Primo Piano - Marzo 2021

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sanità

Maria Paparo

NOI QUI CI SENTIAMO AL SICURO

VOCI DALLA RESIDENZA PER ANZIANI "LE ROBINIE"

Il Covid ha fatto emergere con forza la nostra condizione di fragilità, ha colpito tutti ma non in ugual modo poiché diverse erano le condizioni di partenza. Ci siamo riscoperti nella nostra condizione di esseri sociali, il contatto e le relazioni sono divenuti veri e propri bisogni primari. Coloro che sono più deboli, anziani, malati o affetti da disabilità, oltre a essere stati talvolta colpiti in prima persona dalla malattia, hanno purtroppo sofferto molto a causa del distanziamento e dell’isolamento sociale. Le Case Protette (oggi Residenze per Anziani ndr) hanno affrontato e stanno affrontando un periodo particolarmente complesso, anche con riflessi mediatici, sia dal punto di vista sanitario e clinico-gestionale, sia soprattutto perché la vita di tutti i giorni è stata stravolta. Queste strutture rappresentano per gli anziani che le abitano e per i loro cari una nuova dimensione di vita, nella quale non solo ricevono cura e assistenza sanitaria ma soprattutto possono tenere vive le proprie capacità sociali e relazionali residue,

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sentendosi al contempo meno soli. Non vogliamo affrontare oggi tutto ciò che non ha funzionato, le carenze, le difficoltà; sarà necessario in seguito riflettere sul sistema dei servizi alla persona come li conoscevamo prima della pandemia. Oggi però vorremo dare voce a chi ha vissuto questo ultimo anno in trincea: abbiamo incontrato e intervistato gli operatori, gli ospiti e i familiari de “Le Robinie”, residenza gestita dalla Cooperativa Sociale Ambra di Reggio Emilia, in parte accreditata e in parte privata. Mauro è ospite della struttura da quattro anni, dopo un lungo ricovero ospedaliero e un intervento di amputazione delle mani e delle gambe, insieme ai figli ha scelto le Robinie: ha iniziato a lavorare a 16 anni da Goldoni ed è rimasto in azienda per oltre 30 anni, fino alla pensione; 3 figli, la passione per la musica. Una volta in pensione si è dedicato al volontariato: faceva il catechista e il volontario in un circolo sociale e culturale. «Ho avuto una bella vita, non rimpiango nulla, solo di non aver seguito la mia passione per la musica» sottolinea

tradendo un filo d’emozione. «Io qui mi trovo bene - aggiunge Mauro - ho bisogno di assistenza e aiuto in tutto, e il personale mi supporta. Cosa è cambiato con il Covid? Fino ad oggi, non abbiamo avuto problemi in questa struttura, abbiamo vissuto con attenzione, il personale indossa e ha sempre indossato la mascherina però non possiamo più uscire e incontrare i nostri cari, possiamo solo farlo con il tablet e attraverso il vetro, ma non è la stessa cosa. A volte ci annoiamo un po’ perché

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