2016
Rivista tecnica di pesca - nautica - subacquea
ARGOMENTI CHE TOCCA FARE PER PESCARE SURF ABC DELLE MORMORE PESCA DA TERRA OLTRE LA SCOGLIERA
TRAINA CON IL CALDO SI CAMBIA
www.globalfishing.it
Traina - Vertical - Jigging - Bolentino - Pesca da Terra - Spinning - Subacquea - Itinerari - Vetrina Attrezzature - Nautica - Inchieste
Anno VII - Numero 5
IN QUESTO NUMERO..
GlobalFishing magazine Anno VI Numero 5 Direttore Editoriale: Umberto Simonelli e-mail: u.simonelli@globalfishing.it Vice direttore: Domenico Craveli e-mail: d.craveli@globalfishing.it Direzione e Redazione Via dei Giuochi Istmici 28 - 00194 Roma Telefono 346.3585302 – fax 06.36302279 e-mail: info@globalfishing.it Hanno collaborato a questo numero: Domenico Craveli, Umberto Simonelli, Michele Prezioso, Dario Limone, Antonio Addotta. Testi, foto e video degli autori Progetto grafico e video impaginazione: Claudia Glisbergh GlobalFishing magazine è una pubblicazione on–line di UDP Production s.r.l. Reg. Tribunale di Roma n° 288/2010 UDP Production srl Via dei Giuochi Istmici 28 00184 Roma Telefono 3463585302 – fax 0636302279 www.globalfishing.it Concessionaria di pubblicità: Media Nova di Alberto Andreoli Tel. 051.6850239 – Mobile 336.554711 info@medianovaweb.it Stampa: ETESI srl Distribuzione : web
5 6 16 20 26 30 36 42 46 52 56 63 64
Editoriale
di U. Simonelli
Global@mail
La posta dei lettori
Con il caldo si cambia di D. Craveli
Oltre la scogliera di M. Prezioso
ABC della mormora di D. Limone
Connessioni a confronto di U. Simonelli
Aggressione di D. Craveli
Sotto stress
di D. Craveli e A. Addotta
Chi è stato? di U. Simonelli
Manteniamolo fresco di U. Simonelli
Che bisogna fare per pescare di U. Simoneli
Photocontest Copertina parlante
Editoriale
A
bbiamo analizzato, nel corso degli anni, nei nostri editoriali, molti aspetti inerenti la pesca ricreativa, toccando ambiti etici, culturali e normativi. Abbiamo discusso a lungo di tutte le evoluzioni di settore, di nuove norme e di tutto ciò che è successo. Ma fare il punto su quanto
la pesca sia cambiata ci sembra ancora difficile. Perché malgrado nuove normative, disposizioni e licenze varie, il mondo della pesca, inteso come quel sistema fortemente disomogeneo rappresentato dai pescatori, dalle aziende e dai rappresentanti dell’economia di settore, non ha ancora assunto cambiamenti apprezzabili. I pescatori non hanno modificato la loro proverbiale allergia all’associarsi e l’importanza economica dell’indotto della pesca, pare sia rimasta nel totale disinteresse del mondo politico. L’idea che il grande potenziale economico generabile dal mondo alieutico, in mare o in acque interne, possa diventare una parte importante del PIL nazionale, sembra un’idea che non interra nessuno. Quindi immaginare quale sarà il futuro di settore, dobbiamo dire che è più simile ad un vaticinio che ad una previsione tecnicamente supportata. Poco si dice e poco si combina in tutti i sensi e l’importante pare sia solo quello di prendere oggi il nostro pesce quotidiano, senza preoccuparsi se domani ce ne sarà ancora un altro o se peggio, ci consentiranno di pescarlo. Nel panorama temporale degli accadimenti l’unica novità degna di nota e che vale la pena di menzionare è rappresentata da un disegno di legge, presentato alla stampa in marzo e di prossimo debutto in senato, nato dalla sinergia del Presidente Fipo, Ciro Esposito e di una Senatrice del partito di maggioranza, l’Onorevole Daniela Valentini, che ne è la prima firmataria. Una proposta che vuole porsi come alternativa alla nuova legge in approvazione al senato, che prevede l’istituzione della famosa licenza a pagamento e altre manovre economiche. Nel disegno di legge, intitolato “ Disposizioni in materia di pesca dilettantistica in mare “ si propone un concetto del quale da sempre siamo convinti assertori; ovvero la necessità, urgente aggiungiamo noi, di sconnettere la pesca professionale e le sue regole da quelle della pesca ricreativa, conferendo a quest’ultima una sua assoluta autonomia. E’ indispensabile infatti che ciò accada, a prescindere, proprio perché tecniche di prelievo, mezzi e quantità non possono essere assimilate neanche lontanamente all’attività professionale. Così come il quantitativo di pescato che assomma, forse, a non più del 2% di quello industriale. Apprezzabile anche la proposta di valorizzazione della pesca “ dilettantistica” come attività educativa da promuovere ai giovani; giovani dei quali il settore sente una gran mancanza proprio per lo scarso ricambio generazionale. E ai quali la pesca siamo sicuri potrebbe giovare moltissimo.. Un’altra buona idea caratterizza il disegno di legge, ovvero la proposta di un piano di finanziamento triennale a favore di eventi e manifestazioni per la pesca ricreativa. Pochi soldi, solo un centinaio di migliaia di euro l’anno, recuperabili dai piani di finanziamento di settore oltre che da finanziamenti autonomi delle regioni, ma che comunque rappresentano un valore aggiunto importante. Un buon progetto, ci sentiamo di dire, peccato però che sia arrivato un po’ in ritardo e chissà se avrà un seguito. Purtroppo le buone idee anche nella pesca arrivano quando i pesci sono già scappati. Umberto Simonelli
GLOBAL@MAIL Legati ad un fiLo Spett. le Redazione scrivo questa mail, per trovare risposta ad un dubbio che in qualche modo mi perseguita da quando ho iniziato a pescare ad inchiku. Volevo sapere se il diametro del trecciato e del leader influenza l’efficacia della tecnica. Ho seguito molte discussioni a riguardo, senza però riuscire a capire se molte cose di cui ho letto e sentito sono leggende metropolitane o verità. Credo poco nella sospettosità dei pesci in senso assoluto. Grazie mille. Giuseppe da Napoli
Caro Giuseppe, trecciato e leader influenzano il nuoto dell’artificiale, e quindi, indirettamente, potrebbero inficiare l’efficacia della tecnica. Ad inchiku, il controllo sull’esca in tutte le sue fasi, è determinante ai fini del risultato finale. Un trecciato troppo grosso ad esempio (oltre le 30lbs), pregiudica per il maggiore attrito con l’acqua le animazioni che intendiamo imprimere all’artificiale, ed il leader, oltre lo 0.45/0.50 inizia ad essere troppo vistoso. Le deroghe sono “ammesse” per chi va a sciabola, che non vanno molto per il sottile… in tutti i sensi. Per dentici, ma soprattutto paraghi e pagelli, è meglio stare qualche decimo di millimetro sotto. Come dicevo prima, un buon 0,45 mette d’accordo tutti nella quasi totalità degli scenari affrontabili.
domenico Craveli
GLOBAL@MAIL PiCCoLi bLaCk out Ho acquistato da poco una barca usata, perfettamente allestita di tutto punto per la pesca. Ovviamente è equipaggiata con ecoscandaglio e gps , non recentissimi ma perfettamente funzionanti. La barca è in perfetto stato e ne sono molto soddisfatto. Ho un unico problema che mi fa preoccupare. Quando metto in moto e ho la strumentazione accesa questa si spegne e debbo riaccenderla. Il fenomeno si verifica con regolarità, anche se ho cambiato da poco la batteria di avviamento, unica fonte di energia a bordo. Un amico, esperto di elettronica, mi ha detto che potrebbe essere un problema delle apparecchiature, la qual cosa mi preoccupa. Ora che la barca è ancora in rimessaggio forse è il momento per fare delle verifiche…. Cosa mi consigliate? Emanuele, Cagliari
Caro Emanuele, il fatto non è inusuale e può capitare che questo fenomeno avvenga perché gli strumenti si spengono autonomamente sia quando la tensione di alimentazione è troppo bassa che quando è troppo alta. E’, in pratica, un fatto di auto protezione. Piuttosto c’è da capire perché ciò accada nella tua barca. Evidentemente l’assorbimento del motorino di avviamento è tale da far cadere la tensione sotto la soglia di sicurezza. Ti consiglierei di far controllare tanto il motorino di avviamento che le connessioni elettriche e la parte dell’impianto di alimentazione dei servizi di bordo, perché connessioni ossidate e poco serrate possono giocare un ruolo importante in questi casi, facendo resistenza e impedendo il corretto passaggio di corrente. Verificherei i collegamenti sui poli della batteria, sulle giunzioni e sulla qualità delle filature elettriche. Una prova è quella di connettere l’elettronica con un cavo nuovo, da almeno 2,5 mmq, diretto dalla batteria, misurando con un tester la tensione dal lato strumenti in fase di avviamento: vedrai che così facendo non avrai più problemi. Una seconda soluzione radicale e, soprattutto, consigliata è quella di applicare una seconda batteria dedicata proprio all’elettronica. Ne guadagnerai in sicurezza e affidabilità.
