Intervista a Claudio Sabelli Fioretti, ItaliaOggi 31 agosto 2016

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Claudio Sabelli Fioretti: sono i re del web. Non leggono niente e non guardano neanche la tv

Il pallino va agli scervellati Vivono in un mondo loro che non si mischia al nostro R. Secondo me molto dipende dal pec- il premier non tuitta soltanto, fa anche le dirette Facebook risponcato originale dell’anonimato. D. Il fatto che molti se ne facciano dendo. Come lei. a che vacanza in montaR. Che uno diventi una conferenza schermo? gna, macché Lavarone, R. Esatto. Unito alla grande libertà stampa perenne lo trovo un tantino sono in onda dal 1 di che è offerta da questi mezzi. Il combi- populista. Guardi cosa è diventato questo mese». Complice nato disposto porta qualcuno ad avere Maurizio Gasparri che fa due tweet l’agosto vacanziero, l’intervista a Clauuna sensazione di onnipotenza. E inve- al minuto. dio Sabelli Fioretti (Vetralla, 1944), D. E poi s’arrabbia, e a volte mance uno non può dire: «Goffredo Pistelli inizia con una piccola gaffe: il princida a quel paese... è uno stronzo». pe dell’intervista (La Stampa, Sette), R. Beh, per quello ha ragione, poveriD. Vorrei vedere... poi star radiofonica, con Un giorno da R. No dico, non è solo questione di no: lo offendono e lui non ci sta. L’unico pecora, è tornato al microfono con Me educazione: uno non può dire quel che che non usa i social è Massimo D’AleAnziano You Tuber, in onda dal lunedì ma: credo che consideri la cosa un po’ vuole solo perché c’ha un nickname. al venerdì su Radio2 dalle 10,30 al 12. D. A volte c’è chi ne fa un uso de- da deficienti. Eppure... L’anziano è lui e lo youtuber, ossia un D. Eppure? liberato della mistificazione: giorni protagonista di YouTube, è Claudio Di Claudio Sabelli Fioretti R. Eppure lui, a un certo punto, disfa è comparso un cartello che atBiagio, che, con Non aprite questo tubo, taccava Matteo Renzi perché ave- se che non avrebbe più parlato coi giorha più di 200mila iscritti. va messo l’ex-terrorista alla guida nali ma che sarebbe andato solo in tv, I due raccontano il magico mondo del pelloni e comunisti!». D. Qualcuno ne ha osservato? mega-sito dedicato ai video, cantandodella Protezione civile. dove non c’era modo di mistificarne il R. Ora sono sotto gli occhi di tutti. ne le «magnifiche sorti e progressive», R. Sì, perché poi s’è trasferito qui so- discorso. ma anche segnalandone l’insopporta- Parlo Greta Menchi, che ha incontra- pra il vecchio effetto «l’ho sentito in tv», D. Era l’epoca delle jene dattiloto anche Papa Fran- per cui se uno vede passare una cosa, grafe e del Malox. bile vuotezza. Un modo cesco, Cleo Toms che la prende per oro colato e la condivide per parlare di socialR. Di fatto è rimasto lì in televisioGreta Menchi ha già ha pubblicato anche un o la rituitta. Basta un click, un cazzo ne. network e del suo lato libro con Mondadori, o di click! - mi scusi eh - ma prima, per oscuro e un po’ violento, D. Non vorrei incitarla a fare diincontrato persino come Sofia Viscar- scrivere una lettera al giornale, ci vole- scorsi da Anziano: ma non trova grazie all’epiteto coniail Papa e viene edita di, autrice di Segrate vano un paio d’ore. Oggi, click, e rilanci che sia passato più di un secolo to da Enrico Mentada Mondadori. È il anche lei, che è stata nell’universo modo. A volte senza pen- fra il mondo dei social e un certo na: «Webete». trionfo del vuoto. I suoi pure intervistata da sarci. Però sul terremoto... Domanda. Come giornalismo? libri sono come quelli Giulio Giorello per si trova l’Anziano D. Sul terremoto? R. La velocità è pazda colorare che si danla Lettura del Corriere. immerso nei video, R. Si è visto anche zesca. D’altronde non Lorenzo Ostuni di BorLui pareva che parlas- il bello della rete, una anche un po’ pazzi, è passato tanto temno ai bimbi di 3-4 anni. se con Elsa Morante, grande mobilitazione di YouTube? po da quando andavo garo Torinese (Torino) Ma è anche un po’ come lei che fosse appena di solidarietà. Risposta. Realizza da Roma a Milano, in spiega, con Favij, la Lega nel 1992: non uscita dalla Scuola di d’avere una certa età, D. Ha ragione. auto, con mia madre, e i giochi elettronici se la cagava nessuno Francoforte. ossia scopre che ci sono Senta Sabelli, ma ci mettevamo, quando a milioni di persone. e poi ha conquistato il D. Il mondo alla lei mi pare divenpersone che non fanno andava bene, un po’ Guadagna così tanto Nord d‘Italia rovescia. come me e lei... tato molto esperto meno di una giornata, che, fra un pò, si comR. Del valore c’è. I a livello digitale o D. Ossia? commentando: «Stasocial sono una espor- sbaglio? R. Ossia torniamo volta abbiamo battuto pra lui il Corriere della dal lavoro, mangiamo, guardiamo la tv, tazione democrazia, prima la comuniR. Ma no, ma no. Io tutti i record». Quanto sera. Alcuni, a 16 anni, cazione era in mano a pochi: i network, sto un po’ su Facebook, andiamo a dormire. alle mie interviste, rimettono su una start up i quotidiani, le tv, le radio, gli editori. E mi sono appassionato D. Loro che cosa fanno, Sabelli? cordo quanta fatica coe