2016
Rivista tecnica di pesca - nautica - subacquea
TRAINA LA SPEZZATA
SURF LA PESCA IN FOCE
TRAINA PREDONI NEL BASSO FONDO
TRAINA DALL’ALTRA PARTE DEL FILO
www.globalfishing.it
Traina - Vertical - Jigging - Bolentino - Pesca da Terra - Spinning - Subacquea - Itinerari - Vetrina Attrezzature - Nautica - Inchieste
Anno VII - Numero 4
IN QUESTO NUMERO..
GlobalFishing magazine Anno VI Numero 4 Direttore Editoriale: Umberto Simonelli e-mail: u.simonelli@globalfishing.it Vice direttore: Domenico Craveli e-mail: d.craveli@globalfishing.it Direzione e Redazione Via dei Giuochi Istmici 28 - 00194 Roma Telefono 346.3585302 – fax 06.36302279 e-mail: info@globalfishing.it Hanno collaborato a questo numero: Domenico Craveli, Umberto Simonelli, Michele Prezioso, Dario Limone, Antonio Addotta. Testi, foto e video degli autori Progetto grafico e video impaginazione: Claudia Glisbergh GlobalFishing magazine è una pubblicazione on–line di UDP Production s.r.l. Reg. Tribunale di Roma n° 288/2010 UDP Production srl Via dei Giuochi Istmici 28 00184 Roma Telefono 3463585302 – fax 0636302279 www.globalfishing.it Concessionaria di pubblicità: Media Nova di Alberto Andreoli Tel. 051.6850239 – Mobile 336.554711 info@medianovaweb.it Stampa: ETESI srl Distribuzione : web
5 6 16 20 24 28 34 38 42 46 50 57 58
Editoriale
di U. Simonelli
Global@mail
La posta dei lettori
Ricciole nel bassofondo di D. Craveli
Muli da traina di M. Prezioso
Ancora elettrica di U. Simonelli
La “spezzata” di M. Prezioso
ABC dell’altura di U. Simonelli
Suspending di D. Limone
OOps.. cernia! di D. Craveli
Tra dolce e salato di A. Addotta
Dall’altra parte del filo di U. Simoneli
Photocontest Copertina parlante
Editoriale
L’
editoriale è l’ultimo dei pezzi che viene scritto, proprio perché si cerca di trattare argomenti di attualità più recenti possibile, di “acchiappare la notizia dell’ultima ora. In un momento in cui non ci sono attualità di particolare evidenza, l’unico argomento recente intorno al quale val la pena di fare qualche considerazione è il catch&release al tonno rosso. Non tutti sanno, malgrado anche noi lo si avesse detto e scritto in passato, che per una non si sa quale misteriosa ragione, di cui non vediamo fondamenti tecnici e tantomeno biologici, la pesca in C&R del tonno rosso non è permessa tutto l’anno. Infatti l’attività di pesca “no-kill” è consentita solo nello spazio temporale che va dall’apertura della pesca fino alla fine dell’anno. Un divieto che ribadiamo è davvero miope, in considerazione di molti aspetti. Quello più importante è il fatto di limitare una attività di pesca che potrebbe creare tutto l’anno un indotto economico interessante, per di più a costo zero che , al contrario così viene perso irrimediabilmente; uno spreco sciocco e irresponsabile, soprattutto se si pensa al danno biologico inesistente. Forse è frutto dell’estensione interpretativa del blocco della pesca professionale. Sta di fatto però che questo divieto non è stato recepito, anzi è stato talmente poco pubblicizzato, che è disconosciuto ai più. Dimostrazione ne è che la pesca al tonno viene praticata in modo indisturbato, e già da qualche tempo si sono svolte moltissime manifestazioni di pesca amatoriale al tonno, ovviamente in C&R, fuori dai periodi permessi, senza che nessuno ponesse alcun tipo di veto. Capitaneria di Porto compresa. Il che denota una non trascurabile ignoranza, (intesa come quella di chi non conosce sia ben chiaro) delle regole della pesca e una altrettanta non trascurabile abitudine a non informarsi ma anche una colpevole carenza informativa da parte degli enti preposti. Insomma una noncuranza anzi una scarsissima considerazione del settore in genere. Ed in effetti quel che più ci ha stupito, quando abbiamo provato a spiegare a qualche pescatore che era vietato andare a pesca di tonni seppur con rilascio, sono state le reazioni. Tra le più disparate, dall’incredulità, al menefreghismo alla contestazione delle regole anche di fronte all’evidenza. Insomma i pescatori non ci vogliono stare e non riescono a capire e purtroppo, per antiche ragioni, sono molto refrattari alle regole. Lo vediamo e lo capiamo , dal quotidiano confronto con la categoria, la cui maggior parte le regole le interpreta a modo proprio. In questi giorni la notizia sul divieto di pesca in C&R si sta diffondendo, grazie ad alcuni comunicati stampa della FIPSAS che invece conferma la possibilità di pescare, in deroga, il tonno, sempre in modo no kill, solo ed esclusivamente, durante le manifestazioni agonistiche Fipsas o quelle da lei patrocinate. Chi segue il mondo della pesca, sa che le gare non agonistiche di drifting al rosso, da qualche tempo a questa parte proliferano e di anno in anno le prime si consolidano con numeri di presenze eccellenti ed altre ne nascono, sempre con considerevoli successi. Un trend che almeno noi vediamo con buonissimo occhio perché rappresentano quella parte della pesca che ci auspichiamo cresca di più; quella etica e sostenibile e che fa girare il mercato. Aperta a tutti quelli che si vogliono divertire in modo amatoriale Ora la Fipsas, fiore all’occhiello della sportività italiana con atleti ed un medagliere che il mondo ci invidia, decide di monopolizzare in qualche modo anche l’opportunità di pescare in C&R . Ciò decreterebbe la fine di una autonomia delle varie manifestazioni di cui alcune sono prossime a festeggiare la terza o quarta edizione. Perché avere il patrocinio FIPSAS, significa abbracciarne anche le regole, che non è detto si addicano sempre a manifestazioni aperte a tutti. Come se per fare un torneo di pallone, scapoli - ammogliati ci si dovesse per forza tesserare alla FIGC …. Ancora non finiamo di stupirci, come purtroppo le cose invece di semplificarsi si complichino ancor di più, in ogni campo, anche quello della pesca. La pesca ricreativa, lo ripeteremo all’infinito, potrebbe essere un settore capace di contribuire sensibilmente al PIL del paese sicuramente anche grazie alla pesca in C&R . E questo pare non volerlo capire nessuno. Umberto Simonelli
GLOBAL@MAIL Le tanute Non sono un esperto di bolentino, perchè la mia tecnica preferita è la traina col vivo. Ma proprio per questo sono ossessionato dalle tanute che distruggono le mie esche. Tanto ossessionato che vorrei provare a pescarle a bolentino. Mi date qualche dritta per confezionare degli ottimi terminali per pescare questi terribili pesci? Marco C.
Ciao Marco, se mi avessi specificato le batimetriche dove più frequentemente dalle tue parti trovi le tanute, sarei potuto essere più specifico. Quindi non posso fare altro che consigliarti due terminali semplicissimi ma molto efficaci che potrai sperimentare per le tue vendette personali verso questi pesci che quando ci si mettono sono dei veri e propri piragna. Il primo è veramente minimalistico, una soluzione mono amo realizzata con un bracciolo da un metro dello 0,23, armato da un ami del 4, in linea sulla lenza madre, dello 0,26/0,28. che farai affondare con un piombino sempre in linea da 8 gr. La seconda soluzione, più articolata, prevede un terminale a due ami da far lavorare sul fondo. Su un trave del 33 o 37 realizzerai due braccioli dello 0,26/0,30, lunghi una cinquantina di centimetri ad un metro a seconda della corrente: molta corrente bracciolo corto, poca corrente bracciolo lungo. L’importante è che siano montati in modo girevole; l’ideale è usare le perline tipo VLP Tubertini o Stonfo. Gli ami consigliati sono i 5180 del 2, 4 o 6 o gli SSW 2/0 o 1/0. Il piombo lo deciderai in base a vento e corrente. Le esche che ti consiglio sono i filetti di sarda, la polpa della cozza e la striscetta di calamaro battuta. Un ultimo consiglio; quando le trovi in traina, marca il posto per tornarci dopo, con un po’ di pastura e due canne, una a fondo ed una a 15mt da terra.. e vedrai che ti divertirai!
