Zombie Holocaust numero 2

Page 1


Editoriale Tante, troppe cose sono accadute nei pochi mesi che sepa-

rano il primo numero da questo secondo parto, la scomparsa di mio padre, l'aumento di lavoro, l'incazzatura cronica per i mille progetti abortiti dopo qualche settimana....ma nonostante tutto eccomi di nuovo qui, e se sto scrivendo queste parole, vuol dire che qualcosa di buono di cui parlare c'è!!! Un nuovo numero che rappresenta ancora una volta un piccolo passo avanti verso la definitiva maturazione, si, anche per le fanzine si può parlare di progressione, sia per quel che concerne l'impaginazione, che per le band intervistate, con un occhio particolare, come al solito, per la scena musicale nostrana che, non a caso, forma il novanta per cento della sezione interviste. C'è da migliorare sicuramente la parte legata alle recensioni, poche, lo so e magari redatte pure male, ma da solo di più non riesco a fare, eppoi i dischi che vorrei comprare non sono mai abbastanza e, come al solito, di materiale promozionale qui non se ne vede tantissimo. Ed anche per questo che voglio ringraziare tutte le band che hanno inviato il loro materiale come Merciless Attack, Dinamite, Inner Hate, Nuclear Aggressor che hanno avuto fiducia nel sottoscritto. Inoltre mi preme ringraziare Marco Duretto e Clandestine, la conferma di come tangibile di come, a volte, il campanilismo può e deve essere abbattuto, Vale, Max, Steo ed Homicide Haggridden, Felix e Brain Dead, Guido, Stefano e Ben dei Wotan, Saverio e Concret Block, Anna e Merendine, Piero e Dinamite, Claudio e Jester Beast, Max e Planar Evil, Fabio e Nuclear Aggressor, gli Expired, Eric, Ian e Black Propaganda, Mirco e Nerocapra, Dave e Restless Breed, Danny e Demolition Saint, Andrea e Sofisticator, Martina ed Enforces, Chris, Edmund ed Egil dei Critical Solution, e te che stai leggendo questo numero...ci si legge fra 3 mesi... Per consigli, insulti e materiale promozionale (ok, scherzavo) Beppe Diana Via E.Salgari, 2 10082 Cuorgè (To) – Italy hardnheavy@email.it

In qursnnnnnnnnnfff



Avere l'onore di potersi occupare degli abruzzesi Wotan significa tornare a parlare di una formazione che è entrata di diritto nella storia della scena metal tricolore, e dalla porta principale, ed il venire a sapere che, molti dei musicisti che facevano parte di quella compagine, non hanno perso lo smalto che li contraddistingueva, è per noi, umili afecionados di certe sonorità, un valido motivo per continuare ad andare avanti in questo nostra sorta di percorso a ritroso. Artefici di ben cinque demo tape, traguardo per l'epoca davvero molto ambizioso, la compagine con base operativa in quel di Pescara, seppe mettere in mostra una vera e propria escalation compositiva, che la portò dallo speed metal, dai toni epici, degli esordi, verso un death metal tecnico, come dimostrato sul demo "Inner Monstrosity" che, invece di sancire la definitiva consacrazione dei nostri, ne decretò mestamente la fine. Nelle parole e nei ricordi degli artefici dell'epoca, le vicissitudini di una band veramente tutta da riscoprire, per cui...... Ciao ragazzi e grazie del tempo che ci state dedicando, partiamo dalla prima domanda, come ed in che occasione decideste di unire le vostre forze all'interno di una band, e come mai decideste di affibbiarvi il nome del dio Wotan? C'era qualcuno di voi che aveva delle correlazioni con i miti nordici? Eravate a conoscenza delle altre due band italiane con lo stesso nome? STEFANO: Ciao Beppe. Dunque, credo fosse il 1987. Io e il nostro primo cantante Massimo D'Onofrio, con il quale avevo formato un duo hard rock prog, decidemmo di dar vita ad un vero e proprio gruppo metal per poter suonare anche dal

vivo. Più tardi si aggiunsero a noi il batterista Leo Di Carlo e il bassista Angelo Cipollone. Circa un anno dopo scegliemmo di potenziare il nostro sound passando da una a due chitarre, e fu il turno di Guido D'Agostino. A quel punto la formazione era al completo e partì la nostra storia vera e propria con il primo demo e i primi concerti. Amavamo molto i Manowar e le tematiche epiche quindi ci venne in mente quel nome e ci sembro' adatto, senza ulteriori motivazioni e senza sapere dell'esistenza di altre band con lo stesso nome. Senti Guido, quando nacque in voi l'esigenza di uscire allo scoperto registrando un lavoro composto da brani inediti? Che ricordi hai delle sessioni di registrazione di “Welcome to the Asgard”? Qual'era lo spirito che si respirava in studio all'epoca? GUIDO: Innanzitutto il primo lavoro non lo registrammo in studio, ma nella nostra sala prove con mezzi di vera emergenza e con un quattro piste se non erro... Non era facile registrare live tutti insieme, se qualcuno sbagliava si doveva ricominciare tutto da capo, non come oggi dove molto gruppi falsificano le registrazioni con il computer.... Avevamo 5 pezzi pronti e decidemmo di fare la nostra prima vera registrazione...ti devo dire che si respirava un'aria completamente diversa rispetto ad oggi. Nonostante il lavoro d'artwork e le liriche incentrate su tematiche epiche, il vostro sound era più orientato verso un heavy metal d'assalto dagli intrecci speed, dico bene? STEFANO: Certo! Erano i tempi dei primi Metallica, Anthrax, Slayer ecc. a livello di sound li amavamo ed erano il nostro modello sonoro...si', alla fine era un epic speed metal con suoni thrash Stefano, i credits ti citano come principale

autore dell'aspetto lirico, ci puoi parlare di brani come “Warrior Revenge” e “Silver Blade”? STEFANO: Si' all'inizio i testi li scriveco io, diciamo che me la cavavo un po' meglio del primo cantante con l'inglese haha! I testi iniziali parlavano di storie fantasy, di guerrieri, combattimenti, vendette ecc. compresi naturalmente quei due che hai citato nella tua domanda. Perfetto, quindi, con l'aggiunta di Ivan Camplone al basso e Leo di Carlo alla batteria, solo dodici mesi più tardi esce "When the God destroys", espediente questo che mi fa comprendere quanto l'affiatamento all'interno della band avesse raggiunto un buon livello, a proposito che fine ha fatto il vostro primo vocalist Massimo D'Onofrio? Avete più avuto modo di incontrarlo da allora? STEFANO: Guarda, siamo rimasti amici, il suo abbandono era legato solo a motivi di studio e altri impegni, non ci sono mai stati problemi a livello musicale e personale, lui pur lasciando il gruppo nel 90 e' rimasto sempre uno dei nostri, un amico. Quindi come hai ricordato ha partecipato al nostro ultimo demo del 93 componendo e suonando l'intro con le tastiere, da sempre il suo principale strumento. GUIDO: aggiungo che Massimo ha registrato nel gennaio 2013 insieme al nostro successivo cantante Ben varie parti di voci sul cd “Enemy at the gates” della mia attuale band Thy Gate Beyond che in qualche modo ripercorre il genere dei Wotan... diciamo una continuazione speed thrash!!! Come mai optaste per una nuova versione di “Die Revive Destroy”? La prima non vi piaceva o non ne eravate soddisfatti? STEFANO: ri-registrammo anche "Human Sacrifice". Semplicemente perche' erano le nostre due canzoni preferite ed essendo state registrate sul primo demo casalingo, pensammo di reinserirle


sul secondo demo registrato in studio perche' meritavano secondo noi una registrazione migliore. Con l'uscita di “When the god destroys”, nasce la vostra collaborazione con Alessandro Di Martino il quale, da qui in poi, si occuperà delle copertine dei vostri lavori. Se non ricordo male, lo stesso Alessandro oltre a frequentare il liceo artistico di Pescara, era anche un discreto batterista... BEN: Conoscevo e stimavo Alessandro quale grafico perchè aveva disegnato, in puro stile Marvel, la copertina dell'unico demo degli Havok, la mia prima band, e poi quello degli Empire (mio secondo progetto). Fu naturale presentarlo agli altri per realizzare le successive copertine... poi Alessandro curò pure l'artwork per il primo vinile del nostro amico e conterraneo The Black. Oggi vive in Brianza e ho potuto riabbracciarlo durante uno show della mia band attuale, i Prime Target, che tenemmo dalle sue parti! Ufficialmente tu entri in azione sul terzo lavoro “Slaves of Hate” del 1991, demo tape che porta con se dei cambiamenti, e non solo a livello di line up ufficiale, in che modo fosti contattato dal resto della band? Come ti trovasti a fronteggiare un branco di pazzi scatenati tu che eri più stagionato e con esperienze artistiche alle spalle di una certa rilevanza? BEN: No no, fu tutto naturale perchè ci conoscevamo da tempo, Wotan ed Empire dividevano la stessa sala prove, dunque una volta andato via Massimo e scioltisi gli Empire (il cui chitarrista Marco Palumbaro raggiunse Guido nei Thy Gate Beyond dopo la fine dell'avventura Wotan...tutto in famiglia!) fu assolutamente logico far convergere le ns strade. Ancora oggi ci incontriamo spesso, io e Stefano siamo stati ospiti nell'ultimo lavoro dei Thy Gate Beyond di Guido che contiene una vera chicca: un brano dei Wotan (Horror Paradise), mai registrato prima, che è stato appositamente riarrangiato e cantato a due voci da me e da Massimo D'Onofrio...una bomba! Il timbro del nuovo arrivato affondava le sue radici nell'allora sgorgante fonte del thrash metal a stelle e strisce, o per meglio dire la cara e vecchia bay area, e che richiamava ambientazioni tanto care ad mostri sacri come Megadeath e Metallica, vi siete ritrovati in questa sorta di comparazione stilistica, ed in generale, quali erano allora le influenze artistiche presenti all'interno dei Wotan? BEN: Già, col mio ingresso il sound dei Wotan diviene decisamente bay area, ricordo che passavamo ore a casa di Stefano ad ascoltare i gruppi dell’epoca, su tutti Exodus, Violence e Testament oltre Anthrax e Stayer…un po’ meno quelli da te citati Quanto era difficile per una band come la vostra, arrivare da una città che, seppur d'importanza storica, a livello puramente hard n'heavy era totalmente decentrata dalla scena musicale che contava? STEFANO: si' certo era molto difficile e chissa' se non fu proprio quello il principale motivo della nostra mancata ascesa definitiva verso qualche label importante. Eravamo molto conosciuti in zona e

anche fuori, ma alla fine siamo rimasti sempre nella nicchia. sempre nell'underground. Guardando molti degli scatti pubblicati sul profilo della band, mi pare di capire che avevate una saletta per le prove tutta vostra, è veramente così? BEN: Si si, ti confermo quanto detto, non c'erano sale specializzate e quindi ne affittammo una che attrezzammo come nostro "covo"! STEFANO: Erano i tempi dei garage e degli scantinati, o ce l'avevi sotto casa o te li affittavano a due soldi in zone di campagna, come nel caso nostro. Il tutto era piu' grezzo ma sicuramente piu' affascinate e suggestivo perche' ti creavi un ambiente su misura per te, lo insonorizzavi con i cartoni delle uova ecc… insomma diventava casa tua. GUIDO: …tanti ricordi passati in quella sala prove che all'epoca dividevamo con gli Empire, diciamo che ci passavamo varie ore ogni settimana tra prove, spuntini, cene, registrazioni...bei tempi!!! Qual'era all'epoca l'impatto live della band? Avevate ideato delle trovate sceniche per shockare il vostro pubblico? BEN: L’impatto era potente, ci piaceva aggredire il pubblico e al pubblico piaceva essere violentato dai nostri suoni! Nessuna trovata scenica, al più qualche corsettina sul palco alla manera degli Anthrax…allora c’era il fisico! Poco dopo la registrazione del quarto demo la formazione viene nuovamente rivoluzionata, e con una line up a 4 elementi, registrate “Inner Monstrosity”, che in pochi conoscono, e che vi vede alle prese con un death metal di classico stampo floridiano, come mai questa scelta così drastica? STEFANO: Siamo stati sempre molto istintivi e facevamo quello che ci piaceva fare, e si, in quel periodo eravamo influenzati molto dalla scena death. Questa tendenza gia' si percepiva con il precedente "Spectral existence" con il quale dal thrash bay area tipo Exodus/Vio-lence passammo a sonorita' piu' thrash death (Sepultura, Sadus), quindi con il successivo ed ultimo “Inner Monstrosity” continuammo semplicemente a dirigerci ancor di piu' verso qelle sonorita' assumendo caratteristiche tipicamente death metal. GUIDO: Purtroppo quel lavoro non mi piacque molto per via del cantante troppo monocorde... Invece dal punto di vista prettamente musicale lo ritengo un ottimo prodotto thrash death.... A questo punto Guido raggiunge i Condanna, e i Wotan continuano con una line up a tre elementi ancora per poco tempo, poi lo scioglimento e l'inizio di altri progetti...parlatecene STEFANO: Beh a quel punto eravamo alla fine, formazione a tre con Massimiliano Violante alla voce e al basso come su “Inner monstrosity”, io alla chitarra e Leo Di Carlo alla batteria. Quando Leo (membro fondatore superstite oltre al sottoscritto) abbandonò per motivi di lavoro e famigliari, decidemmo che il capitolo Wotan era da chiudere serenamente e che ognuno doveva proseguire per la propria strada. GUIDO: Appunto per una questione di punti di vista, infatti il cantante non era in linea per i miei gusti e decisi di abbandonare e da li a qualche giorno i Wotan si sciolsero purtrop-

po....io raggiunsi i Condanna soltanto nel 98 quindi dopo 5 anni.... BEN: Io nel 1999 diedi vita ai Prime Target con altri musicisti locali. All'inizio proseguivamo quel discorso thrash lasciato secondo me incompiuto con "Slaves of hate", poi un chitarrista andò via e inserimmo un tastierista. Il suono si fece più prog come testimonia il ns EP “Lycantropia” del 2005, successivamente col fulllenght “Throwback” del 2009 ci indirizzammo decisamente verso il metal mitteleuropeo (NDH, industrial) e il nuovo album di imminente uscita (si chiamerà “Heartbeat”) ne è piena espressione, vedrete! Da “Welcome....” ad oggi, com'è cambiato il vostro modo di rapportarvi alla musica suonata e concepita? STEFANO: Per quanto mi riguarda nel concetto base non e' cambiato molto. Cambiano gli stili, ma l'attitudine, la fede nell'underground, il rifiuto e la resistenza al mainstream sono identici. Da allora ho avuto altri gruppi fino al mio gruppo attuale hardcore che sono gli Straight Opposition. ma la mia mentalita' non e' mai cambiata e per me e' questa la cosa la cosa piu' importante. GUIDO: Non lo dico per presunzione ma nel mio piccolo forse sono rimasto il piu coerente ed infatti adesso suono un genere molto simile ai nostri primi lavori dei Wotan fino a “Slaves of hate”. BEN: Beh ti confermo quanto sopra anticipato, per me è importante avere sonorità sempre attuali, cura dei suoni e delle liriche per atmosfere coinvolgenti che sappiano anche sorprendere l'ascoltatore, l'obiettivo è un metal pesante e dinamico ma anche più maturo nelle composizioni e negli arrangiamenti. Per me fare musica – parlo di metal ovvio - signi fica anche sapersi rinnovare. Credo comunque che i veri figli dei Wotan siano i Thy Gate Beyond di Guido, l’approccio è assolutamente il medesimo, ma se vi capita ascoltate anche Straight Opposition e Prime Target! Avete mai pensato che, se foste nati in un paese diverso dal nostro, le possibilità per la band sarebbero state realmente altre? STEFANO: Certo . l'ho sempre pensato e lo pensero' sempre! GUIDO: Rimane il rimpianto per una mancata reunion…mah... Ok ragazzi, siamo veramente alla fine, volete fare un saluto ai nostri lettori? STEFANO: ciao e grazie a tutti voi! rimanete sempre nell'underground! GUIDO: Un saluto a tutti e un ringraziamento a te per averci dato questa possibilita' di intervista e di ricordi ....thrash til' death!!! BEN: Sono davvero grato a Beppe per avermi dato la possibilità di parlare e ricordare i bei momenti trascorsi nei Wotan, sapere che oggi essi sono una sorta di cult band mi inorgoglisce.


“First hate to the world” più che un titolo un grido di battaglia pronunciato con tutto il fiato in gola dagli Inner Hate, nuova ed interessante realtà musicale proveniente dal bacino musicale siciliano, che nel loro debutto ufficiale, riescono a mettere in chiaro le velleità artistiche di un combo che, nonostante debba lottare contro la mancanza di infrastrutture e locali dove potersi esprimere in sede live, mostra già di avere le carte per poter puntare in alto.....

magari si preferisce andare all’estero o al nord a vedere i gruppi e non dietro casa. Di conseguenza si fa più fatica a creare più manifestazioni di quante già non ne abbiamo e a valorizzare il territorio. L'artwork del vostro ep pur se semplice e, diciamolo, abbastanza rozzo, esprime al meglio il vostro approccio musicale, qual'è il tuo pensiero? L’artwork è ciò che mi è venuto in mente fin da subito… da quando ho finito la composizione dei pezzi. Rick Costantino ha fatto un lavoro eccezionale rappresentando in maniera perfetta ciò che stava nella mia mente e pur essendo semplice, come hai ben detto, esprime al meglio tutto il “concept” dell’EP.

Ciao Daniel, benvenuto sulle nostre pagine, partire subito chiedendoti qual'è lo stato di salute attuale degli Inner Hate, state pianificando delle date live in supporto a “First hate to the world”? Ciao Beppe, ti ringrazio intanto per il supporto che dai alle band underground e ti dico subito che gli Inner Hate sono in piena salute! L’aspetto live per noi è molto importante e stiamo lavorando sodo per promuovere l’EP dal vivo. Abbiamo già fissato delle date qui in Sicilia e altre ne seguiranno sperando anche di poter portare la nostra musica fuori dal nostro territorio. Com'è nata l'idea di inserire come intro di “Kill your mind” un cameo tratto dalla trasposizione cinematografica di “1984”? Beh… diciamo che quel pezzo tratto dal film racchiude in poche frasi l’essenza del brano. E’ stata un’associazione abbastanza semplice ma comunque studiata.. In “Kill your mind” ho voluto esprimere la condizione in cui si trova la nostra società in questo momento.. Non ragioniamo più con la nostra testa.. E’ corrotta da quello che ci viene propinato dai media, ed è per questo che non riusciremo mai a reagire a questa situazione… “immagina uno stivale che calpesta un volto umano in eterno..” Potenza, velocità d'esecuzione, ma anche tecnica e, se vogliamo, anche un tocco di melodia, credo proprio che la vostra musica sia il risultato della perfetta antitesi di questi elementi, quindi mi piacerebbe capire se, quando scrivete i vostri brani, tenete sempre conto di questo equilibrio, oppure lasciate che l'ispirazione non abbia limiti?? Sicuramente sono quattro elementi importanti per noi e cerchiamo al meglio di inserirli nei nostri brani. Non seguiamo degli schemi nella composizione… anzi cerchiamo di rendere i nostri pezzi più particolari possibile, senza porre dei limiti alla nostra musica. Non ci piace essere etichettati, credo sia questo il nostro punto di forza. Infatti ascoltando tutte le tracce del disco, credo che abbiate dato tutto di voi stessi, mettendo in risalto un'evoluzione stilistica che ha premiato la vostra caparbietà e il vostro amore per certe sonorità bay area, ti trovi d'accordo con me? Credo che ognuno di noi porti dentro la band le proprie influenze e le proprie attitudini. Questo primo EP è frutto di un duro lavoro cominciato mesi fa in cui abbiamo messo tutta la nostra passione per la musica. Sicuramente le sonorità che hai citato sono molto presenti, ma come già detto

prima lo stile che seguiamo è quello degli Inner Hate. Quanto tempo avete passato fra registrazione e mixing finale dei brani?..c'è qualche simpatico aneddoto capitatovi in studio che puoi raccontarci? Abbiamo cominciato le registrazioni intorno alla fine di giugno e le abbiamo concluse a fine agosto. Tra mixing e mastering circa una decina di giorni. È stato abbastanza stressante ascoltare per ore ed ore e per giorni sempre le stesse parti, gli stessi riff… ma ne è valsa la pena. Te ne potrei raccontare tanti di episodi. Uno in particolare riguarda proprio la registrazione di “The Holy Massacre”. Dopo varie birre e varie registrazioni di questo pezzo ci siamo accorti soltanto in un secondo momento di aver allungato una parte del pezzo che non avevamo programmato! Solo in fase di mixing ci siamo accorti dell’errore e ancora oggi in sala prove quando suoniamo questa parte ridiamo di questo episodio. A parte quelle pecuniarie, quali sono state le difficoltà che avete dovuto affrontare prima della pubblicazione del cd?...ed in definitiva, potete ritenervi soddisfatti del prodotto finito? Fortunatamente oltre a quelle non abbiamo avuto grossi problemi. Abbiamo lavorato con persone molto disponibili e professionali e questo sicuramente ha fatto si che le cose andassero avanti senza incontrare ostacoli. Considerando le nostre disponibilità sia monetarie che di strumentazione (è stato tutto registrato in sala prove) siamo molto soddisfatti del risultato. Dai suoni all’artwork non possiamo di certo lamentarci. Da qualche anno a questa parte la scena isolana sembra aver preso veramente il volo rispetto agli anni passati, molteplici formazioni come la vostra hanno preso il coraggio e sono uscite allo scoperto, ma soprattutto, dopo i primi tentennamenti, si sono organizzate manifestazioni di una certa entità come il Sicily metalcamp, credi veramente che qualcosa stia cambiando? Credo che le cose stiano tornando come anni fa. Si organizzano più festival o comunque concerti di un certo livello. Credo si sia ripreso il coraggio di fare le cose per passione. Da qui anche la formazione di molte band valide che credono in quello che fanno. Però siamo ben lontani dalle possibilità che si hanno in altre parti d’Italia o all’estero anche perché qui in Sicilia la mentalità è un po’ chiusa e

Di solito si dice che il primo demo è una sorta di raccolta del materiale che una band ha prodotto in passato, cosa puoi dirci invece delle nuove composizioni che avete in mente di inserire all’interno del vostro ipotetico secondo parto discografico? Il suono che avete tracciato, seguirà le orme del vecchio repertorio della band, o vi siete in qualche modo incattiviti? Dopo l’uscita di “First Hate To The World” non ci siamo fermati. Siamo a lavoro sui nuovi pezzi che faranno parte del nostro primo full lenght. L’impronta della band non sarà stravolta ma sicuramente ci saranno molte novità…non voglio anticipare nulla. La nostra rabbia non si è placata…saremo più violenti e carichi che mai. Essere giovani oggi ed avere pochi soldi a disposizione, ti porta a dover far fronte ad un eterno dilemma, spendere i tuoi pochi risparmi cercando di acquistare dell’ottima musica, per poi non doverti pentire in seconda battuta, puoi spiegare ad un giovane appassionato i motivi per i quali dovrebbe comprare il vostro disco… In questo periodo bisogna saper gestire i pochi spiccioli che si hanno, soprattutto quando si è giovani. Questo disco se pur di poche tracce è pieno di passione e di rabbia nello stesso tempo. Se volete avere una scarica di thrash bello incazzato e diretto ... supportateci! Comprate il nostro EP! Non ve ne pentirete! Ci faresti il nome di altre quattro o cinque formazioni sui quali dovremmo puntare il nostro interesse? Seguo molto la scena italiana e ti dico che in Italia abbiamo un sacco di band valide che magari sono conosciute più all’estero che qui. Bisogna cambiare la mentalità italiana ed apprezzare quello che abbiamo. Detto ciò mi sento di nominare alcune band della mia terra: Heretical (Black Metal - Caltanissetta), Thrash Bombz (Thrash Metal – Agrigento), Krigere Wolf (Thrash-Black Metal – Catania) Carboncoke (Heavy-Thrash – Messina). Qual è il tuo sogno per più ricorrente per quel che concerne gli Inner Hate? Cosa ci dobbiamo aspettare dalla band in futuro? Speriamo di poter portare la nostra musica in ogni parte del mondo e ad alti livelli e magari collaborare con qualche band di grande spessore. Tutto ciò non è impossibile, basta crederci e lavorare sodo. L’unica certezza che abbiamo per il futuro è la pubblicazione del nostro primo album a cui stiamo già lavorando, per il resto ci affidiamo al fato! Stay Metal!


