Rivista luglio 2016

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2016

Rivista tecnica di pesca - nautica - subacquea

TRAINA UNA RICCIOLA PER L’ESTATE

DRIFTING CANNE SENZA SEGRETI

SURF VADEMECUM DEI LANCI

TRAINA ISTANTI FATALI

www.globalfishing.it

Traina - Vertical - Jigging - Bolentino - Pesca da Terra - Spinning - Subacquea - Itinerari - Vetrina Attrezzature - Nautica - Inchieste

Anno VII - Numero 7



IN QUESTO NUMERO..

GlobalFishing magazine Anno VI Numero 7 Direttore Editoriale: Umberto Simonelli e-mail: u.simonelli@globalfishing.it Vice direttore: Domenico Craveli e-mail: d.craveli@globalfishing.it Direzione e Redazione Via dei Giuochi Istmici 28 - 00194 Roma Telefono 346.3585302 – fax 06.36302279 e-mail: info@globalfishing.it Hanno collaborato a questo numero: Domenico Craveli, Umberto Simonelli, Michele Prezioso, Dario Limone, Aldo Benucci Testi, foto e video degli autori Progetto grafico e video impaginazione: Claudia Glisbergh GlobalFishing magazine è una pubblicazione on–line di UDP Production s.r.l. Reg. Tribunale di Roma n° 288/2010 UDP Production srl Via dei Giuochi Istmici 28 00184 Roma Telefono 3463585302 – fax 0636302279 www.globalfishing.it Concessionaria di pubblicità: Media Nova di Alberto Andreoli Tel. 051.6850239 – Mobile 336.554711 info@medianovaweb.it Stampa: ETESI srl Distribuzione : web

5 6 16 22 26 30 34 38 44 48 52 56 59

Editoriale

di U. Simonelli

Global@mail

La posta dei lettori

Arrivano le lecce di D. Craveli

10 domande per un amo di A. Benucci

Orari da vertical di D. Craveli

La spiaggia nuova di D. Limone

Una ricciola per l’estate di M. Prezioso

Istanti fatali di D. Craveli

Mini, ultra, super light Jigging di D. Craveli

Tutto sulle canne da tonno di A. Benucci

Un dentice a tutti i costi di M. Prezioso

Mondo pesca photo contest Copertina parlante



Editoriale

D

evo confessare che a volte, scrivere l’editoriale non è sempre così semplice, perché trovare un argomento di attualità inerente la pesca, del giusto interesse e che offra degli spunti di riflessione può mettere a dura prova anche il più fervido e informato dei direttori. Per fortuna che, come in questo caso, ci sono venute in aiuto le istituzioni.. con una vicenda a dir poco bizzarra. Vediamo quindi di che si tratta. Come tutti ben sapete, a far data dal 15 giugno 2016 si è aperta la pesca al tonno, per la categoria dei pescatori ricreativi. In tutta Italia, meno che nel Comune di Monte Argentario. Avete letto bene. Infatti, la locale Capitaneria di Porto, mentre i pescatori di tutto il paese, nel pieno rispetto delle regole, insidiavano il gigante rosso, ne proibiva letteralmente la pesca, motivando il fatto che non era stato trasmesso loro alcun decreto ministeriale che dichiarasse l’apertura; perché, a ben sentire l’eminente spiegazione del preposto dell’ufficio pesca, se la chiusura si attua a fronte di un decreto, altrettanto logico è che un altro decreto ne ufficializzi l’apertura. E quindi, mancando questa condizione, nel territorio di competenza della locale capitaneria, la pesca ricreativa al tonno era proibita o meglio “non aperta”. Evidentemente il nostro esperto o, meglio, il nostro “eroe”, ligio alle sue regole e un po’ meno ai diritti dei cittadini, si aspettava una telefonata dal Ministro in persona che lo avvisasse direttamente. Tralascio il fatto di riportare date, norme, disposizioni e quant’altro, a ulteriore dimostrazione della fallacità delle teorie dell’addetto, per soffermarmi invece su un aspetto molto più grave ed inquietante. Se il funzionario preposto, sollecitato più volte da pescatori ricreativi sull’argomento, non si è fatto carico di porsi almeno dei dubbi sulla sua personalissima interpretazione delle regole, questo ci faccia pensare in che considerazione è tenuta la pesca ricreativa anche in seno alle istituzioni. Sebbene il fatto faccia sorridere, in realtà ha del grottesco, oltre alla sua bella gravità che sfiora il configurarsi di un reato. La faccenda, per chi si pone la domanda, si è risolta dopo le innumerevoli insistenze da parte di molti, dopo le solenni incazzature di altri e dopo la consultazione della Capitaneria di Livorno da parte di qualcuno di buona volontà, con le scuse del funzionario e l’ammissione del “piccolo errore interpretativo”. Un errore che, oltre che costare del tempo prezioso agli appassionati, se invece di interessare solo i ricreativi, avesse interessato i professionisti avrebbe creato una notizia da telegiornale. Mi piacerebbe ricordare a tutti, compreso il solerte funzionario, quanta economia proprio in quei luoghi si è sviluppata a fronte del turismo legato al mare e soprattutto alla pesca; trasformando un territorio una volta molto povero, terra di confino e di malaria, in uno dei punti a maggior valenza turistica della penisola e che il mondo ci invidia, e questo grazie, anche e soprattutto, a quei pionieri della pesca, che dagli anni 60 in poi scoprirono le meraviglie di quel mare e di quelle coste. Un esempio ante litteram di quanto predichiamo da sempre e di quanto il turismo del mare e della pesca possa realizzare. Ci auguriamo che il futuro della pesca ricreativa possa rinascere anche da fatti del genere che, se da una parte rappresentano un pò la parte peggiore del nostro paese, dall’altra speriamo sensibilizzino la coscienza di qualcuno. E adesso è tempo degli auguri di rito di buone vacanze ai nostri lettori, con il classico auspicio di un mare di pesci da pescare ed anche da rilasciare.. perché è importante anche vivere la nostra passione con responsabilità e sostenibilità. Vi aspettiamo a settembre.. . Umberto Simonelli


GLOBAL@MAIL esche da viaggio A breve partirò per le ferie estive e trascorrerò una ventina di giorni in un’isola, dove però è molto difficile se non impossibile acquistare qualsiasi tipo di verme. Anche il reperimento di esche da pescheria è complicato perché non esistono negozi che vendono il pesce e se qualcosa si riesce a recuperare bisogna mendicarlo dai pochi pescatori. Io sono appassionato di bolentino e in genere mi arrangio con quello che trovo; ma i risultati sono mediocri. Vorrei avere qualche buona idea per risolvere questo problema. Mi potete aiutare? Aldo

Caro Aldo, quando si parte per questo tipo di vacanze bisogna organizzare la “spedizione “ in modo accurato e, passami il termine, un po’ furbo. Per incominciare devi sondare la possibilità di reperire sul posto un freezer che ospiti le tue esche. Perché basterà preparare una scorta di piccole seppie e di sardine già sporzionate e congelate per assicurarsi delle ottime pescate. Ovvio che dovrai portarti un igloo con una buona scorta di ghiaccio che duri per tutto il viaggio. In questo modo potrai portare con te anche una decina di kili di cozze, nella confezione in rete. La rete è importante perché se i mitili sono ben compatti durano di più. All’arrivo basterà tenerli immersi in acqua per assicurarsi esche fresche a volontà. Se la refrigerazione è assicurata, qualche scatola di coreano, molto fresco, potrà durarti qualche giorno. Altra soluzione che posso suggerirti, ad integrazione di un parco esche già soddisfacente, è quella di procurarci gamberi vivi e piccoli granchi oltre alle intramontabili patelle. Per i gamberi dovrai procurarti un piccolo retino a bilancia, fatto apposta per pescare i gamberi, che calerai nelle pozze tra gli scogli del porto, armato di una sarda e vedrai che non farai fatica a catturare delle ottime esche. I piccoli granchi sarà bene reperirli sulla spiaggia, sebbene a volte si possano catturare anche col retino da gamberi, sebbene siano da preferire quelli piccoli. Ultima dritta è quella di vedere se riesci a procurarti, con la maschera e pinne, dei paguri. Non esiste esca migliore per tutti gli sparidi.

Michele Prezioso


GLOBAL@MAIL Quesiti Profondi Ho provato il bolentino di profondità e mi è venuto il pallino di questa tecnica. Mi diverte troppo e mi affascina allo stesso tempo. Prediligo gli occhioni, pesci che mi piace pescare e mangiare. Purtroppo però non riesco a pescarne di taglia grande, limitandomi quando va bene, ma bene sul serio, a esemplari da 500 gr, che in casi eccezionali arrivano a 800. La mia domanda, forse sciocca, è: ma esiste una tecnica per ingannare i pesci più grandi o è solo fortuna? Vittorio C.

