Giroinfoto magazine 20

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N. 20 - 2017 | GIUGNO, Gienneci Studios Editoriale. www.gienneci.it

N.20

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- 2017 Giugno

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MALEDETTA CHIAREZZA

Usi e abusi

GALVESTON HOUSTON ISLAND Di Giancarlo Nitti

SOUTH AFRICA DIARIO DI VIAGGIO Di Lela Poleggi

PARTIAMO PER

17-24 GIUGNO TENERIFE - SPAGNA 7-14 OTTOBRE MAROCCO

MONTE ALTISSIMO SUMMER EDITION

Di Lorenzo Bruscaggin Photo cover by Giancarlo Nitti


WEL

COME 20 www.giroinfoto.com


la redazione | Giroinfoto Magazine

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fotografare e viaggiare due passioni un’ unica esperienza Benvenuti nel mondo di Giroinfoto magazine©. Una finestra sul mondo da un punto di vista privilegiato, quello fotografico, con cui ammirare e lasciarsi coinvolgere dalle bellezze offerte dal nostro pianeta. Una lettura attuale e innovativa, che accoglie, oltre i migliori professionisti della fotografia da reportage, anche le immagini e le esperienze di chiunque sia appassionato di viaggi e fotografia. Con i luoghi più interessanti e curiosi, gli itinerari più originali, le recensioni più vere e i viaggi più autentici, Giroinfoto magazine ha come obiettivo, essere un punto di riferimento per la promozione della cultura fotografica in viaggio e la condivisione di migliaia di luoghi e situazioni sparsi per il nostro pianeta. Uno strumento per diffondere e divulgare linguaggi, contrasti e visioni in chiave professionale o amatoriale, in una rassegna che guarda il mondo con occhi artistici e creativi, attraversando una varietà di soggetti, luoghi e situazioni, andando oltre a quella “fotografia” a cui ormai tutti ci siamo fossilizzati. Uno largo spazio di sfogo, per chi ama fotografare e viaggiare, dove è possibile pubblicare le proprie esperienze di viaggio raccontate da fotografie e testi, indipendentemente dal valore professionale dell'autore. Una raccolta di molteplici idee e progetti di viaggio, frutto delle esperienze e lavori eseguiti da esperti nel settore del reportage fotografico, che hanno saputo confrontarsi con le condizioni climatiche e socio-politiche, con le difficoltà imposte dalla natura, per catturare l'immagine e la spontaneità selvaggia della stessa. Troverete anche articoli tecnici, dove prendere spunto per ottenere scatti sempre perfetti e con idee sempre nuove per rendere le fotografie più interessanti. Giroinfoto.com© , con la sua rivista e la sua rete web è la più grande community di foto-viaggiatori che accoglie chiunque voglia condividere le proprie esperienze di viaggio o semplicemente farsi coinvolgere dai racconti pubblicati. Director of Giroinfoto.com Giancarlo Nitti

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data di uscita 20 Giugno 2017

fotografare

e v ia gg iare due passioni un’ unica esperienza

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INSIDE

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Indice 10

Photo cover

CAP DE LA HAGUE Normandia Giroinfoto Scout Location

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SUD AFRICA Diario di viaggio A cura di Lela Poleggi

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GALVESTON island A Cura di Giancarlo Nitti

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MALEDETTA CHIAREZZA Usi e abusi Giroinfoto school

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MONTE ALTISSIMO Summer version A cura di Lorenzo Bruscaggin

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190 YEN One day into Tkyo’s station

A cura di Massimiliano Franco

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FOTOEMOZIONI Questo mese con: Michele Castellan Anna Bronner Stefano Silvestri Giuseppe Tognarini Anna maria Noto Lorenzo Pipi


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I NOSTRI

NUMERI

E' con orgoglio che pubblichiamo le statistiche e i volumi qui presenti relativi alle analisi aggiornate al mese di: Giugno 2017

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Articoli totali sul magazine

Articoli pubblicati dagli utenti

Nuovi inserzionisti

Foto singole pubblicate

Copertura degli articoli sui continenti

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ARTICOLI

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Francia Cap de la Hague Goury

Un piccolo paese all'estremitĂ nord della penisola del Contentin in Normandia, offre un panorama caratteristico con il suo faro e la sua storia.

Giancarlo Nitti Photography


S C O U T L O C AT I O N

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4 5 6 FOTOGRAFIA

NOTE

SCOUTING

Il panorama offre diversi scorci da diversi punti della costa accessibile.

Il punto principale è accessibile dal paese con ampio parcheggio su sterrato.

Questa scout location e le fotografie sono state realizzate nel mese di Luglio 2014 da Giancarlo Nitti.


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GEOGRAFIA Francia Normandia Goury Cap de la Hague

2 3 PERIODO

CONTENUTI

Sempre Il panorama offre diversi scenari in relazione alla stagione.

Veduta sul mare con faro, panoramica.

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Goury e Pointe de la Hague IL FARO

Situato all'estremo di Cap de la Hague, a circa 800 metri dalla costa, il faro di Goury (o del Hague), fu costruito nella metĂ del XIX secolo su progetto dell'ingegnere Charles Morice Felix De La Rue. Composto interamente in pietra di granito ed eretto sulla roccia Gros du Raz, misura 48 metri di altezza e prese a funzionare il primo novembre 1837, fino alla sua automazione nel 1989 e alla sua classificazione come monumento storico nazionale nel 2009. Il faro fu posizionato allo scopo di prevenire l'avvicinamento in quell'area marittima estremamente pericolosa a causa delle rocce emergenti e alle forti correnti. E' possibile, se fortunati, incontrare marinai del luogo che praticano il passaggio dalla costa al faro, unici a conoscere le rotte, se pur brevi ma estremamente pericolose.