umberto Simonelli
GLOBAL@MAIL antivegetative e traSduttori Ho da poco installato un trasduttore passante sulla mia barca, montato con la relativa carenatura. Appena provato, le prestazioni erano a dir poco eccezionali e riuscivo a scandagliare anche a 20 e più nodi. Poi, sia per il tempo che per motivi meteorologici, non sono uscito per circa due mesi e qualche giorno fa, quando ho finalmente ripreso la barca, la situazione era del tutto cambiata e le prestazioni decisamente scadenti; oltre i 6/7 nodi era impossibile scandagliare. Sfidando il gelo dell’acqua, ho fatto una piccola immersione e ho potuto constatare che c’erano delle modeste incrostazioni intorno al trasduttore che ho rimosso con una scotch brite. Ora mi domando cosa succederà dopo una stagione intera e cosa posso fare per evitare questo fenomeno. E’ possibile applicare l’antivegetativa? Mauro Caro Mauro Ottima
scelta
quella
dell’installazione del trasduttore con il fairing block che, come hai potuto vedere, ti garantisce prestazioni di elevatissimo livello. E’ chiaro che, se non si usa la barca
per
parecchio
tempo,
può succedere che il bio-fouling che si genera in carena crei qualche problema. Le ricette per prevenire il problema sono più di una. Intanto, l’uso continuo della barca aiuterebbe un bel po’, perchè grazie all’attrito dell’acqua in navigazione, il trasduttore rimarrebbe ben pulito. Poi, è bene effettuare la posa della stessa antivegetativa dello scafo solo intorno alla carenatura, facendo attenzione a non verniciare la parte piana, soprattutto quella del trasduttore, dalla quale avviene l’emissione acustica. Qui puoi applicare una speciale antivegetativa a base d’ acqua, che non contiene solventi dannosi e che, essendo priva di ossiduli metallici, non fa reazione con il metallo del traduttore stesso e non ne scherma la trasmissione. Un paio di mani dovrebbero essere sufficienti per superare la stagione calda, durante la quale la vegetazione è più favorita dalla temperatura elevata dell’acqua. In genere poi, se l’uso è frequente, il punto del trasduttore dedicato all’emissione, grazie all’azione degli ultrasuoni, rimane pulito e le prestazioni in termini di profondità raggiunte non cambiano. E’ possibile, invece, che la creazione di qualche incrostazione intorno generi in navigazione turbolenze che ne inibiscono il perfetto funzionamento. Per questo è bene procedere con una accuratissima posa dell’antivegetativa a protezione del trasduttore e delle zone limitrofe.
umberto Simonelli
GLOBAL@MAIL CaLamari eStivi Purtroppo non riesco mai a pescare i calamari nella loro stagione, perché autunno, inverno e primavera, per motivi di lavoro, sono all’estero e riesco a concedermi qualche pescata nel mio tirreno solo in luglio ed agosto mesi in cui torno a casa, proprio quando i calamari sono finiti chissà dove.. . Abito in provincia di Latina e pesco intorno al Circeo . Michele Prezioso potrebbe darmi qualche consiglio su come fare per provare a prenderne qualcuno anche nella stagione calda? Giovanni Mazzella
Ciao Giovanni, devo rimproverarti un po’ perché nei nostri precedenti articoli abbiamo già trattato più volte della pesca estiva ai calamari e abbiamo detto tutto o quasi su questa pesca, che tanto appassiona anche me. Ma , come dicevano i latini , repetita iuvant e quindi ribadirò qui di seguito alcuni punti decisivi sperando di far cosa utile anche ad altri amici. Come ben sai i calamari sia di giorno che nella stagione più calda, smettono do frequentare i fondali medio bassi per portarsi ad elevata profondità dove stazionano, svolgendo li la loro attività predatoria. E’ importante che tu sia dotato di un ottimo scandaglio per individuare questi animali intorno ai 50 e più metri. Un segnale inequivocabile sarà la presenza di mangianza sul fondo; li troverai insieme ai sugheri, ai pagelli bastardi, di solito molto attaccati, perché da li sferrano i loro attacchi ai piccoli pesci. Lo strumento con i quali li insidierai sarà il tataki. Impiegherai una montatura fatta con quattro artificiali tra i 7 e i 9 cm , applicati sulla lenza in f.c dello 0,26/0,33, con delle asolette e non con i moschettoni, distanziati 45 cm tra loro. Ti consiglio i colori naturali e fluo, blu, rosa, bianco arancio e verde; le marche migliori Seika, DDT e Yo Zury . Piombi dai 100 gr a salire.
michele Prezioso
GLOBAL@MAIL Luna & mormore La mia mail è per Dario Limone che spero caldamente possa rispondermi. Amo la pesca delle mormore in notturna, ma ancora non ho capito quale fase lunare sia la migliore per insidiare questo pesce. Ho provato in diverse situazioni, ma le mie prove negli anni mi hanno dato esiti contrastanti. Chiedo quindi qualche info di confronto su questo aspetto, di cui si parla poco, ma che ritengo sia fondamentale. Marco
Carissimo Marco, come avrai potuto notare, traspare da quello che scrivi, il fattore luna non è determinante come magari si possa pensare. Anzi, diciamo che le condizioni vanno viste nel loro insieme, perché il fattore luce, va abbinato a quello meteo barometrico e della marea. Sono queste variabili congiunte, a determinare la finestra temporale durante la quale si attiva l’attività trofica dei pesci. In linea di massima, con mare calmo ed assenza di vento, le condizioni migliori potrebbero essere con luna nuova, con picchi di attività a notte fonda e prima dell’alba. Diversamente, con luna piena, sarà la seconda parte della serata a dare i risultati migliori. Ma ripeto, non prendere questi come valori assoluti.
dario Limone
GLOBAL@MAIL eSCa roSSa Dario Limone, le scrivo questa mail per conoscere il suo autorevole parere sulla migliore arenicola reperibile sul mercato. Da diversi anni è come se questo anellide non “fosse più lo stesso”. Quando sono a Napoli ancora la riesco a reperire di livello eccellente, ma appena ci si sposta, iniziano “i drammi” piscatori. Per motivi di lavoro mi trovo lontano dalla mia terra, e non sempre posso reperirla in Campania. Mi dice cosa sta succedendo? Grazie anticipatamente. Giuseppe
Ciao Giuseppe, mi hai posto una domanda decisamente complicata, ma molto interessante. Ti rispondo con piacere e con non poche difficoltà, perché purtroppo è vero che in Italia l’arenicola non è più come una volta. Come saprai, ci sono arenicole di varia provenienza, non ultima anche quella spagnola. L’arenicola estratta con le turbo soffianti per la raccolta dei bivalvi è quella, che ha una vita più breve; spesso infatti è spezzata e maltrattata. Quella spagnola è più grossa ma meno attrattiva di quella napoletana, anche se si presenta benissimo alla vista. L’eccellenza è quella di Torre del Greco. Odora di similsolforoso e ti macchia le mani di rosso/arancio, quando la inneschi; è soda di consistenza e non ha un diametro eccessivo, che si tradurrebbe in uno scivolamento dell’esca verso l’amo. Per le serate memorabili a sparidi , è inevitabile.. serve lei..
dario Limone
GLOBAL@MAIL SPigoLe in traina Vivo a Roma e da poco sto praticando la traina con gli artificiali. In prossimità della foce del Tevere molti pescatori locali trainano con successo catturando spigole veramente importanti. Io non sono ancora riuscito a cavare un pesce. E sicuramente sbaglio qualcosa; avere indicazioni dai locali è quasi impossibile perché nessuno si sbottona neanche sotto tortura. Vorrei avere qualche consiglio per impostare al meglio le mie pescate e iniziare a capire. Romano
Caro Romano Ti consiglio di attrezzarti in modo specifico con canne armate in modo tale da effettuare una azione di pesca efficace. Sceglierei di mettere in pesca due canne, rispettivamente da 8 e da 12 lbs equipaggiate con del nylon di qualità da 12 e 20 lbs . Non mancheranno a bordo piombi a sgancio rapido da 100, 200 e 300 gr con i quali zavorrerai le due lenze in modo tale da scendere sul fondo. Farai lavorare le esche ad almeno 40 metri dalla barca, avendo cura di piombare le due lenze in modo diverso e sondare così due fasce d’acqua distinte. Quando dovrai virare ricorda sempre di fare curve morbide e di girare sempre dalla parte del piombo più pesante; la velocità che ti consiglio è tra i 3 e i 4,2 nodi. Ovviamente ci vogliono artificiali di qualità, come i Rapala o i Crystal Minnow da 11 13 e 14 cm colori rosa,giallo fluo,sgombro e l’immancabile testarossa; il terminale, lungo 10 mt, sarà di F.C. dello 0,37.
michele Prezioso
GLOBAL@MAIL vertiCaL Per tutti Da appassionato lettore e novello contagiato dalle manie verticali del jigging, volevo sapere dal vs Craveli, se fosse possibile praticare questa tecnica, anche da chi come me si trova in un’ età non proprio verde, senza rischiare di finire dal fisioterapista dopo poche ore di pesca. Questa domanda mi si pone perché molte persone mi hanno sconsigliato di praticarlo, ma spesso nelle foto dei vostri reportage ho potuto notare miei presunti “coetanei”, con bellissime prede in posa. Ho 60 anni, e voglio provare! Luigi da Palermo
Ciao Luigi, vengo da poco da una lesione alla cuffia dei rotatori della spalla destra, che mi ha tenuto lontano dalla tecnica per diversi mesi. Da poco ho ripreso, e devo dire che , il Vertical Jigging , anche nella sua versione più light, è comunque una tecnica decisamente dinamica. Però se la praticherai con le dovute accortezze ti farà divertire senza mandarti dal dottore. La prima cosa da fare è familiarizzare con i movimenti principali: short jerk e long jerk, magari esercitandoti con l’aiuto di una comoda cintura appositamente concepita per il vertical evitando di pescare con il manico della canna sotto l’ascella. Poi evita i movimenti troppo veloci, perchè anche una azione slow (lenta) ti permette di arrivare alla preda senza massacrarti le articolazioni. Poi, cosa importantissima, è fare numerose pause durante la pescata, anche se non si avverte affaticamento. Il Vj è un po’ come andare in palestra, serve allenamento. A questo punto l’unico shock ti potrebbe arrivare da una grande preda allamata…
domenico Craveli
Daiwa
TRECCIA 500MT
€ 44,90
Tica
Wasabi Boat
€ 87,50 Tica Talisman 3000
€ 220,00
5.000 ArtICOLI con SPEDIZIONE
GRATUITA NDITA: Abbiamo anche un PUNTO VE Ariccia in Via Nettunense Km 8,100 -
www.pescaplanet.com - Tel.06.939.08.45
SCOPRI IL WEEKEND PIU’ CONVENIENTE DELL’ANNO OPERAZIONE SOTTOCOSTO
il 27-28-29 MAGGIO
L ADMIRIREADA
varie azioni
A PART
€ 44,90 Trabucco
Alioth 8000
€ 49,90 Xandria
Tica
Seaspirit 558R/C
€ 74,90 CANNE SPINNING SALTWATER
STEYR
VARIE AZIONI
A PARTIRE DA
€ 54,90
A PARTIRE DA
€ 109,90
varie azioni
A PARTIRE DA
€ 124,90 meda AndroIRE DA A PART
€ 39,90 TRIPODEtimSeUtrRi F 200 cen
€ 35,90
Rapture
Exceed Spin a partire da
€ 99,00
SOFT BAIT RAPTURE SCONTATE DEL 50%
VI ASPETTIAMO IN VIA NETTUNENSE KM 8,100 ARICCIA TEL 069312087
TRAINA
CON IL CA SI CAM
P
rimavera inoltrata.. cambio repentino di stagione, sia termico che di luce. L’acqua si scalda, il mare fiorisce, le giornate si allungano e il mare si calma… Scenario incantevole, se non fosse che i calamari si fanno con difficoltà, di
seppie manco a parlarne e i pesci sono nervosi e difficili da catturare poiché prossimi agli amori o già in frega. Come comportarsi per tentare di dare una svolta decisiva alla nostra battuta di pesca? Semplice.., affrontando il mare in all round, ossia spaziare dall’acqua bassa all’abisso alla ricerca di predatori. Sicuramente non sarà semplice impostare una battuta di pesca che nella stessa sessione include pesca su basso fondale o poi su alto… o altissimo per la traina, ma in alcune zone della nostra penisola questa strategia è irrinunciabile se si vuole portare a casa qualche bel pesce. Naturalmente non tutte le aree presentano questo
ALDO MBIA
Di Domenico Craveli
tipo di morfologia di fondale, ossia salti batimetrici così repentini in poche miglia, ma dove queste
TRAINA
condizioni esistono, conviene attrezzarsi ed affrontare i mutevoli scenari che ci troviamo di fronte.
