Giroinfoto magazine 34

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www.giroinfoto.com

- 2018 Agosto

N. 34 - 2018 | AGOSTO, Gienneci Studios Editoriale. www.gienneci.it

N.34

SALOTTI TORINESI

BAND OF GIROINFOTO

WILD HORSES MONUMENT VALLEY Giancarlo Nitti

NAMIBIA

ETOSHA Di Cinzia Marchi

CROAZIA ISTRIA

Di Sergio Agrò Photo cover by Giancarlo Nitti


WEL COME

34 www.giroinfoto.com AGOSTO 2018


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la redazione | Giroinfoto Magazine

fotografare e viaggiare due passioni un’ unica esperienza Benvenuti nel mondo di Giroinfoto magazine©. Una finestra sul mondo da un punto di vista privilegiato, quello fotografico, con cui ammirare e lasciarsi coinvolgere dalle bellezze offerte dal nostro pianeta. Una lettura attuale e innovativa, che accoglie, oltre i migliori professionisti della fotografia da reportage, anche le immagini e le esperienze di chiunque sia appassionato di viaggi e fotografia. Con i luoghi più interessanti e curiosi, gli itinerari più originali, le recensioni più vere e i viaggi più autentici, Giroinfoto magazine ha come obiettivo, essere un punto di riferimento per la promozione della cultura fotografica in viaggio e la condivisione di migliaia di luoghi e situazioni sparsi per il nostro pianeta. Uno strumento per diffondere e divulgare linguaggi, contrasti e visioni in chiave professionale o amatoriale, in una rassegna che guarda il mondo con occhi artistici e creativi, attraversando una varietà di soggetti, luoghi e situazioni, andando oltre a quella “fotografia” a cui ormai tutti ci siamo fossilizzati. Uno largo spazio di sfogo, per chi ama fotografare e viaggiare, dove è possibile pubblicare le proprie esperienze di viaggio raccontate da fotografie e testi, indipendentemente dal valore professionale dell'autore. Una raccolta di molteplici idee e progetti di viaggio, frutto delle esperienze e lavori eseguiti da esperti nel settore del reportage fotografico, che hanno saputo confrontarsi con le condizioni climatiche e socio-politiche, con le difficoltà imposte dalla natura, per catturare l'immagine e la spontaneità selvaggia della stessa. Troverete anche articoli tecnici, dove prendere spunto per ottenere scatti sempre perfetti e con idee sempre nuove per rendere le fotografie più interessanti. Giroinfoto.com© , con la sua rivista e la sua rete web è la più grande community di foto-viaggiatori che accoglie chiunque voglia condividere le proprie esperienze di viaggio o semplicemente farsi coinvolgere dai racconti pubblicati. Director of Giroinfoto.com Giancarlo Nitti

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LA RIVISTA DEI FOTONAUTI Progetto editoriale indipendente

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ANNO IV n. 34

giroinfoto magazine

20 Agosto 2018 DIRETTORE RESPONSABILE HEAD PROJECT MANAGER Giancarlo Nitti CAPO REDAZIONE Paolo Buccheri SEGRETERIA DI REDAZIONE E REVISIONE Silvia Belotti CAPI SERVIZIO Luca Biolcati Rinaldi REDATTORI E FOTOGRAFI Giancarlo Nitti Redazione Barbara Lamboley Reporter Cinzia Marchi Reporter Monica Gotta Reporter Sergio Agrò Reporter Band Of Giroinfoto - Torino Barbara Lamboley Barbara Tonin Lorena Cannizzaro Fabrizio Rossi Giancarlo Nitti

LAYOUT E GRAFICHE Gienneci Studios PER LA PUBBLICITÀ: Gienneci Studios, Via G.Borgomaneri, 135 Milano - 20086 Motta Visconti. info@gienneci.it - hello@giroinfoto.com

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DISTRIBUZIONE: Gratuita, su pubblicazione web on-line di Giroinfoto.com e link collegati. CONTATTI email: redazione@giroinfoto.com Informazioni su Giroinfoto.com: hello@giroinfoto.com Questa pubblicazione è ideata e realizzata da Gienneci Studios Editoriale. Tutte le fotografie, informazioni, concetti, testi e le grafiche sono di proprietà intellettuale della Gienneci Studios © o di chi ne è fornitore diretto(info su www.gienneci.it) e sono tutelati dalla legge in tema di copyright. Di tutti i contenuti è fatto divieto riprodurli o modificarli anche solo in parte se non da espressa e comprovata autorizzazione del titolare dei diritti.

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INSIDE

Giroinfoto Magazine

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84 TORINO

Indice 10

HORSES MONUMENT Scout location A cura di Giancarlo Nitti

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CAMBOGIA Angkor Thom e Angkor Wat A cura di Monica Gotta

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SALOTTI TORINESI Torino Stories Band of Giroinfoto

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BAND OF GIROINFOTO Il progetto "Torino Stories" Giroinfoto school

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ETOSHA Namibia

A cura di Cinzia Marchi

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LOCRONAN Città d'arte e storia

A cura di Barbara Lamboley

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ISTRIA Costa Croata

A cura di Sergio Agrò

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FOTO EMOZIONI Le foto scelte da Giroinfoto Questo mese con: Cinzia Bonomi Roberto Ceccaroni Giuseppe Provenza Tino De Luca


PUBBLICA

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VI PRESENTIAMO

I NOSTRI

REPORTS E' con orgoglio che pubblichiamo le statistiche e i volumi qui presenti relativi alle analisi aggiornate al mese di: Agosto 2018

257

130

73

105

Articoli totali sul magazine

Articoli pubblicati dagli utenti

Nuovi Reporters

Foto singole pubblicate

Copertura degli articoli sui continenti

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ARTICOLI

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ARTICOLI

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ARTICOLI

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Dove viene letto Giroinfoto magazine

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WILD

HORSES

MONUMENT VALLEY UTAH, La Monument Valley è un'icona del West americano ed il cuore sacro della Navajo Nation. Oltre ad essere una delle mete piÚ gettonate dai turisti di tutto il mondo in America, il Navajo Tribal park cela uno spirito ancestrale negli aspri paesaggi. Custodi di questo spirito, sono i favolosi mustang liberi che fanno da padroni di casa. Uno spettacolo imperdibile che fa da corredo alla magnificenza della natura di questi luoghi, i wild horses si sparpagliano in branchi per tutto il territorio regalando emozioni indimenticabili.

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Giancarlo Nitti Photography

S C O U T L O C AT I O N

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1 2 3 GEOGRAFIA

PERIODO

CONTENUTI

Stati Uniti Utah Navajo Tribal Park

Permanente.

Escursioni Natura Storia

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FOTOGRAFIA

NOTE

SCOUTING

Landscape Naturalistica

E' possibile fare escursioni a cavallo, in jeep o con la propria auto.

Questa scout location e le fotografie sono state realizzate nel mese di Agosto 2016 da Giancarlo Nitti.

Giancarlo Nitti photography Giroinfoto Magazine nr. 34


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NAVAJO TRIBAL PARK Nella lingua Navajo Tse'Bii'Ndzisgaii, sembra essere uno dei luoghi più fotografati della terra. La valle ospita imponenti formazioni rocciose di arenaria scolpite nel corso del tempo in combinazione con l'ambiente desertico è veramente una delle meraviglie naturali del mondo. Il parco si estende quasi per 92.000 acri tra il nord Arizona e l'Utah meridionale e si trova all'interno della riserva Navajo Nation.

Questo pianoro desertico è in realtà di origine fluviale ed è per questo che il territorio è prevalentemente pianeggiante ad eccezione delle stratificazioni di arenaria (geologicamente definite "testimoni di erosione"), come le guglie, dette butte o mesas a seconda della loro conformazione. Questi monumenti naturali formati da roccia e sabbia hanno la forma di torri dal colore rossastro, causato dall'ossido di ferro, con la sommità piana più o meno orizzontale. Saltuariamente nella valle si scatenano piogge torrenziali, alcune zone potrebbero allagarsi nell'arco di pochi minuti causando anche danni ai turisti.

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WILD HORSES

Lo spirito della Monument Valley

I cavalli selvaggi (Equus caballus) esistono nel Nord

Una grave siccità nel 1930 ha portato a riduzioni forzate

America dal XV secolo da quando furono introdotti dai

del bestiame nei successivi due decenni decimando gli

coloni spagnoli.

animali da pascolo a cominciare da pecore e capre e pas-

Diverse specie di cavalli nativi che un tempo abitavano il

sando ai cavalli.

Nord America si estinsero circa 10.000 anni fa e tutti i cavalli che attualmente popolano il continente sono animali

Nel 1943, il Bureau of Indian Affairs (BIA) implementò il

selvaggi e domestici derivati dall'introduzione spagnola.

sistema dei Comitati di Pascolo sotto il Consiglio Nazionale Navajo per stabilire la capacità di contenimento per

Quando i primi coloni spagnoli arrivarono nella regione

ogni area di gestione della Navajo Nation riducendo la

del Rio Grande con 7.000 capi di bestiame nel 1598, il

popolazione equina a circa un terzo.

popolo Navajo fondò una società agricola in quello che ora è il New Mexico nord occidentale e nei due secoli

La necessità dei cavalli nella vita di tutti i giorni diminuì

successivi, i cavalli permisero un graduale passaggio

da allora in poi, con l'ingresso di più denaro e credito

dall'agricoltura alla pastorizia nomade e l'espansione

nell'economia e pickup e veicoli fuoristrada sostituirono la

dell'area di utilizzo del Navajo a ovest.

locomozione animale.