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Giancarlo Nitti photography

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Cap de la Hague Normandie

Il Porto GOURY

Nel 1843, dopo la costruzione del faro di Cap de la Hague, a poca distanza da esso, è nato il piccolo porto di Goury, lungo soli 90 metri, ma al riparo dai venti occidentali. Il molo fu costruito in pietra a secco in via provvisoria per ospitare le imbarcazioni per il trasporto dei materiali da costruzione del faro. Oggi il porto è sede di barche da pesca amatoriale.

Cap de la Hague AUDERVILLE E GOURY

Auderville è il Comune che raggruppa tutta quest'area sulla punta del Contentin affacciato sul Canale della Manica . Oltre al faro di Cap de la Hague possiamo trovare anche una stazione di salvataggio storica con l'imbarcazione tipica della metà degli anni 800, la "Mona Rigolet". Sulla costa, una croce eretta in memoria del sommergibile "Vendémiaire" scomparso nel Raz Blanchard durante la Seconda Guerra Mondiale con il fortino Bunker Ecamelan che fu punto di osservazione durante la permanenza dell'occupazione tedesca.


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Giancarlo Nitti photography

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Cap de la Hague Normandie

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17 - 24 Giugno 2017 In collaborazione con

OUTDOORPHOTODREAM Eccoci con il primo programma di spedizione targato

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Una spedizione fotografica alla scoperta del territorio dell'isola di Tenerife. Condivideremo albe, tramonti e scatti notturni con lo scopo di divertirci, conoscerci e creare fantastiche immagini. Una settimana intensa di emozioni all'insegna della fotografia e della cultura.

+INFO

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PRENOTA QUESTA AVVENTURA Visita il sito www.giroinfoto.com e visualizza l'intero programma del viaggio.


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A cura di LELA POLEGGI

LUGLIO 2004 Malpensa, facciamo il check-in in anticipo sapendo che il volo è in overbooking, aspettiamo pazientemente l'imbarco e finalmente partiamo con destinazione Johannesburg. Atterriamo di prima mattina dopo 10 ore di volo, ritiriamo l'auto, una Chico rossa nuovissima e partiamo alla volta di Pretoria..


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Bene,

Partenza Siamo gli unici 'bianchi' in giro per Church Square e per le bancarelle del mercato, bella città, molto più africana di quanto ci aspettassimo. Proseguiamo per lo Mpumalanga, la 'svizzera africana' con paesaggi che presentano tutte le tonalità di giallo. Percorriamo in totale 500 km e arriviamo a White River. Alloggiamo al Karula Hotel, dove ceniamo anche divinamente. La camera è un po' piccola e molto fredda, ma siamo talmente stanchi per il lungo viaggio che dormiamo benissimo! Lasciamo White River subito dopo colazione e facciamo sosta alle Cascate Mae-Mae e Pilgrim's Rest, poi al Blyde River Canyon con i Pinnacoles, i Three Rondavelas (anche se a dire la verità secondo noi i Rondavelas sono solo due... ma ci accontentiamo).

Arriviamo al Protea Hotel di Hazyview giusto in tempo per la cena, e anche stavolta crolliamo dal sonno subito dopo avere mangiato.

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Blyde River Canyon

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Nuovo giorno: Sveglia alle 7. Facciamo colazione ed entriamo al Parco Kruger attraverso il Numbil Gate... antilopi, zebre, giraffe, coccodrilli, facoceri, tartarughe... Dopo circa tre ore usciamo dal parco attraverso il Paul Kruger's Gate, sbagliamo strada un po' di volte, prendiamo 200R di multa col telelaser per eccesso di velocitĂ in mezzo alle capanne e arriviamo infine alla Ingwee Game Reserve. Sono giĂ le 14.30, ma facciamo in tempo a pranzare prima di partire per il safari pomeridiano insieme ad una coppia di irlandesi.

Fotografo i cheetah e in compagnia della ranger armata Judith ci avviciniamo a loro a piedi (meno male non avevano fame). Ci sono zebre, elefanti, rinoceronti bianchi, gnu, antilopi... Ceniamo alla riserva, ci siamo solo noi e gli irlandesi alloggiati qui al lodge per la notte


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Ci svegliamo all'alba: beviamo un caffè quasi caldo e usciamo in jeep per un altro safari... anche oggi coccodrilli, ghepardi, rinoceronti, giraffe, zebre e facoceri... Al ritorno verso le 10 facciamo colazione con salsiccia, fagioli, bacon e formaggio. E' ora del trekking... due ore di cammino con annessa lezione di botanica insieme a Gilbert che ne approfitta anche per raccontarci le leggende zulÚ del nonno stregone. Torniamo al lodge in tempo per il pranzo. Ci concediamo un'oretta a bordo piscina e usciamo in jeep

per un altro safari insieme a tre italiani, di nuovo tante antilopi, gnu, coccodrilli, rinoceronti. Ceniamo con gli italiani. Ci muoviamo dalle camere al ristorante e viceversa sempre scortati da un negretto, quando fa buio non si può girare da soli qui...

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Solita colazione Nuovo giorno, ultimo safari all'alba... bufali e finalmente anche leone, leonessa e cuccioli... Solita colazione di metà mattina con salsiccia, bacon, fagioli e formaggio e poi è ora di lasciare la riserva...

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Decidiamo di proseguire per lo Swaziland attraverso il confine di Bulembu, 50 km di sterrata, riducono di un bellissimo colore rossastro noi, i nostri bagagli e la nostra Chico.