Calabria terra di grandi tradizioni musicali soprattutto in ambito thrash metal, i seminali Headcrasher o agli indomiti Glacial Fear ne sono la classica testimonianza, ed ora i Dinamite che, nel loro piccolo, sembrano raccogliere il testimone lasciato da quelle due splendide realtà sopracitate, e grazie ad al primo demo autoprodotto, riescono a dimostrare, più con i fatti che con le parole, di riuscire ad amalgamare all'interno di un unico tessuto sonoro, reminiscenze musicali che si trovano a volte agli antipodi, imbastendo intrecci thrash metal, richiami classici ed aperture, se vogliamo, propriamente progressive. Ciao Michele e grazie per il tempo che ci stai volendo dedicare, partiamo subito con il piede sull'acceleratore, come sta procedendo l'attività di promozione in questi giorni di relativa stasi mediatica? Ciao Beppe, innanzitutto grazie a te per la disponibilità che ci hai dato, cercheremo di rispondere a tutte le tue domande sia in senso serio che alquanto ironico come piace anche a noi. Beh che dire, tu sei stato il primo sinora che si è fatto audacemente avanti nel proporre questa intervista a noi, come gruppo giovanissimo della scena underground metal italiana. Per quanto riguarda l’attività di promozione, che definiremo più come autopromozione, in quanto non siamo sotto contratto con nessuna etichetta, procede abbastanza bene, attualmente localizzato nella nostra regione (Calabria) grazie a serate live, per la presentazione del nostro Demo, in seguito, a livello più ampio, punteremo al web. Il vostro è il classico debutto che riesce ad amalgamare all'interno di un unico tessuto sonoro, reminiscenze musicali che si trovano a volte agli antipodi, non a caso episodi come “The Mirror”, mettono in evidenza le velleità di una formazione che sa anche osare e che riesce a spingersi oltre i confini prestabiliti, inglobando stilemi musicali che arrivano addirittura dal progressive, ce ne puoi parlare? Riguardo l’amalgama siamo d’accordo, in riferimento alle varie influenze che ci caratterizzano, ognuno di noi singolarmente, ha trovato presto riscontro nelle idee collettive durante la composizione dei brani in sala, che hanno rivelato, in seconda battuta, un buon affiatamento, un'amalgama ben solida dal punto di vista musicale. Per quanto riguarda l’azzardo che hai fatto citando alcune nostre influenze con il prog, ti ringraziamo davvero tanto, ma non ci sentiamo cultori o comunque così preparati da avvicinarci a questo genere. Comunque accettiamo ogni tipo di percezione soggettiva e questa cosa ci spiazza e ci lusinga un po’ allo stesso tempo.

Leggendo i titoli dei brani legati a "Dinamite" mi sembra di capire che ci sia un sottile filo conduttore che li lega in maniera univoca, dico bene?..visto che ci siamo, potresti fare una piccola disamina dei testi di ogni singolo brano? (Andrea) Dici bene Beppe, ci sarebbe da scrivere davvero tanto. I nostri testi sono legati da un preciso filo conduttore che sostanzialmente lega tutti i brani dal primo, che hai potuto ascoltare (The mirror) fino all’ultimo di chiusura (Mind barricades). Sono contrassegnati tutti da un comune denominatore che è definito da un disagio generale

che è dilagante nella società odierna che, per carità, è un problema vecchio quanto il mondo, ma crediamo che oggigiorno sia ulteriormente peggiorato. The mirror rispecchia, scusa il gioco di parole con il titolo del brano, una confusione di identità della classica persona media, ossia l’essere in un modo ma apparire in un altro. E’ ciò che in sostanza la nostra società odierna di merda ci impone e questo concetto trova ancora più forza nel secondo brano appunto Shit society. Proseguendo comunque spaziamo in caldi argomenti, toccando temi molto cari alla stragrande maggioranza delle persone nel mondo, ossia la religione ed in particolare verso la figura di bianco vestito

che domina i cervelli, il Papa. E qui entra appunto Evil wears white, il male veste di bianco, per carità, non diamo nessun messaggio satanico, ma è un testo che descrive il ruolo che un'istituzione del genere ha, con la capacità di plasmare le menti degli uomini. E infatti “he leads millions heads…” e poi “platoon of zombies hail his name..” sono le chiavi del testo. Concludendo infine vengono trattati temi più oscuri e complicati e cervellotici, e qui arriva Mind Barricades che si incentra sul disagio mentale che affligge le persone portandole ad agire e a comportarsi secondo metodi e stereotipi indotti ed imposti dal tessuto sociale, dai media ed anche dalla famiglia che talvolta non è poi un nido di amore vero e proprio. Da qualche anno oramai stiamo assistendo al ritorno d'interesse per certe sonorità tipicamente raw and in your face di tipica estrazione bay area, con la nascita di label e blog interamente dedicate al supporto di band giovani e più navigate, vi sareste aspettati tutto questo? (Piero Dr.Thrash) Aggiungerei anche di estrazione “Teutonica” che insieme alla Bay Area Thrash ha messo le fondamenta ad una scena che, negli anni 80, ma anche dopo, ha prodotto una miriade di band e che ha influenzato anche i generi estremi a venire. Che ci sia stato un ritorno per queste sonorità ci fa solo piacere, penso che era prevedibile che avvenisse visto tutta la merda che è venuta fuori sul finire degli anni 90. Siamo molto contenti che ci sia molto interesse intorno a tutto questo movimento, sia per quel che concerne le label che si rivolgono a giovani e valide band, che ai vari blog che promuovono la scena odierna, facendo riscoprire vecchie e dimenticate glorie del passato glorioso del Thrash Metal. Il lavoro svolto dietro la consolle da Michele Cerminara mi sembra piuttosto soddisfacente per una band della vostra portata, siete entrati in studio sapendo già come i brani dovevano suonare, oppure qualcuno di questi ha subito delle variazioni in fase di step finale? Il nostro caro Michele Cerminara noi lo definiamo o un mago o un genio nel settore, è stato capace di creare un lavoro registrato in presa diretta, in un prodotto degno di una classica registrazione in multi traccia. Pezzi interamente registrati tutti d’un fiato, ossia in 14 ore chiusi in studio (garage). Quando siamo entrati in studio, in sostanza i brani avevano una qualche impostazione da come avremmo voluto il sound, ma è poi grazie a M. Cerminara che è stato capacissimo di levar fuori un suono della madonna. I brani comunque non hanno subito nessuna variazione. Quali sono le aspettative che avete nei confronti dell’uscita di questo primo parto discografico? All’interno di una scena musicali così asettica come quella nostrana, come

pensi possa essere accolto il vostro debutto? Senz’altro è soltanto un piccolissimo e timidissimo inizio, la chiameremo quasi una premessa. Pertanto le aspettative come da ogni band che emerge, sono buone, ottimiste e speranzose. Per quel che concerne la risposta del nostro ascolto, sinceramente non ce ne importa granchè perché noi suoniamo con passione e rabbia, e chi la pensa come noi, può sicuramente essere d’accordo ed a suo agio. Qual'è la situazione live per i Dinamite del nuovo corso, avete avuto occasione di tastare la nuova formazione in sede live? Qual'è stata la reazione del pubblico? Si abbiamo già avuto modo di pestare qualche palco, poche date ma sufficienti per ricevere riscontri e pareri. Ad essere sinceri c’è stata una bella ed inaspettata risposta positiva da parte del pubblico. Abbiamo il nostro piccolo ma buon gruppo di seguaci. Prossime date si presenteranno a novembre e poi a Dicembre con un grosso e rinomato evento musicale calabrese, il Calabrian Metal Inferno giunto all’ottava edizione consecutiva. Quale è il vostro rapporto con internet e con la rete estesa? Credete veramente che un mezzo di comunicazione come facebook sia veramente adatto per la promozione di una giovane compagine come la vostra? Il nostro “rapporto” è iniziato da poco tempo, Aprile 2013, con l’uscita del demo appunto, si siamo formati nell'ottobre 2012. Facebook si è presentato come la passerella ideale, oggi come oggi, è diventato un must per ogni settore esi-

stente oramai. Ha soppiantato, se non disintegrato colossi giganteschi quali Myspace. Comunque resta il fatto che il web ormai è d’obbligo per tentare di farsi notare. Ok, capisco, quindi nell’oramai eterna diatriba web zine contro stampa cartacea, voi da che parte vi schierate? Non ci pensiamo nemmeno due volte, quella cartacea risulta essere quella più culturalmente attiva e idonea, come mezzo di informazione. Certamente il web come abbiamo detto prima, è fondamentale, ma come pensiamo, spegne i cervelli se usato male come spesso accade. Credete che la posizione geografica legata alla vostra splendida terra possa in qualche modo condizionare l'ascesa della vostra band fra i nomi che contano della scena musicale nostrana? Purtroppo pensiamo che questo connoti un rallentamento, un infossamento dovuto ancora a tanti pregiudizi legati al marcio e vomitevole discorso sud contro nord, come qui da noi in tutto il resto del mondo. Poi mettiamo anche che mancano spazi idonei per esprimerci come vorremmo. Ma continuiamo lo stesso… Ok Michele siamo veramente alla fine, puoi ricordarci quali sono gli appuntamenti della band da qui alla fine dell'anno? Stranamente, abbiamo anticipato involontariamente la risposta qualche domanda addietro, comunque al momento saremo il 9 novembre a Cosenza presso il Centro Sociale “Il Rialzo” ed in seguito il 29 Dicembre a Catanzaro Lido per il Calabrian Metal Inferno. Infine per concludere saremo presto in sala di registrazione per buttare giù altri due nuovi pezzi, ovviamente di stile Dinamite. Vorremmo ringraziarti per lo spazio datoci sulla tua fanzine e un grazie a tutti i nostri sostenitori. Supportate i Dinamite. Stay Thrash!!


Sicuramente uno fra i come back più graditi degli ultimi anni, quello legato ai torinesi Jester Beast è un ritorno sulle scene che, oltre a restituirci una formazione nel pieno delle proprie capacità tecnico/compositive, ci regala ricordi legati ad una scena musicale che, potremmo ripeterlo all'infinito, avrebbe sicuramente meritato più considerazione da parte degli addetti ai lavori dell'epoca, ma soprattutto da parte di tutti quei sostenitori che, oggi, sembrano veramente aver cambiato opinione. E “ The Infinite Jest”, ennesimo step discografico di una carriera che oramai si protrae dai primi anni ottanta, è ancora una volta un concentrato di tecnica, inventiva e determinazione. Nelle parole del chitarrista Claudio la genesi legata ad un ep dannatamente coraggioso.... Ciao Claudio, quali sono secondo te le differenze essenziali fra il vostro album di debutto ed il nuovo ep “The Infinite Jest”? Ciao Beppe, beh sono passati piu’ di vent’anni tra i due lavori e inevitabilmente alcune cose sono cambiate; certo, “Poetical Freak Scream” e’ un disco “diretto e crudo” con un sound tipico degli anni ‘90, ma che ancora oggi piace e sconvolge molti. “The Infinite Jest” e’ piu’ contorto e ragionato, frutto di un cambiamento iniziato molto tempo prima. È innegabile non ammettere che l'ep nel suo insieme, mette in risalto una maturazione artistica figlia putativa di una presa di coscienza e di una consapevolezza nelle proprie capacità espressive che in passato erano quasi soffocate dalla foga “dell’inesperienza”, sei d’accordo? Non penso che inesperienza sia il termine adatto; ”Poetical Fraek Scream” era il frutto di cio’ che eravamo in quegli anni, espressa in musica “istintiva” senza compromessi e con molta rabbia, ma con un giusto equilibrio sulla scelta di un sound personale. Che genere di difficoltà oggettive avete incontrato nella stesura delle varie composizioni che fanno parte del nuovo arrivato? Quanto è stato difficile mettere assieme quattro tracce che, sia a livello lirico, che di ambientazioni, seguissero una sorta di filo logico? Rimettersi in gioco dopo tanti anni di silenzio non e’ stato semplice; dopo aver trovato l’assetto giusto con la nuova line up, abbiamo cominciato a lavorare sulle idee senza farci troppe paranoie su quale strada prendere. E’ stato tutto abbastanza automatico e fluido sia nelle composizioni che negli arrangiamenti. Ancora sul processo di composizione? E' stato un vero lavoro di gruppo, oppure le idee sono state elaborate da una sola persona? Alcune parti delle 4 canzoni di “The Infinite Jest” erano idee che avevamo gia’ per quello che doveva essere il seguito di “Poetical Freak Scream” prima dello scioglimento del ’94-95. Si trattava quindi di renderle moderne e inserirle in un contesto che caratterizzava il nuovo sound basato inizialmente sui riff di chitarra e poi ri ar-

rangiato con la base ritmica e metriche di voce.

di una ricerca di maturazione.

Puoi parlarci dei vari brani che si legano al nuovo arrivato? A livello di liriche e tematiche ogni canzone ha una sua localizzazione geografica e storica precisa, dall’antica Persia alle pendici sacre dell’Himalaya, la scuola di vita di Calcutta e le viscere della crosta terrestre dove tutto inizia …..e finisce.

Toglimi una curiosità, ma che effetto fa vedere il cd della tua band nella tua bacheca affianco a quelle dei musicisti con cui sei cresciuto? Sinceramente non mi fa’ nessun effetto,nel senso che non ci faccio caso visto che e’ la mia bacheca……. Ma sapere che un'altra persona ha un mio disco e lo “conserva” tra i preferiti allora il discorso cambia….

Ok, dunque dopo tutti questi anni di intensa attività, mi sembra di capire che oramai in

Tasto dolente, siete riusciti a mettere finalmente le mani sul master di “Poetical Freakscream”, oppure è andato veramente perso per sempre? Macche’…..quel master si e’ volatilizzato…..non farmelo pensare…… Ma è vero che, all'epoca della sua prima uscita, le prime cinque mila copie furono vendute in meno di tre mesi?? Si anche se non so il numero preciso so che venne ristampato subito dopo che era uscito visto che la prima stampa si esauri’ subito. In quel periodo suonavamo parecchio dal vivo e la tourneè europea di un mese ci ha aiutato a vendere parecchie copie. studio avete maturato una buona dose di esperienza, quindi siete entrati a registrare avendo già bene in mente come sarebbero venute le nuove song, o qualcuna di queste ha subito in fase di step finale dei piccoli accorgimenti? In post produzione abbiamo apportato solo piccole modifiche ma senza intaccare la melodia e lo svolgimento dei pezzi,abbiamo registrato al Number 8 di Roby che grazie alla sua esperienza in studio a fatto si che tutto filasse liscio senza perdite di tempo. Il nuovo arrivato esce per una piccola label legata a doppio filo con gli studi di registrazione di proprietà dell’amico Marco Garripoli, credi che aver siglato un deal con una realtà emergente della scena italiana sia stata una scelta giusta, o pensi che i Jester Beast odierni avrebbero potuto puntare anche più in alto? Difficile sapere quale sia la strada giusta per avere contratti di un certo spessore con una label,di certo dopo vent’anni di inattivita’ come band italiana le aspettative sono limitate. Sappiamo come lavora Marco e la passione che ci mette da anni e quindi si e’ creata questa collaborazione con Zapping Ok, capisco, adesso a mente fredda, secondo te " The Infinite Jest" rappresenta fedelmente quelli che sono i Jester Beast attuali, oppure in futuro dovremmo aspettarci dei cambiamenti stilistici sostanziali con un ipotetico prossimo lavoro? Siamo una band “emozionale” e suoniamo cio’ che sentiamo in quel momento a seconda degli stati d’animo di ognuno di noi,”The Infinite Jest” rappresenta un processo di identificazione iniziato tempo addietro e ogni possibile cambiamento stilistico possa avvenire in futuro sara’ sempre frutto

Adesso volevo porti un mio piccolo cruccio, personalmente credo che l’errore più grossolano commesso da molte giovani formazioni di casa nostra, sia quello di non conoscere affatto la scena musicale ne della propria zona, ne tanto più della propria nazione, non arrivando a capire che, il primo impulso positivo verso qualcosa di concreto, arriva soprattutto dai musicisti della porta accanto, qual è il tuo pensiero a riguardo? Questo e’ un tema che ha diverse interpretazioni personalmente penso sia tutta questione di attitudine. Se si osserva la scena musicale a Torino,ma anche a livello nazionale, ci si accorge che le cose migliori (a parte qualche eccezione) arrivano da gruppi che hanno le loro radici dagli anni ’90. Ci sono stati anche validi gruppi nel frattempo ma che si sono sciolti come neve al sole alle prime difficolta’. Quanto è difficile essere una band di heavy metal in Italia dove a farla da padrone sono sempre e comunque generi più commerciali del genere più anticonvenzionale per antonomasia? Questo e’ sempre stato l’eterno limite della scena nazionale dove si hanno sempre mille problemi e grandi difficolta’ nel proporre la propria musica soprattutto live,non vedo grandi margini di miglioramento nonostante molte persone in gamba che si sbattono……nel deserto….. Prima di finire, l'ep è uscito da qualche mese, ti va di trarre delle piccole conclusioni? Sono 4 canzoni che rappresentano il nostro ritorno dopo anni di inattivita’ e l’intento e che sia un lavoro che lasci il segno cosi come e’ stato per Poetical Freak Scream.


Musica come passione ma soprattutto come stile di vita, sembra essere questo il leitmotiv che da sempre caratterizza l’animo artistico di Saverio Sgaramella, rocker torinese della prima ora, il quale incarna da sempre gli abusi e gli eccessi di un genere oltranzista come l’hardcore primigenio e di scuola tacitamente americana. Tornato nuovamente alla ribalta con la sua creatura, i mai domi Concrete Block, il nostro ha saputo dimostrare ancora una volta, che per suonare un certo tipo di musica bisogna soprattutto avere gli attributi al posto giusto ed una right attitude che va ben oltre la semplice passione. Ciao Saverio e grazie di cuore per il tempo che ci stai volendo dedicare, partiamo dalla prima domanda, rispetto ad un recente passato mi sembra di capire che oggi la line-up della band abbia raggiunto il giusto grado di affiatamento, è realmente così? Ciao Beppe, diciamo di si purtroppo in una band come la nostra siamo costretti a fare le cose piu' strampalate,ed i lavori piu' assurdi,ma con fatica sembriamo avere trovato una quadra....

colpito della vostra band, è proprio l'assoluta convinzione, il feeling, che riuscite a trasmettere all'ascoltatore, attraverso la vostra musica, una qualita' questa, che mi porta sempre piu' ad esser convinto che l'hardcore e' piu' che mai un genere musicale che richiede prima di tutto un attitudine particolare, piu' che una semplice generica passione, sei d’accordo con questo mio personale pensiero? D'accordissimo anche se negli ultimi tempi questo genere mi ha veramente deluso, non esce nulla che sia veramente hc a livello di attitudine, la maggior parte dei nostri "colleghi" si limita a copiare quello che usciva negli anni '80 in italia con musica approssimativa e testi da adolescente mestruata, oppure a fare il copia in colla di quello che impone il mercato americano

Ok, capisco, com’è stata la gestazione compositiva che ha portato alla realizzazione dei nuovi brani? È stata più travagliata che in passato, oppure oramai avete trovato uno specifico modus operandi? I pezzi li abbiamo letteralmente vomitati,avevo anche del materiale mio scritto da tempo li abbiamo arrangiati insieme ed ecco fatta la frittata Quanto è stato difficile riuscire ad amalgamare le metriche dei testi con le atmosfere musicali che si sono venute a creare? Ti dico l'apporto di Beppe,il chitarrista e' stato fondamentale,l'ho obbligato a scrivere dei testi per avere qualcosa di diverso, io avevo paura di ripetermi, ha fatto un ottimo lavoro a mio parere Rispetto ad un passato non tanto recente, il vostro stile musicale si è evoluto verso un hardcore con influssi marcatamente metal, senza per questo aver minimamente rinnegato le vostre radici primigenie, un progresso/crescita artistica che, mi pare di capire, si pone in stretta relazione con la vostra consapevolezza di aver finalmente raggiunto una certa maturità a livello puramente tecnico/compositivo, dico bene? Io personalmente sono un grandissimo fans del modo di suonare metal, quello che non mi piace di quel genere, sono i draghi, i maghi, i vichinghi e minchiate varie, noi viviamo nel mondo reale preferiamo avere un approccio sociopolitico ed allo stesso tempo provocatorio,se poi piacciamo piu' al pubblico metal e meno a quello hc che si fottano,e viceversa noi facciamo musica per tutti... Quindi mi pare di capire che vi riteniate veramente pronti per spiccare il grande salto di qualità, è così? Ci proviamo,innanzitutto a fare le cose a modo e di standard internazionale,se il salto arriva dipende dall'apprezzamento del pubblico noi dal nostro canto lavoriamo al limite delle nostre capacita' psicofisiche, siamo persone con una vita veramente incasinata.. Una delle qualità che mi ha particolarmente

visione,quella di creare un suono,un marchi di fabbrica che ci differenzi da tutti gli altri, credo che ci stiamo riuscendo i recensori quando sentono l'album tirano fuori decine di nomi per accomunarci a qualcuno,sono sempre diversi, questo vuol dire che siamo sulla buona strada! Sai, mi è piaciuto molto il sensoantitetico antitetico che avete creato fra il suono del vostro moniker, e la copertina dal taglio tipicamente fantasy che avete scelto, non hai il timore che qualche neofita vi possa scambiare per una formazione classic/power metal? -Ahaha, solo gli imbecilli si fermano in superficie delle cose..... Aahaha, ok, capisco, c'è un motivo valido per cui la scelta dell'artwork è ricaduta sull'autore tedesco Carlos Schwabe autore di soggetti allegorici come il fauno/satiro raffigurato sulla copertina di “Twilight of the gods”? Per me stava a significare un punto di cambiamento in tutto quello che c'è stato prima e mi riferisco alla via intrapresa dalla razza umana politicamente e spiritualmente è il vecchio mondo che muore come un tramonto...portando le tenebre ed infine un nuovo giorno A parte per la line up ufficiale che ti accompagnava all'epoca, quali pensi siano le differenze fra il nuovo arrivato ed il precedente “Life Is brutal”... Tantissime, anche se i nuovi ragazzi sono riusciti a fare un evoluzione pur mantenendo alcune caratteristiche in comune soprattutto il lavoro tra chitarre e batterie....

