PRIMO PIANO
Mercoledì 17 Gennaio 2018
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Per Guido Vitiello il M5s è figlio, pericolosissimo, dell’incesto fra due opposti populismi
Le istituzioni non sono eterne Viviamo tempi tremendi ma li viviamo anche da ubriachi D. Matteo Renzi, certo. Ma la destra? R. Weimar è anche una deeguite su Twitter @guidotweet e non vi stra geneticamente modificaannoierete per certo. Il ta che pencola tra il bullismo titolare di quel profilo, di Matteo Salvini e il teatro Guido Vitiello, classe 1980, surrealista di Sivio Berlunapoletano «ma deportato a sconi. Ed è soprattutto la Roma dall’età di cinque anni», spaventosa inflazione. D. Be’ quella no, mi scuè infatti un brillante professore di Teoria del cinema a La Sa- si, è inchiodata. R. Non l’inflazione monepienza e in primavera uscirà per Adelphi un libro su Alfred taria, Pistelli, quella per cui Hitchcock, Una visita al Ba- con una carriola di marchi tes Motel. Vitiello, che scrive compravi un chilo di pane, anche per il Foglio e per Inter- ma l’inflazione linguistica: Guido Vitiello nazionale, è soprattutto uno l’iperbolico delirio del discorso pubblidei pochi uoco, dove tutti monetine. Non è archeologia. mini di cultura Dopo Mani pulite sembrano D. Qualcuno potrebbe che oggi non si sottintende- pensarlo, infatti. tirano indietro l’assetto dei poteri re che le paR. No, finché non sciogliequando c’è da si è squilibrato in modo role valgono remo quel nodo e non ripristiparlare di popermanente ed è partito litica. meno di zero. neremo alcuni argini istituil quotidiano assalto Domanda. Sonnambuli- zionali (l’immunità, ma anche mediatico-giudiziario Vitiello, lei smo, assue- una seria riforma della magialle istituzioni. si definisce fazione, ca- stratura), avremo una politischerzosapitolazione ca perennemente azzoppata, C’è in atto in Italia uno mente «weidei ceti diri- incapace di risollevarsi. Senza squadrismo a bassa inmariano». genti: questa quella cornice, non si capisce tensità che, per operare Che cosa è Weimar. Ho nulla di quanto accade oggi. È effi cacemente, non ha vede, nella fondato, sul Mani pulite il prologo dell’inbisogno di manganelli realtà poliFoglio, l’Or- vasione dei grillini, la nostra e neppure di monetine tica attuale, dine dei Pa- piaga d’Egitto. D. La sua critica al M5s che ci richiadri weimama quella riani, monaci è serrata e ironica, ma anstagione? Che ci azzecca, millenaristi che pregano per che implacabile. Cosa c’è insomma, con l’Italia di scongiurare l’apocalisse della da temere di questo movimento? oggi? Repubblica. R. Il M5S è il parto moRisposta. Weimar è solo un D. È una goliardata... simbolo, il simbolo della morte R. Certo, ma è anche un in- struoso di questa lunga gedelle democrazie parlamenta- vito a non cadere nella trap- stazione, il figlio dell’incesto ri, per omicidio, suicidio o più pola del wishful thinking, la tra i due «opposti populismi» spesso per una combinazione pigra illusione che le istituzio- degli anni Novanta. Per un dei due. ni democratiche siano incrolla- verso, in triangolazione con D. Facciamo qualche bili. Viviamo tempi tremendi, le avanguardie togate e i loro giornalisti embedded, il M5S esempio, sull’oggi, allora. ma li viviamo da ubriachi. R. Oggi Weimar è il vicepreD. Come siamo arrivati a prosegue l’opera di demolizione di ciò che resta della dignisidente della Camera, Luigi questo punto? Di Maio, che, mentre l’aula R. È stata una lenta ago- tà delle istituzioni, anche se discute il Rosatellum, incita la nia, segnata da alcune tappe non si capisce più, in questa tresca inquifolla a «circondare il senato» decisive. La sitoria, chi senza che nessuno lo richia- più recente è Leu è un partito senza sia il braccio mi alla decenza istituzionale. il No al refesecolare di Sono i giornali che parlano rendum costiidentità, una galassia chi. con toni compassati di cose tuzionale, e il di partiti divisi su tutto. D. Per allampantemente abominevoli, poderoso rinNon a caso Leu si è tro verso? come un’azienda-partito che culo seguito scelto in leader (Grasso) R. Per l’alcontrolla i voti degli iscritti e al fallimento