Michele Prezioso
GLOBAL@MAIL terMinaLi a confronto Sto risistemando l’attrezzatura da tonno e desidero avere alcuni chiarimenti in merito ad alcuni aspetti riguardanti i terminali. Premetto che non sono un pescatore espertissimo, ma nella scorsa stagione mi sono comunque divertito, anche se i cappotti non sono mancati. Sono convinto che nel successo della pescata una parte determinante la faccia il terminale. Io uso il fluorcarbon, ma sento altri amici che adoperano il nylon. Vorrei avere un parere autorevole riguardo anche la lunghezza. Vi ringrazio in anticipo. Umberto Carissimo Umberto, non potevo fare a meno di risponderti io. Tra pescatori con lo stesso nome il feeling non può che scattare in automatico.. E allora andiamo al dunque. Sul concetto dei terminali per la pesca al tonno in drifting, sono convinto che non ci siano regole fisse e soprattutto soluzioni assolute. Intanto, non sono assolutamente convinto che il fluorcarbon sia sempre l’arma segreta; non ne amo la rigidità che, sempre secondo il mio personalissimo parere, in alcuni casi penalizza la presentazione dell’esca, rendendola più statica. Preferisco usare dell’ottimo nylon, per tutti i terminali, anche quelli che lavoreranno più a galla. Non ti nascondo, però, che a volte uso una canna armata in modo classico con un terminale da 90/100lb in FC, lungo quanto la canna, connesso alla lenza madre doppiata con una girella, che metto a pesca in superficie. Per le altre due o tre canne sono uso, come dicevo, adoperare nylon dicroico leggermente fumé, lungo anche una dozzina di metri e connesso con una wind on, particolare. Ovvero tanto il terminale che la lenza madre sono inseriti in uno spezzone di dacron che connette saldamente entrambi. In questo modo ho la possibilità di recuperare nel mulinello tutta la lenza, secondo le esigenze del caso e di avere una terminale flessuoso in corrente. Però, piuttosto che alla lunghezza o al materiale, c’è da porre attenzione ai diametri; non di rado in condizioni di ottima visibilità scendere di sezione ha fatto la differenza. Forse anche grazie al contributo di maggior flessibilità di un filo più sottile. Posso aggiungere anche che, usando un amo circle di qualità, il suo posizionamento fuori dalla bocca del pesce farà sì che non ci sia abrasione sul filo stesso, rendendo sicuro l’uso di sezioni più contenute.
umberto Simonelli
GLOBAL@MAIL caSSetta Pronto SoccorSo Ho letto che sono cambiate le regole rispetto all’obbligo di tenere a bordo la cassetta del pronto soccorso. Ho chiesto presso la delegazione di spiaggia del mio paese, ma le indicazioni sono state tutt’altro che chiare. Prima di rimettere la barca in acqua vorrei sapere cosa devo fare. Mi potete aiutare? Giulio B.
Con decreto del 1 Ottobre 2015, il Ministero della Salute ha emanato delle nuove norme riguardo alle dotazioni minime indispensabili di materiale sanitario che debbono essere imbarcate sulle varie unità in navigazione, suddivise per classi ed uso. Ovviamente, le disposizioni sono molto ampie e complesse, interessando tutta la marineria da quella per trasporto delle persone a quella da pesca fino al diporto. Sono state individuate, quindi, delle dotazioni minime obbligatorie, identificate con una lettera, che dovranno essere tassativamente imbarcate. Per la nautica da diporto l’obbligo corre solo per le unità che navigano oltre le 12 miglia dalla costa, con l’estensione a quelle che praticano lo sci nautico, indipendentemente dalla distanza. Pertanto, saremo obbligati ad avere le dotazioni mediche solo ed esclusivamente se navigheremo oltre le 12 miglia o praticheremo lo sci nautico. Le cassette da imbarcare dovranno essere del tipo “D”, ovviamente omologate e complete di tutto, salvo un componente, sottoposto a scadenza, che deve essere integrato con l’acquisto al momento.
umberto Simonelli
GLOBAL@MAIL non vedo Le tocche!!! Salve Sig. Limone sono un appassionato di surf casting, nonché suo ammiratore. Uso molto i minitravi per realizzare i miei terminali, ed ultimamente ho comprato le sue realizzazioni. Mi è capitato però di non vedere la tocca dei pesci, specie di mormore di piccola e media taglia, che trovo allamate senza aver visto segno della loro presenza quando uso long arm molto spinti. Mi chiedo se sto sbagliando qualcosa, e se soprattutto nella pesca con questo tipo di soluzione devo accettare tale compromesso. Posso fare qualche cosa? Grazie. Carmelo
Ciao Carmelo, quello che dici è esatto, soprattutto se usi zavorre dai 125 gr. a salire. Con terminali lunghi dai 3 ai 5 mt, è un evento da mettere in conto, ma con un piccolo stratagemma il problema può essere risolto almeno in parte. Per fare questo devi realizzare una prolunga di 1 mt da legare al minitrave stesso. E per prolunga o “deriva”, intendo uno spezzone di filo di diametro sostenuto (come lo shock leader), che andrà a distanziare la zavorra dallo snodo del bracciolo. Il principio di funzionamento è molto semplice: la deriva allontana il punto di aggancio del bracciolo dalla zavorra, e in caso di abboccata, la tocca si trasmette meglio tramite la lenza sulla canna. Prova e poi fammi sapere. Un saluto.
dario Limone
GLOBAL@MAIL eLaStici & co.. Sono un grande appassionato surfcasting, e lo pratico da circa tre anni. Cerco sempre di acquisire il maggior numero d’informazioni da chi penso sia più esperto di me; ma alla fine mi trovo solo impelagato in discussioni bibliche che non portano da nessuna parte. In una di queste, pochi giorni fa, tra pescatori dello stesso luogo, è venuto fuori che ci sono vari tipi di filo elastico, e vorrei chiarirmi le idee su questo fatto che, sebbene sembri un argomento banale, credo invece meriti attenzione, Secondo me la legatura modifica lo stato dell’innesco e anche il “sapore” dell’esca stessa. Vorrei sapere cosa ne pensa Dario Limone. Mario
Caro Mario, quel che chiedi non è affatto banale. Anzi, la questione è importante, ed è tenuta in considerazione soprattutto da chi pratica sessioni di pesca impegnative ai pesci importanti. Ci sono almeno tre diametri differenti di filo elastico. Il più sottile è dedicato agli anellidi ed ai bivalvi; quello intermedio ad anellidi corpulenti, tipo bibi o verme di Rimini ed infine l’ultimo è destinato ai filetti di pesce od ai cefalopodi, esche generalmente dedicate ai predatori. E’ importante averli tutti, perché se dobbiamo compattare un’esca, dobbiamo presentarla il meglio possibile. E’ fondamentale non abusare nelle quantità, perché basta a trasformare in una mummia un boccone che potrebbe diventare addirittura inappetibile.
dario Limone
GLOBAL@MAIL PeSci che roMPono Pesco spesso in un’area caratterizzata dalla presenza di parecchio pesce, ma purtroppo con poca profondità. Infatti i fondali nei punti più frequentati non supera i 25 /30 metri , cosa che soprattutto con le ricciole, ma anche con i dentici, crea non pochi problemi. Dovendo pescare lungo per allontanare le esche dal motore e dall’ombra della barca spesso i pesci rompono sugli scogli. Ho paura che non ci siano rimedi assoluti, ma immagino che il parere di un grande esperto, come Michele Prezioso, possa darmi qualche spunto in più. Roberto
Le ricciole allamate in basso fondo sono sempre un problema serio da risolvere. Questi pesci consocono millimetricamente ogni asperità ed ogni roccia dove andare a passare per rompere le lenze. E’ una loro specifica strategia quando si sentono trattenute, di picchiare sul fondo per liberarsi. Mi è successo più volte di trovarmi in questa situazione, tanto in Sardegna che all’Isola del Giglio dove le grandi lole sostavano in agguato all’ombra di un costone; le partenze erano millimetriche in direzione della roccia e la strategia di difesa dei pesci sembra essere impressa nel dna. L’unica cosa che posso consigliarti è di non forzarle mai, ma di lasciarle partire con la speranza che, dopo la ferrata, decida di allontanarsi dalle rocce per guadagnare il blu. Fino che non sarai in sicurezza su un buon fondale, dovrai portarla a guinzaglio anticipandone i movimenti. Solo dopo potrai iniziare il combattimento . E questa, caro Roberto, è la sola soluzione applicabile che ho sperimentato e che, almeno secondo la mia esperienza, mi ha pagato.