Cosa vuol dire per voi nel 2013 portare avanti un discorso musicale, che si muove ormai in un ambito sempre piu' ristretto di sostenitori e che, spesso, sembra essere snobbato perfino da certa cosiddetta “stampa specializzata”? Vuol dire avere i coglioni, soprattutto se versi in una situazione economica come la nostra, ahaha Quanto tempo avete passato in studio di registrazione per ottenere un disco di questa portata? Durante la fase di registrazione avete utilizzato diavolerie moderne come Qbase, Nuendo o similia? Se si, pensi che l’avvento della tecnologia nella musica suonata sia più un aspetto positivo o negativo? Siamo stati in studio circa 15 giorni, abbiamo registrato con Pro Tools, credo che sia il programma con il rapporto qualità prezzo migliore. Credo che l' avvento della tecnologia sia una buona cosa per una band come la nostra, se avessimo dovuto registrare su bobina da 2 pollici come negli anni 80 non avremmo mai avuto quello standard ed il nostro budget ci avrebbe dato un giorno per la musica ed un giorno per le voci... Classica domanda, come giudichi il vostro lavoro? Cambieresti qualcosa, o pensi che, nel bene e nel male, possa rappresentare al meglio il suono della band? ...e se non è troppo pensi che, nella tua/vostra carriera di musicisti, il mini possa rappresentare più un punto di partenza o di arrivo? Doveva essere un mini, ma e' diventato un album,in realta' e' un punto di inizio,abbiamo una

Malessere, inquietudine, disagio sociale i vostri testi riflettono i sentimenti di cui si nutrono le anime dei giovani kids odierni, come se vivere nel grigio della periferia dell'hinterland torinese, equivalesse a crescere della downtown della grande mela, dico bene? Guarda io a NY ci sono stato,Torino a livello di disagio non ha nulla da invidiare ahahahahah Credi che i vari cambiamenti in seno alle line up ufficiale della band in tutti questi anni abbiano in qualche modo fermato l'ascesa, e con questa, la definitiva consacrazione della tua band? Non credo, penso sia l'influenza' da parte del mercato degli ascoltatori il nostro piu grosso ostacolo...... Prima di chiudere, tu sei uno dei pochi superstiti della panorama torinese dei tempi che furono, come è cambiata la scena, in bene o in peggio, rispetto ai primi giorni? E' molto diversa, la gente ed il suo impegno fanno la scena, se in un periodo ci sono piu' idioti, boriosi la scena va di pari passo e si spacca o non si forma, i metalheads a storie di merda inconcludenti sono dei maestri in questo e la realta' lo dimostra (invidie, gente che paga per suonare, amicizia inesistente) Ok Saverio, per cui..... Saluti a tutti signori,veniteci a vedere e supportateci,volevo ringraziare soprattutto te Beppe hai fatto veramente un bel lavoro...ci vediamo la fuori signori!


Metalville come vostra label attuale, solo che nel sito della label teutonica fra le band del loro rooster, non mi pare di aver letto il vostro nome, si tratta solo di una semplice distribuzione, oppure ho commesso qualche errore? Il disco “tour limited edition” è tale perché appena sfornato l’album fresco dallo studio siamo partiti immediatamente per il tour europeo a supporto di Doro Pesch e per avere subito il disco lo abbiamo autoprodotto appunto solo per il tour. L’anno successivo, proprio grazie a quel tour, abbiamo trovato un accordo con la Metalville records ma non come Metalville, ma con la affiliata Flying Dolphin Entertainment che si è occupata della distribuzione e promozione del disco. Nel sito dovrebbe esserci il link alla FD e li ci trovi assieme ad altre bands.

Anteporre i fatti alle parole!! Si, i Merendine mi sono sempre piaciuti perchè sono una delle poche band italiane che preferiscono di gran lunga agire e darsi da fare, piuttosto che lamentarsi e sollazzarsi nel limbo del niente più assoluto, proprio come succede per circa l'80% delle formazioni di casa nostra, ed i loro continui successi ed i riconoscimenti internazionali, soprattutto al di la dell'oceano, ne sono la più lampante conferma. Ritornati da poco sotto le luci dei riflettori con un album, il per me ottimo “New world disaster”, un album che porta con se delle rilevanti novità, prima fra tutte la dipartita dello storico chitarrista Davide Bisson dopo anni ed anni di dura militanza fra le fila della band padovana.... La parola al batterista Luca Cerardi.... Ciao ragazzi e grazie per il tempo che ci state volendo dedicare, qual'è lo stato di salute della band in questo periodo di apparente stasi mediatica? Ciao! Un saluto a te e a tutti i vostri lettori. Grazie a voi per darci spazio! Lo stato di salute della band al momento è di ricerca dell’ispirazione, di quella prolifica per produrre il dopo “New World Disorder”. Volendo provare a fare ancora passi avanti, stiamo cercando il nostro massimo anche se, questo, significa perderci piu’ tempo. Nonostante ciò, quest’anno abbiamo lavorato molto sulla produzione del video di “Stand Up And fight”, singolo estratto dall’ultimo album (uscirà il 31 ottobre) e sul tentativo di tornare on the road in Italia nel 2014. Un lavoro piu’ nascosto rispetto alla pura visibilità mediatica. Ok, perfetto, l'ultimo lavoro in ordine cronologico “New world disorder” è uscito già da qualche mese, è possibile tracciare un piccolo resoconto? Potete ritenervi soddisfatti dell'accoglienza ricevuta? Siete riusciti nell'intento che vi eravate prefissati?

“New World Disorder” è stato “immediato”. Proprio per questo è stato diverso da tutti gli altri dischi e da subito ha compiuto il suo percorso. Di solito l’obiettivo per noi è riuscire a fare meglio del disco precedente e andare in tour. Entrambi sono stati raggiunti. Era la prima volta in quattro membri, rispetto a tutti gli altri lavori e credo abbiamo fatto un passo oltre. Appena prodotto, poi, ci ha portato in tour europeo a supporto di Doro Pesch, come supporting band. Quindi direi di si, ci ha dato ciò che sognavamo. Riguardo l’accoglienza, è sempre contrastante. Non abbiamo mai seguito un “trend” e questo noto che è un problema. Se non si riesce a classificare un album, diventa difficile da “spiegare”. Nei dischi passati il nostro spaziare dal thrash melodico, al metal hardcore per finire nell’hard rock ci ha creato problemi perché non identificabili. “New World Disorder” ha una linea molto piu’ chiara, anche perché non c’è piu’ la solista e il genere sta attorno a un metal pesante, a tratti veloce e melodico nei chorus ma è il nostro modo di intendere il metal. Non saprei dirti che genere è. Metal di sicuro. Non è thrash perché la velocità di oggi non ci rende parte di tutto questo, non siamo completamente hardcore perché i ritornelli sono melodici, non siamo niente se non noi stessi. Proprio per questo, non solo con questo, ma tutti i dischi, hanno avuto difficoltà ad essere apprezzati a 360 gradi. Per fortuna o purtroppo. Quando ci sediamo a comporre seguiamo ciò che ci piace e mixiamo le volontà dei componenti della band che sono eterogenee. Direi quindi che la reazione è sempre un terno a lotto. Da una parte convince molti, altri per niente, altri ancora ci vorrebbero piu’ melodici e altri più “cattivi”. Non rientrando in nessun genere, tutto si complica, ma noi siam cosi. Solo una curiosità, la copia che posseggo è una “Tour limited edition” auto finanziata, mentre l'enciclopedia Metal-Archives cita la

Capisco, disco che, come ho potuto constatare con mano, porta con se alcune novità rilevanti, prima fra tutti, la defezione con lo storico chitarrista David Bisson, credo proprio che separarsi dopo tanti anni da un amico con il quale si è condiviso sogni, speranze e fortune, non sia stata una cosa facile, dico bene? Sono scelte di vite e come tali vanno rispettate. In dodici anni con David abbiamo vissuto enormi soddisfazioni. La sua scelta di lasciare la band sicuramente ha colpito il gruppo ma, del resto, ognuno è sempre libero di entrare e uscire. Dopo di lui, “New World Disorder” penso dimostri che non abbiamo risentito della perdita della solista, anzi. Diversamente, a livello personale, è sempre un dispiacere perdere una persona con cui hai condiviso molto ma se questa è piu’ felice allontanandosi, rende tutto positivo. David ora sta bene con la sua nuova band e noi con il proseguo del nostro progetto. Molto peggio sarebbe il contrario, cioè una convivenza forzata; perciò penso che va bene così.

Altra cosa importante, almeno per un fan di vecchia data come me, è notare che il monicker è stato parzialmente abbreviato, come a voler indicare una sorta di rinascita, e non solo artistica, che non ignora le proprie radici formative.. E’ combaciato tutto con il 2010. David aveva deciso di andarsene e durante i tour in Europa e gli shows in America, trovavamo sempre il problema della pronuncia in inglese di “Atomiche”. Creava un sacco di problemi a tutti e stavamo pensando sul da farsi quando David ha deciso di mollare. A quel punto, per dare una svolta decisa, abbiamo preso le due cose, e scelto di restare


Merendine. Credo, comunque, che rafforzi le radici formative perché il nome non ci ha mai aiutato, e invece di scegliere un classico (anche se credo già usato) Atomica, nome ben piu’ adatto, da quel che dicono, per l’heavy metal, abbiamo mantenuto il “core” della nostra storia, cioè Merendine, controverso come non mai in Italia ma fortunatamente pronunciabile all’estero. Come per le precedenti produzione discografiche, anche il nuovo arrivato è stato registrato ai New Sin Studio di Loria che, da quanto potuto capire, è diventata una sorte di vostra seconda dimora, quanto è importante per una band come la vostra sapere di poter contare sull'esperienza, ma anche sulla professionalità, di gente competente come Luigi Stefanini e soci? E’ come stare a casa, giocare una partita col proprio pubblico etc etc… dopo tre dischi ti conosci molto bene e cementi il rapporto. C’è una crescita sempre da parte sua e anche nostra perciò ci troviamo molto bene. Sicuramente l’esperienza del primo disco registrato all’estero ci ha “forzato” a restare a casa in quelli successivi anche se, in realtà, nel 2010 c’è stata una possibilità di registrazione di “New World Disorder” negli Stati Uniti, a New York. Opportunità che poi abbiamo declinato perché, comunque, alla fine, il New Sin dava sempre maggiori garanzie di altri. Nella praticità delle cose, soprattutto per un disco importante come “New World Disorder”, Luigi è stata la scelta migliore e una scoperta perché era la prima volta che facevamo un disco senza guest e senza la solista e siamo rimasti completamente soddisfatti. Non nego che si possa cambiare ma ad oggi il New Sin rimane il punto di riferimento per i Merendine.

Non vorrei fare la figura del saccente l'assetto, l'approccio di qualche brano mi è sembrato moderatamente moderno, anche se le radici di tutte le composizione sono di natura classica, forse la parola che potrebbe riassumere il vostro nuovo disco è "groove", sbaglio? Come spiegato sopra non ci interessa il genere, ma cosa ci piace suonare. Non siamo mai entrati in studio con l’idea che dobbiamo fare thrash, heavy, power, hard rock o altro. Vogliamo suonare Metal, questo si, e lo facciamo nel modo nostro, suonando quello che ci sentiamo. Si, non è moderno al 100%, perché non era quello l’obiettivo. Il punto è sempre fare qualcosa che amiamo e che suoni bene. Pazienza se sembriamo moderni, giovani, vecchi, vetusti o altro. Puntiamo solo sulla musica che amiamo. Non stiamo qui a inventare nulla di nuovo e non vogliamo copiare altri o chissà che cosa. Cerchiamo di fare quello che ci viene nel miglior modo possibile. Penso che se una canzone è bella, è bella indipendentemente da tutto. Se poi suona poco thrash, medio moderno, un po’ retrò, sinceramente son problemi degli altri. Non amiamo metterci dentro categorie anche perché ce ne sono talmente tante che scontenti tutti comunque. Noi siamo quello che si sente. Cerchiamo di fare del nostro meglio perché suonino bene, poi chiamatele come volete. “Groove” è una parola che ci piace perché rappresenta ciò che cerchiamo e cioè che suonino bene, non che sia una nuova categoria! Avere groove significa trasmettere emozione al pezzo, suonarlo con l’anima e per questo sì, groove, mi piace. Molti dei vostri testi incitano quasi alla ribel-

lione contro lo stato di regime autoritario che sembra discriminare i valori essenziali del popolo in nome di una crisi che sembra veramente preparata a tavolino, era davvero questo lo spirito della band durante la registrazione del Cd? Lo scopo di “new world disorder” è mettere sul piatto diversi problemi della società attuale. Non si parla solo del sistema vigente che sta “manovrando” la situazione (da sempre) e dei colpevoli in alto, politici, banchieri, presidenti o chi volete, ma anche noi stessi come cittadini. Potrei citare la famosa frase del presidente Kennedy quando disse “siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo”. E’ un guardare al momento storico da piu’ angoli possibili non solo accusando chi potrebbe esserci dietro a questo problema attuale ma anche guardando noi stessi per capire se per primi possiamo fare qualcosa per cambiare. E’ comunque, come sempre, un album che incita la gente non a ribellarsi, che significa cambiare le cose all’interno dello stesso sistema, ma a pensare con la propria testa. Non fermarsi alle cose dette dai media ma studiare, cercare e provare anche a capire se stessi. In questo sì, è un atto “rivoluzionario”, cioè fuori dal sistema vigente. Non inteso in maniera violenta, da cui ben stiamo lontani, ma una “rivoluzione” piu’ etica, fatta con la testa e con le azioni quotidiane. Essendo Heavy Metal traspare il fatto che i testi vengano cantati con foga e con rabbia, ma ciò è dovuto dal genere. Se ci deve essere una rivoluzione, deve essere in se stessi e i testi incitano a far questo, oltre a prendere coscienza di chi potrebbero essere i veri burattinai. Personalmente ho sempre supportato la vostra band con piacere, anche perchè siete una delle poche formazioni che antepone i fatti alle parole, complimenti!! Grazie, c’abbiamo sempre provato con duro lavoro. Non è mai stato riconosciuto ma va bene lo stesso. Sappiamo quanto impegno ci abbiamo messo per cui grazie. Questo è uno dei motivi che vi ha spinto sin dagli inizi a non ghettizzare il vostro raggio d'azione restando segregati fra i patrii confini? I patri confini per noi sono sempre stati un problema. Siamo ben felici di uscire per conoscere il Mondo ma siamo anche felici di poter stare a casa per conoscere anche persone della nostra terra. Ma non si è mai profeti in patria. Anni fa era piu’ semplice, soprattutto a fine anni Novanta e inizi del XXI secolo ma ora è piu’ complicato. Non per questo, ci fermiamo. Quanto è difficile portare avanti un progetto musicale quando suonare in una band non ti permette di pagare le classiche bollette? E’ molto piu’ complicato di quanto sembra. E’ un

lavoro duro che passa sempre per ognuno di noi. Si deve sempre vivere la “normalità” e poi addentrarsi nei meandri del music business. Lo facciamo ormai da vent’anni, quindi, in qualche modo siamo abituati ma cambiando anche le dinamiche della vita e l’età, a volte si complica. Aggiungiamoci il periodo di “crisi” per tutti e anche nel mondo della musica e tutto diventa piu’ difficile. D’altra parte il nero c’è se c’è il bianco per cui in qualche modo va bene così.

Dal primo demo nel 1997, a “New world disorder”, in che maniera è cambiato il modo di rapportarvi alla musica concepita e suonata...e se non è troppo agli inizi della vostra avventura pensavate di arrivare dove siete adesso? E chi pensava di essere qui dopo quasi 19 anni! Nessuno poteva immaginarlo. Abbiamo cominciato così per caso, “giocando” e mano a mano le cose hanno funzionato. Siamo cambiati in tutto e continuiamo a farlo. E’ un'evoluzione continua e questo è bello da sentire e vedere. A volte scombussola ma fa parte della vita. Direi che il modo di rapportarsi alla musica cambia ogni volta, ad ogni disco, ad ogni tour. Non so spiegare bene, ma penso che siamo sempre alla ricerca dell’ispirazione giusta, dell’obiettivo giusto e del “groove”. Per una formazione navigata come la vostra che significato assume la parola heavy metal? Quando ascoltate un disco vi fate trasportare ancora dalle emozioni, o siete critici? Le emozioni sono la base dei Merendine. Senza stimoli ed emozioni siamo morti. Heavy Metal, come Rock significa un modo di affrontare la vita in generale, non solo sul palco. Nella vita significa non mollare mai, credere nei propri sogni, cadere, soffrire ma sapersi rialzare, evolvere come persone, mettersi in discussione ma provarci comunque. Pazienza se non va, l’importante è provarci e non aver rimpianti. Tutto ciò restando fedeli alla propria onestà e al rispetto per gli altri. Troppo facile vincere facendo i furbi. Per noi l’importante è il viaggio e per far si che il viaggio sia bello, abbiamo bisogno di stimoli e di emozioni. I live sono sempre straordinari perché sul palco siamo una cosa sola, ci piace viaggiare e condividere tutto. Suonare in maniera fredda e calcolata non è mai stato dei Merendine, altrimenti ci saremmo chiamati con qualche nome “cattivo” inglese, avremmo scelto un genere e avremmo cercato di accodarci al sistema. A livello pratico avremmo cercato “amicizie” e calcolato tutto per ottenere qualcosa di pratico, di materiale. Invece abbiamo sempre seguito il cuore, le emozioni e le nostre idee. Questo rende il nostro percorso ancora piu’ soddisfacente e ricco. E così dovrà essere in futuro. Prima di concludere, quali saranno le mosse della band da qui alla fine dell'anno? Il 5 novembre il disco uscirà in via digitale in tutto il Mondo e direi che avremo concluso tutti gli step con questo album. Dal 2014 saremo rivolti al futuro e torneremo a suonare anche in giro per l’Italia, cosa, molto bella e positiva. Ok, è tutto, volete fare un saluto ai lettori di Zombie Holocaust Fanzine? Ringrazio tutti voi per averci concesso un po’ di spazio. Spero di vedervi nei live shows che suoneremo nel 2014 per poterci conoscere e scambiare parerei su tutto ciò che riguarda il mondo che amiamo.


Il problema principale che ci affligge da sempre è costituito dai cambi di line-up: ogni volta tocca riiniziare da capo e, nella regione in cui viviamo, il Molise, causa mancanza di “musicisti” con attitudine, è tutto più difficile. Per cui la nuova formazione ufficiale vi vede nuovamente con una line up a tre elementi, espediente che, se dal vivo vi spinge sobbarcarvi un lavoro immane, a livello puramente logico credo rappresenti la vera essenza di una band, cosa ne pensi? Si, appunto per quello che ti dicevo, alla fine abbiamo deciso di continuare in tre. Se ci pensi, la prima formazione del 2000 era proprio un thrash-trio e ritornare a quei livelli ora s’è dimostrata la scelta migliore. Si lavora più facilmente e il sound ci piace molto di più.

Siamo andati a tastare il polso ai molisani Planar Evil da poco tornati in azione dopo un periodo di stasi mediatica durato troppo tempo che, in qualche modo, ne aveva messo in discussione il futuro artistico. Pronta a rimettersi ancora una volta in discussione, la formazione con base operativa in quel di Campobasso, è nell'attesa di dare alle stampe un nuovo ed attesissimo 7” nella speranza non solo di poter recuperare il tempo perduto, ma anche, e soprattutto, l'affetto dei propri sostenitori. Parola al bassista Max.

Ciao Max e grazie per il tempo che ci stai dedicando. Allora, dalla pubblicazione di “Mankind Way of Life” sono passati ben cinque anni, puoi riassumere, se possibile, le vicissitudini attorno al mondo dei Planar Evil? Grazie a te per l’interessamento e per lo spazio che ci dedichi. I Planar Evil sono attivi dal gennaio del 2000; nel 2003 è stato registrato “Land Of Doom”, il primo demo autoprodotto, e nel 2008 il full length “Mankind Way Of Life”. Di quest’ultimo sono state stampate inizialmente 400 copie sotto Italian Thrash Attack, andate sold out nell’arco di pochi mesi. Successivamente abbiamo firmato per la MDD Records tedesca che ha ristampato il cd e ha lavorato ottimamente per la promozione e distribuzione del disco.

Capisco, qual è adesso l’aria che si respira attorno alla band dopo i primi concerti? ...e visto che ci siamo, qual è l’evento live che ti ha colpito maggiormente fra quelli degli ultimi mesi? Ci siamo riuniti per partecipare alla decima edizione dell’Armageddon In The Park Festival, che ha visto sullo stesso palco suonare Bulldozer, Schizo, Necrodeath e Jester Beast in una volta sola! Siamo particolarmente legati a questo festival e non potevamo tirarci indietro dal festeggiare con loro! Abbiamo altri concerti in progetto ma non vogliamo strafare. Nelle nostre ultime mail mi raccontavi che siete in piena fase di stesura, avete avuto modo di sviluppare ulteriormente il vostro stile, oppure l'evoluzione che adesso vi spinge ad andare avanti, è destinata comunque a cedere il passo ad una formula musicale, e di scrittura, ben precisa? L’intenzione è quella di registrare a breve un ep in vinile 7” con quattro nuovi pezzi. Non penso di poter parlare di “evoluzione”. Abbiamo il nostro stile, anche se legato alle basi del thrash metal e dell’hardcore. Quello che posso dirti è che i pezzi saranno brevi, più veloci e tecnici al punto giusto senza stufare. Concretamente è un vero e proprio lavoro di gruppo, oppure le idee dei brani sono elaborate da uno solo di voi, e poi ognuno apporta le proprie modifiche? Di solito le ritmiche le mette fuori Mark, si adatta il testo, io penso ai cori e alle parti di basso, e Amilcare alle parti di batteria. In sala prove arrangiamo il tutto insieme. Pensi che il deal che vi lega alla label MDD possa protrarsi anche per l'ipotetico secondo platter della band, o vi state muovendo in maniera libera, in modo da non precludervi nessuna strada, tanto meno quella dell'autoproduzione? Non penso che il prossimo lavoro verrà prodotto

dalla MDD, in primis perché non stampano vinile. Quindi probabilmente si procederà con una autoproduzione/co-produzione. So che la domanda può sembrarti banale, ma qual è lo scopo finale che vi siete posti di raggiungere? Un buon numero di copie vendute, un nuovo tour, o cosa? Nessuno di questi. Semplicemente suonare quello che ci piace e divertirci. Cosa vuol dire per voi nel 2013 portare avanti un discorso musicale, che si muove ormai in un ambito sempre più ristretto di sostenitori e che, spesso, sembra essere snobbato perfino da certa cosiddetta “stampa specializzata”? Siamo al corrente della cosa, è un dato di fatto. Ci sono stati anni migliori ma questo non intacca le

nostre passioni. È innegabile non ammettere che nell'ultimo periodo alcuni social network tipo facebook, sono diventati di rilevante importanza nell’autonomia di una band, quindi quel è il vostro rapporto con la rete estesa? Per una band underground il web sicuramente giova. Senza, probabilmente non avremmo mai avuto un contratto con la MDD, né la nostra musica avrebbe girato così tanto. Adesso volevo porti un mio piccolo cruccio, personalmente credo che l’errore più grossolano commesso da molte giovani formazioni di casa nostra, sia quello di non conoscere affatto la scena musicale della propria zona, né tanto più della propria nazione, non arrivando a capire che il primo impulso positivo verso qualcosa di concreto arriva soprattutto dai musicisti della porta accanto. Qual è il tuo pensiero a riguardo? Ti do sicuramente ragione anche se negli ultimi anni è rinato un bel po’ di interesse nei confronti delle band italiane, storiche o nuove. Forse ci vorrebbe solo un po’ di collaborazione in più. Prima di concludere, chi sono i Planar Evil di tutti i giorni, ovvero, cosa fate per vivere.... Mark è operaio specializzato, Amilcare agricoltore e io coordinatore in un’azienda di trasporti e turismo. Ok, siamo alla fine, per cui.... Chi fosse interessato a seguirci, siamo sui classici social e sul sito www.planarevil.com.


