Giroinfoto magazine 09

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N.9 - 2016 LUGLIO

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Difendere il

N.9 - 2016 | LUGLIO, Gienneci Studios Editoriale. www.gienneci.it

Copyright©

ISOLE FAROE

TSAVO PARK

di Roberto Giancaterina

Giroinfoto Reportage

IL 62° PARALLELO

IL SAFARI FACILE

D-DAY PART 2 COLLEVILLE Giroinfoto Scout Location


WEL

COME

09 www.giroinfoto.com


la redazione | Giroinfoto Magazine

Giroinfoto Magazine 01

fotografare e viaggiare due passioni un’ unica esperienza Benvenuti nel mondo di Giroinfoto©. La rivista che ha come obiettivo, essere un punto di riferimento per la promozione della cultura fotografica in viaggio. Attraverso gli articoli di GIROINFOTO©, si tracciano i confini della fotografia professionale, separandola da quella improvvisata, che negli ultimi tempi sta creando confusione sulla percezione della reale qualità della stessa. Fotografare, è un lavoro il cui valore risiede nelle studio del soggetto, nel corretto utilizzo della tecnica, nella determinazione e nella continua esperienza e capacità di critica. Vuole essere uno strumento per diffondere e divulgare linguaggi, contrasti e visioni in chiave professionale in una rassegna che guarda il mondo con occhi artistici e creativi, attraversando una varietà di soggetti, luoghi e situazioni, andando oltre a quella “fotografia” a cui ormai tutti ci siamo fossilizzati. Una raccolta di molteplici idee, progetti di viaggio e workshop fotografici, frutto delle esperienze e lavori eseguiti da esperti nel settore del reportage fotografico, che hanno saputo confrontarsi con le condizioni climatiche e socio-politiche, con le difficoltà imposte dalla natura, per catturare l'immagine e la spontaneità selvaggia della stessa. Si dice che il "bravo fotografo" diventa parte integrante del mondo a cui appartiene il soggetto che sta riprendendo sapendo perfettamente come e dove muoversi: se fotografi una montagna, la sai scalare, se fotografi il mare, sai nuotarci e se fotografi le nuvole sai anche volare. Ecco perché la professione del fotografo non è cosa facile e noi di Giroinfoto vogliamo condividere con voi questa magnifica passione attraverso le nostre attività. Founder of Gienneci Studios Director of Giroinfoto

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Giroinfoto Magazine 03

ANNO II n. 09 DIRETTORE RESPONSABILE CAPOREDATTORE

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Giroinfoto ti risponde Uno spazio dedicato alle vostre curiosità e domande. Vuoi chiederci qualcosa? Scrivi a: redazione@giroinfoto.com

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Giroinfoto ti accoglie

data di uscita 12 Luglio 2016

fotografare

e v ia gg iare due passioni un’ unica esperienza


INSIDE

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Giroinfoto Magazine

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Indice 08

TSAVO PARK Il Safari facile Giroinfoto Reportage

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AROUND HEART Tre sardi in giro per il mondo Intervista Giroinfoto

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STOP AND STARE Ecco cosa ci accomuna A cura di Lorenzo Bruscaggin

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VIAGGIO A CUBA Di regimi e pirati A cura di Nadia Clabassi

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COPYRIGHT Come proteggerlo Giroinfoto school LE ISOLE FAROE Il 62° parallelo

A cura di Roberto Giancaterina

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COLLEVILLE Sulle tracce del D-DAY Scout location NATURE DETAILS Fotografi in natura Intervista Giroinfoto

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PHOTO PROFESSIONAL Riccardo Improta Intervista Giroinfoto FOTOEMOZIONI I premi ai lettori Giroinfoto Scouting Award

Salvatore Giallombardo

Worldphoto Award Andrea Mastronardi

Fotoemozioni Francesco De Marco Magister Photo Award Andrea Valente


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VI PRESENTIAMO

I NOSTRI NUMERI E' con orgoglio che pubblichiamo le statistiche e i volumi qui presenti relativi alle analisi aggiornate al mese di: Giugno 2016

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Articoli totali sul magazine

Articoli pubblicati dagli utenti

Domande alla redazione

Foto singole pubblicate

Copertura degli articoli sui continenti

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National Park IL SAFARI FACILE


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è

un parco naturale molto vicino alle aree di villeggiatura sulla costa del Kenya. Dista solamente qualche decina di chilometri dai maggiori anglomerati turistici tra Mombasa e Malindi ed è assaltato da migliaia di persone all'anno "avventurate" nei game drive safaristici. Un'esperienza di safari molto semplice e alla portata di tutti, dove si possono incontrare le maggiori specie animali che caratterizzano la fauna della savana, abituate alla presenza dell'uomo. Il parco Nazionale fondato nel 1948 prende il nome dal fiume Tsavo che lo attraversa ed è suddiviso in due sezioni Est ed Ovest, quest'ultima al confine con la Tanzania.

KENYA Nairobi

TSAVO EST TSAVO OVEST

Mombasa


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Questo parco naturale ha una superficie complessiva di 23.000 km² ed è il più grande parco naturale del paese. Esso è stato costituito includendo un sistema di parchi adiacenti come il parco nazionale delle colline Chyulu, la riserva naturale di Ngai Ndethia e la riserva naturale di South Kitui, Le due sezioni, Est ed Ovest, sono suddivise dalla strada che va da Nairobi a Mombasa e sono amministrati dal Kenya Wildlife Service. Il centro abitato più vicino è il villaggio di Voi, nella contea di Taita-Taveta della provincia costiera.


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Essendo il parco piĂš frequentato del Kenya, dove centinaia di tour operator propongono escursioni safaristiche per la comoditĂ della vicinanza alle aree turistiche, gli animali, nel tempo hanno assunto un comportamento indifferente alla presenza dell'uomo, dando cosĂŹ la possibilitĂ di ammirarli da vicino.


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“TSAVO”, nella lingua swaili è un vocabolo proveniente da una tribù di antichi cacciatori locali che significa “MACELLARE”, proprio perchè in quelle aree vi si trovano molteplici specie posizionate in basso alla catena alimentare animale. Sarà infatti facile trovare carcasse di ogni tipo nel corso dei safari.


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Lo Tsavo Est ,nella sua gran parte è formato da savana, mentre lo Tsavo Ovest presenta una molteplice varietà di ambienti e di ecosistemi. Verso ovest, in direzione del villaggio di Kimana, il paesaggio si apre estendendosi come descritto da Hemingway , “le verdi colline d’Africa” con colline di origine vulcanica coperte da una fitta vegetazione. Alcune alture superano i 2.000 metri e tra queste c’è il monte Nzaui la cui cima misura 2170 mt. All'interno dei parchi vi sono inseriti diversi villaggi di tribù locali, per la maggior parte Maasai e Wakamba. In alcuni di essi è possibile entrare e visitarli ma fatelo solamente con una guida locale che faccia da referente anche se questo vi costerà qualche dollaro di mancia e sarete pressati dagli abitanti del villaggio ad acquistare i loro manufatti.

EST

OVEST


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KENYA


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Lago Nakuru

Kenya Il più famoso lago della Rift Valley ed è situato a 1754 mt. Le alghe attirano e nutrono grandi quantità di fenicotteri rosa.

Maasai Mara

Kenya Una grande riserva naturale situata nella parte sudoccidentale del paese.

Serengeti

Tanzania Una delle più importanti aree naturali dell'Africa orientale con una superficie di 14.763 km²

Ngoro Ngoro

Tanzania Area di conservazione che si estende nella zona della caldera di Ngorongoro situata nella pianura di Serengeti

Kilimajaro

Tanzania E' il parco che ospita il monte più alto d'Africa sempre coperto di neve alto 5.890 metri.


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BLACK CONTINENT KENYA PROJECT TANZANIA

PARTE LA PRIMA SPEDIZIONE DEDICATA AL PROGETTO DI ESPLORAZIONE FOTOGRAFICA DEL CONTINENTE AFRICANO.

Dopo un accurato studio del territorio, Giroinfoto© invia uno staff di professionisti a realizzare la prima scout location del progetto. Si tratta delle aree naturalistiche comprese tra il confine Kenyota e Tanzanico, ricco di parchi che comprendono una varietà di ecosistemi e popolate da diverse specie faunistiche. Abbiamo realizzato un'itinerario che prevederà diversi appostamenti e percosi all'interno delle riserve permettendoci di fotografare gran parte delle caratteristiche territoriali di quei luoghi soffermandoci nelle zone del Lago Nakuru, il Maasai Mara, il Serengeti, l'Ngoro Ngoro e l'area pianeggiante del Kilimanjaro National Park.

SAI CHE PUOI VENIRE ANCHE TU?

COME TUTTI I PROGETTI DI GIROINFOTO EXPEDITIONS©, DIAMO LA POSSIBILITA', ALLA NOSTRA COMMUNITY, DI PARTECIPARE ATTIVAMENTE ALLE NOSTRE SPEDIZIONI ACCOMPAGNANDOCI IN QUESTE FANTASTICHE AVVENTURE CONDIVIDENDONE LE EMOZIONI.

Per maggiori informazioni visita il sito www.giroinfoto.com

KENYA

TANZANIA

01 - 11 DICEMBRE 2016


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GABRIELE CAREDDU

MAURIZIO CASULA

LIVIO MUDULU

GIROINFOTOINTERVIEW

TRE SARDI IN GIRO PER IL MONDO


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GIROINFOTOINTERVIEW Tre ragazzi, provenienti dalla nostra bellissima isola della Sardegna, appassionati di fotografia, stanno realizzando un progetto che li manterrĂ impegnati per molto tempo. Il giro del mondo. Gabriele, Livio e Maurizio, sono oggi ospiti della redazione di giroinfoto che ha deciso di abbracciare questa loro fantastica avventura chiedendogli di raccontarci alcuni dettagli della loro storia e del loro progetto.


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Giroinfoto

Come vi siete conosciuti, raccontateci qualcosa di voi prima dell’inizio del progetto.

TRE SARDI IN GIRO PER IL MONDO Giroinfoto

Come è nato il progetto "around heart".

