Giampaolo Pansa, ItaliaOggi 20 02 2018

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Martedì 20 Febbraio 2018

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Sul tema ritorna Giampaolo Pansa con il suo ultimo libro Uccidete il partigiano bianco

Sulla Resistenza troppe fake news

Che vanno corrette per costruire una storia credibile ne. E all’alba risaliva all’accampamento. Pensi un po’. D. I suoi nemici, dissero che era un omosessuale. R. Ne dissero tante. Perché, a un certo punto, per i piani egemonici del Pci, quel comandante bello, intelligente, coraggioso, militarmente preparato e con tanti partigiani che gli volevano bene, era un problema serio. Figuriamoci quando, insieme ad altri due comandanti non-comunisti, scrisse al comando generale di Milano che era ora di abolire le figure dei commissari politici, perché si preoccupavano solo di fare propaganda per il partito.

namento. D. Infatti, a un certo punto, per evitare una colonna di uomini per strada, l’autista sbanda, e il comandante vola giù, finendo sotto le ruote del camion. R. Così. D. Una cosa strana, in effetti. Ma lei scrive che c’è anche un verbale dei carabinieri di Desenzano (Bs). R . Pe r ch é m o r ì i n quell’ospedale. Senza un’autopsia, ovviamente, perché forse mancava anche un anatomopatologo. D. E poi perché la guerra era appena finita, non si andava certo per il sottile. Mi chiedo però perché avrebbero dovuto ucciderlo, se gli altri due comandanti partigiani che, con lui, firmarono il documento contro i commissari comunisti, non subirono ritorsioni? R. Perché nessuno si era du-