Il sovrasfruttamento del territorio diventò una preoccupa-

Nel 2010, con il censimento sulle terre Navajo, 332.000

zione per chi monitorava la Nazione Navajo con ormai

indiani, vivono in terreni di riserva con circa la metà di

alte densità di bestiame, fino agli anni 1880 nei quali un

ausili equini ma la stima non comprende il bestiame sel-

uomo soltanto possedeva dai 1000 ai 3000 cavalli nella

vatico, inclusi i cavalli della Monument Valley.

regione della Monument Valley, contando un sovrappopolamento di circa 67.500 cavalli. Giroinfoto Magazine nr. 34


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Giancarlo Nitti photography Giroinfoto Magazine nr. 34


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MONUMENT VALLEY

Fino a 40.000 cavalli selvaggi vagano per tutta la Navajo Nation, percorrendo le 27.000 miglia di canyon e aspre montagne e uno dei più alti concentramenti si trova proprio nella Monument Valley.

vatici e domestici e poiché le tribù sono nazioni sovrane, la loro gestione differisce dal modo in cui il governo degli Stati Uniti gestisce le popolazioni di cavalli selvatici nel resto del paese.

I cavalli selvaggi sono quasi diventati un problema non solo tra i Navajo ma anche tra gli altri funzionari tribali che gestiscono le terre di riserva in tutto l'Occidente. Le tribù Colville e Yakama a Washington, le tribù confederate di Warm Springs nell'Oregon e lo Shoshone-Bannock nell'Idaho sono state tutte tormentate dalla sovrapopolazione fuori controllo di cavalli selvaggi.

A tal proposito, il Bureau of Land Management, che supervisiona i 70.000 cavalli selvaggi e i burros sulle terre pubbliche in Occidente, promuove l'adozione e l'esportazione in aree anche estere con il divieto di vendita al fine del macello, ma nelle terre Navajo il problema persiste.

Ma questo problema presenta un dilemma unico per le tribù: I cavalli selvatici sono creature che fanno parte integrante della cultura nativa e rimangono animali sacri da rispettare. La Nazione Navajo è da lungo tempo alle prese con l'adozione del modo migliore per controllare i cavalli selGiroinfoto Magazine nr. 34


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Giancarlo Nitti photography Giancarlo Nitti photography Giroinfoto Magazine nr. 34


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Uno spettacolo EMOZIONANTE Rimane il fatto che visitare la Monument Valley e fare questo tipo di incontro provoca emozioni da brivido. Ammirare branchi di cavalli liberi in un contesto naturale quasi surreale è una delizia per gli occhi e per le nostre macchine fotografiche. E' molto probabile incontrarli in serata sul tardi con le luci del tramonto che renderanno ancora piÚ speciale il momento.

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Giancarlo Nitti photography Giroinfoto Magazine nr. 34


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WILD HORSES

MONUMENT VALLEY Giroinfoto Magazine nr. 34


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Angkor Thom e Angkor Wat

A cura di Monica Gotta Cambogia, una meta che ho sognato di visitare da quando, anni fa, ho visto la miniatura del sito di Angkor al Palazzo Reale di Bangkok, il Wat Phra Kaew. La miniatura, realizzata in onore del Re Mongut (Rama IV) dal monarca cambogiano dell'epoca, ha lasciato un ricordo indelebile. Vivo nella mia mente per anni, è stato l'elemento chiave per la decisione di visitare finalmente Angkor Thom e Angkor Wat. Prima di intraprendere questo viaggio verso un luogo così lontano e nell'attesa di arrivarci, inizio ad immaginare come sarà. E' la fine di Novembre, appena terminata la stagione delle piogge, la meno calda dell'anno in un clima tropicale con i suoi 30°C.

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Monica Gotta photography Giroinfoto Magazine nr. 34


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SONO PARTITA da sola, non conosco nessuno dei miei futuri compagni di viaggio e anche questa sarà una sfida interessante. Condividere un lungo viaggio con degli sconosciuti che alla fine diventeranno degli amici. E mi chiedo cos'altro mi ha spinto così lontano. Con il brivido dell'emozione mi rispondo che la passione per i viaggi, la fotografia e l'interesse per le antiche vestigia del nostro pianeta hanno fatto di Angkor "uno dei sogni nel cassetto" da realizzare. Dopo il lungo volo dall'Italia verso Bangkok (Thailandia) e l'incontro con il resto del gruppo, arriva finalmente il momento di prendere l'aereo che mi porterà a Siem Reap nel Nord-Ovest della Cambogia. La città, divenuta meta del turismo archeologico, è situata tra le rovine di Angkor e il Tonlé Sap Lake. Per via della sua posizione strategica Siem Reap ha avuto un rapido sviluppo turistico ed economico é dotata di un aeroporto internazionale che permette di raggiungerla dalla maggior parte della città del Sud-Est Asiatico. Vanta ottime strutture alberghiere e un'ampia ricettività anche a livello ristorativo. Sono rimasta piacevolmente impressionata dall'atmosfera accogliente di Siem Reap, dell'ottima organizzazione e della rete di servizi di cui si può usufruire.

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SENSAZIONI come l'aria calda e umida, il profumo delle spezie, l'incontro con una cultura millenaria e diversa dalla nostra, poter vedere il Mekong, un fiume che la attraversa portando con se le testimonianze delle sue origini, foreste sconosciute e Angkor, dichiarata nel 1992 Patrimonio Mondiale dell'Umanità dall'UNESCO, saranno alcuni dei ricordi che riporterò a casa con immensa gioia. La prima sera in città ho avuto il piacere di avvicinarmi alla cucina cambogiana, la cucina Khmer. Ho scoperto che mescola piacevolmente gli elementi principali dei piatti con sapori contrastanti,

erbe, verdure e salse accompagnati dall'ingrediente tipico del Sud-Est Asiatico, il riso, di cui ne esistono innumerevoli specie diverse. Uno dei Leitmotiv della cucina Khmer che avrete il piacere di trovare in tutti i posti che visiterete è il cardamomo, frutto degli antichi rapporti con la cucina indiana. La mattina successiva, la prima dei due giorni dedicati a questa location, si parte in pulmino alla volta di Angkor con una sensazione di grande emozione frutto dell'aspettativa di diversi anni di attesa per poter giungere nel Parco Archeologico.

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Sergio Agrò photography Giroinfoto Magazine nr. 34


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LA CAMBOGIA ospita il più grande complesso religioso al mondo in un'area di circa 90 chilometri quadrati, a nord della città di Siem Reap, dove sorgono circa 72 templi principali, molti altri secondari in rovina, santuari e siti ancora poco esplorati lontani anche 50 km dalla zona centrale. L'induismo e il buddhismo influenzarono notevolmente l'architettura e l'arte del territorio e l'intreccio degli stili é ben visibile in diversi templi. Centro dell'Impero Khmer, tra il IX ed il XV secolo questa zona ne ospitò le capitali, poi venne abbandonata ed invasa dalla giungla per essere riportata alla luce alla fine dell'ottocento, durante la dominazione francese. La prima giornata di permanenza sarà dedicata alla visita di Prasat Kravan, Pre Rup, Ta Som, Neak Poan, Preah Khan, Ta Keo e Phnom Bakheng.

Prasat Kravan, il Tempio del Cardamomo, è un tempio induista del X secolo composto da 5 torri di mattoni rossi che si ergono su una terrazza comune, collegate da un composto vegetale. Famoso per i bassorilievi che raffigurano Vishnu e la sua sposa Lakshmi, questi adornano la torre centrale e quella a nord. Sono stati ottenuti scolpendo le mura in mattoni, con una tecnica piuttosto comune nei templi Cham, praticamente unica nei monumenti Khmer conosciuti. Questo tempio non è tra i più maestosi e conosciuti di Angkor, tuttavia è un piccolo capolavoro di architettura degno di una visita approfondita, che colpisce le sue simmetrie.

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Monica Gotta photography Giroinfoto Magazine nr. 34


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PRE RUP ci fa conoscere il concetto di tempio-montagna, uno schema architettonico ideato come rappresentazione del Monte Meru, la dimora degli Dei nella mitologia induista. Fu dedicato a Shiva sorgendo presumibilmente su un ashram shivaita del secolo precedente. La visita a Pre Rup è consigliabile al mattino presto oppure quando il sole si avvia al suo tramonto. In queste ore del giorno il tempio si adorna di sfumature tendenti all'arancio molto apprezzabili. Dalla cima terrazze si può godere di una vista panoramica sulla campagna circostante senza uguali. Si accende la curiosità per la successiva meraviglia architettonica, Ta Som. Il nome moderno significa "l'antenato". Costruito nel XII secolo in stile Bayon, lo si incontra a est di Neak Poan vicino al baray ora prosciugato.

Entrando nel cuore del tempio non si possono non notare le innumerevoli raffigurazioni femminili che rappresentano le Devata, divinità femminili che garantiscono la tranquillità all'interno del tempio. Le troveremo in altri templi del complesso, insieme alle Apsara, ninfe celesti di grande bellezza. Una delle caratteristiche significative di Ta Som è la presenza di alberi di fico strangolatore che hanno avvolto le torri d'ingresso. Come per Preah Khan anche Ta Som é stato fatto rientrare nel programma di restauro del World Monument Fund a partire dal 1998 per stabilizzare questo meraviglioso monumento.

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SPOSTANDOCI

Monument Fund a partire dal 1998 per stabilizzare questo meraviglioso monumento.

verso Preah Khan, lasciamo scorrere gli sguardi sul territorio costellato di antiche presenze immerse in natura rigogliosa che aveva inghiottito questo luogo senza eguali.