Michele Prezioso
GLOBAL@MAIL Serra e Lecce deLL’aLtro Mondo Salve ragazzi, mi chiamo Antonio, e sono appassionato di traina costiera. Per anni ho praticato la pesca a traina con artificiali, insidiando soprattutto palamite, barracuda, ed occasionalmente qualche dentice o cernia alessandrina. Questo perché non ho una grossa imbarcazione, e quindi pesco spesso nei pressi del porto. Proprio per questo mi volevo dedicare al vivo, per tentare serra e lecce. Ho letto qualcosa sul web, ho provato con i cefali, ma prendo solo pesci piccoli, pur sapendo con certezza che ci sono degli animali davvero belli che girano appena a ridosso dell’imboccatura. Mi aiutate con qualche dritta? Grazie in anticipo. Antonio
Gentile Antonio, pesci serra e lecce, sono pesci che definisco a km/0. Il divertimento infatti è assicurato , anche senza doversi spostare per miglia e miglia. La loro cattura è apparentemente banale, infatti, per catturare gli esemplari più grossi, è necessario selezionare soprattutto le esche. Fino a qualche anno fa , bastava un grosso cefalo per avere la meglio sui big, oggi invece, qualcosa è cambiato, perché i pesci sono più disturbati e di conseguenza più diffidenti. In questo periodo non dovresti avere a problemi a procurarti piccoli pelagici, in fondo li pescavi a traina con gli artificiali. Piccole palamite, sgombri, tombarelli, alletterati, sono quanto di meglio tu possa proporre. Lecce e serra impazziscono letteralmente quando si trovano davanti dei bocconi che gli scappano letteralmente davanti al muso. Non ti resta quindi che integrare le competenze che avevi, ed affrontare questa nuova sfida, che in realtà è propedeutica. Attendiamo qualche tua bella foto. La primavera è foriera di sorprese.
domenico craveli
GLOBAL@MAIL Jig, inchiku e affini.. Amici di GlobalFishing, ho iniziato la mia carriera di “jigger” nel 2009. Tante gioie iniziali, poi qualcosa non ha più funzionato. Ho approcciato l’inchiku, poi sono passato per kabura e tenya, e alla fine ho desistito. Oggi mi sono riavvicinato grazie allo slow blatt, però credo di essermi perso qualcosa, perché i risultati lasciano molto a desiderare. Le giornate cosiddette “memorabili” sembra non esistano più, e fare un pesce degno di tale nome su un’esca artificiale, è davvero difficile, o per lo meno, ne sono sempre più convinto. Domenico Craveli, avresti una risposta/spiegazione per me? Luca Carissimo Luca, negli
ultimi
anni,
grazie soprattutto ai social, allo scambio di
informazioni,
all’aumento
e
degli
appassionati in mare, gli
spot
dai
frequentati
predatori
tartassati. sono
sono
I
pesci
ripetutamente
stimolati
da
esche
naturali,
vive
artificiali,
e
e
quindi
le tecniche verticali, che spesso puntano sull’effetto sorpresa, alla reazione della preda, perdono di efficacia. I pesci non si “stupiscono” più di fronte ai nostri “ferri”, e quindi l’attacco diventa evento più raro. Sicuramente non impossibile, ma se non si hanno settori di mare sconosciuti ai molti, è complicatissimo ripetere le performance di pesca che erano la normalità del triennio 2007/2010. Fanno eccezione i banchi lontani dalla costa, o aree marine adiacenti zone interdette, dove magari la concentrazione di pesce è tale da far scatenare l’effetto “verme nel pollaio”, quando arriva giù un nostro artificiale, di qualunque tipo esso sia. Naturalmente, lo slow blatt, che prevede l’uso di esche che hanno un nuoto molto diverso rispetto a quelle da vj classico o da inchiku, può rappresentare una carta in più da giocare. Ma ripeto, serve fede e costanza, perché per arrivare al risultato, sono necessarie molte ore di mare. Ma forse il bello è anche questo, perché sedurre un predone, stimolando il suo istinto primordiale d’aggressione, è più gratificante che farlo mangiare su un bel calamaro.. .
domenico craveli
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TRAINA
Ricciole ne bassofond
el do
L
a traina con il vivo è una tecnica senza frontiere, dove i limiti sono spesso presenti solo nella testa del pescatore. Spot poco
considerati possono celare invece grandi prede, come nel caso dei bassifondi costieri, dove le ricciole big sono presenti, ma catturarle rappresenta una vera sfida!del serra. Un’infallibile macchina della morte per le sue prede ma preda, a sua volta, di tutto rispetto per i pescatori che lo insidiano a traina, in modo mirato, in una continua sfida. L’acqua bassa è un campo difficile, e per tale caratteristica spesso evitata dai molti. I pesci ci sono, e anche grossi, ma portarli ad aggredire un boccone armato di amo e filo non è semplice. Nelle stagioni di transizione però, questi luoghi possono rappresentare una valida alternativa alle secche classiche, quelle per intenderci di batimetriche 30/50 metri, che potrebbero non essere così popolate, specialmente di grandi carangidi come le ricciole, che di solito, prima del periodo degli amori, potrebbero invece fare qualche puntata sulla posidonia e su scogliere sommerse tra i 10 ed i 20 metri, o addirittura nel torbido di una foce, anche in poche spanne d’acqua.
Di Domenico Craveli
TRAINA
CoSa CambIa? Pensare
di
catturare
una grande ricciola in 15/20 metri di acqua, con l’assetto standard di traina (pre-terminale 18mt /terminale da 2 mt/guardiano da 500gr), è utopistico, a meno di casi isolati e fortuiti. Quindi se ci interessano quei
target
contesto, iniziare assetti Due bellissimi pesci in pattugliamento su un fondale misto roccia
in
quel
dovremo a
di
concepire traina
che
prevedono esche lontane da poppa, con sistemi di
affondamento
e
piombature che garantiscano una corretta distensione in acqua del complesso pescante. Il pre-terminale ad esempio, sarà lungo non meno di 30 metri, e di diametro non superiore allo 0.50, possibilmente dicroico. Ad esso verrà collegato, tramite una girella, un terminale dello 0.47/0.50 di circa 2 metri. Un bel circle del 5/0 completerà il tutto. I piombi guardiano che andremo ad utilizzare avranno grammature comprese tra i 50 e i 300gr. Non è fondamentale scendere troppo vicino al fondo, ma è
invece
lavorare nostra
imprescindibile
far
correttamente
la
esca,
anche
Esche veloci e accattivanti, sono indispensabili per sedurre le ricciole in acqua bassa
appena
sotto la superficie. Le ricciole, di fronte ad un veloce boccone, non si faranno certo sfuggire l’occasione, e la mancanza di taglio termico le renderà attive su tutta la colonna d’acqua. Le eSChe La primavera è il momento dei piccoli pelagici, che iniziano le loro accostate. Palamite, sgombri, lanzardi, grosse alacce e aguglie, saranno facilmente reperibili, quindi, più che a calamari e seppie, pensiamo a loro come possibili candidati per i nostri ami. Se comunque anche loro si lasceranno desiderare, lecce stella, grosse menole, e lucci di mare, rappresenteranno più che una semplice alternativa. Per procurarsi tali bocconi, sarà bene armarsi di sabiky, oppure di raglou, alternando pesca da fermo a piccola traina. Spesso ci troveremo a pescare le esche negli stessi posti in cui andremo a trainare. Ricordiamoci in
ogni caso, che per garantire quella vitalità necessaria per sedurre un grosso predatore, è importante maneggiarli con cura, sia in fase di cattura che di innesco. Diciamo che un pesce esca ben trattato ha vitalità e durata quasi doppia rispetto ad uno che ha subito traumi per imperizia o fretta. La caNNa
Canne ad azione ripartita, molto morbide in vetta e con schiena potente, sono quanto di meglio si possa utilizzare per questa “variante” della tecnica
Quando la traina con il vivo diventa estrema, ossia ci sono troppo variabili fuori standard (tipo profondità dello spot, piombature leggere, esche lontane da poppa, prede grosse), la canna risulta l’elemento fondamentale del complesso pescante, forse più del terminale stesso. Deve infatti poter leggere in modo inequivocabile cosa succede dall’altro capo del filo, come ad esempio un’esca morente, oppure che si agita per via dell’avvicinarsi del predatore. Deve dimostrarsi cedevole in fase di approccio per non allarmare la potenziale preda, e deve avere schiena a sufficienza per poter gestire animali che potrebbero superare i 30kg di peso. Non tutti gli attrezzi, che usiamo nelle nostre pescate classiche, rispondono a questi requisiti. Una canna inadatta potrebbe portare a lisciare l’attacco, tanto da rendere frustrante la pescata stessa. aNimaLE iN caNNa Uno strike di una ricciola in acqua bassa, rappresenta un’esperienza adrenalinica senza eguali, poiché sia gli istanti che precedono l’attacco con l’esca che si agita, sia la prima fuga, sono un concentrato di potenza e velocità, che saremo chiamati a gestire. Controllarle con la forza porterebbe il predone sul fondo e rischieremmo lo schianto del terminale; lasciarle troppo libere idem. Quindi dovremo essere empatici già dai primi istanti subito dopo l’allamata. La prima fuga non si contrasta, i 3kg di frizione impostate allo strike bastano come compromesso. Poi, senza toccare la leva del drag, ma con la mano sulla bobina, inizieremo un veloce recupero aiutandoci con la barca che dovrà essere con la prua verso il mare aperto. Se il pesce si impunta non forziamolo, lo 0.50 non ci permette certe licenze, ma facciamolo nuotare, altrimenti non si stancherà. E’ fondamentale invece giocare di leve nei momenti in cui si pianta a mezz’acqua, costringendola a girarsi dal nostro lato, come un cagnolino al guinzaglio. Evitiamo in ogni caso di portarci sulla verticale del pesce… quello è un modo per perderlo. Se ciò accade, aprire frizione, e farla allontanare. Poche decine di minuti… e di solito… la grande sagoma appare sottobordo!!!