Incrociamo più volte gli unici due turisti che ci sono... scopriamo che sono nella nostra stessa locanda a dormire e ceniamo con loro, Michel e Caroline, arrivano daIle Reunion.

Data la condizione della strada ci mettiamo una vita per fare il passo, fortunatamente arriviamo in frontiera un quarto d'ora prima della chiusura! Il doganiere precisa subito che non ha nessuna biro italiana... indovinate chi ha adesso la nostra biro...?

Aspettiamo oltre un'ora per il cibo, ne approfittiamo per scambiarci idee di viaggio... ottima cena, stanza freddissima qui alla locanda. In Swaziland a Piggs Peak è vera Africa... in Sudafrica mica tanto...

Nel frattempo la nostra Chico da segni di non volersi più accendere... andiamo bene... Riusciamo a farla ripartire e aggiungiamo l'Highlands Inn di Piggs Peak a metà pomeriggio, giusto in tempo per una bella passeggiata in paese (o quello che è).

Facciamo colazione con Michel e Caroline, un po' di shopping e poi li salutiamo e continuiamo il viaggio anche se ci rivedremo ad ogni posto di blocco!


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Bello lo Swaziland!

La capitale Mbabane, la Ezulwini Valley, il mercato di Manzini (bellissimo), la Grand Valley. Passare il confine per tornare in Sudafrica è stato un po' piÚ complicato di ieri quando abbiamo fatto dogana per entrare: ci controllano persino il numero di telaio del motore!

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Arriviamo al cancello del Nyala Game Lodge verso sera, stanza pulita, riscaldata, bella. C'è un ristorante in cui si beve anche il vino... Insomma, Piggs Peak è un lontano ricordo, anche se quella era la vera Africa. Il lodge è bellissimo... le antilopi girano per il giardino... passiamo qui due notti. Ne approfittiamo per visitare la zona più a sud. Facciamo colazione e partiamo per Santa Lucia, arriviamo all'estuario verso le 9.30, ci rilassiamo sulla spiaggia dell'Oceano Indiano in attesa che la barca per la visita dell'estuario parta.

Ci imbarchiamo, con noi ci sono due ragazzi italiani... di Montale, anche loro provincia di Modena... lui è grande amico del nostro pizzaiolo... nostalgia della pizza del Sole Mio (anche perchè qui in Sudafrica non si mangia mica bene come in Namibia). L'estuario è pieno di ippopotami e coccodrilli, uno spettacolo! Proseguiamo verso il Parco di Hluwehluwe... zebre, nyala, antilopi, babbuini, elefanti (che giocano tra di loro fino a quando non decidono di inseguirci), rinoceronti, giraffe, scimmie, bufali... niente leopardo nemmeno stavolta... Rientriamo al Lodge verso sera, ceniamo e assistiamo allo spettacolo di danze zulù.


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Si riparte di prima mattina. Arriviamo a Durban, hotel Edward prima di pranzo, lasciamo i bagagli in camera e usciamo a visitare la città. Arriviamo ai Giardini e pranziamo al Wazoni, hot dog e patatine, il cameriere ci regala caramelle e protezione solare. Dopo pranzo andiamo al Victoria Street Market, nella parte indiana prima e poi anche oltre in una zona del mercato incredibilmente puzzolente e caotica. E' tutto fantastico, sarebbe tutto da fotografare, ma per ragioni di sicurezza la reflex è rimasta in camera e uso solo la compatta. Torniamo verso la spiaggia ed arriviamo fino al Sea

World, gironzolando fra padiglioni e negozi. Durban ci piace molto, il nostro albergo è proprio sulla Marine Parade, la via più celebre della città. Ceniamo all'Holiday Inn, con i piccoli indiani attaccati alla vetrata che ci guardano mangiare... l'apartheid qui si percepisce ancora forte e chiaro...

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Colazione ad Ushaka, una zona del Sea World, da Wimpy. Passeggiata in spiaggia, riapertura dei bagagli perchè l'onda bagna le scarpe di Stefano e partenza per l'aeroporto di Durban. Riconsegnamo l'auto a noleggio e voliamo a Port Elizabeth. Ritiriamo un'altra auto a noleggio, una Ford Fiesta bianca e partiamo immediatamente per la Addo Reserve. Meteo un po' così così, ogni tanto piove, ogni tanto filtra il sole e compaiono gli arcobaleni. Vediamo un tramonto stupendo all' Addo Elephant National Park! Il cottage è proprio carino, con il bbq... facciamo la spesa e mangiamo carne di maiale alla griglia, salsicciotti in scatola, pomodori, purè e zuppa di cipolle in busta, vino rosso 'Baronne'... niente male per festeggiare il nostro anniversario di nozze!


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Il giorno successivo visitiamo la riserva. Sveglia alle 6.30, prepariamo i panini per il pranzo e partiamo per il nostro 'game' all'interno di Addo... bufali, antilopi, struzzi, facoceri ed elefanti (per la verità non tanti come dovrebbero essercene, ma la pioggia di ieri li tiene nelle pozze piÚ lontane dalla strada). Lasciamo la riserva poco dopo mezzogiorno Percorriamo la Garden Route, senza una meta precisa... Jeffrey's bay, la meta dei surfisti per via del 'tube'... Storm River... Decidiamo di fermarci a Plettenberg Bay all' Hotel Bay View, la nostra camera ha un piccolo balcone che guarda sulla bellissima baia. Scendiamo alla spiaggia per una passeggiata. Pizza, vino bianco e caffè per cena.