L'acqua è anche elemento fondamentale in Neak Poan. Dalla strada, si percorre una lunga passerella sospesa sul baray. Qualunque sia la luce, resterete sorpresi dalla magia delle ombre degli alberi nel bacino. Costruito su un'isola artificiale deve il suo nome moderno, "Il Serpente Intrecciato" ai serpenti che circondano la base del tempio. Considerata isola sacra, deve il suo fascino al lago che la circonda e si dice che lavi via i peccati di coloro che si avvicinano al tempio. Il tempio principale è circondato dall'acqua e sui quattro lati si ammirano episodi della vita del Buddha. E' considerato un vero e proprio sito del culto e della mitologia.

Preah Khan è stato residenza reale e santuario buddhista, nonché centro religioso e centro amministrativo e culturale. Il fossato che circonda il recinto esterno é ornato da due file contrapposte di statue gigantesche che tirano un enorme naga, il "serpente". Il serpente sacro è uno dei simboli ricorrenti in molti templi cambogiani, intimamente collegato all'elemento fondamentale per la prosperità dei Khmer, l'acqua. Come per Preah Khan anche Ta Som é stato fatto rientrare nel programma di restauro del World Giroinfoto Magazine nr. 34


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LA GIORNATA inizia a volgere al termine e arriviamo a Ta Keo. Ha cinque torri santuario disposte a quinconce che si innalzano sul livello superiore di una piramide a cinque piani circondata da un fossato. Il simbolismo del numero 5 ci riporta alla Scuola Pitagorica per la quale il numero cinque rappresenta vita e potere. Come per altri templi del complesso di Angkor, anche Ta Keo è una rappresentazione simbolica del Monte Meru. Originariamente dedicato a Shiva, rimase incompiuto per cause ancora sconosciute. Per arrivare sulla sommità della piramide bisogna salire una scalinata in pietra molto ripida. La vista dall'alto del tempio ripagherà la fatica dell'ascesa. Questo luogo non smette di sorprendere. Arriva il momento tanto atteso del tramonto con la visita a Phom Bakheng, costruito sulla collina più grande della zona.

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Il numero delle torri di Phnom Bakheng suggerisce un simbolismo cosmico. Originariamente dovevano esservi circa 108 torri che adornavano il tempio di Phnom Bakheng. Oggi molte di queste torri non sono più visibili. Arrivando al vertice del tempio appena prima del tramonto si gode di una vista panoramica di Angkor e dei suoi dintorni unica in tutto il comprensorio. I riflessi dorati del sole al tramonto donano ad Angkor una sfumatura di colore ambra e arancio che rende lo spettacolo indimenticabile. Magnifica è anche l'immensa foresta che si stende sotto Phom Bakheng, intervallata da piccole risaie e il baray che si snoda sinuoso sotto sguardi rapiti.


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LA SECONDA giornata ad Angkor sarà dedicata ad altri quattro templi, i più imponenti e famosi di questo complesso: Ta Phrom, Bayon, Baphuon e Angkor Wat. Partiamo presto la mattina per godere delle prime luci del giorno, momento in cui il caldo torrido non si fa ancora sentire. Prima tappa Ta Phrom, il primo dei 4 templi che erano in cima alla lista di "quelli da non perdere". Ta Prohm, costruito in stile Bayon alla fine del XII secolo, fu monastero buddhista ed università. Oggi è il Regno degli Alberi, un indiscusso sviluppo sinergico tra la natura rigogliosa del luogo e l'antica arte Khmer. Avvolto dalla giungla indomabile Ta Prohm ha un aspetto quasi immateriale ed evoca sensazioni "romantiche" che trascinano la mente in un passato immaginario. Grandi alberi torreggiano su Ta Phrom, fichi strangolatori, banyan e alberi di kapok. Le loro radici gigantesche si avviluppano sulle pietre del tempio, coprendo con rami e foglie la struttura e formando una copertura intricata

quasi inaccessibile. La luce solare filtra attraverso il manto vegetale diffondendo sul tempio una sfumatura verde che gli dona un'aura ultraterrena. La visita a questo tempio si può paragonare alla meraviglia dei primi esploratori quando si imbatterono in questo monumento nel XIX secolo. Fu appositamente scelto dalla École Française d'Extrême-Orient lasciandolo inalterato a testimonianza del suo legame armonioso con la giungla. Per questo motivo è anche stato scelto come location cinematografica del famoso film Tomb Raider con protagonista Angelina Jolie. Tra le curiosità di Ta Phrom c'è un'immagine su un bassorilievo che assomiglia a uno stegosauro, un dinosauro vissuto molto prima della costruzione del tempio e dei suoi costruttori. E' un errore di interpretazione figurativa oppure Ta Phrom custodisce un mistero? Dopo alcune ore trascorse nella magica location di Ta Phrom e con gli occhi ancora colmi di questo splendore, ci muoviamo verso un'altra tappa indiscutibilmente attesa.

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BAYON, costruito tra il XII e XIII secolo è dedicato al culto del Buddhismo. Il tempio, considerato una riproduzione del Monte Meru sacro agli induisti, è composto da circa 54 torri quadrangolari raffiguranti una moltitudine di visi del Dio Avalokitesvara. Si trova al centro di Angkor Thom e la sua peculiarità è l'infinità di volti sorridenti, incisi su ciascuna delle quattro facce di tutte le torri a sezione quadrata del tempio.

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La seconda e stupefacente caratteristica del Bayon sono due gruppi di notevoli bassorilievi, che rappresentano un'insolita combinazione di mitologia, storia e di vita mondana. Perfettamente conservati sono da ammirare con tutta calma per "leggere" la storia che raccontano. Una cosa che accade in questo tempio è che le persone che lo visitano vengono coinvolte dalla natura dei volti scolpiti, tutti si trovano a sorridere e... un sorriso vale più di mille parole quando sei immerso in mondo di persone che non conosci e che parlano una lingua a te sconosciuta.


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RIPARTIAMO

te il paesaggio circostante mentre si cammina per entrare.

per arrivare a Baphuon, il tempio che più che mi lascerà una traccia indelebile nella memoria dopo Ta Phrom. Fu costruito a metà dell'XI secolo e dedicato al dio indu Shiva nel 1060. Da esso prende il nome lo stile Baphuon. La sua struttura rettangolare è inusuale per i templi-montagna come del resto i 5 livelli alla stessa altezza. L'accesso al tempio parte dal gopura (torre monumentale) con una strada sopraelevata sull'acqua lunga circa 200 metri, aggiunta successivamente alla costruzione della piramide. L'effetto visivo è di grande impatto, l'acqua riflet-

La caratteristica distintiva e unica di Baphuon è una statua di Buddha lunga 70 metri e alta 9 metri fu costruita sul lato occidentale del secondo livello dopo il passaggio a tempio buddhista.

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Appare agli occhi più come un'illusione ottica, non è facilmente riconoscibile ma, dopo qualche attimo, si rileva in tutta la sua grandezza. La giornata volge al termine e le ultime ore saranno dedicate ad Angkor Wat. Il caldo si fa sentire impietoso, ma la stanchezza è attenuata dalla curiosiosità di posare lo sguardo su una delle "meraviglie del mondo".


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DA BAPHUON si passa sul South Gate Bridge per arrivare ad Angkor Wat. Impressionante è anche il sistema idrico del complesso oltre che alle imponenti strutture dell'architettura Khmer. Circondava le città di Angkor Wat e Angkor Thom, le nutriva con enormi riserve d'acqua e i canali collegavano diverse aree. Probabilmente i fossati servivano non solo per all'irrigazione delle colture ma anche per il trasporto del materiale nei cantieri. Questo complesso idrico così ben sviluppato per il controllo delle acque rendeva possibili più rac-

colti in un anno generando grande prosperità. La porta sud di Angkor Thom è la meglio conservata. Si accede dall'esterno tramite una strada rialzata che si estende per una cinquantina di metri sopra un fossato. Su ogni lato della strada si possono ammirare figure di pietra impegnate nello svolgimento di un famoso racconto indù, il mito della zangolatura dell'oceano. Queste figure rappresentanti gli dei custodi, da un lato tirano la testa del serpente, dall'altro tirano la coda del serpente nella direzione opposta.

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ANGKOR in lingua sanscrita significa "città" e "capitale". Costruito dalla civiltà Khmer, il sito di Angkor è una delle realizzazioni architettoniche più stupefacenti del mondo ed è una rappresentazione simbolica del Monte Meru. Orientato verso ovest, Angkor Wat fa propendere molti storici verso l’idea che il tempio fosse stato costruito dal re con la funzione di tempio funerario e quest’ipotesi pare essere corroborata dall’analisi di alcuni bassorilievi che progrediscono in senso inverso rispetto all’ordine normale. Secondo alcune teorie i suoi templi rappresentano in terra la costellazione del Drago così come appariva in cielo circa 12.000 anni fa. Una teoria simile a quella delle Piramidi d'Egitto che rappresenterebbero la posizione della Cintura di Orione circa 12.000 anni fa, come sostenuto da Graham Hancock e Robert Bauval. Ad Angkor Wat la simbologia del rettile è magistralmente rappresentata da innumerevoli sculture di cobra che sormontano il disco solare. In questo tempio si riscontra una considerevole presenza di rappresentazioni femminili, le "apsara" e le "devata". Angkor Wat ha custodito per

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quasi 1.000 anni le immagini di 1.796 donne. Molti studiosi hanno cercato di fornire una spiegazione sulla vera essenza di queste donne. Queste indagini ed analisi hanno permesso di meglio comprendere il ruolo femminile nella sviluppo della civiltà Khmer. Le donne sono state motivo di armonia contribuendo anche alla prosperità economica della società. Durante la visita al tempio si arriva sotto un porticato innondato di luce. Al centro si trova una pietra incastonata nel pavimento, di colore diverso rispetto alle altre con cui è stato costruito il pavimento. Si racconta una storia su questa pietra quadrata dall'insolito colore arancio. Si dice sia l'ombelico del mondo, sulla quale la luce cade in un modo del tutto particolare, creando ombre diagonali rispetto alla posizione della pietra stessa. Questo particolare gioco di luci è creato dai raggi del sole che attraversano il porticato e attirano l'attenzione di chi visita questo luogo colmo di significato e testimonianze del passato. Il tempio di Angkor Wat è stato anche inserito tra le 21 opere architettoniche finaliste al concorso delle sette meraviglie del mondo moderno.