Gabriele, Maurizio e Livio

Ci presentiamo e siamo onorati per questa intervista. Siamo Livio, Gabriele e Maurizio, tre ragazzi sardi con la passione per la fotografia. Io (Livio) e Gabriele siamo amici di vecchia data. Sin dal 2010 lavoriamo nei locali della vita notturna del nord Sardegna e lavoriamo in un autonoleggio locato nell’aeroporto di Olbia, nella Costa Smeralda. Maurizio invece, anche lui vicino alla vita notturna in quanto barman, ha completato il trio solo successivamente in quanto membro insieme a Gabriele di un gruppo di fotografi ormai sciolto. Inutile dire che una volta trovati insieme, è nata subito un’intesa straordinaria, essendo tutti e tre amanti della fotografia, della natura e dell’avventura.

Gabriele, Maurizio e Livio

Il progetto Around Heart è nato una sera di gennaio del 2016, mentre chiacchieravamo sull’ultimo viaggio fatto il mese prima in una delle mete tra le più incredibili per chi ama la fotografia paesaggistica e notturna, l’Islanda. Avevamo l’idea di mostrare quanta bellezza avevano visto i nostri occhi e così è nata l’idea di far nascere qualcosa che potesse dare la possibilità a chi purtroppo non può, di ammirare e apprezzare quel mondo che non sempre si riesce a vedere.

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Giroinfoto Raccontateci il primo vostro viaggio-reportage e che cosa ha fatto la differenza rispetto agli altri viaggi? Gabriele, Maurizio e Livio

In realtà non abbiamo un vero e proprio primo viaggio-reportage. Ogni volta che prendiamo la, macchina, la nave l’aereo, abbiamo sempre l’attrezzatura fotografica con noi. Abbiamo iniziato e continuiamo con passione nella nostra terra, la Sardegna, che fotograficamente ha davvero tantissimo da offrire, ma poi ovviamente la nostra curiosità, la voglia di esplorare e la voglia


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d’avventura, ci ha portato e ci porterà nuovamente fuori da quest’isola e fuori dall’Italia, con l’intento di andare a “caccia”, passateci il termine, di location differenti e che in pochi conoscono. Tra tutti i nostri viaggi, quello che forse ha davvero fatto la differenza rispetto a tutti gli altri fatti finora, è quello in Islanda alla fine del 2015. Un viaggio davvero spettacolare, con situazioni di luce e paesaggi che fanno capire quanto in realtà l’uomo è soltanto ospite su questo pianeta. Per non parlare della nostra prima volta sotto la sinuosa aurora boreale. Lo sguardo perso tra le onde di luce che cambiavano forma e colore ininterrottamente per ore. Un’emozione indescrivibile. E’ stato un colpo di fulmine per tutti e tre.


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Giroinfoto Qual’è per voi lo spirito con cui si deve intraprendere un viaggio fotografico da parte di un foto-amatore? Gabriele, Maurizio e Livio

Pensiamo che alla base di un viaggio fotografico ci debbano essere innanzitutto la voglia di scoprire e la voglia di sperimentare. Spesso sentiamo dire che la fotografica sia fatta di attimi e che se si perdono quelli giusti, probabilmente non ricapiterà più di poterli immortalare. In realtà ogni attimo dovrebbe essere immortalato. Ogni attimo ha la sua storia da raccontare e così ogni amante della fotogafia dovrebbe semplicemente scattare sempre con lo stesso entusiasmo e con la stessa voglia di non fermarsi mai all’idea di aver perso qualcosa.

Giroinfoto Descrivete il mestiere della location scouting, questo grande sconosciuto in Italia. Gabriele, Maurizio e Livio

La location scouting è ciò che, nel nostro ideale di fotografia paesaggistica, fa la differenza negli scatti. Crediamo infatti, e forse in tanti saranno d’accordo con noi, la location fa gran parte del risultato finale. L’interpretazione personale di un fotografo sulla stessa location, risalta o mette in ombra le caratteristiche di qualcosa di già visto, mentre una location nuova e mai fotografata o filmata, sicuramente avvantaggia su quello che poi sarà il giudizio e l’emozione che probabilmente l’osservatore finale potrà esprimere e sentire. I l nostro continuo cercare angoli diversi e sconosciuti, ci ha portato ad affrontare i nostri viaggi in modo differente e spesso lontano da quelli che possono essere i soliti percorsi fotografici turistici. La preparazione fisica e mentale nell’affrontare i percorsi che portano poi a location mozzafiato, sono la base di questo mestiere, così come non meno importanti sono l’attrezzatura tecnica e l’essere sempre consapevoli che osare troppo non è mai la scelta giusta. La natura comanda, non dimentichiamocelo.


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Giroinfoto Qual'è il ricordo a cui siete più legati nei vostri viaggi? Gabriele, Maurizio e Livio

Ogni viaggio lascia un ricordo unico. Elencarli tutti diventerebbe interminabile. Quello che non si può dimenticare è la sensazione di libertà che proviamo ogni volta che scatti una foto e subito dopo alziamo lo sguardo e vediamo quello spettacolo che soltanto i nostri occhi riescono ad ammirare in modo genuino e puro. Non si può dimenticare l’emozione della partenza così come quella forse un po’ deludente sensazione del rientro a casa, perché vorresti restare un giorno in più con la tua macchina fotografica a scattare ancora. Per tornare però al nostro colpo di fulmine, come per tante persone, fotografi e non, il ricordo al quale siamo più legati sicuramente è quello della prima volta in cui vedemmo l’aurora boreale. Ricordiamo i movimenti, l’adrenalina, le parole dette tra noi e quell’euforia che provavamo, perché quella danza di luce, dopo ogni scatto, era ancora lì che chiedeva di essere fotografata. Toglieva il fiato.


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Giroinfoto Come siete cambiati, professionalmente dall’inizio del progetto? Gabriele, Maurizio e Livio

Il nostro è un progetto davvero giovanissimo nato all’inzio di quest’anno con aspettative che, a dirla tutta, non erano poi tanto alte. La nostra idea era semplicemente quella di mostrare agli altri la bellezza della Sardegna che tanti sardi non conoscono e la bellezza della natura in giro per il mondo. Dopo aver iniziato a pubblicare i nostri scatti però, sin da subito ci ha sorpreso l’interesse suscitato nella curiosità delle persone che hanno iniziato a seguirci sempre più numerose, per arrivare poi all’interesse mediatico da parte dei maggiori giornali regionali e nazionali come La Stampa che ci ha dedicato un articolo sulla fotografia notturna (consutabile sul nostro sito internet), delle radio regionali e da parte una tv regionale che ci ha invitato ad una delle loro trasmissioni. Tutto questo incentiva la nostra voglia di crescere e di riuscire ad ottonere una qualità di prodotto sempre più precisa e attenta sia dal punto di vista tecnico e sia dal punto di vista emozionale.

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Giroinfoto Quali obbiettivi professionali vi siete prefissati? Gabriele, Maurizio e Livio Possiamo riprendere un po’ la risposta alla domanda precedente? Da quella curiosità e attenzione mediatica che ha suscitato il nostro progetto, è nata una collaborazione con un’etichetta discografica che negli ultimi anni ha avuto una crescita davvero impressionante, la Machete Productions, etichetta dell’ormai famoso rapper Salmo, vincitore di diversi dischi d’oro e platino, il quale collabora con artisti del calibro di Jovanotti, Mengoni, Barker e tanti altri. Proprio questa etichetta ha visto in noi un prodotto interessante sia per quanto riguarda la selezione delle location per le loro realizzazioni video e sia per l’assistenza alla produzione, al backstage e dal punto di vista tecnico, anche all’assistenza sul set, che molto spesso viene realizzato in località difficili da raggiungere e nelle quali poi è difficile poter girare le scene. Proprio a quest’ultimo proposito, ci sono state date anche delle parti all’interno di alcuni video, in quanto per alcune scene, era necessaria una certa preparazione fisica e conoscenza dell’attrezzatura tecnica, come ad esempio sul set del video dell’artista Riky della Sony,

ambientato sulle cime innevate del Bruncuspina in Sardegna, dove si è lavorato anche con le imbragature. Da quando, poco più di cinque mesi fa, è nato Around Heart, le nostre collaborazioni con l’etichetta sono state ben quattro, l’ultima terminata proprio qualche giorno fa, per il video degli artisti Merk & Kremont della Spinnin’ Records, l’etichetta che vanta i dj più famosi e pagati al mondo e per i quali abbiamo scelto le locations per le riprese, realizzato la copertina di lancio del loro nuovo singolo “Don’t need no money” e realizzato il bakcstage. Il nostro interesse è quello di continuare in questa direzione, mettendo a disposizione la nostra preparazione fotografica e di videomaking e le nostre conoscenze delle location. Parteciperemo anche il prossimo anno al WPO (World Sony Photography Award), dopo essere stati tra i dieci finalisti nella categoria “Panoramic” nell’ultima edizione 2016 terminata giusto tre mesi fa e per la cui partecipazione è stato scritto di noi su testate giornalistiche come La Repubblica e Focus.

TRE SARDI IN GIR


RO PER IL MONDO

Giroinfoto Le vostre prossime mete di viaggio quali saranno?

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Gabriele, Maurizio e Livio Abbiamo diverse idee a riguardo. Le più probabili in questo momento sono due, ma sulle quali stiamo ancora valutando alcuni aspetti tecnici. Una delle due è quella di andare alla scoperta degli U.S.A. on the road, ma con tanto off-raod; l’altra invece che è quella che probabilmente in questo momento ha più possibilità di essere realizzata, è un lungo tour europeo che ci porterà a visitare ben dodici paesi, con oltre 8000 chilometri da percorrere.


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Giroinfoto Cosa vorreste dire alle persone che come voi amano la fotografia o che si voglio avvicinare a questo mondo? Gabriele, Maurizio e Livio

A tutte le persone che come noi hanno già questa splendida dipendenza, vorremo dire di continuare a scattare senza fermarsi mai. Ogni amante della fotografia sente il bisogno di vedere anche tutto ciò che gli altri realizzano. A volte serve come ispirazione, a volte serve per dare una certa carica, a volte serve semplicemente per imparare e migliorarsi. Per chi invece si vuole avvicinare a questo mondo, diciamo che la fotografia è emozione, è coraggio, è un modo di vivere e per vivere. La fotografia è un’arte con mille sfumature, le quali raccontano storie ed emozioni. Non importa quali sfumature di quest’arte deciderete di seguire, ma fatelo con passione, semplicità e soprattutto fatelo per voi stessi. Ringraziamo la redazione di Giroinfoto.com per quest’intervista e salutiamo tutti quanti augurandovi di fare bellissimi scatti. Un augurio fatto col cuore, un cuore grande come quello di Around Earth.