Sporchi, marci, grezzi, minimali, si, ma anche tremendamente '80ies style, i goriziani Nuclear Aggressor sono la classica macchina da guerra che non fa prigionieri, e procede spedita verso quel traguardo che si chiama passione viscerale per la musica suonata e composta e, quantunque le difficoltà oggettive siano sempre ben evidenti, la fede verso quella musa ispiratrice chiamta heavy metal, riesce a far passare tutto, o quasi, in secondo piano. A parlarci del nuovo “Condamned to rot” ci pensa il chitarrista della band, per cui.. Ciao Fabio, allora, partiamo subito dalla prima domanda, sono passati solo pochi mesi dalla pubblicazione di "Raw, Fast and Brutal", mi sembra di capire che oramai abbiate trovato una formula compositiva più che convincente, avete avvertito alcun tipo di pressione mentre lavoravate sul nuovo materiale? Intanto ti ringrazio per questa intervista e per averci ospitato sulle pagine di Zombie Holocaust! Beh ormai l'affiatamento tra noi ha raggiunto un buon livello e riusciamo a comporre materiale che ci piace e soddisfa in breve tempo. Per registrare l'album non avevamo nessuna pressione in particolare,ma eravamo comunque nervosi (sopratutto io ahahah!!! Hellvis e Cris se lo ricordano ahah!!!), sai volevamo che tutto venisse perfetto e nella maniera migliore, dato che era il primo full-lenght.

Voce sprezzante, ritmiche assassine, riff pesanti, elementi questi, caratterizzati da un approccio ben definito, se devo essere sincero, sono rimasto davvero sorpreso dal nuovo album "Condamned to rot". Potete ritenervi soddisfatti della registrazione e della produzione del nuovo arrivato? Puoi descriverci brevemente le fasi salienti dell'intero lavoro? Ti ringrazio dei complimenti, fa sempre piacere! Beh, il risultato finale ci soddisfa molto e io sono contento di come è venuto, nonostante alcuni problemi strada facendo che ci hanno fatto ritardare la stampa del master finale. Chiaramente io sono molto critico con me stesso, e molto cose mi sarebbero potute venire meglio, ma ormai è andata così e cercherò di fare meglio la prossima volta eheheheh..... La registrazione ci ha portato via relativamente poco tempo, 2/3 settimane circa, siamo stati bravi e veloci. Invece tutto il lavoro svolto dopo per sistemare i suoni, mixare e tutte quelle cose lì, ha avuto una gestazione molto lunga. Oramai mi pare di capire che, in tutti questi anni di lunga militanza, avete raggiunto un grado di conoscenza anche a livello di registrazione, siete entrati in studio sapendo già come i brani avrebbero dovuto suonare, oppure qualcuno di questi ha subito dei cambiamenti, seppur brevi, in fase di step finale? Beh...le canzoni le sapevamo perfettamente, avendole suonate per mesi e mesi e sono venute fuori molto bene....il grosso problema è stato registrare a metronomo ahahaha!!! Sai, noi in sala prove non lo usiamo, e quando mi sono trovato a registrare le tracce di chitarra ho avuto molte difficoltà, sopratutto nei pezzi che scrivevo io che avevano tempi diversi, mi incasinavo parecchio ahahhah!! Molte formazioni dedite al thrash metal dell'ultimo periodo, si sono rese artefici di di-

schi caratterizzati da produzioni con suoni troppo puliti e chirurgici, registrazioni che, seppur potenti, risultano piatte. Per quel che mi riguarda si sta perdendo di vista la vera essenza di questo genere musicale “estremo”, quel fascino old school oriented che ha reso speciali alcuni gruppi ed altrettanti album del passato. Qual è la tua opinione? Guarda, io sono cresciuto ascoltando i vecchi Destruction, Sodom, i primi Slayer, i primi Metallica, Exodus, Forbidden, Violent Force, Minotaur, Kreator e quel suono marcio, scarno, violento, non pulitissimo, mi ha da subito affascinato e colpito il cuore e non riuscirei a concepire la mia musica in altra maniera... Chiaramente quando registro qualcosa voglio che venga bene, e sia tutto ben omogeneo, distinto e potente, ma con quel senso di marcio, vecchio e oscuro che mi affascina, inoltre io sono molto grezzo e marcio come chitarrista e quindi non avrei mai problemi a far uscire un suono come 20/25 anni fa, mi viene spontaneo ahahahah!!!!! Quando mi capita di sentire gruppi thrash troppo puliti, con suoni pompati e moderni non mi piacciono, faccio fatica ad ascoltarli anche se magari ci sono buoni riff...ormai le mie orecchie hanno quella taratura eheheheh. Ad esempio, i Destruction non mi piacciono più ormai, hanno intrapreso un percorso musicale e sonoro che non fa per me.... E per quel che vi concerne, avete utilizzato diavolerie moderne come Nuendo o Q-base per registrare l'intero disco? Ed in generale, cosa ne pensate dell'uso massiccio della tecnologia in campo musicale? Non pensi che, soprattutto dal vivo, alcune formazioni non sono in grado di ripetere le stesse cose fatte in studio di registrazione? Marco Falanga, chitarrista degli OVERTURES, e nostro mixerista e sound engineer per l'album, ha utilizzato programmi vari per il nostro disco (ora non chiedermi quali perchè non lo so, non sono esperto di 'ste robe), però nell'insieme finale sembra un disco alla vecchia e questo conta! E' stato molto bravo! E comunque essendo noi un gruppo grezzo e sporco al punto giusto, questa qualità alla fine è emersa e dà impatto e violenza all'album. La tecnologia è buona e importante anche nella musica, ma come tutte le cose inventate dall'uomo, è l'uso che se ne fa che determina poi i risultati, negativi o positivi. Dal vivo io di solito vedo concerti di gruppi underground o vecchi gruppi ancora marci e incazzati che di sicuro non stanno lì a cercare suoni moderni e cazzi vari, l'importante e sentirsi sul palco tra i membri del gruppo per poter suonare al meglio, e che ci sia un qualità decente per il pubblico che ti ascolta.... e comunque alla fine, se il gruppo spacca il culo e ha uno spirito e una intensità da paura, certe cose uno non le pensa e non le nota più di tanto e si diverte a suonare/ascoltare il concerto. Che tipo di ispirazione c'è alla base di questo vostro nuovo periodo creativo? Tutti i brani concepiti negli ultimi mesi sono poi finiti all'interno di “Condamned....” oppure avete lasciato da parte qualche brano per un ipotetico nuovo split? Ognuno di noi ha una sua ispirazione, e non c'è un particolare concept nell'album, tutti i pezzi che stavamo componendo sono finiti nel disco nuovo e non abbiamo scartato nessun pezzo durante le registrazioni, ora stiamo già lavorando su nuovi

brani. C'è stato un momento durante la fase di composizione del disco in cui avete superato il vostro limite di sopportazione globale? Io sicuramente mi sono incazzato come una bestia!!!!! Quando registravo ero nervoso e teso, perchè volevo che tutto mi venisse bene, come quando sono a casa o alle prove, invece più mi incazzavo con me stesso, più sbagliavo, stavo sclerando!!!! Ma a parte questo, è stato più stressante aspettare il master finale, perchè eravamo tutti impa-

zienti di avere tra le mani nostro "figlio"! E' stato un parto, cazzo! Sai, non vedi l'ora di avere subito il prodotto finito e ascoltartelo a manetta! Capisco, parlando ancora del nuovo arrivato, mi potresti dire alcune delle idee che hanno accompagnato la stesura dei testi? Ti posso parlare di quelli che ho scritto io. Stavolta ho voluto scrivere almeno due pezzi che si discostassero dal classico orrore/demoni/morte, che comunque mi piacciono, parlando della vita, con i suoi problemi e angosce, e dell'insanità mentale, che forse ti potrebbe aiutare a vivere spensierato e lontano da tanta merda che ci circonda, ci soffoca e ci consuma quotidianamente. A parte la musica, quel'è il tuo maggiore interesse che ti tiene attivo quando non sei on stage con la band? Il video ufficiale di “Ultra-Violent Nightmare”, mi porterebbe a pensare che i video giochi siano un buon passatempo per te, è vero? I videogiochi mi piacciono un casino!!!! Mi ricordo di quando andavo in sala giochi o nei bar a mettere 200 Lire nella macchinetta per giocare ai vecchi video games. Anche se, smanetto ancora oggi parecchio! Inoltre sono un appassionato fan di film e libri horror, sopratutto quelli su i morti viventi... So che in passato avete avuto la chance di supportare parecchie formazioni di lungo corso, che cosa avete imparato da queste band? Beh, che ti devo dire? E' stato un onore dividere il palco con questi gruppi che per me hanno rappresentato, e rappresentano tuttora, una pietra miliare nella mia vita di metallaro! Sono state esperienze fantastiche e indimenticabili, spero di suonarci assieme di nuovo un giorno! Erano tutti simpatici nei nostri confronti e abbiamo anche ricevuto i complimenti da loro! Piccoli sogni che si avverano e ti spingono a non mollare mai!! E' di queste cose che si vive,di questi attimi intensi che ti riempiono la vita!!! Ok Fabio, siamo veramente alla fine, ti lascio l'opportunità di finire l'intervista nel modo in cui più ti aggrada!!! Beh, grazie mille per l'intervista e complimenti per la Fanzine che è una figata! Che altro? Supportate l'underground,ci sono gruppi favolosi che aspettano solo di essere scoperti! Andate ai concerti dei piccoli gruppi che sono l'ossatura vitale di tutta la scena! Stanno per debuttare ufficialmente con il primo full lenght album, dopo due ottime demo auto finanziate, accolte ottimamente da pubblico e critica, e km e km macinati su e giù per i palchi del nord dello stivale, espediente questo che ha fatto degli Expired una delle formazioni più rispettate e considerate in ambito prettamente underground. Potevamo mai lasciarci perdere l'occasione di scambiare quattro chiacchiere con la band meneghina in questione?


Stanno per debuttare ufficialmente con il primo full lenght album, dopo due ottime demo auto finanziate, accolte ottimamente da pubblico e critica, e km e km macinati su e giù per i palchi del nord dello stivale, espediente questo che ha fatto degli Expired una delle formazioni più rispettate e considerate in ambito prettamente underground. Potevamo mai lasciarci perdere l'occasione di scambiare quattro chiacchiere con la band meneghina in questione? Ciao ragazzi e grazie per la pazienza e per il tempo che ci state volendo dedicare, prima di ogni cosa, qual'è la situazione all'interno degli Expired in questo periodo di ipotetica stasi mediatica? Innanzitutto grazie a te per l'occasione concessaci e per la tua disponibilità. Quest'ultimo periodo per gli Expired non è stato dei più facili. Dall'uscita del secondo disco, l'EP “Certain Death”, abbiamo portato avanti nuovi brani e continuato sporadicamente a suonare live per promuovere il prodotto, anche se non con un vero e proprio tour promozionale, questa situazione non ha giovato per ambedue le cose. Poi a gennaio di quest'anno, abbiamo affrontato l'uscita dalla band del primo chitarrista Mario che per motivi personali si è trovato costretto ad abbandonare il progetto, a cui, teniamo precisare, teneva molto. La cosa è ovviamente sfociata in mesi di stallo a livello produttivo, interrotti però dall'arrivo del nuovo chitarrista Mauro dotato di ottima tecnica, esperienza e personalità. Ora con lui stiamo preparando il nuovo disco con alla base una solida preparazione e un'intrinseca fase di arrangiamento. Puntiamo ad un “ritorno” col botto senza ombra di dubbi. Dalle tue parole mi fa capire che, a livello puramente strumentale, non siete rimasti con le mani in mano, o meglio ancora a compiacervi dei risultati ottenuti in passato, è così? Hai centrato in pieno. Ultimata la demo “U.D.E.” abbiamo subito cominciato a proporre nuove idee più complesse e articolate. Arrivavamo da un lungo periodo di formazione basilare della line up e vedere anche solo tre pezzi registrati, ci ha dato molta carica. Nonostante questo i tempi di produzione sono rimasti lunghi, e per un certo senso frustranti, ma abbiamo sempre cercato di crescere come musicisti. L'arrivo di Giuliano come nuovo batterista ha svolto un ruolo fondamentale in questa evoluzione, non avendo avuto un background musicale troppo saturo di Thrash Metal, ha introdotto groove e passaggi ricercati e articolati, che assieme ai nuovi riff, hanno dato “Certain Death”. Un suono che, è innegabile, si è maggiormente intricato rispetto ad un passato poi non tanto remoto, come mai avete optato per questa svolta più old school? Diciamo che concettualmente cercavamo di rimanere sempre sul genere, ma non abbiamo mai compromesso creatività e sonorità, siamo spinti sempre da decisioni democratiche per evidenziare

sempre il fatto che siamo un gruppo e quindi non limitiamo mai riff e melodie solo perchè non corrispondono ad un sound particolare.

teriale su cui lavorare e non sono poche le volte in cui tutti contribuiamo in una semplice battuta di quattro quarti.

Comunque, credo che, carte alla mano, abbiate avuto dannatamente ragione a puntare su di un suono graffiante, ma a mente fredda, siete totalmente soddisfatti di come sia venuto fuori “Certain Death”, o pensate che, potendo, cambiereste qualcosa? Tralasciando l'arrangiamento dei singoli brani, nel complesso siamo rimasti tutti soddisfatti per quel che riguarda la produzione. L'unica cosa che probabilmente rivedremmo sono i suoni della batteria, anche lo stesso Giuliano lo afferma, ma nonostante questo ognuno di noi in fase di registrazione ha sempre avuto la prima ed ultima parola sui suoni del proprio strumento per poi decidere tutti insieme. Diciamo che il lavoro di missaggio a distanza non è ovviamente stato d'aiuto. Però penso di parlare a nome di tutti dicendo che, a parte qualche “dettaglio”, “Certain Death” rimane un'ottimo lavoro del gruppo.

Quali sono le differenze principali tra "Certain Death" e il nuovo materiale che state scrivendo attualmente? Avete già dei brani in cantiere per il prossimo step discogra-

Gli Expired sono ispirati dalla vecchia ondata del thrash metal fine anni '80 inizi '90, in particolare sento notevoli somiglianze con i riff solidi di band come Testament, Exodus, Metallica, Anthrax, Nuclear Assault, Dark Angel, da dove arriva questo profondo amore per questo genere musicale? Purtroppo per quanto possa sembrare strano, l'unico nel gruppo che porta avanti la bandiera del Thrash ottantiano sono io, gli altri non sono accaniti come me sul genere, ovviamente lo ascoltano e lo suonano assiduamente, ma rimaniamo sempre su differenti gusti musicali e questo rende tutto più avvincente e totalitario. Il Thrash lo ascolto da sempre, naturalmente non solo quello, ma rispetto agli altri della band mi mantengo maggiormente su quello che amo di più e nonostante questo, è solo tutti assieme che riusciamo a svolgere l'intero processo di composizione dei brani che scriviamo, equilibrandoci con la nostra esperienza e i nostri differenti stili e gusti musicali. Puoi spiegarci concretamente come siete riusciti ad amalgamare le diverse influenze e le differenti sfaccettature del vostro sound tipicamente personale? Come spiegavo prima e come riconfermi con questa domanda le nostre influenze sono molto varie, di conseguenza l'arrangiamento è una delle fasi che ci porta via più tempo. Dedichiamo molto lavoro proprio perché passaggi, stacchi e cambi di tempo sono spesso netti e con melodie e tonalità differenti tra loro e anche quando sono più semplici ricerchiamo sempre la ciliegina sulla torta. Il nostro bassista Gaetano è chiave di volta nella maggior parte delle situazioni, ha un talento innato e una vasta conoscenza musicale. Spesso proviamo e riproviamo soluzioni per un determinato passaggio e lui riesce a consigliare quella nota in più che fa la differenza. Lavorando comunque tutti assieme riusciamo sempre ad avere molto ma-

fico? Il prossimo disco è già alla fase finale di arrangiamento, rimarremo sulla decina di canzoni e stiamo iniziando ad organizzare le fasi di registrazione e post-produzione. Essenzialmente i nuovi pezzi sono pensati per un impatto e una violenza maggiore, sempre elaborati e ricercati, ma diciamo che per questo full lenght vogliamo dimostrare tutta la cattiveria che il nostro sound può tirar fuori. Rispetto a “Certain Death” abbiamo cercato di elaborare riff e melodie, anche più semplici, ma con sfaccettature e varianti che ne esaltassero a pieno la potenza. In poche e paradossali parole: un lavoro ignorante e d'impatto ma con una ricercata raffinatezza. Qual'è stata fino a questo momento la risposta nei confronti degli Expired? Quante copie avete venduto e quante distribuito a livello “manageriale”? Non avendo svolto un'ottima promozione su tutto il territorio per motivi di mezzi e possibilità, vendite e distribuzione non sono state tra le migliori. La demo “UDE” ad oggi conta ancora un buon numero di pezzi, nonostante questo chiediamo libera offerta poiché con l'arrivo di “Certain Death” con 1 brano in più a 5 euro le vendite della demo sono crollate. Come potrai immaginare, l'”omaggio” per UDE è quasi sempre obbligatorio ma un paio di centinaia sono andate a segno. “Certain Death” ha avuto una tiratura inferiore e siamo quasi alla fine della fornitura, ma essendo dei bravi metallari alcolizzati non saprei darti precise informazioni su quante sono state vendute e quante regalate in momenti di ubriachezza molesta, sicuramente meglio che UDE come incassi, ma ad occhio e croce come numeri siamo lì. Speriamo sempre di ronzare nelle orecchie di qualcuno ogni tanto, se non altro la risposta dal vivo, a stretto contatto, è ottima e per noi questo basta e avanza a soddisfarci. Puoi accennarmi qualcosa sui vostri piani futuri? Come già accennato, siamo a buon punto coi nuovi pezzi e speriamo di tenere l'inizio del nuovo anno come partenza dei lavori e quindi per la stagione invernale 2014 avere finalmente il nuovo album da distribuire. Cercheremo di muoverci il più possibile per puntare ad una promozione “a domicilio” e dare una scossa coi nostri nuovi brani. Lascio a te le ultime parole! Grazie per l'intervista. Ringraziamo tutti coloro che ci seguono e ci supportano, che ci hanno seguito in questi anni e che hanno dedicato del tempo a leggere quest'intervista. Ringraziamo immensamente voi di Zombie Holocaust per averci offerto l'opportunità di comparire sul vostro magazine, per la passione con cui vi dedicate alla musica e per la possibilità che date a band come noi di raccontarsi! Contiamo e conteremo sempre sull'impegno unanime a supporto della scena underground!



Cresce e a dismisura la scena musicale torinese che, da qualche anno a questa parte, sembra veramente rivivere i fasti del passato, quando, è bene ricordarlo, il capoluogo sabaudo rivestiva veramente un ruolo di primo piano grazie a formazioni come Broken Glazz, Braindamage e Creepin Death!!! A fomentare tanto interesse oggigiorno sono soprattutto compagini giovani ed agguerrite come i Black Propaganda che, nel loro piccolo, sono riusciti a rinverdire quella passione smisurata per certe sonorità poste al limite fra il thrash metal primigenio e quelle aperture groove metal che fanno del loro debutto omonimo, un autentico vademecum per ogni metalhead degno di tale nome. Al drummer Eric ed al chitarrista Ian, il compito di condurci per mano nel Black Propaganda pensiero Ciao Eric, ciao Ian, e benvenuti sulle pagine di Zombie Holocaust Fanzine, iniziamo dall'ultima news, ovvero dalla vostra partecipazione alla prima edizione del Phantom Festival, vorrei sapere com'è andata, se siete soddisfatti della vostra performance, ma soprattutto cosa ne pensate di queste manifestazioni che tengono alto il vessillo della musica underground.. Eric: Ciao a tutti! Sì, abbiamo partecipato molto volentieri alla prima edizione del Phantom Festival di Tavagnasco... Ci siamo divertiti parecchio e abbiamo anche avuto modo di provare qualche pezzo nuovo dal vivo che troverete nel nostro prossimo album... Ringraziamo ancora l'organizzazione e tutte le altre band presenti! Ian: Mi e' piaciuta molto la situazione del Phantom Fest...vedi io ho 42 anni e suono Metal da ben 26 anni, quindi ho avuto la fortuna di vivere i momenti migliori del nostro paese del Metal Live.... Vedere ragazzi che si sbattono con quella stessa passione come allora mi ha messo veramente a mio agio, e mi da speranza per il nostro genere! Lo spirito deve essere quello, senza mode o cazzate!! Perfetto!!! Dunque, analizzando la storia recente della band, devo ammettere che la vostra definitiva consacrazione è stata caratterizzata dai vari cambiamenti di line up, pensi che la formazione attuale possa essere “quella buona”? Eric: I cambi di formazione sono avvenuti a causa di alcune incomprensioni e differenze di vedute (oltre all'aspetto monetario, per cercare di fare qualcosa di bello e utile tutti insieme, come tour all'estero e anche album futuro), ci hanno pena-

lizzato un po', ma ci hanno anche fatto capire che cosa cerchiamo a livello musicale nella band, e che tipo di persone possono darci quel qualcosa in più per fare il salto di qualità (se possibile e sempre nei nostri limiti)... Per questo abbiamo capito che la voce di Jacopo era indispensabile per il nostro sound e siamo così riusciti a venirci incontro a seconda delle esigenze di tutti, mentre al basso abbiamo trovato Mirco Rizzi dei Nerocapra, che sta sviluppando con noi i futuri brani del nuovo disco che registreremo a breve. Ian, ascoltando attentamente dietro le trame delle composizioni che fanno parte del vostro debutto, credo proprio che sia sul versante squisitamente compositivo, che su quello tecnico/strumentale, è stata profusa una professionalità veramente all'altezza dei nomi che contano del genere più anticonformista per eccellenza, tu come la pensi? Ian: Ahahah...beh,ti ringrazio tanto per quello che dici....abbiamo avuto parecchie ed ottime recensioni in giro per il mondo su Webzine, giornali e quant'altro.... Noi cerchiamo di fare al meglio quello che sappiamo veramente, senza pisciare troppo lungo con i nostri strumenti per poi fare una registrazione vera senza troppi lavori di editing e mantenere il prodotto piu' genuino possibile.. Per quanto riguarda le nostre influenze, chiaramente e' inutile dire i classici nomi del sacro metal in particolare Slayer, Pantera, Entombed, Carcass, penso che qualcosa di questi venga fuori dall'album!! Un lavoro il vostro molto vario e ricco d'influenze musicali che vanno dalle reminiscenze classic/thrash di tipico stampo americano, a porzioni più death, so benissimo che per un artista è molto difficile dover classificare la propria proposta musicale, ma volendo, in quali di questi generi musicali ti riconosci appieno? Eric: Io personalmente mi riconosco appieno nel thrash, è ciò che ascolto maggiormente ma non disdegno neanche altri ascolti anche al di fuori del metal...

