitale e ceniamo al ristorante orientale (in verità speriamo che il cibo cinese abbia un qualche effetto sui nostri pancini dormienti)

Lungo la via ci fermiamo a colazione alla piantagione di caffè.

Nella notte botti e fuochi d'artificio fino a tardissimo... ah già... è la notte della Vigilia...

Saliamo poi al centro visitatori del vulcano, il Poas è davvero bello... facciamo anche un mini trekking alla Laguna Botos. Scendiamo ad Alajuela dopo aver caricato due autostoppisti. Mangiamo il nostro primo 'casado' (il primo di una lunga serie). Tappa successiva ad Ojo de Agua, dove sfruttando l'acqua di sorgente sono state create delle piscine. Stefano entra in acqua, dichiarandola troppo fredda... va da sè che io non provo nemmeno ad entrare.

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E' l'alba Stefano sta guardando fuori dalla finestra elencando la quantità di inferriate, cancelli e filo spinato che ci circondano... come del resto ovunque qui a San Josè,e anche nei paesini vicini... la nostra guardia (eh sì, abbiamo anche quella) dice che qui 'es muy peligroso' dopo le 23... Lasciamo San Josè poco dopo le sei e viaggiamo in direzione Guanacaste. Sosta per la colazione in un... ristorante? nella jungla costaricense. Chissà con cosa è fatto il dolce a forma di cuore che mangio io... Attraversiamo il Puente La Amistad, visitiamo Nicoya e Santa Cruz e passando per 27 Abril arriviamo a Tamarindo, più precisamente e Playa Langosta (foto in prima pagina). Abbiamo una prenotazione per alloggiare al Sunset Inn. Naturalmente troviamo tutto chiuso, ma la cassiera del supermercato è molto gentile... telefona a tale Federico e riesce a farci aprire. Siamo in una specie di appartamento, ci sono anche la tv, il frigo e il microonde. Andiamo in spiaggia a Tamarindo, pranziamo da Walter's (casado ovviamente) e poi ci concediamo ben due ore di lettini e ombrellone. Primo bagno nel Pacifico, che bello, acqua caldissima! Ceniamo in un ristorante italiano, il nome non lo ricordo, pizza e tortillas di pollo. Fa un caldo terribile e l'umidità è pazzesca! Oggi restiamo nel Guanacaste, destinazione Samarà e Playa El Carrillo. Relax in spiaggia a Samarà per cominciare, un paio di bagni, mangiamo uva, beviamo cocco, pranziamo in una di quelle che qui si chiamano 'sodas', ristorantino vecchio stile in cui non si servono alcolici... casado con carne.

Ci spostiamo al Carrillo, gira e rigira riusciamo a trovare la casa dell'amico Manolo (urgono giardiniere e muratore a quanto pare). Facciamo un paio di foto documentative, lui abita in Italia e non vede la casa da anni. Sulla collina vicina c'è un piccolo zoo, vediamo il marguay... Rientriamo a Tamarindo, a Playa Langosta. Stefano, una ragazzina e un signore ciccione finiscono in una 'corrente di risucchio'. Il signore non riesce ad uscirne e devo intervenire alcuni surfisti (quelli con la tavola corta), non ci sono bagnini in questa spiaggia... una volta 'ripescato' non ha proprio un bell'aspetto... non credo riesca a godersi il tramonto bellissimo. Ceniamo al ristorante vietnamita, sashimi per Stefano e riso fritto per me, buoni!


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Lasciamo il Guanacaste. Poco prima di Canas ci fermiamo a Las Pumas, vediamo i puma, i giaguari, i marguay... bellissimi. Proseguiamo, visitiamo una centrale eolica e fotografiamo certi uccelli con ali enormi. Pranziamo a Nuevo Arenal, in uno dei ristoranti consigliati dalla Lonely Planet... 'Dona....'? ordiniamo e subito dopo la cameriera va a fare la spesa al negozio di alimentari per comprare ciò che serve a preparare il nostro cibo... costeggiamo la Laguna de Arenal e facciamo altre foto alle scimmie, intanto comincia a piovere. Quando arriviamo a La Fortuna, Volcan El Arenal, il tempo non è proprio dei migliori. Ne approfittiamo per riposarci un po' in camera, siamo all'hotel Arenal Rossi. Verso sera andiamo a passeggiare per il centro, cerchiamo senza fortuna il ristorante Mirador e ripieghiamo sul messicano La Brasitas. Dopo cena tentiamo di vedere la colata lavica, ma è ancora troppo nuvolo... tutto rimandato a domani.

Ci svegliamo con il sole! Il Volcan Arenal è qui davanti a noi che ci aspetta! Giornata bellissima, raggiungiamo il vulcano e percorriamo tutti i sentieri che ci sono! Camminiamo per almeno tre ore... un incanto! Ci spostiamo a El Castillo per vedere il vulcano anche da un'altra prospettiva. A El Castillo pranziamo anche. Torniamo a La Fortuna e ci rilassiamo in piscina, con l'aria fresca di montagna si sta proprio bene.


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Partiamo da La Fortuna alle 7 sotto il diluvio universale. Ci fermiamo a prendere due caffè in un bar di Tilaran. Facciamo benzina e proseguiamo alla volta di Santa Elena e Monteverde, nel Bosque Nuboso. Arriviamo, dopo 40 km di strada sterrata infame... il tempo non accenna a migliorare e l'idea di passare due giorni in questa 'atmosfera' non ci alletta granchè... così rinunciamo alle due notti prenotate nel B&B di Monteverde e cambiamo programma. Facciamo altri 30 km di strada 'quasi' infame e arriviamo a Coloyar dove ci fermiamo per pranzo alla Tica Linda, posto delizioso e ottimo casado. Giungiamo infine a Jacò, sul Pacifico. Cerchiamo una camera all'hotel Poseidon, ma è pieno... senza prenotazione in questi giorni di fine anno è un bel casino!! Ripieghiamo sull'unico hotel in cui troviamo posto: il De Haan, gestione olandese anche se dalla faccia della signora alla reception non si direbbe.

Magari fra un po' questo posto ci sembrerà meno peggio di quel che sembra... parcheggiamo l'auto di fronte al De Haan nel cortile di una casa che ci pare un po' un parcheggio abusivo! Passiamo il pomeriggio in spiaggia, bagno al tramonto... stando attenti alle correnti di risucchio. Ottima cena: Sashimi di Tuna Yellowfin e Jacked Potatoes, ottimo vino anche. A coronamento della giornata, in hotel ci danno persino gli asciugamani!

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Mattinata a Tarcoles, dove vediamo una infinità di coccodrilli, enormi... si dice che siano i piÚ grossi di tutto il Costarica. Andiamo poi al Parco Carara, dove la foresta pluviale e quella secca si incontrano: bellissimo. Abbiamo anche la fortuna di vedere una coppia di Ara... già , proprio loro... i pappagalli della Settimana Enigmistica!! Tappa successiva alla spiaggia di Herradura, bagno e pranzo. Torniamo alla nostra 'suite' a Jacò, dove vorrebbe dormire anche un japan dato che in effetti avremmo sei letti... ma siamo troppo grandi per queste cose comunitarie, quindi nonostante il japan fosse disposto a pagare i suoi 10 $ per un letto rifiutiamo la compagnia. E adesso cominciamo a pensare a come festeggiare il compleanno di Stefano... tipo... cena al Poseidon, ottimo pesce, yellowfin e dorada...