Livio, Gabriele e Maurizio.

+ INFO

around heart www.around-heart.com


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STOPand

STARE A cura di Lorenzo Bruscaggin


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A volte parlando con altri fotografi mi accorgo che una delle varie cose che ci accomuna è il modo di guardare le cose che ci circondano. In ogni situazione noi vediamo uno scatto, alcune volte perso, visto che non possiamo sempre avere con noi l’attrezzatura, altre volte colto al volo. Questo è uno dei motivi per cui per un non fotografo a volte può essere un’odissea uscire con uno di noi, sì perché vedendo occasioni fotografiche ovunque le soste forzate sono innumerevoli e non sempre brevi.


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Photo by Lorenzo Bruscaggin

cigno reale) Ed eccoci al titolo dell’articolo “Stop And Stare”, il quale riassume, secondo me in maniera perfetta questo modo di intendere la vita.

"Fermati e guarda"

è praticamente la nostra filosofia di vita, un modo di pensare, vedere, ragionare e agire che ci estranea dal mondo dei non addetti allo scatto.

Photo by Lorenzo Bruscaggin

Lago di Carezza (BZ)


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Photo by Lorenzo Bruscaggin

Foresta in val d’Ega (BZ)


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Siamo fondamentalmente dei solitari, condannati a lunghe ed estenuanti uscite fotografiche immersi nei nostri pensieri prima ancora che nella natura, e ne siamo segretamente contenti e fieri. Chi si occupa di fotografia paesaggistica o naturalistica, le due tipologie piĂš impegnative a livello fisico e ti tempo da dedicargli, penso possa raccontare tranquillamente di molti aneddoti capitatigli durante le proprie uscite. Infinite camminate terminate nel posto sbagliato senza quasi sapere dove si era finiti, attese di ore per immortalare un animale che poi non si è nemmeno degnato di avvertirci che non sarebbe arrivato, alzatacce alle quattro del mattino per fermare il tempo con l’alba del secolo per poi nemmeno vedere il Sole per colpa delle nuvole.


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Photo by Lorenzo Bruscaggin

Monte Bondone (TN)

Photo by Lorenzo Bruscaggin

Catena del Latemar


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Photo by Lorenzo Bruscaggin

Fuciade (TN)


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Photo by Lorenzo Bruscaggin

Cavaliere d’Italia Ma non solo, a volte anche i nostri “simili” ci mettono lo zampino. Non vivendo sotto l’egida dello “Stop and Stare” non capiscono cosa facciamo coricati a terra in improbabili posizioni contorsionistiche, oppure come possiamo rimanere ore all’interno di una casetta di legno che a sua volta è all’interno di una palude con 35° sotto il Sole assaliti da orde di zanzare ed insetti simili pronti a succhiarci ogni centilitro di sangue dalle vene solo per cogliere il “momento perfetto”. Per non parlare poi delle uscite su sentieri di montagna nelle quali, se non siamo usciti soli come imporrebbe il nostro alter ego fotografico, arriviamo alla meta praticamente il giorno successivo a quello dei nostri compagni, a forza di “Stop and Stare”.

Photo by Lorenzo Bruscaggin

Airone guardabuoi


Ma è questo il bello della nostra “specieâ€?, vediamo il mondo che ci circonda con occhi diversi, curiosi, instancabili, e tramite i nostri occhi facciamo vedere anche alle altre persone cose che li circondano ma che non hanno mai notato, semplicemente perchĂŠ non si fermano a guardare.

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Questo modo di vivere mi ha portato ad amare la natura in modo sconsiderato e, notandone le infinite sfumature, a stupirmi continuamente per le meraviglie che la compongono.

Photo by Lorenzo Bruscaggin

Conca del Ciampac (TN)


Photo by Lorenzo Bruscaggin

monte Brione dal sentiero della Ponale (TN)


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Grazie a questa passione ho conosciuto, e sto tuttora conoscendo, molte persone amanti di questo maltrattato mondo, ed ho imparato che è anche compito nostro cercare di sensibilizzare le persone verso i temi di salvaguardia della natura e dell’ambiente. Ed è qui che vorrei precisare una cosa a mio avviso molto importante; noi fotografi paesaggisti e naturalisti dobbiamo essere i primi a rispettare la flora e la fauna che ne fa parte, dobbiamo dare l’esempio alla generazione presente per educare quelle future ad un rispetto dei ruoli, dove l’uomo non è padrone di nulla, ma spettatore privilegiato di un mondo fantastico, molto più di quello che vedono quelli che non vivono sotto l’egida dello “Stop and Stare”. Lorenzo Bruscaggin


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DI REGIMI E PIRATI

A cura di Nadia Clabassi

VIAGGIO A CUBA


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Luglio

a Cuba il clima si fa rovente ed afoso. Si ha la sensazione che il popolo cubano già da anni sia avvezzo al turismo, come testimoniano la vasta gamma di proposte e servizi che ci vengono proposti da personaggi di ogni età fin dall’uscita dell’areoporto, non appena notano i nostri capelli ed occhi chiari o le nostre valige.


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La stanchezza e i chilometri percorsi nell’ultimo mese di preparativi al matrimonio condizionano i primi giorni della mia permanenza, poi inizia a predominare la curiosità e la voglia di conoscere questa famosa isola. Chi giunge in aereo a L’Avana percepisce subito uno dei leitmotiv: taxisti, affaristi, artisti ed ogni genere di altre figure, a volte con una certa insistenza, cercano di accaparrarsi il maggior numero di CUC (o pesos cubani convertibili), la moneta valida per i turisti. Infatti il peso cubano vale molto meno ed è la moneta ufficiale per i cittadini cubani.


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Per le strade della capitale saltano all’occhio la povertà e il decadimento urbano. Tantissimi sono gli edifici, abitati, in rovina. Questo non sembra particolarmente pesare agli abitanti che scorgiamo a gruppetti nelle strade, negli antri ombrosi, a chiacchierare, giocare, scrutare gli altri passanti, raramente a lavorare se non negli esercizi dedicati ai turisti.


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Durante la nostra permanenza di un giorno e mezzo purtroppo non abbiamo visitato molti luoghi pubblici, in quanto tutto il primo giorno era festa (di cui peraltro non trovo traccia su nessun sito o guida) quindi tutto “esta cerrado, mañana”, ossia “è chiuso, tornate domani”.


Il viaggio prosegue a bordo di una macchina a noleggio, moderna. Capirete il vantaggio di questa scelta percorrendo la carretera principal con le sue voragini e la sua variopinta frequentazione (cavalli, animali, lavoratori ed altre persone che ad ogni cavalcavia chiedono un passaggio ecc.). Ci dirigiamo a ovest nella provincia di Pinar del Rio, zona agreste e certamente ancora arretrata. Se a L’Avana si percepiscono i venti di cambiamento che stanno investendo l’isola, sicuramente ci vorrà più tempo perchè questi raggiungano le province più remote e meno servite come questa, come testimoniano la semplicità delle case o l’aratura dei campi che avviene ancora tramite i buoi e l’aratro con la struttura di legno. Il regime qui controlla il numero di capi posseduti dai contadini come anche la produzione di tabacco. In compenso le viste di cui si gode sono spettacolari.


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DI REGIMI E PIRATI VIAGGIO A CUBA

Nei giorni a Viñales, nella casa di una vecchina che non sembra capire il nostro spagnolo maccheronico, nè ancor meno una parola d’inglese, ma prepara delle ottime cenette, visitiamo piantagioni di tabacco e frutta, passeggiamo sulla terra rossa immersi nelle mogotes, colline compatte di materiale carsico, esploriamo caverne ed il giardino botanico che mostra l’eccezionalità del clima tropicale per la crescita di moltissime varietà di piante.


A Cuba il modo migliore di girare è pernottando nelle case particular che altro non sono che le case della gente normale, nelle quali una o più stanze sono attrezzate per ospiti paganti. Il tutto è regolamentato dal regime e ce n’è per tutte le tasche e gusti. Il cibo in generale non è molto vario, ma sostanzioso certamente, noi ci siamo riempiti di aragosta per almeno i prossimi 10 anni!

Si procede poi raggiungendo la costa meridionale dell’isola. Tappa obbligata a Cienfuegos, unica città delle prime “ville” ad essere fondata dai francesi. Lo stile architettonico è particolarmente gradevole, mentre constatiamo divertiti che l’interno delle abitazioni di molti cubani tradiscono il gusto molto kitsch che li contraddistingue nell’arredamento.


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Rischiamo la nostra prima tempesta tropicale, fortunatamente non una goccia scenderĂ dal cielo arrabbiato e spazzato dai venti. La strada ci porta successivamente a Trinidad, forse il luogo piĂš famoso e frequentato turisticamente a Cuba. Per strada sostiamo per fare un bagno in un campeggio per cubani, come poi ci accorgeremo. Camminando verso la spiaggia nello spettrale campeggio iniziamo a sentirci osservati, al momento di restare in costume ed entrare in acqua dei ragazzini e una famiglia spuntano dalla macchia e ci guardano intensamente, come si guarda un leone allo zoo. Una sensazione piuttosto spiacevole, dopo il bagno ed una rapida passeggiata decidiamo di tornare


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alla macchina per proseguire. A Trinidad sembra in un certo senso di ritornare alla civiltà, anche se rimane forte il contrasto tra quello che al turista viene fatto vedere e la povertà dei quartieri meno “in vista”. Qua visitiamo la cittadina e un giorno compiamo una gita nella foresta tropicale giungendo ad una bella cascata con pozza d’acqua fresca, un gradevole cambiamento rispetto all’acqua bollente del mar dei Caraibi che ci godiamo il pomeriggio successivo, uscendo arrostiti dal sole a fine giornata.