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VI CHIEDERETE cosa resterà di questa visita. Personalmente è rimasta la magia di aver potuto lo sguardo sulla magnificenza dei templi-montagna che trasporta l'immaginazione in un lontano e fastoso passato. La rigogliosa e lussureggiante vegetazione che avvolge l'antica città presenta uno scenario come pochi ne esistono, incantevole e maestoso. Con i suoi favolosi templi nascosti nel cuore della giungla e le figure in pietra avvolte dalla vegetazione invadente, il complesso monumentale sembra esistere dalla notte dei tempi calato in uno scenario incantevole. Camminando sulle passerelle di legno sospese sui canali per raggiungere i templi si resta rapiti dai riflessi della lussureggiante vegetazione sull'immobile superficie dell'acqua. Un soffio d'aria disegna un'onda leggera nelle immagini riflesse mentre si ascoltano le parole dei visitatori rapiti dalla bellezza di cui sono testimoni. Farsi permeare dalla serenità di Baphuon al quale si arriva dopo una passeggiata sull'acqua, osservare e prendere atto di come Madre Natura si sia riappropriata di queste antiche pietre di arenaria abbracciando Ta Phrom e Ta Keo tra le sue spire e aspettare il tramonto a Phnom Bakheng dal quale si domina un panorama indimenticabile. Visitare questo splendido comprensorio stimola la fantasia. L'altra Cambogia è quella della vita semplice, ciò che la natura offre è quel che basta per vivere in modo decoroso. Il popolo cambogiano è cortese, disponibile e sorridente pur vivendo in condizioni non del tutto agevolate.

Viaggiando in questo paese si impara a conoscere il modo di vivere e di pensare di questo popolo con una storia antica e un passato difficile, ma con un'esauribile desiderio di cambiare, di dimostrare come si possa evolvere al meglio, di fare la differenza contro ogni probabilità. I cambogiani stabiliscono una connessione interculturale promuovendo il loro meraviglioso paese e favoriscono la comunicazione fra le persone, anche se sono degli sconosciuti e anche se non parlano la stessa lingua dei loro interlocutori. Sanno come rompere il ghiaccio in tutte le situazioni ed è come uno specchio, perché se tu sorridi loro ti ricambieranno con un sorriso sincero. Questo é ciò che si scopre in questo paese, meraviglie nascoste e persone uniche in grado di farti a sentire a casa anche se ne sei lontano. Questo splendido paese, emerso da poco da una guerra, è finalmente uscito dall'emarginazione, ma spesso viene ancora associato alle atrocità avvenute durante gli anni bui. La Cambogia, che porta con sé le vestigia del potente impero Khmer, vanta un'antica e ricca tradizione culturale, una capitale di impronta francese e meravigliosi scenari naturali. Si trovano ancora luoghi selvaggi, incontaminati, meraviglie nascoste ancora da scoprire. Viaggiando sul territorio cambogiano si incontrano ancora pochi turisti. Un consiglio? Cercate di realizzare il sogno di visitarla!

Monica Gotta

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Salotti Torinesi A cura di Band of Giroinfoto - Torino

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PIAZZA CASTELLO

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TORINO

Barbara Lamboley Lorena Cannizzaro Barbara Tonin Fabrizio Rossi Giancarlo Nitti

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PIAZZA SAN CARLO

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Salotti Torinesi Caratterizzate da sontuosità e magnificenza, sono le piazze e le vie del cuore di Torino. In molti amano chiamare Torino "salotto d'Italia" , ma in realtà la città è composta da diverse ed enormi piazze ordinate, eleganti e ricche di storia. Quando si parla però di "salotto torinese", spesso ci si riferisce ad una delle più importanti piazze di Torino,

PIAZZA SAN CARLO Con una lunghezza di 168 metri ed una larghezza di 76, questa piazza rimane il centro della "passeggiata" torinese, collegando attraverso Via Roma, la stazione Porta Nuova con Piazza castello.

CAVAL ED BRONS

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piazza san sarlo Progettata nel 1637 da Carlo Cognengo di Castellamonte, architetto e ingegnere militare italiano, su richiesta della Madama Reale, Maria Cristina.

Sul lato corto della piazza, invece, a sud-ovest si trovano le facciate molto simili delle chiese di Santa Cristina e di San Carlo.

Inizialmente fu chiamata Piazza reale e successivamente, Piazza d'Armi perchè ospitava i soldati di guardia ai confini cittadini di allora. Fu anche chiamata Place Napoléon, durante il periodo imperiale francese.

Numerosi palazzi nobiliari si affacciano su piazza San Carlo, tra i quali, al civico 183, il palazzo Solaro del Borgo, già Isnardi di Caraglio, dal 1839 sede dell’Accademia Filarmonica a cui si è unito nel 1947 il Circolo del Whist, fondato nel 1841 dal Conte di Cavour.

L'attuale denominazione, invece, risale al 1618, in onore di San Carlo Borromeo, l'arcivescovo di Milano al quale è legata la storia della Sacra Sindone, che, nel 1578, Emanuele Filiberto spostò da Chambéry a Torino per agevolare il pellegrinaggio dei Borromeo, devoti al celebre lenzuolo. Al centro della piazza si trova il monumento equestre cosiddetto "Caval ëd Brons" creato da Carlo Marochetti nel 1838 e dedicato al Duca Emanuele Filiberto di Savoia, detto "testa di ferro", in seguito alla vittoria di San Quintino nel 1557.

PIAZZA SAN CARLO

Lorena Cannizzaro photography

CATTEDRALE DI SAN GIOVANNI Giroinfoto Magazine nr. 34

A corredo della piazza, ci sono i tradizionali caffè San Carlo, in attività dal 1842, il caffè Torino e la pasticceria Fratelli Stratta, con gli arredi originali del 1836. Da poco terminati, nel 2004 sono cominciati i lavori per la riqualificazione della piazza, con la sua completa pedonalizzazione tramite la progressiva eliminazione del traffico veicolare ed il divieto di sosta alle auto e con la realizzazione di un parcheggio sotterraneo distribuito su un unico livello che ospiterà circa 380 posti auto.


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VIA ROMA

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PIAZZA SAN CARLO

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PIAZZA CLN Come già detto, Piazza San Carlo collega attraverso la signorile Via Roma, Piazza Carlo felice (Porta Nuova) e Piazza Castello. Orientandosi verso la Stazione Centrale di Porta Nuova troviamo il retro delle chiese Santa Cristina e San Carlo, che affacciano su Piazza CLN. Originariamente denominata Piazza delle Chiese, per un certo periodo è stata chiamata “Piazza delle Fontane” in omaggio ai due monumenti che rappresentano le allegorie dei principali fiumi di Torino: il Po e la Dora Riparia. Sono due opere dello scultore Umberto Baglioni, realizzate nel 1936 sul retro delle chiese di San Carlo e Santa Cristina.

La mancata impermeabilizzazione delle vasche al momento della realizazione ha portato sin da subito gravi problemi, tanto che il flusso dell’acqua è stata sospesa fino al 1987, quando l’architetto Rosenthal, allestendo una mostra in quella piazza, decise di restituire alle fontane l'erogazione dell'acqua. Dopo l'intervento dell'architetto, l'incuria però non si fermò, trascurando i monumenti fino ad un nuovo degrado. Il 24 Giugno 2005, in occasione della festa di San Giovanni Battista, patrono di Torino, fu ricostruito l’impianto idrico e ristrutturate entrambe le vasche, restituendo ai torinesi e ai turisti le due fontane lustrate a lucido tornandoall’originaria bellezza.

PIAZZA CLN - Lorena Cannizzaro photography

LA DORA RIPARIA E IL PO - Barbara Lamboley photography Giroinfoto Magazine nr. 34


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PIAZZA CLN

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VIA ROMA

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VIA ROMA

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Salotti Torinesi VIA ROMA

E' una delle vie principali e più signorili del centro storico di Torino, parte dalla Piazza Castello interrompendosi con Piazza San Carlo e CLN per poi proseguire verso Piazza Carlo Felice. Orientata sull'asse nord-sud, percorre parallelamente il reticolo d'impostazione tipica delle città romane dell'antica Julia Augusta Taurinorum. Detta anche la "Via Nuova" o "Contrada Nuova" come venne battezzata alla sua inaugurazione alla fine del XVI secolo, venne realizzata dall'architetto umbro Ascanio Vittozzi, per volontà del duca Carlo Emanuele I di Savoia. L'arteria La via divenne ben presto uno dei principali assi della città e fino ai primi decenni del XIX secolo, la strada terminava all'incrocio dell'attuale via Antonio Gramsci: fu Carlo Felice di Savoia a ordinarne l'espansione negli ultimi due isolati attuali. La prima fase dell'intervento risale al 1931 e riguar-

VIA ROMA - Barbara Lamboley photography

da la sezione che collega piazza San Carlo a piazza Castello. La via venne modificata dotandola di edifici in stile eclettico con portici, caratterizzati da motivi a serliane, completamente pavimentati da marmi policromi di esclusiva provenienza italiana e il manto carreggiabile con un fondo di pavé di cubetti in legno, per conferire un ulteriore pregio alla via. Nel dopoguerra, a seguito dei danni causati dai bombardamenti del 1944, tale pavimentazione venne rimossa e sostituita da un'uniforme lastricatura in pietra. La realizzazione della seconda sezione che collega piazza San Carlo a piazza Carlo Felice, venne coordinata dell'architetto Marcello Piacentini seguendo le caratteristiche dell'architettura razionalista. Abbatterono numerosi edifici per la realizzazione del progetto nell'area del quadrilatero composto da via XX Settembre, via Lagrange, via Giolitti e via Andrea Doria. Qui vennero realizzati nuovi isolati a impianto reticolare, con austeri edifici in stile razionalista, come l'attuale piazza C.L.N.