Caro Vittorio, la pesca degli occhioni

affascina

anche

me ed anche io sono un estimatore di questo pesce che apprezzo a tavola in tutte le sue declinazioni. Oltretutto organolettiche

le

qualità della

sua

carne sono ottime anche negli esemplari più grandi .. anzi affermerei pure che migliorano con la taglia. Purtroppo gli occhioni di una volta sono sempre più rari e forse sempre più profondi. Sicuramente

esistono

ancora, ma certamente ben nascosti in punti di mare poco battuti soprattutto dalla pesca industriale. Quindi la taglia dai 500 agli 800 grammi, puoi sta tranquillo essere una ottima pezzature. Comunque è vero che i pesci più grandi e quindi più vecchi nostrano maggiore diffidenza per le esche, piuttosto che quelli più giovani ed in accrescimento, più voraci ed aggressivi, che si avventano su bocconi che spesso si dimostrano letali . Sicuramente presentando delle esche appetitose ma soprattutto ferme sul fondo può fare la differenza, Cosa peraltro complessa vista la difficoltà di ancorarsi a profondità di centinaia di metri. Pescando generalmente in scarroccio è possibile che i pesci grandi del branco non aggrediscano delle esche in movimento. Ci sta quindi che cercando di rimanere sul punto, soprattutto se è misto di fango e roccia, arricchito da salti di profodità, riuscendo a tenere fermi gli inganni si possa aver ragione di un bel pesce. Purtroppo però la pesca industriale ha prodotto molti danni e i pesci grandi sul serio, purtroppo spesso sono solo più che un ricordo.

umberto simonelli


GLOBAL@MAIL nuova MotoriZZaZione Ho acquistato pochi giorni fa una imbarcazione usata di circa 6 metri, motorizzata con un 40cv di quelli modificati a 60, con il quale lo scafo offre prestazioni appena accettabili, se non si superano le due persone di equipaggio ed il mare è buono. La potenza massima applicabile è di circa 115 cavalli, sebbene in molti mi suggeriscono di montare un 90 che sicuramente garantirebbe prestazioni comunque soddisfacenti. Io non sono convinto e veramente non so decidermi e quindi vorrei un parere super partes. Angelo Per ovvi motivi non abbiamo

riportato

modello e marca della barca e del motore

che

ha

acquistato il nostro amico

Angelo;

possiamo

però

affermare

senza

timore alcuno che è stato un buon acquisto e che pur essendo da

costruita

un

cantiere

piccolo le

linee

d’acqua di questa serie sono buone , così come sono eccellenti la robustezza e l’affidabilità. Quindi dovendo esprimere il mio pensiero io non esiterei a rimotorizzarla con la massima potenza possibile. Facendo attenzione però non solo alla potenza massima applicabile prevista dall’omologazione, ma anche al peso massimo applicabile. Perché la norma impone anche dei pesi massimi installabili. Infatti gli scafi di qualche tempo fa prevedevano l’installazione di propulsori due tempi, molto più leggeri degli attuali 4T; cosa che ci impone una attenta verifica per non incorrere in sanzioni ma soprattutto in problemi con l’assicurazione in caso di sinistri. Tornando al discorso tecnico, preferire sempre la massima potenza significa prima di tutto avere una buona riserva di cavalli oltre a non dover mai sfruttare il propulsore al massimo; cosa che ci fa guadagnare in una diminuzione dell’usura e dei consumi. Oltretutto la taglia 90 e 115 per molti marchi è solo una doppia versione dello stesso propulsore, con la medesima geometria e peso. A questo punto qualche cavallo in più non guasta.

umberto simonelli


GLOBAL@MAIL incrostaZioni Durante la manutenzione al mio fuoribordo, che effettuo personalmente, e che svolgo con cura ad ogni inizio stagione, proprio a seguito di un vostro articolo, ho ispezionato con maggior cura gli zinchi che proteggono le camere dove passa l’acqua. Ho notato, oltre alla necessità di sostituire i componenti, che all’interno le incrostazioni di sale sono veramente considerevoli. Mi è venuta quindi la preoccupazione di come poterle eliminare e soprattutto limitarne la formazione. Oltre al fatto che spero non siano pericolose per il raffreddamento del motore. Antonio

Caro Antonio.. tutto abbastanza normale. Non ti preoccupare. O meglio preoccupati il giusto. Ci sono delle manovre manutentive e preventive per ridurre i depositi di sale e dei precipitati che si fermano sulle pareti del motore. In primo luogo devi, con frequenza, usare la presa di lavaggio di cui quasi tutti i motori 4T sono provvisti; l’attacco è compatibile con quelli da giardinaggio e, a motore spento e freddo, potrai lavare l’interno con una circolazione prolungata. Se ti è possibile puoi, prima ancora di lavarlo come detto in precedenza, far girare il motore per qualche minuto, in una bidone dove avrai messo acqua e viakal o prodotto equivalente. Evitando ovviamente prodotti aggressivi come acido e simili. Poi potrai sciacquare il tutto. Come manovra preventiva invece ti consiglio di lasciar girare sempre il motore qualche minuto al minimo, a fine navigazione. Questo permette al gruppo termico di smaltire il calore in eccesso, cosa che al contrario, una volta spento immediatamente farebbe asciugare rapidamente l’acqua residua con la conseguente precipitazione dei sali disciolti, che si aggregano sulle pareti più ruvide delle luci del circuito di raffreddamento.

umberto simonelli


GLOBAL@MAIL sondare il fondo Una domanda per Michele Prezioso che ritengo un super esperto di pesca da terra. Vorrei avere da lui un consiglio su come tarare al meglio l’altezza di pesca dal fondo delle lenze della mia bolognese. Uso come sonda quella della Stonfo che mi piace molto perché è difficile da perdere. Ma quel che più mi interessa è capire come debbo regolarmi riguardo alle altezze consigliate a seconda dei pesci e dei tipi di fondo. Marzio

Ottima scelta quella della sonda Stonfo che ritengo anch’io un ottimo prodotto. Però al di la dell’attrezzatura ci sono da fare delle considerazioni preventive. L’altezza a cui far lavorare le esche non è un valore standard. Varia, e di molto, a secondo della corrente e del tipo di fondo che hai nella tua zona di pesca. Oltre ad un altro fatto, tutt’altro che trascurabile.. ovvero il tipo di pesce che ti prefiggi di insidiare. I grufolatori si pescano radenti il fondo o addirittura con le esche poggiate. I predatori li cercheremo alzati, a mezz’acqua o addirittura a galla. Se il fondo è sporco e a rischio incagli va da se che dovrai tenerti obbligatoriamente più su. Oltretutto le varie situazioni determineranno la costruzione di lenze con geometrie diverse tra loro. A galla pescheremo senza piombo, a mezz’acqua in modo molto light ed infine a fondo, con coroncine di pallini, capaci di “camminare” lentamente sul fondale tenendo sempre le nostre esche molto radenti il fondo, come se fossero trasportate in modo naturale dalla corrente. Insomma sono molte le soluzioni da studiare per far fronte alle variabili che incontriamo in pesca: sperimentare è il vero segreto.

Michele Prezioso.


GLOBAL@MAIL senZa shocK leader Sono un appassionato di surf casting, e provengo dalla vecchia scuola quando il parastrappi non veniva utilizzato. Oggi vedo che pescare senza è quasi un’eresia. Ma io i pesci li prendevo uguale.. quindi quali sono i reali vantaggi? Sono io che non riesco a percepirli? Comprendo di appartenere alla vecchia scuola, e che quindi sono rimasto un po’ indietro, ma mi piacerebbe avere una risposta che mi levi ogni dubbio. Grazie e complimenti per la rivista. Giuseppe

Lo shock leader non è utile, ma indispensabile in molte zone. Naturalmente, pescando in Calabria con spiagge profonde, puoi anche farne a meno, poiché lì da voi non esiste quasi mai un problema di distanza di lancio anzi, in molti casi la lenza diretta del 40 in bobina basta e avanza… ma l’Italia è lunga, tanto lunga, e nella maggior parte delle nostre spiagge non si può fare a meno di questa soluzione. Possiamo definire lo shock leader (in gergo definito S.L.) come “l’ammortizzatore del piombo”, che lanciamo. Generalmente è lungo 2,5 volte la lunghezza della canna. Può essere di trecciato, di nylon o preconfezionato conico. La scelta è legata, oltre che a preferenze personali, alle finalità di pesca. Un S.L. di trecciato sarà usato per ottenere la massima distanza di lancio. A parità di carico di rottura col nylon, ha un diametro davvero ridotto, ma regge poco all’usura da “abrasione”. L’azione delle onde che smuove i granelli di sabbia è molto deleteria per questo tipo di materiale. Uno S.L. di nylon di grosso diametro è indicato per la media distanza 60-80 mt e per favorire lo scarroccio del piombo sul fondo per effetto vela. Il nodo di giunzione è però il punto critico, per ingombro e tenuta. Quello conico è il compromesso tra i primi due. Il piccolo nodo di giunzione, tra la lenza madre e lo stesso shock leader non darà fastidio nel passaggio tra gli anelli durante il lancio.

dario limone


GLOBAL@MAIL aberdeen senZa Paletta e senZa occhiello Una curiosità un po’ vintage, che mi è venuta in mente mentre osservavo una cesta piena di bustine di ami in offerta presso un negozio. Ho visto che esistono degli aberdeen senza paletta e senza occhiello, che si legano con un nodo particolare. Sono sicuri? Quali sono i vantaggi di questo tipo di amo? Per quali pesci è indicato? Luca