Un dentice di buona dimensione catturato con una grossa menola su un salto batimetrico tra i 60 e gli 80 metri
L’aSSetto Di peSCa Dimenticate per un attimo l’assetto di traina standard ed iniziate ad accorciare sensibilmente il leader se andate fondi, e ad allungarlo se si va bassi. Dai canonici 20 metri, si passa a poco più di 5.. o a molto più di 30 fino a 50. Eresia? Affatto. I dentici ad esempio, ma anche le cernie, quando stazionano oltre i 70/90 metri non subiscono il disturbo della zavorra, anzi, questa soluzione ci permette di essere precisissimi nei passaggi, facendoci lambire i margini delle rocce con la certezza che le esche seguano la stessa traiettoria dell’imbarcazione anche in presenza di corrente contraria o trasversale. Quando invece questi sparidi stanno in acqua bassa, l’esca lontanissima da poppa diviene condizione imprescindibile.
MoMeNti Una pescata strategica prevede di iniziare a trainare alle prime luci del giorno sui fondali bassi, compresi tra i 12 ed i 20 metri. Posidonia o roccia che sia vanno bene. Meglio fare poche esche e partire. Alle 8 del mattino, su queste quote, spesso i giochi sono già che fatti, e se la pescata è stata infruttuosa, è bene mettere prua verso il largo, affrontando i salti batimetrici profondi, anche fangosi, dove i grossi dentici stazionano insieme
Le prime luci dell’alba regalano catture insperate nell’acqua bassa del sotto costa
a grandi esemplari di cernie con le quali condividono il territorio. Non è raro, sui pendii fangosi, incontrare grossi sparidi, ma anche cernie bianche e alessandrine di buone dimensioni.
Un pesce lucertola, esca molto gradita a dentici e cernie. Facile da reperire poiché frequenta i bassi fondali. Facendo arrivare sul fondo dei piccoli jig, o delle mitragliette di raglou, non sarà difficile farne buona scorta
eSChe Di Stagione Tralasciando seppie e calamari, proveremo ad indicare qualche esca alternativa in grado di fare davvero la differenza in questo periodo. La prima cosa da fare è non considerare il sugarello, almeno per qualche altro mese, certo sul piccolo carangide lo strike può sempre arrivare ma c’è di meglio e di più semplice reperibilità. Primi fra tutti pesce lucertola e tracine, prestando molto attenzione alla manipolazione della seconda, che è meglio utilizzare dopo averla privata delle spine velenifere dorsali e branchiali. Un tandem di ami affilati, o un bel circle, completerà l’opera, per due “leccornie” che mai nessuno pensava di vedere nella propria vasca del vivo. Il loro ventre bianco, l’estrema vitalità, e soprattutto l’aspetto “carnoso” ne fanno dei bocconcini davvero produttivi. Altra esca di gran valore è la grossa menola, o la boga, questa usata soprattutto sul basso fondale. azioni DeCiSive Girare come gli indiani intorno alle formazioni rocciose, aspettando lo strike come una manna, è una prassi dedita a chi non ha spirito di osservazione e capacità tecnica di intuire le condizioni marine del momento. Quando affrontiamo lo spot a favore di corrente, dovremo procedere in modo costane e rettilineo, per mantenere l’esca sempre dietro al piombo, senza pause. E’ buona norma tenere la canna in mano ed ammortizzare con le braccia i sussulti della canna dovuti ai movimenti della barca per via del moto ondoso, in modo da non fargli frustare il piombo.
PESCA DA TERRA
Oltre la scogliera Di Michele Prezioso
L
a pesca dalla scogliera, con lenze leggere e con il bigattino, offre ottime opportunità sia di giorno che di notte, e grazie alla sua polivalenza, che ci permette di pescare e pasturare allo stesso tempo, si possono insidiare molte specie di pregio. E’ una pesca indubbiamente molto tecnica e
specialistica ma alla portata di tutti a patto che si rispettino le regole di base. Molti rimangono delusi e abbandonano la pesca dagli scogli perché non conseguono risultati che ripaghino con soddisfazione gli sforzi profusi; questo succede perché si incorre spesso in errori ricorrenti: andare a pesca con pochi bigattini, canne inadeguate, fili sovradimensionati, galleggianti troppo pesanti, ami non idonei e mancanza di un guadino specifico. Una attrezzatura bilanciata, la scelta della postazione e la pasturazione sono i presupposti di base per impostare correttamente una battuta. PERfETTAMEnTE oRgAnizzATi Ogni particolare va curato fin nei minimi particolari senza trascurare alcun dettaglio; di fatto, pescare dagli scogli è una sorta di lavorazione “a catena”, in cui saltare un passaggio può mettere in discussione la battuta. Ogni posta ha una vocazione specifica dove insistono con più frequenza alcune prede rispetto ad altre, così come sarà più prolifica in una stagione ed in un orario piuttosto che in altri. Quindi, farà parte della organizzazione della battuta una attenta osservazione dei luoghi e delle varie situazioni.
Chi DoRME non PigLiA PESCi E Chi bEn CoMinCiA.. Ci si recherà sul posto possibilmente all’alba,
dopo
aver
individuato
precedentemente la postazione e aver pianificato una diposizione ottimale, dalla seduta ai porta-canna; sceglieremo collocazioni a riparo dal moto ondoso ma prossime al mare, per guadinare agevolmente i pesci. Appena saremo operativi inizieremo, con la sonda, a scandagliare il fondale per individuarne La postazione di pesca deve essere comoda per “ospitarci “ per molte ore
l’andamento e i punti di minima e massima
profondità;
studieremo
la
corrente per effettuare una pasturazione Con una buona organizzazione ed una buona attrezzatura i risultati non potranno mancare
efficace e come lanciare per fare una passata ottimale. i fERRi DEL MESTiERE L’attrezzatura
sarà
funzionale
alle
batimetriche e alle prede che insidieremo. Potremo imbatterci in sparlotti, salpe, cefali, saraghi fino a spigole e a orate, tutte specie che frequentano i fondali prospicienti le scogliere e accomunate da spirito combattivo e strategie di difesa con fughe e arroccamenti tra gli scogli, che mettono a serio rischio i terminali. Le canne misureranno, dunque, dai cinque agli otto metri ed La corretta azione della canna è fondamentale per ammortizzare le reazioni delle prede senza rischio di rottura del terminale
avranno una netta azione di punta che, all’occorrenza, ci aiuterà a sollevare il pesce dal fondo. Un sottovetta con 2 o 3 scorrevoli andrà
ad
irrigidirne
ulteriormente
l’azione mentre un’anellatura a ponte lungo con pietra in sic, farà scorrere meglio i monofili in fase di lancio, ed un diametro del calcio molto sottile ne favorirà l’impugnatura. Il peso totale, canna+mulinello, dovrà essere il più
PESCA DA TERRA
contenuto possibile per pescare con la canna in mano per molte ore. ASSETTo Di PESCA Sceglieremo un mulinello taglia 2000 e ci equipaggeremo con tre bobine caricate rispettivamente con uno 0.16 per mare calmo, 0.18 per mare in scaduta e 0.20 per mare molto mosso. I colori neutri sono da preferire per i diametri più sottili mentre con quelli più grandi ci orienteremo su colorazioni intense per la maggiore visibilità con mare mosso. A seconda delle prede presenti e Pescare con la canna in mano per molto tempo può essere molto faticoso se l’attrezzatura non ha pesi ultralight
delle condizioni di mare e corrente, anche la piombatura dovrà essere scelta
con
sintetizzeremo
cura; con
per il
facilità seguente
schema. Con batimetriche dai tre ai sei metri e mare calmo useremo piombature leggere scalate con pallini inferiori al grammo dal galleggiante alla giunzione del terminale, con intervalli di 10 cm e galleggiante a penna fisso. Per batimetriche dai quattro ai sei metri e mare in scaduta applicheremo piombature secche di 5-10 pallini distribuiti su un metro di lenza con galleggiante a pera fisso tra i due e i tre grammi. In condizioni di mare molto mosso e batimetriche tra quattro e sette metri, useremo un galleggiante a palla tra i tre e i cinque grammi tarato con una piombatura chiusa negli ultimi 10 cm con una torpilla e due pallini prima del terminale. LE MonTATuRE Le
condizioni del
mare
determineranno anche la lunghezza del terminale, che sempre
confezioneremo in
fluorocarbon;
da 1.20 a 2.00 mt dello 0.9-0.11 con acque molto limpide e in assenza di onda; da 50 cm ad 1 mt dello 0.13-0.15 con mare in scaduta e da 50 a 80 cm dello 0.15-0.17 con mare mosso. La montatura verrà
oltre agli sparidi anche una spigola può venire a far visita ai nostri inganni
completata con ami a gambo corto e a becco d’aquila per pesci come l’orata, o con gambo lungo e curva ampia per pesci dalla dentatura tagliente come saraghi
e
occhiate;
mentre
per la spigola, entrambe le soluzioni saranno valide. Per ciò che concerne i galleggianti, la regola è semplice: a penna con mare calmo, a pera con moto ondoso in calata, sferico in caso di mare mosso. AMi &innESChi ogni preda necessita di terminali mirati e inneschi corretti
Le condizioni del mare, anche in questo caso, ci porranno di fronte a schemi precisi, tanto per la scelta degli ami che delle esche; con mare calmo innescheremo 1-2 larve su ami numero 16/18; con mare in scaduta 2-3 larve su ami numero 14/ 15 e con mare mosso 3-5 larve su ami numero 12/14 Potremo arricchire l’innesco con larve rosse tipo caster sul gambo e un solo bigattino “a calzino”, infilato dal capo (la parte che non finisce a punta). Una valida alternativa al caster può essere l’innesco di anellidi che, rilasciando sangue ed umori, possono far entrare in attività i pesci.