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PIAZZA CASTELLO Il volto storico di Torino del Seicento, quando venne edificato l'affascinante complesso del Palazzo Ducale poi successivamente nominato "PALAZZO REALE". La grandiosa monumentalità degli edifici che si armonizzano nell'insieme creano un'ariosa piazza dove passeggiare in una suggestiva atmosfera. Arrivando da Via Roma, si presenta imponente, la splendida facciata in marmo bianco di Filippo Juvarra di PALAZZO MADAMA, sede del Museo civico d’arte antica. Prende il suo nome da Maria Cristina di Francia, sorella di Luigi XIII, che lo scelse come residenza nel 1637. Basta girarci attorno e sbirciare sul retro di questo palazzo per accorgersi della stranezza dell'edificio. Sul retro, il palazzo si trasforma in un castello in mattoni d'epoca medievale, questo, perchè si suppone che Juvarra non finì mai la ristrutturazione

Salotti Torinesi dell'antica struttura. Guardando Palazzo Reale preceduto dal Palazzo Chiablese che forma un suggestivo ingresso, si nota sulla sinistra una cupola ottagonale seicentesca. Appartiene alla Chiesa Reale di San Lorenzo, appunto inserita tra via Palazzo di città e Palazzo Chiablese. La struttura in stile fortemente barocco è opera di Guarino Guarini e appare senza facciata; questo per non alterare l'uniformità della prospettiva della piazza, infatti per accedere alla chiesa si entra da un portone che sembra quello di un normale palazzo civile d'epoca.

PALAZZO REALE

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PALAZZO MADAMA

Giancarlo Nitti photography

PALAZZO MADAMA

Lorena Cannizzaro photography

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CUPOLA DI SAN LORENZO

Giancarlo Nitti photography Giroinfoto Magazine nr. 34


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I PORTICI Il grandissimo salotto di Piazza Castello è circondato da eleganti portici, di epoche differenti, che formano uno straordinario perimetro, dove a pochi passi l’uno dall’altro si trovano due locali storici d’Italia. Il primo è il Caffè Mulassano, un piccolo ed elegantissimo locale dove nacque lo spuntino che Gabriele D’Annunzio chiamò “tramezzino”. Il secondo è il Caffè Baratti & Milano, in Galleria Subalpina, dove concedersi un cappuccino e dove il confettiere Ferdinando Baratti creò il celebre cremino.

MULASSANO

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BARATTI E MILANO

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I PORTICI

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GALLERIA SUBALPINA

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“… C'è un ampio e lungo caseggiato luccicante dei negozi più perversamente attraenti, che è coperto di un tetto di vetro, altissimo e lastricato dai marmi di delicata tonalità, composti in graziosi motivi; e di sera quando è illuminato dal gas e popolato da una moltitudine di gente che vuole divertirsi che va a zonzo, che chiacchiera, che ride, è uno spettacolo degno di essere visto". (Mark Twain). Amata da Mark Twain in visita a Torino nel 1878 e dimora di Friedrich Nietzsche dal 21 settembre 1888 al 9 gennaio 1889, dal 1897 la Galleria Subalpina fu meta seducente anche per Edmondo De Amicis, che spesso frequentava il Caffè Concerto Romano, al suo interno ospitato. La Galleria Subalpina, nata dalla matita dell’ing. Pietro Carrera, con le sue strutture in ferro battuto, marmo e vetro conserva tuttora il suo fascino ispirato dai passages couvertes parigini del XIX° secolo. Al suo interno, tramandano la tradizione e la storia il celebre Caffè Baratti & Milano, una libreria antiquaria, una galleria d'arte, un negozio di arredi, un paio di rinomati ristoranti e il Cinema Nuovo Romano, un tempo Caffè Concerto Romano, divenuto cinematografo Lumièr nel 1905 e ora noto per i suoi film d’essai. Ai primi del Novecento, negli interrati del Caffè Concerto Romano, si esibiva il noto attore e comico torinese Erminio Macario negli spettacoli di varietà, ma la Subalpina è stato palcoscenico anche più recentemente di film quali “Quattro mosche di velluto grigio” di Dario Argento, “Un colpo all'italiana” di Peter Collinson e “La donna della domenica” di Luigi Comencini. Inaugurata il 30 dicembre 1874, la Subalpina è uno dei tre passages costruiti a Torino a fine Ottocento, assieme alla Galleria Umberto I° e alla Galleria Natta, demolita nel 1922 per il rifacimento di via Roma e sostituita dall’odierna Galleria San Federico. La struttura fonde gli stili Rinascimentale e Barocco e presenta elementi decorativi dei fratelli Loro e del Piattini. L’ampio salone si estende per 50 metri di lunghezza e 14 di larghezza ed è alto 18 metri. Articolata in due piani, per tutto il perimetro corre una lunga balconata decorata in ferro battuto, elemento che caratterizza anche la maestosa volta in vetro. Al centro sono presenti delle aiuole che riecheggiano il disegno originale di Carrera. Nonostante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, la Galleria Subalpina, con i suoi caffè e i negozi di antiquariato e di libri antichi, forse è l’unico luogo a Torino che ancora conserva l’atmosfera di fine Ottocento e che permette, ai più nostalgici, di vivere per qualche attimo nei salotti della “Belle Époque” della borghesia torinese. Testo di Barbara Tonin

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GALLERIA SUBALPINA

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GALLERIA SUBALPINA

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PALAZZO CARIGNANO Gli Irochesi di Palazzo Carignano La facciata più antica di Palazzo Carignano ospita il richiamo a un episodio poco conosciuto della storia piemontese. Osservando le finestre del piano nobile, si può notare il particolare fregio che le adorna e che richiama alla mente un nativo americano con il suo ricco copricapo di piume. Tale somiglianza non è dovuta al caso. Questi decori vogliono infatti ricordare la vittoria riportata dal reggimento sabaudo Carignan-Salières a fianco dei Francesi nel 1667 contro gli Indiani Irochesi durante la colonizzazione del Canada. Gli Irochesi affascinarono i soldati piemontesi, al punto che certi tornarono in patria con dei loro ritratti, alcuni dei quali vennero donati alla famiglia reale. Dei disegni dovettero giungere al Guarini che decise di immortalare questa pagina di storia nella facciata del palazzo. La prossima volta che passate davanti alla facciata di Palazzo Carignano, provate ad alzare lo sguardo sul volto schematizzato di questi Indiani valorosi. Testo di Lorena Cannizzaro Giroinfoto Magazine nr. 34


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CINEMA LUX

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Durante gli imponenti lavori di ristrutturazione di via Roma e degli isolati circostanti, avvenuti tra il 1931 e il 1937 con lo scopo di renderli più ordinati, fruibili al traffico e uniformi, il podestà Paolo Thaon di Revel promosse la ristrutturazione della Galleria Geisser (già Galleria Natta), edificata nel 1856 su disegno di Barnaba Panizza, con la volontà di creare una nuova area commerciale coperta che andasse ad aggiungersi alle già esistenti Galleria Subalpina e Galleria Umberto I. La nuova struttura, realizzata nel 1933 dall’architetto Federico Canova e dall’ingegnere Vittorio Bonadè Bottino, venne da quel momento denominata San Federico, dalla storica intitolazione dell’isolato.

Salotti Torinesi

GALLERIA SAN FEDERICO CINEMA LUX

La galleria mostra ancora oggi la planimetria originaria a T, che ne permette l’accesso tramite via Bertola, via Roma e via Santa Teresa. Questa si compone di sei piani, due sotterranei adibiti ad autorimessa e area magazzino, e quattro in alzato, con il relativo ammezzato e il sottotetto. La struttura si caratterizza per una razionale suddivisione degli spazi interni destinati a negozi, magazzini, uffici, rimesse sotterranee e cinematografo, oltre che per la maestosa copertura in vetro con volta ellittica a botte, sormontata da cupole in corrispondenza dei tre accessi e dalla grande cupola centrale che sovrasta lo scalone d'accesso al cinema storico Lux. Quest’ultimo venne progettato da Giovanni Canova ed Eugene Corte, allievo di Jean Luis Pascal che fu assistente di Charles Garnier nella progettazione dell’Opera di Parigi. La storica sala cinematografica fu inaugurata il 31 marzo del 1934 e – tra marmi, scaloni e ricche decorazioni art-déco – ospitava una maestosa sala da 1573 posti, di cui 800 in platea e 700 in galleria. Originariamente chiamato Rex, fu definito come la sala torinese «più lussuosa e all’avanguardia» dell’epoca, successivamente prese il nome di Dux, poi modificato in Lux nel dopoguerra. Rimasto chiuso per lavori di ristrutturazione dal 2005 al 2009, il cinema è stato oggetto di una completa riorganizzazione dei suoi spazi interni. Gli interventi subiti hanno permesso di far tornare a splendere gli eleganti marmi scuri, i bronzi e il suo tipico stile anni Trenta, pur proiettandolo anche verso il futuro nella sua conversione in multisala con tre salette ultramoderne munite di tecnologia 3D. Testo di Lorena Cannizzaro

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TORINO

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Ci siamo stufati di avere rapporti virtuali su dei social sempre piĂš sterili e privi di concretezza. Vogliamo conoscerci stringendoci la mano e guardarci negli occhi fisicamente. Fotograferemo spalla a spalla, tra una chiacchera ed un'altra, confrontandosi e condividendo passione e momenti di vita reali.