TECNICA
Muli da traina Di Michele Prezioso
L
a traina è in assoluto la tecnica che racchiude in sè il più alto numero di variazioni sul tema. Traina costiera di superficie ai piccoli predatori, traina d’altura ai grandi predatori e, infine, traina di profondità con le esche vive.
Possiamo proprio parlare di tecniche nella tecnica, ma non fare di tutta l’erba un fascio, perché ogni traina non si differenzia solo per i pesci insidiati e per il contesto in cui la si fa, soprattutto per l’attrezzatura. In particolare, in questo articolo, ci soffermeremo sugli elementi di scelta e le caratteristiche del mulinello ideale per ogni specifica disciplina od anche quello che meglio ne rappresenta il compromesso. IN CosTA Partendo dalla traina costiera, essendo necessari attrezzi leggeri e caricati con monofili sottili, nell’ordine di 12-20 lbs, sceglieremo attrezzi dal peso contenuto, con buone capacità di recupero e, soprattutto, con frizioni fluide e precise, assolutamente mono velocità. Infatti, la meccanica necessaria per il doppio passo non farebbe altro che appesantire l’attrezzo. La scelta ricadrà su quei muli di 5, 8, 10, 12 libbre al massimo, con una frizione capace di frenare da 3 a 7 kg. Anche la capienza in bobina sarà una caratteristica importante; prendiamo in considerazione, sempre nell’ottica della leggerezza, attrezzi capaci di contenere non meno di 300 mt di nylon da 12 lb, se si usa per pescare a galla e la stessa quantità, però da 20 lbs, per gli attrezzi dedicati ad una pesca dove è necessario piombare la lenza per affondare le esche e, quindi, con la necessità di un filo più robusto.
Per la traina costiera mulinelli fludi e di peso contenuto, per recuperi veloci con classi di lenza leggere
IN CAso DI vIvo Dovremo modulare le scelte, invece, quando andremo a trainare col vivo a ricciole (quelle grandi se possibile.. ) o a dentici profondi dove il mulo verrà messo a dura prova. In questo caso, la ricerca verterà su un attrezzo dalle 12 alle 20 lbs al massimo, con una frizione capace di frenare anche 15 kg e. soprattutto. con un buon rapporto di recupero. Naturalmente vanno bene sia i modelli mono che doppia velocità, che ci permetteranno tanto di forzare un pesce dal fondo e senza problemi quanto assecondare fughe veloci di ricciole big o di fantomatici tonni che negli ultimi anni stanno diventando prede abituali anche in traina col vivo. La bassa velocità sarà una finezza che ci consentirà di forzare l combattimento con poco impegno fisico e senza stress per il filo, esercitando una trazione costante, mentre la velocità più alta ci aiuterà
I mulinelli per il vivo dovranno confrontarsi con prede anche molto impegnative
nel recupero quando sarà necessario riprendere il contatto con il pesce. CoME uN rADAr Il rumore allerta i pesci, li attira o li allontana. Ad esempio, il rombo sordo dei pescherecci attira i tonni, perché gli strascichi sollevano nutrienti e perdono pesci, oltre al fatto che spesso viene rigettato in acqua il pescato di scarto, che rappresenta alimentazione a buon mercato. L’altro elemento di “alert” è l’odore, che qualche volta è anche sapore. I pesci sono provvisti di organi sensoriali specializzati disposti in alcuni punti specifici del corpo. Le triglie hanno i barbigli con cui frugano nella sabbia, i grufolatori in prossimità del muso; ma sono anche presenti lungo il corpo. Con questi organi odorano e sentono il sapore del nutrimento e delle prede. Poi c’è la vista. Non vi aspettiate che i pesci vedano come noi, ma quello in cui sono bravi è percepire le variazioni di luce ed analizzare il movimento, come se leggessero dei codici a barre. Nel ritmo del movimento ci sono tutte le informazioni necessarie per capire e discernere. IN MEzzo AL MAr Per la traina d’altura nei nostri mari (e non davvero in quelli tropicali) siamo del parere che ogni esigenza potrebbe essere soddisfatta con muli dalle 20 alle 30 libbre; una taglia che ci permetterà
di trainare a tonni, rostrati e alalonghe senza problemi, in completa
TECNICA
scioltezza. In questo caso, siccome spesso i tonni di branco mangiano a ripetizione, un attrezzo a doppia velocità ci semplifica il combattimento e diminuisce anche il tempo di recupero, dandoci la possibilità di rilasciare il pesce in buone condizioni vitali. Ovviamente, la capienza della bobina dovrà essere tale da contenere 500 metri di 30 lb che ci darà la possibilità di insidiare tutto ciò che ci può capitare in canna con questa tecnica. Un filo del genere ci permetterà l’uso di qualsiasi tipo di esca, dai kona, messi lunghissimi di poppa, fino ai palettoni sottobordo, che affondano moltissimo e che esercitano molta trazione.
Per l’altura sono indispensabili muli robusti possibilmente a doppia velocità con una bobina capiente
QuALI CoMPro? Le offerte sono veramente tante, tra marchi vecchi e nuovi. Riteniamo che la miglior garanzia di scelta stia nelle marche che più frequentemente si usano, quindi sicuramente Alutecnos, Shimano con Tiagra e Tyrnos, Avet e Duel. Una criterio di scelta molto importante, che ci deve guidare, oltre al rapporto qualità/prezzo, sta nella reperibilità dei ricambi e nell’assistenza Un mulo a doppia velocità .. si cambia passo con la sola pressione di un bottone
tecnica.
CVS 128: É UN MOSTRO... ...ma non ditelo a nessuno ! 600 Watt 1000 Watt 2000 Watt !!! Una serie di ecoscandagli veramente “mostruosa” per il perfetto bilanciamento di Prestazioni, Dimensioni e Costi - Resa in profondità senza paragoni - Portata massima reale oltre 1600 metri (CVS-128B) Menù totalmente in Italiano - Schermo LCD 8,4" (oppure 10,4") Perfetta visione in pieno sole e da posizioni angolate - Alta risoluzione - Serie 128: Potenze: 600WRMS e 1000WRMS - Frequenze: 50 e 200 kHz - Serie 128B: Potenza: 2000WRMS - Frequenze: libere (Broadband), da 38 a 210 kHz - Impermeabili IPX5 - Guadagno retroattivo a tutto schermo - Scale continue senza interruzioni Plotter grafico integrato - Comandi principali a manopole per una perfetta immediatezza d’uso..... e non finisce qui; per saperne di più visitate www.apelmar.it/cvs128 KODEN produce una completa gamma di strumenti tra i quali il CVS-126, campione di vendite a soli €790,00+IVA. Per saperne di più visitate: www.apelmar.it/cvs126 Agenzia ufficiale per l’Italia :
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NAUTICA
Ancora elettrica di Umberto Simonelli
P
er fermarsi in mare si usano le ancore. E, detta così, sembrerebbe un’ affermazione talmente scontata da rasentare l’imbecillità. Ma, in fondo, è nella sua scontatezza che scatta la provocazione per affrontare l’argomento.
Fermarsi in modo sicuro e durevole, con la barca, non è proprio una cosa semplicissima. E, se si vuole rimanere ormeggiati in modo affidabile su bassi e medi fondali, a lungo, anche in presenza di un po’ di mare e vento, l’utilizzo di un’ancora adeguata dovrà essere corroborato dall’uso di una buona catena che la colleghi alla barca. Come vedremo di seguito, la catena non ha solo il pregio della robustezza, ma collabora in modo determinante alla tenuta dell’ancora. Il difetto importante della catena è il suo peso e, di conseguenza, le serie difficoltà che s’incontrano nel salparla a mano. Non resta quindi che installare un buon salpa ancore elettrico, che sarà anche un ottimo contributo alla sicurezza. I vantaggI della catena La catena, come dicevamo prima, non solo offre la garanzia di una robustezza allo sfregamento e all’usura impensabile per una cima (cosa che garantisce una sicura tenuta anche con mare mosso e scogli affilati) ma, soprattutto, assicura che l’ancora lavori sul fondo nella condizione ideale. Il peso della catena, infatti, costringe l’ancora a lavorare orizzontalmente, massimizzandone la capacità di tenuta sul fondo. Quando si ormeggia, per far sì che l’ancora lavori il più possibile in orizzontale anche in presenza di onda, è bene mollare molta cima in modo che l’angolo tra cima e fondo sia il più acuto possibile. Usando la catena, grazie al suo stesso peso abbastanza elevato, è necessario filarne in mare di
meno, rispetto alla cima, con garanzie decisamente superiori.
La
catena
tenderà il più possibile a scendere in verticale sotto alla barca e ad adagiarsi sul fondo, funzionando egregiamente parastrappi. ondoso,
da Il
moto
sollevando
lo
scafo, solleverà anche la catena e ciò determinerà un movimento più lento e
morbido,
limitando
strappi,
evitando
gli
sollecitazioni sull’ancora ed aumentando il comfort a bordo.
