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Venerdì 6 Aprile 2018
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Il direttore di Il Mattino di Napoli analizza la pericolosa evoluzione della società occidentale
Verso la civiltà dei soli diritti La tendenza è stata ingigantita dalla comunicazione web D. Vuol dire che siamo sicurezza e, dall’altro, una in una fase simile? vera integrazione, da intenR. Diciamo che il parallelo uello di Alessandro dersi non come un diritto funziona, a partire dalla coBarbano è un libro che ma come l’obiettivo di una siddetta disintermediazione spiazza. Ci si aspetta, strategia che approdi a una del 2.0, che coincide con la fidalla riflessione di un cittadinanza fatta dei nostri nanziarizzazione delle grandi direttore di rango, come quel- valori. D. Non bastava lo Ius lo di Il Mattino di Napoli, uno cattedrali internettiane. La sguardo sull’Italia e sui suoi soli? massa internettiana ha molte R. No, no basta qualche ciproblemi, e pare di indovinare, abilità ma non ha la capacità clo scolastifin dal titolo, di assumere la responsabilità co, perché Troppi diritti morale delle sue azioni. In un si tratta di (Mondadori), certo senso è oggi come alloI partiti oggi possono un’acquisilo svolgimenra tabula rasa. Ma forse è già diventare sciami che zione valoto: l’Italia ha accaduto. si fanno e si disfano su riale delle dimenticato i D. Quando? internet con uno slogan. nostre redoveri. InsomR. Accadde forse anche Alessandro Barbano gole fonma, si crede quando Martin Lutero E i leader politici assodamentali. già di sapere, affisse le sue tesi a Wittenmigliano sempre più a Fatta salva cui tutto è indistinto in cui berg e grazie alla rivoluzione cosa questo blogger capaci di parole la libertà re- non ci sono più differenze. dei caratteri mobili di Gutleccese, classe fulminanti che chiamano ligiosa, ma Come le vacche del famo- tenberg, la Bibbia poté essere 1961, abbia a sé ma non spiegano gli usi e i co- so esempio di Hegel: tutte stampata in decine di migliaia scritto. Investumi, certo, nere, nella notte. ce ci si trova di copie. Fu facile convincere i non possono R. Così i partiti possono di- fedeli che non fosse più necesdavanti a 190 pagine dense di una riflessio- prevalere su alcuni cardini ventare sciami che si fanno e saria la mediazione del prete ne che è politica, giuridica e della nostra civiltà, come il ri- si disfano sul web con uno slo- per parlare con Dio. Anche filosofica insieme, su che cosa spetto e la parità delle donne, gan. Così i leader somigliano quella fu un’epifania della definisca un paese, cosa co- per fare un esempio. Sono con- sempre più tecnica non stituisca la politica, di quale cetti, questi, che possiamo dire, a blogger cagovernata, Prendiamo l’utero in afportata sia la crisi che stiamo forte e chiaro, senza smarrire paci di parole o governata fitto: la tecnologia offre la moderazione che li caratte- f u l m i n a n t i , attraversando. tardi. che chiamano Domanda. Direttore, di rizza. D. Al cenuna possibilità, il dirittiD. Be’, dal ’68 a oggi, di a sé ma non questi tempi scrivere che tro del suo smo la copre. E alcune godiamo di troppi diritti acqua ne è passata sotto i spiegano. In libro c’è un femministe cominciano a nessun altro è davvero impopolare. Il ponti. fenomeno pensare che, sì, in fondo, R. Sì, ma sono stati i figli di paese occidenvoto del 4 marzo, forteche lei chiaprodurre figli e venderli mente protestatario e an- molti protagonisti della Beat tale internet ma dirittipossa diventare un dirittipolitico. smo. Spiegeneration gli alfieri della rivo- è entrata con Risposta. È il momento di luzione internettiana, gli attori tanto ritardo ghiamo che to della donna essere netti ed efficaci, nella di un processo in cui la tecnica quanto in Itacos’è. chiarezza del messaggio senza apre nuovi spazi e i diritti cor- lia. In nessun R. È la ditrinunciare al contenuto di mo- rono a coprirli. E la rivoluzione altro paese occidentale internet tatura delle minoranze orgaavanza come un treno in corsa nizzate, se vogliamo l’eterogederazione del messaggio stes- dell’algoritmo… so. Prenda un tema di questi D. La rivoluzione dell’al- in una cristalleria, frantuman- nesi dei fini della democrazia, do vecchi e nuovi manufatti. giorni, come l’immigrazione. che punta alla tutela dei degoritmo? D. Dunque, sbaglia chi boli e finisce per diventare la D. Si riferisce