guadagnano più di lei, R. Loro la tv non la guardano mai e non facevano entrare nessuno. Per farlo alla funzione «live». stasse sbobinarle. Oggi me e mezza redazione non leggono neppure i giornali, guar- dovevi comprare le sigarette ai redattori D. Ossia le dirette fa tutto il computer. di ItaliaOggi dano il pc o al massimo l’iPad, anzi il anziani per anni e poi, forse, diventavi video. D. Sabelli, non tablet se lo portano a letto. E guardano abusivo. Questi ci fregano: fanno quello R. A sera, un po’ prile pare che questo che vogliono senza chiedere a nessuno, ma di mezzanotte, in cose diverse da noi, eh. mondo del web, non con mezzi tecnici, elementari e poco pigiama, commento i fatti della giorna- sia manipolabile a piacimento dal D. I video di YouTube. R. Bravo. Quello è un mondo alieno, costosi. Alcuni a 16-17 anni si sono co- ta, in dialogo con un po’ di amici. Specu- Grande Fratello di turno? ci trova di tutto, dalla gastronomia al struiti le loro piccole start-up e guada- larmente a quello che Nicola Porro fa R. A me pare che i potenti non possaviaggio, a quelli che insegnano a truc- gniamo più di me, lei e mezza redazione alla mattina, con la sua rassegna stam- no far niente. Anzi, sono dovuti entrare carsi, ai tutorial su ogni cosa, ai gamer. di ItaliaOggi messi assieme. pa. Ma quanto lavoro fa? E chi glielo anche loro nel web, coi loro giornali. D. Ma come contenuti, cosa glie- fa fare? Poi conosco poco Twitter, non Prendiamo uno degli azionisti del CorSa chi sono i gamer? so cosa sia Instagram, riere, come si chiama il banchiere? D. Avendo anche un figlio 12enne, ne pare? R. È il trionfo del figurarsi Snapchat. Ho D. Giovanni Bazoli, ma stava con ahimé sì: sono quelli che giocano a Sofia Viscardi, anch’essa il vecchio blog. Cairo, Sabelli, non ha detto d’essevideogiochi e insegnano a giocare, vuoto, per la maggior D. Quello con le re un cairota? con commenti variamente spiritosi. parte. I libri della Menautrice Mondadori, è chi sono come quelli da interviste. DovrebR. Sì, ha ragione. Un potente qualR. Tipo Favij. stata intervistata persino bero farlo patrimo- siasi, oggi, prendiamo Sergio MarD. Lorenzo Ostuni di Borgaro To- colorare che si danno ai da Giulio Giorello per nio dell’umanità. chionne. Chiunque stia nell’editoria rinese (Torino) che spiega i giochi bimbi di 3-4 anni quelLa lettura, supplemento li di Favij, sono pieni di R. Parleremo con fa attingere direttamente dai social, elettronici a 3 milioni di persone. culturale del Corriel’Unesco ma, per dirle, anche se oggi un po’ meno che nel pasR. Favij guadagna così tanto che fra «fregnetti», di fotograre della sera. Giorello a volte faccio confusio- sato. Mi pare d’essere tornati a quando, un po’ si compra lui il Corriere della fiette, di scritturine, insomma infantili. ne con le email. anni fa, gli editori misero in piedi la free Sera. sembrava che parlasse D. Però vincono D. Non ci credo. press, firmando la propria condanna a D. Perché Urbano Cairo non le con Elsa Morante e lei si loro e questo è un R. È così. Una vol- morte. Ecco una cosa bella di questi va bene? atteggiava come se fosse ta, volevo inoltrare la youtuber... R. No, anzi, mi va benissimo, sono dato. Che effetto le appena uscita dalla mail di un certo avD. Una cosa bella degli youtucairota ante-marcia, era per dire che fa? Scuola di Francoforte R. Noto che molti vocato a mia moglie, ber? questi, ridendo e scherzando, fanno i non se ne sono neppuchiosando su quanto R. È che non comprano più le sisoldi. fosse stronzo. garette a nessuno ma anzi, aspettaD. Che idea se ne è fatto, seguen- re ancora accorti. Un D. E che successe? no che gli editori vadano da loro a doli e parlandone col suo co-con- po’ come la Lega nel 1992: non se la cagava nessuno e poi ha conquistato il R. Che la mandai anche a lui. E non chiedere. Il parricidio è completato, duttore? come si dice in psicanalisi. Resta la R. Sono personaggi singolari, vivono Nord. Questi li ignoriamo e ci tolgono ne fu contento. D. Immagino. Ma della politica delusione... in un mondo loro che non si mischia il pane di bocca e scoperanno le nostre 2.0 che ne pensa? D. La delusione? mai col nostro. Però è anche un mondo donne (ride). D. Allarghiamo lo sguardo, SabelR. Nooo, sbagliato. Un politico doR. Di vedere questa conquista che ti costringe a fare i conti con le tue li. È di queste ore la polemica di vrebber avere un rapporto serio con oggettiva sprecata a cazzo di cane convinzioni. Enrico Mentana contro una certa l’elettorato, parlare in parlamento, con ma lei scriva in un modo diverso, mi D. Vale a dire? R. A volte, dinnanzi a certo cazzeggio, idiozia violenta sui social. Lui ha le conferenze stampa, coi comizi, mica in raccomando! - nella superficialità, sbrocco un po’ e mi sento immediata- dato del «webete» a un tizio che di- 140 caratteri, scherziamo? Ha comincia- senza l’afflato dell’approfondimento. mente mio padre e la sua generazione, ceva scempiaggini. Lei cosa pensa to Renzi e sono andati tutti dietro. D. È la disintermediazione: ma quelli che ci urlavano addosso: «Voi, ca- di questo lato oscuro della rete? continua a pagina 8 DI