che, anche lui, è senza tro verso il cede i loro dati ad altre azien- d e l l ’ u l t i m o M5S è una identità. Bersani va in de, che impone multe antico- tentativo di rigigantograstituzionali ai parlamentari legittimare la giro a blaterare di una fia del peggio e chiede loro di pagare una politica. Ma, a misteriosa mucca senza del berlusco«decima» a un privato. rigore, le radicapire che è stato lui nismo: il parD. Vada avanti. ci della nostra ad accompagnarla tito-azienda, R. Weimar è il Corriere Weimar (acnel corridoio del salotto i candidati della Sera, il grande quoti- curatamente scelti con i diano della borghesia, che sepolte) afcriteri di un gioca col fuoco del movimen- fondano nel to più pericoloso della storia 1993, quando il parlamento casting televisivo, il ricorso repubblicana. Sono i talk- non volle trovare una solu- sistematico alla menzogna, show proni ai capricci di un zione politica a Mani pulite e il registro comico usato per ex concorrente del Grande siglò la resa senza condizioni mantenersi in una perenne irresponsabilità, l’inquinamenFratello, che pone ai gior- abolendo l’immunità. nalisti condizioni umilianti. D. Che cosa è successo da to doloso del dibattito pubbliD. Immagino che si rife- allora? co. Diceva Marco Pannella risca al portavoce, Rocco R. Da allora la Repubblica che il ceto politico italiano si Casalino, ma procedia- ha cambiato forma, l’assetto divide tra i buoni a nulla e i mo… dei poteri si è squilibrato in capaci di tutto; ecco, con i grilR. Weimar è una sinistra modo permanente, ed è partito lini è nata una specie ibrida: che si divide in centouno il quotidiano assalto mediati- i buoni a nulla capaci di tutgruppuscoli o si dedica a ven- co-giudiziario alle istituzioni, to. Ce n’erano molti anche a dette puerili per dare il colpo uno squadrismo a bassa in- Weimar. di grazia a un leader che è da tensità che non ha bisogno di D. A proposito di M5s, un anno un pugile groggy. manganelli e neppure più di ha fatto molto discutere DI
GOFFREDO PISTELLI
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quest’ultimo statuto della dirimente come l’alleanza con nuova associazione, che i grillini, che Laura Boldrispunta dal nulla, con tan- ni, saggiamente, esclude e to di Capo politico. Lei ha che Stefano Fassina, scellecondiviso sui social l’ana- ratamente, caldeggia, mentre lisi acuta che ne ha fatto Pietro Grasso prende tempo Marco Taradash. Che cosa e Pier Luigi Bersani va in giro per i talk show a blaterare si può aggiungere? R. Lo Statuto di Casaleg- di una misteriosa mucca senza gio junior. È l’ultimo lascito capire che è stato lui ad accomdella mentalità totalitaria pagnarla dal corridoio in salotdi Casaleggio senior, uno to. Un partito senza identità strano discendente, cresciuto che si è scelto un leader senza nel sottobosco del terziario, identità, perché di Grasso non di quell’intelligencija proleta- si conoscono iniziative politiroide emarginata e vogliosa che memorabili. di rivalsa che storicamente è D. Ma almeno Grasso ci all’origine delle dottrine più ha messo la faccia. È peggio atroci. lui o i Massimo D’Alema che D. Che cosa non le piace- scelgono il basso profilo? va di Gianroberto CasalegR. Grasso chiude la paragio? bola degli «indipendenti di R. Mi pareva un ideologo sinistra», da fiore all’occhiello mediocrissimo, per quanto una del Pci a foglia di fico su D’Aleclaque comica ma. Lo usano e servile lo abcome sagoma In triangolazione con le bia celebrato a di cartone per Ivrea come una un’operazioavanguardie togate specie di nuovo ne di markee i loro giornalisti emOlivetti, ma ting elettorabedded, il M5s prosegue abile convertile. Una cosa l’opera di demolizione tore del peggio giusta ha delle istituzioni. Il M5s del Novecento detto, in vita è anche una gigantodall’analogisua, Pier co al digitale. Camillo Dagrafia del peggio del L’esperimento vigo, riconoberlusconismo: candidati di «ingegneria sciamogliela. scelti in base alla fotogesociale» di CaD. E quania, ricorso sistematico saleggio, dietro le? alla menzogna, il gergo della R. I maregistro comico rete e certe gistrati non bizzarrie fansanno fare