allo sconfiR. È diventata il copione del namento francese a Bardo- declino della democrazia. Non dice che il web non ha poi dittatura dei deboli. Minorannecchia? produce liberazione, quanto tutto questo peso, in poli- ze che, attraverso l’uso dell’apR. Esattamente. Si sente nuova schiavitù: pensi all’idea tica? parato tecnologico, diventano R. Si sottovaluta un elemen- egemoni, imponendo il loro Matteo Salvini dire: «Espellia- di una comunicazione internetmo i diplomatici». Ora, uno che tiana gratuita e disintermedia- to fondamentale dell’opinione radicalismo alla società. È un si candida a essere premier di ta, e di un’utopia democratica, pubblica, che è insieme una pensiero che infiltra e ammala una democrazia centrale alla a essa sottesa, per cui ciascuno cosa molto complessa ma an- tutte le culture. costruzione europea e utilizza può accedere alla stanza dei che molto semplice. Tanto più D. Anche quella riformisemplice in sta? un fatto pur grave, frutto di un bottoni per un momenti di errore e abuso, non sappiamo processo di auR. Quel riformismo che riLe pare possibile transizione e nuncia a mettere in discussioancora, ma certamente opera todeterminache chi accede cambiamen- ne i diritti acquisiti e finisce per di burocrazie periferiche, per zione, spinta alla terza carica delto. Avvenne lo stringere un rapporto a perdere mettere in crisi i rapporti tra i dal consenso stesso anche con i penultimi a danno degli paesi fondatori dell’Europa, fa quantitativo lo Stato debba esibire nella seconda ultimi, alle forze antisistema riflettere... dei clic, preun’estetica della miserarivoluzione che usano il dirittismo come D. Non c’è moderazione, scindendo da bilità, che è cosa diversa industriale una clava contro le élite, cioè lei dice. qualunque dalla miseria perché di fine ’800, contro la delega che è l’essenza R. Un po’ come nelle altre forma di interessa assume un disvalore q u a n d o l e della democrazia. cose sull’immigrazione dette mediazione, di masse contanegli ultimi vent’anni, le più rappresentanD. Lei scrive che il diritsimbolico che svaluta dine affluiro- tismo fa breccia anche a improbabili. Da un lato: affon- za, di delega. la rappresentanza? no nei centri destra. diamoli, bruciamoli, spariamo D. Un’illuurbani, perai barconi. Dall’altro che sono sione? R. Certo. È la declinazione solo ricchezza, che dovremmo R. Sì, e dietro quest’illusio- dendo i filtri culturali, i vincoli egoistica dell’individualismo, fare dell’Italia un paese cosmo- ne oggi si scopre la crisi del di appartenenza con cui aveva- ed è il limite di quello che viepolita o che dovremmo farci ca- giornalismo, la pirateria dei no letto sin lì la realtà. ne chiamato ventennio berluD. Un disarticolamento di sconiano, in cui è passata l’idea rico del dolore del mondo. contenuti, la violazione della D. E invece? di una libertà dai confini e dai privacy, il dominio dell’opinio- equilibri secolari. R. Divennero massa, mol- contenuti indeterminati, ma R. Invece dovremmo dire, ne sulla verità, la falsificazione con chiarezza, che una coscien- di quest’ultima, fino al condi- titudini atomizzate, prive di sempre più ampi, in ragione del riferimenti valoriali. La loro bisogno e della convenienza. za solidale presuppone reali- zionamento elettorale. smo, che la solidarietà, come la D. Ma vale anche per la D. Nel suo libro c’è un coscienza era una tabula rasa, libertà, hanno anche nel limite passaggio molto evocati- sulla quale funzionava la teoria sinistra radicale? Il diritil loro contenuto. vo, quando dice che con di Pavlov: a ogni stimolo corri- tismo dell’ambiente, di chi D. E quindi? 32 milioni di utenti attivi, spondeva una risposta preve- dice no a tutto: dai gasdotti, R. Quindi ci deve essere una la Rete diventa la princi- dibile. Non a caso, su queste ai termovalorizzatori? politica di accoglienza che ga- pale forma narrativa della masse, nel ’900 attecchirono le R. La retorica dei diritti delrantisca, da un lato, la nostra democrazia. Una piazza in più feroci ideologie. la foca e dei licheni, l’antinduDI
GOFFREDO PISTELLI