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Dirigendoci verso nord, attraversiamo una zona agricola in passato vanto di ricchi proprietari terrieri grazie alla coltivazione della canna da zucchero. Dopo secoli di fasti, questi conobbero nel 1929 col crollo di Wall Street e il crollo dei prezzi dello zucchero, un improvviso declino, anche a causa della concorrenza della barbabietola in Europa. Un’altra notte, prima dei quattro giorni di meritato relax al mare in un hotel, la spendiamo a Santa Clara, famosa per gli scontri avvenuti nel dicembre del ’58 e nel gennaio del ‘59. La netta vittoria castrista fu fondamentale per l’abbattimento del regime di Batista. Paseggiamo nella piazza centrale. A proposito della notte, è evidente che è il momento in cui le persone si riversano nelle piazze e nelle strade, senza differenze d’età o sesso, le case della musica sono frequentatissime e i ritmi cubani coinvolgono presto anche il turista più distaccato. La mattina successiva visitiamo l’enorme monumento dedicato all’eroe di Cuba per eccellenza, il “Che”. Mi stupisce come sia estremamente curato e pulito, in contrapposizione a quasi tutti gli edifici pubblici visitati. Per quello che ho visto, posso solo augurarmi che il riavvicinamento di Cuba agli Stati Uniti d’America porti un miglioramento alle risorse economiche dei suoi abitanti, lasciando intatta la loro voglia di ballare e suonare, il loro carattere caldo come il clima estivo che respirano, la semplicità dei gruppi di giovani e anziani che alla domenica giocano interminabili partite di domino nel mezzo delle strade delle città. L’ultimo sforzo che chiediamo alle sospensioni della nostra macchina: giungere sull’isolotto dove ci aspettano finalmente giorni di totale relax e mare prima di tornare in Italia. Divertenti e colorate le immersioni nel mare, stavolta siamo sulla costa nord, maggiormente battuta dalle correnti e dai venti. Su tutta l’isola si trovano molte possibilità di fare immersioni, è un aspetto particolarmente curato forse perchè Fidel Castro stesso è stato un grande appassionato di maschera e boccaglio. Sorseggiando Piña Colada sulla spiaggia dimentichiamo le perplessità sulle contraddizioni che ci ha mostrato l’isola e la sua gente e il caldo intenso che ci hanno accompagnati e brindiamo a noi lasciando che nella memoria si fissino i ricordi migliori, colorati dei colori vivaci di questo angolo di mondo!

Nadia Clabassi


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Come difendere il

DIRITTO D'AUTORE Il copyright,

Letteralmente tradotto dalla lingua inglese, significa "diritto di copia". Nell' ordinamento giuridico italiano che disciplina questa branca, è l'attribuzione di un insieme di facoltà a colui che realizza un'opera dell'ingegno di carattere creativo, con l'effetto di riservargli diritti morali ed economici. È disciplinato prevalentemente dalla legge 22 aprile 1941, n. 633, e dal Titolo IX del Libro Quinto del codice civile italiano, di recente modificato ed aggiornato dal D.L. 15 gennaio 2016, n. 8. In fotografia, nello specifico della legge, le immagini prodotte vengono però distinte in immagini creative e non creative. Le immagini creative, sono quelle che contengono specifiche interpretative relazionate all'autore che esprime un concetto inedito e strettamente personalizzato. La cosìdetta Opera d'ingegno. Le semplici fotografie, sono invece quelle immagini, anche se eseguite in modo professionale, che non riprendono alcun valore aggiuntivo rispetto alla realtà e allo status originale del soggetto stesso. In ogni caso, nel momento in cui il fotografo realizza qualsiasi immagine, è pienamente titolare di tutti i diritti, sia economici che morali, ma è tutelato solo nel caso l'opera sia giudicata "CREATIVA". La legge, nel nostro paese, quindi non ci dà altro modo che doverci ingegnare da noi per proteggere le nostre immagini, soprattutto per chi di questa attività ne fa un mestiere e non lavora solo su dei format artistici.

COME?


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Conoscere i rischi

In ambito fotografico, l'evoluzione digitale, ha permesso nel giro di pochi anni ad amatori e professionisti, di poter pubblicare i propri scatti al mondo. Una gigantesca vetrina dove mostrare i propri lavori, più o meno professionali, basta solamente aprirsi un'account sugli infiniti social network oggi esistenti o utilizzare un blog o un sito personale. Probabilmente, per i più giovani, si fa fatica immaginare come la fotografia fosse, senza la possibilità di pubblicare le proprie foto su un blog o su facebook, e da questo punto di vista possiamo dire che il fotografo rischiava ben poco, al massimo qualche plagio su un'idea di realizzazione. Oggi, il furto e il plagio dell''immagine è a portata di click e chiaramente aumentando il pubblico, aumentano anche i rischi. Che si abbia realizzato un'opera creativa o una semplice fotografia, il copyright ci appartiene, ed è tutelato da una legge, ma questo non impedisce a qualcuno di rubarci le foto per fare il volantino della gastronomia dell'amico. Non ne verremo mai a sapere nulla, e se per caso riuscissimo ad incappare nella nostra fotografia utilizzata da altri, la legge avrà un corso lungo e infinitamente complicato dal quale difficilmente ne usciremo vincitori.

COSA FARE QUINDI? In realtà è molto semplice, basta fare in modo che la foto diventi inutilizzabile per l'eventuale furto, e di questo parleremo nell'articolo che state leggendo. Se invece, credete che un certo tipo di lavoro sia un vero e proprio capolavoro creativo, l'unica opportunità di difendervi dal plagio o il furto è quella di registrare l'opera, che non eviterà di certo l'utilizzo non autorizzato del vostro lavoro, ma vi metterà sicuramente in una posizione giuridica più favorevole per un'eventuale procedimento civile.

LA DIFFERENZA TRA IL FURTO E IL PLAGIO IN F O TO G R A F IA

E' bene distinguere i due diversi reati : IL FURTO

é il semplice utilizzo non autorizzato dall'autore dell'immagine per scopi anche non di lucro.

IL PLAGIO

é l'utilizzo dell'opera altrui e dei suoi concetti, interamente o anche in parte, attribuendola a se stessi o a terzi.


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La prevenzione Premesso che non c'è modo certo per evitare il furto delle nostre immagini, alla mercè di software in grado di renderle comunque utilizzabili, la prevenzione è l'elemento più importante da prendere in considerazione. Vedremo quali sono i modi per evitare il furto delle nostre fotografie, applicando una serie di accorgimenti visibili ed invisibili.

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Impostazioni dalla macchina

Una buona norma per intitolare a se stessi lo scatto per aggiudicarsi un originale indiscutibilmente proprio è aggiungere le informazioni di copyright direttamente sulla macchina fotografica. Questo permetterà che ogni foto scattata contenga già i dati EXIF dell’autore e le informazioni sul copyright. Tale operazione è permessa anche nella fase di download nei software più comuni come photoshop, lightroom o Capture one.

Il crop di sicurezza e la risoluzione Un'altra buona abitudine che dovremmo imparare, è croppare di qualche pixel l'originale, direttamente in fase di sviluppo RAW. Bastano pochi pixel tolti all'immagine che poi noi lavoreremo per ottenere il nostro file più che diverso, unico. Su ogni immagine che noi pubblicheremo ci saranno sempre degli elementi mancanti rispetto all'originale che potremo dimostrare di essere gli unici proprietari. Se dobbiamo pubblicare su dei social, è bene ridurre drasticamente la risoluzione, rendendo l'immagine inservibile per altro.

RENDIAMO

I NOSTRI

ORIGINALI

INDISCUTIBILI

E LE COPIE

INUTILIZZABILI


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La prevenzione Inserimento del watermark

Uno dei metodi più efficaci per scoraggiare potenziali furti delle immagini e anche uno dei più semplici da applicare, è l'inserimento di un "watermark " anche menzionato come "filigrana". Si tratta di un logo grafico o più semplicemente del nome dell’autore, non necessariamente uniti al marchio ©, impresso in un'area della fotografia rendendola "marchiata" e quindi non utilizzabile per altri scopi se non quello di pubblicazione da parte dell'autore. Bisogna fare molta attenzione, però, a questo elemento di disturbo. Il watermark, oltre a disturbare le intenzioni di un'eventuale furto dell'immagine, disturba spesso l'immagine stessa, alterandone il suo valore qualitativo. Ecco perchè vi sono diversi gradi di filigranare un'immagine, in relazione al rischio, al valore della fotografia e alla composizione della stessa. Per esempio: Se stiamo facendo un servizio fotografico autorizzato ad una gara ciclistica per poi vendere singolarmente gli scatti on-line, il rischio che il soggetto interessato ne acquisisca semplicemente la sua da uno screenshot, è altissimo. Dobbiamo quindi ricorrere ad un'alto livello di protezione per rendere la fotografia disturbata e inutilizzabile per un'eventuale stampa o archiviazione. La piacevolezza della foto sarà compromessa ma essendo di poco valore tecnico-artistico ne varrà la pena. Utilizziamo il watermark in modo

INVASIVO

Se decidiamo di pubblicare un nostro scatto particolarmente studiato e secondo noi appetibile da parte di un'eventuale furto, possiamo utilizzare il watermark ponderando gli spazi dedicati alle filigrane, senza disturbare eccessivamente il soggetto principale. Tale scatto sarà sicuramente inutilizzabile nella sua integrità ma potrebbe essere ritagliato per ottenerne un'area "pulita". Valutiamo sempre i rischi di eventuali applicazioni non autorizzate. Utilizziamo il watermark in modo

PONDERATO


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Spesso accade, come nei portfolio on-line di fotografi, di avere l'esigenza di mostrare il proprio lavoro in modo integrale per l'apprezzamento nella totalità dell'opera.I rischi di furto sono molto alti, ma un watermark eccessivamente invasivo comprometterebbe la qualità della foto stessa.Possiamo quindi aggiungere il watermark in modo percettibile ma facendo attenzione a non alterare l'equilibrio dell'immagine. Più avanti, affronteremo il come proteggere le immagini in altri modi oltre il watermark. Utilizziamo il watermark in modo

PERCETTIBILE

Il watermark, oltre ad avere la funzione di disturbo dell'immagine per evitare eventuali furti, ha anche la funzione promozionale, quindi valutate bene quando deve essere protagonista o quando deve essere quasi invisibile. I modi più comuni per inserire il watermark all'interno delle immagini, sono l'utilizzo della funzione dedicata in Adobe Lightroom o Capture One, ma anche con Photoshop sarà possibile creare un livello personalizzato da inserire nella foto.