in PESCA A questo punto non ci resterà che calare in acqua le nostre insidie, sondando con cura il fondale, iniziando da pochi centimetri dal fondo per poi risalire fino a 1/2 mt, quando i pesci saranno entrati in pastura e cominceranno a toccare. Lanceremo inizialmente non più di 10/15 larve prima di ogni cala, riducendo la frequenza ad una ogni 2/3, appena i pesci entreranno in pastura. Non dimenticate di portare con finalmente il pesce è al guadino: la giusta conclusione di una corretta azione di pesca
voi un guadino a bocca larga,
PESCA DA TERRA
con sacco in nylon e manico telescopico (almeno 4 mt) per guadinare le prede senza muoverci dalla postazione. un uLTiMo ConSigLio Le misure minime delle prede
vanno
sempre
rispettate, così come è bene non eccedere nelle catture: il “nostro” posto di pesca sarà un po’ come il conto in banca.. . Prelievi eccessivi ci faranno andare “in rosso”e sarà difficile trovare una nuova postazione con le medesime Ricordiamo
caratteristiche. anche
di
lasciare sempre pulita la nostra postazione raccogliendo scatoline e rifiuti, lavando la scogliera da bigattini residui con un paio di secchiate d’acqua.
CVS 128: É UN MOSTRO... ...ma non ditelo a nessuno ! 600 Watt 1000 Watt 2000 Watt !!! Una serie di ecoscandagli veramente “mostruosa” per il perfetto bilanciamento di Prestazioni, Dimensioni e Costi - Resa in profondità senza paragoni - Portata massima reale oltre 1600 metri (CVS-128B) Menù totalmente in Italiano - Schermo LCD 8,4" (oppure 10,4") Perfetta visione in pieno sole e da posizioni angolate - Alta risoluzione - Serie 128: Potenze: 600WRMS e 1000WRMS - Frequenze: 50 e 200 kHz - Serie 128B: Potenza: 2000WRMS - Frequenze: libere (Broadband), da 38 a 210 kHz - Impermeabili IPX5 - Guadagno retroattivo a tutto schermo - Scale continue senza interruzioni Plotter grafico integrato - Comandi principali a manopole per una perfetta immediatezza d’uso..... e non finisce qui; per saperne di più visitate www.apelmar.it/cvs128 KODEN produce una completa gamma di strumenti tra i quali il CVS-126, campione di vendite a soli €790,00+IVA. Per saperne di più visitate: www.apelmar.it/cvs126 Agenzia ufficiale per l’Italia :
Technology S.r.l.
Lungobisagno Istria 23ar - GE Telefono 010 870058 r.a. Telefax 010 870248 e-mail: apelmar@koden.it
53°
www.koden.it
Potete trovare i prodotti KODEN nei 55 centri di vendita ed assistenza tecnica presenti su tutto il territorio oltre che presso numerosi rivenditori; contattate i nostri uffici di Genova per conoscere quello a Voi più vicino.
SCHOOL
SCUOLA DI PESCA
con gli esperti di Globafishing
Potrai approfondire la tua TECNICA
preferita con noi!
DIDATTICI TEORICI E PRATICI
Per Info:
www.globalfishing.it/scuola-di-pesca
contattaci su:
scuoladipesca@globalfishing.it
SURFCASTING
ABC DELLA MORMORA
di dario limone
l
a mormora, primo amore del pescatore italico dalla spiaggia. Questo striato pesce e’ tra gli sparidi più ricercati dai pescatori sportivi. La si può insidiare tutto l’anno, anche se la frequenza delle catture è maggiore in primavera inoltrata. Vediamo insieme quali sono le
nozioni fondamentali per cimentarci con successo nella sua pesca dove.. La
mormora
fondo
sabbioso
predilige con
il
acqua
non molto profonda, ma non disdegna aree miste a roccia. E’ leggermente eurialina, per tale motivo la foce dei fiumi, potrebbe
essere
uno
spot
alternativo per la sua cattura. Si nutre di anellidi, di molluschi
“lungo tutte le spiagge delle nostre coste, la mormora è il pesce più diffuso”
e di crostacei, che trova grufolando nella sabbia col suo muso allungato. Gli esemplari di piccola taglia sono gregari, mentre i grandi adulti tendono ad essere solitari od a vivere in radi branchi con esemplari tutti della stessa taglia. UN peSCe.. GReGARIo Possiamo dire, che e’ un pesce stanziale, essendo presente lungo le nostre coste tutto l’anno. Le catture XXL si effettuano proprio in questo periodo, quando gli esemplari più belli si spingono nel sotto riva; probabilmente i pesci più grandi resistono meglio agli sbalzi termici, e si mettono in pascolo sul bassissimo fondale. Il mese di riproduzione è l’estate. Generalmente gli individui della famiglia nascono maschi, per poi divenire femmine, anche se una minoranza nasce direttamente femmina.
Negli
mormore,
che
ultimi
anni
avevano
le
come
I branchi di mormore sono alla costante ricerca di cibo. Intercettare la distanza di pascolo permette di concretizzare importanti carnieri
predatore naturale, principalmente la spigola, devono guardarsi da un predone più temibile ed invasivo: il pesce serra. Spesso capita, durante il recupero, di avere un attacco del serra e lo spettacolo che ne consegue è raccapricciante; recuperiamo solo mezzo pesce agonizzante. La mormora a tavola, non è seconda a nessun altro pesce. CoNdIzIoNI dA moRmoRA E’ doveroso fare una premessa, la mormora si nutre di micro-organismi presenti al di sotto del substrato del fondo. Infatti d’estate, durante il bagno le grosse mormore si pescano anche con mare formato, lanciando oltre il frangente
in mare, se con i piedi alziamo un po’ di sabbia, i primi pesci ad accorrere saranno le mormore. Questo comportamento, non dimentichiamolo, farà la differenza per adeguare precise azioni di pesca per incrementare il carniere. CAlmA pIATTA Col mare calmo non abbiamo sabbia che si alza e per tale motivo, la mormora, per nutrirsi dovrà grufolare scavando con il muso. In assenza di corrente gli spot migliori sono le buche sul fondo perché c’è una migliore esposizione dei nutrienti, e c’è un accumulo
di sostanze trasportate dalla corrente, alghe
SURFCASTING
comprese, che fanno da habitat a tanti microrganismi tra cui anellidi, crostacei e molluschi di cui si cibano le mormore. QUANdo Il mARe SI mUove Vanno sempre ricercate le fosse ed i canaloni, come abbiamo descritto prima. L’azione di scavo sulla battigia, anche se lieve, porta il branco delle mormore ad accostarsi al sotto riva, per nutrirsi delle sostanze organiche esposte. Nelle oNde Ai margini esterni della potente azione di scavo dell’onda e grazie alla corrente secondaria, possiamo trovare le mormore a banchettare. Se il mare è molto mosso, potremmo incappare in esemplari XXL, anche oltre il chilogrammo di peso.
Un po’ di onda… e settori misti. veri hot spot da grosse mormore
TRAvI e TeRmINAlI Generalmente, il garista usa travi lunghi tra 1,80 mt e 2,50 mt a tre snodi, con terminali a bandiera lunghi tra i 50 cm e gli 80 cm. I travi variano da un diametro, che va dallo 0,25 allo 0,50, mentre i terminali vanno dallo 0,12 allo 0,20. Gli ami saranno ad occhiello, perché’ danneggiano di meno l’anellide al suo passaggio con l’ago. Il modello a gambo lungo o medio sono i preferiti. Un altro sistema efficace è quello di usare un mini-trave in acciaio, su cui è inserito uno snodo. A quest’utile minuteria si può legare un unico terminale lungo tra gli 80 cm fino ai 5 mt, che può supportare da 1 a 3 ami; in realtà’ è una “ linea longa “.
le mormore mangiano di tutto, ma l’arenicola rimane l’esca più gettonata, specialmente quella italiana, ricca di sangue
BoCCoNI dA moRmoRA La piu’ gradita tra gli anellidi è l’arenicola; seguono l’americano ed il muriddu. Col freddo un’altra esca gradita, ad alto contenuto proteico, è il bibi. Tra i bivalvi, un succulento cannolicchio, avvolto sapientemente col filo di lycra e’ la scelta giusta. I piccoli e teneri granchietti di sabbia, quando tutto manca, vanno bene; specie per gli esemplari più grossi. Tra le esche alternative e non comuni citiamo la polpa di gambero, il bianchetto e la polpa di sardina.