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strialismo. E poi, di nuovo conio, c’è il dirittismo dell’antipolitica che coincide con l’umiliazione dello status e del rango della democrazia. D. Si riferisce alle rinunce all’indennità di funzione e all’auto blu, sbandierate dal neopresidente della camera, Raffaele Fico? R. Ma le pare possibile che, chi accede alla terza carico dello stato, e quindi debba rappresentare lo stile è il rango di un’istituzione in cui si specchia il paese, debba esibire un’estetica della miserabilità, che è cosa diversa dalla miseria, perché assume quasi un disvalore simbolico. Mi pare una demagogia spregevole, che umilia ulteriormente la politica e allontana i migliori da questa. D. Pare che questa estetica contagi anche la destra. R. Ci si consegnano uno a uno. Nel timore di venire scavalcati per così dire a sinistra. Così la democrazia diventa carta straccia. D. Che cosa può produrre il dirittismo? R. Prenda l’utero in affitto. La tecnologia apre una possibilità, il dirittismo la copre. E alcune femministe cominciano a pensare che sì, in fondo, produrre figli e venderli possa diventare un diritto della donna. D. Altre femministe si oppongono, pensando che si tratti di mercificazione. Nel libro, lei dà una spiegazione psiconalitica al dirittismo. R. Dico che il conflitto edipico, che segna anche il rapporto fra il cittadino e l’autorità, si supera con l’accettazione della norma. Oggi, nel dirittismo, assistiamo a una specie di scissione dell’io, che finisce per coincidere con un assemblaggio di diritti, anche gli uni in contrasto con gli altri, che non si rapportano ad alcuna istanza di verità e di etica civile, ma convivono in una sorta di indifferenziazione delle coscienze. D. Per esempio? R. Per esempio, il dirittista le spiegherà che i politici sono ladri, ma troverà normale non pagare le tasse. D. Il dirittismo, lei dice, illude anche con il divorzio dai saperi e dai poteri. R. È il tratto del nostro tempo, o un altro modo per raccontare la crisi della delega. Ed è un tratto molto italiano. Non ci piace la Repubblica platonica, le cui sorti sono affidate ai soli sapienti. E in fondo la democrazia non è solo governo dei sapienti. Ma non può neanche diventare dittatura degli ignoranti, azzeramento di una gerarchia dei saperi a cui corrisponda una responsabilità dei poteri. continua a pag. 10
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Venerdì 6 Aprile 2018
Chiara Appendino per salvare la maggioranza dovrà rinunciare alla candidatura di Torino
Olimpiadi addio, il M5s dice no Duro attacco al Coni. Le Dolomiti pronte a subentrare DI
CARLO VALENTINI
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n piede dentro e uno fuori. Il sindaco di Torino, Chiara Appendino, è impegnata in un complicato equilibrio. Da un lato vorrebbe cavalcare l’opportunità delle Olimpiadi (invernali, 2026) dall’altro non riesce a farle digerire ai grillini che fecero la campagna elettorale giurando che non vi sarebbero stati eventi di questo tipo (la politica dei No) e poi c’è l’esempio di Virginia Raggi che bocciò la possibilità di organizzare a Roma le più prestigiose olimpiadi estive (del 2024). Tanto che per tentare di ricompattare i pentastellati ha dovuto inventarsi un «intanto proviamo poi decidiamo», cioè un singolare atteggiamento che da un lato dà il via alla complessa e costosa macchina della candidatura ma riservandosi poi di ritirarsi dopo la discussione sul piano di fattibilità, che al contrario dovrebbe essere la premessa di ogni sforzo. La vicenda delle Olimpiadi di Torino rischia di finire nel caos e il governatore del Veneto, Luca Zaia, si sta strofinando le mani perché dopo la protesta per l’esclusione delle Dolomiti vede ora la possibilità di un concreto ripescaggio. Il fatto è che l’Appendino non ha in consiglio comunale la maggioranza necessaria per garantire a Torino il grande evento sportivo. La consigliera Deborah Montalbano è uscita dalla maggioranza (vedi ItaliaOggi del 31 marzo) e il suo voto contro si aggiunge a quello di altri cinque consiglieri grillini schierati sul fronte antiolimpico. Per fare naufragare il progetto uno di questi consiglieri comunali, Damiano Carretto, (è presidente della Commissione urbanistica) ha lanciato su Facebook una crociata contro il Coni, cioè l’organismo che dovrebbe promuovere la candidatura torinese. Ovvero è come darsi la zappa sui piedi. Ma si tratta di un gesto meditato e i piedi sono quelli dell’Appendino. «La regina è nuda», dice l’ala oltranzista del movimento, «senza di noi non va da nessuna parte». Neppure l’endorsement di Beppe Grillo, che dopo avere fatto fuoco e fiamme contro le Olimpiadi a Roma aveva riempito il suo blog di apprezzamenti per i giochi invernali a Torino, è riuscito a convincere i refrattari. Il colpo di Carretto sui social è di quelli che lasciano il segno poiché vengono addirittura reclamate le dimissioni del presidente del Coni, proprio colui che aveva stretto il patto con l’Appendino: «Giovanni Malagò e il Coni dimostrano tutta la loro inadeguatezza. Uno dei motivi per cui sono contrario alla candidatura di Torino (ma in generale dell’Italia) per