Il Digimarc

E' probabilmente il metodo più completo ed efficace esistente per inserire una firma digitale all'interno della nostra immagine. Questo Plug-in a pagamento, consente di inserire una filigrana invisibile, in modo da non alterare il contenuto dell’immagine ma, visualizzandola attraverso alcune applicazioni, può mostrare il watermark e quindi provare la paternità dello scatto. Digimarc, non solo ti permette di creare filigrane digitali invisibili sulle immagini, ma è anche in grado di tracciare i suoi utilizzi online, rendendo più facile il rintraccio dell'autore del furto. La filigrana invisibile, non può essere nè rimossa o modificata, e ciò significa che le immagini registrate sono tracciate inesorabilmente. Ovviamente, come gli altri deterrenti e modi di proteggere le immagini affrontati, anche questo non è infallibile, ma è un'ottima strategia per chi vive di fotografia.

La registrazione

Se l'opera è veramente un capolavoro e il rischio di furto è altissimo, per ottenere la miglior protezione per il lavoro è pagare, per far sì che la legge tuteli con la garanzia dei propri diritti. Per prevenire il plagio o il furto in questo senso, bisogna quindi registrare il copyright. ( vedasi www.copyright.it )


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La prevenzione Impedire il download

Nel caso si abbia un "goloso" portfolio su un sito personale, vanno messi in atto alcuni accorgimenti. Per evitare il furto di quelle fotografie direttamente da una propria piattaforma on-line, uno dei modi più usati ed efficaci è quello di disabilitare, all'interno della pagina del sito, "il tasto destro del mouse". Infatti, il metodo che noi conosciamo comunemente per scaricare le immagini che ci interessano, è quello di cliccare sull'immagine stessa e selezionare"salva immagine". Ecco come il ladro, come primo tentativo, selezionerà la fotografia ed effettuerà il download a piena risoluzione, immediatamente e senza problemi. Per scoraggiare il download selvaggio, Flickr mette a disposizione diverse licenze di utilizzo delle immagini che “consentono di controllare le modalità di utilizzo delle tue foto da parte degli altri utenti. Puoi limitare l’utilizzo dei contenuti da parte degli altri utenti o consentirlo senza restrizioni”. Ci sono altri metodi per impedire il download delle immagini, come utilizzare uno script flash, considerando che questo tipo di programmazione non viene visualizzata dai maggiori dispositivi di tablet e smartphone, oppure impedire le indicizzazioni delle immagini all'interno di una cartella dedicata e protetta, affinchè in una banale ricerca su qualsiasi motore le immagini non appairanno, e così via, come anche convertire l’url dell’immagine in codice ASCII esadecimale, ma tanti altri metodi che richiedono capacità di programmazione.


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Essere vigili Fin'ora abbiamo parlato di come prevenire e scoraggiare il plagio o il furto delle fotografie, e visto che non sarà mai una certezza evitarli, ora vedremo come servirsi degli strumenti a disposizione sul web, per eventualmente rintracciare pubblicazioni non autorizzate dei nostri lavori.

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Restando la vulnerabilità dei nostri lavori, nonostante tutti gli accorgimenti preventivi, è importante sapere quali sono i metodi per trovare eventuali immagini rubate. Abbiamo già trattato il plug-in Digimarc, quale, ottimo metodo per tracciare le immagini firmate digitalmente da questa applicazione, ma ci sono altre opzioni gratuite da prendere in considerazione e da utilizzare sicuramente.

I motori di ricerca. La ricerca per immagini, dei motori come Google, è esattamente lo strumento utilizzato più frequentemente da chi ruba le immagini, quali indicizzate nel web, si presentano per caratteristica e descrizione una volta richiamate nella stringa di compilazione. Le nostre fotografie, quindi vengono presentate nella loro integrità dalla ricerca effettuata dal ladro ed elencate come immagini presenti nel web o come immagini simili a quelle già trovate. Nel caso fossimo a caccia di un'eventuale furto o plagio delle nostre immagini, un metodo abbastanza efficace, ma non al 100%, è proprio quello di ripetere la ricerca per descrizione, controllando nella lista prodotta dal motore di ricerca se la nostra fotografia è presente in altre pagine web diversamente dalla loro sede originale. Come effettuare la ricerca. Mettiamo caso che la nostra fotografia sia presente nel nostro sito personale. Iniziamo a copiare l'url completo della fotografia e incolliamolo nella stringa di ricerca testuale di google. Ovviamente il primo risultato nella lista sarà effettivamente la nostra immagine presente nel nostro sito dove è residente, si potrebbero avere altri riscontri di altre persone che ne hanno condiviso commenti, apprezzamenti o altri credit provenienti dai social. Estendiamo la ricerca ora, con l'opzione di Google, "ricerca immagini simili" Scorrendo nella lista, si potrebbe individuare una collocazione della nostra immagine non autorizzata, di qualcuno che la sta utilizzando per scopi commerciali o promozionali senza nemmeno averci avvisato, menzionato come autore o peggio, plagiato.

Nel web troveremo altri siti utili per la ricerca delle immagini come tineye o picsearch, utilizzando il copiaincolla dell'url, potrebbero trovare ciò che google non è riuscito ad individuare.


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Contestare

Mettiamo caso di trovare una nostra immagine su un sito web o su una rivista in edicola, come dobbiamo comportarci? Congeliamo tutte le informazioni salvandole, nel caso i truffaldini facciano sparire tutto. Il primo passo è sicuramente quello di individuare e contattare il responsabile della pubblicazione non autorizzata cercando di essere molto aperti a risolvere la situazione con un credito morale o economico, ovviamente valutando il tipo di pubblicazione. Per esperienza, il 90%, di quelli che ricevono una contestazione in questi termini, daranno la colpa a terze parti e proporranno la cancellazione di quel contenuto. Valutiamo comunque la portata della pubblicazione, in quanto, se la nostra immagine è stata pubblicata su una rivista con una tiratura di migliaia di copie, si dovrà sicuramente insistere per un risarcimento e vedremo dopo come. Alcuni, purtroppo, non vi risponderanno nemmeno, ignorando la comunicazione. Per quest'ultimi, il passo successivo è scrivergli una seconda mail, dove dichiarate fermamente di aver avviato dei provvedimenti segnalando il sito incriminato. Segnalate quindi l'illecito al responsabile del social, al fornitore dell'host del sito o al garante del motore di ricerca come Google ( vedi riferimenti in Google/support sul Digital Millennium Copyright Act). Valutiamo ora, se converrà intervenire anche con una pratica legale in base al danno ricevuto e alla gravità della situazione. Tutti gli accorgimenti nella prevenzione che abbiamo trattato in questo articolo torneranno molto utili per porci nelle condizioni di assoluto vantaggio nella causa.

In Italia, il riferimento giuridico

alla fotografia, nella Legge 633/1941, è indirizzato alla tutela alla pari delle altre opere dell’ingegno. Ma con una particolarità: Vi è una ripartizione tra fotografia creativa, fotografia semplice e fotografia documentaria. Questi tre livelli si differenziano, per la presenza o meno, di una “creatività” rappresentata nell’immagine. Ma la creatività è un concetto giuridico molto complesso che può assumere varie interpretazioni e che oggi è inteso come individualità della rappresentazione e come impronta personale dell’autore. Ecco perchè è bene valutare razionalmente il valore nel nostro lavoro prima di intraprendere procedimenti giuridici che sfocino in vittorie ed equi risarcimenti.

90%

10%

Una gran parte dei malfattori proporranno un' accordo proporzionato al valore della fotografia e della portata della pubblicazione.

Una minima parte ignorerà la contestazione e si dovranno avviare i provvedimenti in relazione al valore del lavoro e al suo utilizzo non autorizzato.


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Conclusioni Abbiamo visto che ci sono molti metodi per proteggere le nostre immagini , ma si è visto anche che tutti sono più o meno aggirabili. Proprio per questo motivo, il miglior approccio è quello di non sprecare troppe risorse e tempo.

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Valutare il proprio lavoro razionalmente e decidere se è il caso di proteggerlo è sicuramente la nostra preoccupazione principale, senza perdere tempo ad applicare artifizi onerosi e laboriosi su del materiale che non ha alcun valore o sia la "solita fotografia" anche se realizzata con tutti i crismi professionali.

Non proteggere il proprio materiale. Ma siamo matti?

Ci siamo mai chiesti perchè pubblichiamo le nostre fotografie su tutti i social possibili ed immaginabili? Perchè bombardiamo di post i gruppi fotografici di facebook con i nostri scatti? La risposta è ovvia:

VOGLIAMO VISIBILITA'

Ma avere visibilità in fotografia, non vuol dire mettere in bella mostra il nostro nome con una bella "©", su magari una fotografia in bassa risoluzione o ancora peggio di bassa qualità tecnica. Al giorno d'oggi, purtroppo ci sono infiniti soggetti che credono di proporre immagini fantastiche solamente perchè hanno capito come far funzionare la loro reflex di ultima generazione, seguito qualche tutorial di post-produzione o replicato una tecnica di ripresa come la lunga esposizione (vedasi star-trail, movimento dell'acqua o IR), senza però preoccuparsi della composizione, delle aree di orientamento del soggetto e tantissime altre regole che in fotografia sono basilari, ma preoccupandosi decisamente di più del nome impresso sull'immagine da pubblicare su pagine e pagine di social. Ecco che in questi casi la nostra amata "©", diventa controproducente. Cosa proteggiamo?, un'immagine che non è utilizzabile da chi di fotografia ne capisce qualcosa strappandogli anche dei sarcastici sorrisi? Chi la può rubare?, solamente il volantinaro o la redazione che non investe sulla qualità del materiale e sicuramente non riusciremo mai a ricavarci nessun credito. Ecco perchè tutti i maggiori professionisti spesso pubblicano in alta risoluzione e non appongono nessun marchio senza preoccuparsi più di tanto del furto del loro lavoro. Perchè? Proprio perchè preferiscono far godere le proprie immagini in piena risoluzione e senza alcun inquinamento nella composizione dello scatto. Chi realmente interessato apprezza questo tipo di comportamento e sicuramente avrà la possibilità di valutare meglio il lavoro. Nel caso si presenti un caso di furto, la loro esperienza e il proprio status di professionista li mette già in una posizione di vantaggio per la contestazione avendo conservato l'incontestabile originale.