Nasce a Torino, il primo gruppo "non virtuale", associato ad un progetto di Scout Location e fotografia editoriale.

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GIROINFOTO MAGAZINE promuove l’identità territoriale di Torino e provincia attraverso un progetto finalizzato a coinvolgere chi è appassionato di fotografia con particolare attenzione alle singole locations, alla loro storia e al loro messaggio sociale. Un’analisi delle aree cittadine e provinciali ha permesso di individuare i punti di forza e di unicità del patrimonio territoriale su cui si andrà a concentrare le numerose attività di scout location, con riprese fotografiche in ogni stile e l’acquisizione delle informazioni necessarie per descrivere i luoghi. Ogni attività avrà infine uno sviluppo editoriale, con la raccolta del materiale acquisito editando in articoli per la successiva pubblicazione sul giornale. Oltre alla valorizzazione del territorio e la conseguente promozione editoriale, il progetto “Torino Stories” offre una funzione importantissima, cioè quella aggregante, costituendo gruppi uniti dalla passione fotografica e creando nuove conoscenze con le quali si potranno condividere esperienze professionali e sociali. Il progetto, inoltre, verrà gestito con un’ottica orientata al concetto di fotografia professionale come strumento utile a chi desidera imparare od evolversi nelle tecniche fotografiche, prevedendo la presenza di fotografi professionisti nel settore della scout location. Giroinfoto Magazine nr. 34


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ORINO

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COME FUNZIONA Per prima cosa vorremmo sottolineare che l’adesione al progetto non comporta in nessun modo, alcun tipo di pagamento. Partecipare è gratuito e non è impegnativo dal punto di vista temporale. Infatti il progetto, che partirà verso la metà di maggio 2018, non avrà una fine, percorrendo una serie di infinite opportunità di operazioni di scout location sul territorio piemontese. Partecipare è molto semplice. Basterà inviare una mail a events@giroinfoto.com con l’intenzione di partecipare al progetto. L’organizzazione, provvederà ad inserire il tuo nominativo nell’elenco di adesioni e formerà i gruppi che parteciperanno ai singoli eventi nel calendario. Gli eventi saranno costituiti da semplici incontri di gruppo con una tematica da sviluppare sia per location che per tecnica fotografica. Ad ogni incontro presenzierà uno o più fotografi professionisti che coordineranno l’intero evento. Gli eventi, inoltre, saranno organizzati in gran parte nei week end o in giorni festivi, nelle fasce orarie previste dalle condizioni di luce favorevoli al tipo di tecnica fotografica. Vi sarà anche la possibilità, da parte dei partecipanti, di proporre locations o di organizzare ulteriori uscite in accordo con l’amministrazione del progetto e con l’approvazione del gruppo.

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IMPARA CONDIVIDI DIVERTITI PUBBLICA CHI PUÒ PARTECIPARE Davvero Tutti. Chiunque abbia la voglia di mettersi in gioco in un progetto di interesse culturale e condividere esperienze. I partecipanti non hanno età, può aderire anche chi non possiede attrezzatura professionale o semi-professionale. I minori di 14 anni dovranno essere accompagnati da almeno una persona adulta e i minori di 18 dovranno compilare una liberatoria e nulla osta da parte della patria podestà.

PIANIFICAZIONE DEGLI INCONTRI A partire dalla metà di maggio inizieranno le prime sessioni delle scout location sul territorio della Città di Torino ed in provincia. Per questioni di riservatezza editoriale non verrà stilato un vero e proprio calendario completo delle date e delle locations, ma gli incontri verranno comunicati con dieci giorni di anticipo unicamente a chi aderirà al progetto. Le comunicazioni saranno inviate tramite mail o messaggistica e pubblicate sul gruppo ufficiale di Giroinfoto in Facebook. Gli incontri avranno cadenza di circa uno al mese.

ISCRIVITI

invia una mail a: events@giroinfoto.com

Oggetto: Adesione al progetto “Torino Stories”

Non dimenticare di presentarti e di compilare tutte le seguenti voci. NOME, COGNOME ANNO DI NASCITA TELEFONO MOBILE LOCALITA’ DI DOMICILIO EVENTUALE ATTREZZATURA POSSEDUTA Menzionare il grado di preparazione in fotografia NON HO MAI FOTOGRAFATO NEOFITA AMATORIALE AMATORIALE EVOLUTO PROFESSIONISTA

PUBBLICAZIONE DEGLI ARTICOLI Ad ogni incontro si affronterà una tematica diversa utilizzando diverse tecniche di ripresa. Tutto il materiale acquisito dai partecipanti, comprese le informazioni sui luoghi e i testi redatti, comporranno uno o più articoli che verranno pubblicati sulla rivista menzionando gli autori. La pubblicazione avverrà anche mediante i canali web e socialnetwork legati al brand Giroinfoto magazine. Giroinfoto Magazine nr. 34


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ETO SHA IL GRANDE LUOGO BIANCO A CURA DI CINZIA MARCHI L'Etosha è un parco nazionale a nord della Namibia della grandezza di 22.900 Km quadrati, qui specialmente durante la stagione secca è possibile ammirare una varietà di animali selvatici, che si radunano intorno alle pozze d'acqua rimaste.

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Cinzia Marchi photography Giroinfoto Magazine nr. 34


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Per gustare l'atmosfera offerta da questo magnifico luogo, la cosa migliore è dormire all'interno del parco, soprattutto per il fatto che dopo il tramonto è vietata la circolazione. Dormendo all'esterno del parco si rischia di trovare i cancelli chiusi fino all'alba del giorno successivo. Questo, comunque vale su tutto il territorio del Namibia, in quanto di notte c'è il grosso rischio di investire animali selvatici e le assicurazioni non rispondono nel caso di incidente. Personalmente, nel mio viaggio, ho dormito due notti all'interno del Parco in due campeggi differenti essendoci diverse opzioni di sistemazione come dormire in tenda o camper o riservarsi un lodge, da prenotare largamente in anticipo entrambi soprattutto nel periodo di maggiore affluenza.

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Il 15 luglio varchiamo i cancelli di Galton Otjovazawbu Gate, l'entrata ad est del parco, siamo in 4 a bordo di due Toyota Hilux 4x4 mini camper van, con cui stiamo viaggiando attraverso la Namibia. Espletiamo le formalità di entrata al parco, pagando e dichiarando quanti giorni resteremo all'interno e in quale campeggio/resort si dormiremo, la nazionalità, targa del mezzo, ecc... Inutile descrivere la nostra impazienza di rimetterci in viaggio all'interno del parco, finalmente avremmo avuto la possibilità di avvistare e incontrare gli animali. Immediatamente si trovano i cartelli che proibiscono di scendere dalla macchina e di non uscire dalla strada sterrata principale e percorrere il reticolo di stradine segnalate da loro, la velocità è di 60 km/h, ma è consigliato procedere a 30-40 km/h per agevolare l'avvistamento della fauna.


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Il pericolo maggiore è investire gli animali che attraversano improvvisamente la strada e vi assicuro che non è salutare per entrambi, altro pericolo è la foratura delle gomme, che vale su tutte le strade sterrate della Namibia , ho visto ruote squarciate anche di meno fortunati che foravano due pneumatici in un colpo solo. Riguardo a questo è consigliato coprirsi con un'assicurazione in più, perchè quella di base proposta non copre nessuna gomma nè cristalli. E' importante, nel tragitto, mantenere delle buone distanze da altri veicoli, sia per la polvere che oscura la vista che per i sassi che schizzano sul parabrezza. Facciamo i primi 20 km senza incontrare neanche uno springbok (gazzella), l'unico animale, in teoria, che trovi un po' ovunque in Namibia, la zona è abbastanza boschiva e continuiamo a fermarci lato strada sperando in un'avvistamento , inutile dire che a questo punto ci si Giroinfoto Magazine nr. 34

chiede se alla fine saremo fortunati... Proseguendo, il territorio inizia a cambiare, gli alberi si diradano e all'improvviso avvistiamo le prime zebre che brucano tranquille l'erba con gli springboks, ci fermiamo, spegniamo i motori e le osserviamo, inizio a fare i primi scatti pensando che almeno due zebre le ho viste, ora ripensandoci mi viene da ridere. Proseguiamo tranquilli e arriviamo al primo punto di osservazione, Olifantsrus Camp, un piccolo campeggio con un chiosco, una sorta di centro informazioni e un'area riparata dove si può sedersi a bere e mangiare.


93 Qui troviamo la prima pozza, ci si arriva percorrendo una passerella che fuoriesce dalla zona recitanta dove si trova un gazebo da dove, in sicurezza, si possono vedere gli elefanti ed altri animali che arrivano ad abbeverarsi, noi in realtà non abbiamo trovato nulla, devo dire che iniziavamo a pensare di doverci accontentare delle poche zebre di prima. Ripartiamo , la nostra destinazione è arrivare prima del tramonto a Okaukuejo Camp dove passeremo la notte , il campeggio principale dell'Etosha e centro amministrativo, qui si pagano i giorni nel parco dichiarati all'ingresso. Strada facendo il panorama intorno a noi inizia a cambiare di nuovo, gli alberi si diradano sempre piÚ e lasciano il posto alla savana, una grande distesa gialla e bianca con qualche albero solitario e siepi grigie spinose e sparse. Aguzzando la vista si notano anche grandi gruppi di zebre con springboks e Orici.