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Ultima mattina a Jacò (che per la cronaca ci sta piacendo sempre di piÚ), camminata in spiaggia, colazione 'a tavolino' in centro, bagno nella piscina del De Haan... lasciamo l'hotel e proseguiamo verso sud. Sosta a Playa Hermosa per fotografare i surfisti. Passiamo attraverso le palme da olio di Parrita e il centro di Quepos e arriviamo a Manuel Antonio. Alloggiamo all' ostello Backpackers, molto carino. Ci danno la stanza 6, ma chiediamo di cambiarla con la 7 per avere anche la finestra... il bagno invece non c'è in nessuna camera. Pranziamo alla Pizzeria Napoli. Raggiungiamo la spiaggia di Manuel Antonio a piedi, perchè secondo Diego (gestore dell' ostello)

ci vogliono solo 20 minuti... dobbiamo smetterla di fidarci delle tempistiche che dichiarano i costaricensi... Dopo circa 40 minuti troviamo finalmente la spiaggia! Solita trafila... bagno fra le onde e bellissimo tramonto. Rientriamo all' ostello per una scorciatoia... accidenti che salita!! Cena di San Silvestro al Patio, ottimo tutto... peccato che rientrando in auto... un po' per il vino, un po' per le curve il mio stomaco abbia fatto le bizze!! Stanotte dormiamo con in sottofondi i botti di San Silvestro.

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Ci alziamo poco dopo le 6 e facciamo colazione, che qui è compresa nel prezzo ma ti devi arrangiare a preparartela, meno male che abbiamo mantenuto la buona abitudine di fare spesa al supermercato! Andiamo al Parque Manuel Antonio dove passiamo quasi sei ore fra scimmie, procioni, iguane... trekking e bagni in mare. Per uscire dal parco dobbiamo farci venire a prendere dalla barca perchè la marea è troppo alta. Ci fermiamo a pranzo appena fuori dal parco.. che fatica, il cameriere è completamente rincoglionito... Rientriamo all' ostello e ci riposiamo in piscina (ehm... piscina??? vasca??) con vista sull'oceano. Ceniamo all' Escape, ottimo cibo messicano. Passeggiata dopo cena per Quepos. Rientriamo in camera... armata di DDT conduco una lotta personale contro le formiche, che si sono impossessate dei nostri biscotti nuovi... uffa.. L'orecchio di Stefano ha qualche problema... Lasciamo Manuel Antonio alle 6.30. La terribile strada per Dominical raccontata sulla Lonely Planet evidentemente in questi ultimi mesi deve essere stata rifatta e di sterrata restano solo gli ultimi 5 km. Anche l'interamericana non è male, così prima delle 11 siamo già a Cartago, cittadina carina con una bella basilica meta di pellegrinaggi. Mangiamo i nostri panini nel piccolo parco davanti alle rovine della vecchia parrocchia, completiamo il pranzo con il dolce di riso Dobbiamo rimandare l'escursione al Volcan Irazu che al momento è coperto dalle nuvole. Torniamo a San Josè da dove abbiamo iniziato il nostro viaggio in Costarica, di nuovo alla Guesthouse, facciamo shopping in centro e ceniamo al ristorante argentino. L'orecchio di Stefano continua ad avere problemi.


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Bellissima giornata in escursione al Tortuguero con Thomas di Jungle Tom Safari. Con noi ci sono un russo, tre tedesche, una svizzera, un argentino, due californiane ciccione, una coppia del Colorado, una venezuelana. Quante cose che vediamo... il fiume giallo e il fiume blu che si uniscono, i bradipi, il Parque Braullio Carillo con le sue foglie ad ombrello, le scimmie, le tartarughe sul ponticello. Ci fermiamo per la colazione, tipica costaricense con anche il 'gallopinto' e l'ananas. Visitiamo le piantagioni di banane... Chiquita e Del Monte... che vita alienante che fanno i lavoratori, eppure sono tra i privilegiati in questa zona, abitano dentro alla pianatgione con la famiglia, in un villaggio costruito apposta per loro... ci sono la scuola per i bimbi, il parco giochi, i campi sportivi... lo stipendio è di 450 $ al mese. Arriviamo fino a Limon, prendiamo una barca e navighiamo fino ad un posto che inizia con la 'P'... pranziamo (casado ovviamente). Prendiamo un' altra barca ed entriamo al Tortuguero... ve-

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diamo il kaimano, l'aquila pescatrice, il basilictus... panorama fantastico. Scendiamo sulla spiaggia caraibica. Passeggiamo nella foresta... serpenti, tarantole, altri basilictus, scimmie urlatrici... Torniamo sulla spiaggia e troviamo le mucche che vanno ad abbeverarsi alla foce del fiume. Nel frattempo facciamo i bravi ecologisti ripulendo la spiaggia dalla 'basura' che arriva via mare da Puerto Rico e dalla Repubblica Dominicana. Torniamo in barca al porto di Limon e poi col pullmino a San Josè. Anche stasera ceniamo all'argentino.


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Suona la sveglia... ultimo giorno in Costarica... Solito dolore all' orecchio per Stefano. Decidiamo di andare al Volcan Irazù considerando la stupenda giornata di sole. Non possiamo arrivare fino alla cima perchè il tempo a disposizione è poco, arriviamo al museo, il panorama intorno è meraviglioso, l'Irazù è lì con i suoi 3500 mt di altezza... mucche, pascoli, gente a cavallo, prati fioriti e nuvole bianche sotto di noi nella vallata di Cartago.

Dieci ore di volo per arrivare a Madrid, di fianco a noi due esseri con addosso eskimo, berretto di lana e coperta, il cibo di Iberia è triste come sempre... altro che ristorante Esquina!! La caviglia di Stefano si gonfia molto durante l'intercontinentale.... e l'orecchio fa sempre male... A Madrid piove, restiamo in transito... il volo per Bologna parte in ritardo, perdiamo un sacco di slot per colpa di qualche valigia caricata senza passeggero... poi finalmente sale a bordo una ciccionissima e possiamo decollare.

Rientriamo alla Guesthouse verso le 10.30, ci consentono di tenere la camera ancora un paio d'ore e ne approfittiamo per rilassarci alla piscina del Backpackers.

A Bologna in atterraggio nevica... ancora neve... come quando siamo partiti... già nostalgia del sole costaricense!!

Pranziamo al ristorante italiano Giuseppe Verdi, tagliatelle all'arrabbiata e insalata, e il proprietario ci offre due fette di crostata. E' ora di andare in aeroporto... attraversiamo in auto San Josè in giorno di mercato (!), ci fermiamo all'ufficio della U-Save per riconsegnare il Jimmy. Paghiamo le impuestos di uscita dal paese, facciamo il check-in insieme ad un gruppo di giovanissimi italiani che rientrano dall'esperienza semestrale con Intercultura.

Costarica bellissimo!

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Lela Poleggi


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PANTALICA INCONTRO GIROINFOTO Primo evento del progetto di scout location sulla regione Sicilia. La tappa sarà Pantalica con il suo parco e la necropoli nella provincia di Siracusa. Un percorso in diversi step a piedi per visitare il parco e scoprire la necropoli al suo interno godendo dei panorami siciliani. Tre giornate dedicate alla natura, la storia e con una sessione serale-notturna per la fotografia.

Guida specializzata AIGAE (Ass. Guide Ambientali) Fotografo GIANCARLO NITTI Prenotazioni all'incontro

direttamente sul sito www.giroinfoto.com alla pagina "attività"

Possibilità di sistemazione

è possibile richiedere in fase di prenotazione i servizi per le sistemazioni, i trasferimenti e il vitto in convenzione con l'evento.

Disponibilità

Posti limitati ad un massimo di 16 persone.

Attenzione,

non si tratta di un workshop, ma di un incontro culturale guidato, organizzato dall'amministrazione redazionale al fine di promuovere i contenuti di chi vorrà partecipare sulla rivista "Giroinfoto magazine".