TECNICA • DRIFTING
M
Di umberto Simonelli anca circa un mese all’apertura della pesca al tonno rosso ed è arrivato il momento di mettere a punto le attrezzature, controllare filo, mulinello, rullini dei passanti e tutto ciò che fa parte dell’equipaggiamento.
Un’ attenzione particolare andrà ai terminali, parti determinanti del complesso pescante, che, per la nuova stagione, dovranno essere realizzati ex novo. E, soprattutto, sarà importante scegliere le soluzioni che più ci soddisfano, magari anche innovando e sperimentando nuove opportunità, come potrebbe essere l’uso del wind on. Pensiamo, quindi, possa essere utile mettere a confronto soluzioni tradizionali con quelle più innovative. SCopo CoMuNE Doppiatura, bimini twist, treccia australiana, wind on, soluzioni tecniche diverse ma con un unico scopo. Quello di connettere il terminale alla lenza madre, elementi di sezione molto diversa tra loro, nel modo più affidabile per avere nell’ultimo tratto della linea un carico di rottura tale da permettere, nei momenti finali del combattimento, di forzare il pesce. Soluzioni per lo stesso scopo che generano molta curiosità tra i neofiti e vere scuole di pensiero tra i più esperti.
CONNESSIONI A CONFRONTO Il NoDo ChE NoN C’è. Il wind-on è una geniale soluzione che sfrutta come interfaccia di connessione, tra la lenza madre ed il terminale, uno spezzone di trecciato in dacron a sezione tubolare. E’ una costruzione semplice, la cui realizzazione, però, richiede una buona manualità e il cui scopo è quello di avere una connessione senza nodi sfruttando la cavità di questo filo e la sua capacità di assottigliarsi sotto trazione. Infatti, un capo del filo di nylon o fluorcarbon che costituisce il terminale è infilato all’interno del dacron per un lungo tratto. Anche una modestissima trazione fa serrare la tessitura sul filo, in una sorta di morsa, rendendo impossibile che si smagli.
In commercio esistono terminali “wind on“ già montati. E’ importante però acquistare prodotti di qualità, perché con quelli a buon mercato le brutte sorprese sono all’ordine del giorno
Così come è impossibile sciogliere l’asola che viene realizzata dall’altro capo del pezzo di dacron,
TECNICA • DRIFTING
infilato su se stesso.
Ecco la sequenza di realizzazione dell’asola e la chiusura del tubolare di dacron sulla lenza. per una facile costruzione è bene procurarsi un kit di aghi specifici, che semplificheranno ogni manovra. E’ bene che l’asola conti su un raddoppio su se stessa di almeno 15 cm ed almeno di un “entra ed esci” attraverso la trama, mentre il nylon deve penetrare nel dacron per almeno 70; meglio anche qualcosa in più . Anche il dacron deve essere calibrato rispetto alla sezione del terminale
puNTo DI FoRzA
Ecco schematicamente le due soluzioni possibili ; nel caso della giunzione tipo 2 è bene che il nylon della madre venga raddoppiato, per aumentare lo spessore e fatto entrare ed uscire tra le maglie un paio di volte
L’assenza di nodi è il punto di forza del wind-on; i nodi, infatti, sono il punto critico di ogni lenza, dove la legatura stessa indebolisce il filo esponendolo ad una possibile rottura, soprattutto quando la sollecitazione è di lunga durata. Questo tipo di connessione tende, quindi, ad eliminarli il più possibile, lasciando in ballo, nella versione classica, solo due nodi, quello dell’asola di connessione sulla lenza madre e quello dell’amo. pREGI E DIFETTI L’assenza di nodi è il primo punto da assegnare a vantaggio del wind-on. Altro aspetto positivo è la particolare scorrevolezza della giunzione che, priva dell’ingrossamento del nodo, scivolerà perfettamente e senza intoppi tra i roller della canna anche quando la trazione sulla lenza sarà molto forte. Anche l’opportunità di recuperare tutta la lenza fino all’amo è un
per i nostri gusti l’idea di poter avvolgere tutta la lenza è un fatto di estrema comodità; oltretutto aumenta al massimo il controllo del pesce
fatto da non trascurare. La connessione loop to loop è un pregio, grazie alla
uno schema pratico della connessione “loop to loop”
possibilità di sostituzione del terminale in modo semplicissimo e, soprattutto, rapidissimo. I difetti, invece, a nostro modo di vedere, sono la realizzazione, che richiede un minimo di attrezzatura e di esperienza, doti
indispensabili
per
la
massima
affidabilità.
Trascurabili la maggiore visibilità in acqua ed una rigidità in corrente che può influire sulla naturalezza dell’esca. lA DoppIATuRA La necessità di poter forzare il pesce alla fine del combattimento e allo stesso tempo rispettare una lunghezza massima di terminale, per le regole che per molto tempo hanno governato questa pesca, ha fatto approdare ad una semplice soluzione: quella di raddoppiare un tratto di lenza prima del terminale. E questo ha richiesto la necessità anche di realizzare nodi adeguati. Da qui il famoso bimini twist o la treccia australiana per chiudere su se stesso il grande loop della doppiatura, lungo molti metri, alla cui estremità si applicava un robusto moschettone con girella destinato alla connessione del terminale vero e proprio. l’EvoluzIoNE Molto tempo è passato dalle prime esperienze dei pionieri del drifting e, oltre alle attrezzature e ai materiali, anche la doppiatura si è evoluta. Il moschettone si è trasformato in una più semplice girella, che addirittura negli ultimi tempi è stata sostituita da una connessione diretta e, per mantenere uno scarico delle torsioni, questa è stata applicata all’amo. CARICo DIRETTo La
crescente
qualità
dei
materiali,
la
trasformazione dei nodi e la necessità di alleggerire i terminali, ha portato molti pescatori all’eliminazione della doppiatura, optando per una connessione diretta tra il terminale e la
Le rotture sono sempre in agguato e la prudenza non va mai abbandonata
lenza madre tramite un wind on un nodo appropriato; soluzione che ha portato anche ad aumentare
TECNICA • DRIFTING
la lunghezza del terminale. Di fatto, in questo modo, non solo si riducono drasticamente i nodi in gioco ma si dà vita ad un terminale molto più fluido, flottante e meno visibile. CARICo DIRETTo La crescente qualità dei materiali, la trasformazione dei nodi e la necessità di alleggerire i terminali, ha portato molti pescatori all’eliminazione della doppiatura, optando per una connessione diretta tra il terminale e la lenza madre tramite un wind on un nodo appropriato; soluzione che ha portato anche ad aumentare la lunghezza del terminale. Di fatto, in questo modo, non solo si riducono drasticamente i nodi in gioco ma si dà vita ad un terminale molto più fluido, flottante e meno visibile. perfettamente costruito può abbandonarci senza preavviso, la connessione sulla girella è altrettanto critica e impone nodi perfetti. Oltretutto, il carico di rottura, nella pratica, non raddoppia, perché è impossibile ripartire equamente il carico su entrambi i fili che, peraltro, offrono molta resistenza alla corrente, cosa che succede in modo minore su un monofilo di grande sezione. Più conveniente è la soluzione di una
Il wind on, a nostro parere, se ben realizzato, è in grado di resistere senza segni di stress combattimenti impegnativi con tonni di taglia
doppiatura molto corta, necessaria solo per consentire la realizzazione di un nodo yucatan con cui legare un lungo terminale armato di amo con girella; la doppiatura classica però vanta sicuramente un pregio: la presenza di due fili ci consente di non perdere il pesce anche nel caso in cui uno dei due si rompa.
Il bimini è il nodo icona del big game. Semplice concettualmente, nella realizzazione pratica richiede un po’ di esperienza e l’aiuto di un amico
JIGGING
VERTICAL
AGGRESSIONE Di Domenico Craveli
I
l predone attacca l’esca.. il predone ignora l’artificiale.. Qual’ è la molla che fa scattare l’aggressione? Cosa fa desistere un pesce dall’attacco dopo un inseguimento? Siamo in grado di dare risposte a queste domande, oppure no? Siamo
in grado di gestire queste variabili con il nostro bagaglio tecnico?... Basta una telecamera in fondo al terminale a darci queste risposte ataviche… o anch’essa influenza e quindi continua ad alimentare le incognite? Gli stimoli che portano un predatore a scatenarsi nei confronti di un’esca non naturale sono probabilmente l’incognita che in modo assoluto rende le tecniche di japan style così emozionanti. Anche
perché,
spesso,
proprio quando pensiamo di aver trovato la chiave di volta per arrivare allo strike con
continuità,
sonore
disfatte ci riportano con i piedi per terra. Cosa che ci conferma che la pesca non Quando si pesca con più persone in barca, è ricorrente determinare come una precisa animazione, effettuata da un pescatore, sia magari molto più efficace di un’altra, a parità di attrezzatura usata
è un’equazione matematica dal risultato certo, ma un momento di confronto/scontro dove le carte in tavola cambiano continuamente. QuestIoNI DI.. maNICo E’ indubbio che la capacità del pescatore di animare un ferro (jig o inchiku che sia) rappresenta qualcosa di determinante; ma se entriamo nel dettaglio ci rendiamo conto che non esiste uno “stile” unico e sempre efficace, perché ogni appassionato ha un suo modo di jerkare e, facilmente, a modi diversi di muovere un artificiale, possono corrispondere ugualmente risultati positivi. Ed allora? … ed allora non rimane altro che farsi guidare proprio dai pesci! Non è come parlare di aria fritta, ma è un modo assolutamente pratico ed efficace per arrivare al successo nel più breve tempo possibile. In altri termini, bisogna pescare senza fossilizzarsi su un ritmo ridondante e noiosamente ripetitivo, ma variare continuamente (il che non vuol dire farlo a casaccio) perché gli stimoli che portano all’aggressione sono molteplici, e tra causa ed effetto.. ci siamo in mezzo proprio noi!
Quello che accade di sotto rimane un’incognita. Anche le riprese video degli attacchi potrebbero essere in qualche modo influenzate dalla presenza della telecamera. Anche se rispetto a qualche anno fa, le nostre conoscenze sono aumentate in modo esponenziale
JIGGING
rIprese Dal Blu… Le action cam subacquee hanno stravolto molte nostre convinzioni, ma da sole non rappresentano la risposta a tutto, anzi, possono alimentare ulteriormente dubbi, e minare certezze.. se ce ne sono mai state.