partenza da Genova? D. Lei continua imperterrito a fare Il Revisionista, l sangue dei vinti, il libro edicome titolò uno dei suoi to Sperling & Kupfer con cui moltissimi libri, dopo che Giampaolo Pansa comincol Sangue dei vinti aveva ciò appassionatamente a rifatto infuriare un bel po’ di scrivere la storia della «guerra sinistra. di liberazione», sta per compieR. Pensavano di offendermi e re 15 anni, essendo uscito nel invece non è certo un’etichetta 2003. Da allora il giornalista negativa, siamo nella storia conmonferrino, classe 1935, che ha temporanea che non è certo un attraversato la grande stampa oggetto sacro da mettere sotto italiana col suo peregrinare prouna teca di vetro, ma un camfessionale (oggi il suo celebre mino che non finisce mai, sul Bestiario si legge su La Verità), quale si aprono continuamente da allora, dicevamo, Pansa è strade nuove da battere e che tornato spesso sul tema della hanno bisogno di essere verimemoria degli sconfitti o sulle Giampaolo Pansa ficate. E mi faccia aggiungere pagine oscure, buie, della Reuna cosa... sistenza. Lo fa anche col libro persone, di cui oltre la D. Prego. che esce oggi per Rizzometà civili. Fascisti, si R. Mi convinco sempre di più li: Uccidete il partigiano La complessità del comandante disse. Li trovavano al di una cosa: la storia della Resibianco. Un mistero nella cattolico Bisagno (Aldo Gastaldi), mattino con una mela stenza va riscritta. È una storia Resistenza, sulla fine di morto in circostanze misteriose, mi in bocca e c’era un tram falsa, che così come è ricade in Aldo Gastaldi, mitico requisito dai partigiani quella orrenda parola che va di comandante genoveha sempre appassionato. Un giovache si incaricava di recumoda adesso: fake news. Hanno se. Resistente cattolico ne bellissimo, che giocava a rugby, perare i cadaveri. Altri riempito quella storia di notizie dentro una divisione un pilone, un cattolico rigoroso e finirono scaraventati in false, propalate, negli anni, daldella Garibaldi e quindi praticante. Ma anche un combatmare. la propaganda rossa. di inquadramento comutente: lui comandava più di 500 D. Sono le D. Riscrivere una nista, Bisagno, questo il stime di un’asstoria, non è cosa da suo nome di battaglia, si uomini in Val Trebbia nell’estate A Genova, in pochi giorni sociazione di poco. Serve ancora? scontrò col Pci e morì in 1944, la divisione Cichero destra, «Gli R. Ma che dice Pistelli? un singolare incidente dopo la Liberazione, furono uccise amici di fra Ma non li ha sentiti quelstradale nel Gardesano, per vendetta quasi 800 persone, D. E lì, lei ipotizza, firmò la Ginepro», dedicata a le del corteo di Macerata? a guerra da poco finita. Pansa di cui oltre la metà civili. Fascisti, un cappellano milita«Che belle le foibe a testa gli aveva già dedicato un capi- sua condanna a morte. si disse. Li trovavano al mattino in giù» tolo in Bella ciao. Controstoria R. Sì, secondo me, quello di re fascista. con una mela in bocca e c’era R. Ma è un lavoro D. Per la verità era della resistenza, uscito nel 2014, Bisagno fu un omicidio. un tram requisito dai partigiani «da Trieste in giù», anch’esso per Rizzoli. D. Non si tratta di un li- attendibile, tre volumi, perché si riferivano Domanda. Pansa lei ave- bro giallo e quindi non c’è dedicati ai caduti della che si incaricava di recuperare alla foiba di Bassova scritto di Bisagno nella il rischio di «spoilerare» il Rsi. E poi di queste cose i cadaveri. Altri finirono scaravenvizza, che sta proprio sua recente Controstoria. finale. Ricordiamo cosa av- mi sono occupato. Le tati in mare. Ben 456 furono ricordo: ben 456 furono nel comune giuliano, Perché addirittura farne venne. i civili, 76 le donne e perché poi la canun libro? R. Successe che Bisagno, nel i civili, 76 le donne, in tavano sull’aria della Risposta. È vero. Le dirò maggio del 1945, volle onorare pochi giorni. D. E Bisagno canzone di Raffaella di più, si parla di lui nel mio un impegno, ossia di riportare a primissimo libro, la mia tesi di casa loro alcune decine di alpini dov’era? ramente scontrato con l’appa- Carrà, Tanti auguri, che R. Lo tennero sapientemen- rato comunista come Bisagno. comincia con «Come è bellaurea, che mi valse il premio della Monterosa, precisamente Einaudi e che fu pubblicata del battaglione Vestone, che te lontano da Genova, sapeva- Fu lui, quando riuscì finalmente lo far l’amore da Trieste in anni dopo da Laterza, Guerra avevano lasciato al Repubblica no che si sarebbe opposto alle ad arrivare a Genova dopo la giù» esecuzioni sommarie. Ma liberazione, a proporre che l’orR. Beh, questi sono i nipopartigiana fra Genova e torniamo alla sua fine. il Po. dine pubblico fosse affidato agli tini politici di quei partigiani Per i piani egemonici del Pci, D. Torniamoci. D. Certo, il persoamericani, per fermare la mat- comunisti. Quelli che dicevano quel comandante bello, intelliR. Sulla via del ritor- tanza in corso. Anche perché Bisagno è un rompicoglioni, non naggio aveva il suo gente, coraggioso, militarmente no succedono cose strane: quella non era semplicemente scopava neppure, era amico dei fascino: sottotenente Bisagno, uomo rigoroso, vendetta, era chiaro. preti, voleva difendere la Patria del genio che, subito preparato e con tanti partigiani di poche parole, che pordopo l’8 settembre D. Lei lo scrive: erano pro- con le armi. che gli volevano bene, era un protava sempre con sé una ve di colpo di Stato. D. Non c’è un pericolo di 1943, sale in montagna blema serio. Figuriamoci quando cartella di cuoio con alcue pensa che si debba R. E Bisagno, col proprio pre- un nuovo fascismo? scrisse al Comando generale ni documenti, comincia a stigio e col proprio coraggio, con R. Ma dove, Pistelli? Suvvia. combattere. Uno con di Milano che era ora di abolire farli leggere ad alcuni dei molti uomini in armi, era un inle idee chiare. D. Beh, quel tizio a Macele figure dei commissari politici quattro partigiaR. La complessità rata ha sparato. ni che viaggiano del personaggio mi ha R. Quello? Quello era che facevano solo propaganda I resistenti comunisti che operacon lui. Poi si sempre appassionato. un pazzo, come quelli per il partito comunista vano in Liguria tennero il comette a regalare Un giovane bellissimo, che ti fanno le corna in i soldi che aveva che giocava a rugby, un macchina. Era pazzo mandante Bisagno sapientemenpilone, un cattolico, morto an- sociale per passare alla Resi- con sé. della povera Pamela te lontano da Genova. Sapevano D. Una singolare cora vergine, perché mai fuggi- stenza. Temeva che potessero Mastropietro, la rache si sarebbe opposto alle eseto dentro il sesso che non fosse essere oggetto di rappresaglie ebbrezza, si direbbe. gazza uccisa e fatta a cuzioni sommarie. Fu lui, dopo R. Infatti, uno dei consacrato. a casa loro, perché li si sapeva pezzi, fatto per il quale la Liberazione, appena ritornato sospetti, che è anche la D. Non sarà stato un po’ arruolati coi repubblichini. si sospettano dei nigea Genova, a proporre che l’ormitizzato? D. Come? La diserzione e tesi della vox populi, è riani. E chi lo dovrebbe R. Ma che dice? Lui coman- la militanza partigiana non che abbia bevuto da un fare, oggi, il fascismo? dine pubblico fosse affidato agli borraccia avvelenata. E dava più di 500 uomini in Val li mettevano al sicuro? Francesco Storace? americani, per fermare l’autentiTrebbia nell’estate del 1944, R. Eh, caro Pistelli, ma quel- anche l’epilogo mortale D. Non credo che ca mattanza in corso la divisione Cichero. E a notte li furono giorni terribili, un po’ di quel viaggio è legalui sarebbe d’accorto a un altro episodio fonda, inforcava la moto e spa- ovunque. do. riva. D. Lei infatti dedica un pazzesco: Bisagno, a un R. No guardi, non c’è D. Andava a trovare la uno degli ultimi capitoli a certo punto, decide di viaggiare gombro. Da rimuovere, costasse fascismo che torni. Piuttosto, a morosa? ripercorrere il «carnaio» sopra il tettuccio di quell’auto- quel che costasse. E poi, come quel corteo, quello delle foibe, carro Fiat 666. Se lo immagina? spiegare le voci che si propaga- ho visto tornare dei personagR. Scendeva giù a valle in genovese. una parrocchia dove, d’accordo R. A Genova, in pochi gior- Con quelle strade, un viaggio rono immediatamente dopo la gi del G8 di Genova del 2001. col prete, prendeva la messa, si ni dopo la liberazione, furono lunghissimo. Forse voleva le- sua morte e cioè che fosse stato Quelli sono sempre pronti. continua a pag. 8 confessava, faceva la comunio- uccise per vendetta quasi 800 nire i sintomi di quell’avvele- ucciso, forse drogato sin dalla DI