19 - 20 - 21 MAGGIO 2017


PANTALICA La Necropoli Rupestre di Pantalica e la Valle dell’Anapo (materialmente prossime l’una all’altra), sono località naturalisticoarcheologiche site in provincia di Siracusa. Il nome del sito di Pantalica sembra derivare dall'arabo Buntarigah, che significa grotte, per l'ovvia presenza di molteplici grotte naturali. Mentre la valle del fiume Anapo è l’omonima vallata del fiume che ha origine nei monti Iblei. Il sito di Pantalica costituisce uno dei più importanti luoghi della cultura protostorica siciliana, utile per comprendere il momento del passaggio dall’età del bronzo all’età del ferro nell’isola. Mentre il sito della Valle dell’Anapo affascinerà i visitatori per la bellezza delle proprie visioni naturalistiche ed ambientali. Nel 2005 il sito di Pantalica è stato insignito del titolo di Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, per l’alto profilo storico, archeologico e paesaggistico. Sede dell'incontro:

AGRITURISMO PORTA PANTALICA C.da Mascà

Cassaro - Siracusa (Italia) www.agriturismoportapantalica.it

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FINLANDIA LAPPONE

Kittilä

A cura di Francesco Arvizzigno


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Kittilä L

a Lapponia finlandese è una terra incontaminata dominata dalla natura e dal silenzio. Al contrario di quello che si può pensare sono molte le attività da svolgere, sia in estate che in inverno. La mia esperienza riguarda il periodo invernale dove la ricerca dell’aurora boreale e le attività su neve sono protagoniste.


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Nella città di Kittila, sorge un impianto sciistico con piste di divere difficoltà ma anche piste per slittino per i più piccoli. Dalla sommità della località si possono fare passeggiate o ciaspolate e trovare ristoro nei tipici rifugi con fuoco acceso dove poter assaggiare il classico succo di mirtillo caldo e mangiare salsicce cucinandole sul fuoco. Tra le attività più emozionanti l’husky safari ma anche quello con le renne, più rilassante e meno impegnativo, che fa vivere a pieno il silenzio dei boschi lapponi. In Lapponia, tra allevamenti e stato brado ci sono circa 190000 renne, pregiate le loro pelli e corna e la loro delicata e leggera carne, piatto tipico lappone.

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Il maggior tempo speso è alla ricerca della dama sfuggente. Si può attenderla comodamente in igloo di lusso interamente in vetro oppure optare per la gita in motoslitta, mezzo con cui è meglio prendere prima confidenza. La ricerca e l’attesa dell’aurora boreale si effettua lontano da inquinamento luminoso. Ottima posizione sono i numerosi laghi ghiacciati dove la temperatura notturna si aggira intorno ai -23°. Dopo aver preso freddo sui laghi ghiacciati il miglior modo per rilassarsi, in tipico stile finlandese, è fare la sauna.


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Francesco Arvizzigno photography

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Kittilä Degno di nota è lo Snow Village un villaggio interamente in ghiaccio.

Qui ci sono Ice Restaurant, Ice Bar, Ice Chapel (con possibilità di sposarsi) e il

famoso Ice Hotel dove trascorrere una notte estrema dormendo in sacchi a pelo su letti in ghiaccio che sono delle vere e proprie sculture.

Per i più piccoli da segnalare la residenza estiva di Babbo Natale.

Francesco Arvizzigno

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7 - 14 OTTOBRE Nelle regioni del mondo, dove ci conduce la nostra ricerca, gli spazi sono infiniti. Ci fa nuovamente compagnia un pio pellegrino o studioso itinerante di nome Ibn Battuta. E' l'anno 1325 quando inizia il nostro viaggio, una grande, straordinaria ed unica avventura, al di sopra della mediocrità , tra le cose degli uomini, le migliori e le peggiori. Il nostro è in questo senso un invito alla libertà , un invito da cogliere al volo, se non altro per l'illustre compagnia di un uomo che molti onorano quale il massimo viaggiatore dell'epoca pre-moderna: egli ci racconta dunque una storia che noi vogliamo ascoltare: quella del proprio paese. In collaborazione con:

PRENOTA LA TUA SCOUT LOCATION visita il sito www.giroinfoto.com


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LUNGA ESPOSIZIONE COSì FAN TUTTI...

E' una tecnica usata ormai da tutti i fotografi e non, grazie alla sua semplicità, ma con grandi effetti artistici. La lunga esposizione è un effetto che si può riprodurre con quasi tutte le macchine fotografiche moderne con l'eventuale l'aggiunta di alcuni filtri addizionali quando la luce è eccessiva ed è sopratutto usata per fotografare i corsi d'acqua come torrenti, cascate o le nuvole, nelle ore diurne e le stelle o fasci e giochi di luce, nelle ore notturne, donando una sensazione di movimento e un timbro pittorico all'intero scatto.

Ma vediamo cosa serve e come fare a realizzare questo tipo di fotografie.

Nelle file dei social network, sono sempre di più i personaggi che scoprendo questo "trucco" lo adottano per stupire in maniera facile e veloce i più profani vestendosi di un'aurea professionale. Teniamo a precisare che pur essendo una tecnica molto affascinante e divertente da realizzare, deve essere utilizzata rispettando le regole base della fotografia, che bisognerebbe conoscere prima di cimentarsi in elaborati simili. Lo notiamo spesso con una percentuale altissima di fotografie pubblicate sui social che raccolgono addirittura consensi e complimenti da parte di pubblico neofita o profano. Questo non ci vieta di giocare o sperimentare il meraviglioso mondo della fotografia, ma quello che manca sovente è l'umiltà e la consapevolezza che c'è sempre da imparare e non ci si trasforma in fotografi con qualche tutorial on-line.


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GLI STRUMENTI

TUTTO IL NECESSARIO PER LA LUNGA ESPOSIZIONE La diffusione di questo tipo di fotografia è stato spinto soprattutto dall’avvento delle ultime generazioni di fotocamere digitali, nonché da una messa sul mercato di filtri a densità neutra (ND) con ottime prestazioni che servono a compensare la presenza della luce eccessiva che nel caso delle lunghe esposizioni brucerebbe l'immagine. Quindi, oltre ad avere una bona macchina reflex con la possibilità di selezione del tempo ""BULB", ci si dovrà dotare di questi filtri ND, ma che cosa sono?

FILTRI ND

Sono dei "vetrini" applicabili a vite o a lastrina, all'ottica della macchina fotografica e "oscurano" filtrando la quantità di luce che arriverebbe al sensore al momento dello scatto. In poche parole, rendono buia la scena in modo da permetterci di utilizzare tempi di scatto molto lunghi. Ne esistono di diversi tipi e densità e sono tutti relazionati agli "stop" del diaframma che sono in grado di "chiudere" per quanto riguarda la luminosità. Vediamone alcuni:

ND2 equivale a 1 f-stop ND8 equivale a 3 f-stop

ND4 equivale a 2 f-stop ND1024 equivale a 10 f-stop

TREPPIEDE

Basilare è un buon cavalletto. Senza ulteriori precisazioni, è essenziale che la fotocamera sia fissata su di un supporto stabile perchè necessiterà di non provocare effetto mosso sui soggetti della scena che sono statici. In una situazione di lunga esposizione dove i tempi di scatto sono oltre il minuto, la minima vibrazione danneggerebbe l'immagine.

SCATTO REMOTO

l minimo movimento verrà registrato dalla reflex e quando ci si troverà in posizioni precarie per un determinato angolo di ripresa sarà un problema agire fermamente sul pulsante di scatto. In questi casi ci torna utile uno strumento che si chiama scatto remoto o più semplicemente controllo a distanza. Ne esistono di diversi tipi, a IR o a cavo, l'importante è che ne scegliate uno che funzioni bene e che gestisca il tempo "BULB".


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DI GIORNO E DI NOTTE

SITUAZIONI PER LA LUNGA ESPOSIZIONE

La lunga esposizione si può utilizzare in molte situazioni sulla base del concetto che serve a creare l'effetto mosso sui soggetti in movimento. Qui di seguito alcuni esempi di scatti a lunga esposizione in diverse situazioni, diurne e notturne.

EFFETTO SETA

Prevalentemente utilizzato sui corsi d'acqua e sulle nuvole nelle ore diurne con filtri ND molto densi. La fotocamera registra il movimento dell'acqua creando una sorta di uniformità cromatica molto morbida e simile alla seta.