tascientifiche, politica. Anè una piccola rigatteria dei tonio Di Pietro, Luigi De cimeli totalitari, con cascami Magistris, Antonio Ingrodi leninismo, di maoismo, di ia, Michele Emiliano, quansansepolcrismo. Ma via via che ti altri esempi servono per il partito cresce, l’esperimento capirlo? sfuggirà di mano agli apprenD. Perché, secondo lei? disti stregoni. E allora saranno R. I magistrati rimangono guai seri. sempre tali, con o senza toga: D. Ossia? è una delle poche formazioni R. Ci troveremo con un po- professionali, in Italia, che polo, per lo più di giovanissi- lascia un’impronta indelebile mi, allevato quotidianamente sulla mentalità e sul modo di all’intolleranza e al disprezzo affrontare i problemi. Ma lei della scienza, alla paranoia e si ricorda Ingroia candidato allo squadrismo digitale. Stan- premier che proponeva il seno creando in laboratorio una questro preventivo dei beni ai specie di «veicolo» sciamanico, presunti evasori? Grasso non ma non è detto che saranno ne ha ancora sparate di così loro a cavalcarlo, nel momen- grosse, in compenso D’Alema to decisivo. Potrebbero impos- chiede alla procura di Lecce di sessarsene spiriti perfino più valutare il sequestro preventineri. vo del cantiere per il gasdotto D. Un altro suo bersaglio Tap. Ecco, così ho risposto anpolemico è la sinistra ra- che al suo dilemma finale. dicale. Perché? Finirà per D. Questa politica, in favorire l’ascesa dei popu- ogni caso, dice quello che listi? siamo. Non arriva dall’IpeR. Allude forse alla na- ruranio, ma dalla pancia vicella da arrembaggio dei del Paese. fuorusciti del Pd, la ciurma R. Non mi piacciono le mepost-berlingueriana dei «com- tafore anatomiche, la pancia e pagni di scuola» che sogna di la testa, proviamo piuttosto con riprendersi il partito o almeno l’ottica: la società civile si rifletdi mandarlo a picco insieme te nel ceto politico (e viceversa), all’usurpatore? ma lo fa per mezzo dello specD. Non avrei saputo dirlo chio dei media. Che non è solo così bene. uno specchio deformante. È da R. Di radicale costoro han- molti, troppi anni uno specchio no solo l’incomprensione del ustorio: si dedica con grande somomento storico. E sono un lerzia ad appiccare il fuoco. partito senza identità. Osservi le loro spaccature su un tema continua a pag. 8
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Mercoledì 17 Gennaio 2018
PRIMO PIANO
Mentre il ministero dell’Interno sarà molto occhiuto nel bloccare liste fasciste o naziste
C’è il via libera per Casa Pound I contrassegni vanno depositati entro il prossimo weekend DI
CESARE MAFFI
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a venerdì prossimo, ore 8, a domenica, ore 16, partiti, gruppi e movimenti dovranno depositare, presso il ministero dell’Interno, i documenti indispensabili per la successiva formazione delle liste di candidati. Fra essi rientrano i contrassegni. Sarà curioso rilevare se qualcuno tornerà a presentare un simbolo riecheggiante il ventennio: in passato è capitato con la lista «Fascismo e Libertà». Nelle politiche del 1992 poté partecipare, ma mutilata della prima parola e del fascio, cosicché rimase la parola «Libertà» all’esergo di un campo bianco. Le istruzioni diramate dall’Interno si occupano, di passaggio, pure del «divieto di contrassegni che fanno riferimento ad ideologie di stampo fascista o nazista». Si vieta «tassativamente» (ridondanza fuori luogo: un divieto è tale, senza bisogno di aggettivi o avverbi superfl ui, come «severamente» o «rigorosamente» o simili, altrimenti non sarebbe un divieto) il ricorso a parole, espressioni, immagini o
altro ancora «che facciano riferimento a ideologie autoritarie». Tale riferimento appare ambiguo, posto che un appello «forza Putin» a giudizio di molti sarebbe legato a un regime autoritario. Poi, invece, si chiarisce che si guarda a «fascismo, nazismo, nazionalsocialismo», posto che la presentazione di contrassegni con elementi, parole o simboli riferiti a tali movimenti «deve considerarsi vietata» ex XII disposizione transitoria e finale della Costituzione. Il Consiglio di stato ha trattato della faccenda, rilevando che una commissione elettorale può ricusare un contrassegno in «contrasto con la disciplina costituzionale». Osterebbero all’ammissione della lista il simbolo (il fascio), la dizione «Fascismo e Libertà» e il richiamo ideologico al disciolto partito fascista. Invero non sempre sono state rifiutate liste simili. Recentemente vi fu un’ondata di antifascismo di ritorno, dai massimi livelli istituzionali (la presidente della Camera) fino all’Anpi, per l’avvenuta elezione di tre consiglieri nel Comune bresciano di Mura,