Questo “hook vintage”, e’ un vecchissimo amo prodotto dalla Mustad. La sua caratteristica è l’assenza di paletta e di occhiello. E’ molto leggero, con una punta acuminata ed ha un colore bleu. Nasce per l’innesco di anellidi, flaccidi e ricchi di humus, come il tipico blood worm inglese. Per legare l’amo si effettua un nodo auto stringente, che costringe la parte zigrinata dell’estremità del gambo. Ritengo che oggi il suo utilizzo non abbia più valenza; il mercato offre ami con simili caratteristiche con micro palette e micro occhielli. Ciò non toglie che ha scritto una parte importante della pesca alle mormore. La sua leggerezza era tale da far aumentare notevolmente il numero di abboccate profonde, rendendo la perdita della preda un evento molto casuale. Ricordo ancora quando in ogni recupero, pensavamo con preoccupazione a quello strano nodo e pregavamo che reggesse fino allo spiaggiamento della preda.

dario limone


GLOBAL@MAIL Missione PalaMita Vorrei avere qualche consiglio sulla tecnica della traina alla palamita. E’ un pesce che ho catturato raramente, ma che in quella rare occasioni mi ha veramente entusiasmato. Mi piacerebbe conoscere le astuzie migliori e gli artificiali consigliati per questo pesce. Marcello

La palamita Marcello, è un pesce catturabile tutto l’anno, sebbene i momenti migliori siano concentrati in

primavera

od

in

autunno. Ciò non toglie che ci si possa provare anche in estate piena. Non so da dove scrivi, quindi è possibile che nelle tue zone la stagionalità di questo pesce possa prolungarsi verso i mesi caldi. Comunque posso dirti che la tecnica parte dall’attrezzatura che dovrà essere leggera, non solo per godere al meglio del combattimento, ma anche perché le canne leggere contribuiscono ad animare meglio le esche. Flettendosi in funzione dell’increspatura del mare, possono far compiere agli artificiali dei guizzi molto interessanti , che stimolano la predazione. La regola fondamentale per scegliere le esche migliori è capire di cosa possono cibarsi le palamite in quel momento, in quel tratto di mare e quindi mettere in pesca artificiali simili per misura e livrea. Parliamo sia dei pesciolini che di esche di superficie, come octopus, jet e piume. Tanto nella versione standard che con testine affondanti. Sebbene poi a volte risultino molto catturanti esche con livree tutt’altro che naturali. E’ bene mettere in pesca più canne; almeno quattro, di cui due dedicate alla superficie con esche a galla posizionate a distanze diverse ed altre due in profondità affondate con piombi a sgancio rapido, affondatori o addirittura con lenze affondanti come il monel. Quest’ultimo in particolare sembra essere un’arma infallibile con questi pesci, armato con minnov dai 7 ai 14 cm, compresi quelli da spinning, che possono essere trainati, senza perdere l’effetto, a velocità inferiori ai 4 nodi, consentendo al monel di affondare di più. Per le esche di superficie può essere molto attrattivo l’uso di un aereoplanino che produce schiuma e schizzi o l’aggiunta di una piccola filosa realizzata con i raglout; soluzione valida anche per i minnow, perché simula una azione di predazione, che attira molto le palamite.

umberto simonelli


GLOBAL@MAIL san Pietro.. cercasi Amicissimi, sono un appassionato di vertical, e vorrei sapere se esiste una tecnica mirata per catturare i pesci san pietro. Capisco che la richiesta è un po’ strana, ma mi affascina questo animale, e non sono attrezzato per il bolentino di profondità, quindi volevo avere qualche indicazione se e come fosse possibile. Domenico Craveli potrebbe aiutarmi in questo? Saluti. Francesco

Caro Francesco, i pesci san pietro sono catture occasionali, anche se in alcuni spot è possibile trovarli con buona frequenza. Frequentano batimetriche importanti, ma già intorno ai 70/90 qualche incontro è probabile. Di solito stanno insieme alla minutaglia che si ammassa sulle scogliere sommerse, e attaccano con lenta…

voracità

qualunque

artificiale transiti davanti alla loro grande bocca. Quindi, movimenti si

vuole

molto davvero

lenti,

se

facilitare

l’aggressione. In alternativa al jig , si può sempre utilizzare l’inchiku, esca più adatta per questo animale. Il recupero della preda è mortificante, praticamente un sacchetto di plastica appeso, ma a tavola saprà farsi apprezzare. Saluti

domenico craveli


GLOBAL@MAIL trecciati in bobina Caro Domenico Craveli, sono un appassionato di vertical, e ti seguo sin dal 2007. Ho letto il tuo libro, e poi ho seguito anche i tuoi post sui social e sui forum. Avrei una domanda da farti sul trecciato da bobina. In passato ho visto che pescavi con multifili da 65Lbs, come del resto io che ho seguito fedelmente i tuoi passi ; ma adesso alla luce dell’evoluzione di questi materiali, hai per caso modificato e alleggerito il sistema? Ti scrivo questo perché ho dei dubbi su quale sia la dimensione ideale del trecciato stesso, per pescare in sicurezza, ma allo stesso tempo avere un giusto controllo dell’esca. Riccardo

Ciao Riccardo, il trecciato è l’elemento che più di tutti influenza il nuoto dell’artificiale. Spesso si utilizza un trecciato di dimensione sostenuta non solo per avere maggiore carico di resistenza, ma anche perché questo può far spiattellare meglio le esche. Ricordo situazioni dove per le ricciole, un artificiale collegato ad un tuff line da 65lbs, veniva aggredito con maggiore frequenza

da

un’esca

gemella

montata su una canna dove invece avevamo un 45 lbs berkely. Come invece ho adottato trecciato da 30lbs, per pescare pesci importanti oltre i 150 metri. Il ragionamento quindi è molto vasto, perché deve essere relazionato all’equilibrio del sistema in base a cosa stiamo pescando e in che scenario. Il vertical non è una tecnica dove 2+2 va sempre il solito 4..

dario limone


TRAINA

Arrivano le l

A

nche per le lecce amia l’inizio dell’estate vuol dire spostare il proprio territorio di caccia dalle profondità del mare aperto ai bassi fondi del sottocosta, con particolare preferenza per quelle zone in cui ci sono sbocchi di acqua dolce o per le zone portuali: ambiti entrambi caratterizzati

da una importante presenza di pesce foraggio, soprattutto di cefali. La leccia è un predatore forte e potente, molto scaltro ed attento, difficile da insidiare tanto per la sua innata diffidenza quanto per un apparato boccale dalla conformazione molto particolare. Un pesce pArticolAre La leccia amia è un carangide dalle abitudini pelagiche, caratterizzato da una forma del corpo estremamente particolare. Il suo aspetto, se visto di lato, potrebbe essere definito quasi romboidale, dal profilo molto appiattito, costituzione che ne fa un nuotatore velocissimo e molto potente. Lo si può


lecce!

Di Umberto simonelli insidiare anche a spinning, ma il modo migliore per averne ragione è con le esche vive e, soprattutto, con la tecnica della traina. Nella stragrande maggioranza dei casi lo scenario di pesca sarà strettamente a ridosso della costa, presso la foce dei fiumi, gli sbocchi a mare di acqua dolce e le zone prospicienti i porti. Comunque caccia in fondali bassi, che non superano i 10/15 metri, salvo qualche rarissimo caso dove si sono registrati strike su batimetriche profonde. Ma si sa che la pesca è fatta anche di grandi eccezioni che a volte sembrano sconfessare le più consolidate certezze. cAcciA AllA lecciA Le lecce arrivano sottocosta in più ondate. La prima è in questo periodo, fatta di esemplari di taglia che arrivano alla spicciolata per poi andarsene e successivamente riaccostare. Già nella seconda metà di agosto gli arrivi sono più omogenei, fatti di branchi importanti, costituiti da animali di taglia


simile e molto affamati, anche perché la riproduzione li prova

TRAINA

fisicamente e hanno bisogno di ricaricarsi. La competizione alimentare che si genera da questa situazione rende la pesca più semplice e meno tecnica; e un’esca ben presentata non passerà inosservata. Se nei periodi “caldi” si possono avere strike multipli, la situazione è ben diversa sugli esemplari che arrivano ad inizio estate, che rimangono più a largo su fondali più alti, perché lì trovano le loro prede. lA tecnicA In genere le lecce dividono la loro area di caccia con i serra. E’ quasi una legge matematica. In fondo, entrambi prediligono le stesse prede, in particolare i cefali. Non di rado, infatti, le esche dedicate alla leccia sono aggredite dai serra, che le uccidono e recidono i terminali e buona notte ai suonatori. la reazione della leccia è sempre molto forte. la sua coda potente ed il profilo idrodinamico le conferiscono una potenza incredibile. Quando raggiunge taglie importanti è veramente un treno …

Però, l’uso di cavetti di acciaio, secondo la nostra esperienza, penalizza le esche e di questo le lecce se ne accorgono, con la conseguenza che le osservano, le studiano ma lo strike non si conclude mai. Affronteremo il discorso terminali più avanti, per adesso ci soffermiamo sulla tecnica di pesca di questo pesce. Opereremo secondo i dettami classici della traina con il vivo, facendo lavorare uno o due lenze a galla o affondate di uno o due metri al massimo. Al mattino, fino a che il sole è basso,

le esche sotto il pelo dell’acqua hanno registrato maggiori attenzioni mentre in seguito quelle a galla sono state più gradite. La tecnica è quella di sondare le aree più frequentate con metodo, pazienza e determinazione. Caleremo le esche a media e lunga distanza, e faremo in modo, specie durante le virate (che eseguiremo spesso) e grazie all’ andata in bando della lenza, di farle nuotare senza apparente vincolo per poi, rimesso in trazione il complesso pescante, quasi simulare una fuga che spesso stimola il predatore. Anche durante le rotte lineari, è bene aprire ogni tanto la frizione e “liberare” l’esca per concedergli un nuoto autonomo, molto attrattivo.