CLEANER

La tecnica della lunga esposizione viene utilizzata spesso per effettuare fotografie di ambienti affollati, dove sarebbe impossibile non riprendere le persone che continuano a muoversi. L'esempio pratico è la fotografia di una piazza con alcune persone che passeggiano. Utilizzando la lunga esposizione, la fotocamera non sarà in grado di registrare le persone e manterrà pulite e nitide le strutture fisse.

LIGHT TRAIL

Scie luminose. Consiste nel fare delle foto di sera con la tecnica a lunga esposizione di luci in movimento come per esempio i fanali delle auto su di una strada o semplicemente una persona che fa muovere una torcia e scrivendo una frase.

STAR TRAIL

Fotografare le stelle. Un'altro bel gioco che ultimamente ha riscosso un gran numero di "fans", consiste nell'utilizzare tempi lunghissimi e addirittura molti scatti per registrare la luce stellare che segue la rotazione della terra. Usata molto anche la famosa "Milk-way", la ripresa della Via lattea con esposizioni lunghissime e con l'aiuto di un'inseguitore stellare.

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COME ESEGUIRE

LA LUNGA ESPOSIZIONE Una volta dotati di tutto il necessario per eseguire questo tipo di scatti, procediamo passo passo all'esecuzione.

POSTAZIONE Individuiamo l'angolo di ripresa e posizioniamo il cavalletto assicurandosi che sia ben stabile a terra. E' importante cercare di ricavare una posizione comoda anche per noi, visto che dovremmo sicuramente passarci molto tempo, forse anche alcune ore. Montiamo la fotocamera con l'ottica scelta e colleghiamo lo scatto remoto. A questo punto possiamo incominciare a provare le opzioni di composizione e incominciare a misurare la luce in relazione all'utilizzo di un'eventuale filtro ND.

SETTAGGIO Utilizzando il modo MANUALE. Abbassiamo gli ISO il più possibile, questo per diminuire il rumore generato ed è molto importante per ottenere scatti di ottima qualità. Individuiamo il punto di messa a fuoco e fermiamolo mettendolo in manuale (MF). Cerchiamo di chiudere il diaframma il più possibile per sfruttare la profondità di campo. Impostiamo quindi i tempi, che sicuramente saranno lunghi se stiamo scattando di notte, mentre se in condizioni di luce, possiamo passare alla seconda fase con l'applicazione del filtro ND. Ricordiamoci che in questo tipo di tecnica è necessario disbilitare lo stabilizzatore, in quanto se acceso cercherà una correzione automatica per ogni minimo movimento.


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COME ESEGUIRE

LA LUNGA ESPOSIZIONE Seconda fase. L'applicazione del filtro ND.

IL FILTRO Assicuriamoci di aver bloccato la messa a fuoco e applichiamo il filtro scelto facendo cura di non muovere eccessivamente la fotocamera per non rovinare l'inquadratura. Ora non resta che calcolare ed impostare manualmente il tempo di scatto in relazione al filtro ND. Per esempio, con un tempo impostato senza filtro di 1/20, con un filtro ND 1024 si abbassa la luminosità di 10 stop e basterà moltiplicare per 1000 il tempo di scatto precedentemente impostato, quindi 50 secondi.

1:20 (0,05) x 1000= 50 sec. Iniziamo a scattare la nostra fotografia verificando l'esecutivo, meglio se avete un viewfinder per osservare meglio lo scatto sul display. Ci accorgeremo che i tempi di memorizzazione del buffer della macchina fotografica saranno lunghi... lunghi quanto il tempo di scatto, ma tutto normale. Sarà necessario fare diverse prove utilizzando più filtri o diverse esposizioni per creare effetti di movimento che si equilibrino con la composizione, ma vi garantiamo che il tempo passerà velocemente se vi appassionerete a questa tecnica facile, divertente e soprattutto stupefacente!

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Errori da non commettere NON SCATTARE IN RAW E' basilare l'utilizzo del formato RAW in questo tipo di fotografia, in quanto tutte le informazioni di ripresa ed esposizione, e credeteci, sono molte, saranno registrate solo su quel formato. Utilizzando il jpeg processeremo una postproduzione nativa della fotocamera che congelerĂ irreversibilmente ogni dettaglio, corretto o sbagliato che sia.

STABILIZZATORE ATTIVO Lo stabilizzatore ci permette normalmente di ridurre il mosso dovuto alle vibrazioni della fotocamera e del fotografo. Ogni marca chiama il suo sistema di stabilizzazione in modo diverso ( Canon IS, Nikon VR), ma hanno tutti la stessa funzione. Nel caso della lunga esposizione e con la macchina posizionata su di un cavalletto, nonostante non ci sia movimento della fotocamera, lo stabilizzatore potrebbe tentare di compensare un movimento della scena creando un leggero mosso visibile poi nei dettagli piĂš piccoli.

NON ATTIVARE IL MIRROR LOCK-UP Ricordiamoci che quando premiamo il pulsante di scatto lo specchio dela reex si alza e questo movimento crea piccole vibrazioni che possono causare del mosso. Per evitarle esiste la funzione Mirror Lock-up che blocca lo specchio con la prima pressione dello scatto e poi procede con l'acquisizione dell'immagine.


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NON MODIFICARE GLI ISO Spesso capita, dopo aver impostato il valore ISO nominale, ci dimentichiamo di questo valore e concentrandosi su filtri e diaframma per controllare l'esposizione. Ogni fotocamera ha un range ISO dove la qualità non degrada Questo significata che abbiamo l'opportunità di gestirci gli iso per circa due stop da poter utilizzare a nostro favore e in una lunga esposizione si possono tradurre anche in diversi minuti.

NON USARE IL LIVE-VIEW Oltre ad essere molto comoda per cercare la composizione direttamente sul display della fotocamera, il live-view ci viene in aiuto per evetira eventuali infiltrazioni di luce in tempi così lunghi. Ebbenesì, molte fotocamere possono far entrare micro quantità di luce dal mirino che a lungo possono provocare aloni spiacevoli sull'immagine. Il Live-view chiude il passaggio interrompendo il rapporto del pentaprisma con il sensore.

NON CONSIDERARE LE DIREZIONI Questo accade soprattutto con le nuvole. Teniamo sempre presente dove tira il vento e che direzione prende il soggetto in movimento, in questo caso le nuvole. Può darsi che la direzione sia sbagliata e sia in contrasto con la composizione dell'immagine.

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PALAZZOLO ACREIDE MELILLI SICILIA A cura di Paolo Buccheri

Un pellegrinaggio,

come esperienza di fede. Anche quest’anno i fedeli palazzolesi di San Sebastiano hanno organizzato il pellegrinaggio, che si è svolto nella notte tra il 3 ed il 4 maggio, e che li ha condotti con una peregrinazione dalla Basilica di Palazzolo Acreide sino alla Basilica del Santo a Melilli.


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Confido al cortese lettore che, sia per una precisa volontà personale di misurarmi con la lunga marcia notturna; sia per una sorta di ricerca interiore che mi ponesse, durante lo stesso cammino, in uno stretto legame con i ricordi vissuti in un recente passato coi miei genitori; anch’io, ho deciso di partecipare al lungo pellegrinaggio religioso. La serata non era certo tra le migliori; minacciava pioggia e spirava un freddo vento da ovest. Ma la volontà di partire era tanta e certamente gli eventi atmosferici non avrebbero limitato il mio desiderio. E quindi, dopo aver ascoltato la Santa Messa nella quale, noi tutti fedeli, ricevemmo la benedizione con l’augurio di una completa riuscita; ci incamminammo consapevoli del lungo tragitto che ci attendeva. Nei primi chilometri del percorso tutto andava bene; si poneva attenzione alle macchine che incontravamo o ci si scambiavano pareri sull’evento che vivevamo; certamente, in tutti noi, ancora non c’erano segni di fatica e tutto si svolgeva nei programmi stabiliti. Anche quel clima minaccioso di inizio serata si era dissolto; ed il celo stellato, che accompagnava il nostro cammino, certamente attenuava la nostra fatica e, personalmente, mi avvicinava a quei ricordi familiari che mi ero prefisso di rievocare.