Detto questo penso che i BLACK PROPAGANDA non facciano thrash puro, credo invece che la nostra musica si collochi in un misto di generi senza però essere una scopiazzatura di qualche altro gruppo, come a volte capita di sentire... Quindi penso che ciò che componiamo sia abbastanza genuino e che suoni in un modo tutto suo... Eric, i brani d'impatto sono quelli sicuramente più accattivanti e trascinanti, ciò non toglie comunque che la grandezza di "Cynic Apnea" possa in qualche modo rappresentare di gran lunga uno dei vertici compositivi dell'intero lavoro, non trovi? Eric: Cynic Apnea è uno dei brani che mi piace maggiormente del nostro album e penso che, facendo un discorso generale, senza riferirmi a noi stessi che poco possiamo in confronto a certi mostri sacri del metal, molti gruppi che hanno fatto musica di un certo livello abbiano poi composto delle "ballate" di qualità assoluta, che a volte vengono ricordate più di certi brani incalzanti... Spero che anche la nostra Cynic Apnea sarà un brano che prima o poi verrà ricordato! Secondo te fra le vostre composizioni, c'è ne una in particolare che possa sintetizzare al meglio le caratteristiche salienti del Black Propaganda sound? Eric: Direi che una delle più particolari, nonché una delle prime da noi composte nel lontano 2007 quando Jacopo ancora non c'era, sia proprio Black Propaganda... Nell'album è stata ovviamente arrangiata e modificata per adattarsi sia alla sua voce che al nostro sound odierno, però conserva ancora quel qualcosa che ti fa dire "questo è un pezzo da Black Propaganda". A livello puramente concettuale la propaganda nera è una sorta di divulgazione retroattiva che, tendenzialmente, dice di arrivare da fonti amiche ma in realtà arriva dal nemico, si affida alla disponibilità del bersaglio a ritenere credibile i suoi messaggi, in modo da poter screditare o addirittura “far ribaltare” le alleanze.....dopo tutto questo giro di parole, mi parlereste delle liriche legate ai brani di “Black Propaganda”? Eric: Il concetto originario dei BLACK PROPAGANDA era proprio quello di parlare direttamente di tematiche collegate agli avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale, in quanto per noi era uno dei simboli, se non il simbolo, della malvagità dell'essere umano della quale volevamo parlare... Con


l'arrivo di Jacopo però, che ha un background musicale un po' diverso dal nostro, i temi dei testi si sono spostati un po' più verso il rancore sociale dei giorni nostri, pur mantenendo tuttavia il tema centrale di allora, che è la cattiveria dell'uomo... Giusto per dimostrare che la storia si ripete! Ian, a questo punto mi pare di capire che dietro all'artwork del disco si celi un significato intrinseco legato in maniera indissolubile alle tematiche trattate all'interno del disco, dico bene? Ian: Si esatto...l'album e' stato sviluppato con un concept ben preciso che parte tutto dal nostro nome,quindi la finzione di tutto quello che dai tempi dei tempi l'essere umano e' particolarmente soggetto.. religione, politica, guerre, denaro ecc..e per questo che ogni nota e testo cerchiamo particolarmente di pensarla apposta per cio' che vogliamo trasmettere!!

Pienamente d'accordo con il detto, si impara sempre qualcosa da chiunque! Eric, cosa ne pensi dell'immane kollasso che da qualche anno a questa parte ha colpito il mercato discografico a livello mondiale? e se non è troppo, che idea ti sei fatto di un potente mezzo di comunicazione come internet e del libero uso che si fa del download completo di interi dischi?

Ian, se non ricordo male, per un certo periodo di tempo, sei stato legato alle vicissitudini degli Homicide Hagridden ora vostri cugini di etichetta, siete rimasti in buoni rapporti?...e sempre se non rompo troppo le scatole, ci sono delle band dell'area sabauda con le quali vi siete trovati bene in sede live? Ian: Si, ho consigliato io agli Homicide di optare con la Bull To Kill, etichetta satellite di Nadir, proprio perche' a certi livelli serve una realta' per divulgare il proprio prodotto in maniera professionale.... Con loro nn ho mai avuto problemi, nn so' loro pero', dopo che li ho lasciati non li ho piu' sentiti..in ogni caso una grande band con tanta professionalita' e disponibilita', infatti il tour che abbiamo fatto insieme, Black Propaganda e Homicide in Ucraina e' stato fantastico e divertente!!

Quanti sacrifici e non solo economici vi è costato portare a termine un'operazione di questa portata? ...e se non è troppo, che genere di emozioni si provano a vedere il proprio cd accanto a quelli delle tue band preferite di sempre? Eric: Parecchi sacrifici, ma per noi il metal è più che una passione e suonare è qualcosa che ci piacerebbe fare come lavoro, quindi abbiamo preferito fare direttamente qualcosa di grosso con Nadir piuttosto che pentirsene poi tra qualche anno chiedendosi come sarebbe andata a finire... E sì, è una bella soddisfazione! Pensate a “Black Propaganda” come ad un punto di partenza o di arrivo? Siete d'accordo con il detto, "non si finisce mai d'imparare"? Eric: Assolutamente un punto di partenza! Noi continueremo comunque in ogni caso a fare la nostra musica e poi si vedrà dove andremo a finire, senza rimpianti e sapendo di aver fatto tutto il possibile...

do, facile e veloce avere i brani che si desiderano su PC, piuttosto che andare in un negozio e ordinare un CD che magari è quasi introvabile o d'importazione... Tuttavia Internet è un'arma a doppio taglio: chiunque ha la possibilità di avere visibilità e questo è bene, ma in questo modo la qualità si va a perdere tra migliaia di band che magari proprio buona musica non fanno (indipendentemente dai gusti), e questo è male... E i CD bisognerebbe comprarli, non penso che la gente che li scarica lavorerebbe gratis molto volentieri, anche se la maggior parte della gente che suona metal non lo fa di certo per i soldi, però avere anche un riscontro economico proprio schifo non fa!

Eric: Con l'avvento della distribuzione digitale penso che sia normale una flessione del mercato discografico mondiale, d'altronde è molto como-

Ok ragazzi, siamo arrivati veramente alla fine, ti ringrazio per aver avuto la pazienza che hai avuto, mi congedo da voi, non prima d'averti spronato a fare un saluto ai nostri lettori....!!!!! Eric: Ciao a tutti e grazie mille per quest'intervista! Ci si vede presto dal vivo! Ian: Grazie per tutto cio' che fate per band come le nostre....Stay Metal Bro!!!!


Certo che suonare in una giovane band devota anima e cuore ad un thrash metal ben concepito, ma piuttosto derivativo, negli states a cavallo fra la fine degli anni ’80 e i primi del ’90, non doveva essere una cosa facile, vuoi perché la concorrenza fra formazioni minori era talmente agguerrita e spietata da non consentire repliche alle cadute di tono, vuoi per la presenza di autentiche big band che, a livello quantitativo che qualitativo, riuscivano veramente a fare il vuoto intorno. Un confronto arduo al quale dovettero cedere decine e decine di giovani compagini, fra le quali si inseriscono pure i Restless Breed da Columbus Ohio. Nelle parole del cantante Dave Cowgill i ricordi dell'epoca.. Ciao Dave e grazie per averci concesso del tuo tempo prezioso, cosa puoi raccontarci dell'esordio della band? Lascelta del vostro monicker voleva essere una sorta di omaggio all' album dei Riot? I “Restless Breed” si sono formati dopo la mia prima band, ovvero i “Viper”, scioltasi nel 1984. Io e il batterista abbiamo portato avanti il progetto e cercato nuovi musicisti. Abbiamo fatto un elenco di nomi da scegliere per la band e “Restless Breed” è stato il risultato finale in quanto rispecchiava a pieno la personalità e la musica della band. Sapevamo che era il titolo di un album dei Riot, ma non voleva essere un "omaggio" a loro. Abbiamo solo pensato che sarebbe stato un buon nome per la band. Personalmente io avevo votato per un nome diverso, ma venne scartato, ahahha! E 'vero che, prima di trovare la line-up definitiva, si sono succeduti continui cambiamenti? La band è nata ufficialmente nel 1985 ed è vero che ci sono stati diversi cambiamenti di line-up durante i 5 anni della nostra storia. Alcune persone sono state dei musicisti effettivi anche se diverse volte sono usciti e poi rientrati nella band!

Alla fine, nessun membro iniziale è rimasto. Eravamo una sorta di porta girevole, e questo ci ha impedito di fare molto di più di quanto combinato. Abbiamo passato più tempo a cambiare membri che a scrivere nuova musica e fare concerti. Quali sono state le band che vi hanno influenzato musicalmente parlando? Noi tutti apprezzavamo Judas Priest, Iron Maiden, Motorhead, Deep Purple, Savatage, Metal Church,

Metallica, Exodus, Megadeth, Slayer, Flotsam and Jetsam, Overkill, Sanctuary, ecc... in pratica tutto ciò che fosse veloce o pesante, ma più in là ci è piaciuta anche l'idea di inserire qualcosa di più melodico. Posso immaginare che i vostri primi repertori erano principalmente composti da cover di altre band, giusto? Quando avete deciso di scrivere brani inediti e qual'è stata la prima canzone che avete scritto? Abbiamo iniziato suonando cover, ma allo stesso tempo scrivevamo anche inediti. La decisione di diventare una band “originale” è nata nel 19861987. Abbiamo finalmente deciso di abbandonare la maggior parte delle cover e ci siamo concentrati sul nostro materiale: registrarlo, renderlo noto al mondo, e vedere cosa potevamo fare. La nostra prima canzone ad esser stata scritta e registrata è stata "Warchild". La storia narra che, nel giro di pochi mesi, la vostra è diventata una tra le prime metal thrash band in zona, avete registrato il vostro primo demo intitolato "After the Holocaust", caratterizzato da una copertina rosso sgargiante e sei straordinarie canzoni come "Uleash the Beast ", la title track, e la sorprendente "The Real World". Cosa ricordi di quelle sedute di registrazione? Quanti giorni avete trascorso nei “Thunder Sound Studio”? Avevate abbastanza soldi in quel momento? E 'stata la prima volta in uno studio per tutti i membri della band... sicuramente ci è servita da esperienza.... ma credimi se ti dico che si percepiva la nostra inesperienza, la nostra ansia e la nostra esitazione. I brani erano piuttosto semplici e ripetitivi, ma era un inizio! Abbiamo fatto del nostro meglio, e abbiamo imparato tantissimo. Non credo di aver trascorso molto tempo, forse 2 week-end? Non avevamo molti soldi con noi... in fondo avevamo appena 17-18 anni all'epoca. Scusa se sono invadente, ma il demo è stato dedicato alla memoria di Scott Deem, era un vecchio fan della band? Scott era, in realtà un nostro chitarrista nel 1986. Eravamo ad una festa a casa del nostro ex bassista; Scott ha lasciato la festa in una macchina alla

cui giuda c'era un autista ubriaco ed è stato ucciso quando l'auto è uscita fuori strada e si è schiantata. Era talentuoso Scott sia come musicista che come persona. Ha contribuito alla scrittura della canzone "Don't let the Night Fall", che è nel demo. Se non sbaglio il demo ricevette molte recensioni favorevoli e l'attenzione della stampa underground internazionale, è vero? Il nostro primo demo ha ricevuto buone recensioni, e guadagnato spazio in molte riviste. Stavamo solo imparando a scrivere e registrare canzoni in modo corretto. E 'stato il nostro primo tentativo, e nei mesi successivi non facemmo altro che migliorare. Alcuni cambiamenti all'interno della band erano necessari per raggiungere il meglio come musicisti e compositori, e crediamo di esserci riusciti! Come reagivano la folla e i fans locali ai concerti della band? E 'vero che molte volte avete supportato la leggenda underground Chastain? Le folle erano proprio quelle giuste, ricche di metallari e poghi. Le affluenze erano abbastanza buone; l'atmosfera speed metal thrash li prendeva alla grande. Eravamo interessati a fare qualcosa di ampio respiro nazionale o meglio internazionale anziché essere solo degli eroi locali. Non siamo mai stati troppo esibizionisti. Pensa che ci esibivamo in t-shirt e jeans.. “nudi e crudi”. Usavamo dei fumogeni e avevamo cataste di Marshall in un punto sul palco solo per far sembrare professionali. Abbiamo supportato Chastain diverse volte all'Alrosa Villa. Quando venivano a Cincinnati erano soliti prenotare un week-end li dove, poi, richiedevano il nostro supporto. David Chastain era un grande chitarrista, e anche la sua cantante di allora Leather Leone era grande. Bei tempi! Avevate familiarità con il circuito underground dei tape traders che, all'epoca, era davvero grande ed ha contribuito ad aiutare un bel paio di band? Ovviamente... e sapevamo di farne parte. Abbiamo ottenuto recensioni in molte riviste, venduto un sacco di demo, ed abbiamo ottenuto un paio di piccole offerte da case discografiche attraverso quel circuito. Ho ancora molte lettere di persone di ogni parte del mondo che scrivevano alla band.... E' stato un momento emozionante! Lester Maddox, Shanghai, Angel Wicked erano tutti eroi underground provenienti da Columbus, li conoscete o siete in relazione con qualcuna di queste band? Non ho mai sentito parlare dei Lester Maddox; Shangai e Angel Wicked mi sono familiari... conosco un paio di membri di queste band. Dopo molti cambiamenti, il gruppo ha avuto la possibilità di registrare cinque tracce del


promo "All did Fall" per cercare di ottenere un contratto e per attirare l'attenzione di un manager degno di nota, dico bene? Tutti i nostri demo sono stati registrati e distribuiti a scopo promozionale. Quel demo conteneva semplicemente le 5 canzoni inedite che avevamo scritto. Con un nuovo batterista inoltre. Abbiamo provato a registrare e produrre quel demo da soli ma non avevamo nessun tecnico ad aiutarci. Stavamo cercando di risparmiare soldi. E' finito per risultare tutto un po' “sporco”, ma dalle canzoni stavamo ottenendo il meglio sia come musicisti che come autori. Quanto è stato difficile, per una band come i Restless Breed, dover cercare di competere con le band di maggior successo provenienti dalla Bay Area? Quelle band ci hanno influenzato tantissimo. Non crediamo di aver pensato mai di dover 'competere' con loro. Stavamo solo cercando di fare musica e ci piaceva vedere quanto lontano potevamo andare. Naturalmente, quando è venuto il momento di parlare con le case discografiche, queste volevano sapere in che modo ci saremmo distinti dagli atri. Dovevamo cominciare a pensare al miglior modo per farlo, ma la band non ha avuto realmente la possibilità di sviluppare il proprio essere, prima dello scioglimento. Ricordo che le ultime cose che stavamo scrivendo erano un po 'più snelle e melodiche; stavamo iniziando a ritagliarci ognuno la propria identità.. E' una leggenda o è vero che hai avuto la possibilità di far parte degli “Hallows Eve”? E 'vero, ho avuto questa possibilità. Ho trascorso una settimana ad Atlanta vivendo e provando con loro dopo l'uscita di Stacy Anderson. Le audizioni sono andate bene, ma avvertivo che qualcuno nella band non apprezzava il mio stile vocale. Due membri non sono mai stati completamente convinti che io fossi il tipo giusto. Ero giovane e la mia voce ancora in via di sviluppo. Sono tornato a casa dopo una settimana, e loro avevano ancora molte audizioni da fare. Sarei dovuto ritornare per altre audizioni, ma poi ho ricevuto una lettera dall'allora-chitarrista James Murphy dove mi informava che aveva lasciato gli Hallows Eve e che si era unito ai Death. Mi disse che il futuro degli H. E. era incerto e che avrei dovuto contattarli io, etc etc... non li ho più risentiti e ho continuato tranquillamente per la mia strada. So che il bassista ha finito per fare il cantante per un po', e ho sentito di una loro reunion con Stacy per un album qualche anno fa. Erano dei ragazzi in gamba e credimi anche questa mi è servita da esperienza! E giunse il tempo per la band di progettare il full-lenght album “No Wall Can Hold”, registrato nei Musicol studio's nella vostra nativa Columbus. Cosa puoi raccontarci a riguardo? Era in progetto già da prima che io facessi le audizioni per gli Hallow's Eve, ma ovviamente dove-

va essere ancora confermato il tutto. I ragazzi della band videro il mio provino con gli H.E. come un mio tradimento nei loro confronti. Per questo motivo trovarono un nuovo cantante, ma risultò un buco nell'acqua. Non entrando a far parte degli Hallow's Eve, sono ritornato a Colombus dove mi sono riappacificato con la band e abbiamo registrato l'album. Tra le canzoni, 5 sono state ri-registrazioni di quelle prese dalla seduta di “All Did Fall”; siamo rimasti abbastanza soddisfatti con la produzione cosi abbiamo deciso di registrare anche tre inediti. Tra l'altro quando sono andato ad Atlanta, il chitarrista Mike Ulery aveva lasciato nuovamente la band, e cosi abbiamo chiamato Art Taylor a suonare gli assoli che avrebbe dovuto suonar lui, mentre Mike Tonn ha gestito tutte le chitarre ritmiche. Eravamo stanchi e provati, addirittura il batterista ha finito per suonare tutto troppo in fretta. Ma quella produzione risultò essere una delle migliori fino ad allora! E' stata costosa ma siamo rimasti molto soddisfatti del risultato finale. Naturalmente ci sono cose che avremmo potuto fare meglio, ma penso, alla fine, che il risultato è stato buono e regge ancora oggi. Sono molto orgoglioso di quella registrazione. Nonostante le difficoltà che avete dovuto affrontare riguardo ai musicisti che andavano e venivano come detto, la band sembrava essere legata ad una certa continuità, il suono delle otto canzoni era diventato più personale e intricato, un po' progressive se me lo concedi, anche se ha seguito le vostre origini radicate nel genere speed/thrash metal, possiamo asserire che la band era davvero matura ed in grado di fare il salto finale? E' vero, stavamo facendo progressi in tutti i campi, e il nostro “suono” stava diventando più progressive e più tecnico. Aver cambiato batterista ci ha permesso di suonare in modo più veloce, aggressivo e tecnico. Aspettavamo di farlo da un bel po', ma le limitazioni dovute al nostro originale drummer ce l'avevano sempre impedito. Eravamo finalmente in grado di suonare come volevamo fare da sempre e avevamo cominciato ad acquisire l'identità di una vera e propria band. Le

cose stavano cominciando a prender forma! Dopo pochi mesi da quelle registrazione, i Restless Breed ricevettero un contratto con la piccola etichetta inglese CMTF, ma la lineup si divise.... Si, incominciammo a suonare più concerti e ad inviare il nostro demo, ottenendo risposte da molte riviste disposte a recensirci. Il problema effettivo era il fatto che la band si era già sciolta. Alcune decisioni finanziarie giovanili andate a male conti-

nuavano a perseguitarci, ed eravamo costretti a fare molti lavori extra per ricoprire tali obblighi finanziari. Semplicemente era troppo poco il tempo da dedicare alla band.. infatti c'era chi non veniva più alle prove, poi abbiamo abbandonato la casa discografica e quindi tutto questo ha portato alla fine della band. Ho finito per richiamare il mio vecchio chitarrista Mike Ulery per formare una nuovo band i “Speed of Fright”. Ero determinato a portare avanti questo mio nuovo progetto. Ho avvisato Sam e Mike a riguardo, ma hanno deciso di andare avanti per la loro strada. Venendo ad oggi, com'è nata l'idea di “No Walls Can Hold – The Demo Anthology”, che se non sbaglio dovrebbe essere un' uscita ufficiale, giusto? Un fan di vecchia data mi ha contattato su internet suggerendomi di sottoporre il nostro materiale agli anici della Stormspell, in quanto specializzati nel rivisitare i demo delle thrash band degli anni '80.. e cosi ho fatto.. Siete soddisfatti del risultato che avete ottenuto? Il cd è bello e il lavoro della copertina è davvero magnifico. Oh certo che ne siamo soddisfatti! Iordan ha fatto uno splendido lavoro! Siamo davvero lusingati e sorpresi più di qualsiasi altra persona!


Inarrestabili, ironici tremendamente spontanei come pochi, i Sofisticator sono fra le poche band in circolazione sul territorio italiano, dotati di uno spirito dissacratorio come pochi, e nella loro unicità, rappresentano la classica dimostrazione, se ce ne fosse ancora il bisogno, di come si possono esprimere tematiche di un certo spessore ed interesse umano, senza per questo avere il pretesto di prendersi troppo sul serio, ed il loro “Camping the vain”, uscito già da qualche mese per la label messiacana EBM records, ne è il classico manifesto. L'ingresso di ben due nuovi musicisti nella line up ufficiale della band, un album in preparazione e la partecipazione al prestigioso Romania Thrash Metal Festival, sono solo alcune delle novità in casa Sofisticator, a parlarcene il chitarrista/fondatore Andrea.