La catena usata è di un tipo speciale e viene definita “calibrata”, ovvero con caratteristiche dimensionali tali da poter essere perfettamente agganciata dal barbutin del salpa ancora
l’azione della catena contribuisce al lavoro dell’ancora aumentando la sicurezza dell’ancoraggio
Scelta InevItabIle Va da se che il montaggio di un salpa ancora elettrico è
un’ottima
soluzione
per agevolare l’azione di ancoraggio. Offre molti vantaggi, primo tra tutti l’autonomia.
Infatti,
l’operazione di cala può essere gestita da soli, senza
spostarsi
dalla
postazione di guida e con molta precisione rispetto al punto in cui ci si vuol fermare. Ci si risparmia un sacco di fatica e, inoltre, si diminuisce il rischio di non riuscire a salpare in caso di incaglio. La possibilità di manovrare la barca e gestire l’ancora contemporaneamente garantiscono molta più sicurezza.
NAUTICA
coSa coSa montare montare
Un modello verticale, in grado di salpare solo la catena
I
I prodotti attualmente in commercio sono molto efficienti, grazie a motori evoluti ad elevato rendimento prodotti attualmente in commercio sono molto efficienti, grazie a motori evoluti ad elevato rendimento e sono, quindi, installabili anche su scafi di piccole e medie dimensioni. Anche pesi e dimensioni sono e sono, quindi, installabili anche su scafi di piccole e medie dimensioni. Anche pesi e dimensioni sono
Un modello sempre del tipo verticale, capace di salpare oltre alla catena anche la cima
contenuti, permettendo installazioni contenuti, permettendo installazioni tutto sommato molto semplici. Per
tutto entro sommato Per scafi i 5/7molto metri semplici. attrezzi da scafi Wentro 5/7che metri attrezziper da 500 sono i più sufficienti 500 W anche sono più che sufficienti gestire 50 metri di catena per e gestireormeggi anche 50 di più catena quindi finometri a 20 e metrie
quindi ormeggi a 20 e più metri di profondità. Se fino si sale di lunghezza, di profondità. Se si esale di kg lunghezza, superando i 7 metri i 5/7 di peso superando metri e i 5/7ad kgalmeno di peso di ancora, sii 7deve passare di ancora, si deve passare ad almeno 700 W. 700 W. I modellI
I modellI Senza considerare i modelli orizzontali, retaggio degli scafi più grandi e montati tutti esternamente, i modelli più usati sono quelli così detti “verticali”. esistono di duetutti tipi. esternamente, Uno in grado i Senza considerare i modelli orizzontali, retaggioNedegli scafi sostanzialmente più grandi e montati di salpare catena che la detti cima “verticali”. ed uno predisposto solo per la catena. diPer chitipi. va Uno a pesca, i modelli piùtanto usatilasono quelli così Ne esistono sostanzialmente due in grado
di salpare tanto la catena che la cima ed uno predisposto solo per la catena. Per chi va a pesca, i
Questo è un modello orizzontale adatto a cima e catena, destinato a imbarcazioni più grandi
modelli equipaggiati anche di campana sono ideali perché possono aiutarci nel recuperare senza sforzo calume molto lunghe quando si fanno ancoraggi profondi, pescando a bolentino. Infatti, basta dare due giri alla cima intorno alla campana, dopo aver sbloccato il barbotin (la speciale ruota che aggancia la catena), per salpare la cima in scioltezza. Il montaggIo Per montare un verricello serve che la barca possegga la cava dove recuperare la catena; poi il montaggio vero e proprio generalmente non trova difficoltà, grazie al fatto che il motore viene installato internamente nel vano della catena, senza occupare spazio a prua. Più attenzione deve essere fatta per l’impianto elettrico, che dovrà essere realizzato con cavi di sezione adeguata
e connessi direttamente alla batteria del motore. Infatti, le manovre dovranno essere sempre svolte a motore in moto, per disporre della massima potenza elettrica. I comandi potranno essere tanto in consolle che a prua; esistono dei piccoli quadri predisposti per essere montati ad incasso in plancia con il comando “up & down” o pulsanti specifici, azionabili con la pressione dei piedi, montati ad incasso in prossimità del verricello. In
Un semplice schema in sezione che ci fa capire come è montato un verricello
alternativa, esistono anche dei telecomandi a filo o addirittura via radio.
Il motore elettrico e il relativo cablaggio elettrico. Un impianto da eseguire con cura visto l’elevato amperaggio necessario al funzionamento
TRAINA
La “spezzat
L
a spezzata è uno dei metodi di affondamento più antico, usato nella traina con esche vive, e affonda le sue radici nella notte dei tempi, quando attrezzature come canne e mulinelli erano ancora sconosciute e la pesca era praticata a mano. Oggi, con le
dovute rivisitazioni e alla luce delle moderne tecnologie, rimane ancora un sistema di piena attualità, dalle potenzialità davvero impensabili. Ogni sistema di affondamento ha caratteristiche proprie che meglio si adattano ad insidiare in modo mirato predatori specifici. Se il piombo guardiano rappresenta un metodo polivalente in grado di adattarsi bene a quasi tutte le esigenze, la spezzata invece è la
ta”
Di Michele Prezioso migliore soluzione, si potrebbe dire addirittura selettiva, per insidiare la “seriola dumerili”. QuOte OPerative Quasi sempre, la ricciola usa pattugliare le sue zone di caccia incrociando a mezz’acqua, tenendo così sotto controllo tutta la colonna, pronta, ad ogni minimo segnale, a raggiungere rapidamente il fondo o a predare fulmineamente in superficie. La piombatura frazionata, per sua costituzione, permette un affondamento lineare, consentendo all’esca una presentazione
TRAINA L’applicazione di una zavorra frazionata pescando con le attrezzature attuali, piuttosto che con la lenza a mano, rappresenta una evoluzione con innumerevoli vantaggi
assolutamente naturale e facendola, oltretutto, navigare lontano dai rumori: condizioni ideali per ingannare la proverbiale sospettosità della regina. Una tecnica che viene daL paSSato Tale sistema veniva, e viene tutt’ora, usato per confezionare le tradizionali lenze a mano, lungo le quali vengono inseriti piombi ad oliva: una volta non esistevano quelli a sgancio rapido. Questo sistema di pesca è ancora, in alcune zone d’Italia, retaggio dei pescatori con il gozzo, scafo che ha il vantaggio di avere un passo costante, soffrire poco il vento e lo scarroccio e senza problemi nel mantenere basse velocità. Con la lenza tenuta saldamente in mano e realizzata con nylon del 100, per far affondare di più l’esca nei punti di maggior interesse si usa effettuare delle virate che, grazie al conseguente rallentamento, consente un maggiore affondamento. Spesso, proprio sulla “girata” si ha l’attacco del pesce, scatenato proprio dal rallentamento dell’esca e della sua maggiore libertà di movimento acquisita, grazie alla diminuzione della velocità. L’applicazione dei segnalini è semplice. Basta effettuare una serie di mezzi colli od un uni a più spire , bloccando il tutto con un po’ di attak
Da ieri a Oggi anche la realizzazione delle asoline è banale; il solito uni a più spire ben serrato, sarà sufficiente. e’ bene usare però del filo robusto, meglio se dacron o multifibre
Noi utilizzeremo questa soluzione, ma con canna, mulinello e piombi mobili. In questo assetto è possibile avvalersi anche di lenze in nylon, oltre che in multifibra. Ci procureremo dei piombi a sgancio rapido a siluro o dei piombi a pera con uno spezzone di filo di 10 cm, tipo mini guardiano. Le grammature che dovremmo avere a disposizione saranno da 50, 100, 150 e 200 gr. COMe fare Dovendo applicare due o tre piombi lungo la lenza prima dell’inizio del preterminale, sarà bene preparare il tutto prima di entrare in pesca, applicando lungo la madre, se si tratta di multifibra, almeno 3 piccole asole realizzate con del dacron sottile, possibilmente di colori diversi. Se useremo il nylon, basterà realizzare tre segnalini ben visibili. Nel caso del multifibra alle asoline applicheremo i “mini guardiani”, mentre con il nylon i piombi a sgancio rapido, in prossimità dei segnali.
La
distanza
potranno
tra
essere
le
zavorre,
anche
che
solamente
due, sarà di circa 8/10 mt. Per ciò che
una rappresentazione di massima di una “spezzata” a tre piombi, che rende bene l’idea della composizione del complesso pescante
riguarda le grammature, possiamo dire genericamente
che
se
pescheremo
entro i 30 mt di profondità il peso complessivo non supererà i 250 gr, per arrivare ai 350/400 gr se andremo oltre. Così facendo, ci assicureremo che gli inganni viaggino sempre a mezz’acqua. i terMinaLi Lo scopo della piombatura frazionata è quella di affondare in modo lineare e di far pescare le esche molto lontane dal motore; va da sè che adotteremo preterminali anche di 30/40 metri con terminali di 2-3 metri in FC. In questo modo, dal piombo più vicino alla canna all’esca avremo più di 50 mt che, sommati ad un’altra ventina filati in acqua, permetteranno di far lavorare l’esca lontano dal rumore e dall’ombra della barca.