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GOFFREDO PISTELLI


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Purtroppo viene svilito dal nomignolo dispregiativo che gli è stato incautamente affibbiato

L’inciucio diventerà inevitabile Per capire che cosa è, meglio parlare di coalizione DI

PRENDERÀ I VOTI DELLA BORGHESIA CHE MAI AVREBBE VOTATO A SINISTRA

GIANFRANCO MORRA

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enerosa e avventata, la Meloni non ci ha pensato due volte: una manifestazione contro l’inciucio. Sperava che i partner della destra avrebbero partecipato. Invece, ciccia. Un altro segno che la coalizione prevista vincente è unita nel chiedere i voti e divisa su come usarli. Ma, soprattutto, la presidente di Fd’I, che si è autocandidata alla carica di premier, mostra una abissale confusione di pensiero, confondendo due cose diversissime come la «grande coalizione» e il cosiddetto «inciucio». Parola misteriosa e allusiva, «inciucio» è nata a Napoli per indicare un intrigo nascosto, un compromesso disonesto, che viene tramato nell’ombra (come il «ciu-ciu» da cui deriva, ossia il pettegolezzo sottovoce). Che la politica se ne serva spesso è ovvio. Ma la coalizione è altra cosa. Essa è un accordo stipulato dal partito di maggioranza relativa, che non ha i numeri sufficienti per formare il governo. Come sta accadendo in Germania, paese dove la Grosse Koalition è di casa. Ogni sistema elettorale proporzionale deve contare su questa possibilità. Solo un sistema maggioritario (soprattutto se a due turni) la rende quasi sempre inutile. Noi italiani dovremmo saperlo bene: tutti i 66 governi che abbiamo avuto dal 1945 sono stati di coalizione. Prima formati dai sei partiti del Comitato di Liberazione, poi il centro-destra, difeso da De Gasperi anche quando la Dc avrebbe potuto fare un governo monocolore, infine il centro-sinistra. Non è mai stata una «Grosse Koalition» fra i due partiti maggiori: essi appartenevano a due mondi diversi, la Dc perennemente al governo e il Pci necessariamente escluso, anche per motivi geopolitici (il cosiddetto «bipartitismo imperfetto»). Sino allo sfascio del sistema dei partiti degli anni Novanta, che tuttavia non ha fatto nascere un bipolarismo, ma solo due coalizioni alternative. Berlusconi ha coalizzato il suo nuovo partito con la Lega e i postfascisti. La sinistra ha risposto con l’Ulivo e il Pd, formazioni plurime di tradizione e ideologia, più coalizioni che movimenti unitari. Tanto che cinque governi di destra o di sinistra sono stati fatti cadere proprio da qualcuno dei partiti coalizzati (Berlusconi nel 1995 e 2006, D’Alema nel 1989, Prodi nel 1998 e 2008). Anche gli ultimi governi, da Monti a Letta, da Renzi a