La mattina dopo, il pos dell'hotel non funziona e dobbiamo andare a fare bancomat qui a Plett. Partiamo ed arriviamo a Knysna dove ci imbarchiamo su un catamarano per una crociera sulla Laguna, il capitano riesce a portarci fuori in mare aperto oltre le Heads nonostante le onde. Rientrati in porto mangiamo ostriche e espletada de pollo. Con altre tre ore di auto arriviamo a Swallendam, alloggiamo al Roosje Van De Kaap, tanto tempo

fa era una stalla, al posto delle lampadine ci sono i lumini da accendere con i fiammiferi... doccia stupenda a lume di candela con acqua calda! Passeggiamo per il paese, preleviamo altri Rand, ceniamo al Roosje, uno dei migliori filetti della mia vita!!! Per un attimo ho pensato di tenerne un pezzetto per ricordo! Cucina malese 'del capo' per Stefano...

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Dopo colazione partiamo per la riserva De Hoop, su consiglio del gestore del Roosje... dove però ritorniamo dopo appena 10 km per riprendere la giacca che Stefano aveva dimenticato nell'armadio. Di nuovo destinazione De Hoop... passeggiamo per le dune prima di spostarci ad Arniston e poi a Cape Algulhas, il punto piÚ a sud del continente africano. Ultima tappa della giornata, Hermanus, dove avvistiamo le balene. Alloggiamo all'Hotel Windsor, proprio in riva al mare, anche se per ragioni di budget la nostra camera non ha la vista mare... Ceniamo da 'Rossi', ristorante italiano gestito da olandesi con musica spagnola in sottofondo. Tramonto fantastico dalla scogliera...

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Hermanus

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Lasciamo Hermanus di prima mattina e proseguiamo il nostro viaggio in direzione Stellenbosch, zona dei vini, cerchiamo un posteggiatore affidabile (cosa che ci riesce al secondo tentativo) e passeggiamo per le strade della cittadina. La sosta non dura a lungo perchè Stefano non vede l'ora di arrivare a Cape Town... qualche sosta lungo la via dei vini e arrivo ai piedi della Table Mountain intorno a mezzogiorno. La Cable Way è ferma per manutenzione, quindi saliamo a piedi, ammiriamo dall'alto Signal Hill e Lion's Head. Alloggiamo per tre notti all'Hotel President.

Andiamo a piedi al Waterfront e ceniamo in un ristorante italiano in cui le uniche cose italiane sono l'Olio di Forlì e l'Aceto di Modena. Le strane facce in giro per la città ci consigliano di rientrare in albergo in taxi... Dedichiamo la giornata alla visita della Penisola del Capo. La frana di Hount Bay è ancora lì dopo due anni e quindi dobbiamo raggiungera la penisola costeggiando la costa est. Andiamo a Boulder's Beach, piena di ridicolissimi pinguini, poi scendiamo fino a Cape Point, saliamo al faro con la funicolare per poi ridiscendere a piedi. Ci fermiamo per mangiare un panino, fino a quando un babbuino non me lo ruba...


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Arriviamo fino al Capo di Buona Speranza e camminiamo sulla bella spiaggia. Rientriamo a Cape Town, passeggiamo per il City Bowl, ceniamo alla pizzeria Col Cacchio... consiglio per tutti... non andateci... starò male per tre giorni (molto male). Saliamo sulla Signal Hill per ammirare la città illuminata.

Ultimo giorno

a Cape Town, senza fare nulla di particolare se non tentare di stare un po' meglio dopo la cena di ieri sera... Piove, rinunciamo alla visita a Robben Island e andiamo invece al Good Hope Castle... rinunciamo

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anche allo shopping perchè la carta di credito non funziona... la pizza ai funghi di ieri sera mi sta devastando! L'indomani... passeggiata sulla spiaggia e verso le 10 partenza per l'aeroporto, riconsegna dell'auto e imbarco sul volo per Jo'burg con coincidenza per Malpensa, e quando al check-in mi chiedono se preferisco posto corridoio o finestrino... rispondo 'toilette'... Torniamo a casa con la mia gastro-enterite come souvenir, ma anche con tanti bei ricordi dalla terra sudafricana.

Lela Poleggi


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E' un'isola di lido sulla Costa del Golfo del Texas negli Stati Uniti, a circa 80 km a sud-est di Houston. L'intera isola inquadrata come contea di Galveston è lunga circa 43 km e non più di 4 chilometri di larghezza. Il principale punto di accesso dell'isola dalla terraferma è l'autostrada Highway 45 che attraversa West Bay sul lato nord-est dell'isola arrivando da Houston. La curiosità maggiore sugli abitanti di quest'isola è che amano distinguersi da chi vi risiede perchè nativo, i cosìdetti "BOI" , "Born On Island" (nati nell'isola) e chi ha deciso di trasferirsi "IBC", "Islander By Choice" (Isolani per scelta).

A cura di Giancarlo Nitti

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LA STORIA Gli storici credono che l'isola di Galveston, fu visitata per la prima volta dagli europei colonizzatori nel 1528, quando Álvar Núñez Cabeza de Vaca e la sua flotta fecero una breve sosta nel novembre di quell'anno incontrando i nativi Akokisa e Karankawa, tribù pacifiche che vivevano di caccia e pesca. La baia fu chiamata definitivamente Galveston verso il 1782 dai coloni spagnoli, in onore di Bernardo de Gálvez.

Uniti, la popolazione dell'isola superò presto la popolazione di San Antonio diventando il principale centro popolato dello stato, fino alla fine del XIX secolo.