Ciao Andrea e grazie per il tempo che ci stai volendo dedicare, iniziamo dall'ultima news in casa Sofisticator, ovvero dalla vostra partecipazione Thrash Metal Festival in Romania, ti saresti aspettato un'accoglienza così calorosa dalle parti di Bucarest? Ciao Beppe e grazie a te per lo spazio che ci dedichi. L'esperienza a Bucarest è stata a dir poco esaltante un pubblico ampio, un'organizzazione professionale ed un calore davvero inaspettato, vedere tanta gente che conosce a memoria le nostre canzoni ed il pogo ininterrotto per tutta la durata del nostro concerto, sono state le cose che ci portiamo nel cuore, un'esperienza bellissima e motivante; colgo l'occasione per ringraziare di nuovo Traian Popescu e tutto lo staff del Romanian Thrash Metal Fest grandi persone veramente. Avete allacciato rapporti di amicizia con le band della serata o con qualcuno del pubblico presente all'evento? Si ovviamente, i ragazzi dei gruppi di apertura (Crossbone e Berserk) ci conoscevano ed erano molto curiosi, ci hanno tempestato di domande, i greci Biocancer con cui siamo compagni di etichetta e con cui eravamo già in contatto, e gli Axecutor Bulgari che già dalla serata del meet and greet del Venerdi, mi hanno accolto offrendomi un'ottima bottiglia di vino bulgaro (qualcuno deve averli informati della mia passione per il vino) ed i Thrashless dall'Estonia, ottime persone davvero amichevoli con cui è stato molto bello condividere palco bevute e chiaccherate. Festival che e’ stato affrontato dalla band con una formazione rinnovata rispetto alla line up che aveva registrato l'album, puoi

presentarci i nuovi arrivati? Si è stato un momento difficile per il gruppo da poco orfano dell'altro chitarrista Baron Roccio. Abbiamo dovuto organizzarci a tempo di record, con Elia dei Subhuman all'altra chitarra, mentre Crudelio, il nostro batterista, era già in pianta stabile nel gruppo da Aprile di quest'anno. La collaborazione con Elia che era pattuita appunto solo per alcuni concerti, alla fine è durata sol-

tanto per il Romanian Thrash metal fest, visto che nel frattempo abbiamo trovato il giovane Don Hammier come membro in pianta stabile del gruppo. Quindi rispetto alla line up di Camping The Vein i Sofisticator di oggi sono rinnovati con nuovo batterista e nuova ascia. Che dire di loro, per quanto riguarda Crudelio, batterista devastante, tecnicamente molto preparato e voglioso di fare buona musica,io e lui ci conosciamo da quando avevamo 17 anni e già all'epoca suonammo assieme per un breve periodo in un gruppo thrash metal chiamato Headbangers. In definitiva è davvero molto bello essersi ritrovati dopo tanti anni a suonare di nuovo assieme avendo anche l'occasione di approfondire e di assodare la nostra amicizia, ci siam trovati davvero molto bene con lui sia umanamente che musicalmente e siamo tutti molto entusiasti del suo ingresso nel gruppo. Lo stesso vale per Don Hammier grande musicista e studente in conservatorio; è stato un periodo burrascoso da un'anno a questa parte ma ad oggi, anche se con Don Hammier è davvero poco tempo che suoniamo assieme, conveniamo tutti quanti di aver la migliore line up mai esistita del gruppo, siamo tutti molto felici, motivati e vogliosi di spaccare i culi ancora a lungo.

adesso ci stiamo riuscendo. Ok, dunque, sono passati diversi mesi dall’uscita di “Camping the vein”, ti andrebbe di tirare delle somme, ti saresti mai aspettato di ricevere tutti questi feedback positivi? Sinceramente non cosi tanto; dopo circa un anno e mezzo dall'uscita dell'album ancora continuano ad aumentare i nostri fan e sono molteplici le dimostrazioni di affetto e di stima nei nostri confronti, siamo davvero molto felici di questo, ed oltremodo motivati a produrre nuova musica. Disco il vostro che e’ uscito per un'etichetta indipendente messicana, nonostante la presenza sul suolo italico di diverse realtà di una certa capacità, come ci si trova a gestire dei rapporti con una label che si trova letteralmente dall’altra parte del mondo? In realtà non è affatto difficile e devo dire che siamo assolutamente soddisfatti del lavoro svolto da EBM records, onesti come pochi altri in questo ambito, le difficoltà possono esserci, ma sono anche facilmente ovviabili con un pizzico di intelligenza.

È solo un caso che entrambi i musicisti provengano dallo stesso circuito e suonino in altrettanti contesti musicali? Pensi che il loro apporto all'interno della band possa apportare delle migliorie a livello puramente compositivo? Non so esattamente se sia un caso o meno, fatto sta che i due nuovi arrivati sono compatibili al 100% sia col nostro stile musicale che umanamente, e al di là dei numerosi progetti musicali di cui fanno parte, riescono a conciliare gli impegni e ad essere ben partecipi all'attività del gruppo sotto tutti i punti di vista. Dal lato compositivo è difficile da dire oggi visto che abbiamo molte nuove composizioni pronte da tempo, quindi prima che entrassero loro in formazione, anche se posso dire che, comunque, lavorando sugli arrangiamenti delle nuove canzoni, il loro apporto fino ad oggi è stato davvero pregevole e sono convinto che imprezziosirà ulteriormente il nuovo disco. Sono due ottimi musicisti preparati e pieni di ottimi spunti e idde musicali quindi siamo più che sicuri che miglioreranno ulteriormente il sound dei Sofisticator.

Capisco, ed e’ anche per questo motivo che, assieme ad un tuo caro amico, avete deciso di intraprendere la strada di produttori discografici? E' stata una decisione nata da un desiderio che avevo da tempo, per poter contribuire in modo più attivo ed aiutare quelli che riteniamo meritevoli nella scena underground, per quelli che sono i nostri gusti musicali ovviamente, e allo stesso tempo poter anche contribuire criticamente dando suggerimenti e spunti ai gruppi che a nostro avviso sono ancora acerbi.

Quanto è difficile trovare delle persone che siano sulla tua stessa lunghezza d’onda, e non solo a livello tecnico strumentale? E' sempre molto difficile, noi però abbiamo avuto molta fortuna a rimediare in tempi relativamente brevi alle nostre problematiche di line up, ma credo anche che, in buona parte, sia anche dipeso dal nostro atteggiamento combattivo e determinato, non vogliamo assolutamente fermarci e per

Tornando ai Sofisticator, un'altra succulente news, e’ la ristampa del vostro debutto in versione vinilica, nera e verde, da parte della Italian Thrash Attack, come ed in che modo e’ nata la collaborazione con il buon Max? Esatto, ma la release del vinile di Camping The Vein non è soltanto opera di Italian Thrash Attack ma è il frutto di una coproduzione tra noi Sofisticator, Italian Thrash Attack appunto, Deathcrush

Quindi vuoi farmi capire che quello legato agli ottimi Demolition Saint e’ solo l’inizio di un lungo tortuoso cammino? Si lo è e faremo tutto il possibile per continuare questo cammino, perchè è la passione di una vita.


records, ETN records e Global Thrash Assault. Era da tempo che avevamo l'idea di stampare il vinile dell'album, quindi al momento in cui abbiamo ritenuto che i tempi erano maturi, abbiamo proposto la cosa a Max amico di vecchia data ed a varie altre etichette tra cui ovviamente quelle che hanno aderito.

mesi scorsi, rischia, oltre al fatto di buttare soldi nel cesso senza guadagnarsi la notorietà cercata, di compromettersi sputtanandosi il rispetto della scena underground che è fatta per lo più di musicisti, e quindi di trovare delle porte chiuse quando una volta finito il concertone si torna alla realtà. Si son già spese tante parole a riguardo ma alla fine i risultati son quelli che sono ed il fenomeno è rimasto e difficilmente tornerà indietro, purtroppo.

Un operazione questa che trasuda passione smisurata.. Si decisamente, e siamo tutti davvero felici di essere riusciti a pubblicare il lavoro in vinile, davvero una grandissima soddisfazione. Una delle componenti che colpiscono gli appassionati di certe sonorita’ spigolose, sono sicuramente le metriche delle liriche che accompagnano i testi del vostro album di debutto che, oltre a sottolineare lo spirito dissacratorio comunemente toscano, puntualizzano l’ironia di chi non vuole prendersi troppo sul serio, dico bene? Da una parte si, ma ci tengo molto a sottolineare questo punto cardine del mio gruppo, noi abbiamo voluto che i testi fossero ironici, cosi come li abbiamo scritti proprio perchè uno degli obiettivi del gruppo era, ed è ancora, quello di cercare tra le righe un modo 'toscano', di fare del thrash metal, quindi cercare di trovare un connubio tra la musica che amiamo da tanti anni, ed il nostro modo di essere nella vita di tutti i giorni. In definitiva credo di poter dire che per noi è davvero molto naturale, potevamo avere un'altro moniker e scrivere testi impegnati nel sociale, apprezziamo molto chi lo fa in una certa maniera, ma non avrebbe rispecchiato veramente ciò che siamo e non saremmo stati sinceri con noi stessi. D'altra parte siamo anche convinti che, nella nostra tradizione e nelle nostre radici, un grande valore culturale, ed è esattamente ciò che cerchiamo di comunicare per mezzo della nostra ironia, ovvero lo 'spirito' ed il modo di essere e di vivere di noi thrasher toscani. Visto che siamo in argomento, com’e nata l’idea del video che si trova alla base del video di “I Wa' Sborr To Rock'n Roll” Già dopo la stesura della canzone, avevamo pensammo di fare un video, c'erano alcune idee di base che poi abbiamo avuto modo di discutere con Riccardo Iacono (nostro carissimo amico,tastierista dei Domine non che regista del video), Abbiamo incominciato a buttar giù un vero e proprio trailer comprensivo di tutte le storie individuali che, per fortuna, ad un certo punto collidono

fra loro. Riccardo si è occupato sia di fare le riprese, che del montaggio, ed il risultato potete vederlo su youtube. Qualche mese addietro siamo stati travolti del fenomeno pay to play, spinosa questione comunque vecchia come il mondo, metallico s’intende, come mai secondo te gli animi di qualcuno si sono surriscaldati in modo cosi’

animoso? Beh, è difficile sapere il perchè, si possono solo fare delle ipotesi, il fatto comunque che determinati casi siano stati sputtanati con tanto di prove, ha sicuramente fatto imbestialire tanti musicisti che, magari, da anni cercano di ritagliarsi una fetta di pubblico, senza ricorrere a tali mezzi. Personalmente sono fermamente contrario a questo modus operandi, ma d'altro canto chi vuol pagare, continui pure a farlo, sinceramente me ne frega poco, ma credo che sia ancora più stupido oggi come oggi pagare per suonare. Un gruppo che paga, dopo tutto il polverone dei

Certo, però credo che molto dipenda dall'aspirazione di certe formazioni che, pur di apparire all’interno di alcune manifestazioni, arrivino addirittura a prostituirsi, a livello artistico naturalmente..... Spesso lo fanno soltanto per suonare davanti ad un pubblico più vasto, tra l'altro gruppi che non hanno nulla in comune coi gruppi headliner e spesso con pessimi risultati. In ogni caso credo che ci siano diversi modi onesti per poter prendere parte anche a concerti di un certo livello, pagare è il modo più stupido, e se fosse l'unico modo, meglio rinunciare. Ovviamente è solo il mio punto di vista. Prima di concludere, che ne e’ stato dei Deconstruction che ti vedevano protagonista qualche anno addietro? Adesso che avete messo in piedi una label, non credi sarebbe opportuno riuscire a mettere in chiaro le idee che avevano portato alla stesura di un intero album mai registrato? Beh riguardo ai Deconstruction, l'attività era andata sempre calando fino a cessare del tutto ormai ben 3 anni fà. Nel frattempo ci siamo rivisti ed abbiamo discusso a lungo, ma non è affatto semplice al momento riuscire a riprendere in mano il progetto che tutt'oggi mi sta molto a cuore. Purtroppo attualmente non ho proprio idea se ci saranno in futuro le condizioni per riprendere o meno, anche se dentro di me la speranza non muore. D'altra parte per me i Deconstruction sono stati un'esperienza musicale fondamentale. Ok Andrea, siamo alla fine, ti lascio campo libero..... Grazie a tutti per l'attenzione. Seguiteci se volete su https://www.facebook.com/Sofisticator e sul nostro myspace : https://myspace.com/sofisticator80. Ma ancora meglio se venite a trovarci ai nostri concerti. Shit in your brains!!!


Sono la nostra scommessa personale, una formazione in continua evoluzione su cui puntare per il futuro, anche perchè gli Enforces da Viterbo, potrebbero diventare, nel giro di qualche anno, i principali pretendenti per la corsa al trono di band rivelazione in campo estremo ed affini, ed i video postati sul loro canale di youtube lo dimostrano in pieno, e ci mostrano una formazione spigliata alle prese con un energico thrash/death metal ottimamente strutturato, sia a livello strumentale che compositivo. A parlarci del nuovo corso della band ci pensano la cantante Martina ed il chitarrista Paolo. Ciao Martina e grazie di cuore per il tempo che ci stai volendo dedicare, prima di ogni cosa, qual'è lo stato di salute attuale degli Enforces in questo periodo di apparente stasi mediatica? Ci sono delle novità rilevanti di cui ci vuoi rendere partecipi? Martina: Gli Enforces godono di ottima salute, forse la migliore di sempre! Ci stiamo dando da fare dal punto di vista compositivo e siamo molto soddisfatti della direzione musicale che la band sta prendendo. Stiamo attraversando un periodo di mutamento per quanto riguarda la lineup ed inevitabilmente questo comporta l'integrazione delle influenze musicali dei nuovi membri. Dunque, se non erro, mi sembra di capire che tu sei proprio l'ultima arrivata in seno alla line up ufficiale della band, come ed in che maniera sei stata scelta? È la tua prima esperienza di un certo spessore, oppure in passato hai avuto altre collaborazioni di un certo peso? Martina: In realtà, ormai, non sono più l' “ultima arrivata”. Anche se non è ancora stato ufficializzato nei nostri canali social, la band ha subito un'ulteriore variazione: Michele “Zilath” Ciccioli, bassista, co-fondatore degli Enforces ha dovuto allontanarsi, a malincuore, dal progetto, per motivi di lavoro, mentre Michel Borgognoni ha lasciato la band per impegni personali e divergenze sugli obiettivi della stessa. Si sono uniti a noi Leonardo Sapio, giovane bassista estremamente promettente, ed Andrea Pro, dietro le pelli, che invece gode già di buona esperienza, avendo militato in bands come i Copsefuc-

king Art, attualmente impegnato anche coi suoi Sudden Death. Per quanto riguarda me, sono stata scelta da Paolo. Conoscevo già il progetto, avevo sentito il demo. Ero un po' titubante all'idea di inserirmi in un contesto già avviato, dovermi adattare ad uno stile canoro già prefissato che non rispecchiava completamente il mio. Invece, poi, ho trovato una vera famiglia fatta da persone splendide le quali mi hanno lasciato completa libertà d'espressione artistica, dandomi piena fiducia. Prima di loro ho preso parte a vari progetti, anche dei generi più disparati. Senz'altro quella che mi ha formato di più è stata l'esperienza coi Dark Farewell, gruppo fondato da me ed i miei migliori amici, progetto death metal a cui sono ancora immensamente affezionata. La mia ultimissima esperienza prima degli Enforces era stata la collaborazione in sede live con gli Oblyvion, gruppo melodic death metal della provincia di Viterbo, i quali hanno appena rilasciato un omonimo fulllenght. Paolo: Ho scelto di chiamare Martina a prendere parte agli Enforces perchè la ritenevo molto valida, col suo timbro di voce che si rifà molto di più al thrash vecchia scuola, inoltre avevo avuto modo di apprezzare la sua ottima perfomance dal vivo (e la bella presenza), avendola notata con la sua vecchia band. Perfetto, toglimi una curiosità, come ti sei trovata ad interpretare delle parti vocali che erano state scritte per il tuo predecessore? Le hai adattate facendole tue, oppure le hai completamente reinterpretate? Martina: Come detto sopra, l'idea di dover rimanere fedele ad una linea vocale non mia non mi allettava particolarmente. Quel che era stato scritto per The Executioner è stato mantenuto, diciamo, ad un 80%. Inoltre a livello timbrico nonché interpretativo, è ovvio che il tutto suoni riadattato... in meglio! Chi ha registrato la voce degli Enforces, Michele “STN Zyklon” Arnone, ora impegnato nei Lord Vampyr, non è un cantante, ma un ottimo chitarrista, per cui le linee vocali non avevano la giusta dinamica. Inoltre, sin da subito, ci siamo messi a lavoro per comporre nuovi brani, così da poter aprire al meglio un nuovo, brillante, capitolo della band. Come sta procedendo la fase compositiva? Cosa potete raccontarci del successore di "The Executioner"? Sarà un nuovo demo per tastare l'interesse del pubblico e delle label,

o pensate possa trattarsi di un ipotetico full lenght album? Paolo: La fase compositiva sta andando bene, nel migliore dei modi! Il nuovo album sarà pronto, al più tardi, per l'anno nuovo. Martina: Il successore di “The Executioner” sarà un full-lenght, composto da circa 9 pezzi. Il nuovo materiale racchiude tutto quello che si vuole ascoltare da una band come gli Enforces, col proposito di piazzarsi nel meglio delle ondate thrashdeath old school: riff serrati e massicci, ritmi violenti, tracce spaccaossa… Avete allacciato dei rapporti manageriali con qualche label interessata a valorizzare la band? So che in passato siete stati contattati dalla Inperative Music per far parte di una loro compilation, dico bene? Martina: Si, dici bene, siamo stati selezionati, col nostro brano "The Executioner", per partecipare alla compilation della Imperative Music come unica band italiana. In passato, e di recente, ci hanno ricontattato per chiederci del nuovo materiale. Però, non abbiamo ancora stabilito nessun rapporto con alcuna label, sarà il nostro obiettivo trovare qualcuno interessato ad aiutarci a promuovere al meglio il nostro album non appena sarà completato. Sempre più bands, oramai, hanno la smania del debut album, al punto tale da indebitarsi per registrare un master finito, e poi andare a caccia di qualche etichetta che lo pubblichi; non vi sembra un controsenso? Martina: Credo che ogni band abbia una visione comune di obiettivi diversa dalle altre. E' un po' quello che può chiamarsi "spirito" della band. Quello degli Enforces è costruito intorno all'idea di dare del nostro meglio per fare quello che amiamo di più, non importa dove questo ci porterà. L'industria musicale è fatta soprattutto di gente che cerca profitto e questo è anche giusto, d'altronde non si tratta di enti benefici. Questo, certo, non giustifica quegli approfittatori che tentano di far pagare a giovani ed inesperti musicisti cifre astronomiche per suonare a concerti ecc.. conosciamo tutti le realtà davvero tristi della scena soprattutto italiana. Credo che la "smania", come la definisci tu, sia sempre una cosa sbagliata. E' sempre importante fare gavetta e lasciare che il debut album sia una naturale evoluzione delle cose, aspettare, soprattutto, che qualcuno oltre la band VOGLIA SENTIRLO, quell'album ehehe! L'idea di registrare qualcosa di finito da poi consegnare ad una label non è in fondo un'idea stupida. Anzi, rende più semplice, per un produttore, la scelta di quella band rispetto ad un'altra, avendo più materiale da ascoltare ed un'idea più precisa da potersi fare. Di soldi se ne investono pochi, sulle band emergenti. Ripeto, prima di indebitarsi (o decidere se farlo o meno) c'è da chiedersi: ho qualcosa da


come quello dell’heavy metal, è sicuramente meno redditizio di altri generi, diciamo, più “commerciali”? Martina: Non ho mai deciso di dedicarmi all'heavy metal. Non c'è stato un momento nella mia vita in cui ho preso in mano un CD metal e ho detto "ora divento fan del metal!". Sono cresciuta con una madre che ascoltava tantissima musica (rock anni '60/'70). La prima volta che ho sentito metal avrò avuto 7-8 anni. La mattina presto facevano rotazione di video metal, su non so quale canale minore. Ho visto un video dei Sepultura e qualcosa dentro di me ha urlato "ECCOLO! questo è quello che volevi sentire!". Di fare musica commerciale non mi è mai importato. Non mi piace, ed io, non essendo la tipica musicista che vuole farne un lavoro per forza, non ho alcun interessa a comporre cose che non mi piacerebbero. Com'è la scena musicale nella silente Viterbo? Avete avuto modo d'instaurare dei rapporti di amicizia con formazioni della vostra area musicale? Martina: Viterbo e la sua provincia ospitano tantissimi validi musicisti: i Neid (band grindcore di ottimo livello), gli Hastur (duo death metal incredibile davvero), gli Oblyvion (death metal melodico di stampo scandinavo), gli Spectral Forest (band storica Black Metal) e molti altri. Fortunatamente la scena è molto unita, rispetto ad altre città d'Italia. Forse perché è un piccolo capoluogo e quindi se non ci volessimo bene tra di noi sarebbe solo ridicolo. dire davvero? servirà a qualcosa? ognuno, poi, faccia i suoi conti. Perfetto!!! Voi invece che scopo finale vi siete prefissi? Suonare solo per divertimento o cosa? Martina: Il nostro scopo finale è quello di essere… LA MIGLIORE THRASH METAL BAND DI SEMPRE!!! Ovviamente scherzo, come detto prima, vogliamo fare del nostro meglio, impegnare tutte le nostre energie per creare della musica che rimanga. E c'è anche il divertimento, sempre. Perché per come stanno le cose nel mondo della musica, se non lo si fa per passione, amore e divertimento, è meglio iniziare ad interessarsi alla numismatica o al ramino. Rabbia, paura, angoscia, quali sono in realtà le tematiche che ruotano attorno alle vostre liriche? Quali sono in genere gli argomenti che possono ispirarti durante la stesura di un testo?...e se non è troppo, cosa pensi di quei vocalist che, la maggior parte delle volte, non conoscono il significato intrinseco “di quello che cantano”? Martina: I testi degli Enforces, come tutto il resto, si stanno evolvendo. La band ha sempre prediletto atmosfere cupe, catastrofiche, apocalittiche… insomma, il segno dei tempi. Nei miei testi ho inserito molto di più temi di protesta. Traggo ispirazione da ciò che ho intorno, da un mondo in cui vedo sempre più schiavi che animi nobilitati dal lavoro, vedo sempre più macchine che uomini, più alienazione che società che avanzano insieme. Il mondo è marcio, ma forse non ce ne accorgiamo abbastanza. La musica, come tutte le arti, è prima di tutto comunicazione e va, appunto, usata come tale. Voglio dire, a chiunque vorrà ascoltarmi, le mie idee. I vocalist che, e ahimè sono tanti, non si rendono nemmeno conto di ciò che cantano, specie quando si improvvisano in un improbabile inglese maccheronico, sono come ubriachi che biascicano parole senza senso, ma omettendo il detto "in vino veritas", diciamo. Dimenticano che chi sente la loro musica, potrebbe ASCOLTARLI davvero e magari erigere le loro idee a proprie… insomma, spacciano sostanze nocive senza saperlo. Ma nel migliore dei casi, semplicemente, nessuno li ascolta, perché chi non sa quel che dice certo non avrà carismatiche doti da oratore. Quale è la situazione live per una band come gli Enforces? Come si svolge di solito un vostro concerto, proponete mai delle cover dal vivo?...e se non è troppo, quale è il genere di pubblico che viene ai vostri concerti? Martina: Sul fronte live, al momento, siamo un po' fermi, per prediligere la fase compositiva, per

poi riprendere non appena dovremo promuovere il disco, a pieno. Fortunatamente le occasioni di esibirci live non ci mancano mai, riceviamo spesso proposte, avendo anche un'ottimo rapporto con molte altre band. Solitamente, nei nostri live, proponiamo solo pezzi originali, ma in molte occasioni, aggiungiamo alla scaletta anche una cover di un gruppo che amiamo molto: Napalm in the Morning, dei grandissimi Sodom. Non so se abbiamo un target ben preciso di pubblico, certamente la maggioranza sono thrashers della vecchia guardia, in fondo, proponiamo musica prettamente Old School, non potrebbe essere altrimenti. Non a caso guardando i video sul vostro canale ufficiale di youtube, ho piacevolmente notato che i nuovi Enforces hanno acquistato maggiore dinamismo a discapito di un impatto che, ultimamente, è diventato più ragionato, che mi dici? Martina: Siamo molto uniti e questo, sul palco, spicca. Gli Enforces sono una famiglia, di quelle in cui ci si vuole davvero bene. Ci stimiamo e rispettiamo molto tra di noi ed insieme ci divertiamo. Sul palco siamo semplicemente noi stessi: niente numeri da circo né grandi scene, solo cinque persone che fanno quel che amano di più al mondo. Questo io voglio vedere ad un live, questo noi diamo a chi viene a sentire noi. Lo sai che il tuo gatto ti odia, vero?? Ahaha, sto parlando del video della cover dei Death, lo sai che toccando un mostro sacro di quel tipo, potevi buttarti la classica zappa sui piedi, vero?? Martina: I miei gatti sono fanatici del Death Metal!! Lo ascoltano tutti i giorni!! Beh, si, forse è perché sono obbligati…ma non si sono mai lamentati! Quando ho registrato quella cover, circa un anno e mezzo fa, ormai, non pensavo che poi qualcuno la cliccasse, invece alla fine è arrivata anche al padre di Chuck Schuldiner in persona, chi l'avrebbe mai detto? Come è scritto all'inizio del video, so benissimo con che mostro sacro mi stavo "confrontando", dato che è, per me, il musicista più grande di tutti i tempi (al punto che ho tatuato la sua musica e il suo nome sul mio braccio destro). Il mio era un "tributo", o meglio, volevo semplicemente cantare una sua canzone. Se oggi canto, in scream, è per lui. Spero almeno ti sia piaciuta, quella cover… a rivederla a me non piace più, sono migliorata molto, da li! Domanda pungente, come mai hai deciso di dedicarti ad un genere che, seppur nobile

Qual'è il significato che gli Enforces attribuiscono alla parola successo? Cosa saresti disposta a sacrificare per inseguire il vostro sogno artistico? Martina: il successo ormai è una chimera. O meglio, un'utopia. Non va inseguito fine a sé stesso. Va incoraggiato, quello è certo, ma non deve essere il fine ultimo. Per quello c'è già il Pop… Ok Martina, siamo veramente alla fine, le ultime parole sono le tue... Martina: Grazie per quest'intervista e a chiunque l'abbia letta tutta! Passate sulla nostra pagina facebook ( https://www.facebook.com/Enforces ) a darci un'occhiata, in attesa del nuovo album!.