Le zebre sono ovunque ed è impossibile non notarle visto che sono pure rumorose, in piedi, sdraiate , corrono , giocano tra di loro con tanti piccoli intorno , dondolano la loro testa in un buffo movimento ed emettono il loro verso, un mix tra nitrito e raglio con sbuffo finale. Intorno a loro si muovono elegantemene le gazzelle (spingboks come le chiamano qui) ,anche loro sono molte e sparpagliate. Proseguendo tranquillamente per la nostra destinazione, ormai consapevoli di poter vedere altro, come d'incanto ci compaiono alla vista delle magnifighe giraffe. I maschi sono molto grandi , mangiano le foglie dagli alberi che accanto a loro sembrano dei cespugli e ci osservano ruminando ma facendo attenzione ad ogni nostro movimento. Scendiamo dal 4x4, facendo molta attenzione per non disturbarle e per poterle fotografare meglio, sto andando contro le regole.

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Cinzia Marchi photography Giroinfoto Magazine nr. 34


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A malincuore ci spostiamo, anche perchè il tramonto si sta avvicinando e non possiamo correre il rischio di trovare i cancelli chiusi e i Km da percorrere in totale sono 187 a una velocità di 30 Km orari, ma più avanti è impossibile non fermarsi, troviamo una pozza popolata da elefanti, finalmente, sono numerosi con dei piccoli e il maschio più vecchio è enorme . Un intreccio di proboscidi che bevono , si ncrociano e si sollevano, intorno a loro un gruppo di zebre casiniste, all'improvviso il grosso maschio barrisce infastidito creando un fuggi fuggi generale. Scende il silenzio... Ma dura poco , le zebre tornano e riniziano la loro danza caotica, fatta di salti e corse, a malincuore lasciamo la pozza e continuiamo il tragitto per il campeggio.

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Arriviamo poco prima del tramonto, ci registriamo, paghiamo e veniamo indirizzati alla nostra piazzola, il campeggio è pieno, pure i lodge. Ogni piazzola ha una griglia dove si può cucinare e scaldarsi, la sera, la temperatura si abbassa di molto, qui è inverno in questo periodo, si arriva tranquillamente a zero gradi e anche sotto zero, è necessario portare maglioni e giacche pesanti per la sera e non dimenticate anche un berretto caldo e guanti di lana , solitamente si mangia all'aperto, anche nei ristoranti e non esisteriscaldamento.


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Nel campeggio comunque c'è anche un ristorante, dove solitamente si mangia a buffet ,molto vario e con dell'ottima carne alla griglia, manzo, maiale, kudu, springboks ,verdure e riso, tendenzialmente la loro dieta è a base di carne, la Namibia è per lo più desertica e la verdura viene quasi tutta importata dal Sud Africa, quindi prezzi alti e non molta varietà, cucinano molto bene anche il pesce, qualitativamente il cibo è buono se non ottimo. Questi campeggi si organizzano illuminando con dei fari le pozze circostanti con una luce gialla per non infastidire gli animali. Non amo questo genere di avvistamenti, ma comunque alla sera ci si può sedere sulle panchine ed ammirare in silenzio gli animali che si avvicinano ad abbeverarsi ed è l'unico posto in cui sono riuscita a vedere tre rinoceronti, purtroppo resi gialli dalle luci e con loro un gruppo di elefanti.

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99 All'alba decidiamo di fare un safari, si prenota la sera prima, partenza 6,30 rientro 9,30, tre ore.

un cielo azzurro il contrasto è veramente affascinante.

La seconda notte abbiamo dormito sempre all'interno Questo è l'unico modo per uscire prima dell'alba e ve- del parco, così abbiamo potuto girare con tranquillità le derla nella savana, per gli animali è un po più delutente, pozze del luogo. percorrono le stresse strade e fanno le stesse pozze che facciamo noi, la fortuna che abbiamo avuto è stata Il mattino dopo le 7:00, all'apertura dei cancelli, siamo avvistare due leoni mentre era ancora buio, illuminati partiti dirigendoci verso il Von Lindequist Gate, verso dal driver con una torcia a luce rossa, sempre per non l'uscita, ma sembra proprio che il parco abbia voluto infastidire gli occhi dei felini, ecco che mi ritrovo delle salutarci con un regalo: belle foto di leoni rossi. Lungo la strada abbiamo incontrato tre splendide leonesse sdraiate nell'erba secca che si riposavano Il secondo giorno nel parco è stato comunque molto immerse nel silenzio della savana e un po più avanti positivo, tutte le pozze erano affollate di animali, dalle splendidi elefanti in mezzo alla strada. sempre presenti zebre agli springboks, orici, gnu blu, kudu, antilopi rosse, giraffe struzzi, jackal, volpi e uc- Non so se siamo stati fortunati, ma se decidete di ancelli, tra questi le faraone o galline del deserto, diver- dare per avvistare animali, fatelo sicuramente durante tente è vederle correre velocissime quando si sentono la stagione secca e fate tutto con calma, godetevi il siin pericolo quando potrebbero volare. lenzio incredibile e ammirate gli animali che popolano questa stupenda terra di contrasti senza perdersi le Molto bello è stato percorrere l'Etosha Pan, una depres- notti stellate che tolgono il respiro. sione salina di 5000 Km quadrati che durante la sta- Non so se si può parlare di mal d'Africa ma la voglia di gione delle piogge diventa un lago poco profondo, ora tornare è immensa. è completamente bianco, Etosha infatti signica grande luogo bianco e qui si possono incontrare delle zebre, CINZIA MARCHI struzzi che nidificano, gnu e se si ha la fortuna di avere

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Cinzia Marchi photography Giroinfoto Magazine nr. 34


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LOCRONAN città d'arte e storia

A CURA DI BARBARA LAMBOLEY Quasi alla punta della Bretagna, nel Finistère, la borgata di Locronan (dal bretone “lokorn” ovvero “luogo di Ronan”) ospita circa 800 abitanti. Questo villaggio pittoresco è stato classificato “petite citée de caractère” ed è uno dei villaggi più belli di Francia. E’ costituito da case in pietra di granito grigio che sono costruite intorno alla Chiesa di Saint Ronan.

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ANTICA TESSITORIA

Le vecchie dimore della piazza centrale e le vie circostanti hanno fatto da scenografia alle riprese di oltre 30 film o cortometraggi stranieri o francesi tra cui Tess di Roman Polanski e Chouans di Philippe de Broca. Sul piano storico, si sa che a partire dal XV secolo, la regione di Locronan si specializzò nella produzione di canapa da cui nacque una prospera industria, quella della tela a vela. La manifattura di Locronan commercializzerà le tele in tutta Europa e la fama della particolare tessitura raggiungerà i confini di oltreoceano fino a quando l’era delle barche a vela cessò, portando Locronan ad un veloce declino fino alla seconda metà del recentissimo XX secolo.

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106 Dal suo antico splendore, la città di Locronan, ha conservato la piazza della chiesa che rappresenta il cuore del villaggio.

Saint Ronan Église Con la sua forma cattedralesca, fu costruita tra il 1430 e il 1480 dai signori di Nevet, con i doni dei Duca di Bretagna Jean V, Pietro II e Francesco II. La torre occidentale, che nel tempo ha perso la sua guglia è preceduta da un portico rialzato di più gradini ed al suo interno è visibile un pulpito del diciassettesimo secolo. La cappella adiacente intitolata “Penity”, eretta nel 1530, ospita i resti del santo Ronan, vescovo eremita irlandese all’origine della cristianizzazione del paese all’epoca sotto influenza druidica. Il santo è rappresentato su una lastra di pietra di kersanton in posizione sdraiata mentre affonda con la mano sinistra nella bocca di un mostro e benedice con la mano destra.

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Interno Notre Dame de Bonne Nouvelle Giroinfoto Magazine nr. 34


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Attorno alla chiesa dei priori, quattordici case compongono un magnifico complesso architettonico unico in Bretagna. Erano ricche dimore con un pozzo comune che ospitavano i nobili della città, i ricchi mercanti di tele e gli ufficiali dell'esercito Reale. Imperdibili sono le vecchie vie e viuzze denominate “venelle” e la chiesetta di Notre Dame de Bonne Nouvelle, la piazza delle charettes e il maniero di Kerguénolé, ora diventato museo del Cartellone in cui è possibile vedere un’importante collezione di manifesti della Bretagna dal XVIII secolo ad oggi.

Rue Toul Prichen

Rue Venelle

Rue des Charettes Giroinfoto Magazine nr. 34


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place des Charettes

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Appena sopra la borgata, si trova “la montagna di Locronan” alta 289 mt, dalla quale si può godere di uno splendido panorama sulla baia di Douarnenez e ammirare la penisola di Crozon.

mino del “Nemeton” un'esperienza eco-spirituale che secondo l’antico druidismo permette di realizzare conoscenza mistica e benessere psicofisico.