le Olimpiadi è il ruolo del Coni. Davvero vogliamo far organizzare un evento a un ente guidato da un personaggio ambiguo come Malagò? Un personaggio capace, a quanto si legge sui media, di spendere milioni di euro per la non-candidatura di Roma 2024? Un personaggio al vertice del comitato promotore capace di generare nel 2009 il disastro dei Mondiali di nuoto della Capitale?... Da una parte Milano, che col sindaco Beppe Sala forse pone meno paletti sulla gestione economica dell’evento (vedi il pessimo precedente di Expo), dall’altra Torino che però con il M5s pone i giusti vincoli...». La conclusione del consigliere è: «Mi aspetto le dimissioni immediate di Malagò e una revisione dei vertici del Coni, ente che negli anni ha dimostrato in molti casi di non essere in grado di fare gli interessi dello sport italiano. Nessuna ipotesi di candidatura può essere presa in considerazione senza un immediato ricambio ai vertici del Coni». Parole lontane anni luce rispetto alla voglia di Olimpiadi dell’Appendino, che ha detto: «Prendo atto, con soddisfazione, della lettera del Coni, che permetterà a Torino di accedere alla fase di dialogo con il Comitato olimpico internazionale…». Un altro attacco sotterraneo all’Appendino arriva con un documento che oltre a quella di Carretto porta la firma della consigliera Maura Poli e la condivisione di altri tre esponenti della maggioranza grillina, Daniela Albano, Viviana Ferrero e Marina Pollicino. L’inizio è tutto un programma: «La sindaca ci ha detto più volte che la candidatura ci sarà solo a certe condizioni, che però non sono mai
SEGUE DA PAG. 9 prattutto del prossimo governo, alla D. Lei ha una formazione giuridica, formazione del quale Sergio Mattarella e in questo libro parla molto anche di sta lavorando. giustizia e di giustizialismo. R. Sarà interessante capire cosa accadrà. R. Il dirittismo è una frustrazione civile. Sulla giustizia, sulle politiche fiscali, sulla Invidia la democrazia e le sue differenze. distribuzione della ricchezza fra le generaOppone le pretese alla capacità di questa di zioni, penso ai diritti acquisiti, sul rapporto selezionare la qualità, i ruoli, il rango. Il dirittra diritti e tecnica, si può misurare quanto tismo odia il potere. Nega la legittimità delle ci si allontani o ci si avvicistrutture giuridiche, storiche ni da una democrazia libee politiche su cui il potere si È vero che la democrarale. Temi con cui dovranno fonda. Per combatterle dispozia non è solo il governo fare i conti quanti saranno ne in Italia di uno strumento indotti o tentati di fare una eccezionale: il giustizialismo. dei sapienti: ma non può maggioranza con la Lega o Il giustizialismo ha trasforneanche diventare la con il Movimento 5 stelle. mato la giustizia italiana in dittatura degli ignoranti, Penso che chi abbia a cuore una forza totalitaria che ignoazzerando una gerarchia le sorti di una democrazia ra di essere diventata, di tutti di saperi a cui corrisponliberale debba riflette bene i poteri, il più arbitrario. de una responsabilità prima di stringere certe alD. Una giustizia irriforleanze. mabile, lei scrive. dei poteri D. Nell’Italia del diritR. Nessuno è riuscito a rifortismo, l’informazione demarla. Non Silvio Berlusconi, clina, lei scrive ancora. ma anche la sinistra riformista dell’ultimo R. Prevale il modello del talk show, l’estemgoverno ha fallito, anzi ha assecondato con poraneità, la chiacchiera da salotto, nessul’aumento della prescrizione, con le norme sul na contraddizione viene evidenziata. Così i nuovo processo penale e sul nuovo codice antimedia rischiano di diventare strumenti di mafia lo slittamento verso il giustizialismo. falsificazione. D. Un tema che resta all’ordine del twitter @pistelligoffr giorno del nuovo parlamento, ma sostate poste da chi tra di noi è favorevole. Per questo abbiamo deciso di porle noi. Pur rimanendo fortemente contrari e credendo che di Olimpiadi a Torino non si dovrebbe nemmeno discutere ci rendiamo conto che soggetti istituzionali non stanno spingendo da settimane per la candidatura e quindi abbiamo elaborato un modello alternativo». E giù con una serie di dieci richieste che rappresentano un muro probabilmente invalicabile per ottenere le Olimpiadi. Oltre alle dimissioni di Malagò si chiedono 500 milioni di euro alla città per il disturbo da parte del Comitato olimpico internazionale, l’acquisto delle