Meno male che Berlusconi è ancora in gioco DI

GIUSEPPE TURANI

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olti amici si attardano ancora a rovesciare su Silvio Berlusconi i consueti insulti: pregiudicato, Ruby, olgettine, ecc. Insomma, tutto il repertorio che lo ha portato a farsi espellere dal Parlamento. Ma sbagliano. Oggi il Cavaliere, a 81 anni, riveste una sua importanza strategica, da non sottovalutare: 1- La presenza della sua lista (alleata con gli impresentabili Matteo Salvini e Giorgia Meloni) servirà a impedire che i grillini possano andare in maggioranza già il 5 marzo. Forse Salvini tradirà, e ci proverà

Gentiloni, si sono retti in piedi con delle coalizioni, invero un po’ fantasiose. Dunque la coalizione non è inciucio, ma una forma di convergenza tra forze politiche rispettosa della democrazia. Naturalmente non è una soluzione perfetta, non manca dei suoi problemi, che in Italia sono certo più forti che altrove: più sono i partiti che la compongono, più difficili sono le convergenze; per avere un governo unito il premier è costretto a difficili mediazioni e concessioni; e tutto ciò può indebolire il governo e condurre al loro limite più grave, indicato dal Sartori: «i governi di coalizione prolungano la loro sopravvivenza non facendo niente; il vero problema non è la loro longevità, ma se ai governi è

a allearsi con Luigi Di Maio, ma non basterà. Di Maio, quindi, dovrà rimanere in panchina, in attesa di tempi migliori (invece sono in arrivo, per lui, i peggiori). Già questo rende simpatico il Cavaliere e le sue smargiassate in tv (è un abile venditore di se stesso). 2- La sua lista serve a intercettare il voto di quella borghesia di affari che mai, comunque, voterebbe per una formazione di sinistra. Serve, in poche parole, a tenere in ambito politico milioni di voti che magari si sarebbero rifugiati nella protesta grillina. Ma non basta. Il Cavaliere, forse perché ha cambiato consiglieri o anche perché, ogni tanto, ha dei

data capacità di governare. La stabilità non comporta necessariamente l’efficienza» (Ingegneria costituzionale comparata, Il Mulino, 1994). Tuttavia la Germania ha realizzato i suoi più grandi successi proprio con governi di coalizione. Dopo la caduta del Muro di Berlino, nel 1990 quello tra i cristiano-sociali di Kohl e il partito liberale ha riunificato la Germania, attraverso la difficile e rischiosa parificazione monetaria. E i tre della Merkel, che hanno sempre più accentuato l’importanza della Germania tra i paesi dell’Unione Europea, sono stati governi di coalizione, uno coi liberali e due con i socialisti (come dovrebbe essere il quarto, in fieri). Ma noi non siamo la Germania, ogni nazione ha la sua

colpi di genio, ha già dichiarato che in caso di impossibilità di fare un nuovo governo, si va a votare, e con la legge elettorale che c’è. Insomma, Paolo Gentiloni sta al suo posto e si va a rivotare. Nel frattempo si spera che la crisi 5 Stelle vada avanti e che al secondo giro vengano fortemente ridimensionati. Quindi, la linea del Cavaliere è: lasciamo al suo posto questo buon governo, e diamo tempo ai 5 Stelle per autoaffondarsi, con Di Maio sulla tolda e il tricolore che sventola alle sue spalle contro il cielo azzurro. E questa, non me ne vogliano gli amici anti-berlusconiani, è politica.