Ma la prima testimonianza documentata ed ufficiale ci riporta ai portoghesi Jao de la Porta, insieme al fratello Morin i quali finanziarono il primo insediamento commerciale da parte degli europei sull'isola di Galveston nel 1816. Per alcuni anni l'isola e la baia furono la base per la pirateria e il contrabbando degli schiavi, con a capo il segretario Jean Lafitte che, nel 1821 dopo aver attaccato una nave americana, fu costretto a lasciare la Marina militare statunitense.

L'8 settembre 1900, l'isola fu colpita ad un uragano di dimensioni catastrofiche distruggendo gran parte della città e facendo almeno 6000 vittime, fu così che nello stesso anno iniziarono i lavori per costruire un muro in mare per proteggersi dalle onde anomale ricostruendo gli edifici con norme adeguate.

Con l'avvento dell'indipendenza nel 1821 e la rivoluzione del Texas poco dopo nel 1836, la popolazione angloamericana nella Repubblica del Texas cominciò a crescere rapidamente e l'isola diventò rapidamente il porto principale del Texas e destinazione per l'immigrazione dal Messico. Nel 1845, dopo l'incorporamento del Texas negli Stati

Nel 1863, durante la Guerra Civile, l'esercito dell'Unione prese il controllo dell'isola per alcuni mesi ma i confederati riuscirono a riprenderne il controllo fino alla fine della guerra.

Nel 1915 furono completati i canali navigabili per Houston e Texas City, ed oggo Galveston rappresenta il maggior porto mondiale per quanto riguarda l’esportazione di zolfo e fra i più importanti degli USA per quella del grano. L’attività industriale è particolarmente sviluppata nei rami alimentare, petrolchimico, del cemento e in quello dell’abbigliamento.


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Galveston offre l'opportunitĂ di intraprendere una magnifica esperienza nella zona del centro, la downtown, dove si estende un'interessante selezione di negozi, ristoranti, gallerie d'arte e musei in un raggio perfetto per una semplice passeggiata a piedi. La varietĂ architettonica di negozi e dei bellissimi edifici storici del distretto, molti dei quali sopravvissuti alla tempesta del 1900, sono la caratteristica principale dell'isola, senza escludere la parte del lungomare sul lato della baia di Harbourside, sul Pier 19, colmi di rivisitazioni storiche e musei dedicati al commercio navale come la Tall Ship ELISSA, ritenuta uno dei tesori dell'America del National Trust for Historic Preservation.


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AFROAMERICANI L'isola vanta un ricco patrimonio afroamericano. Gli afroamericani hanno giocato un ruolo importante nella crescita del Texas per centinaia di anni sotto diverse bandiere.

Con la tratta degli schiavi e con navi provenienti da tutto il mondo, l'isola si popolava di africani , che secondo

un censimento nel 1848, molte centinaia risiedevano

a Galveston lavorando sul lungomare nell'industria del cotone.

Galveston fu la prima cittĂ del Texas a fornire una scuola

secondaria e una biblioteca pubblica per gli afroamericani rendendosi patria di pionieri come il politico Norris Wright Cuney, il campione del mondo dei pesi massimi Jack Johnson e l'intrattenitore Barry White.

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7 - 14 OTTOBRE Nelle regioni del mondo, dove ci conduce la nostra ricerca, gli spazi sono infiniti. Ci fa nuovamente compagnia un pio pellegrino o studioso itinerante di nome Ibn Battuta. E' l'anno 1325 quando inizia il nostro viaggio, una grande, straordinaria ed unica avventura, al di sopra della mediocrità , tra le cose degli uomini, le migliori e le peggiori. Il nostro è in questo senso un invito alla libertà , un invito da cogliere al volo, se non altro per l'illustre compagnia di un uomo che molti onorano quale il massimo viaggiatore dell'epoca pre-moderna: egli ci racconta dunque una storia che noi vogliamo ascoltare: quella del proprio paese. In collaborazione con:

PRENOTA LA TUA SCOUT LOCATION visita il sito www.giroinfoto.com


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MALEDETTA CHIAREZZA USI E ABUSI


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Chiarezza volendo definire in modo semplice questo slider presente in camera RAW, possiamo dire che interviene aumentando il contrasto dei i mezzi toni, aumentando così il dettaglio visibile nei nostri scatti. La percezione primaria dei neofiti di fotografia è di tridimensionalità aumentata dell'immagine, raccogliendo giudizi positivi, wow!, da parte di pubblico completamente a digiuno di tecnica fotografica e praticamente disinteressata. Guardando anche solo con superficialità la fotografia trattata ci si accorge però che presenta imperfezzioni gravissime dal punto di vista qualitativo, soprattutto se si è esagerato con lo slider a destra. L'immagine viene violentata da alterazioni come aloni presenti sui confini cromatici, incremento del rumore e perdita della naturalezza dell'immagine. Decisamente poco gradevole e per niente professionale, ma purtroppo molto frequente.

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La verità è che Il termine “chiarezza”, spesso viene interpretato nel senso letterale della parola, come un perfezionamento dell'immagine che risulterà "più chiara, nitida", senza considerare gli svantaggi sul piano qualitativo della fotografia. Nel trattamento dei negativi digitali attraverso il camera raw o software come lighroom e capture one, insieme a molti altri slider, la chiarezza, non è altro che uno strumento per "aggiustare" quanto basta, il contrasto dei mezzi toni, proprio come si faceva con i vecchi ingranditori in camera oscura, rispettando i canoni di qualità dell'immagine che si andava a sviluppare. Per utilizzarlo, quindi, bisogna imparare a conoscere questo strumento nelle sue potenzialità di perfezionamento e nelle sue controindicazioni.