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La discesa del Fusco o la salita che dalla Valle di Pantalica ci avrebbe condotti a Sortino, erano tutti luoghi che gli amici mi avevano indicato come momenti di massimo impegno fisico e che io affrontai con la consapevolezza del mio intendimento iniziale e col vigore che scaturiva dal tutto. In questo tragitto centrale del pellegrinaggio ci fu particolarmente vicina la protezione civile, e ringrazio gli operatori ed amici che col loro sostegno fisico (grazie ad integratori minerali) e morale (grazie ad utili consigli sul cammino da intraprendere) mi aiutarono a superare il difficile momento. Raggiunto, in piena notte, il centro urbano di Sortino avevamo compiuto piĂš delle metĂ del nostro faticoso cammino; si incontravano i vari punti di ristoro della protezione civile o le numerose autoambulanze predisposte per eventuali malori. Anche i pellegrini erano ormai in misura molto maggiore, provenienti da numerosi centri della provincia proseguivano nel loro pellegrinaggio

di fede. Con tutti i fedeli provenienti da Palazzolo, con i quali avevamo marciato assieme per tutta la notte, vedevamo giĂ le luci della cittadina di Melilli, e la conclusione della nostra fatica fisica. Ci rincontrammo con alcuni devoti palazzolesi che come noi avevano il culto per la devozione di San Sebastiano ma che, per la difficoltĂ del tragitto, avevamo deciso di raggiungere il sito con mezzi propri.


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Magazine 90 106Giroinfoto Giroinfoto Magazine

Giunto nella piazza antistante la Basilica di San Sebastiano a Melilli mi sentii rincuorato sia per la promessa di devozione portata a termine, sia per la mia partecipazione ad un evento con un forte carattere mistico. Difatti il vociare della folla raccolta nella piazza si interruppe drasticamente quando, da un altoparlante, il parroco invitò tutti i fedeli presenti nello spazio urbano a pregare. La voce strillante dei fedeli cessò drasticamente lasciando spazio alla preghiera e dando vita ad un momento di massimo trasporto di fede. Dopo pochi minuti con un festoso suono di campane e lo sparo di fuochi d’artificio assistemmo all’apertura della Basilica ed all’accoglienza dei vari pellegrini provenienti dai molti comuni della provincia.

All’interno della Basilica vi era una fila interminabile di devoti che volevano portare il loro contributo di devozione alla reliquia di San Sebastiano; che, riccamente adornato con ori ed argenti, accoglieva i tanti segni di devozione o fede portati dai pellegrini.


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Il tutto ha avuto certamente un carattere umano e religioso altamente qualificante, che costituirĂ uno dei momenti fondanti nella vita di ciascun devoto partecipante.

Paolo Buccheri


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A cura di Erik Colombo


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Molte volte, sfogliando le riviste di fotografia e delle agenzie turistiche, sono rimasto affascinato dagli incredibili panorami Sardi, quasi come se fosse una terra lontana, dove l’uomo e la natura fossero riusciti a creare un legame solido ed imperituro, e come potevo perdere l’occasione di vivere sulla pelle questa meravigliosa terra? Iniziò tutto il 12 Aprile, quando salpai da Genova direzione Olbia, per raggiungere il nostro camping a pochi minuti da Palau. Innanzitutto qualche premessa: sfatiamo il mito dei sardi come testardi, rozzi e contadini, perché di pregiudizi è pieno il mondo e sono sempre sbagliati: non ho mai conosciuto un popolo così gentile ed educato, persone per la strada che si fermano a fare conversazione, gente del luogo che in spiaggia ti vede assetato e ti offre da bere, contadini che ti offrono assaggi di ogni genere quando ti vedono insicuro su che pietanza acquistare. Fatte queste premesse, partiamo con il mio, ormai nostro, viaggio per questa terra ferma tra storia e modernità!

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SARDEGNA UNA TERRA DA SCOPRIRE Sbarcati poco dopo l’alba a Olbia dopo una nottata in traghetto, raggiungo il camping per scaricare i bagagli, ci mettiamo subito in strada verso una delle mete più caratteristiche del nord della Sardegna, Capo d’Orso. Parcheggiato l’auto in uno sterrato, possiamo tranquillamente scorgere la biglietteria: verremo accolti da una gentilissima signora che ci darà tutte le informazioni che desideriamo, con tanto di depliant illustrativo, per conoscere quel che stiamo andando a vedere. Il costo del biglietto è di solo tre euro, una cifra più che accettabile se pensiamo che il sito ha sempre bisogno di cura e di personale qualificato per evitare spiacevoli atti vandalici. Dopo una decina di minuti, percorrendo una scalinata per visibile, arriveremo in cima al promontorio, e seguendo un piccolo sentiero a sinistra lasciandoci alle spalle una vecchia postazione d’osservazione militare, potremmo arrivare nella pancia dell’orso: questo

luogo è tanto suggestivo quanto magico. Ci troviamo in una grotta naturale, scavata dal vento e dagli agenti atmosferici, permettendoci così di ammirare un panorama unico nel suo genere. La roccia di Capo d’Orso sorge di fronte all’Arcipelago della Maddalena, coi suoi 122m di altezza e con le sue pittoresche rocce granitiche dalla colorazione giallo rosato, sin dall’antichità ha sempre suscitato timore e curiosità. Il geografo greco Tolomeo affermava che i navigatori temessero quella roccia, e desistevano dall’attraccare all’ombra di quella roccia. Oggi questa meravigliosa scultura è stata inserita nel Parco Marino Nazionale dell’Arcipelago della Maddalena, per tutela e conservazione, insomma, un posto imperdibile.


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Dopo un pranzetto veloce in una delle molteplici gastronomie della vicina Palau, dove potete trovare dell’ottimo cibo nostrano a prezzo contenuto, ci siamo incamminati verso un’altra meta turistica poco conosciuta ma, forse anche per questo, di una bellezza verginale: le saline di Palau. seguendo i cartelli, e tenendoci sulla sinistra il camping quando i primi vengono meno, raggiungeremo un lembo di terra caratterizzato da canneti costantemente spazzati dal vento, e piccole pozze d’acqua salmastre miste ad acqua piovana, dove sarà possibile intraprendere una camminata di circa mezzora alla scoperta di una spiaggia, sulla sinistra, e ad una bellissima macchia mediterranea. In queste saline troviamo una varietà di uccelli migratori incredibili, dai comuni ma sempre affascinanti Cavalieri d’Italia, ad Aironi, fino ad arrivare alla mia sorpresa più grande: Fenicotteri rosa. Un luogo stupendo e particolare, non avevo mai visto tanti fenicotteri in libertà, e per me che amo gli animali quasi quanto amo viaggiare, è stato facile smontare il mio grandangolo e montare il mio teleobiettivo per qualche scatto!

Si son fatte quasi le sei di sera, siamo in piedi dalle sei del mattino con quasi tre ore di sonno in corpo, direi che oggi la giornata può finire qui, torniamo al campo a rilassarci che domani inizia la vera vacanza.

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Erik Colombo Photography


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Riposati da una notte trascorsa nel silenzio della notte, interrotto solo dal costante infrangersi delle onde sugli scogli, e da melodici cinguettii ed altri versi degli abitanti della palude dietro di noi, ci alziamo con una sola cosa in mente: Capo Testa.

romani era usata come posizione strategica e come cava per l’approvvigionamento granitico.