“ Il nostro inchiku/jig arriva sul fondo e viene notato da un dentice. Il predone non aggredisce, ma viene incuriosito… intanto l’artificiale risale verso la superficie sotto il ritmo delle jerkate, ricade giù nel medesimo punto e riparte nel medesimo modo… il pesce, rivedendo questa scena ripetute volte, lo ignorerà in maniera definitiva! Ma se la stessa esca arriva sul fondo, risale qualche metro, ricade giù, si posa sul substrato e saltella su di esso; poi struscia, si risolleva, si ferma in corrente, scatta… insomma un mix di animazioni irregolari capaci di stimolare vista, udito, e linea laterale del pesce.. Ed ecco l’attacco!”
BIlaNCIameNto artIfICIale BIlaNCIameNto artIfICIale
Uno degli aspetti poco considerati, anche dai pescatori Uno degli aspetti poco considerati, anche dai pescatori più esperti, è la relazione a “due” tra ritmo di jerking più esperti, è la relazione a “due” tra ritmo di jerking e peso dell’esca spesso determinante per arrivare e peso dell’esca spesso determinante per arrivare all’attacco. Quando scegliamo un artificiale, siamo all’attacco. Quando scegliamo un artificiale, siamo soliti optare per dimensioni e forma, in relazione alla soliti optare per dimensioni e forma, in relazione alla intensità della corrente, per meglio gestire le azioni intensità della corrente, per meglio gestire le azioni di jerking. Ossia, tendiamo a un assetto che veda la di jerking. Ossia, tendiamo a un assetto che veda la nostra insidia “ballonzolare” quanto più possibile sotto nostra insidia “ballonzolare” quanto più possibile sotto la verticale, trascurando che ci potrebbero essere la verticale, trascurando che ci potrebbero essere altre soluzioni maggiormente efficaci. Abbiamo più altre soluzioni maggiormente efficaci. Abbiamo più volte accertato che pescare più leggeri di quanto le volte accertato che pescare più leggeri di quanto le condizioni meteo-marine “impongono” può essere condizioni meteo-marine “impongono” può essere maggiormente produttivo, perché soprattutto in aree maggiormente produttivo, perché soprattutto in aree disturbate, un artificiale leggero e piccolo che, oltre a disturbate, un artificiale leggero e piccolo che, oltre a muoversi sotto le nostre animazioni, “nuota” anche muoversi sotto le nostre animazioni, “nuota” anche in corrente, senza sembrare un giavellotto, ha fatto in corrente, senza sembrare un giavellotto, ha fatto la differenza (ciò vale sia a vertical che ad inchiku). la differenza (ciò vale sia a vertical che ad inchiku). uN eveNto per ChIarIre le IDee! uN eveNto per ChIarIre le IDee!
Ci si trova a pescare su un banco che risale dai -200 Ci si trova a pescare su un banco che risale dai -200 ai -60 metri, e precisamente su una scarpata con ai -60 metri, e precisamente su una scarpata con quote -60/-90, in cerca di dentici, cernie, e prai… La quote -60/-90, in cerca di dentici, cernie, e prai… La corrente è forte e, sommata allo scarroccio, complica corrente è forte e, sommata allo scarroccio, complica la pescata di parecchio. Per arrivare sul fondo in modo la pescata di parecchio. Per arrivare sul fondo in modo “decente” optiamo per inchiku da 160gr, una fatica “decente” optiamo per inchiku da 160gr, una fatica immane nell’animarlo… senza però avere risultati. Ad immane nell’animarlo… senza però avere risultati. Ad un certo punto, una palla di pesce a mezz’acqua ci un certo punto, una palla di pesce a mezz’acqua ci rianima, perché sono dei grossi sugheri neri che in rianima, perché sono dei grossi sugheri neri che in canna (e a tavola) hanno il loro perché. Tentiamo di canna (e a tavola) hanno il loro perché. Tentiamo di insidiarli con esche più leggere (80gr).. e, mentre la insidiarli con esche più leggere (80gr).. e, mentre la corrente allontana di molto gli artificiali dalla nostra corrente allontana di molto gli artificiali dalla nostra barca, strike… in caduta… non è sugarello, bensì un barca, strike… in caduta… non è sugarello, bensì un grosso dentice! grosso dentice!
un san pietro a.. vJ! preda non rara, ma che ai primi pionieri ha aperto un mondo impensabile sull’aggressività dei pinnuti
ACCESSORI PER GLI AMANTI DELLA PESCA
SURFCASTING
SOTTO STRESS Di Domenico Craveli e Antonio Addotta
I
l recupero di un pesce di taglia nelle tecniche di superficie da terra, è sempre una situazione in cui necessitano nervi saldi e padronanza degli attrezzi. Se poi questo avviene su lenze sottili ogni nostra azione e reazione può essere determinante ai fini della cattura, e i margini di errore sono praticamente nulli. La nuova interpretazione della pesca, e l’innata sospettosità dei pinnuti, ha
portato
ad
un
progressivo impiego di lenze sempre più sottili anche di
nei
pesci
confronti dalle
note
doti combattive.
Sia
Le grosse orate riescono a mettere in difficoltà il pescatore anche in ambienti privi di ostacoli sommersi
Una bellissima razza qualche istante prima del rilascio. Un pesce che ha impegnato l’angler per oltre 40 minuti di tira e molla
per scelta tecnica, dunque, o che per pura fortuita coincidenza, il confronto con grosse prede su attrezzatura sottodimensionata rappresenta sempre un’incognita fino alla fine, dove solo una gestione intelligente del recupero può essere elemento importante a nostro favore. QUANDo ARRIvA IL GRANDe L’abboccata di un grosso pesce avviene sempre un po’ in sordina, ma appena solleveremo la canna per ferrare i segnali saranno inequivocabili: infatti alla resistenza opposta segue solitamente una prima fuga potente e gestibile solo passivamente. Questa fase, a prescindere dalla specie, che si è interessata alle nostre esche, può essere solo “agevolata”, cedendo lenza a canna alta, confidando nell’affidabilità della frizione preventivamente regolata in modo da consentirne lo slittamento. In nessun caso ne contrasteremo la corsa, pena sistematica rottura, cercando comunque di non lasciare mai libertà assoluta.
MoMeNTI DeCISIvI Superata questa delicata prima fase, e se il pesce con i denti non avrà reciso l’esile terminale, appena si sarà fermato, con movimenti non bruschi ma decisi, ne cominceremo il recupero, assecondando
con la canna le testate e
SURFCASTING
con la frizione le fughe che man mano saranno sempre più brevi.
Con
pesci che impostano la loro difesa sul fondo, la pazienza è una dote indispensabile. Con calma infatti, lavorando di canna alta,
dovremo
cercare
di “staccarli”, facendogli percepire la variazione di profondità
lentamente,
questo per evitare scomposte reazioni, abbassando prontamente l’attrezzo in caso di fughe brevi e improvvise. Senza la fretta di vedere la preda, continueremo a guadagnare metri, ma gli ultimi istanti del combattimento saranno comunque ad alta tensione. Il pesce, ormai apparentemente vinto, darà sfogo a tutte le sue ultime energie per cercare di guadagnare la libertà, e noi dovremo essere pronti a cedere nuovamente lenza; è possibile in questi casi, data la breve distanza e quindi la minore elasticità del nylon, lavorare con la frizione molto aperta, aiutandoci con il pollice sulla bobina del mulinello per dosarne la fuoriuscita, senza comunque recuperare a vuoto, le torsioni provocate pregiudicherebbero la tenuta del filo.
Lo scatto è riuscito ad immortalare la rotazione veloce della bobina durante la fuga di una grossa preda
Operando così correttamente, la nostra bella preda, oramai sfinita, aggallerà adagiata su un fianco: pronta lei per essere spiaggiata.. e noi per riprendere a respirare..
TRAINA
Chi è stato.
Di Umberto Simonelli
C
apita a volte, durante la traina con il vivo, che lo strike non vada a buon fine e che le esche subiscano degli attacchi da aggressori che rimangono ignoti, che le uccidono o le mutilano o addirittura le lascino vive e vegete sebbene provate da un “assaggio” che non ha convinto il
predone; rimane quindi sempre il dubbio e la curiosità di identificare chi possa essere stato l’autore. Non sempre è possibile individuare il colpevole, ma da un attento esame delle condizioni dell’esca, e con un po’ di esperienza, si potrà capire il probabile artefice. Una magra soddisfazione, si potrà pensare, ma mettendo in relazione accaduto, zona, batimetrica, andamento dello strike e condizioni dell’esca, si aumenta il bagaglio delle esperienze, migliorando l’incisività delle azioni di pesca future. RifleSSioni
.. ?
Quando si verificano strike andati a vuoto, chiarirne la dinamica e chi ne sia stato l’autore è molto importante, perché ci consentirà di aggiustare il tiro e capire come rendere migliore la situazione. A volte “un liscio” può dipendere tanto dalla furbizia del predatore, che da un innesco inadeguato o da una nostra azione mal impostata. Spesso la distrazione è una delle cause più comuni e non osservare la canna può dare modo a pesci, con atteggiamenti più furtivi del solito, di scipparci l’esca facendola franca; anche, reazioni troppo impulsive possono far desistere i pesci dall’aggressione risolutiva. In ogni caso, l’analisi dell’esca ci darà chiare indicazioni del predatore con cui abbiamo avuto a che fare e su cosa sia andato storto.