QUINDI VALUTIAMO SERIAMENTE SE ASSOCIARE IL COPYRIGHT ALLE NOSTRE FOTO


Fær Øer Le Isole Faroe

A CURA DI ROBERTO GIANCATERINA

L' arcipelago delle Faroe e' formato da 4 isole principali ed una serie di isole minori più o meno abitate. La sua capitale e' Torshavn, situata sull' isola di Stremoy.


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Fær Øer Mi chiamo Roberto Giancaterina e sono un fotografo freelance appassionato di espolorazione. Sono titolare del sito www.rgphoto.it e collaboro con diverse riviste nel settore automobilistico e viaggi, ma anche di tutto ciò che riguarda la fotografia in generale. Adoro viaggiare ed esplorare posti nuovi, mi piace mettermi alla prova e confrontarmi con i vari scenari della natura. È nata così la mia idea di partire per questa destinazione. Ho deciso di partire da solo per poter apprezzare a pieno tutta la bellezza di questo territorio e sfruttare al massimo il breve periodo di soggiorno. Le Faroe si trovano nell' oceano Atlantico tra la Norvegia e lslanda, ma nonostante si trovino al 62° parallelo nord il clima risulta estremamente differente rispetto ai paesi scandinavi suoi simili.


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L' effetto della corrente del golfo infatti attenua notevolmente la temperatura, donandole un clima sicuramente piÚ mitigato, ma notevolmente piÚ instabile. Il vento forte e continuo causa l' avvicendarsi repentino di diverse condizioni meteo dando la sensazione che il tempo scorra in maniera veloce. E' possibile trovare sole, neve e pioggia nella stessa giornata. Giornata che oltretutto è piÚ lunga rispetto alle nostre, dato che ci si allontana dall' Equatore.


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DI ROBERTO GIANCATERINA


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Nel periodo di aprile il giorno dura circa 16 ore e la notte non cala mai del tutto. Le città non sono particolarmente grandi e numerose ma è piuttosto facile imbattersi in paesini veramente piccoli sparsi un po' ovunque sul territorio. L' arcipelago nonostante tutto risulta ottimamente collegato da una rete stradale e da tunnel sottomarini che collegano le principali isole.


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Il territorio e' abbastanza selvaggio. Basta lasciare la strada per ritrovarsi già immersi nella natura ed è molto facile passare dalla montagna innevata al freddo e gelido oceano Atlantico o addirittura ritrovarli entrambe nello stesso paesaggio. L' attrezzatura e' molto importante dato che il tempo può variare veramente nel giro di pochi minuti e la pioggia vi accompagnerà per quasi tutta la permanenza.


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Ad ogni modo, ovunque voi vi spostiate, troverete sicuramente le pecore. Le potete vedere veramente ovunque, arrampicate sui punti più pericolosi e scoscesi o davanti la vostra finestra dell' albergo come silenziose vedette. È infatti L' animale più caratteristico è presente della regione che da il nome alle isole. Faroe significa "isola delle pecore".


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Ma la fauna in realtà è molto più ampia. Essendo un isola in mezzo al mare funge spesso da area di sosta per gli uccelli migratori provenienti dalle regioni più fredde, tra le quali la simpatica Fratercula Artica o Pulcinella di Mare, meglio nota in queste zone come Puffin! Il mio viaggio ha inizio sull isola di Vagar. L' isola è situata a ovest ed ospita l' aereoporto. Il primo giorno di viaggio ha come prima tappa la cittadina di Sandavagur. Un tranquillo gruppo di case sulla costa a sud del Isola di Vagar, dove ho avuto modo di apprezzare l' ospitalità dei suoi abitanti. Il giorno successivo, come da programma, mi sono spostato direttamentamente a nord dell isola di Eysturoy, è più precisamente nella cittadina di Gjogv. La strada sale improvvisamente sulle montagne coperte di neve, fino ad arrivare quasi all' estremo nord dell' arcipelago, per poi giungere sulla costa. Scogliere a picco sul mare e rientranze naturali dominano il paesaggio, sicuramente differente rispetto alle isole più a sud le quali presentano coste più pianeggianti e lidi più sabbiosi. Qui le montagne terminano nell oceano, altre sorgono direttamente dal mare che è di un blu profondo che fa paura. Uno dei posti più particolari che mi ero prefissato visitare è sicuramente il fiordo trasformato dagli abitanti di Gjogv in rimessa per le barche.


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Gli altri due giorni li ho passati girovagando tra le isole di Vagar, Eysturoy e la principale Streymoy. L' immagine che piÚ mi ha colpito delle Faroe durante la pianificazione del viaggio è sicuramente quella di una cascata sospesa sul mare. Questa è la seconda meraviglia che volevo assolutamente vedere. Il posto si trova nei pressi del minuscolo paese di Gasadalur


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Un paesaggio che non dimenticherò mai e la sensazione di vedere un isola sospesa sul mare per me è stato un po come immaginare l' isola Che Non C' e'. Il terzo punto d' interesse e' forse il piÚ caratteristico. Il villaggio di Saksun. Una sorta di piccolo museo all' aperto dove si possono vedere le tipiche costruzioni faroesi con i famosi tetti di erba. Per isolare la casa dal freddo, gli abitanti del luogo, fanno crescere tutt' oggi uno strato di erba sui loro tetti. Anche questo villaggio e' incastonato in un fiordo dove prevalgono i toni del verde e del bronzo della vegetazione.


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Le Faroe, sono un luogo che sicuramente merita di essere visitato. Dove è facile organizzare gli spostamenti ed il soggiorno, visitabile sia con la famiglia sfruttando le strutture ed i collegamenti presenti e ben funzionanti oppure per gli amanti delle escursioni basta lasciare l' auto a bordo strada ed addentrarsi nell' entro terra.

Roberto Giancaterina


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COLLEVILLE SULLE TRACCE DEL D-DAY PART 2


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Continuiamo a seguire le tracce lasciate dal famoso sbarco in Normandia del 6 giugno 1944, che giĂ dal precedente numero di Giroinfoto abbiamo iniziato.

Questa volta siamo a Colleville sur Mer, quale sede del cimitero americano della seconda guerra mondiale in Europa, che sorge a strapiombo sulla tristemente ricordata Omaha Beach. L'enorme monumento alla memoria dei 9387 caduti americani in Normandia, è rivolto in direzione ovest, verso la patria. Questa location è stata utilizzata per le scene iniziali del famoso film "Salvate il soldato Ryan".

Fotografie di Giancarlo Nitti


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Innaugurato nel 1956, il cimitero americano di Colleville è stato edificato al centro di uno spazio di settanta ettari concesso dalla Francia agli Stati Uniti.

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croci tombali di marmo bianco perfettamente allineate su una maestosa spianata di un verdeggiante prato . ------------------------------------------


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Figlio del 26° presidente degli Stati Uniti d'America. Fu uno dei protagonisti dello sbarco in Normandia e sopravvissuto ad eso. Poco più di un mese dopo morì in di infarto (12 luglio 1944) Fu decorato postumo con la Medal of Honor, la più alta decorazione militare assegnata dal Governo degli Stati Uniti d'America e sepolto nel cimitero americano in Normandia, accanto al fratello Quentin.


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Normandy American Cemetery Oltre ad essere un luogo sacro e particolarmente rispettato dal popolo francese, questo cimitero alla memoria, è anche diventato un museo ed un punto chiave della storia dello sbarco in Normandia. All'interno, infatti vi troviamo un centro visitatori dove viene mostrato con del materiale informativo e multimediale tutto quello che c'è da sapere sull’operazione Overlord: quella che il 6 giugno del 1944 vide compiersi sulle coste nord occidentali della Francia la più grande Invasione della Storia. Il cimitero americano oltre ad ospitare 9387 croci, ha integrata anche un'area dedicata alle persone che nel conflitto sono state disperse, e parliamo di ben 1557 nomi scritti su un muro. Ogni giorno, alle 16.30, celebrano la cerimonia delle bandiere: La bandiera statunitense viene ammainata e piegata al suono dell’inno nazionale.


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Più di 70 anni fa

Il cimitero è affacciato sulla spiaggia di Omaha Beach che è il nome in codice dato dagli alleati ad una delle cinque spiagge su cui avvennero gli sbarchi il 6 giugno 1944. 8 chilometri, di sabbia insanguinata da quello sbarco, infatti i veterani americani la chiamano ancora Bloody Beach. Le prime truppe a sbarcare sulla spiaggia furono quelle appartenenti alla 29ª Divisione di Fanteria americana, nei settori occidentali, e l'oramai esperta 1ª Divisione di Fanteria, anch'essa americana, nei settori orientali e comandata dal generale Omar Bradley.


+ INFO www.abmc.gov


Alessandro Terzi

Federico Zeni

Matteo Berbenni

Raffaella Testi

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ragazzi appassionati di fotografia naturalistica, si conoscono sul web, si incontrano sul campo e decidono di percorrere insieme un loro progetto. Giroinfoto li ha incontrati per farci raccontare cosa significa fare esperienze di gruppo nel mondo della fotografia.


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COME CI SIAMO CONOSCIUTI E COME E' NATO IL GRUPPO

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ivendo distanti, (Alessandro, Raffaella e Matteo in centro Italia, mentre Federico al nord), ci siamo conosciuti principalmente sul web, scambiandoci commenti sulle proprie fotografie di natura e cominciando a parlare vagamente di programmare qualche uscita fotografica da condividere. Poi finalmente ci siamo decisi! Federico ha colto l’occasione del “periodo del bramito” e, nell’ottobre 2015, è sceso in Abruzzo per una sessione fotografica sul campo, finalmente tutti assieme! Conoscendoci di persona è nato subito un bel feeling e nei quattro giorni che abbiamo trascorso in compagnia si è iniziato subito a parlare a grandi linee di creare un gruppo per condivide e divulgare la nostra passione per la fotografia naturalistica. L'idea nei mesi successivi si è sempre più rafforzata fino a quando, nello scorso mese di marzo, abbiamo deciso di fondare ufficialmente Nature Details!