Quanta storia ha visto questa terra, e avendo studiato beni culturali, queste digressioni storiche mi affascinano sempre, ma torniamo a noi. Con Questa isola a nord di Santa Teresa di Gallura, quasi 10km di spiagge granitiche, è considerato venne successivamente collegata al blocco prin- uno dei beni più importanti ed affascinanti della cipale dell’isola mediante un ponte, creando così Gallura. una penisola artificiale raggiungibile dalla grande affluenza di turisti che ogni giorno accorrono per Non dimentichiamoci delle due costruzioni signivisitare questo luogo. ficative del posto, il nuovo e il vecchio Faro, raggiunAffacciandosi sulle Bocche di Bonifacio, e data gibili tramite un terreno inizialmente asfaltato, poi la sua grande riserva granitica, sin dai tempi dei sterrato.


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Oltrepassando queste due fantastiche opere architettoniche, seguendo il sentiero fino al suo perdersi nella macchia mediterranea, troveremo uno spettacolo unico: una spiaggia circondata da scogliere granitiche erose dalle intemperie e dal tempo stesso, conferendo così a queste mura naturali forme uniche nel loro genere. Queste scogliere sono ammirabili da un’ampia vallata caratterizzata da una fitta porzione di macchia mediterranea, fiori di ogni colore e costanti folate di vento: a questa fotografia sono parecchio affezionato, dato che è stato molto difficile realizzarla, avendo patito freddo ed avendo dovuto aspettare quasi un ora immobile aspettando esattamente che il sole tagliasse la scogliera, usando quest’ultima come strumento per accentuare i raggi del sole ed ottenere esattamente la foto come era stata pensata ore prima. Il più delle volte arrivo già con un idea in mente, mi documento molto e leggo molto, voglio sapere sempre cosa stiamo andando a visitare, conoscendo così ogni esatto punto fotograficamente valido, ma molto spesso i migliori sono sempre quelli che nessuno conosce. In particolare questo scatto non è stato realizzato alla fine del sentiero, ma seguendo un gruppetto di tre capre sarde in libertà, incuriositi dalle loro abitudini e comportamenti. Si sono fatte le nove di sera, il sole è tramontato, ho ottenuto ottime fotografie, ed è stato uno dei tramonti più emozionanti di tutta la mia vita: alcune volte è bello dimenticare di essere fotografi e semplicemente vivere esattamente dove sei, scordandosi la propria professione. Saliamo in auto, una pizza al volo nella prima pizzeria aperta, crudo sardo e pecorino, e dritti in camera a post produrre, non vedevo l’ora!


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Siamo già a Sabato, e siamo già in auto alle sette del mattino, direzione Capo Caccia, con quasi quattro ore di tragitto, ma sono in ottima compagnia. Capo Caccia è un imponente promontorio di roccia calcarea situato nella parte nord-occidentale della Sardegna e, grazie ai suoi 186m di altezza, ospita una importante stazione meteorologica minuta di faro, uno dei più visibili d’Italia e del mediterraneo, con una distanza di avvistamento di quasi 34km. Seguendo una piccola stradina dopo una volta a destra un chilometro circa prima della fine della strada, possiamo arrivare al punto panoramico più famoso di questo promontorio, un panorama che dovreste vivere sulla vostra pelle, perché non trovo parole per descrivere la magnificenza del posto. Quasi 200m di falesie bianche calcaree a strapiombo sul mare, panorama che mi ricorda vagamente la vastità islandese. È possibile inoltre osservare lungo tutte le falesie l'a-

quila del bonelli, il falco pellegrino, il gabbiano reale e corso, la procellaria, i rondoni. In tempi recenti è stata dichiarata oasi permanente di protezione faunistica con grande beneficio delle varie specie presenti sia sopra che sotto l'acqua. Attualmente su tutta l'intera area insistono sia l'Area naturale marina protetta Capo Caccia - Isola Piana, riserva marina, che il Parco di Porto Conte, parco regionale terrestre, con fauna e flora uniche, come ad esempio l'imponente grifone. Una piccola curiosità sul nome di questo luogo: è dovuto alle frequenti battute di caccia al piccione che i notabili dell'ottocento compivano dalla barca nei periodi di bonaccia attorno al promontorio, curioso vero?


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Ci lasciamo alle spalle questo meraviglioso panorama, già a caccia ed impazienti del prossimo, direzione Stintino ad un oretta di viaggio, in particolare l’imponente torre Saracena a guardia delle sue coste. La torre della Pelosa prende il nome dalla vicina spiaggia chiamata originariamente "Sa palosa", probabilmente per la presenza di paglia marina, comunemente chiamate alghe, che vi si deposita in abbondanza. La torre si staglia imponente contro le calamità naturali, ormai ridotta a un rudere, conserva comunque il suo ombroso fascino. Camminando per qualche chilometro lungo queste spiagge, non perdendo mai di vista il mio soggetto fotografico, notai un grande cambiamento morfologico nelle rocce: passiamo da rocce calcaree, scavate ed intagliate dal costante moto marino ad imponenti lastre di rocce e mescolati cementizi, probabilmente costruiti per l’attracco delle navi o come punto sicuro di sbarco: personalmente le prime rocce prese in analisi le ho trovate molto più suggestive, in quanto donavano alla mia fotografia un fascino misterioso, come se fossero delle piccole grotte, anche se vagamente mi ricordavano delle ossa per la loro forma.

Per quando riguarda le seconde non erano affascinanti come le prime, ma portavano i segni dell’insediamento umano, degli strumenti e delle lavorazioni eseguite su di esse, come questo anello di qualche secolo fa, probabilmente usato per legare le funi al momento dell’attracco con le navi. Purtroppo non sempre le cose vanno come desideriamo, e la mia idea di un cielo rosso fuoco a simboleggiare il sangue versato durante la difesa di questa torre, come fossimo in un racconto d’altri tempi, venne rapidamente soffocata da un cielo che si, mi regalò molteplici sfumature grigio-bluastre, ma che ci aggiunse anche una quantità d’acqua capace di inzuppare me, la mia compagna di viaggio e il mio zaino in pochi minuti durante la nostra fuga verso l’auto. Ed ecco concludersi un altro giorno in questa meravigliosa isola, ho quasi quattro ore e mezza di auto, sono quasi le otto di sera, meglio incamminarsi sulla strada del ritorno. Tornati a casa fradici, affamati ma molto soddisfatti, prepariamo qualcosa al volo intenti a visionare e post produrre le fotografie, o almeno per quanto riguarda me, ma la stanchezza si fa sentire, e allora rimandiamo il tutto al giorno seguente.


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E’ domenica, oggi saremo dovuti andare a Piscinas, patria delle più alte dune d’Italia, ma purtroppo il tempo non è nostro alleato, e le poche ore di sonno iniziano a farsi sentire, quindi decidiamo di prenderci una giornata di relax, post produrre le foto fatte fino ad ora, prendere il sole, due tiri a beach volley, un set fotografico alla mia compagna, infondo siamo anche in vacanza diamine! Lunedì la sveglia suona puntuale alle otto del mattino, abbiamo alcune commissioni da fare, una piccola spesa, e preparare un pranzetto al sacco, oggi pranziamo a Berchida. Prendiamo la superstrada che passa per Olbia, direzione Siniscola, quasi un oretta o poco più di strada verso sud, alla ricerca di una delle spiagge più invidiate della Sardegna. Con chilometri di sabbia candida come neve bagnate da uno dei mari più belli del mondo, con il livello di agenti inquinanti più basso di tutta l’isola, Berchida è una meta imprendibile per ogni appassionato del mare, garantendosi uno spettacolo per gli occhi irripetibile, e un relax che solo questa spiaggia può donare. Una caratteristica unica nel suo genere di questa spiaggia è la presenza di uno stagno di acqua dolce a pochi passi dal mare, luogo di abbeveramento delle mandrie di bovini selvatici che popolano quelle spiagge, che alle volte si concedono un piccolo bagno nel mare. Oltre a questa funzione, lo stagno offre riparo e permette la vita di molte delle specie faunistiche del territorio, in particolare piccoli roditori, anfibi, rettili e la grande varietà di avifauna autoctona e migratoria