TRAINA
l’inDagine Analizzando i segni rimasti sul corpo del pesce esca e conoscendo i predatori, la loro bocca, la loro dentatura e il modo in cui aggrediscono le esche, si possono individuare, quasi con matematica certezza, le generalità del colpevole. La pesca a traina con le esche vive, nei nostri mari, si pratica tradizionalmente per insidiare dentici, ricciole, lecce amia e cernie a Ritrovarsi con un’esca mutilata ed uccisa senza neanche capire perché ci lascia perplessi e delusi
cui successivamente si sono aggiunti anche i serra che frequentano gli stessi areali. A volte anche altri
pesci, usualmente catturati con esche artificiali, attaccano le nostre esche, ad esempio le lampughe, i barracuda e le palamite. Ogni specie ha profondità usuali a cui è più facile incontrarla, batimetriche che rendono selettiva la ricerca. Ciò nonostante, può capitare che le cose non stiano sempre così e succede di ritrovarsi con attacchi che non si sono concretizzati ed esche dilaniate. DentiCe La sua bocca è armata di grossi e acuminati canini, evidenti anche negli esemplari più giovani e che costituiscono un’arma veramente letale. L’attacco è mirato a uccidere la preda, dilaniandola per cibarsi dei brandelli in un secondo momento e si svolge in modo diverso se l’esca è rappresentata da un cefalopode o da un pesce.
ecco cosa è capace di fare un dentice quando aggredisce l’esca in modo trasversale; forse si è trattato anche di un piccolo esemplare che ha strappato un bel boccone..
Su un pesce i segni sono fori, più o meno grandi e profondi, a seconda della grandezza dell’aggressore, distribuiti sia sul dorso che sulla parte inferiore dell’esca che a volte rimane incredibilmente integra o dilaniata e mutilata nella parte bassa. Per i cefalopodi, spesso l’attacco andato a vuoto, perché inferto lateralmente o di lato, ne trancia il Qui non ci sono dubbi un dentice di piccole/medie dimensioni ha assaggiato la nostra esca..
corpo, lasciando quasi la forma del morso.
RiCCiola Ha una bocca molto grande, senza denti ma dotata di placche ruvide e abrasive, adatte a trattenere le prede. I suoi attacchi vengono sferrati a tutte le profondità, facendo escursioni lungo tutta la colonna d’acqua, ma sono caratterizzati da una grossa prudenza, specialmente negli esemplari più adulti che sono usi controllare con attenzione l’inganno e “smusarlo” per saggiarne la vitalità; gli animali di branco, più giovani ed in forte competizione tra loro, attaccano l’esca il pesce non pesa più di 18 kg circa, ma il diametro della bocca è veramente enorme capace di inghiottire prede anche di due kg
con foga, spesso con rapide incursioni dal basso verso l’alto, scippando l’esca o senza rimanere allamati.
ecco cosa è successo a questo alletterato di ben 2 kg dopo essere stato risputato dalla Ricciola..
Nell’aggressione, la ricciola tende a risucchiare l’esca nelle sue grandi fauci; e, se si tratta di un pesce, è costretta a ruotarlo per inghiottirlo dalla testa. Per cui trattiene le prede in bocca per molto tempo ed è in grado di risputarle se non è convinta.
I segni sono inequivocabili, l’esca, pesce o cefalopode, viene risputato anche perfettamente vivo ma totalmente abraso e a volte spellato, ma privo di ferite profonde.
Bocche voraci ma in qualche modo anche delicate se sono in grado di restituire una seppia tutto sommato in buone condizioni, dopo una breve fuga di qualche secondo
TRAINA
la foto non ha bisogno di commenti il chirurgo ha colpito!
SeRRa Il serra non ha una bocca molto grande ma è dotata invece di tanti piccoli e micidiali denti messi in sequenza come una “sega circolare” che gli permette di tranciare di netto le esche, con straordinaria precisione e con un taglio pulito, come se fatto da una lama, e straordinaria è la sua capacità di aggredirle evitando gli ami. Le sue aggressioni sono inequivocabili e non lasciano adito a dubbi; la pulizia del taglio e la mutilazione dell’esca sono inconfondibili
la dentatura del barracuda è unica, fatta per non concedere scampo alle prede
BaRRaCUDa L’apparato
boccale
è
imponente,
allungato, armato da grossi denti acuminati e rientranti per meglio trattenere la preda. Attacca solo i pesci esca e non considera i cefalopodi. le aguglie sono prede abituali dei barracuda; ma quando gli attacchi non vanno a segno questi sono i risultati
L’aggressione è fulminea ma non violenta, caratterizzata da una vibrazione ritmica, frutto della rapida successione di morsi. Un’esca aggredita, infatti, si presenta bucherellata e quasi masticata. Improbabili gli attacchi sul fondo, ma molto comuni quelli nelle fasce d’acqua intermedie CeRnia Se una cernia attacca un’esca è facile risalire all’autore; ammesso che, caso rarissimo, ce la restituisca, ci renderà un brandello di carne piuttosto malconcio e poco riconoscibile, causa il passaggio attraverso le fauci cosparse di una miriade di micro denti. Questo vale soprattutto per la cernia bruna e, in parte, anche per le sue cugine, quella di fondale e la dorata. Quasi sempre uno strike a vuoto di una cernia bruna si conclude con una rottura del terminale che non resiste all’abrasione della bocca e l’allamata è caratterizzata da un appesantimento della lenza, oltre al fatto che il serranide effettua una fuga violenta verso il primo rifugio possibile, dove tende ad intanarsi. leCCia amia La leccia ha uno stile di approccio all’esca molto simile, per diffidenza e particolarità, a quello della ricciola, sebbene l’areale di caccia sia generalmente molto diverso; malgrado ciò, qualche volta, è capitato di subire attacchi, portati a buon fine in zone e profondità abituali delle ricciole piuttosto che delle lecce. La leccia non aggredisce i cefalopodi, perché non sono prede abituali delle foci dove abitualmente preda, ma non perdona i pesci esca. Un attacco
incredibile ma vero; questa seppia è stata in bocca ad una cernia per più di qualche minuto. Poi la signora non soddisfatta del boccone ce lo ha restituito così..
andato a vuoto quasi sempre è caratterizzato da un’esca che non viene mutilata, ma risputata, molto spesso ancora viva, anche questa volta abrasa, ma con segni come striature a righe parallele, molto più rade rispetto alla ricciola.
ARGOMENTI
MANTENIAMOLO FRESCO!
Di Umberto simonelli
I
l caldo è alle porte e già ne abbiamo avuto qualche assaggio. Non aspettavamo altro che goderci la bella stagione di pesca e di mare; sono in arrivo molte specie interessanti, dai pelagici di piccola taglia come gli sgombri ai grandi tonni, dagli alletterati ai predatori
importanti. Ma l’aumento della temperatura è un grosso nemico del mantenimento del pescato. Il pesce è un alimento decisamente molto delicato perché le proteine, proprio perché molto nobili, soffrono le alte temperature ed una esposizione al calore può comprometterne le caratteristiche molto rapidamente, innescando un processo irreversibile che, in alcuni casi, può degenerare. PROTEINA cOMPlEssA Le carni di tutto il pescato, pesce, molluschi e crostacei compresi, sono facilmente deperibili proprio per gli elevati contenuti di sostanze particolari come gli acidi grassi, amminoacidi ed enzimi che, subito dopo la morte dell’animale, iniziano a degradarsi. Oltre a questo fattore, una cattiva conservazione può aumentare il rischio della proliferazione della carica batterica e dei parassiti, abitualmente presenti. L’unico metodo di conservazione è la refrigerazione, cosa difficile da realizzarsi nelle nostre barche, anche perché l’ideale sarebbe portare il pesce a 0° C, temperatura che ne consente una conservazione sicura addirittura fino a 7 gg. Fatto del tutto teorico, perché basta una variazione della temperatura per avviare il processo di deterioramento. Ciò, ad esempio, accade sul banco del pesce al mercato o immediatamente dopo la cattura.
APPENA fUORI DAll’AcqUA Tornando
ai
consigliabile,
nostri subito
pinnuti, dopo
è
aver
imbarcato il pesce, evitare di farlo morire
dibattendosi
sul
paiolo
o a mollo in un secchio d’acqua riscaldata dal sole. E’ bene porre fine immediatamente alle sofferenze nel
modo
più
veloce
possibile.
Questo perché l’acido lattico che si genera non viene smaltito e, oltre a cambiare le qualità organolettiche del Molto spesso vediamo sbarcare secchiate di pesci “bolliti” dal caldo estivo. le carni perdono compattezza e spesso iniziano un rapidissimo deperimento, che può diventare pericoloso
pescato, contribuisce al deperimento. Seconda operazione è la tempestiva eviscerazione. Con questa operazione si evita la proliferazione batterica, quella dei parassiti e soprattutto si
elimina quanto già è naturalmente in fermentazione nell’apparato digerente. Anche il dissanguamento è importante così come la pulizia dai residui di sangue: ciò evita che le carni ne prendano il sapore e che da lì possa iniziare l’alterazione. INIzIAMO A cONsERvARlO La prima fase della conservazione è quella, almeno, di evitare che il pesce subisca un aumento di temperatura rispetto a quella dell’acqua. Ricordiamo che un dentice, per esempio, può essere stato pescato a profondità dove la temperatura non supera i 15°C e in barca può essere soggetto ad uno sbalzo di altri 15. E’ bene avere sempre a bordo un contenitore coibentato, come un igloo o anche una cassa in polistirolo per alimenti e un po’ di ghiaccio, delle bottiglie d’acqua congelate o i semplici “siberini”, quei contenitori in plastica da mettere nel congelatore. Solo così è possibile portarsi a casa del pesce in perfetto stato. Attenzione però a non metterlo mai a diretto contatto con il ghiaccio. Nell’emergenza è possibile tenere il pesce in acqua, ma meglio se a qualche metro di profondità, dove l’irraggiamento solare ha un effetto ridotto. Altro rimedio è quello di avvolgere la preda in un sacco di iuta, tenerlo
Ne esistono di tutte le misure, adatti per tutte le esigenze, hanno straordinarie capacità isolanti e non possono mancare in ogni barca. Oltretutto, all’occasione, sono un ottimo contenitore per lo stivaggio delle attrezzature
all’ombra e bagnarlo con continuità, così l’effetto dell’evaporazione dell’acqua ne impedirà il riscaldamento eccessivo e pericoloso.
ARGOMENTI
Un segreto importante della conservazione è la catena del freddo. Per non rovinarsi il pesce non deve riscaldarsi mai. Cosa assolutamente difficile. Già al mercato l’esposizione compromette questa esigenza.