Un “ pesciotto” di taglia media appena catturato , viene misurato sul regolo iGFA per poi essere rilasciato


la leccia stella anche con le lecce si è dimostrata un’esca vincente

le esche Le esche più usate sono i cefali, possibilmente di taglia XXL, perché molto graditi e meno bersagliati dai serra, oltre che, grazie alla maggior vitalità, con reazioni più credibili. Abbiamo

registrato

ottimi

risultati

con

le lecce stella e le cavalle, anche con gli alletterati e meno con aguglie e sugheri; sebbene, quando le lecce arrivano affamate e competitive, molto spesso vanno poco per il sottile.

Il cefalo è l’esca più adoperata e, a volte, anche inflazionata. E in questi casi la cavalla rappresenta un’ottima soluzione alternativa

lA terminAlisticA Molti sono usi avvalersi di terminali scorrevoli classici a due ami, soluzione che si addice ai pesci esca molto grandi, che meno soffrono il vincolo. Per i pesci medi e piccoli consigliamo la soluzione circle monoamo, pratica, veloce e assolutamente catturante, anche per la bocca della leccia che sia per conformazione che per durezza è una bocca “difficile”. Quindi, a prescindere dalle soluzioni, l’importante è che gli ami siano affilatissimi. Oltretutto, usando i circle, si può scendere di sezione perché quasi mai il filo potrà sfregare sulla bocca del pesce con possibile rottura. Per quanto concerne la lunghezza noi abbiamo standardizzato i 5 metri, per una semplice praticità realizzativa, con sezioni tra lo 0,52 e lo 0,60, scendendo anche un pò se le taglie sono medio piccole.


TRAINA

la reazione dopo lo strike è veramente “tosta”, il pesce si oppone sfruttando la sua grande superficie laterale e la spinta della coda possente

Dopo lo strike Il

combattimento

con

una

leccia importante è una cosa da brivido. Le partenze sono fulminee

e

lunghe.

Sarà

necessario sangue freddo e un controllo della frizione molto attento. La particolare conformazione del corpo del pesce la porterà a fare fughe laterali che potranno sopravanzare la barca, lateralizzando. Ci confronteremo con la potenza pura. In poco fondo il tutto si svolgerà a galla, ma se la incontreremo su fondali più impegnativi, potrà anche affondare, decidendo una strategia di difesa molto strenua. Sarà difficile staccarla dal fondo. Divertimento puro … che sicuramente diventerà indimenticabile se coronato da un bel rilascio.

pronta per riprendere il mare ….


ACCESSORI PER GLI AMANTI DELLA PESCA


TECNICA • DRIFTING

10 domande per un amo

Di Aldo Benucci

Come si sceglie un amo da tonno e quali sono le caratteristiche importanti che deve possedere? La scelta degli ami è un fatto assolutamente personale e consiglierei di farsi guidare dall’esperienza o, se si è alle prime armi, da un amico di provata esperienza, sempre vagliando ogni soluzione con la propria testa. L’importante è che sia un amo con punta molto affilata e costruito con materiali di qualità molto resistenti e di ottima fattura. I marchi più famosi sono sempre una garanzia

Uno dei principi fondamentali che va rispettato per il buon funzionamento di un circle è la completa libertà dell’amo, indispensabile quindi l’asola o un amo con anellino o girella


In funzione di quale parametro si decide la grandezza di un amo per il drifting? La grandezza di un amo va decisa in funzione del tipo di esca usata e della sua misura. Quali sono i motivi per cui scegliere un circle hook? La scelta di un amo circle è determinata fondamentalmente dal Gli ami j hook sono la storia della pesca. Sebbene efficaci, oggi sono meno usati

fatto di voler allamare la preda in modo sicuro ma poco lesivo. Quindi è l’amo di elezione per effettuare

Il circle non of set è il vero circle: con la punta in asse con il gambo dell’amo

un rilascio. Infatti la sua forma particolare, fa si che questo si infigga sempre nel punto di cerniera della bocca del pesce. Un punto molto robusto, dove la slamatura accidentale è impossibile e che reca un danno trascurabile all’animale. Oltretutto il circle, grazie al punto d’infissione, tiene la lenza all’esterno consentendo di scongiurarne la rottura per abrasione sulla bocca. Gli ami tradizionali, del tipo j hook, sono ancora attuali? Gli ami di questo tipo vengono ancora usati, da molti pescatori e sono comunque efficaci. Ma sono in progressivo disuso nella tecnica del drifting, grazie alla maggiore diffusione dei circle. Che differenza c’è tra un circle tradizionale ed uno off set? Il circle tradizionale, è un amo con la punta in asse col gambo; l’off set è un amo con la punta disassata rispetto al gambo. Questa variazione è stata introdotta con l’intenzione di dare all’amo una capacità di penetrazione migliorata. In realtà così perde la capacità di infiggersi sempre nella cerniera della mandibola, risultando più lesivo. La girella posta sull’amo è un’ottima soluzione per scaricare le torsioni generate dall’esca e non solo

E’ davvero conveniente usare ami con girella? L’amo con girella è la soluzione all’uso di terminali molto più lunghi di quanto si usasse fare in passato, perché in questo modo si riescono a scaricare meglio le torsioni che, ad esempio, l’esca genera in corrente e che non arriverebbero a scaricarsi su una girella posta più in alto Esistono ami specifici che facilitano il rilascio del tonno? Gli unici ami ideali per il catch&release, come detto in precedenza, sono i circle di qualità ed assolutamente non off set


TECNICA • DRIFTING

Esistono degli ami degradabili nel tempo e funzionano sul serio? Esistono degli ami realizzati con un materiale appositamente studiato per disfarsi con l’azione dell’acqua di mare ed il passar del il tempo. Quando si pesca in C&R sarebbe sempre bene usare questa tipologia di ami, perché non tutte le volte è possibile slamare il pesce e quindi è necessario tagliare. I migliori ami degradabili in commercio li produce Eagle Claw commercializzata in Italia da Italcanna. Quale è il modo più appropriato Quando si deve rilasciare un tonno non sempre è possibile slamarlo; se quindi si deve tagliare il terminale un amo capace di dissolversi è una scelta obbligata

per connettere un amo circle al terminale? Possiamo usare indistintamente sia il nodo che il manicotto. L’importante è

che l’amo se non provvisto di girella o anello, abbia un’asola che gli consenta di muoversi, per meglio ruotare durante l’allamata e compiere la sua rivoluzione nella bocca del pesce per infiggersi di lato Qual’ è il modo più appropriato per connettere un amo circle al terminale? Possiamo usare indistintamente sia il nodo che il manicotto. L’importante è che l’amo se non provvisto di girella o anello, abbia un’asola che gli consenta di muoversi, per meglio ruotare durante l’allamata e compiere la sua rivoluzione nella bocca del pesce per infiggersi di lato Tra nodo e rivetto qual è il metodo di connessione più affidabile? Quando si usano terminali in fluoro carbon nei diametri grandi è bene usare il manicotto; se si usa

I rivetti o sleevers sono una valida alternativa al nodo , soprattutto quando si usano fili grandi

il nylon che è più morbido e soprattutto di sezione meno spessa è meglio usare il nodo. Comunque entrambi i metodi sono affidabilissimi, a patto che siano ben realizzati. Un brutto nodo o un manicotto mal crimpato hanno sempre una scarsissima affidabilità.



JIGGING

ORARI DA VERTICAL Di Domenico Craveli

U

no degli aspetti più particolari del jigging, è che è una tecnica dove con un attrezzatura davvero minimalistiche, senza nessun tipo di preliminare, e in ogni condizioni meteomarina, si è subito pronti ad una battuta di pesca dalle prospettive di cattura infinite. Ma

esistono dei “momenti” da vertical? Ci sono orari migliori di altri? E’ possibile affrontare una giornata di pesca come se fosse un cronoprogramma?

Il Vj è una disciplina molto particolare,

che

scatena

l’aggressione da parte delle prede generando disturbo/ irritazione/curiosità

.