SEGUE DA PAG. 7 D. Un tempo ci si aspettava che a calcati la scuola di partito del Pd, per giundenunciare fossero gli intellettuali. ta intitolata a Pasolini, rivela, oltre alla Non le pare di assistere a una disergrande confusione ideologica che regna zione? Salvo gli estremisti, chi lavora sotto il cielo, i segni persistenti del peccol pensiero sta tre passi indietro. Fa cato originale della Seconda Repubblica, eccezione, forse, lo psicoanalista Masla violenza fatta nel 1992 all’ecosistema simo Recalcati, che politico con l’estirpazioperò, come lei scrisse ne della «malapianta» Grasso, un leader di cui non si in un pezzo al vetriosocialista. Perché una conoscono iniziative politiche lo, ama «menar Lacan sinistra riformista e di governo, laica e garanper l’aia». memorabili, chiude la parabotista, esisteva già in ItaR. Recalcati trova spesla degli «indipendentisti lia, e aveva i suoi saldi so delle formule tortuose, di sinistra» che, da fiore all’ocriferimenti intellettuali. piene di fantasmi paterni chiello del Pci, sono diventati Bastava mettersi umile castrazioni simboliche, una foglia di fi co su D’Alema. mente alla loro scuola. per dire delle benintenLo usano come sagoma Ma i postcomunisti, lizionate ovvietà, che poi beri infine dalla zavorsono le stesse di Frandi cartone per un’operazione ra del berlinguerismo, cesco Piccolo... di marketing elettorale hanno voluto far da soli D. Lo scrittore. senza sapere a che santi R. Sì e cioè che la sivotarsi. Da qui il pantheon delle figurine nistra deve uscire dall’ossessione della veltroniane, e da qui il paradosso del Pd purezza ideologica, che deve accettare i che chiede a uno psicanalista di spiegare compromessi e i piccoli passi del riformiFilippo Turati in «lacanese». Ma non era smo. Tutto molto giusto. Ma posso dire una meglio Mondoperaio? cattiveria? twitter @pistelligoffr D. Siamo qui per questo. R. Il fatto che Renzi abbia affidato a Re© Riproduzione riservata appartenenti al Psn (acronimo di «Partito Socialista Nazionale», denominazione ulteriore di «Fascismo e Libertà»), avente come simbolo, apparso sulla lista elettorale, un fascio. Non era un
caso isolato: anche in un altro piccolo centro bresciano, Sermide e Felonica, sedeva in consiglio una rappresentante dei «Fasci Italiani del Lavoro», movimento avente anch’esso un fascio nel con-
trassegno elettorale. Nessun problema ha il movimento Casa Pound, presente nelle ultime politiche (o,1%) e dato per concorrente anche il prossimo 4 marzo. © Riproduzione riservata
TORRE DI CONTROLLO
Il debito pubblico pro capite dell’Italia (35 mila euro) è maggiore di quello greco (29 mila euro), ma grillini e centrodestra se ne fottono
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DI
TINO OLDANI
razie alla ripresa economica, il debito sovrano dell’eurozona dovrebbe mantenersi stabile nel 2018. Così prevede l’agenzia di rating Moody’s nel suo ultimo rapporto. Rispetto al picco massimo raggiunto nel 2014, quando la somma dei debiti pubblici dei Paesi euro toccò il 94,2% del pil totale, il debito sovrano dell’eurozona è sceso in media di 4 punti, con una maggiore accelerazione in Germania e Olanda. Dunque, un andamento nel complesso positivo, con una sola eccezione: l’Italia, dove il debito pubblico non ha mai smesso di salire, si colloca sopra il 130 per cento del pil e, a causa del forte peso degli interessi sui titoli di Stato, ostacola la crescita, fino a impedirla. Il debito italiano, parole scritte dalla Commissione Ue, «è «fonte di preoccupazioni comuni nell’area euro». A conti fatti, siamo messi peggio della Grecia. In termini percentuali, quest’ultima ha un debito pubblico (320 miliardi di euro) pari al 180% del pil, contro il nostro 130% (che però è di 2,3 trilioni di euro). Di conseguenza, se si calcola il debito pro capite, si scopre che quello dell’Italia, neonati inclusi, è pari a 32 mila euro, maggiore di quello greco