piste da bob e dei trampolini da parte dello stesso Comitato, la ripubblicizzazione immediata della società dell’acqua, e così via. Commenta Piero Fassino, il Pd sconfitto dall’Appendino nella corsa a sindaco: «Hanno tuonato per anni contro le Olimpiadi dipingendole come uno spreco, tanto che alcuni continuano a farlo ancora oggi, per poi convincersi, o fingere di farlo, che sono un evento importante e proporle come rimedio all’immobilismo in cui hanno precipitato la città». Per l’Appendino è un terremoto. Da un lato i sindaci (e i cittadini) delle valli olimpiche non vogliono lasciarsi sfuggi-
re il business e presenteranno in consiglio metropolitano un documento per l’adesione ufficiale al progetto. Tra essi vi è anche il sindaco 5stelle di Pinerolo, Luca Salvai, che ha scritto a Malagò per ribadire che quelle montagne ci sono, a fianco di Torino. La sindaca si ritroverà quindi tra l’incudine e il martello, la mediazione faticosamente raggiunte all’interno del movimento non regge più. Scontenterà i primi cittadini delle valli, con la frantumazione della città metropolitana oppure volterà le spalle ai suoi supporter col rischio di perdere la maggioranza in Comune? Twitter: @cavalent
RILASCIATO DALLA CURIA AL COSTO DI 50 EURO PER SCATTARE IMMAGINI A MATRIMONI E BATTESIMI
Un patentino obbligatorio per le foto in chiesa La Diocesi di Prato vuole tutelare i professionisti dai fotografi occasionali DI
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GAETANO COSTA
n patentino per i fotografi. Con un corso obbligatorio da frequentare prima di ricevere l’abilitazione della curia per scattare immagini o girare filmati durante le celebrazioni. La diocesi di Prato, in Toscana, ha varato un nuovo regolamento per l’affidamento dei servizi fotografici e video nel corso di matrimoni, battesimi, comunioni e messe in genere. Tra i punti salienti c’è il divieto di scattare fotografie quando il parroco chiede il raccoglimento e durante la preghiera eucaristica. La vera novità, però, riguarda la patente che la curia pratese, in collaborazione con Confartigianato e Cna, rilascerà solo ai professionisti per tutelarli ed evitare la partecipazione alle funzioni dei fotografi occasionali. «L’abilitazione», si
legge sul sito della diocesi di Prato, «sarà riconosciuta a quei professionisti che parteciperanno al corso di due lezioni che si terrà a Palazzo vescovile l’11 e il 18 aprile alle 21. Le due lezioni in programma prevedono: la prima una breve introduzione alla liturgia dei sacramenti, e sarà curata dal canonico Luciano Pelagatti, direttore dell’ufficio liturgico diocesano. Il secondo incontro sarà tenuto da monsignor Nedo Mannucci e dall’ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, e si parlerà delle indicazioni e delle norme pratiche da applicare all’interno dei luoghi di culto. Sarà inoltre presentato il nuovo regolamento diocesano». Il decalogo, prima di comunioni e cresime, prevede una riunione tra i genitori, il parroco e il fotografo accreditato. La Diocesi specifica come possano «partecipare al corso tutti i fotografi e cineoperatori
professionisti con partita Iva e gli operatori e collaboratori accreditati in uno studio fotografico. La partecipazione è soggetta a iscrizione da effettuare entro il 9 aprile. Il costo è di 50 euro a persona e il tesserino rilasciato avrà una validità di quattro anni». Secondo la curia, sono stati gli stessi fotografi professionisti a chiedere un regolamento ben preciso per l’applicazione dei comportamenti da tenere durante le varie celebrazioni. «Pensiamo sia giusto garantire il lavoro dei professionisti che svolgono la loro attività a norma di legge», ha detto al Corriere Fiorentino monsignor Mannucci. «Al tempo stesso, vogliamo ribadire che è necessario rispettare le norme liturgiche e di comportamento atte a garantire un buon servizio durante le celebrazioni». Il precedente regolamento risaliva al 1985 e molti fotografi ne richiedevano un aggiornamento.