TRAINA
Quando l’esca è ben presentata, nel silenzio e nella calma, non è affatto raro che un dentice risalga dal fondo per aggredire un boccone a mezz’acqua..
paSSo per paSSo Si filano terminale e lenza in mare sino
al
primo
segnalino (o asola che si
sia),
dove
aggancia
il
primo piombo, si continua a calare sino al secondo segnalino e poi al terzo. Si procede, quindi, a calare gli ulteriori 20 e più metri di lenza in mare, per raggiungere l’affondamento voluto. Non è consigliabile’ applicare ulteriori piombi pensando di raggiungere profondità più elevate, perché non è così; è consigliato “spezzare” la lenza con 3 piombi o con 2 di peso maggiore. La diStribUzione dei peSi Il posizionamento dei pesi dovrà rispettare una regola importante. Si inizierà, come abbiamo detto, con quello più vicino all’esca che dovrà essere il più leggero della serie; si proseguirà quindi inserendo gli altri in ordine crescente di peso, fino all’ultimo dei tre che accompagneremo in acqua, mollando ancora una ventina di metri. Ci saremo assicurati in questo modo un assetto di pesca veramente morbido, con l’esca lontana da qualsiasi disturbo.
PrO & COntrO vantaggi
• Affondamento graduale e morbido • Maggiore distanza dell’esca dalla barca e dal rumore dei motori • Assetto dell’esca più naturale • Possibilità di utilizzo anche del nylon con i vantaggi legati alla sua elasticità
Svantaggi
• Più piombi sulla lenza da dover togliere durante il recupero della lenza • Maggiore attenzione durante le virate o il rallentamento della barca
TECNICA
A BC
dell’altura
di umberto simonelli
l
a primavera è il momento magico dell’altura. E’ in questa stagione e fino all’inizio dell’estate, che si può sperimentare con maggior possibilità di successo, il brivido della traina in alto mare. La parola altura sta proprio ad identificare le rotte lontane,
dove la costa è lontana e dove incrociano i pesci di questa tecnica, che vivono appunto in mare aperto ma soprattutto profondo; perché una delle prerogative di questa pesca non è solo la distanza dalla costa ma la profondità. I pescI dell’altura I pesci dell’altura mediterranea possiamo dire che sono fondamentalmente tre, più uno, vedremo poi perché.. . L’alalunga è l’icona di questa tecnica, velocissimo tunnide, che si muove in grandi branchi e che in questo periodo dell’anno preparandosi alla riproduzione, caccia nelle fasce d’acqua superficiali, sulla rotta dei branchi di acciughe, sardine e krill.
una bella alalunga di oltre 12kg.. il pesce icona dell’altura!
Il tonno rosso di branco è una cattura molto frequente in questa tecnica, ma le regole di protezione di questo pesce quasi sempre ne impongono il rilascio
Poi abbiamo i tonni di branco, forma giovanile del tonno rosso, pesci di taglia medio piccola che quasi mai sono prelevabili perché inferiori alle misure minime catturabili, ma comunque molto divertenti da pescare. Inutile dire che questi pesci dovranno essere rilasciati. A completamento della triade dell’altura c’è
l’aguglia
imperiale.
Il
marlin
mediterraneo, come molti lo chiamano, è un pesce entusiasmante da catturare, ma raro. Come tutti i rostrati viene attirato da esche specifiche e richiede tecniche
altrettanto
specifiche
per
insidiarlo. Ma negli ultimi tempi, le catture di Aguglie Imperiali, si sono fatte più frequenti. Segno di buona salute della specie; la particolarità di questo pesce è la
l’aguglia imperiale è il marlin del mediterraneo; una cattura ambita che laurea il pescatore
spettacolarità del suo combattimento, fatto di fughe e salti che ricordano davvero i pesci oceanici. Il quarto pesce In precedenza si è detto di un quarto pesce, da aggiungere alla lista. Un pesce che non è proprio tipico dell’altura ma che ogni tanto crede alle esche trainate veloci in mare profondo. Parliamo di sua maestà il Pesce Spada. Spesso le sue rotte incrociano quelle delle prede dell’altura di cui si ciba e quindi è possibile che intercetti le nostre esche. Soprattutto se di dimensioni apprezzabili è una cattura quasi sempre dalle sorti molto incerte; ma non si sa mai ed è bene essere preparati, almeno psicologicamente, perché così recitava un vecchio adagio: “chi va per questi mari questi pesci piglia “ o almeno si spera.. . la barca L’altura è affrontabile con barche che abbiano doti di navigazione adeguate. Questo non sta a dire che o si possiede un 45 piedi o è meglio stare a casa. Sta a dire che non ci si può avventurare in mare aperto con un 40Cv e una barchetta di 5 metri. Perché oltre ad essere fuori legge saremo fuori di testa.
TECNICA
Il pesce spada è una rara cattura in traina d’altura, perché la sua diffidenza e la sua selettività rispetto alle esche artificiali è proverbiale; però in alcuni casi può succedere, ma la sorte del combattimento è sempre molto incerta
Quando il mare è calmo, tutto è possibile, ma il mare specialmente nelle stagioni intermedie rapidamente
può ed
cambiare è
bene
risparmiarsi inutili bravate. Le caratteristiche dovranno essere la velocità anche con mare un po’ formato, buona tenuta , buona motorizzazione, autonomia, affidabilità e l’allestimento. Perché andare in altura con poche canne in pesca riduce le opportunità. Questa tecnica purtroppo, viste le miglia da percorre, è costosa in termini di consumi, quindi è bene che ogni sessione sia ottimizzata al massimo.
Le esche di superficie che muovono acqua e producono schiuma e bolle sono sempre efficaci. le colorazioni in foto sono quelle che ci hanno regalato sempre ottimi risultati
dove La parola d’ordine è “batimetriche”; i pesci dell’altura nuotano in acque profonde, quindi , sebbene le eccezioni siano sempre possibili, sarà difficile intercettarli su profondità inferiori ai 500, 600 metri. Molto spesso le rotte di pesca intersecano i punti in cui sono più evidenti i salti batimetrici, dove il fondale sprofonda a mille metri. Infatti oltre alla conoscenza delle abitudini dei pesci, in quel tratto di mare, una regola generale è quella di seguire le batimetriche la dove il fondo presenta variazioni apprezzabili. cosa serve Per chi è alle prime armi e soprattutto per chi non farà di questa tecnica quella quotidiana, possiamo dire che anche canne da drifting , tra le 30 e le 50 lb andranno benissimo, a patto che non siano dei bastoni . L’ideale
anche i minnow di varie misure e colori, affondanti o floating sono indispensabili
Nella cassetta degli artificiali è sempre bene portare qualche piccola scorta di accessori, per qualsiasi esigenza
sono canne non oltre le 30 lb, equipaggiate con nylon eccellente di pari libraggio e muli bilanciati. Ovviamente in barca servono porta canna in numero adeguato dove posizionare le canne che metteremo in pesca.
Poi ovviamente servirà
un buon numero di artificiali, tra minnow e esche di superficie. Le fotografie serviranno meglio di ogni descrizione. In pesca La traina d’altura è una pesca semplice, fatta di poche regole, ma che devono essere seguite in modo scrupolosissimo. Prima di tutto serve comprendere lo schema di base del posizionamento delle canne . Più canne in pesca vuol dire proporre più tipologie di artificiali, ma significa anche tenere una guida della barca molto attenta. Perché ritrovarsi una indistricabile palla di fili e esche è un attimo. Quindi è bene iniziare senza pretese, mettendo in pesca 4 o 5 canne e poi, una volta presa la mano, potremo passare all’uso dei divergenti fissi o mobili che siano. Un limite è anche la dimensione della barca, ma un pescatore esperto può arrivare a mettere in pesca 7 od 8 canne anche con un 7 metri. Lo schema qui di seguito è un classico di base che funziona sempre . La differenza la faranno gli artificiali e ovviamente la presenza dei pesci. quando Le prime ore del mattino sono sempre le migliori, perché in genere tonni e alalonghe, con l’alzarsi del sole tendono ad affondare. Ma il sole alto porterà altre prede come le aguglie imperiali. Quando la luce del pomeriggio tornerà incidente potremo sperare su altri incontri. Ovviamente occhio ai gabbiani. Sono sempre una indicazione preziosa. Gabbiani bassi ed le barche dell’altura devono essere soprattutto molto marine e poi anche veloci, per rientrare velocemente in caso di maltempo
in attività frenetica pesci in superficie in mangianza, gabbiani molto alti pesci profondi, gabbiani in acqua pesci in stasi in aspettativa di entrare in attività.
