Primo Piano - Marzo 2021

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politica

Marcello Rossi

QUANDO CANTAVAMO BANDIERA ROSSA IL PCI A CORREGGIO, UN FORTE LEGAME DI POPOLO

Venti giorni prima del Congresso socialista di Livorno da cui nasce il PCI, a Correggio la sera del 31 dicembre 1920, Agostino Zaccarelli e Mario Gasparini, due giovani socialisti, vengono assassinati da squadristi fascisti provenienti da Carpi. Inizia così, nella nostra terra, la guerra civile del fascismo contro il Partito socialista e le sue organizzazioni sociali e civili. Quanto accade poi a Livorno nel gennaio 1921 e la mancata comprensione del pericolo fascista da parte dell'Amministrazione comunale e del Partito socialista di Correggio determina il passaggio, soprattutto dei giovani, al nascente Partito comunista, visto e vissuto come il principale antagonista del fascismo. È il battesimo del PCI: il ruolo avuto nella Resistenza e nella lotta contro la dittatura nazifascista. Un battesimo di sangue. I comunisti sono stati, infatti, i più attivi oppositori contro il fascismo e i primi fautori dell'orga-

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nizzazione partigiana nella nostra terra. A livello nazionale, su 4.671 condannati dal Tribunale speciale, ben 4.030 erano comunisti. In questa lunga azione di lotta clandestina che consisteva nella diffusione di volantini, in azioni di sabotaggio, fino all'organizzazione paramilitare delle brigate combattenti, si sono costruiti i rapporti con la gente, con gli operai, i contadini, le donne, i giovani. Tante le case di latitanza nelle nostre campagne, riparo e riferimento sicuro per i partigiani così come la tipografia clandestina di Canolo nell'abitazione dei fratelli Pinotti. Si creava un legame forte tra i comunisti e l'ambiente sociale e civile, basato sulla volontà di costruire un mondo diverso, libero, in cui superare la miseria e l'ingiustizia. La resistenza al fascismo e la guerra di liberazione rovesciano così, qui e durevolmente, i rapporti di forza tra PCI e PSI, conferendo ai comunisti l'immagine di rappresentanza di quei valori.

Germano Nicolini, riferendosi al dopoguerra, mi disse in un'intervista: «agli occhi della gente minuta io continuavo ad essere "il diavolo" della clandestinità, il comandante partigiano vicino ai poveri, l'uomo che nei momenti difficili non rifiuta di darti una mano». Nel 1946 Nicolini diventerà Sindaco di Correggio, votato anche da alcuni consiglieri dell'opposizione democristiana. Nel momento in cui i comunisti emiliani assumono il governo delle città, a partire dal dopoguerra, l'esperienza politica del passato fa scuola. Sale in cattedra il socialismo riformista di Camillo Prampolini che, in particolare nella provincia di Reggio Emilia, aveva sviluppato un importante tessuto associativo basato sui mezzadri alleati degli operai, sulla rete delle cooperative, delle camere del lavoro, sulla conquista dei municipi. Il PCI è stato capace, negli anni, di andare oltre quell'esperienza riformista mediante una politica che, pur muovendo dalla necessità di difendere e promuovere le condizioni di vita dei lavoratori, puntava a garantire la crescita dei ceti medi produttivi e delle piccole e medie imprese. Nel settembre 1946 proprio a Reggio, Palmiro Togliatti pronunciò il discorso "Ceto medio ed Emilia rossa" sulla necessità di un solido rapporto con i ceti medi. È la genesi del cosiddetto "modello

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