La “grande troménie”, grande processione, si svolge inAi suoi piedi, si estendono le dune di Sainte Anne La vece ogni 6 anni e rievoca i 12 km del percorso sacro Palud. scandito da stazioni simboleggianti i 12 mesi dell’anno Ogni due anni, a Locronan si svolge la “petite troménie”, celtico. una piccola processione di 6 km che ripercorre il cam-

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LOCRONAN città d'arte e storia

Kerguénolé museo del cartellone Per gli appassionati di cucina, c'è da fare un salto almeno in una delle biscuiterie che si affacciano sulla piazza: i dolci sono presentati con una cura da gioielliere all'interno di locali dall'atmosfera calda e invitante e prima di comprare si possono assaggiare galette, palette e fettine di “kouign amann”, autentico trionfo del burro bretone, il capolavoro della pasticceria locale. Sul viale d'ingresso che dal parcheggio principale conduce al paese ci sono diversi ristoranti e creperie. Sono presenti anche negozi di abbigliamento e prodotti tessili locali.

Le auto non sono autorizzate. Nel villaggio non si vedono nè fili elettrici, nè antenne o semafori, qualsiasi dettaglio possa inquinare il ricordo al passato è stato nascosto. L’atmosfera che ci si respira è senza tempo. Locronan è un vero gioiello, perfettamente conservato e curato.. Il luogo è unico e suggestivo, davvero magico.

Le attrazioni prettamente turistiche sono assai discrete, non stonano con il contesto architettonico generale. A Locronan, si gira esclusivamente a piedi.

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BARBARA LAMBOLEY


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ISTRIA A cura di Sergio Agrò

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Sergio Agrò photography Giroinfoto Magazine nr. 34


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ISTRIA

Ci conosciamo da tantissimi anni ed abbiamo la stessa passione per la fotografia, non si può chiedere di meglio ad un partner di viaggio; un po' come si fa a "testa o croce" con Roberta abbiamo scelto di fare una breve vacanza fotografica in Croazia. Abbiamo a disposizione pochi giorni e scegliamo come destinazione principale i Laghi di Plitvice e la Costa Istriana. Ogni viaggio fotografico racconta una magia diversa da tutti i precedenti viaggi ed anche questo, rispecchia la medesima regola non scritta, si parte, inizia l'avventura! Il viaggio è lungo e decidiamo di fare una sosta, di una notte, in Slovenia, nei pressi del lago di Bled. Ci innamoriamo subito di questo luogo, così il giorno dopo di buon ora, ma anche prima, ci prepariamo per scattare una foto all'alba sul lago. Lo scenario davanti ai nostri occhi è incantevole, l'acqua è uno specchio e con il passare delle ore si riflettono i colori tenui dell'alba, appagati proseguire il nostro viaggio verso la

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Croazia con una ricca colazione a base della famosissima torta di Bled, deliziosa. Ci aspetta un lungo spostamento, le aspettativie e la curiosità di vedere le cascate aumentano di ora in ora. Finalmente arriviamo nell'area protetta del parco nazionale dei laghi di Plitvice. Questi 16 laghi sono collegati tra di loro da cascate, che in base alla loro portata e alla luce del giorno, regalano angoli incantevoli da fotografare, sin dal primo monento non è difficile capire come l'UNESCO l'abbiano nominati patrimonio dell'umanità. I due fiumi che formano questi laghi sono ricchi di sedimenti calcarei, questi sedimenti si accumulano crescendo di un cm all'anno, quando per via della pressione si rompono, si formano altri percorsi e quindi la fisionomia delle cascate cambia, il continuo cambiamento delle cascate le rende uniche.


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ISTRIA Purtroppo senza nessun motivo apparente, dall'Italia siamo stati consigliati male sul tour da fare per visitare le cascate, siccome ritengo che la fotografia sia soprattutto condividere emozioni questo è l'itineraro che consiglio:

per evitare code e trovare tanto parcheggio bisogna entrare dall'ingresso 2. Prendere la navetta che dal PT2 vi porta al PT3. Da qui si può iniziare la visita ai laghi superiori con le cascate piÚ famose, proseguire sino ad arrivare al punto P2, prendere il battello che vi porterà appunto dal P2 al P3 e continuare la visita alle cascate dei laghi inferiori, quindi avete una scelta o rientrare a piedi all'ingresso 2 (dove avete parcheggiato) costeggiando il lago, oppure giungere al PT1 e con la navetta rientrare al PT2. Tutti gli spostamenti sono compresi nel prezzo d'ingresso. Nonostante i cattivi consigli, abbiamo trovato lo stesso angoli particolari per i nostri scatti, infatti il giorno dopo siamo ritornati ai laghi ed attraverso il navigatore abbiamo trovato una strada panoramica che ci ha regalato una vista unica dei laghi con le loro cascate.

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Il viaggio continua. Destinazione Istria dove ci concediamo tre giorni di relax (si fa per dire), un bed & breakfast confortevole a Benjole fa da perno a tutti i nostri spostamenti. Decidiamo di visitare Pola di sera pensando sia al fresco che alla calma senza la frenesia dei turisti di giorno. Pola è una piacevole città sul mare che incanta subito con la sua Arena romana, per noi resterà sempre il "colosseo di Pola", del resto non sono poi così tanto diversi. Venne infatti costruita sotto l'imperatore Augusto, di seguito Vespasiano (non solo noto per i famosi WC ma anche perchè commissionò il Colosseo di Roma) lo fece ampliare. Una leggenda narra che l'ampliamento fu per omaggiare una sua amante del posto. A Pola consiglio anche di visitare il porto che, con le sue luci colorate, può regalare degli scatti originali. Altra città visitata e che consigliamo specie per i suoi fari è Parenzo. Con le sue stradine pedonali interne, ricche di negozi, Parenzo ricorda molto un nostro borgo di mare, passiamo il pomeriggio a girare cercando angoli da fotografare. La nostra piacevole giornata a Parenzo si conclude con una cartolina: un tramonto sul mare tra fari, onde, sup e nuvole che si colorano.

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La riserva naturale di Premantura ha completato la nostra breve visita sulla costa istriana. La tranquillità e la vista hanno regalato dei momenti di puro relax. La costa è rocciosa alle volte per raggiungere il mare sembra quasi di essere degli stambecchi, ma se ho percorso queste vie con tutta la mia attrezzatura fotografica, posso dire con certezza che sono molto sicuri. Il mare è davvero pulito, l'acqua è a dir poco cristallina, purtroppo avendo il vizio della subacquea non posso non concedermi almeno un giro in snorkel, è stata una piacevole sopresa vedere così tante specie marine già a pochi metri dalla riva. La costa istriana è davvero sorprendente, ricorderò per sem-

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pre le coste di Premantura perchè sono state le prime dove ho visto delle impronte di dinosauro, impossibile non confrontare il proprio piede con le tracce, questo lo si può fare liberamente seduti davanti al mare, quanta storia racchiusa in una semplice roccia. Tutte le sere non ci siamo fatti mancare un tramonto, impossibile perderne uno e dopo il tramonto anche una blue hour fino a quando con il filtro ND impostavamo minuti di apertura del diaframma, fortuna che abbiamo trovato ristoranti aperti sino a mezzanotte, la nostra salvezza.


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ISTRIA Purtroppo inizia il viaggio del rientro, nel programmare il viaggio abbiamo voluto dedicare nell'ultimo giorno una tappa veloce: le grotte di Postumia e il castelo di Predjama. Il mio consiglio, anche fotografico è quello di andare prima al castello, magari in mattinata e dedicare la visita alle grotte nel pomeriggio, dove c'è più calma e molte migliaia di persone in meno. Si resta incantati davanti al simbolo delle grotte: il brillante bianco e la colonna barocca. A solo 9 km c'è il castello di Predjama, la bellezza di questo castello è completata dal fatto di essere incastonato come un diamante della roccia della montagna, caratteristica che lo ha reso inespugnabile nei secoli.

Non ci resta che ammirarlo seduti sorseggiando un caffè. Ormai è sera e dobbiamo rientrare a casa, durante il viaggio del ritorno è inevitabile pensare ai luoghi visitati, le emozioni, le corse e soprattutto ricordare i sapori dalle salsicce, che io chiamo "Kababci" e della deliziosa torta di Bled, ma alla fine non c'è niente da fare, sono proprio i nostri cari Krumiri che ci fanno compagnia nel viaggio del ritorno, ed i pensieri volano verso le prossime destinazioni.

Sergio Agrò

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Sergio Agrò photography Giroinfoto Magazine nr. 34


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Dolomiti del Brenta Autore: Cinzia Bonomi Luogo: Monte Spinale Scatto fatto poco dopo la Cabinovia del Monte Spinale, che parte da Madonna di Campiglio. Davanti il gruppo del Brenta palestra di roccia naturale per tantissimi appassionati, che però offre possibilità anche ad escursionisti meno capaci di affrontare passaggi semplici per raggiungere i vari Rifugi che offrono ospitalità e viste su paesaggi di roccia, alternati a zone verdeggianti molto belli. Sui vari sentieri oltre alla flora molto belle è facile incrociare le marmotte che attirano l'attenzione con il loro fischio. Giroinfoto Magazine nr. 34


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LE NOSTRE FRECCE

Autore: Roberto Ceccaroni Luogo: Lago di Bolsena - Marta - Air Show 201 Grande Spettacolo con l'Esibizione delle Frecce Tricolori , Orgoglio Nazionale, all'Air Show tenutosi sul Lago Di Bolsena il 5 Agosto 2018

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Luna rossa

Autore: Giuseppe Provenza Luogo: CefalĂš (PA)

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EMOZIONI D'AGOSTO Autore: Tino De Luca Luogo: Sapri

Sapri dal sentiero apprezzami l'asino. Giroinfoto Magazine nr. 34


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ARRIVEDERCI AL PROSSIMO NUMERO in uscita il 20 Settembre 2018

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