SURFCASTING
SUSPENDING
di dario limone
p
escare sul misto, tra sabbia, fango, posidonia, ostacoli sul fondo, comporta la realizzazione di terminali specifici, in grado di far lavorare correttamente le esche. Queste location, apparentemente complicate, sono luoghi di ogni stagione, dove la presenza di pesce è
costante quasi sempre, di giorno come di notte. La pesca sul misto è un po’ una sfida, che fa storcere il naso ai puristi del surf. Ma la capacità di essere poliedrici, può aprire scenari impensabili, specialmente in quei momenti quando gli arenili sembrano sterili. CoNoSCeNzA deGlI SpoT Conoscere
il
fondo
è
fondamentale per indirizzare i
nostri
sopralluogo
lanci. di
Fare
un
giorno
con
l’aiuto di occhiali polarizzanti può essere vincente. Grazie ad
le orate sono frequentatrici assidue del misto in ogni stagione
essi possiamo individuare tutti gli ostacoli sommersi. Si possono poi effettuare dei lanci a raggiera, coprendo varie distanze utilizzando il solo piombo, per meglio individuare i settori liberi da incagli. Dove ci sono ostacoli sommersi, bisogna tener conto anche delle correnti favorevoli o sfavorevoli. A volte il giro di corrente potrà far arroccare il bracciolo negli scogli o far “scomparire” l’esca nella posidonia. A questo punto avremo due possibilità. Cercare di pescare nelle zone libere, oppure flotterare in modo importante esche e travi. lANCIo dI pReCISIoNe Centrare una zona di sabbia non è semplice, perché essere precisi nel lancio, è sicuramente più complicato che
spingere
forte
sulla
lunga
distanza. Se le nostre capacità di mira sono “buone”, un buon short rovesciato, 80cm-100cm
con
bracciolo
sarà
la
lungo
soluzione
ideale. pIombo A peRdeRe Non userei mai un piombo per lasciarlo volutamente tra gli scogli.
Se si centrano le aree sabbiose, non è raro trovare saraghi e mormore
Una valida alternativa ci è data dal
in promiscuità di pascolo
PVA, sostanza eco-compatibile di derivazione vegetale, che si scioglie al contatto con l’acqua. Esistono retine, filati e bustine. Con esso possiamo utilizzare come zavorre sassi, sabbia o pastura asciutta. Una volta in acqua dopo alcuni secondi, il nostro terminale sarà libero senza vincoli e con il bracciolo flotterato disposto in corrente.
I flotter di nuova generazione permettono di far lavorare i terminali in modo impensabile rispetto a qualche anno fa
TRAve SUSpeNdIG Un altro sistema per pescare tra gli ostacoli è quello di flotterare in modo congruo l’estremità superiore del trave. Il primo snodo lo metteremo a 50 cm dal galleggiante ,il secondo a 50 cm dal primo ed il terzo a 50 cm dal secondo. Tra il terzo snodo ed il piombo di tenuta dovranno esserci almeno 100 cm. Dopo aver lanciato, il “galleggiante” porterà in alto la parte superiore del trave, tirandosi dietro i tre snodi, che fluttueranno con i terminali sugli ostacoli.
ACCESSORI PER GLI AMANTI DELLA PESCA
INCHIKU
OOPS.
L
e cernie sono pesci straordinari, vere macchine da guerra. Potenti, imprevedibili, che alternano momenti di placida attesa, a intense attivitĂ di caccia. Sono pesci sicuramente da tutelare, ma impostare qualche pescata a inchiku,
specificatamente dedicata alla loro cattura, limitandosi nel prelievo, rappresenta comunque una esperienza da fare.
.cernia!
di Domenico Craveli
INCHIKU
Cernia bruna. Un animale che va tutelato. Qualche cattura non arreca danno allo stock, ma gli spot frequentati da questi animali vanno protetti
A volte arrivano per caso, mentre si sta pescando ad altro, e come una mazzata al buio si scagliano sull’artificiale trasmettendo al pescatore sensazioni adrenaliniche inusuali. Perché la mangiata del serranide è unica, e la sua prima fuga inarrestabile. Chi pesca le cernie con buona continuità le considera un pesce diverso, quasi superiore, “umano” diremmo, che regala emozioni contrastanti, come una gioia spezzata in gola, perché in fondo, è così maestosa, da fare tenerezza. La pesca è un confronto tra predatori.. entrambi spietati, e il confronto tra istinti può vedere vinto ma non umiliato, questo straordinario animale. INCHIKU SU mISUra Le cernie possono attaccare qualunque cosa, ma sembra che gradiscano i colori accesi. Le statistiche danno come massimo gradimento gli artificiali con parte metallica riflettente, e octopus rosa-fucsia. Considerando la tenacità della preda, è consigliabile sostituire gli ami di serie con modelli più robusti, anche se eccedere nel sovradimensionamento, farebbe aumentare inesorabilmente gli incagli, e le allamate potrebbero non andare tutte a buon fine, poiché la canna, di solito molto leggera, non è in grado di dare la resistenza necessaria a far penetrare un amo di sezione eccessiva che sbilancerebbe l’intero sistema. Ma siccome ci troviamo di fronte ad una pesca estrema, per il tipo di disciplina, i compromessi sono da tenere in debita considerazione. Una canna con max drag di 5kg, una treccia da 30lbs, ed un leader del 52 , sono l’ideale per completare la nostra dotazione.
Una piccola alessandrina ha aggredito un inchiku dal colore molto acceso
azIoNI raLLeNtate Esiste un’animazione da cernia? Questa domanda, specialmente agli inizi, quando ancora non si sapeva
molto
ricorrente,
sull’inchiku,
poiché
le
era
catture
casuali non davano indicazioni, anzi,
aggiungevano
dubbi.
Le
cernie sono solite aggredire in caduta, afferrando l’octopus negli istanti che precedono il suo arrivo sul substrato, oppure sulla prima jerkata di risalita. Se ciò non accadesse, bisognerà procedere con animazioni controllate lente o lentissime, come una danza armonica a strettissimo contatto con le rocce. Se il fondo è misto, anche le azioni di pilkering possono essere efficaci. Il pilkering non è altro che un movimento ritmico che prevede di far sbattere l’artificiale sul fondo a intervalli in parte regolari. Il rumore del tonfo è irresistibile per i serranidi.
Un cernia di mole, è un avversario ostico ed imprevedibile
UN terNo aL Lotto Se portarla all’attacco non è mai un grosso problema, concludere a nostro favore il confronto è un po’ un… “terno al lotto”. Spesso tutto finisce con la rottura del leader sul fondo dopo pochi metri di fuga, perché esistono fondali rocciosi “affrontabili” e fondali rocciosi “impossibili”. In questo ultimo caso, meglio desistere, per evitare di lasciare “piercing” in bocca ai pesci. Il confine tra i due mondi è sottile, sta al pescatore agire con tecnica e coscienza, per evitare che l’avidità verso una cattura possa diventare un problema per un animale tutelato. Parlare di pesca alle cernie è quindi quasi un contro senso, ma un prelievo sostenibile, non invasivo, non rappresenta certo un problema per la specie.
SURFCASTING
Tra dolce e salato I
Di Antonio Addotta
l surfcasting praticato nei pressi delle foci, assume un carattere diverso rispetto alle situazioni tradizionali, perché alla variabile moto ondoso si aggiunge il flusso d’acqua del fiume. Un mondo a parte, con regole proprie, ancor più complesse e intriganti di qualunque altro spot, ma dove le sorprese sono
sempre
possibili. Il surf è una disciplina che deve per forza di cose plasmarsi allo scenario in cui lo si pratica.
I
concetti
base non cambiano, ossia
è
necessario
che ci sia la presenza Acqua tendende al marrone è la normalità nei pressi delle foci. Ma a volte, gli elementi sul fondo e in sospensione rendono i settori impescabili
piombo da tenuta, esca bianca…e spigola!
di nutrienti sospesi o esposti per mettere in moto i pesci. Ma mentre su un arenile omogeneo sono le onde a scavare il fondo, e quindi a creare le condizioni affinché parta l’attività trofica, nei pressi delle foci, anche il flusso di acqua dolce partecipa ad arricchire di elementi organici l’acqua adiacente lo sfogo a mare. Ed in è questo particolare scenario, tra maree, piogge che alterano il flusso del corso d’acqua, cambi di direzione di correnti dominanti, che cerchiamo le nostre prede. Spigole, orate, serra, lecce, razze.. credo che bastino per stimolare la “linea laterale del pescatore” e portarlo a piantare i picchetti in uno dei settori di mare forse più imprevedibili e difficili da affrontare. ElEMENTI IN SoSpENSIoNE Se da una parte il fiume contribuisce a rendere quel pezzo di costa pieno di pesci, e anche
vero,
SURFCASTING
dopo
specialmente piogge
intense,
che quello stesso fiume rende complicato pescare perchè legname, erba, parti di canneti, fango e melme saranno disperse in mare e si attaccheranno inesorabilmente a lenze e
terminali
inservibili. flusso
della
rendendoli Capire
il
corrente
per posizionarsi dal lato giusto della foce, risulta quindi determinante. Solitamente questa situazione avviene per i corsi d’acqua un po’ più grandicelli, mentre per i piccoli torrenti la situazione si dimostra meno estrema, ma allo stesso tempo discretamente produttiva dal punto di vista alieutico. MEGlIo FERMI Considerando che alle correnti marine si possono sommare anche quelle trasversali dei flussi di acqua dolce, anche in condizioni di calma, è sempre bene utilizzare piombi da tenuta, in modo da avere le lenze sempre molto ferme. La deriva dei terminali infatti potrebbe portarli a raccattare sporcizia e quindi ad ingarbugliarsi. Soluzioni con attacco alto dei braccioli, sono da preferire BoCCoNI DA ToRBIDo I punti in cui la torbidezza è massima sono i settori di mare dove bisogna osare. Strisce di cefalopodi per spigole, tranci di pesce per i serra, granchi e bivalvi per le orate. I vermi trovano poco spazio poiché il substrato è ricco di piccoli crostacei ed altri animaletti che li disintegrerebbero nel giro di pochi minuti. Ci sono però dei periodi stagionali come la primavera, dove qualche eccezione può essere considerata. In questa stagione di
transizione
ad
esempio,
l’americano risulta efficacissimo per le orate. Da non trascurare, nei giorni di tempo perturbato l’uso del lombrico, che in quelle precise circostanze può fare la differenza con spigole ed orate. Trascinato in mare dalle piogge rientra a pieno titolo nella dieta dei pesci.