che popola questo territorio. Ma la mia attenzione e la mia curiosità fotografia sono dettate da un’altra meta, Capo Comino. Questa spiaggia si trova a pochi minuti di auto dalla spiaggia bianca di Berchida, risalendo la costa Est della Sardegna. Qui mi trovo davanti uno spettacolo che supera di gran lunga le mie aspettative: sabbia candida quasi come la spiaggia che abbiamo lasciato, promontori di qualche metro si frappongono fra me e l’orizzonte, non mi resta che scalarli. Arrivati sulla cime rimango senza fiato. Un panorama che a stento riesco a comprendere, dune di sabbia che giocano con macchie di vegetazione mediterranea, piccoli fiori che spuntano da sotto la fredda sabbia alternati tra loro da resti delle mareggiate, che hanno lasciato un cimitero di conchiglie, gusci di molluschi ed alghe essiccate, un paradiso. Scelto il mio soggetto, dopo un oretta di perlustrazioni, rotolate lungo i pendii delle dune e dopo aver osservato bene il contesto. Qui realizzo questa fotografia, che mi frutterà un importante pubblicazione su National Geographic Sardinia, un piccolo cespuglio di agrifogli che si staglia sulle dune, e grazie a dei filtri ND, riesco a catturare questo meraviglioso scorrere delle nuvole infuocate da un tramonto così bello che solo questa terra può regalare. Con un po’ di amarezza nel cuore lasciamo Capo Comino, uno dei miei posti preferiti, per raggiungere la prima pizzeria aperta, e dirigerci verso il camping.

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Sono le nove del mattino, e la sveglia non cessa di suonare, siamo pronti per un altro viaggio in traghetto, ma non verso casa, verso la prossima meta fotografica, La Maddalena e Caprera. Salpiamo da Palau e attracchiamo al porto de La Maddalena, e inizia così il nostro giro dell’isola. Piccola premessa: la notte appena trascorsa è stata vittima di forti venti oltre i sessanta chilometri orari, e la situazione oggi non è migliorata, per questo non ho potuto realizzare tutte le fotografie che desideravo, ma questo fa parte dell’avventura e sinceramente trovarsi su delle scogliere con onde alte metri infrangersi su di esse, a stretto contatto con quella parte primordiale di noi, sentendosi nient’altro che niente, mi ha fatto molto bene. L’unica spiaggia accessibile in quella giornata era la Baia Trinità, dove una volta trovato un luogo riparato per me e la mia compagnia sotto degli scogli, in un insenatura naturale nelle rocce, ho potuto piazzare il cavalletto e grazie all’unione di molteplici scatti, sono riuscito ad ottenere la completezza dell’arcobaleno che andava a formarsi grazie alla luce che si rifletteva sulla spuma del mare. Questa è l’idea che ognuno di noi deve farsi della Sardegna, una terra antica, indomabile, dove noi non siamo turisti, ma ospiti. Seguendo il nostro percorso arriviamo a Caprera, la terra acquistata da Garibaldi grazie all’eredità del defunto fratello, dove fece costruire la sua “Casa Bianca”, in lastre granitiche. Una curiosità, è possibile visitare anche la tomba della sua cavalla, Marsala, sempre sulla sua isola.


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Qui troviamo però un’altra grande attrazione turistica, la Baia del Relitto: questa spiaggia bianca ospita tutt’oggi un antichissimo relitto di una nave di carbone del 1800, incendiata ed abbandonata su questa baia. E’ possibile vederne i resti ancora oggi, anche se le frequenti mareggiate, unite al vento e al furto di piccole parti di turisti irrispettosi, ne faranno sparire ogni traccia. Prendiamo l’ultimo traghetto disponibile e torniamo verso il camping, stasera ci godremo del meritato riposo in riva al mare.

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E’ mercoledì, l’ultimo giorno effettivo di vacanza, dato che domani abbiamo il traghetto e ore di coda per l’imbarco, ma i piani saltano all’ultimo: avevamo prenotato un giro in barca tra le calette più caratteristiche e uniche di quest’isola, ma il tempo non lo ha permesso decidendo di dissetare la terra con un temporale che non cessò fino alle 11 del mattino. Appena i raggi del sole fecero breccia della spessa coltre di nubi ci mettemmo in macchina, direzione Tomba dei Giganti, un antico insediamento nuragico risalente alla prima epoca costruttiva nuraghe, a neanche trenta minuti a sud da Isuledda. Arrivati sul luogo, pagammo il biglietto di tre euro per il monumento funerario e di altrettanti soldi per l’insediamento a nord, e ci incamminammo per scoprirne i segreti, dopo un’attenta ed accurata spiegazione della guida). La tomba dei Giganti è un importante luogo di sepoltura comunitario, costruito a quasi un chilometro dall’insediamento per motivi igienici: questo sito è costruito da lastre di pietra granitica posizionate a esedra, ricordando la forma della testa di un toro, con una lastra posta al centro di quasi 4m, simbo-

leggiando l’ascesa al cielo, chiamata “porta del paradiso” per la sua caratteristica porta di appena un metro. Più a nord troviamo i resti dell’antico insediamento nuragico, uno dei più antichi della Sardegna. Qui grazie alla nostra guida Carmen, che ringrazio per tutta la passione e l’amore che mette nel suo lavoro, veniamo guidati verso una descrizione dettagliata del villaggio, rimanendo ancora più sorpresi ed ammaliati. Queste foto che vi sto mostrando verranno utilizzate anche dalla soprintendenza dei beni culturali dell’isola, un grande onore e riconoscimento per i propri sforzi.


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Ma una volta finito il tour guidato scopriamo una nuova meta da raggiungere, Capo Ferro.

con delle nuvole quasi pennellate, e un’acqua così delicata da parere finta.

La caratteristica di questo luogo che si staglia a picco sul mare è il grande e moderno faro, ma non tutti conoscono forse quello antico, ancora più suggestivo ed affascinante. Impostiamo Capo Ferro sul navigatore, e dopo quaranta minuti di tragitto arriviamo alle porte del nuovo faro, zona militare ovviamente, allora chiediamo indicazioni a due passanti che ci illustrano come arrivare al vecchio faro: seguiamo un sentiero sterrato che si apre nella fitta vegetazione di macchia mediterranea, percorriamo un sentiero che costeggia tutta la scogliera ed arriviamo finalmente alla meta.

Qui si può ritenere concluso il nostro fantastico viaggio alla scoperta di uno dei territorio più emozionanti che io abbia mai visto: ho imparato molto da questo viaggio, ho imparato a vivere il momento in completa balia di amore natura, ho affinato le mie tecniche di scatto coi filtri ND, ho incrementato le mie capacità organizzative pianificando luoghi e orari senza quasi mai sbagliare, insomma, una grande esperienza che farà sempre parte di me.