TEMPERATURE cORRETTE Al di là del fatto che il pesce, se non protetto dal caldo, possa, come si dice, andare a male e, quindi, diventare incommestibile, c’è un altro aspetto importante da tenere in considerazione che non molti sanno. Nelle carni del pesce è già presente naturalmente l’ istamina, ma con la cattiva conservazione il quantitativo aumenta, frutto di trasformazioni chimiche e biologiche; assumere pesce mal conservato può generare reazioni allergiche che, a seconda della sensibilità personale, possono diventare anche molto pericolose. Quindi la cura di tenere in fresco il pesce deve essere massima. L’ideale è mantenere il pesce a 0°C, meglio addirittura se a -2, cosa che consente un mantenimento più lungo; mentre se la temperatura sale ai + 4 dei frigoriferi domestici in 2 o 3 giorni dovremo consumarlo. Un ottimo aiuto che aumenta la durata della conservazione può essere il sottovuoto. Infatti, l’eliminazione di buona parte dell’aria limita ossidazione e proliferazione batterica. NEl cONGElATORE La lunga conservazione si può ottenere portando il pesce almeno a -18°C, fatto possibile anche con i congelatori domestici. Quel che conta, e che fa la differenza, è la velocità con cui si arriva a questa temperatura al centro del pesce. Meno tempo ci si mette e migliore sarà la conservazione, che comunque avrà dei limiti brevi, soprattutto per il fatto (a differenza dei prodotti industriali surgelati immediatamente dopo il prelievo) che la carne avrà già subito, in precedenza, variazioni di temperatura. Per conservare al meglio il pescato è bene proteggerlo avvolgendolo molto bene nella pellicola alimentare o meglio mettendolo sottovuoto. Nel congelatore avviene un dannoso processo
di
disidratazione
che
si
previene
solo isolando bene il pescato. Comunque la conservazione di pesci con carni a maggior percentuale di grassi è più breve, perché anche le bassissime temperature non fermano del tutto i processi di trasformazione.
Le carni grasse, come quella del tonno, ad esempio, hanno una durata minore e la conservazione è più delicata. E’ bene infatti consumarle rapidamente
ARGOMENTI
Che bisog per pe Di Umberto Simonelli
I
l titolo è, ovviamente scherzoso e in parte anche allusivo a tutte le regole alle quali ci si deve sottoporre per dare seguito alla nostra passione. In effetti, alle soglie dell’apertura al tonno e all’inizio della bella stagione riteniamo opportuno
fare il punto sugli adempimenti obbligatori ai quali ogni pescatore deve dare seguito, per esercitare qualsiasi tipo di tecnica ed in particolare per insidiare tonno e pesce spada. Regole conosciute alla gran parte dei pescatori ma che è bene riepilogare per i neofiti o i meno attenti.
gna fare escare..
L’AUTORIzzAzIONE DI bASE Per tutti , nessuno escluso, per esercitare qualsiasi tipo di attività alieutica da 16 anni in poi è obbligatorio ottenere un permesso di pesca gratuito , tramite una registrazione sul sito del ministero delle politiche agricole alimentari e forestali all’indirizzo: https:// www.politicheagricole.it. Una volta entrati nel sito basterà scorrere la pagina in basso a sinistra, fino ad arrivare al paragrafo SERVIZI, quindi cliccare sulla dicitura “Comunicazione Pesca sportiva“ entreremo così nella pagina dedicata.
ARGOMENTI Ecco come si presenta l’home page del Ministero
Per effettuare la registrazione bisognerà entrare nell’applicazione “Pesca Sportiva Permesso Gratuito”; da lì in poi la procedura è guidata e, tutto sommato, è abbastanza semplice. Ovviamente bisognerà disporre di un account di posta elettronica. Alla fine della procedura si potrà stampare il documento e saremo in regola. Se non si è poi così tecnologici il permesso può essere chiesto presso gli uffici “Pesca” delle locali Capitanerie di Porto.
Scorrendo in basso si arriva qui ..
PER ChI è GIà REGISTRATO Chi ha effettuato già la registrazione gli scorsi anni, a fronte di un recente decreto, la validità è stata estesa a tutto il 2016. Il prossimo anno, se entrerà in vigore, come sembra, la licenza di pesca a titolo oneroso, le regole cambieranno; ma fino al 31 dicembre 2016, non saranno necessari altri adempimenti.
Da qui si parte per una nuova iscrizione o per stamparne un duplicato
PER PESCARE IL TONNO ROSSO Per pescare il tonno rosso è necessario ottenere un ulteriore documento, che viene rilasciato dalla Capitaneria di Porto, previa la presentazione del permesso di cui sopra e di una domanda con relativa documentazione che è possibile scaricare qui : “ DOMANDA TONNO”. E’ importante sapere che il tonno rosso non può essere catturato se non supera le seguenti misure minime:30kg o 115 cm di lunghezza, misurati dalla punta della mascella al centro della falce della coda. Il permesso consente il prelievo solo nel periodo compreso tra il 15 giugno e il 15 Ottobre, salvo chiusura anticipata La pesca al tonno è subordinata a regole severe ma anche quelle etiche non devono essere trascurate
per raggiungimento della quota, ovvero del
peso complessivo massimo prelevabile assegnato alla categoria dei pescatori
ARGOMENTI
ricreativi. Fino al 31 dicembre di ogni anno è permessa la pesca in catch & release, con una deroga concessa tutto l’anno, durante le gare sportive Fipsas o da essa patrocinate ed agli atleti tesserati Fipsas in corso di allenamento. Ricordiamo anche che non è permesso prelevare più di un esemplare al giorno a imbarcazione. Per chi si ponesse il problema c’è da ribadire che la titolarità del permesso è legata tanto allo scafo Ecco come si misura il tonno..
quanto al proprietario, se l’imbarcazione è iscritta; o al titolare del certificato assicurativo, se è un natante. Infatti
qual’ora lo scafo fosse in comproprietà a più persone, l’esercizio di pesca è possibile ad uno dei due proprietari singolarmente, a patto che nel certificato sia intestata ad entrambi. Diversamente per pescare è necessario che sia presente a bordo l’intestatario della polizza. A PESCA DI SPADA Anche per pescare i pesci spada è necessario un permesso, la cui procedura di richiesta è pressoché simile a quella del tonno. Scarica qui “ DOMANDA SPADA” Dobbiamo ricordare che anche per lo spada, ci sono delle regole di prelievo. Il periodo in cui è vietata la pesca va dal 1 0ttobre al 30 Novembre e dal 1 al 30 Marzo. Non è permesso di imbarcare più di un pesce al giorno a barca ed è obbligatorio rispettare le seguenti misure minime, 10kg o 90 cm se misurati dalla punta della mascella al centro della falce della coda o 140 cm se si misura con tutta la spada.
Lo spada deve essere misurato così
ObbLIGhI DI COMUNICAzIONE Prima di entrare in porto è obbligatorio, sia per il tonno che per lo spada, effettuare con ogni mezzo possibile, telefono o vhf, una comunicazione verbale alla Capitaneria di Porto di competenza ed entro le 24 ore successive consegnare di persona o a mezzo di trasmissione elettronica, una copia della comunicazione di cattura, il cui modulo è scaricabile cliccando qui “MODULI DI COMUNICAZIONE” Dimenticavamo di aggiungere che è fatto divieto assoluto della commercializzazione del pescato da parte dei pescatori ricreativi e che le multe per i prelievi fuori dai periodi consentiti, per le mancate comunicazioni o per la vendita del pesce, sono, a fronte di un ultima normativa, diventate molto ma molto più salate delle precedenti. Attenzione gli squali volpe non si possono prelevare e vanno rilasciati.. sono protetti !
Lo spada è un pesce difficile da pescare , ci vuole molta tecnica e conoscerne bene le abitudini
Mondo Pesca Photo Contest 1° classificato del contest del mese di Maggio:
Andrea Tedesco che si aggiudica un cappellino ed una maglietta GlobalFishing ed un braccialetto GaspWay.
Angler : Andrea Tedesco preda : dentice femmina periodo : aprile peso: 8,2 kg ora cattura : 18.30 circa località : Palermo tecnica: traina col vivo esca : calamaro 200 gr terminale : 0,52 fluoro carbon fondale : misto sabbia roccia profondità : 52 mt
Quel giorno, dello scorso aprile, dopo qualche mese di fermo forzato a causa del lavoro, finalmente riesco a concedermi con un amico un’uscita pomeridiana di un paio d’ore . Il mese di Aprile è veramente un momento difficile per reperire i calamari, cosa che già non ci dava molte speranze nella riuscita della battuta. Ma in fondo, cosa importava ? a noi sarebbe bastato solo trascorrere due orette di relax, insieme, al mare. Avevamo reperito solo qualche sughero, ma continuavamo ad insistere per trovare i calamari; la costanza fu premiata dall’arrivo di un calamaro non grande, ma perfetto per essere trainato alla ricerca di un bel dentice. Considerando che si era fatto già tardi decidemmo di andarlo a calare in uno spot vicino. Avevamo poco tempo erano già le 18.20 e non ci restavano che 30 min di pesca. Ma sono bastati eccome!! Alla prima passata, proprio in piena curva, la canna si piega, inchiodata sul fondo e poi una fuga rabbiosa e interminabile che fa impazzire il cicalino. Il pesce ha lottato fino a sotto l’imbarcazione, metro per metro senza mai cedere. È stata un grande emozione che ci ha fatto vivere un pomeriggio perfetto!!
Andrea Tedesco
Copertina parlante Angler : Dario Magi Preda : Ricciola ( Seriola Dumerilii) Periodo di pesca : Maggio Peso : Kg 40 Ora della cattura : 12,30 LocalitĂ : S. Teresa di Gallura Tecnica: Traina con esca viva Esca : Calamaro vivo 900gr Terminale: FC 0.74 Fondale : Misto ProfonditĂ : 20mt
FOTO: Fotocamera : Nokia Lumia 830 Esposizione : automatica Tempo di scatto : 1/835 sec Diaframma : F/2,2
CONDIVIDI CON NOI LE TUE EMOZIONI
e delle tue avventure di pesca... ...e anche tu sarai protagonista!