Stimoli che esulano dal bisogno

alimentare

del

pesce. Questo fattore è alla base della tecnica, perché stravolge le metodologie di approccio agli spot, in base alla presenza di un preciso tipo di preda. Poi, è normale che in ogni istante


della giornata può sempre capitare di tutto, ma qui stiamo raccontando un’altra storia. AlbA DA rICCIole Le ricciole, alle prime luci del giorno, sono ancora imbrancate nelle loro zone di stasi. Ferme in corrente, oppure intente a nuotare in circolo come se fossero in un grande acquario sferico. Questo è il momento in cui sono più vulnerabili alla provocazione da jig. Il loro grado di aggressività è massimo e se un artificiale viene calato in mezzo a quel branco, verrà attaccato istantaneamente senza troppi problemi. Una situazione simile a quel che potrebbe accadere ad un verme nel pollaio.. . Nelle stesse condizioni, trainisti di provata capacità, si sono visti ignorare enormi bocconi naturali, come grossi tonnetti vivi e/o calamari. Questa situazione si ripete anche al tramonto, ma i carangidi sono meno propensi ad attaccare. Anzi, insistere nelle fasi di apatia, può rendere quei pesci imprendibili. DAlle 9 Alle 12…

Specialmente nei mesi estivi, questo orario corrisponde ai momenti di bonaccia, a parte situazioni diverse legate a perturbazioni in corso o in arrivo. Ed è l’orario peggiore per pescare. Sia Una ricciola catturata prima dell’alba. Nello specifico i

per il caldo che avanza, che per le possibilità di

pesci si trovavano imbrancati ed attivi su un fondale di 38

cattura che si riducono al lumicino sugli spot non

metri. Il jig è stato aggredito in caduta

troppo profondi , diciamo 30/50 metri. Se proprio si vuole insistere anche in questi orari, conviene andare profondi, diciamo tra i 70 e i 150 metri,

dove i ritmi biologici sono diversi rispetto al medio fondale, perché condizionati da variabili diverse. A quote importanti, il sole alto arriva meglio fin giù, contribuendo a rendere visibili maggiormente gli artificiali. Anche se a quelle quote è il rumore idrodinamico ad attirare maggiormente.

Nella calma piatta delle ore centrali della mattinata, è bene andare profondi, molto profondi. Gli sciabola, di solito sono attivi e garantiscono divertimento


JIGGING

brezzA DA DeNtICI

Quando la bonaccia e la calura lasciano il posto alla brezza di mare, anche intensa, i dentici diventano particolarmente attivi, e un artificiale che fino a qualche momento prima veniva ignorato, sarà invece oggetto di attenzione e di aggressione. Guardando l’orologio,

potremmo

tranquillamente

trovarci subito dopo l’ora di pranzo o nel primo pomeriggio. Questa situazione meteoambientale ricorrente, è un fatto comune lungo tutte le nostre coste, specialmente nel periodo estivo. lA mAGIA DellA serA

Il tramonto non dovrà mai mancare nelle nostre esperienze di vertical. E qui si chiude la nostra giornata. Il buio che avanza è sempre un’incognita, non sapremo mai cosa possiamo trovare. Ad attaccare le nostre esche potranno essere barracuda in costa, sciabola a largo… oppure qualche tunnide o qualche ricciola in ritardo sulla tabella di marcia giornaliera. Sicuramente ci sarà da provare, perché al tempo… non si comanda! Un bel dentice caduto vittima di un jig stay della shout di colore acceso. Cromia che ha regalato catture nelle ore centrali della giornata


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SURFCASTING

LA SPIAGGIA NUOVA di dario limone

l’

estate è il momento più atipico per pescare dalla spiaggia, ma è anche quello in cui molti appassionati hanno possibilità di conciliare qualche battuta con le ferie estive. Trovarsi lontano dalle proprie zone può mettere in difficoltà anche un esperto, ma l’esperienza può

venirci in aiuto… perché saper leggere uno spot, è alla base della tecnica Quando ci accingiamo a pescare in un posto nuovo, il sopralluogo preventivo è un obbligo. Osservando la superficie del mare durante le ore centrali della giornata, riusciremo a vedere delle zone più scure, che corrispondono ad una maggiore profondità. Questo fenomeno evidenzia la presenza di buche o di canaloni, che ci ritornano utili in fase di pesca. Dove il mare è più profondo, l’esposizione dei bivalvi, degli anellidi e dei crostacei è maggiore e quindi si crea il pascolo dei pesci. PRoFIlo dellA SPIAGGIA Osservando il profilo di una spiaggia non vedremo una linea retta, ma rientranze, punte ed a volte scalini di sabbia. Dove le rientranze sono molto profonde o c’è uno scalino di risacca alto ci indicano che il mare antistante è più profondo. Viceversa la punta, che può estendersi per decine di metri ci segnala una minore profondità. La maggiore profondità è espressione di passaggio di pesce. Prendendo della sabbia in mano possiamo capire, se il mare è abitato o meno da pesci. La presenza di gusci di bivalvi o di anellidi nel sottoriva sono espressione di fertilità. Bisogna solo aspettare il momento giusto per entrare in pesca. Ricordate, che in Italia c’è il divieto di pesca dalla spiaggia dal 15/6 al 15/9 dalle ore 8,00 alle ore 20,00. E’ possibile pescare dalle ore 20,00 alle ore 8,00.


Profilo e granulometria della sabbia sono gli indicatori che ci fanno percepire con ottima approssimazione cosa c’è davanti alla nostra potenziale postazione

GRANUlomeTRIA

dellA

SAbbIA Una sabbia molto fine indica, che in quel luogo ci sono frequenti mareggiate ed un basso fondale. A circa 100 mt dalla riva ci saranno circa 2-3 mt di profondità. Una granulometria media ci dice, che le mareggiate non sono molto frequenti e che a 100 mt avremo circa 5 mt di profondità. Un discorso a parte lo meritano le spiagge ciottolose, tipo quelle calabre; già a riva abbiamo 2 mt per arrivare e superare i 10 mt di profondità a 100 mt. Questi indicatori ci orientano verso il tipo di pesca da praticare. E’ evidente, che su una spiaggia bassa si insidiano i grufolatori (mormore, orate, etc.), mentre su una spiaggia alta tutti i pesci di mezz’acqua o di galla (boghe, sauri, aguglie, etc.). La

I bivalvi sono esche sempre valide, specie nelle spiagge i cui fondali antistanti ne sono ricchi. Se notiamo delle conchiglie tra i granelli di sabbia.. siamo nel posto giusto!


SURFCASTING

spiaggia di media granulometria può offrire un po’ di tutto; questo tipo di spiaggia lo troviamo di frequente in Sardegna. FoCI In

un

momento

di

stasi

delle

mareggiate fertilizzanti gli arenili, la foce è una location, che può risolvere la battuta di pesca. Quando si pesca in foce è importante conoscere le maree per l’entrata e l’uscita dei pesci. Generalmente le foci sono luoghi di predazione e la gara si

Nei pressi delle foci non è necessario avere onda affinchè si instauri la

disputa tra serra e spigole, ma a

catena alimentare, i nutrienti vengono dal corso d’acqua dolce. Di solito

volte c’è anche sua maestà la leccia

queste zone sono poco frequentate dai bagnanti e in estate possiamo

amia.

trovarci in spiaggia anche prima delle fatidiche 8.

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RICCIOLA

Una ricciola per l’estate di Michele Prezioso

E

’ il momento. La ricciola, carangide icona della traina con le esche vive, è in arrivo: il pesce che laurea davvero chi ama la traina, la cattura che può stregarci fino a farci diventare monomaniacali.

Non è un pesce facile, ma neanche impossibile. E’ una preda che va cercata con determinazione ma anche con molta tecnica. E, qui di seguito, faremo proprio il punto su come effettuare una sessione mirata alla ricerca della ricciola. Per i neofiti e non solo. PiccolE E grandi Le ricciole sono pesci che per una buona parte della loro esistenza vivono in branchi. Quando sono piccole, di pochi etti, i branchi sono enormi, mentre man mano che crescono i gruppi si assottigliano, fino a quando, raggiunta l’età adulta, i grossi esemplari vivono in solitudine o al massimo in gruppi di due, tre animali. La particolarità è che in ogni momento aggregativo i branchi sono composti da individui tutti dello stesso peso e dimensioni. Soprattutto nelle fasi giovanili, quando i branchi sono folti di esemplari, la necessità di cibarsi per crescere genera una fortissima competitività alimentare tra gli stessi componenti; quando si incontrano questi pesci lo strike multiplo è garantito. Più crescono e maggiore diventa la loro attenzione a ciò che gli si propone. E, di conseguenza, aumentano i nostri problemi.. .


Posti sPEcifici o rottE casuali? E’ bene sapere che tutti i pesci sono abitudinari; addirittura

le

loro

abitudini sono tali pur senza

esperienza.

Vogliamo dire che anche un pesce giovane, nuovo di quegli spot, passerà nei posti dove passano o sono passati gli altri; e così sarà fintanto che lo spot non subirà eventi la ricciola è un predatore potente, scaltro e attento. Per averne ragione non basta conoscerne le rotte; serve anche una perfetta padronanza dell’arte dell’inganno

gravi, come ad esempio un prelievo di massa di qualche cianciola; quindi è certo che esiste la

memoria genetica che trasmette ai pesci l’esperienza e ne fa evolvere i comportamenti. Addirittura, i loro percorsi, gli spot di caccia e gli areali dove soggiornano sono frequentati con micrometrica precisione durante specifici periodi dell’anno in funzione delle fasi lunari piuttosto che del foto periodo. Questo per farci capire che di anno in anno, di stagione in stagione, noi quei pesci li potremo incontrare sempre negli sessi posti e negli stessi periodi. E’ una specie di appuntamento, che però impone l’obbligo a noi pescatori di non abusare di questa conoscenza. Tornando, però, alle tecniche di ricerca del “posto buono” se non si hanno dritte giuste, la soluzione migliore è quella di studiare il fondale e il gioco delle correnti e cercare di pensare come un pesce. fondali da ricciola Ma quale morfologia deve avere il fondale per potervi incontrare le ricciole in caccia? Intanto tutti i salti batimetrici, ed i canaloni in particolare, che rappresentano delle vere e proprie autostrade e, poi, tutte le zone limitrofe ai punti in cui è presente mangianza. Le nostre amiche mangiano di tutto; in un’ultima pescata, in un esemplare di poco più di una decina di kg abbiamo trovato un dentice di circa 800 gr.. . Va da sè che la nostra regina è un predatore ad ampio spettro e la sua strategia di caccia è a tutto campo. E questo ci fa capire