tradizione e il suo destino. E fino al 5 marzo nessuno di noi è in grado di prevedere cosa potrà accadere. Per ora i sondaggi più attendibili ritengono che l’esito del voto non consentirà a nessun partito o coalizione elettorale di formare un governo. E che, pertanto, due sole strade si aprono. La prima è quella, oggi gridata da tutti ma da ben pochi condivisa, di un ritorno al voto. Già, ma col sistema elettorale vigente c’è il rischio che non cambierebbe molto e ci si troverebbe di nuovo al punto di partenza. Gli eletti, poi, dovrebbero rifare una campagna elettorale, oggi tanto difficile e costosa. Chi glielo fa fare? Rimane, dunque, la difficile via di una coalizione, che consenta di formare un gover-

Uomini & business no nel momento in cui il vuoto di potere si tradurrebbe in danni irreparabili per il Paese. Come possa essere costituita la Koalition ce lo indicherà il voto degli italiani. Saremo capaci di mettere da parte asti e revanscismi, desideri di vendetta e punizione, moralismi e oltranzismi, cioè il clima mefitico in cui si sta svolgendo la campagna elettorale? Riusciremo a far prevalere le qualità della democrazia, concretezza e moderazione, ragionevolezza e utilità comune? Ovvio che non è cosa facile, ma neppure impossibile. Non sarebbe la prima volta che un popolo come il nostro, anche in momenti difficilissimi, abbia trovato la strada migliore. © Riproduzione riservata

SEGUE DA PAG. 7 D. E io torno al punto: serve provare a ricercare la verità? R. Ma le pare possibile che, nel 2018, continuiamo a raccontarci delle balle? La gente, inevitabilmente, ci ride dietro, non tollera ascoltare dei Dottor Dulcamara. D. Il ciarlatano dell’opera buffa di Donizetti. R. Certo. Guardi, se si va a fondo nella ricerca delle verità, la Resistenza, la guerra civile ci apre per quello che è, spogliata di orpelli retorici, insinuanti. Se si approfondisce, viene fuori che nessuna guerra è giusta, tutte le guerre sono ingiuste. Sono diventato un pacifista tranquillo. D. E quindi, il 4 marzo, per chi voterà? R. Ah, le do una notizia: non vado a votare. D. Come non va votare? Non ci credo. R. E perché dovrei andare a votare per questi cialtroni di partiti? Ma figuriamoci. Quelli più vergini di tutti, i grillini, promettevano quattrini per il fondo del microcredito, che poi non versavano. Mi pare che lo dissi proprio con lei: qui ci può salvare solo un generale dei Carabinieri. D. Sì lo disse in un’intervista, ma

quella del colpo di Stato mi pareva falsa, fasulla. E, da antifascista liberale, lo una boutade. voglio dire. A 82 anni, anzi se il buon Dio R. Ma cosa le pare di un Paese dove mi ci fa arrivare, il 1 ottobre di quest’anno un alunno sfregia con un coltello la sua saranno 83. Se sto zitto ora, quando parleinsegnante, dove un padre malmena un rò? Da morto, evocato da un medium? D. Come vorrebbe essere ricordato, professore solo perché ha rimproverato suo figlio? L’Italia avrebbe bisogno di esse- fra cent’anni? R. Ci pensavo re un po’ messa l’altro giorno, scorin riga, dia retta Coloro che a Macerata hanno rendo la mia rua me. inneggiato alle foibe sono i nipotini brica telefonica, diD. Però mi politici di quei partigiani comuniventata negli anni spieghi una enorme. È sfogliancosa, Pansa. La sti. Quelli che dicevano Bisagno dola che mi rendo sua tesi sulla è un rompicoglioni. Oggi non c’è conto di quanto laResistenza viefascismo che torni. Piuttosto, a quel voro sia passato. È ne pubblicata corteo, quello delle foibe, ho visto piena di gente che è nel ’67, il Santornare dei personaggi del G8 di sparita e, badi bene, gue dei vinti non è detto che sia arriva nel 2003: Genova del 2001. Quelli sì che sono morta. Spesso sono ci sono più di sempre pronti a ricominciare persone che hanno trent’anni in smesso di scrivere, mezzo. Perché di dire. Io la mia traccia l’ho lasciata, ma non se ne è occupato prima. R. Avevo un chiodo fisso, in testa: lavo- scrivo ancora. Scrivere è la mia assicurarare nei grandi giornali, ma ne ho scritto. zione contro la dimenticanza: non voglio essere dimenticato. Anzi, spero che mi Solo che ora… si ricordi con un gran rompicazzo. «Quel D. Solo che ora? R. Solo che ora mi sono stufato di que- rompicoglioni di Pansa». sto mito della sinistra, una delle tante twitter @pistelligoffr sinistre, che ci ha fatto vivere una storia © Riproduzione riservata


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