Sono giunti al debutto solo da qualche mese, ma il loro ep “Ignorance is the law”, edito dalla neonata Wine Blood record, sta già raccogliendo un numero impressionante di proseliti anche perchè, nei quattro brani di cui si compone, ha l'onere di mettere in chiaro quelle che sono le peculiarità principali del songwrating dei Demolition Saint, ovvero tenacia, sfrontatezza ed una spiccata tecnica strumentale, elementi questi, che avvicinano i cinque emiliani a mostri del calibro della sacra triade formata da Testament, Exodus e Forbidden Parola al singer Danny Ciao Danny e benvenuto sulle nostre pagine, partiamo subito con la prima domanda, dunque, “Ignorance is the law” è il classico lavoro che colpisce l’ascoltatore, presentando un lotto di composizioni che lasciano trapelare la determinazione di una band che vuole andare subito al sodo, tu che ne pensi? Ciao! Innanzitutto grazie dello spazio che ci stai dando! “Ignorance Is The Law” è il frutto di mesi di lavoro passati alla ricerca di un modo per esprimere al meglio le nostre idee. Per svariati imprevisti/eventi sfortunati siamo rimasti per tanto tempo fuori dai riflettori, e credo che questo lavoro sia carico della nostra voglia di far sentire quello che abbiamo da offrire per il thrash metal. Cosa puoi raccontarci della gestazione compositiva che ha portato alla realizzazione dei quattro brani che fanno parte del vostro debutto? È stata più travagliata, oppure oramai avete trovato uno specifico modus operandi? I quattro pezzi vengono da due momenti ben distinti della band e da due line-up differenti, quindi il modo in cui sono stati scritti varia molto a seconda del “periodo storico” in cui sono state scritte. Alcuni pezzi sono nati in poco tempo, erano dentro di noi che aspettavano solo il momento di uscire, altri hanno richiesto più elaborazione, dedizione e tanto tempo. Un vero e proprio modus operandi non l’abbiamo ancora trovato: una volta che parte l’ispirazione si segue. Come nasce di solito un classico brano dei Demolition Saint, chi di voi ha l'onore o l'onere di dare lo start iniziale? È’ più un lavoro di squadra, o tutto nasce da una sola mente? Tipicamente l’idea nasce da una persona sola, che la maggior parte delle volte si rivela essere Nicolò Bondioli, che ha un’idea più o meno chiara della struttura della canzone, poi tutti assieme si cerca di farla suonare al meglio, arrangiandola al meglio.

Il tema della canzone viene deciso quasi sempre all’inizio della composizione, varia se a ispirarlo è proprio qualche riff o se un’idea esterna. Questo poi guiderà la composizione fino alla conclusione. Credo che per molti di voi quella in studio sia stata la prima vera esperienza sulla lunga distanza, qual'era l'aria che si respirava du

rante le varie sessioni di registrazione? Avete registrato tutti gli strumenti, oppure come capita sempre più spesso, la batteria è di cartone?? È stata la prima volta in studio per tutti. Cioè le registrazioni effettuate precedentemente erano state fatte in presa diretta e senza “rattoppi” di sorta. Quindi posso tranquillamente affermare che eravamo tutti belli agitati! Personalmente sono contento di come sono andate le registrazioni, perché nonostante la tensione di tutti (batteria compresa) siamo riusciti a fare un buon lavoro, soprattutto grazie alla guida di Federico Viola di AnimalHouse studio, che vorrei ringraziare ancora per il bel lavoro che ha fatto e per la pazienza! Nessuno di noi ha mai pensato di fare la “batteria di cartone”, quindi il problema non si è posto. Testament, Megadeth, Exodus e Forbidden, il vostro ep richiama alla mente la crema della scena americana che conta, essendo i Demolition Saint una band giovane, questi contronti vi inorgogliscono o vi mettono in difficoltà? Trovo che essere influenzati da band che hanno segnato così profondamente il genere e con la quale siamo cresciuti sia normale, quindi fa piacere sapere che stiamo andando nella direzione giusta! In ogni brano, ovviamente, cerchiamo di far emergere la nostra personalità, che cerchiamo di affinare sempre più canzone dopo canzone. Gli argomenti delle vostre liriche mi sembrano fortemente legate a tematiche di interesse sociale, lo stesso lavoro d'artwork segue un filo logico chiaro e preciso, quando nasciamo ci fanno credere che il mondo la fuori è tutto rose e fiori, in realtà tutto sta andando a puttane....visto che sei uno dei principali compositori, mi faresti una piccola disamina track by track? Di fatto non ci diamo limiti o regole su quelle che devono essere le tematiche delle nostre canzoni. “Ignorance Is The Law” per esempio, prende origine dal romanzo “1984” di Gorge Orwell e gli slogan del partito IngSoc “War is Peace”, “Freedom

Is Slavery” e naturalmente “Ignorance Is Strength”. La canzone ripropone la società distopica descritta nel romanzo, che a nostro avviso non è così lontana dalla realtà. “Brainless world” è invece una denuncia (se così possiamo chiamarla) della società moderna e chi la governa, che non solo ci inganna, ci inebetisce e ci sfrutta, ma lo fa anche palesemente, senza giustificazione alcuna. “God-Fearing” invece nasce da un dibattito avuto con un mio parente, fermamente credente e praticante, nella quale discutevamo dell’utilità (o dell’inutilità) del clero. La conversazione è finita con la sentenza “TU… TU HAI L’ANIMO ANGOSCIATO! TU NON SEI UN TIMORATO DI DIO!”. La risposta mi ha talmente shockato (credendo di essere tornato nel medioevo) che mi sono sentito in dovere di scriverci un testo!! “Beyond the Doors Of Insanity” invece racconta il viaggio compiuto da un paziente di una clinica psichiatrica, iniziato quando ha varcato le porte che delimitavano la sua malattia mentale, entrando in un turbinio senza fine di immagini orride e irreali. Quanto è importante per una giovane band come la vostra sapere che i ragazzi della vostra etichetta sono prima di tutto degli appassionati e dei sostenitori in prima persona dell'underground nazionale? Pensi che, in un futuro prossimo, possano in qualche modo occuparsi del vostro full-lenght album? Direi FONDAMENTALE! Siamo veramente entusiasti del fatto che i ragazzi della Wine Blood Record abbiano scelto di supportarci in una scena underground in espansione come la nostra, e la loro esperienza e il loro supporto sono davvero preziosi! Sono ragazzi eccezionali che credono in quello che fanno e lo fanno con il cuore! Per questo siamo onorati che abbiano scelto di credere anche in noi! Quali sono le aspettative che hai nei confronti dell’uscita di questo ennesimo parto discografico? All’interno di una scena musicali così asettica come quella nostrana, come pensi possa essere accolto il vostro


mano (spesso per moda, ma quando mi ricapita di rivederli) e nuove leve che propongono la loro versione del movimento bay area sono estasiato. Chiaramente ci sono anche tutte le conseguenze di un trend, tra i quali i plagi, gente che non ha capito niente del genere e si spaccia per esperta, gente che lo fa invece per pura moda e tutte quelle cose che da appassionato ti fanno scuotere la testa disperato. …….cosa penseresti invece se ti dicessero che voi Demolition Saint vi state adagiando al trend del momento? Ma stiamo scherzando?? Erano ANNI che cercavo di dare vita ad una band thrash metal senza trovare componenti sufficientemente capaci e motivati! Questo porta a non voler sapere, non voler conoscere e non saper riconoscere una buona band quando la senti.

debutto? Spero che possa lanciarci almeno nella scena nazionale, o almeno spero che possa essere la chiave per poter suonare il più possibile, farci conoscere e quindi di poter suonare e proporre le nostre idee a sempre più persone! Il sogno è sempre quello di poter suonare all’estero, e speriamo che questo EP sia il primo passo avanti per raggiungere questo obiettivo. Qual è il vostro rapporto con internet e con la rete estesa? Credete nelle potenzialità dei così detti “social network”? Avete intrecciato dei rapporti di collaborazione con qualche band o appassionato in particolare? Oggi una band è praticamente obbligata ad avere almeno un contatto sulla rete, per farsi pubblicità e farsi conoscere. Credo addirittura che alcune persone giudichino una band in base al numero di “like” sulla pagina. Da una parte è triste che una band possa esistere anche solo sul web, dall’altra è uno strumento potentissimo per raggiungere persone che altrimenti non avresti mai potuto raggiungere. Oramai è davvero innegabile non dover ammettere che il thrash metal sia tornato nuovamente a mietere proseliti sia da parte della critica che del pubblico sempre più interessato a sonorità spigolose e di matrice Bay Area, quindi è logico che ti chieda come state vivendo voi questo momento d’oro, visto che oramai siete della partita da alcuni anni? Te lo saresti mai aspettato? Sembra un sogno, tra band storiche che si rifor-

Potendo guardare in un’ipotetica palla di cristallo, come ti ricevi fra sette/otto anni? Con famiglia e prole al seguito, oppure ancora on the road a promulgare sempre e comunque il verbo del sacro metallo? Difficile poterlo dire! Personalmente spero con famiglia a promulgare il verbo del sacro metallo! Vedrò cos’ha da offrirmi il futuro, ma certamente non potrà portarmi via la mia più grande passione!

Ora forse anche grazie a questo trend ce l’abbiamo fatta, ma posso garantirti che personalmente, ma potrei farlo per gli altri Demolition Saint, quando sarà passata questa moda, nel mio stereo ci saranno ancora gli stessi dischi, e che a quei concerti ci andrò ancora. Bazzicando l’underground da parecchi anni, ho tristemente notato che molte giovani band underground conoscono poco, a volte anche per niente, la scena musicale della propria zona, ed in seconda battuta quella nazionale se non per alcune band storiche, snobbando la formazioni del classico “vicino di casa” o per semplice campanilismo, o per fomentare delle rivalità che, a mio modestissimo parere, non portano mai niente di buono, che mi dici? Il problema è che c’è sempre più gente rancorosa e invidiosa che pensa solo a se stesso. Quello che manca all’Italia è una scena compatta! Ci sono solo tantissime miscro-scene che non vogliono avere a che fare le une con le altre.

Prima di concludere, chi sono gli Demolition Saint di tutti i giorni, ovvero che cosa fate per vivere quando non siete impegnati con le attività manageriali della band? Siamo una band a grande maggioranza studentesca: Matto Mastrangelo (Chitarra) e Simone Nola (Batteria) stanno frequentando l’ultimo anno di superiori, mentre Nicolò Bondioli (Chitarra) sta cercando di laurearsi in infermieristica, Eugenio Zambardi (Basso) invece è in quella grossa fetta di popolazione nazionale che stà disperatamente cercando lavoro, io invece sono un impiegato programmatore presso una software house (non ci capisco un accidente di computer però!!). Poi nel tempo libero molti di noi si dedicano anche ad altri progetti musicali, arti marziali o all’ozio più totale! Ti lascio campo libero per i saluti finali Grazie a tutti i lettori, e a te che ci dai quest'opportunità e che contribuisci attivamente a mantenere la scena underground viva! E che hai aspettato con pazienza i nostri tempi biblici!! Voglio ringraziare ogni singolo supporter lontano e vicino, passato e futuro!! tutti coloro che hanno reso possibile l’uscita di questo EP, e a quelli che ci sopportano da tanto! Ricordo poi che chiunque volesse, per qualche oscuro motivo, “Ignorance Is The Law”, o comunque mettersi in contatto con noi, può farlo scrivendoci all’indirizzo: demolitionsaint.italia@gmail.com o su facebook https://www.facebook.com/demolitionsaint. Ci si vede per concerti!! Saluti da tutti i Demolition Saint!


Destroyers of all – Into the fire Debutto assoluto per i Destroyers of all, new comer band che raccoglie nella propria line up ufficiale musicisti provenienti da formazioni underground della scena lusitana, ma con un trascorso artistico più che dignitoso, i quali, in questa nuova occasione, si rendono artefici di un coacervo di sonorità poste a metà strada fra echi di sano death metal, ed aperture di tipica concezione progressive, per un risultato vicino ad un groove corposo, perfettamente bilanciato fra stilettate metalliche da una parte, ed aperture più atmosferiche dall'altra. Buona la tecnica strumentale messa in mostra dai nostri nelle quattro composizioni, più intro ed outro, che trovano spazio in questo “Into the fire”, anche se, nonostante i buoni intenti, la formula musicale alla quale la band sembra fare affidamento, risulta ancora troppo acerba. Comunque di carne al fuoco ce né, ed episodi come “Soul Retriaval” o “M4” lo dimostrano in pieno, il tempo e la perseveranza potrebbero seriamente condurre i nostri verso sentieri lastricati di ottimi propositi, chi vivrà, vedrà!! Beppe Diana

Pitch Black Mentality - S/T

Nuova realtà musicale od ennesimo progetto parallelo? Si, i Pitch Black Mentality si portano dietro questo annoso dubbio amletico, anche se, nonostante tutto, nelle nove tracce che compongono “The Pitch Black Reality”, i cinque finlandesi in questione, ci deliziano con il thrash metal di estrazione squisitamente classica, e di stampo prettamente melodico che, nonostante si abbeveri alla fonte dell'eterna promiscuità metallica, risulta legato a doppio filo ad una concezione di stampo tipicamente americano. Un versante compositivo squisitamente vintage dunque, reso moderno da una produzione si speculare, ma a volte anche troppo pulita, che fa di episodi come la belligerante “Tool of war”, la stessa title track, o “Feed you suicide” e “Red Light”, dei piccoli mattoni sui quali edificare un futuro, ci si augura, sempre più ricco di soddisfazioni personali. Da riascoltare sicuramente in prospettiva futura... Beppe Diana

Hell:on – Hunt La miglior formazione estrema d'Ucraina, ecco come la loro etichetta ci presenta gli Hell:on, band che, dichiarazioni “forzate” a parte, torna a farsi sentire a soli dodici mesi dal precedente “Age of Oblivion”, con un nuovo platter che, oltre a sancire il nuovo deal che li lega alla teutonica Ferrrum.com, mette in mostra una conclamata maturità compositiva, figlia putativa di una presa di coscienza generale che, in occasione del nuovo arrivato, riesce veramente a toccare picchi eccelsi, avvalorando un discorso artistico che, oramai, si protrae in maniera ininterrotta dal lontano 2005. Un vero e proprio assalto all'arma bianca perpetrato con furia e cinica violenza, sempre e comunque a base di corroborante death/thrash metal, ecco cosa i cinque musicisti dell'est hanno da offrirci all'interno delle nove composizioni che fanno parte del nuovo lp, lacerazioni metalliche pregne di dissonanze magnetiche, ottime partiture strumentali, ed anfratti sonori avvalorati per l'occasio-

ne dalla presenza di due padrini d'eccezione come Andy LaRoque e Marek “Spider” Pajak dei Vader, che si ritagliano delle piccole parti all'interno di “Slaughter Smell” e “Dormition”, brani che, in fin dei conti, risultano essere anche fra i più riusciti del lotto!! Disco spettacolare senza se e senza ma....da avere!!!! Beppe Diana

Spirit Disease - Retaliation E' in giro già da qualche mese questo “Retaliation” dei finlandesi Spirit Disease, come back discografico che, oltre a mettere in mostra le velleità artistiche di una band che conosce davvero bene cosa significa la parola osare, ci presenta un lotto di composizioni che potrebbero attirare le simpatie di un vasto target di ascoltatori, anche perchè, l'intento principale dei cinque di Espoo, è proprio quello di rendersi portabandiera di un revival sonoro che raccoglie all'interno di un unico tessuto compositivo, le esternazioni melodic death metal di In Flames e Children of Bodom da una parte, e le propensioni grind di Cannibal Corpse e Napalm Death dall'altra, il tutto irrorato da sapienti divagazioni in ambito thrash metal di tipica impostazione teutonica. Un sound tagliente e nervoso, aggressivo e violento quanto basta che, comunque, vive di luce riflessa, avvalorato si da buoni spunti e da arrangiamenti indovinati, penalizzato però da scarsa inventiva e da una personalità latente che non fanno altro che relegare le quotazioni dei quattro nord europei in una posizione marginale di validi sparring partner. Quaranta minuti di adrenalina pura, ma niente più. Onesti mestieranti... Beppe Diana

FOB - Reap what you sow Arriva in maniera del tutto auto finanziata il nuovo album a firma FOB, sicuramente fra le formazioni della repubblica ceca più quotate oltre i patrii confini, e non potrebbe essere altrimenti visto che in pochi, a livello puramente discografico, avrebbero puntato sulle qualità attitudinali del nuovo parto in studio dei cinque che, a livello compositivo, non si discosta dal precedente “Tomorrow's Fires”, rafforzando, dove possibile, l'attitudine metalcore di una compagine che, con l'entrata in pianta stabile del nuovo singer Màra, ha sempre più virato la propria indole verso soluzioni stilistiche vicine per concezione ad un suono si moderno, ma senz'anima. Niente o quasi è rimasto della band che, nei primi anni del nuovo millennio, era riuscita a dare alle stampe il più che discreto “Follow the Instructions” album che, nonostante tutto, aveva meritato comunque le giuste attenzioni da parte degli estimatori di certe sonorità estreme che, su “Reap what you sow” stenteranno a credere di trovarsi di fronte a quella band, oggi più incline a scimmiottare, e pure malamente, i vari KillSwitch Engage e compagnia itinerante... Da evitare !!!! Beppe Diana

Spheron – Ecstasy of god

Tecnica, inventiva, esuberanza compositiva, i teutonici Spheron dimostrano ancora una volta d'essere fra i pochi pretendenti al trono di band rivelazione in campo prettamente technical death metal, almeno per quel che concerne il vecchio continente, e riescono a porre nuovamente l'accento su un vettore caratteriale che, sono in molti a dirlo, potrebbe condurli ai piani alti dell'elite che conta.