Quando il pesce è a bordo la giornata è stata coronata dal successo. abilità e un pizzico di fortuna ci hanno premiato. inutile insistere per catture multiple.. le ricciole sono prede a cui va il massimo rispetto


RICCIOLA

che, sebbene sia fortemente abitudinaria, può essere capace di grandi improvvisazioni. La troveremo pronta a predare sui branchi di pelagici minori in mezzo al mare; sotto la bagarre di una mangianza di piccoli tonni o di grandi palamite ci può essere lei pronta a accaparrarsi il pesce più grosso. Quindi, ispezionate le zone calde, è consigliabile andarsene in giro, con lo scandaglio ben in vista e esche lontane, battendo in modo organizzato le zone adiacenti le secche piuttosto che i promontori che sprofondano nel blu o i pianori di misto prima delle batimetriche più profonde. lE EschE Nella stagione estiva le nostre preferenze vanno ai pesci. Ferma restando la capacità attrattiva di un bel calamaro, siamo certi che un guizzante pesce di stagione possa avere più opportunità. Ed il perché è semplice. Un pesce si vede da lontano grazie alla sua livrea, ed ecco perché un alletterato piuttosto che un grande sgombro o una bella leccia stella riscuotono la nostra preferenza. Oltretutto, emettono vibrazioni, cosa che richiama i pesci da lontano, e reagiscono con guizzi e fughe quando messi sotto pressione da un predatore. Questo fa scatenare l’istinto di caccia, molto più di un seppur nutrientissimo calamaro, che viene predato a vista solo dopo un incontro. Quindi, nessuna paura nell’innescare una tanuta, un fragolino, piuttosto che un barracuda, una lampuga , un tonno o una palamita. Senza trascurare la seppur usuale aguglia, soprattutto se di taglia.

un tandem di guizzanti pesciolini, sugheri, sgombri od aguglie rappresentano un innesco molto gradito al nostro pelagico : un branchetto di pesci che stimolano l’attività predatoria

Modalità di PEsca Questa è la parte semplice del gioco: per fare una pesca mirata alla ricciola, con le esche giuste, basterà filare a 30, 40 ed anche 50 mt dalla barca l’esca ed affondarla con poco piombo, quel che basta a far navigare il tutto non oltre la metà della profondità dal fondo. Ma anche una decina o quindicina di metri possono bastare. Il carangide caccia a mezz’acqua per controllare tanto il fondo che la superficie. E se l’esca è vitale e ricca di vibrazioni sarà lei a venirci a cercare. Parola di pescatore!

la leccia stella è un’esca che ha dato risultati veramente incredibili. non sempre è facile catturarle, ma una stella innescata è una cattura sicura


i tonni alletterati o i boniti sono un’altra esca irresistibile per le grandi ricciole. Difficili da mantenere vivi, sono però un’altra garanzia di strike

l’attrEzzatura Inevitabile concludere questo nostro articolo con un cenno all’attrezzatura. Possiamo dire che una buona canna, magari parabolica da 12 lb, e un mulo di pari potenza caricato con un multi da 40lb sono un complesso ben calibrato, ottimo anche per i dentici, per quanto, pescando senza necessità di affondare eccessivamente,

si

potrebbe

usare anche del nylon da una trentina di libbre ed una canna da una ventina. L’importante è avere filo in bobina in quantità. Riguardo la terminalistica, si rivela ottimo un preterminale da venti, trenta metri, ed un terminale in nylon dicroico o in fluor carbon di almeno 5, armato con un buon circle, ben montato. Ciò darà all’esca la massima mobilità e quindi credibilità. Basterà tenere la frizione un po’ più aperta e mantenere il sangue freddo. Quando il predone inizierà la sua fuga, con molta, ma molta, calma inizieremo a chiudere la frizione progressivamente. Non servirà ferrare perchè il circle farà il suo corso e le danze avranno inizio.

la canna per pescare questi pesci non è un attrezzo la cui qualità può essere lasciata caso. oltre al fatto che la dobbiamo sentire a nostra misura e ci dobbiamo trovare a nostro agio. sensibile all’apice ma con una buona azione progressiva


TRAINA

ISTANTI FA

Di Domenico Craveli

N

ella pesca a traina con il vivo con l’amo singolo, gli istanti dell’aggressione devono essere gestiti dal pescatore in modo attivo, diversamente, l’agognata preda potrebbe essere persa prima che la frizione strida, perché il circle… di autoferrante… ha solo il nome!

L’uso degli ami circle, rappresenta la prima scelta quando si va a pesca di ricciole, utilizzando grossi pesci esca come tunnidi, lanzardi, big sugheri, e simili. Chi non lo ha mai usato, ritiene erroneamente di trovarsi di fronte ad un amo che praticamente ferra da solo le prede, come leggenda metropolitana vuole. In realtà non è così, e il rischio di avere attacchi a vuoto reiterati è altissimo, se non si seguono poche, e precise regole d’azione.


ATALI

Drag Tenere la frizione al limite dello slittamento, quando ci portiamo appresso un guardiano seppur leggero è dannoso, in quanto viene meno qualunque principio di non far sentire nulla alla preda durante l’approccio. Pensare di agevolare così la mangiata è utopistico, e lo dicono le statistiche. In assetto di traina normale meglio avere un drag intorno ai 3,5kg, sufficiente a dare all’amo la resistenza contraria per farlo penetrare correttamente.


TRAINA

Anche

perché,

con

esche importanti ed un leader

lungo,

lo

strike

non

sarà

trasmesso

immediatamente canna,

ma

alla

serviranno

diversi secondi affinché il sistema vada in tensione, e il più delle volte, quando la canna si piega, il pesce ha già ruotato l’esca e si è immolato nella prima fuga. Lì, basta a quel punto togliere la canna, aspettare

che

il

pesce

si fermi, e godersi un una corretta taratura della frizione permette di non avere brutte sorprese. Pescare in modo sbilanciato o approssimativo è deleterio ai fini del risultato finale, ed i grandi pesci di solito non danno una seconda possibilità

recupero tranquillo, senza ferrare come dei ninja. PesCi laureati

Esistono spot dove la pressione è talmente elevata, e i pesci pressoché stanziali, dove gli attacchi alle nostre esche ci sono con regolarità, ma senza successo, perché il carangide rigetta il boccone scartavetrato e con l’amo che non ha la possibilità di fare il suo mestiere perché in bocca non vi è proprio entrato. In questi casi la tentazione di mettere un terminale con ami in tandem è tanta, ma credetemi, non si risolve il problema. Quando i pesci saggiano in modo esplorativo il boccone, c’è poco da fare, se non intervenire negli istanti che precedono l’aggressione tutto

e

diventa

qui, più

complicato. Dando per scontato che avremo una canna pastosa , che ci faccia vedere l’esca

che

si

agita

all’arrivo del predone, ci

comporteremo

nel seguente modo: appena la ricciola si avvicinerà questa

all’esca, inizierà

a

Anche una grossa aguglia può essere innescata con un bel circle


Attacco esplorativo, tipico di ricciole imbrancate che non sono in attività di caccia. I pesci grossi difficilmente sono sprovveduti

nuotare nel tentativo di fuggire, e noi sulla canna noteremo un incremento di vibrazioni sul cimino. In questi casi dovremo virare leggermente per consentire all’esca con la coda in “gavitazione” di fare uno scatto in una direzione libera, gesto che scatena l’aggressione del predone nella maggior parte dei casi.

Coppia di ricciole in caccia nel termoclino. solo i trainisti più esperti riescono a catturare con continuità questi pesci in estate, in condizioni termiche dell’acqua particolari. Un innesco con due ami di solito viene sistematicamente ignorato

A questo punto con il motore in folle attenderemo, ed attenderemo ancora, lunghi istanti… fatali… per lo strike che di solito arriva. Noi non dovremo fare altro che agevolare mangiata e fuga, perché con i circle, siamo noi a partecipare in modo attivo all’allamata… malgrado ciò che si racconta!