COS'È QUINDI LA CHIAREZZA Già definita come intervento sul contrasto locale dei mezzi toni, tecnicamente è una forma di sharpening che rende più soffice l’immagine se il cursore viene portato verso sinistra e più incisa se il cursore viene spostato a destra. Lo strumento aggiunge profondità ad un’immagine come una maschera di contrasto con un raggio molto elevato identificando quelli che per il software potrebbero essere i bordi dei soggetti nell'inquadratura estendendo il contrasto locale in modo più generalizzato proferendo alla foto una tridimensionalità elevata evidenziando i dettagli. Attenzione, però. Nei dettagli sono presenti anche il rumore di luminanza o le possibili macchie create con la sporcizia delle ottiche, come anche le diverse aberrazioni cromatiche o eventuali flare. Dettagli che proprio non dobbiamo evidenziare.

COME SI USA La regola principale è ovviamente non abusare. La percezione del dettaglio nelle nostre immagini deve essere realistica, al massimo un po’ più intensa e troppa chiarezza o nitidezza porta ad effetti sgradevoli per l’occhio e deterioranti per l’immagine. Prendendo in analisi la nostra fotografia "sotto i ferri" di camera raw, si deve avere coscenza della naturalezza dell'immagine e spingere lo slider solo quanto basta per rendere piacevole la vista di alcuni dettagli. E' buona norma non esagerare mai nello sviluppo della prima immagine, e se vogliamo andare a marcare qualche dettaglio non dobbiamo fare altro che duplicare l'immagine e post-produrre il livello superiore in photoshop per poi utilizzare le maschere raster o vettoriali per la selezione delle aree da mantenere ed eliminare.


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LO SLIDER Che sia chiaro. La chiarezza non la troviamo in photoshop come molti altri slider. La troviamo solo ed unicamente nel processo di sviluppo in camera raw o software che lo integrano come lightroom e Capture One. Prendendo in considerazione il camera raw messo a disposizione da Adobe, oggi aggiornato alla versione 9.10.1, individuiamo la chiarezza sul pannello principale in basso come terzultimo slider come evidenziato nella figura qui di fianco. Lo slider di default segna 0, e possiamo decidere se incrementare il contrasto locale dei mezzi toni o ammorbidirlo, in relazione al tipo di fotografia e degli aggiustamenti che richiede per lo sviluppo. Trasciniamo quindi il cursore dello slider nella direzione che abbiamo deciso mantenendosi concentrati sulle aree di dettaglio della fotografia, quindi qualsiasi texture naturale come crepe, onde, nuvole, rughe e pori della pelle nei casi di ritrattistica. Notiamo che il dettaglio generale aumenta, diventando piÚ scuro e contrastato, quindi fermiamoci fino a quando il risultato non ci soddisfa. Generalmente il valore dell'incremento di chiarezza non deve superare il +30. Una volta intervenuti sulla chiarezza dobbiamo analizzare l'intera immagine e cercare cosa è stato migliorato e cosa è stato danneggiato. Probabilmente, se stiamo lavorando con un file con un minimo di rumore fotografico, la chiarezza lo ha accentuato, ma niente paura, vedremo piÚ avanti come applicare la chiarezza unicamente alle aree di interesse.

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CHIAREZZA SELETTIVA

Spesso ci si limita ad utilizzare la chiarezza in modo "volgare" evidenziando i dettagli nell'intero file fotografico.

Ma come abbiamo già detto non tutti i dettagli devono essere valorizzati, soprattutto quando si parla di dettagli come il rumore e le varie aberrazioni presenti nello scatto. Vediamo quindi come è possibile decidere dove applicare la chiarezza e dove non applicarla.

MODO RAW Rimanendo nell'interfaccia raw, prima di operare sullo slider, verifichiamo quali sono le aree da trattare e sul pannello troviamo sulla sinistra in alto selezioniamo il pennello di regolazione o premiamo "k".

Questo strumento ci permetterà di utilizzare un brush regolabile da applicare unicamente sulle zone di nostro interesse. Notiamo inoltre che l'interfaccia di regolazione sulla nostra destra è cambiata, ma di fatto mantiene le stesse voci presenti sul pannello principale. Andiamo quindi a regolare il pennello con la chiarezza necessaria a valorizzare i nostri dettagli e "pennelliamo" le aree di interesse. Una volta terminato, abbiamo creato una maschera di regolazione dove sarà possibile tramite gli slider sulla sinistra andare ad intervenire ulteriormente per i dovuti aggiustamenti.


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CHIAREZZA SELETTIVA

Altro modo per selezionare le nostre aree di interesse è importando il file in photoshop.

MODO PHOTOSHOP Se vogliamo aumentare la chiarezza solo ed unicamente su alcune aree dell'immagine possiamo anche trattare il file negativo su camera raw con uno sviluppo base e importarlo su PS. Creeremo quindi un livello di duplicazione e andremo ad applicargli un effetto: L'effetto camera raw. L'operazione non farà altro che ri-proiettare il livello raster nuovamente sull'interfaccia di sviluppo raw, ma questa volta non più nel formato negativo ma bensì il file rasterizzato. Applichiamo la chiarezza in modo generale come visto nelle pagine precedenti e salviamo ritornando su PS. Ora avremo due livelli, il primo in alto con la chiarezza e subito sotto il livello "originale". Non ci rimane che selezionare il livello con chiarezza e applicare una maschera di livello. Su detta maschera andiamo a selezionare le aree di nostro interesse e voilà, il gioco è fatto. Possiamo ulteriormente giocare anche con le trasparenze o con le percentuali di carico del pennello per dare più o meno valore alla post-produzione.