GOFFREDO PISTELLI

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Hanno infatti già lasciato il partito che li ha fatti eleggere ben 18 deputati e 19 senatori

Se ne è andato il 23% degli M5s Anime in pena, alla sbando, alla ricerca di un approdo DI

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CESARE MAFFI

iciotto deputati e 19 senatori. Sono i numeri dei parlamentari grillini che, dall’avvio della legislatura in poi, hanno lasciato il M5s per approdare nei più diversi lidi. Rappresentano quasi il 4% del Parlamento e ben il 23% degli eletti pentastellati. Se avessero avuto un minimo di esperienza e preparazione politica, avrebbero potuto costituire, purché rimasti insieme, una rispettabile formazione parlamentare e tentare un grillismo dissidente. Hanno provato, senza farcela. Impossibile generare un M5s bis, un movimento pentastellato senza Beppe Grillo. Fra l’altro, gli eletti grillini la pensano davvero sulla base dell’uno vale uno: c’è ben poco che li unifichi, come prospettive politiche. Si era visto fin dall’inizio, con i tormenti di chi voleva aprire al Pd: era una minoranza, ampiamente sostenuta dai mezzi d’informazione, che la vedevano come strumento per il centro-destra nelle larghe intese. L’incapacità di collegarsi è confermata dai tentativi di costituire componenti autonome nel gruppo misto. Si dissolse presto il Gruppo Azione Popolare, non prima di aver mutato nome in Gruppo Azione Partecipazione popolare. Poco più di un anno durò a palazzo Madama la componente Italia lavori in corso, mentre rimane in vita (una senatrice, Laura Bignami) Movimento X. Come