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JIGGING

MINI.. ULTRA.. SUPER LIGHT JIGGING Di Domenico Craveli

L

a pesca con i mini jig, rappresenta per i puristi del vertical, una specie di eresia, quasi un frutto proibito. In realtà, questa variante della tecnica permette di divertirsi quando le prede giganti latitano; una variante sul tema che potremo considerare, con buona pace dei più

integralisti, come una contaminazione reciproca tra vertical e spinning. Vj, tecnica brutale e da uomini duri! Tanto duri da canalizzare i tentativi unicamente alla ricerca del grande animale. Ma… non sempre il big fish è lì ad aspettarci. E nessuna tecnica può inventarsi un pesce che non c’è. La presenza di prede interessanti, negli spot canonici da vertical (profondità dai 35 metri in giù), può essere alquanto tanto

da

discontinua, far

impazzire

l’appassionato in ore e ore (se non mesi) di spasmodica ricerca, spesso infruttuosa nonostante la meticolosità di azione. Però, nel vagare con gli occhi fissi sul display dell’ecoscandaglio,

capita

di notare particolare attività

Questa tecnica rappresenta il confine tra il jigging e lo spinning


trofica su fondali poco profondi, ricchi di posidonia, zona ricca di grandi banchi di minutaglia al cui seguito non possono non esserci i predatori. Questa convinzione ci ha portato ad insistere in queste aree dove non sognavamo assolutamente di calare un jig fino a qualche anno fa… Invece, provando, con jig molto piccoli, in queste particolari zone abbiamo ottenuto risultati insperati. MeGLIo suL basso Che bei pesci scorrazzino sul basso fondale è cosa nota, certo non sono pinnuti facili, ma con un minimo di tecnica ed applicazione possono essere stimolati dai nostri mini “ferri”. Praterie di posidonia, scogliere, relitti o addirittura piccoli manufatti sommersi, su batimetriche comprese tra i -12 e i -30 metri, sono gli spot su cui praticare questa variante della tecnica. Ricciole di branco, barracuda, palamite, dentici, lecce (grosse stella e amia), pesci serra, e spigole, rappresentano uno screen shot che dimostra quanta attività insiste sotto la nostra chiglia su un fondale poco profondo anche nella stagione calda

invece le potenziali prede. Naturalmente questa tecnica non è un modo per compiere stragi di piccoli predatori (l’acqua bassa è un banco di prova durissimo per il pescatore), ma è un modo per trovare comunque svago e divertimento in quelle porzioni di mare “normali”, dove magari il

grande dentice e la big ricciola rappresentano, per motivi ambientali, un desiderio utopico. E poi, un pesce di qualche chilogrammo, su un’ attrezzatura davvero light, è comunque appagante e gratificante. CoMe attrezzarsI

Un corredo minimalista prevede una canna, un mulinello, multifilo in bobina, nylon per il leader, minuteria di collegamento e qualche jig; ma andiamo nel dettaglio ad analizzare ogni singolo elemento. La Canna: per praticare questa tecnica sono necessarie spinning rod con potenza non oltre i 65gr. Il Mulinello: leggero, robusto, dovrà essere di classe 4000/5000 e sarà corredato da una frizione di buona qualità. Il ratio ideale è 5:1 o 6:1, perché in molte situazioni l’alta velocità di recupero sarà una carta in più da giocare. Multifilo: il diametro per questa tecnica è uno 0.14, circa 15lbs, di quelli trattati superficialmente per diminuirne l’attrito in acqua durante la discesa del jig. Importantissimo non lesinare su questo basilare elemento. Optare sempre per prodotti di ottima qualità. 150 metri sono sufficienti per affrontare


qualunque tipo di situazione.

JIGGING

Leader:

meglio

di

nylon

(per

la

morbidezza) che di fluor carbon; il nostro leader sarà lungo circa 1.5 metri, collegato al trecciato tramite un nodo a minimo ingombro Per i diametri ci si può orientare verso uno 0,30/0,35, o uno 0.40 al massimo. Minuteria: un solo componente, uno ed uno solo basta e avanza. Per collegare il jig al leader si usano dei comunissimi spin clip. Pratici, affidabili veloci, sono quanto di meglio si possa utilizzare. I moschettoni è meglio evitarli.

Le attrezzature leggere garantiscono grande divertimento anche con

Jig: modelli magici non ne esistono,

prede modeste

bisogna provare. Si possono utilizzare sia con ancoretta che con mini assist hook. La prima si fa preferire con scarroccio elevato e jig recuperati in diagonale. Ha come contro però qualche slamata di troppo e frequenti arrocchi su fondali eterogeni. Volendo può essere sostituita con un amo opportunamente dimensionato. L’assist invece rimane efficace con jig che lavorano più o meno in verticale e limita notevolmente gli incagli. GIù NeLL’IGNoto

Giunti sul luogo di pesca, lanceremo il nostro jig a qualche metro dalla barca per allontanarlo un po’ dalla verticale. In base allo scarroccio fluttuerà in corrente attirando già in questa fase il predatore. Per quel che riguarda il recupero, non esistono regole. Spesso è un’azione di jerking lento, sia long che short ad essere efficace. Mentre a volte sarà l’ultra speed, anche senza oscillare la canna, a fare la differenza. Prestare attenzione nelle ultime fasi del recupero. Distrarsi significherebbe schiantare il vettino della canna o rischiare di essere colpiti in viso dall’esca stessadare dietro il nostro artificiale, e magari gustarsi l’attacco o la smusata di rifiuto… Sicuramente un’esperienza perdere,

da

non

specialmente

nelle ore di cambio di luce.



TECNICA • DRIFTING

Tutto sulle canne da tonno E’

Di Aldo Benucci

verso la fine degli anni 70 che in adriatico si comincia ad andare in alto mare per insidiare sua maestà il TONNO. Si pescava con canne molto potenti 130 lb, costruite in vetroresina e fibra fenolica,

equipaggiate di mulinelli enormi, taglia 14/0.

Un’attrezzatura pescante pesava almeno 10 kg, impossibile da tenere in mano a lungo e gestibili solo in sedia. In quel periodo però i tonni erano veramente maestosi. Si potevano catturare esemplari che superavano spesso i 300 kg. i veri giganti che hanno segnato una vera e propria epopea. Nel tirreno la pesca sportiva al tonni arriva solo dieci anni dopo, agli inizi degli anni 80, ma con pesci molto più piccoli, rispetto all’adriatico. La taglia media allora era di 130 kg con qualche esemplare che superava i 200 kg. NUOVE ESIGENZE Nasce in questo mare, quindi, l’esigenza di alleggerire le attrezzature ed ecco affacciarsi sul mercato canne più corte, non solo adatte a pesci più smart, ma anche più maneggevoli. Infatti rispetto alle esigenze adriatiche le rotte dei tonni tirrenici sono più vicine alla costa, raggiungibili anche da imbarcazioni più piccole, con spazi ridotti e dove l’uso di canne lunghe e della sedia da combattimento


L’era dei giganti, purtroppo, è oramai solo un ricordo ed anche le attrezzature sono state ridimensionate alla taglia dei tonni attuali

era poco confortevole. La progressiva diminuzione della taglia dei tonni ha fatto il resto, facendo affermare l’uso di canne corte da gestire in piedi, le attuali stand up, che offrivano anche una nuova connotazione al combattimento , più sportivo e soprattutto più divertente. DIMENSIONI E LEGGEREZZA Oggi le attrezzature sono cambiate ulteriormente. L’uso di canne corte è diventato uno standard mediterraneo

e

la

leggerezza è diventata la parola d’ordine. E cambia anche

l’azione

che

si

alleggerisce ulteriormente. Si modifica la geometria di costruzione e dai passanti carrucolati si è passati a canne con gli anelli. Ultima evoluzione è il montaggio ACID, ovvero con anelli montati a spirale lungo il fusto della canna. SCELTE IMPORTANTI Per chi deve avvicinarsi alla tecnica o chi vuole rinnovare inn dell’offerta

l’attrezzatura, considerazione di

Canne lunghe e potenti gestibili solo in sedia oggi sono state sostituite dalle stand up e da canne estremamente evolute

mercato,

può diventare difficile fare delle scelte autonome e consapevoli. Perché sapere a cosa andare incontro con un nuovo acquisto


è difficile. Soprattutto è importante non comprare un prodotto, solo per

TECNICA • DRIFTING

il concetto modaiolo di possedere un prodotto di tendenza, ma si deve essere consapevoli delle prestazioni di una canna e possedere la giusta esperienza

per

apprezzare

una

canna evoluta rispetto ad una con caratteristiche più adeguate a chi non ha ancora la sufficiente autonomia. Quindi è importante avere il supporto di amici competenti o meglio di un negoziante esperto e professionale che indirizzi e canalizzi le nostre esigenze. TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE Vediamo quindi cosa offre il mercato La canne con i roller sono la soluzione attualmente ancora più usata, insostituibile quando si pesca con il nylon

e le differenze che caratterizzano i prodotti classici o quelli ultima generazione. La attuale tecnologia di costruzione dei fusti offre prodotti

assolutamente innovativi, capaci di performance impensabili per i prodotti tradizionali. Elasticità straordinarie e reattività incredibili rendono il fusto della canna capaci di azioni di pesca impensabili prima. Proposte italiane, americane e giapponesi che vedono la tecnologia del carbonio in primo piano, con soluzioni ad alto modulo piuttosto che misti. Fino a giungere a materiali di ultimissima generazione come il Dinanotex, realizzato in Italia da Artico per le sue canne. Una particolare combinazione di un tessuto in fibre unidirezionali con

uno

in

carbonio.