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MONTE ALTISSIMO Summer edition A cura di Lorenzo Bruscaggin

Si sa, nella vita esistono vari modi di affrontare le cose, un po come quando si sale in montagna esistono vari sentieri per arrivare in cima. Oggi voglio parlarvi del monte Altissimo, la montagna piÚ a Nord del massiccio del Baldo, un luogo molto bello e dalla natura incontaminata vista l’assenza di strade che portino in cima.


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MONTE ALTISSIMO SUMMER EDITION

Sentiero 601 A dire il vero qui su Giroinfoto era già stato parlato dell’Altissimo, proponendo la salita dal versante Est in inverno, oggi invece voglio parlarvi dell’ascesa estiva dal versante NordOvest, sicuramente il più spettacolare con viste mozzafiato ad ogni passo che affronteremo. Per salire da questo versante il sentiero da seguire è il mitico 601, molto conosciuto in zona proprio per la spettacolarità delle sue viste e dei suoi passaggi. Visto che il sentiero n. 601 collega la cima del monte Altissimo (2078 m.s.l.m.) con il paese di Nago (TN, 63 m.s.l.m.) potremmo addirittura partire direttamente da qui, in questo caso però i metri di dislivello da affrontare in salita sarebbero addirittura 2015, quindi affrontabile solo dai più allenati.

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Esiste però una seconda opzione molto interessante e fattibile da chiunque abbia un minimo di allenamento, la quale consiste nel salire con l’auto da Nago fino a Prati di Nago ( 1544 m.s.l.m.) seguendo le indicazioni “monte Baldo”, parcheggiare l’auto e ascendere, sempre tramite il sentiero n. 601 il quale passa proprio sopra al parcheggio citato. In questo modo i metri di dislivello da affrontare in salita si riducono a 534 e quindi, come già detto, fattibile da chiunque. Per chi sale da Nago, fino al punto in cui il sentiero incrocia il parcheggio, si tratta di una salita molto lunga ed impegnativa, affrontata per buona parte nel bosco con la possibilità di incontrare la fauna locale fra i quali si annoverano Volpi, Tassi, Scoiattoli, ed alzando gli occhi al cielo il bellissimo Gheppio. Arrivati ai fatidici 1544 metri di altitudine il pano-

rama cambia drasticamente in quanto il bosco lascia spazio ad ampi pascoli con viste mozzafiato su tutta la zona dell’alto Garda. Per circa 20 minuti saliamo tramite una comoda forestale con pendenza accettabilissima fino ad arrivare ad un incrocio il cui il sentiero si biforca, a sinistra si scende verso il paese di Brentonico, noi andremo a destra in direzione monte Altissimo.


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Man mano che saliamo il paesaggio continua a cambiare aspetto, i prati lasciano spazio alle rocce ed il sentiero da qui in avanti sarĂ stretto ed accidentato, non per mancanza di manutenzione ma proprio per la caratteristica morfologica del terreno stesso.


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Man mano che saliamo il paesaggio continua a cambiare aspetto, i prati lasciano spazio alle rocce ed il sentiero da qui in avanti sarà stretto ed accidentato, non per mancanza di manutenzione ma proprio per la caratteristica morfologica del terreno stesso. Ed è proprio qui che inizia la parte più bella della nostra ascesa, d’ora in avanti avremo sempre sulla nostra destra una vista mozzafiato su tutto il lago di Garda e sulla sinistra verso la zona del biotopo di Loppio. Alcuni passaggi sono abbastanza strapiombanti

e se avete con voi dei bambini il consiglio è di tenerli per mano, intendiamoci niente di pericoloso, ma in montagna la sicurezza non è mai troppa. Ad una quota di circa 1800 metri la vegetazione ci lascia definitivamente ed il sentiero diventa completamente roccioso, la vista è sempre più incredibile e l’aria fresca anche in Estate ci accarezza il viso come per volerci accogliere. Con un po di fortuna possiamo avvistare i Camosci e anche l’Aquila.


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Arrivati quasi in cima è praticamente d’obbligo una fermata al rifugio Monte Altissimo – Damiano Chiesa, dove possiamo assaporare ottimi piatti, godendoci anche la vista su tutto il versante Orientale del Baldo, pensate che nelle giornate più limpide la vista spazia fino alla città di Mantova in piena Val Padana! Usciti dal rifugio affrontiamo gli ultimi 30 metri di dislivello ed arrivati in cima la cosa più bella da fare è fermarsi, fermarsi ed usare i nostri piedi come un fulcro per compiere una rotazione di 360° in cui vedremo molto più di quello che potevamo immaginare ad inizio escursione. Il nostro sguardo si poserà su tutto il lago di

Garda, valle di Ledro, valle del Sarca, valle dei Laghi, catena del parco naturale Adamello Brenta, monte Bondone, val d’Adige, parco naturale della Lessinia, val Padana e sul parco delle Prealpi Gardesane. Direi non male per una sola escursione !!! Quando saremo sazi di questo splendore potremo tornare a valle ripercorrendo il tragitto dell’andata, oppure passare una notte indimenticabile nel rifugio ammirando un tramonto ed un’alba che non scorderemo mai.

Lorenzo Bruscaggin


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ONE DAY INTO TOKYO’S STATION

A cura di Massimiliano Franco


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A guardarlo da vicino il Giappone appare ancora più misterioso e imperscrutabile di quello che sembra dall'Occidente. Il mistero di una cultura millenaria che tiene il passo con le più sofisticate tecnologie, la simbologia linguistica e il misticismo religioso avvolgono questo lembo di terra in una coltre spessa ma allo stesso tempo sottile di indescrivibile fascino dal sapore aspro ma accogliente. Quando decisi di partire per fotografare il Giappone, era il 2009, non avevo assolutamente idea che questo posto mi sarebbe entrato nel cuore. Oggi mentre scrivo ho ancora mille domande che mi affollano i ricordi e mi arrendo al pensiero di stabilire un confine tra quello che è presente, proiettato prepotentemente al futuro e quello che è stato il passato, ma che è costantemente presente.