si vede, non manca la fantasia nell’ideare sigle. A Montecitorio ha una decina di aderenti Alternativa libera-Possibile, che accomuna cinque ex pentastellati (Massimo Artini, Marco Baldassarre, Eleonora Bechis, Samuele Segoni e Tancredi Turso) e cinque seguaci di Pippo Civati. Un buon numero di deputati (Alessandro Furnari, Vincenza Labriola, Ivan Catalano, Cristian Iannuzzi, Mara Mucci e Aris Prodani) e di senatori (Marino Mastrangeli, Maria Mussini, Cristina De Pietro, Ivana Simeoni, Giuseppe Vacciano e Serenella Fucksia) stanno nei gruppi misti senza aver aderito o formato alcuna componente: per dirla in linguaggio politico transalpino, sono senza etichetta. La sinistra pura, rappresentata da Sinistra italianaSel, ha attratto a sé Adriano Zaccagnini alla Camera e Fabrizio Bocchino e Francesco Campanella al Senato. L’antico partito di Antonio Di Pietro, Italia dei valori, privo di eletti è tornato al Senato rastrellando ben tre ex grillini: Alessandra Bencini, Maurizio Romani e Francesco Molinari. Tre sono gli eletti pentastellati di Montecitorio intruppati in Gal (Grandi autonomie libertà, gruppo prevalentemente vicino al centro-destra): Paola De Pin, Monica Casaletto e Bartolomeo Pepe. Altri due sono approdati nel gruppo per le Autonomie, schierato nel centro-sinistra: Lorenzo Batti-

SEGUE DA PAGINA 7 Questi non leggono libri, strumenti per difenderci. Il giornali, neanche quelli onweb è il mondo, non la sua Il web diffonde democraline, non guardano la tv, si interpretazione. E quindi ci zia. Prima c’erano giornutrono di un interscambio sono anche qui malfattori, nali, tv, radio editori. Non superficiale, pieno di errori ladri, maniaci sessuali. Se faceva entrare nessuno. Per e sciocchezze. Non a caso avessi un figlio piccolo, non farlo, dovevi comprare le sisono nate qui le sciee chice lo lascerei solo davanti garette ai redattori anziani miche... al pc o allo schermo di uno D. E il chip nella smartphone. per anni e poi, forse, divennuca... D. Prima si faceva tavi abusivo. Adesso, questi R. Perfetto. I vaccini che così, coi cartoni e la tv. del web, fanno quello che fanno venire l’autismo. R. Sì e non era una granvogliono senza chiedere il D. Lo vede che la made cosa, ammettiamolo. Ma permesso a nessuno nipolazione è dietro l’andiciamo che era un rischio golo? contenuto. E non dico solo R. Però siamo stati semper il sesso o cosa, ma per pre manipolati, diciamo la verità. Si dice che la totale deficienza di alcuni, totalmente manle Br lo fossero, lo sono gli ultrà, da 3-4 laz- canti di cervello. Il pericolo sono loro. zaroni. Oggi, grazie alla rete, abbiamo più © Riproduzione riservata sta e Luis Alberto Orellana. Con la maggioranza di governo stanno le senatrici Adele Gambaro (fra i verdiniani di Ala) e Fabiola Anitori (in Area popolare Ncd-Udc). Un solo eletto grillino è finito a destra: Walter Rizzetto, aderente a Fd’It, mentre ben cinque suoi colleghi deputati sono entrati nel Pd: Alessio Tacconi, Paola Pinna, Tommaso Currò, Sebastiano Barbanti e Gessica Rostellato. In totale i 37 parlamentari sono quindi finiti nei gruppi misti, senza adesione specifica (6 dep. e 6 sen.), nel Pd (5 dep.), in Alternativa libera (5 dep.), in Sel (1 dep., 2 sen.), nell’Idv (3 sen.), in Gal (3 sen.), nelle Autonomie (2 sen.), nei Fd’It (1 dep.),

in Ala (1 sen.), in Ap (1 sen.) e nel Movimento X (1 sen.). La rielezione si prospetta, per molti o forse per quasi tutti, un bel problema, perché si tratta di personaggi senza alcun pacchetto di voti, tutt’al più apprezzati (alcuni) per il lavoro svolto in commissione e in aula, ma non in grado di attrarre seguito elettorale. Spesso sono anime in pena, allo sbando politico, alla ricerca di un approdo. Sperimentati i fasti politici che prima contestavano, desidererebbero quasi tutti rinverdirli, ma la loro incertezza politica li condanna sovente in partenza. L’elenco prima riportato del destino dei cani sciolti ex pentastellati riporta infatti solo l’approdo odierno, sovente

giunto dopo faticose giravolte. Citiamo il caso, davvero limite, del senatore Pepe. Eletto nel M5s, passato presto nel gruppo misto, ha aderito prima a Italia lavori in corso, poi a Movimento X, successivamente è diventato l’unico senatore per la Federazione dei verdi. Lasciato il misto, è passato in Gal, ma ha serbato la sigla verde, facendo aggiungere Federazione dei verdi alla denominazione del gruppo. All’evidenza insoddisfatto del mondo ecologista, ha prima rappresentato il poco noto Movimento base Italia e, da ultimo, l’altrettanto sconosciuto Movimento politico Libertas, a volta a volta facendo mutare la denominazione ufficiale del gruppo Gal.