Un

accoppiamento meccanico capace di prestazioni mai viste prima. Quindi destreggiarsi tra così vasta scelta impone consigli seri ed anche qualche prova dinamica . TRA ANELLI E CARRUCOLE Quando e perché scegliere le carrucole? Le canne carrucolate sono la soluzione classica ed

Canne di nuovissima generazione con fusti ultra tecnologici capaci di gestire lenze in multi fibra di elevato libraggio


insostituibile quando si pesca con il nylon. Le caratteristiche del filato e i grandi attriti impongono l’uso dei roller. Maggiore la loro qualità, maggiore l’affidabilità e la durata nel tempo oltre che le sollecitazioni del filo durante il combattimento. I montaggi Acid invece rappresentano lo stato dell’arte di una nuova tendenza che permette di produrre canne più sensibili e che consentono anche tempi di recupero più veloci, migliorando l’efficienza dell’azione, permettendo anche l’uso di muli più leggeri e con drag elevato. Ma il montaggio Acid ha anche un perché tecnico. Infatti gli anelli seguono un invisibile percorso elicoidale di posizionamento che fa si che si renda la canna priva di momenti di torsione e quindi esente da azioni svantaggiose e rotture, soprattutto in considerazione dell’uso di fusti più sottili e leggeri. Ciò le rende le canne ideali per pescare con il trecciato, notoriamente privo di elasticità, che necessita quindi di trovare nella canna il giusto potere ammortizzante, in un tipo di pesca che tiene sempre il pesce sotto forte trazione, per un recupero rapidissimo, che stressa meno il pesce ideale per un buon rilascio.

Montaggio acid: una soluzione che prevede il posizionamento dei passanti a spirale. Una tecnologia che viene da antichi studi e che oggi è lo stato dell’arte della nuova generazione di stand up


TRAINA

UN DENTICE A TUTTI I COSTI Di Michele Prezioso

L

e vacanze estive ci consentono, finalmente, di poterci dedicare a tempo pieno alla pesca. Ma è anche vero che l’estate è il periodo dell’anno in cui la ricerca dei predatori è complessa, vuoi per le condizioni climatiche particolari, vuoi per il fatto che il mare è meno tranquillo per la presenza


dei turisti. E’ bene, quindi, ottimizzare al massimo le uscite, mettendo a punto le giuste strategie al fine di organizzare battute di pesca mirate, senza lasciare nulla al caso. Punto PriMo: gLi orari Se pensavate di riposarvi in vacanza, la pesca non ve lo consentirà, perché mai come in questo periodo il mattino sarà il momento migliore. Parliamo del mattino quello vero, quando ancora il sole non è visibile e il chiarore dell’alba ci preannuncia il nuovo giorno. Un momento magico … e, se saremo sullo spot per quest’ora cruciale, saremo sicuramente ripagati degli sforzi. All’alba come al tramonto, momenti in cui la luce cambia, i pesci predano. Ed essere al momento giusto nel posto giusto vorrà dire essere già a metà dell’opera. Oltretutto, una cattura al mattino, ci appagherà, darà un altro tono alla giornata e ci consentirà di tornare alle cure familiari in tempo utile; con buona pace di fidanzate, mogli, mamme e figli. Anche il calasole è un momento da non perdere; l’attività è meno importante che al mattino, ma molto spesso a fine giornata si può realizzare il colpaccio. La cattura di un bel dentice, anche quando sembra casuale, difficilmente lo è; in realtà si sono verificate tutte le condizioni ideali , presenza del pesce ed inganno perfetto

aL Posto giusto aL MoMento giusto Posto che vai usanze che trovi, si potrebbe dire anche nella pesca. Perché profondità, morfologia del fondo, andamento delle correnti ed effetto delle maree sono elementi che determinano seriamente le abitudini alimentari dei pesci. Quindi il posto giusto va capito, a volte intuito. Ma è anche importante non sottovalutare fondali all’apparenza poco significativi, ma che in alcuni momenti invece si possono rivelare molto interessanti. E, inoltre, non trascuriamo il fango, quello che circonda scogli isolati e i punti in cui il fondo cambia la sua natura. Anche la posidonia ha la sua rilevanza, perché è la base della vita in mare, dove l’esistenza comincia e si trasforma. Non ci scordiamo anche dei bassi fondali, che sono frequentati da tutti i predatori e sono uno spot da tenere sempre in mente. Anche gli alti fondali, è ovvio, hanno la loro importanza, ma quel che conta è incontrare pesci in caccia. Difficilmente avremo attacchi alle nostre esche da pesci non interessati al cibo. Quindi la ricerca andrà fatta nel posto giusto al momento giusto. assetti Diversi Nella ricerca dei pesci è importante l’assetto del sistema pescante. I pesci sono sospettosi, non perché sia un loro aspetto caratteriale, ma perché è la loro organizzazione di caccia che li rende attenti ai


rumori, alle vibrazioni e alla credibilità delle esche.

TRAINA

Quando peschiamo, in qualche modo ci intrufoliamo in un mondo silenzioso o, meglio, dove esistono solo certi tipi di rumore. Le vibrazioni delle lenze, il rumore del motore e la stessa ombra che la barca proietta sul fondo sono segnali percepiti dai pesci. Quindi, soprattutto se si pesca su fondali di scarsa profondità, è bene pescare lontano, con terminali lunghi; e non abbiate paura di esagerare, anche 30 metri dopo il piombo guardiano ci possono stare, per far sì che le esche navighino lontano dal nostro rumore. Quando pescheremo profondi la stessa profondità attenuerà i segnali della nostra presenza. Le esche il calasole molto frequentemente diventa il momento risolutivo della giornata. Quando tutto sembra fermo e immobile, l’ultimo cambiamento di luce della giornata rimette in moto l’attività dei predatori

Qui si apre un mondo. Diciamo che le esche le offre il posto di pesca. Inutile perseguire la ricerca dei cefalopodi se in quel posto non sono reperibili con facilità. E’ inutile crucciarsi perché, fra le altre cose, è bene sapere che la dieta dei dentici non è a base di seppie e calamari; è molto più umile e modesta, fatta di piccoli animali

piuttosto che grandi prede. Meglio usare qualche pesce. Le menole, le boghe, i pesci lucertola sono alternative davvero validissime. L’importante è crederci. Un innesco mono amo ed una velocità ridotta renderà il pescetto molto credibile. E lo sarà di più se lo faremo navigare, a differenza dei cefalopodi, un po’ staccato dal fondo. Poi, se siamo in vacanza nel paese dei calamari, non resta che pescarli. Però, in estate, un pensiero alle esche alternative c’è da farlo.

Il pesce lucertola grazie alla sua aggressività è facile da catturare e può diventare un’esca micidiale per il grande sparide


La boga, pesciolino facilissimo da reperire, si pesca a bolentino con qualsiasi esca, fa letteralmente impazzire i dentici

un occhio aLLe attrezzature Sicuramente non sarà una canna piuttosto che un’altra a farci trovare i pesci. Però ce ne potrà essere una che meglio si addice a leggere pesci che, in questo periodo dell’anno, possono essere più guardinghi ed attaccare le esche in modo leggero. Quindi, il nostro consiglio è di scegliere canne con cimini sensibili e buona schiena. Perché è importante leggere bene l’ingaggio che il pesce ha con l’esca, ma poi, dopo aver accompagnato l’attacco, ci vorrà nerbo per affondare l’amo in modo sicuro. Anche fili sottili e piombature light faranno la loro parte.

Canna tra le 8 e le 12 libbre, con schiena potente e cimino sensibile, un ottimo mulo e un multi fibra sottile non oltre le 40 lb, sono l’attrezzatura perfetta per combattere anche i big dentex



Mondo Pesca Photo Contest 1° classificato del contest del mese di Luglio:

Leonardo Guasco che si aggiudica un cappellino ed una maglietta GlobalFishing ed un braccialetto GaspWay.

Angler : Leonardo Guasco Preda : Dentice Periodo : Maggio 2016 Peso : 8.8 KG Ora cattura : 11.30 Località : Margherita Di Savoia (Bari) esca : Seppia Terminale : 0.62 Fondale : Roccia Profondità : 18 mt

Quando si tratta di andare a pesca, il mio unico compagno di grandi avventure è Natale Luceri e anche in quel giorno del maggio scorso, visto che squadra vincente non si cambia, eravamo pronti per una uscita in mare a traina con il vivo; spot previsto le acque di Margherita di Savoia . Le esche erano già pronte dal giorno prima, perché un divertente pomeriggio a seppie oltre che assicurarci una cena come si deve, ci aveva permesso di mettere nella vasca del vivo un bel numero di succulenti cefalopodi. Per essere in pesca ad un’ora decente, dovendo percorre circa novanta km, la sveglia aveva suonato alla 4,30.. una levataccia che solo la passione può giustificare. Una rapida colazione e il nostro joker coaster è in acqua pronto a portarci sul punto di pesca che avevamo deciso. Il mare calmo e senza un filo di vento, con pochissima corrente, facevano intravedere una giornata di pesca strepitosa. Previsione che non si è smentita; infatti la determinazione e l’alzataccia sono state premiate con una pescata movimentata da un paio di strike di cui uno ci ha regalato questo straordinario esemplare. Le foto di rito hanno coronato l’avventura di quel giorno, ed un pesce così, voluto e dichiarato meritava uno scatto speciale . Da inviare a Mondo Pesca e Global Fishing.

Leonardo Guasco



Copertina parlante Angler : Giacomo Mercurio Preda : Leccia Amia Peso : 7,00 kg Periodo di pesca : Luglio Ora della cattura : 8,30 Località : Marina di Grosseto Tecnica: Traina con esche vive Esca : Sughero Profondità : Leggermente affondata Condizioni

meteo:

Tramontana

leggera , cielo velato Terminale : scorrevole a due ami, fluor carbon 0,47 Fondale : Sabbia , alga

FOTO: Fotocamera : Nikon D90 Esposizione : Priorità di diaframmi Tempo di scatto : 1/250 sec Diaframma : F/9 Modo di misurazione: Automatico




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