TRAINA
Dall’altra p del filo
parte
Di Umberto Simonelli
Q
uando
si
traina,
in
ognuna
delle
declinazioni di questa tecnica, sia con il vivo , piuttosto che con gli artificiali, soprattutto se si è alle prime armi,
riuscire a capire, dopo lo strike, con chi abbiamo a che fare, potrebbe essere molto importante. Ogni pesce ha reazioni diverse per modi e intensità ma soprattutto tipiche della sua specie. E se si riesce immediatamente a percepire con chi si ha a che fare le opportunità di portare a buon fine il combattimento senza sorprese crescono. Una sensibilità che si forma col tempo e con le catture ed è proprio per questo che vogliamo condividere le nostre esperienze .
TRAINA
PESci Da vivO Parliamo in primis del dentice, icona della traina con il vivo. Averlo in canna è un susseguirsi di esplosioni di energia. Fughe e testate, tipiche in fin dei conti di tutti gli sparidi; sebbene può capitare che qualche esemplare di grossa taglia, sfrutti la sua potenza per prodursi in lunghe e rabbiose fughe che possono trarre in inganno. Ma basterà poco per riconoscere con chi abbiamo a che fare. L’attenuarsi delle reazioni al diminuire della profondità poi confermerà ogni intuizione. La cernia invece caratterizzerà lo strike con una rapida fuga ed un appesantimento importante. Se riusciremo prontamente a non fargli guadagnare l’arrocco, proprio il dentice è inconfondibile. La sua reazione non lascia dubbi..
l’assenza di reazioni o reazioni appena accennate ci faranno capire di avere all’amo il serranide.
La leccia sarà facile da riconoscere, soprattutto perché nella maggioranza dei casi aggredisce l’esca quasi in superficie e le sue filate sono lunghe e velocissime; inoltre tende a gestire il combattimento lateralizzando, arricchendo il tutto anche con qualche salto. Il serra ha reazioni violente ed immediate e in genere si produce anche in salti molto coreografici e dubbi non ce ne sono. Poco entusiasmante invece lo strike del barracuda che , per quanto grande, dopo una aggressione violenta, non si difende fino alla barca dove, solo in vista dello scafo, cerca la fuga. La potentissima cernia, dopo una breve e violenta fuga non oppone più alcuna resistenza
SUa maEStà
La Ricciola merita una menzione del tutto particolare. Un pesce decisamente complicato, il cui attacco, specialmente nelle fasi iniziali può essere veramente di
difficile
confrontarci
interpretazione. con
un
Potremo approccio
all’esca timido e delicato, quasi da pesce disturbatore, che solo dopo una fase di studio potrà , forse, trasformarsi in uno strike compiuto. anche il barracuda appare rassegnato dopo lo strike e si fa trascinare senza reazioni
Altre volte assisteremo al semplice
La ricciola è il pesce dalle reazioni più volubili e particolari e bisogna imparare a conoscerle
appesantimento della canna senza alcuna reazione, come se si facesse portare al guinzaglio. E solo dopo un ingaggio sempre sul filo dell’incertezza, potrebbe poi seguire una fuga potente e veloce. Allora non ci saranno dubbi. Ma potreste ritrovarvi un diavolo in canna senza tanti complimenti, quando ci si confronta con maschi giovani ma maturi intorno ai venti kg. Il filo da torcere che saranno in grado di dare renderà questo pesce immediatamente riconoscibile.
in caSO Di artificiaLi Quando peschiamo con gli artificiali, gli strike sono sempre esplosioni; il cicalino canta all’impazzata e la fuga è lunga. Sia che si peschi in prossimità della costa, quindi con attrezzature ligth, che in altura. In ogni caso grazie alle velocità di traina sostenute , dai 4 nodi in su, le partenze saranno sempre piuttosto veloci. I tunnidi hanno
La Palamita è un pesce forte e veloce capace di reazioni e combattimenti strenui fino alla fine
TRAINA La Spigola dopo le prime sfuriate si ferma e conserva le sue energie per le ultime strategie di difesa, tattica che spesso le da ragione facendole riguadagnare la libertà
reazioni da veri duri , ma le palamite, soprattutto se di taglia, saranno veramente impegnative. Entrambe tenderanno a fare resistenza cercando di affondare e le palamite in particolare, soprattutto nelle fasi finali, tendono a variare la loro direzione molto frequentemente ed in modo nervoso, dando fondo ad ogni energia in prossimità della barca . Gli strike delle alalunghe, pesci tipici dell’altura, fanno letteralmente scoppiare le cicaline, ma saranno fughe che dureranno poco e il recupero sarà poco entusiasmante. Facile riconoscerle, anche perché l’alternativa è il tonno di branco, la cui reazione è decisamente più focosa. La rEgina In conclusione delle nostre dissertazione sui vari strike, non potevamo dimenticare lei la spigola, la signora dei serranidi; la cacciatrice per eccellenza, aggressiva ma sospettosa, prudente e guardinga. L’attacco alle esche è violento da vero predone, ma subito dopo ogni reazione si attenua. E’ la firma della spigola, chiara e certa. Non ci sarà gran combattimento anche quando la taglia sarà importante, ma attenzione perché la calma finirà in prossimità della barca. Il pesce si prodigherà in potenti tentativi di fuga.. momento in cui, non di rado, la regina ha la meglio.
Mondo Pesca Photo Contest 1° classificato del contest del mese di Aprile:
Giacomo Pintore che si aggiudica un cappellino ed una maglietta GlobalFishing ed un braccialetto GaspWay.
Angler : Giacomo Pintore Preda : Dentex dentex Periodo di pesca : Dicembre 2015 Peso : 5.5 kg Ora della cattura : 15.00 Località : Alghero Tecnica : Traina con il vivo Esca : Calamaro vivo Terminale : f.c. 0,62 da 3.5 m, pre-terminale nylon 0,62 10 m Fondale : Misto Roccia Profondità : 50 m Un pesce.. una foto.. questo scatto è la scena di un pezzo di vita e di un’emozione e, soprattutto, di avventura condivisa, perché per me pescare è soprattutto vivere la passione con un amico fraterno, Francesco De Santis. Lui e io, a pesca, siamo una cosa sola, una macchina sempre pronta ad andare in mare. Pescando, siamo anche cresciuti e abbiamo fatto un bel po’ di strada insieme. E il dentice di questa foto è l’epilogo lieto di una bella giornata dello scorso dicembre, fatta di ricerca e determinazione. Un pesce di oltre cinque kg, fortemente voluto e cercato, che non ha saputo resistere ad un bel calamaro innescato, pescato al mattino. E’ stata La conclusione di una giornata ideale, in cui anche la foto, scattata da Francesco, è stata perfetta, con la luce giusta e con la giusta intuizione. Grazie a Francesco, che ha saputo cogliere in un fotogramma il momento e l’emozione vissuta.
Giacomo Pintore
Copertina parlante Voglio ricordare così un carissimo amico, Gianluca Maccari, che qualche giorno fa ci ha lasciato. Voglio ricordarlo a pesca, in un giorno davvero bello di qualche hanno fa. Un amico, un pescatore esperto, di mare e di acque interne, che ha fatto della sua passione una professione, rappresentando da sempre, con il suo negozio, uno dei punti di riferimento della pesca in Maremma. Ma anche un uomo di non comune generosità e valore umano. Per anni volontario sulle ambulanze della Misericordia, missione per la quale spesso rinunciava anche alla passione della pesca . Gianluca lascia un vuoto incolmabile per chi lo ha conosciuto e ha avuto modo di frequentarlo, ma la vita è anche questo.. . Grazie alla pesca e alla nostra passione che ci ha fatto conoscere ed in un attimo, solo dopo pochi istanti, ci ha fatto diventare amici. Di un’amicizia che non finirà mai. Ciao Gianluca..