IN CONTROLUCE

I fanatici non hanno paura dei fanatici di segno contrario (anzi) ma soltanto di coloro che ne ridicolizzano le idee: sono micidiali DI

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DIEGO GABUTTI

oiché «la pesantezza» e la gravità, come scriveva Anthony Ashley-Cooper, Conte di Shaftesbury, nella sua Lettera sul fanatismo, sono «gl’ingredienti essenziali dell’impostura», sarà la leggerezza della satira e dell’umorismo a salvarci. A una visione «laterale», che fruga nelle ombre dell’impostura ideologica e religiosa, non sfugge quel che appariva con chiarezza a Jorge Luis Borges in pieno Ventesimo secolo, finora il peggiore mai toccato all’umanità, cioè che «a dispetto dei patiboli e delle forche, a dispetto del revolver nazista e del rogo inquisitoriale e, a dispetto dei delitti che una secolare diligenza tesaurizza, l’antisemitismo non si salva dall’essere ridicolo». Vale per ogni forma di fanatismo, come ci hanno insegnato, pagando di persona, i redattori di Charlie Hebdo. Non la finiamo più di vantare la nostra tolleranza, che sarà sempre meglio dell’intolleranza, d’accordo, ma che non è affatto una cosa poi così

buona né così bella, o così sportiva. Si è tolleranti, infatti, con chi si giudica in errore, come l’Islam con gl’infedeli che pagano le tasse, o i cattolici con i protestanti, e viceversa, una volta capito che ci sono eresie inestirpabili con le armi e che tanto vale rassegnarsi agli svarioni religiosi (e politici). Ma da quando «salvare anime», scrive Shaftesbury, «è diventata la passione eroica degli spiriti esaltati e in qualche modo la principale preoccupazione del magistrato e il vero e proprio fine del governo», la tolleranza non basta più, e bisogna ricorrere alle armi pesanti, le stesse imbracciate a suo tempo da Voltaire, da Jonathan Swift e dal Conte di Shaftesbury: l’ironia, lo sberleffo, la derisione, la philosophie. Non c’è causa trascendente che a lungo andare possa efficacemente opporsi al ridicolo. È infatti «la maniera malinconica di trattare la religione a renderla così tragica e a far sì ch’essa dia luogo realmente a così cupe tragedie in questo mondo». Per questo i fanatici «preferiscono che le loro imposture siano attaccate con la peggior acredine e violenza, piut-

tosto che accarezzate con l’ironia e l’irriverenza. Sanno benissimo che le opinioni più ridicole sono tenute in piedi dalla solennità» e che le pratiche più dissennate, dal politically correct al jihadismo, «possono essere dissipate soltanto dall’irriverenza, da un modo di pensare meno serio e più lieve». Non c’è che continuare a écrasez l’infâme: il pregiudizio, cioè «l’ira» ideologica, il fanatismo che, «esalta una folla e la manda fuori di sé, specie quando si tratta di religione. In questi casi persino gli sguardi sono infetti. La furia passa di volto in volto: chi vede l’infezione, ne rimane vittima». Non ci può essere «rispetto» per le idee (e per le pratiche) del fanatico. Dobbiamo combatterle. Naturalmente c’è anche una tolleranza buona, che è tollerante senza contropartite, non perché incarna a sua volta una posizione estrema ma perché pensa che le idee balorde sulla natura del mondo e sulla condizione umana abbiano lo stesso diritto d’esistere delle idee sensate. Ma funziona, questo tipo di tolleranza, solo finché si misura con opinioni bislacche ma disarmate, colti-

vaty da fanatici pacifici, che non tentano d’assaltare il Palazzo d’Inverno né indossano cinture esplosive. Altrimenti, predicando la comprensione sociologica per i tiranni e gli assassini, anche la tolleranza diventa un’idea ridicola. Come quando David Bidussi, che firma l’introduzione alla Lettera sul fanatismo, spiega che la radicalizzazione islamista delle banlieues «non è estranea all’incapacità dell’Occidente di mantenere la promessa di miglioramento». Si potrebbe attribuire alla stessa causa ogni sorta d’effetto: certe serate uggiose, i terremoti, l’aumento del prezzo del camembert, l’infedeltà coniugale, la pioggia proprio nel giorno del picnic. Secondo Fritz Leiber, grande scrittore di fantascienza, «con la teoria del complotto si può spiegare ogni cosa, anche l’origine dell’universo». Idem con «l’incapacità dell’Occidente di mantenere la promessa di miglioramento». Anthony Shaftesbury, Lettera sul fanatismo, Chiarelettere 2016, pp. 80, 8,00€, ePub 5,99€


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