Fotografia di Federico Zeni


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Fotografia di Matteo Berbenni


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NEL CAMPO FOTO-NATURALISTICO L'ETICA E IL CODICE CHE SEGUIAMO. rmai, sul web, si possono trovare innumerevoli proposte come la nostra, ma si contano sulla punta delle dita quelle realtà che conoscono realmente cosa vuol dire rispettare la Natura. Purtroppo al giorno d'oggi per realizzare uno scatto che attiri l'attenzione si compiono gesti indescrivibili ed il rispetto per la Natura viene meno. Proprio per questo abbiamo redatto un nostro "codice etico" che ci siamo promessi di seguire alla lettera. Lo proponiamo di seguito: La fotografia naturalistica concentra l'attenzione sulla bellezza della natura e sulla vita degli esseri viventi. Escludendo il fotografo, nelle foto di Nature Details l'uomo è assente, perché interessa mostrare l'essenza della natura incontaminata e il rispetto per l'ambiente. Nature Details fotografa animali nel loro ambiente naturale e raramente in ambienti controllati. Con le foto il gruppo vuole guidare lo spettatore alla salvaguardia della natura perché "senza di essa non saremmo nulla". Pertanto Nature Details ha deciso di adottare il presente Codice etico nello svolgimento delle proprie attività fotografiche, impegnandosi a: diffondere la cultura ecologica in tutte le sue forme; rispettare gli animali, non invadendo il loro spazio vitale soprattutto nei periodi dell'accoppiamento, perché il soggetto e l'habitat sono più importanti della fotografia; rispettare le normative dei parchi naturali; rispettare i diritti di chiunque voglia fotografare o godere di una scena; non interferire, manomettere, disturbare, alterare o manipolare l'ambiente naturale, il paesaggio, o gli oggetti all'interno dell'ambiente; utilizzare obiettivi di lunghezza focale adeguati per evitare di avvicinarsi troppo al soggetto."


Fotografia di Alessandro Terzi

Fotografia di Matteo Berbenni


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LA NOSTRA PRIMA ESPERIENZA DI GRUPPO

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ome dicevamo prima ci siamo conosciuti nell'autunno del 2015 in occasione del Bramito, in Abruzzo. Per Alessandro, Raffaella e Matteo non è stata la prima volta, mentre è stata un'esperienza nuova per Federico che ha felicemente gradito luogo, soggetti e soprattutto la compagnia. Fotografia di Raffaella Testi

COSA È CAMBIATO PERSONALMENTE NEL CONTESTO FOTOGRAFICO REALIZZANDO SERVIZI DI GRUPPO

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er ora la prima “avventura fotografica” che abbiamo realizzato è stata quella in Abruzzo, che ha portato alla nascita di Nature Details e ad ottimi risultati fotografici. Le idee in cantiere sono molte e non vediamo l’ora di svilupparle. Fotografare in gruppo comporta anche darsi delle regole per rispettare gli spazi dei singoli che ne fanno parte, ma la cosa interessante è vedere come dal medesimo soggetto o luogo ognuno ricavi uno scatto diverso, dando una propria interpretazione artistica all’immagine inquadrata, ma cosa ancor più importante a nostro avviso, è poter condividere le emozioni che si vivono. Inoltre non dimentichiamo la gioia che si vive a sviluppare la passione che ci accomuna in compagnia. Crediamo che questo non abbia eguali!

Fotografia di Federico Zeni


Fotografia di Raffaella Testi

LA NOSTRE ESPERIENZE PIU' INTERESSANTI

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ome gruppo siamo molto giovane, infatti come detto in precedenza l'unica “location” che abbiamo visitato assieme è stato il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con i suoi cervi nel periodo del bramito e le sue bellissime montagne è davvero un luogo magico. Come singoli invece ognuno ha visitato diversi luoghi come Norvegia, Scozia, Germania, Austria, Svizzera, Spagna, Kenya e chiaramente molte zone d'Italia. Nel “cassetto dei sogni” Nature Details racchiude prossimi progetti come un tour delle highlands e delle scogliere scozzesi, nonché le isole Lofoten nel periodo dell’aurora boreale.


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I NOSTRI PROGETTI E OBBIETTIVI

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e idee sono molte e stiamo cercando di svilupparle una alla volta, ma chiaramente dobbiamo sottostare al poco tempo libero che ci rimane dopo il vero lavoro. Eh si, ognuno di noi ha un proprio lavoro che ci impegna gran parte della giornata e solo quando torniamo a casa possiamo dedicarci alla fotografia naturalistica. Non possiamo svelare troppo quello che bolle in pentola (così siete costretti a seguirci di continuo!!!), ma sicuramente durante la prossima annata è prevista una mostra! Comunque l'obiettivo principale rimane sempre quello di divulgare questa passione nel miglior modo possibile seguendo i principi che ci siamo imposti nel nostro codice etico; secondo noi è un obiettivo molto importante e speriamo di riuscirci coinvolgendo più gente possibile.

Fotografia di Raffaella Testi

Fotografia di Alessandro Terzi


Fotografia di Alessandro Terzi

Fotografia di Matteo Berbenni


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i teniamo particolarmente a ringraziare la redazione di Giroinfoto che ci ha permesso di far conoscere la nostra realtĂ . Grazie!

Potete seguirci sul nostro sito ufficiale nel quale troverete molte altre informazioni: www.naturedetails.com

Fotografia di Federico Zeni


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GIROINFOTOINTERVIEW

Il professionista In questo numero abbiamo trattato diverse figure nel mondo della fotografia, ma che ne dite di farci raccontare qualcosa da chi di questa fantastica passione ne ha fatto un vero e proprio mestiere? Ecco che diamo il benvenuto a:

RICCARDO IMPROTA

Diplomato Istituto Superiore di Fotografia di Roma, fotografo professionista da 25 anni nel settore.

Si esprime principalmente in fotografia landscape & travel, con produzioni fotografiche realizzate in digitale e in pellicola medio formato panoramico. Collabora con le riviste TuttiFotografi, Progresso Fotografico e Fotografare.

Collabora stabilmente con prestigiose realtà accademiche italiane e straniere, tra cui la Scuola Romana di Fotografia. E' consulente scientifico in materia di sensori digitali e di software di sviluppo RAW. E' ambassador del brand Millet™. Adora i propri figli, la musica, l'arte e il viaggiare.


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GIROINFOTOINTERVIEW Come nasce la tua passione per la fotografia, c’è un evento in particolare che ti ha spinto a percorrere la strada della professione “FOTOGRAFO”? La passione per il fotografare nasce presto, generata da favorevoli contaminazioni ambientali. Mio nonno e quindi mio padre, da cui ho attinto la voglia di conoscere ed il desiderio di sperimentare, erano proprietari di una sala cinematografica. Lì dentro ci sono cresciuto, con l’indubbio vantaggio di sentirmi a casa e di potermi muovere in tutta libertà. Inizialmente subivo il fascino della proiezione, della sala buia, dello spettacolo. Spesso, nel rivedere lo stesso film, mi stupivo nel notare particolari inediti. La cosa credo abbia sviluppato in me la capacità di osservare in profondità. Nel tempo, mosso dai come e dai perché, curioso di capire come tutto aveva luogo, scoprii la cabina di proiezione. L’impatto con la pellicola fu il mio momento zero. La magia del linguaggio per immagini mi prese da dentro. La fotografia comincia ad esistere in me in

quel frangente e ad oggi continua ad essere e ad evolversi. Anni di fotografia mi hanno portato ad approfondire molti aspetti, a conoscermi meglio, a sperimentare di continuo, dalla prima Polaroid con cui ho iniziato agli splendidi anni della pellicola, fino ai sistemi digitali che attualmente utilizzo. Ad oggi, quel che ritengo motivo portante della mia professione è l’aver affrontato un percorso che mi ha condotto, passo dopo passo, a sapermi sentire parte di ogni realtà in cui mi sono trovato a lavorare. Quando sei alla ricerca dell’essenza ultima di un luogo non puoi che cominciare dall’ accordarti al suo ritmo, che si esprime con cadenze sempre diverse al variare delle coordinate geografiche. Il mondo fa della varietà un suo motivo portante ed apprenderne nuove sfumature non ha mai smesso di affascinarmi.


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RICCARDO IMPROTA Essendo 25 anni nel campo della fotografia, come hai vissuto l’evoluzione dall’analogico al digitale, quali vantaggi e quali svantaggi hai riscontrato sia nel contesto tecnico che in quello commerciale, soprattutto nel mondo del landscape e scout location? Più che di evoluzione parlerei di cambiamento epocale. Il concetto alla base del fare una fotografia è rimasto più o meno immutato. Nel lavoro, nella professione, invece è cambiato moltissimo. Il sistema fotografico digitale è versatile, offre notevoli possibilità di intervento, con un livello qualitativo ormai eccelso. Venendo da un mondo a pellicola è stato inevitabile doversi rimettere a studiare: la funzionalità della fotocamera è praticamente la stessa, ma le differenze nel come la luce viene catturata e nel come conseguentemente operare sono sostanziali. Riassumendo, e di molto, i sensori rispondono alla luce linearmente, la pellicola (così come i nostri occhi) a saturazione.

Tornando al passaggio epocale, c’è stato inizialmente anche un retrogusto amaro, dimostratosi poi un falso sapore, nel pensare che tutta l’esperienza acquisita in anni di sperimentazioni si diluiva davanti ad una piastra di silicio. Inoltre, il workflow digitale è più esteso e prevede la conoscenza di software per la gestione e la postproduzione delle immagini. Un file RAW è ricco di informazioni, ma ha una curva di risposta tonale volutamente piatta; va postprodotto, per forza.

Mi dilungherei troppo, non mi sembra questo il giusto ambito. Per chi vuole, date un’occhiata ai concetti di base della sensitometria applicata.

Dal mio punto di vista, il miglioramento dell’immagine dovrebbe essere indirizzato a completare un percorso che parte dalla pre-visualizzazione della foto.

La postproduzione di livello offre enormi possibilità ed è un campo estremamente affascinante. Postproduco personalmente le mie immagini, così come tanti fotografi landscape.


Trovo svilente la spettacolarizzazione a tutti i costi, anche in mancanza di contenuti. Il cambiamento radicale da analogico a digitale lo esprimo con una frase: prima quando avevi fatto click il lavoro era più o meno terminato, ora comincia. Sicuramente molto è cambiato, non siamo più gli stessi fotografi. Voglio sottolineare un aspetto che avvantaggia chi è nato a pellicola, figlio di quel non avere funzioni di monitoraggio o preview su un sistema “argentique”: la consapevolezza del fare. Prima, nel cercare lo scatto, l’esperienza garantiva certezze di risultato. La fase di ripresa era il momento topico, il clou. Ora, ed è questo a mio avviso un problema, si deriva verso una forma di spersonalizzazione, di passività. Si tende a perdere concentrazione nel prestare la giusta attenzione alla delicata fase di scatto, o cattura, digitalmente parlando. Questo frenetico scattare e premere play estirpa il giusto respiro che deve, ripeto deve, dar modo alla creatività del fotografo di esprimersi. A volte mi chiedo: “ma l’ispirazione dov’è?”. In più, in una dinamica più quantitativa che qualitativa, ci si annega in un mare di varianti dello stesso scatto, che vanno poi comunque esaminate a computer con strazianti sedute di editing. Commercialmente, premesso come è cambiato il produrre, il mercato ha subito emormi cambiamenti.