(29 mila euro). Un pessimo primato europeo, che è la vera palla al piede della nostra economia. In un paese normale, dove anche la politica fosse guidata dal buon senso, durante la campagna elettorale sarebbe stato un segno di saggezza e prudenza spiegare agli elettori in che modo si intende procedere per ridurre il debito pubblico, con tagli veri e incisivi, al fine da liberare risorse da investire nel rilancio dell’economia e in nuovi posti di lavoro. Altre strade, per risolvere il problema dei giovani disoccupati, non esistono. Invece, ed è sotto gli occhi di tutti, sta accadendo il contrario: i tre soggetti politici in lizza per conquistare la guida del prossimo governo (centrodestra, centrosinistra e 5Stelle) stanno facendo a gara nel promettere nuove spese, con i sussidi pubblici più disparati (più pensioni, più redditi gratis, meno tasse), il cui ammontare sfiora ormai 200 miliardi l’anno di nuova spesa pubblica, dunque di maggior debito. Una vera follia, che prima o poi dovrà fare i conti con i mercati. Il massimo della spudoratezza riguarda i redditi individuali e familiari promessi alle fasce più povere e deboli. Su questo tema, bene ha fatto il sito lavoce.info a smontare con calcoli appropriati la proposta del «reddito di cittadinanza» dei 5Stel-
le e quella sul «reddito di dignità» proposto da Berlusconi, ponendole a confronto con il «reddito di inclusione» varato dal governo di Paolo Gentiloni, già in vigore. Quest’ultimo, in sintesi, si propone di dare in media 240 euro al mese a circa 700 mila famiglie che si trovano al di sotto di una certa soglia di povertà. Parliamo del 2,7% delle famiglie italiane, con un costo per lo Stato di 2 miliardi di euro l’anno. Tutto sommato, un costo sostenibile. Ben altre cifre sono invece in ballo con il reddito di cittadinanza, proposto dai 5Stelle con un dettagliato disegno di legge. Per il candidato premier grillino, Luigi Di Maio, garantire a tutti i cittadini un reddito di 780 euro al mese dovrebbe costare allo Stato circa 15 miliardi di euro. Una balla colossale. Sul sito lavoce. info, i bocconiani Massimo Baldini e Francesco Daveri hanno calcolato che il reddito di cittadinanza grillino, ove si rispettasse fino in fondo il loro disegno di legge, assicurando anche mediante integrazioni un reddito annuo di 9.360 euro netti, pari a 780 mensili pro capite, costerebbe allo Stato, vale a dire ai contribuenti, non meno di 29 miliardi l’anno, quasi il doppio del previsto. La misura, in particolare, impatterebbe su 4,9 milioni di famiglie (il 19% del totale in Italia), con un trasferimento medio
mensile pro capite di 480 euro. Una sorta di albero della cuccagna per un quinto delle famiglie italiane. Ovviamente a debito, e privo di coperture certe. Un costo identico (29 miliardi di euro l’anno), stimano Baldini e Daveri, avrebbe anche il «reddito di dignità», annunciato da Silvio Berlusconi nel corso di un’intervista radiofonica. Il sussidio pubblico proposto da Forza Italia, spiegano i bocconiani, si distingue da quello grillino in quanto si rivolge ai soggetti in «povertà assoluta», mentre quello dei 5Stelle punta su quelli che le statistiche definiscono in «povertà relativa». Per questo, il numero delle famiglie interessate al reddito di dignità è minore (2 milioni, pari all’8% delle famiglie italiane), ma con un costo unitario maggiore: in media, un sussidio di 1.200 euro a famiglia, con un trasferimento (vale a dire un costo) di 711 euro l’anno per ciascuno dei 40,8 milioni di contribuenti. Che simili sussidi da Bengodi, del tutto insostenibili, siano proposti insieme alla riduzione delle imposte, può giovare solo al folklore dei talk show in tv, diventati teatri dell’assurdo. Nei fatti, screditano i politici imbonitori che se ne fanno vanto, e purtroppo non solo loro, ma l’Italia intera di fronte al mondo. © Riproduzione riservata