Decine sono i progetti fotografici che ho già realizzato per raccontare questa meravigliosa terra ma altrettanti ne ho in testa e che proverò a realizzare nei miei prossimi viaggi. Ed eccomi qua a raccontarne uno:

un intera giornata a girovagare nella stazione più trafficata al mondo.

La stazione di Tokyo


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ONE DAY INTO TOKYO’s STATION

Tokyo è un grande organismo. E le enormi stazioni dei treni e della metropolitana sono le sue sinapsi; le persone, le folle che si muovono al suo interno sono gli impulsi elettrici che le danno vita. Sottoterra, in superficie, in aria sui binari sopraelevati scorre la vita. Una vita che scorre in maniera perfettamente ordinata e soprattutto perfettamente silenziosa. Se un giorno deciderai di visitare il Giappone non potrai fare a meno di salire su una metropolitana e allora ti accorgerai che ogni vagone rappresenta, nel suo piccolo, una porzione di spaccato di società giappo-

nese, con le sue dinamiche e la sua discutibile magia, con una storia, un dramma, una bugia, una scintilla, un sogno, ciascuno con la propria piccola avventura da vivere. Gente che dorme in piedi * (un abilità unica dei giapponesi), altri assorti nel guardare il cellulare o nella lettura di romanzi o fumetti per lo più erotici. Pochi parlano, sembrano timidi, sguardo che a volte fissa il vuoto come ipnotizzati da qualcosa di invisibile.


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Erik Colombo Photography


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Come in tutte le grandi città in questi “non luoghi” si è assieme a tantissime altre persone, ma anche irrimediabilmente soli. In questo gigantesco organismo la voglia di essere accettati, in una società dove la competizione è forte, porta la gente a vivere per il lavoro. Ogni persona con la propria storia crea intorno a sè una piccola solitudine quasi necessaria per riuscire a sopravvivere in questa città.


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Ogni attimo libero è utile per riposarsi dal superlavoro o per dare un occhio all’amico più fidato , lo smartphone. In questa città la solitudine mai urlata viene mitigata dalla tecnologia e dalle mode che tendono in modo potente ad uniformare lo stile di vita. Il tutto è amplificato quando ci si sposta per la metropolitana più trafficata al mondo .. la metropolitana di TOKYO.

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Questi brevi minuti di riposo rubati alla frenesia quotidiana sono la prova tangibile di quanto si è stanchi, e di quanto poco si sia riusciti a dormire la notte precedente. Davanti alla società, e in un contesto in cui la modestia impedisce di autoelogiarsi, questo è il segno tangibile della dedizione alla propria professione. Questi momenti sono chiamati “INEMURI” che letteralmente significa, "essere addormentati ma presenti", o se preferite, "essere presenti mentre si dorme" (nemuri significa sonno, il prefisso "i" vuol dire "essere presenti") consente di ritornare immediatamente presenti al proprio contesto sociale, non appena la situazione lo richieda. Per questo motivo chi lo pratica è spesso visto in posizioni innaturali, scomode e tipiche della veglia, e non di un normale pisolino all’occidentale. Le stazioni sono enormi, in particolare quella di Shinjuku, quella di Tokyo e quella di Shibuya e alle volte cambiare una linea può richiedere anche un chilometro di cammino nei sottopassi.

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Massimiliano Franco


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MASSIMILIANO FRANCO Sono un fotografo paesaggista, tecnica all’infrarosso e di fotografia nightscape. Ho realizzato reportage intensi in molti paesi del mondo, afflitti anche da guerra e povertà, senza mai perdere la sensibilità di rappresentare la bellezza estrema nelle sue foto di paesaggi e reportage.


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City scape

Autore: Castellan Michele Luogo: Padova

Hotel SB

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Volo planare

Autore: Anna Bronner Luogo: Locarno, Ticino (CH)

Eleganti e silenziosi volano rasoterra sfiorandoti la testa in un atmosfera di altri tempi. A Locarno, sulla sponda settentrionale del Lago Maggiore, questi grossi rapaci fanno vivere emozioni a grandi e piccini. Falconeria Locarno, Ticino. Gufo siberiano (Bubo bubo sibiricus)

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Punta Spadillo Autore: Stefano Silvestri Luogo: Pantelleria

La suggestiva luce del faro di Pantelleria a cavallo tra il giorno e la notte


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Blue hour al borgo Autore: Giuseppe Tognarini Luogo: Bagnoregio (VT).

Credo che Civita di Bagnoregio sia tra i borghi piĂš belli d'Italia, io sono personalmente innamorato di questo posto.


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La colombaia Autore: Anna Maria Noto Luogo: Trapani

Su un’ isoletta posta davanti al porto di Trapani sorge uno dei monumenti più antichi della città, il Castello della Colombaia. Il suo antico nome era Peliade per l’ insolita forma degli scogli piccoli e sottili come peli. Per tutti i trapanesi è il simbolo indiscusso della città. Ha preso questo nome per i continui stormi di colombi che la sorvolano e la abitano.


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In vetta alle vette Autore: Lorenzo Pipi Luogo: Mottarone (VB)

Scatto effettuato in particolari condizioni atmosferiche che permettono la vista del tramonto sul Monviso (CN) dal Mottarone(VB), circa 180km di distanza in linea d'aria.


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