Sono fotografo principalmente landscape, un genere che fa della qualità e dell’originalità i motivi portanti del successo. Al di fuori di un mercato di nicchia che è per me la vendita di stampe fine-art a tiratura limitata, c’e’ un indubbio ridimensionamento della richiesta di produzioni fotografiche, dovuto principalmente a come oggi l’utente fruisce del prodotto fotografia: su un monitor. Il mondo è sempre più frenetico e meno contemplativo, si va di corsa, si vedono, anche involontariamente, centinaia di foto al giorno, di tutti i tipi. Conseguenze: intasamento del mercato con immagini di bassa qualità, esplosione del mercato microstock, calo della cultura fotografica. Ci tengo a dire: una fotografia è una stampa. Quella che vediamo al computer è una sommaria anteprima di ciò che potrebbe essere una fotografia, che è definibile tale quando si esplica in una stampa. E’ ad ogni modo indubbio che la tecnologia abbia apportato vantaggi nel mio lavoro. Documentarmi su una location da fotografare è diventato estremamente semplice, a dispetto delle impegnative ricerche dell’era pre internet. La geolocalizzazione dei luoghi è per me un aiuto imprescindibile, cui non saprei più rinunciare, così come l’utilizzo di software di supporto per meteo, calcoli su sole e luna, angoli d’alba e tramonto e così via. Anche scattare da remoto dà una bella mano, soprattutto in condizioni climatiche impegnative.


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RICCARDO IMPROTA


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GIROINFOTOINTERVIEW Qual’è il progetto fotografico o il servizio che hai eseguito più importante nella tua carriera che ha messo in risalto la tua immagine di professionista. Bella domanda, risponderei tutti e nessuno. Di servizi ne ho fatti tanti, in aree molto diverse del pianeta. Francamente non saprei indicare quello che ha maggiormente dato risalto alla mia professione, credo piuttosto che la continuità nell’operare con la giusta determinazione e il lasciare la mia curiosità libera di andare siano stati il mio miglior strumento di riscontro. C’e’ poi un aspetto emotivo, ben conosciuto a tutti noi fotografi, che ti offre memorie indelebili. Ricordo un indimenticabile lavoro in Libia, pochi mesi prima della caduta di Gheddaffi. La produzione mi inviò nel deserto del Sahara, seguendo un percorso che mi portò fino ai confini col Niger, praticamente attraversandolo sulla verticale nord-sud. Avevo a supporto una guida touareg con cui condividevo una Landcruiser più una Toyota BJ con cuoco e seconda guida. Ho sempre avuto una predilezione per le aree desertiche e ne ho vissute diverse. Il senso di assoluto che sanno indurti è unico. Il Sahara è smisurato, oltre il comprensibile. Ti immergi per giorni e giorni nel nulla. Sabbia e cielo, qualche formazione rocciosa, nient’altro. Credo sia stata l’esperienza fotografica più

toccante da me vissuta. Nel tuo andare arriva il punto in cui non hai più misure né di spazio nè di tempo e il senso di appartenenza alla terra comincia a cresce a dismisura, sebbene da fuori potrebbe sembrare tutto il contrario. Vivere fianco a fianco con i touareg è stata un’esperienza nell’esperienza: il loro senso della vita, la loro simbiosi con il deserto, la loro spiccata dote di viaggiatori, ovunque e comunque. Doloroso saper bene che, per deprecabili questioni umane, queste zone siano oggi poco frequentabili.


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Che rapporto hai oggi, con il mondo della fotografia relazionato all’ambito del workshop e di quelli che aderiscono a determinate iniziative. Ci sono diversi approcci nello strutturare percorsi formativi sul campo. L’esperienza di 15 anni di insegnamento della fotografia in realtà accademiche di rilievo mi ha fornito una base solida su cui valutare e lavorare con progetti di questo tipo. I viaggi fotografici vogliono essere momenti di approfondimento tecnico e creativo, di pratica sul campo e di cura del workflow sotto tutti gli aspetti, alla scoperta di luoghi unici, appositamente studiati per gli scopi prefissi, col il gusto di fondo di condividere un’indimenticabile esperienza di gruppo.

L'obiettivo finale per il partecipante è la possibilità di scovare la propria identità di fotografo e mettersi in condizione di diventare nel tempo autore, dove autore in fotografia è colui che ha qualcosa da dire, che sa come dirlo e che lo vuole dire fortemente. Divulgare è cosa molto seria, richiede conoscenza, sensibilità e responsabilità. Personalmente, sono assolutamente felice nel vedere persone che, mosse da tanta passione, man mano crescono e si realizzano nel proprio essere fotografi.

RICCARDO IMPROTA


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Che consigli vorresti dare a chi vuole addentrarsi nella fotografia paesaggistica, nella scelta dei workshop. L' attuale offerta di workshops fotografici landscape è a dir poco smisurata.

Cercate la serietà, addizionata da una buona dose di follia.

Capisco il disorientamento di alcuni nel fare una scelta, in un panorama vasto che va dal prodotto “cinese” a quello professionale.

Alcuni, se non parecchi, workshops landscape di “grido” vengono condotti in luoghi tendenzialmente estremi e diversi dal consueto in quanto a logistica, operatività e rischi.

Come dicevo prima, divulgare è cosa molto seria. Si possono fare danni grossi. Qualche consiglio Informatevi bene su chi tiene il workshop e su quanto robusta sia la sua competenza professionale. Non è difficile, attenzione però: l’equazione buon fotografo uguale buon divulgatore non è sempre vera. Altra equazione non vera: bel sito web uguale buon workshop. Leggetevi bene il programma del workshop cui siete interessati: deve essere esaustivo e chiaro nello specificare cosa viene offerto e cosa no.

GIROINFOTOINTERVIEW

Penso, ad esempio, all’Islanda, quella che definisco la mia seconda casa, uno dei posti piu’ affascinanti del pianeta, se non il piu’ stupefacente, ideale per un workshop landscape. Dico questo: da quelle parti, così come in altre aree del pianeta, la forza degli elementi non è uno scherzo. Se fotografare il paesaggio è la vostra passione più pura prima o poi andrete in Islanda. Andateci in sicurezza, con chi ha tanta esperienza e conosce bene ogni aspetto.


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RICCARDO IMPROTA


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RICCARDO IMPROTA


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+ INFO

RICCARDO IMPROTA www.riccardoimprota.com


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Parlaci di un tuo progetto futuro o di un’obbiettivo che vorresti realizzare come professionista. Porto avanti da qualche anno un progetto di ricerca sul paesaggio che ho chiamato “WideWorld”, orientato a ritrarre le piu’ spettacolari realtà paesaggistiche del pianeta, quei luoghi dove la natura esprime al massimo la sua forza e la sua armonia. E’ un lavoro di testimonianza, mosso dalla volontà di sensibilizzare le coscienze alle ormai inderogabili tematiche ambientali. Non è e non vuole essere un lavoro sulla memoria. Auspico che le immagini di questo progetto non diventino mai la rappresentazione di qualcosa che era e che ora non è più.

Riccardo Improta


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NI O I Z O M FOTOE

LE VOSTRE

Rubrica dedicata agli inserzionisti di Giroinfoto e i premi assegnati nei social group associati alla rivista. Invia una tua foto, descrivila, firmala e la pubblicheremo. scrivi a : redazione@giroinfoto.com

QUESTO

MESE

Su Giroinfoto magazine, la selezione delle foto scelte dalle commissioni della redazione e dei gruppi menzionati a cui si riferiscono i gruppi. Complimenti a tutti.

Inserzione Giroinfoto Francesco De Marco New Day Pag. 131

PHOTOWORLD AWARD Premiato: Andrea Mastronardi Pettirosso a Monopoli Pag. 132

GIROINFOTO SCOUTING AWARD Premiato: Salvatore Giallombardo Teatro Andromeda Pag. 134

MAGISTER PHOTO AWARD Premiato: Andrea Valente Through the bush Pag. 136


New Day L’alba del nuovo giorno illumina e colora il paesaggio di campo imperatore. Autore: Francesco De Marco Lago Racollo, Campo Imperatore - Abruzzo


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Pettirosso a Monopoli

Foto scattata durante una rara nevicata dalle mie parti (monopoli, BA) in un'uscita fotografica dedicata al birdwatching. Ho intravisto questo esemplare di pettirosso su un tronco e ho subito scattato, lo sfocato del 70-200 e la post hanno ulteriormente enfatizzato l'atmosfera.

Autore: Andrea Mastronardi Monopoli


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Teatro Andromeda

“È un microcosmo nel cuore della Sicilia l’enclave che lo scultore-pastore Lorenzo Reina ha creato a partire da un imprevedibile connubio tra cultura e natura. La struttura è stata costruita su un’altura al confine con uno strapiombo. La sensazione è di essere immersi nel paesaggio nella sua immediatezza. Non c’è il luogo dal quale è possibile godere del paesaggio ma si è parte del paesaggio stesso. La cavea in leggera pendenza è circondata da un possente muro a secco. I centosette posti a sedere visti dall'alto hanno la forma di stella a otto punte e sono stati realizzati sovrapponendo due blocchi squadrati di quattro lati ciascuno. Apparentemente sembrano distribuiti a caso, in modo disordinato. Ci sono pure spazi vuoti, in realtà sono sistemati in modo tale da ricalcare i diversi punti della costellazione di Andromeda” (da Dialoghi Mediterranei di Luisa Messina)

Autore: Salvatore Giallombardo S. Stefano Quisquina - Parco dei Monti Sicani


136 Giroinfoto Magazine


Through the bush

Parco Regionale della Maremma, zona Alberese, Toscana, Maggio 2016 Autore: Andrea Valente


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