Un umile faro, bianco con la punta rossa, raggiungibile tramite una piccola passerella in cemento, nulla di più, nulla di meno. Anche questo posto, in particolare questo faro, mi è rimasto nel cuore. Una costruzione così umile, in un posto così sconosciuto, in grado di regalare emozioni uniche, detto questo, ci appostiamo: abbiamo quasi un’ora da aspettare prima che il sole cali dietro le montagne all’orizzonte, e qui colgo l’occasione di ringraziare la mia compagna di viaggio per non avermi mai messo fretta, aspettando pazientemente con me il momento esatto, anche se spazzati da un vento freddo e a temperature non proprio calde. E’ ora, posiziono la macchina fotografica e il mio cavalletto, monto il filtro ND, due minuti di esposizione e via, ecco la nostra foto. A catturare la mia attenzione però sono le molteplici sfumature bluastre del quale si sta dipingendo il cielo, come se fossimo in un dipinto: decido quindi di valorizzare di più il faro, sposto la mia attrezzatura e mi dirigo oltre la passerella, facendo attenzione alle onde in continuo aumento, ed ecco il risultato, un faro bianco che lentamente diventa color quarzo,

Devo ringraziare questa meravigliosa terra, perché è solo grande ad essa che potrò allestire una mia mostra su di essa, vantare di alcune pubblicazioni su testate giornalistiche che non avevo mai sognato di ottenere. Con questo ringraziamento non posso far altro che prenotare l’anno prossimo la continuazione di questo viaggio, questa volta alla scoperta della parte meridionale dell’isola, ed augurarvi un giorno di poter godere delle stesse emozioni e di conoscere più da vicino queste meraviglie naturali che solo una terra come questa, in perfetta armonia con la natura, potrà offrirvi. Per concludere mi permetto di citare uno dei miei poeti, cantautori e scrittori preferiti: "La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattro mila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso." - Fabrizio De André

Erik Colombo


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V a l e n c i a TRA PASSATO E FUTURO

A cura di Max Caligaris


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Tre giorni, gli ultimi del 2016 da trascorrere al tepore della costa valenciana. Una città in continua evoluzione, che cerca di trovare il giusto equilibrio tra le antiche mura del centro storico e l’area avveniristica creata da Santiago Calatrava.

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Il pomeriggio d’arrivo lo dedichiamo alla scoperta della parte vecchia. Alloggiamo appena al di là del Jardin del Turía rispetto al centro storico e lo raggiungiamo con una bella passeggiata. Vi entriamo attraverso la porta di Quart ma a poche decine di metri da essa, siamo attratti dalla quiete che emana il Giardino Botanico che diviene la nostra prima tappa in città. All'interno regnano la pace ed... i gatti ! Ne incontriamo a decine mentre passeggiamo tra i viottoli che separano i vari settori con le più svariate tipologie di piante. Usciamo ed oltrepassiamo la porta medievale delle Torres de Quart per entrare nella parte vecchia del centro ed una delle prime cose che ci colpisce sono gli alberi di aranci, che scopriremo, abbellire tutta la città Giunti alla cattedrale, saliamo sulla torre del Micalet, dove la vista panoramica su tutta la città è davvero notevole.


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Scendiamo e camminiamo in direzione della stazione, tra negozi di firme famose e bistrot dove molti stanno iniziando il giro delle tapas. Arrivati in piazza del Ayutamento, mi prendo qualche minuto per godermi i giochi della fontana e le sue continue variazioni di colore. La stazione del Nord è molto bella e merita la visita. Costruita in stile liberty è ancor ben tenuta con gli arredamenti di un tempo. Ai lati di ogni porta d'ingresso c'è la scritta "Buon Viaggio" in diverse lingue del mondo.


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La seconda giornata la iniziamo da Plaza del Ayuntamiento e proprio da quest'ultimo, ossia il municipio, dove si governa la città. Passiamo dalla Sala di Cristallo dove è allestito il bellissimo presepe, alla Sala delle Riunioni, dove si riunisce la giunta. Passando davanti alla Plaza de Bous andiamo al centenario Mercado de Colón, dove all'esterno possiamo ammirare i mosaici rappresentanti i prodotti e la vita di campagna locale ed all'interno la scenografica struttura a tre navate. Sgusciando velocemente tra i vicoletti del centro arriviamo in una piazzetta molto particolare, una vera chicca: Plaza Redonda con il suo mercatino municipale. E' completamente rotonda ed accoglie nel suo ventre piccole botteghe artigiane dove ancora oggi ritroviamo abili tessitrici al lavoro. Uscendo dalla piazza entriamo in uno dei locali storici di Valencia: l'Horchatería de Santa Catalina ! E' quindi d'uopo assaggiare questa specialità accompagnata da enormi brioches e dal tubero da cui è estratto il latte vegetale. Rifocillati a dovere, andiamo alle Torres des Serranos e prima di arrivare alla prossima meta che è la Borsa della Seta, attraverso stretti vicoli sbuchiamo in una piazzetta dove ci appare il meraviglioso murales di Rosita Amores, vedette, cantante ed attrice

valenciana. La Borsa della Seta è stata costruita oltre 500 anni fa ed ha l'aspetto di un castello medievale. Essa risale ad un epoca di scambi commerciali molto floridi per la città. Chi non rispettava i patti, veniva portato sulla torre e qui possiamo immaginare come tornava rapidamente di sotto. Uscita dalla Borsa della Seta, entriamo al Mercado Central, cuore pulsante della città! Lo splendore della struttura che anche qui miscela una parte araba con una più moderna, si fa ammirare in tutta la sua maestosità appena si oltrepassa l'ingresso principale, esaltato dalla grande quantità di luce naturale che attraversa le vetrate colorate. Ed è bello aggirarsi tra i banchi ricchissimi e coloratissimi delle varie tipologie di prodotti esposti. Per andare a mangiare la classica Paella Valenciana prendiamo il bus che ci porta alla spiaggia della Malva Rosa ed andiamo a La Pepica, locale storico, centenario, dove anche Hemingway andava a gustarsi il piatto tipico locale. Il sole si abbassa e lasciamo la spiaggia per andare a goderci lo spettacolo della Città dell'Arte e della Scienza illuminate. Pur essendo un luogo moderno, grazie alla bellissima architettura disegnata da Calatrava, trasmette una grande sensazione di pace e relax.


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Siamo giunti al 31 dicembre, ultimo dell’anno.

Piste ciclabili, vialetti pedonali dove moltissime persone vengono per una rigenerante passegCi aspetta la festa della “noche vieja”, ma prima giata nel verde o per fare jogging. abbiamo davanti un’intera giornata di sole da sfruttare in questa deliziosa città. Questi giardini sono il paradiso di ogni sportivo attivo. Noleggiamo le biciclette direttamente in hotel e imboccando la pista ciclabile che passa proprio davanti ad esso, pedaliamo in direzione del centro storico. Andiamo a visitare la chiesa di San Nicolas, detta anche “la Cappella Sistina di Valencia”. Lasciata la chiesa riprendiamo a pedalare ed andiamo a tuffarci nel fiume Turia… in realtà, nello spettacolare Jardin del Turia, parco di oltre 100 ettari e cuore verde della città !


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Pedalando allegramente in questo magnifico Ed eccoci arrivati a Capodanno ma ultimo “día” contesto, giungiamo fino alla Città delle Arti e di questo viaggio. delle Scienze, dove abbiamo in programma la visita al Parco Oceanografico. La bellezza dei Jardin del Turia ci attrae magneticamente una volta di più e decidiamo di perDopo oltre tre ore passate a vagare per pesci, correrli fino alle Torres de Serranos e dal ponte mammiferi e volatili di ogni continente, lascia- omonimo li salutiamo con un ultimo sguardo… mo il parco . Passiamo quindi il pomeriggio passeggiando tra i laghetti ed i vari edifici avveniristici della Ciudad…

Max Caligaris


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Turning Torso

Autore: Lanfranco Babbaro Luogo: MalmÜ - Svezia Lo scatto rappresenta il grattacielo Turning Torso che è stato progettato dall'architetto Santiago Calatrava. 190 metri d'altezza, l'edificio rappresenta una persona che si muove su se stesso.


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12 apostoli

Autore: Elianna Bonanno Luogo: Great Ocean Road - Australia Durante un viaggio in Australia sulla Great Ocean Road a quattro ore da Melbourne, ho colto l'opportunità di poter fotografare all'alba quello che ne è rimasto dei 12 apostoli. Queste rocce alte intorno ai 50 metri si modificano a causa dell erosione del mare e del vento, adesso ne conteremo solo 7. Lo spettacolo ti toglie il fiato.

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L'attesa

Autore: Luca Benatelli Luogo: ValleVecchia, Caorle (VE) Cucciolo di volpe.

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Alla ďŹ ne di un percorso Autore: Giorgio Perziano Luogo: Lago D'Arpy - Valle D'Aosta


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