Con alle spalle la pubblicazione di un demo ed un ep, entrambi auto prodotti, la compagine teutonica oggetto oggi delle nostre attenzioni, è riuscita, nel giro di qualche anno, a smussare quelle piccole imperfezioni che facevano capolino all'interno delle precedenti produzioni discografiche, e a far tesoro dei consigli elargiti tanto che, il nuovo “Ecstasy of God”, è quanto di più completo ed elaborato ci si possa attendere da una formazione di questo rango, ed arriva a mettere in fila una serie di composizioni, ben dodici per la precisione, che li collocano sullo stesso piano, ma con le dovute distanze, di mostri sacri del genere come Death, Sadist ed Atheist, dai quali trascendono sia per la creatività del proprio essere artistico, che per quel gusto per le ambientazioni di tipica estrazione progressiva. Disco sa ascoltare e riascoltare!! Beppe Diana

Perceverance - The dark Mechanism

Debutto sulla lunga distanza anche per i savonesi Perceverance che giungono al primo parto discografico dopo un demo e vari cambi di line up ufficiale che ne avevano seriamente minato l'esistenza artistica lasciandoli al palo per diverso tempo. Metamorfosi a parte, i nostri sono riusciti a portare a compimento il loro primo full lenght “The dark Mechanism”, classico disco che si porta dietro i pregi, alcuni, ed i difetti delle opere di debutto, alternando soluzioni strumentali indovinate, e qualche passaggio a vuoto che, com'è facile presumere, potrebbe ledere le architetture sonore di un versante compositivo non tanto distante da un thrash metal bay area di matrice prettamente '80ies style. Si, il pregio, se di pregio si può parlare, di questo disco, è rappresentato senz'altro dalla fluidità dei dieci brani ivi inclusi che, se da una parte ripercorrono a ritroso sentieri musicali già battuti, dall'altra riescono a porre l'accento attorno ad un vettore caratteriale che, sebbene acerbo, evidenza già le velleità artistiche di una formazione che fa della tenacia e dell'ostinazione dei cardini imprescindibili. Continuate così..... Beppe Diana

Immension – The enemy Within Freschi di contratto stipulato con il management della Intromental, gli albionici Immension si ripresentano al proprio pubblico con un nuovo ep di quattro brani andando a colmare una lacuna spazio/temporale di ben sei anni nei quali, questo è evidente sin dalle prime battute di questo “The Enemy Within”, sono riusciti ad imbastire un discorso compositivo davvero niente male, arrivando ad inglobare in un unico tessuto musicale reminiscenze sonore che arrivano in egual misura sia da locuzioni classic metal, elementi che giungono da una concezione thrash, e reminiscenze metalcore, per un pot-pourri metallico inebriante. Naturalmente a rafforzare l'apparato musicale portato in dote dai nostri, ci pensa una produzione sfavillante che, se non altro, amplifica ancor di più i retaggi heavy di vere e proprie stilettate metalliche come nel caso di “Forevermore”, episodio


che alterna vere e proprie sfuriate chitarristiche, ed aperture più melodiche, o la conclusiva “In the dead of winter” all'interno della quale il versante più tacitamente classico, riesce a prendere il sopravvento, per dare forma e sostanza ad una killer track dall'incedere abominevole.... Nella speranza di poterli ascoltare ancora, pollice verso anche per loro!!!! Beppe Diana

Inner Hate – First Hate To The World

Che cosa vuol dire oggigiorno suonare heavy metal in un contesto sociale non certo semplice come quello dell'entroterra siculo nel quale, non solo si è tagliati fuori dal giro che conta, ma si deve sempre e comunque far fronte ad infrastrutture inesistenti o poco adeguate? Beh, semplice, significa essere incazzati con il mondo, avere una rabbia repressa in corpo che solo suonare in una band riesce a reprimere, la stessa rabbia che fa da filo conduttore lungo lo scorrere del debutto assoluto dei nisseni Inner Hate che, invece di piangersi addosso, sono riusciti a portare a galla un debutto assoluto di cui andare sicuramente fieri. Ok, solo tre brani potrebbero essere ben pochi per poter capire dove la band voglia veramente andare a parare, ma nonostante tutto, la consapevolezza nei propri mezzi, una buona tecnica ed alcune idee vincenti, lasciano intendere che i tre ragazzi potrebbero veramente puntare in alto, ed il loro thrash metal d'assalto, riesce a miscelare con arguzia elementi che guardano con intensità da entrambe le sponde dell'oceano. L'ottima “Suffering for all” con le sue cadenze di tipico stampo newyorkese a la Anthrax meets Suicidial Tendencies, la più cupa ed articola “Kill your mind”, e “The holy massacre”, pregna di atmosfere suggestive, riescono, in parte, a rendere giustizia ad una compagine che avrebbe bisogno di palcoscenici più produttivi per poter, in qualche modo, risollevare le proprie quotazioni. Chi vivrà vedrà, perchè se il buongiorno si vede dal mattino...ci siamo capiti, vero? Beppe Diana

dell'ascoltatore. Onesto e convincente... Beppe Diana

Dinamite - Dinamite

Badano al sodo senza lasciarsi condizionare da fattori esterni i calabresi Dinamite che, grazie ad un interessante demo di debutto, riescono ad amplificare, dove possibile, quella devozione, quasi maniacale, per un certo sound claustrofobico, indirizzato sempre e comunque, verso soluzioni vicine ad un thrash metal ibrido, ma dall’impatto assicurato. Un parto primigenio che focalizza la determinazione di un manipolo di musicisti che, con intensità ed efficacia, riesce a tracciare un ipotetico immaginario nel quale, tematiche sociali come corruzione, concussione ed abusi di potere, la fanno da padrona, il tutto corroborato attorno a riffing serrati, una sezione ritmica spaccaossa, e linee vocali aspre e lancinanti, elementi questi, che danno vita ad un vero e proprio trade mark!!! Già, in pochi mesi di intensa attività artistica, il combo cosentino in questione, è riuscito, non solo a trovare la giusta amalgama, ma soprattutto ad imbastire un intrigante, quanto intricato, tessuto sonoro, attorno al quale prendono forma, ma soprattutto sostanza, episodi riusciti come l'articolata “Shit Society”, sorta di coacervo di dissonanze al limite fra echi che sanno di thrash/death primigenio, e locuzioni classiche di fondo, la più melodica “The mirror”, l'oscura e cadenzata “Evil Wears White”, o la deleteria “Mind Barricade”, sicuramente l'apice qualitativo dell'intero lavoro, alla quale tocca chiudere con onore il dischetto in questione. La strada per la definitiva consacrazione è ancora irta piena di difficoltà ed in salita, la posizione geografica dei nostri, non li aiuta minimamente, ma se state cercando una formazione che possa essere tutto fuorchè una semplice sparring partner, beh, avete trovato pane per i vostri denti, questo è sicuro!!! Beppe Diana

Anche la Svizzera non rimane immune all'ondata del revival legato al thrash metal '80ies style, e se in passato era riuscita a primeggiare grazie a formazioni di primo calibro come Coroner e Celtic Frost, oggi si ripresenta in prima linea con i new comer 2Black, qui al debutto ufficiale dopo un mini interlocutorio che, se non altro, era servito ai nostri per promulgare il proprio nome all'interno del circuito underground del vecchio continente. Edito dalla nostrana Warm Hole Death, il qui recensito “Mind infected”, è un album tutto sommato godibile, che viaggia spedito su binari sicuri, ed una produzione speculare che esalta le atmosfere che si vengono a creare, grazie a partiture musicali che, pur vivendo di luce riflessa, e come potrebbe essere il contrario, riescono a non risultare per nulla anacronistiche, arrivando a bilanciare alla perfezione partiture metalliche, giocate su corroboranti porzioni speed metal, ed aperture più classiche, in un gioco di chiaroscuri che piace proprio per la sua ingenua semplicità di fondo. Un monolite di metallo che erutta lava incandescente ad ogni traccia, ed anche quando il compatto compositivo risulta forzato e, a volte, monocorde, la formazione ticinese riesce nel non facile compito di tirare fuori dal cilindro il classico colpo ad effetto, riportando in alto la concentrazione

Duri a mollare la presa dopo anni ed anni macinati macinati a promulgare il verbo del metallo pesante all'interno del circuito musicale polacco, i redivivi Alastor sono senz'ombra di dubbio da considerarsi come delle piccole leggende metropolitane, dei veri e propri pionieri, ed il loro contratto con la rinomata Metalmind, interessata a valorizzare il patrimonio nazionale, ne è la più lampante testimonianza, anche se, non basta la firma di un prestigioso deal per risollevare le sorti di una formazione caduta in disgrazia da qualche anno a questa parte. Segno dei tempi che cambiano certo, ma anche, e soprattutto, di musicisti che vanno e vengono, all'interno di una line up che, mai come negli ultimi dodici mesi, ha subito degli scossoni così violenti, tanto da mutare completamente, o quasi, la propria fisionomia, con i soli Mariusz Matuszewski e Sławomir Bryłka, rispettivamente chitarra e batteria, a tenere salde le redini della creatura musicale proveniente dell'est Europa. Cambiano gli interpreti, ma non gli intenti artistici del combo in questione, oggi alle prese con un album di respiro internazionale, il secondo step discografico dei completamente in lingua inglese dopo il precedente “Destiny”, ed una proposta musicale che disegna un ipotetico filo d'Arianna che cinge reminiscenze legate ad un passato, poi non tanto remoto, e dissonanza moderne, per un risultato finale ad alta gradazione metallica. Ottimamente prodotto, confezionato con cura, nonostante le buone premesse fatte registrare, “Out of anger” è e rimane però il classico album al quale manca qual quid in più per emergere dal marasma generale odierno, anche perchè, nonostante i ripetuti ascolti, scivola via senza lasciare il minimo segno. Un vero peccato, anche perchè, a livello puramente tecnico/strumentale, il quintetto ha veramente molto da dire, ma le composizioni, così come gli arrangiamenti, lasciano alquanto a desiderare. Peccato, un vero peccato... Beppe Diana

Beyond Mortality - Infested Life

Angeroots – Fistful of anger 2Black – Mind Infected

Alastor – Out of anger

Ennesima interessante realtà partorita dalla scena musicale della città ducale, i new comer Angeroots con la loro carica distruttiva ed la loro personale miscela sonora, rappresentano senz'ombra di dubbio una delle sorprese di quest'anno che volge mestamente verso la fine. Formazione neofita del circuito underground tricolore certo, ma non per questo sprovveduta, anche perchè all'interno dei solchi del loro debutto “Fistful of anger”, i cinque in questione, riescono a condensare il meglio che il metal primi anni novanta ha saputo proporre a livello puramente estremo, con Sepultura, Pantera ed Hatebreed come numi tutelari, il tutto naturalmente rivisitato in chiave personale, che, se non altro, conferisce alle otto composizioni presenti, un retrogusto moderno. Ne scaturisce un groove esplosivo attorno al quale i nostri arrivano a dipanare elementi primigeni come brutalità e cinica violenza, innalzando un wall of sound perentorio e snervante, costruito attorno a sapienti escursioni in territorio metalcore, dissonanze magmatiche e sfuriate death/thrash che annichiliscono l'incauto ascoltatore sommergendolo sotto tonnellate e tonnellate di watt, per trequarti d'ora devoti anima e corpo al più furioso headbanding di massa. Micidiali!!! Beppe Diana

Lasciano trapelare ben poco sul proprio trascorso artistico, nonostante la pubblicazione di ben sei release ufficiali, equamente suddivise fra demo ed ep, ed una carriera discografica che ha avuto inizio nei primi mesi del nuovo millennio, i Beyond Mortality preferiscono di gran lunga far parlare la loro musica imperniata, come vedremo, attorno a dissonanze di natura tacitamente death metal, nonostante agli inizi della loro carriera artistica, come trio, la formazione svedese era dedita ad un canonico, quanto scontato, thrash metal di stampo mittle europeo. Dodici lunghissimi anni, tanti ne sono passati dal primo vagito discografico, un tempo immane che avrebbe finito per sfiancare chiunque, non certo i cinque svedesi in questione che, invece, hanno deciso di prendersela comoda, perfezionando al meglio la loro proposta musicale, affilando le armi, ed apportando i dovuti cambi ad una line up che, finalmente, può considerarsi più competitiva che mai. Deflagrante death metal vecchia scuola putrido e marcio, in pieno stile vecchi Entombed e Dismember, con voce gutturale e partiture musicali mai monotone e ripetitivi, ed atmosfere malate e claustrofobiche che garantiscono il giusto appeal metallico, il tutto esaltato dal lavoro del guru Dan Swano che, almeno sulla carta, potrebbe rappresentare il giusto trampolino di lancio verso un futuro, si spera, più roseo Un'ottima scoperta.. Beppe Diana


Krow – Traces of the trade Oh my god!!! Mai credere alla stampa specializzata brasiliana, sempre alla ricerca della next sensation in campo prettamente metal, capace di affibbiare la tanto temuta nomea di eredi dei fratelli Cavalera, a qualsiasi giovane band capace di produrre un disco degno di nota o poco più.. I nuovi indiziati di turno sembrano essere quattro gauchos della periferia metropolitana del Minas Gerais, fra le province più povere del substrato carioca, da sempre considerati alla strenua di un'eterna promessa, mai veramente mantenuta, ma dalle indubbie potenzialità espressive, anche perchè la loro personale mistura di thrash e death metal d'impatto, pone i Krow una spanna sopra le innumerevoli formazioni underground, e questo grazie soprattutto ad un suono impastato, brutale e feroce quanto basta che, seppur lontano anni luce da quanto proposto dai folli maestri di cui sopra, riesce se non altro ad annichilire ascolto dopo ascolto. Ritmiche devastanti, atmosfere sincopate, doppia cassa infuocata, e vocione sepolcrale, mostrano già un vettore caratteriale con una certa predisposizione per una forma/sostanza contratta, che fa di composizioni come “Framework of Violence”, “March of Vendetta” e “Despair” alcuni esempi di come il death metal dovrebbe essere inteso oggigiorno. Più si una semplice e valida alternativa. Beppe Diana

Demolition Saint – Ignorance is the Law Hanno veramente tutti i numeri per diventare una delle formazioni cardine del panorama thrash metal tricolore, anche perchè, nonostante siano arrivati al debutto ufficiale da pochi mesi, i Demolition Saint da Ferrara, sono riusciti a mettere in mostrà qualità tecniche e di scrittura davvero di prim'ordine, che fanno del loro ep una delle uscite migliori degli ultimi mesi. Tre anni, tanti ne sono bastati alla band per oliare alla perfezione i meccanismi di una macchina da guerra perfetta che non fa prigionieri, e si lascia dietro una scia di vittime, sacrificate sull'altare del thrash metal puro ed integerrimo, quello tradizionale e di derivazione a stelle e strisce tanto per intenderci. Non a caso i nostri, in poco più di venti minuti scarsi a loro disposizione, riescono ad inanellare una dietro l'altra, una serie di composizioni, ben quattro per la precisione, che bilanciano alla perfezione chitarre affilate come lame di rasoio, riffing spaccaossa, sezione ritmica granitica come il marmo, e chorus inebrianti, proprio come nel caso della title track “Ignorance is the law”, che viaggia decisa su ottimi binari qualitativi, o dell'altrettanto esaustiva “Brainless world”. “Beyond The Doors Of Insanity“ è il classico brano d'apertura che colpisce nel segno grazie alle sue cadenze a la Testament periodo “Pratice that you preach” era, alternando sfuriate elettriche, ed aperture atmosferiche, mentre l'incisività che traspare da “God-Fearing”, non fa altro che aumentare la nostra personale considerazione nei confronti di questa piccola/grande realtà di casa nostra. Grandissimi!!!! Beppe Diana

Brain Dead – Menace from Sickness

Attesi al varco dopo le ottime impressioni fatte registrare dal precedente “In the deep of the vortex”, album che aveva permesso ai nostri di consolidare la loro fama, almeno a livello puramente underground, gli eporediesi Brain Dead sono riusciti a dimostrare, più con i fatti che con le parole, che gli stravolgimenti a livello di line up intercorsi fra la precedente release ufficiale, ed il nuovo parto discografico, hanno in qualche modo rinvigorito un versante compositivo che, oggi più di ieri, sembra veramente non concedere cadute di tono. Un lavoro questo, che si traduce in vittoria acquista sul campo, che riesce a far compiere ai cinque il tanto auspicato salto di qualità, e questo grazie soprattutto ad una produzione esemplare, che sottolinea ed amplifica, il duro lavoro svolto dall'ensamble nostrano, ancora una volte alle prese con un thrash metal di stampo prettamente bay area che, da sempre, soprattutto in tempi non sospetti, ha scandito le principali mosse discografiche dei nostri. Band che, finalmente, riesce a raccogliere i frutti di quanto seminato in cinque anni di estenuante stasi mediatica che, comunque, ha portato i suoi benefici, ed una line up ora sicuramente più consapevole delle proprie qualità attitudinali, ma anche dei propri limiti, pronta ancora una volta a mettersi in discussione, nella speranza, questo è logico, che anche il grande pubblico si possa accorgere finalmente di loro. Passione, dedizione e, perchè no, anche un pizzico di convinzione, elementi questi che trascendono da un album perfetto, o quasi, sotto ogni punto di vista, e se il primo singolo “Pay for better life” non fa altro che rafforzare questa nosta personale convinzione, ci pensano l'uragano “Eye of the Cyclone”, che pigia maggiormente il piede sull'acceleratore con le sue partiture vicine ad un certo thrash metal tout court nudo e crudo, come nelle migliori tradizioni di famiglia Forbidden/Exodus, o la più lineare “Razor's edge”, vera e propria cavalcata metallica contraddistinta da un vorticoso riffing dedito al più scatenato pogo di massa, a consolidare le nostre idee. Chiude il disco la sentita cover dei Broken Glazz “Total Dispair”, sorta di ciliegina sulla torta di un album che ogni appassionato, al di la del genere preferito, dovrebbe custodire gelosamente. Questa è la vera working class, quella fatta da musicisti che, invece di piangersi addosso e leccarsi le ferite, prende la fortuna per le palle e la guarda dritto negli occhi.....continuate così guys, questa è la strada giusta!!!! Beppe Diana

Menace from Sickness - The Lyrics The fallout - L'intro che apre le danze all'album... e ci prepara alla contaminazione nucleare... Land of cunning – Vuole essere il resoconto della nostra situazione in Italia. Il testo cerca di far aprire le menti e far capire che dobbiamo far qualcosa ora, per salvare il paese, governato appunto dall'astuzia di certe persone.. Eye of the cyclone – Il testo parla di una persona con un passato burrascoso con la legge, il quale viene accusato, questa volta ingiustamente, per qualcosa che non ha fatto, e si ritrova da innocente nell'occhio del ciclone.. Another way – le liriche parlano di quelle persone che hanno problemi con l'alcool e che devono reagire cercando appunto "un altro modo" per poter recuperare e riparare a cio' che hanno perso, specialmente nei confronti dei propri cari... Evil dead - il pezzo più vecchio dell' album. In ognuno di noi e' nascosta una parte malvagia che esce quando qualcuno ci fa' perdere le staffe. Alcuni questa malvagita' la sanno controllare bene, mentre altri si fanno trascinare perdendo il controllo.... Razor's edge – l'annoso problema del gioco, di quelle persone che si divertono a giocare e a sfidare la loro vita sul filo del rasoio senza conoscerne mai il limite... The mission - pezzo strumentale che nasconde un alone oscuro stile film horror anni '80.. Pay for a better life - primo singolo dell'album. Nella vita si e' portati a compiere dei "sacrifici di identita'", molte volte fingendoci quello che non siamo, per poter migliorare la qualita' stessa della vita, in relazione alla societa' che ci circonda.... Menace from the sickness – la title track, tratta del tema portante dell'album, ovvero delle conseguenze e dei disastri dovuti alle radiazioni nucleari, i danni possono segnare per sempre le vite di molte persone. Final truth - Ognuno ha la sua teoria riguardo le religioni e su quello che ci sara' nell'aldilà. Ognuno sentenzia la propria verita' seguendo regole e "fede" dettate dall'uomo stesso e causando anche contrasti tra le relazioni sociali....quale sara' la verita' finale? Total despair - Che chiude l'album, è una cover dei mitici Broken Glazz storica band thrash metal torinese dei primi anni '90. Siamo canavesani ed abbiamo voluto pagare un tributo a questa band che ha avuto molta importanza in passato per la scena metal italiana. Felix Liuni – dicembre 2013 Line up: Felix Liuni - vocals Daniele Vitello - guitars Davide Ricca - guitars Alberto Rox - bass Daniel Giovanetto - drums

In The Deep Of The Vortex

Discografia: Rage of Thrash (2001) Double Face (2003) In the Deep of Vortex (2008) Pay for a Better Life (2013) Menace from the Sickness (2013)


Havok - Unnatural Selection Selezione innaturale, un titolo che può assumere un significato bivalente, soprattutto se si pensa all'ondata di thrash metal band che si sono perse nell'oblio dell'auto compiacenza dopo le prime uscite discografiche ed i primi dissidi interni che ne hanno minato serimanete la stabilità interna. Espediente questo che non ha scalfito minimamente lo status degli americani Havok che, invece, ad ogni singola uscita discografica, sono riusciti ad apportare dei piccoli, ma sostanziali, stravolgimenti al proprio essere artistico che, in seconda battuta, gli ha permesso di mantenere una posizione privilegiata all'interno delle classifiche di gradimento del popolo underground, grazie anche ad una certa continuità che si è ulteriormente perfezionata in occasione del nuovo arrivato. Ed “Unnatural Selection” nel suo insieme è un disco che sembra essere stato registrato sul finire degli anni '80 del genere preso in esame dai nostri, sia per il credo artistico portato avanti con sagacia dai nostri, sia per l'attitudine, e quell'approccio tacitamente old style, di un songwriting snello e fluido, tanto che ascoltando brani come “I am the state”, “Chasing the edge” o “Wasted Life”, si può facilmente essere in risucchiati un vortice infinito di umori e sensazioni, tanto che pensare che la stagione d'oro del thrash metal non sia mai finita. Per carità, nulla che non sia stato già suonato da formazioni come Exodus, Forbidden e primi Metallica, ma con un'attitudine ed una freschezza che, non voglio esagerare, i maestri hanno perso per strada decine di anni or sono!!! Beppe Diana

Untimely Demise - Systematic Eradication

Irriducibili Untimely Demise!!! Già, nonostante le mille difficoltà attraversate negli ultimi anni, sull'orlo di una crisi dopo l'ennesimo va e vieni di musicisti poco motivati, la band dei fratelli Cuthbertson dicevamo, è pronta al come back ufficiale, che segue gli ottimi responsi fatti registrare del precedente “City of Steel”, lavoro auto prodotto, ma ristampato di recente dalla nostrana Punishment 18, la stessa label che ha reso disponibile il nuovo parto discografico dei nostri a titolo “Systematic Eradication”. Un lavoro questo, che ci offre otto tracce di classico thrash metal a stelle e strisce, potente ma ricco di cambi di melodia, e di ritmo, ottima la tecnica messa in gioco dai nostri in questa nuova release ufficiale, il tutto reso ancora più interessante grazie ad un tocco decisamente personale fornito dalle corde vocali di un istrionico Matt Cuthbertson, il quale si ritaglia ancora una volta una parte di assoluto valore, all'interno di un versante musicale vicino per concezione, ed attitudine, a quanto proposto in passato da formazioni di valore come Violence ed Heathen. Non a caso, nonostante la struttura portante di ogni brano è e rimane invariata rispetto al passato, lo spettro sonoro dei nuovi Untimely Demise, è sicuramente di più ampio respiro rispetto al passato, con un ensamble che riesce ad incanalare, all'interno di un unico tessuto sonoro, la rabbia repressa e l'aggressività di un suono istintivo, tramutando, ogni singolo elemento in una cascata di note ad alto potenziale metallico. Tecnica asservita al songwriting senza inutile dispendio di energie giri a vuoto, tutto questo è “Systematic Eradication”, niente di più, niente di meno. Beppe Diana

Blindeath – Headshot!

Hell's Domain – S/T

Beppe Diana

La copertina disegnata dal guru Ed Repka, la lunga sfilza di collaborazioni passate e presenti di ognuno dei cinque musicisti chiamati in casa all'interno di questo nuovo progetto musicale, non lasciano trapelare il minimo dubbio, gli Hell's Domain sanno il fatto loro, ed anche se questo è il loro primo disco ufficiale, dopo un demo omonimo del 2011, dimostrano in più occasioni di avere veramente tutti i numeri e le qualità intrinseche per poter puntare al gotha della scena musicale del vecchio continente in men che non si dica. Ed il loro primo disco omonimo, mostra bene la concezione “allargata”, mi si permetta il termine, che la formazione danese ha del gergo thrash metal, dimostrando di riuscire a passare senza problemi da arzigogoli old style, a passaggi tecnicamente evoluti, arrivando a scomodare riferimenti più classicamente metal, senza per questo risultare scontata e banale Non un semplice tributo al passato come accade con sempre più frequenza ultimamente, ma la perfetta antitesi di elementi come potenza e melodia, grazie a brani articolati, ma mai troppo complessi, così dall'aggressione controllata di “The Needle And The Vein”, a quella più tacitamente d'impatto, come nel caso di “In the Trenches... “, dalla furia ammaliante di “As good as dead, alle trame intricate dell'opener“100 Days in Hell”, ci sono tutti gli elementi che fanno di questo primo album, una delle migliori release in ambito europeo. Da avere!!! Beppe Diana

Ennesima compagine che arriva dalla sempre più nutrita scena musicale meneghina, quello legato ai Blindeath, è un trascorso artistico abbastanza travagliato, nonostante la band sia piuttosto giovane, che ci racconta della passione e della dedizione per la nobile causa della musica concepita e suonata, ma anche di ripensamenti ed abbandoni che hanno condotto il combo oggetto oggi delle nostre attenzioni, a rivoluzionare nuovamente l'assetto interno della propria line up ufficiale, dopo le defezioni forzate di ben tre dei musicisti che hanno registrato l'ep “Headshot!”. Mini questo, che raccoglie in un unico contenitore sonoro, gran parte dei brani che facevano parte della precedente release ufficiale a titolo “Dawn of Disease”, avvalorati questa volta da una produzione ed una resa sonora finalmente soddisfacente, che vedono la formazione nostrana alle prese con un thrash metal concettualmente vecchio stile, suonato con la foga e la determinazione, che solo le band affamate possono avere, sempre alla ricerca dell'impatto pure e semplice, senza per questo dimenticarsi di quella componente tecnico/esecutiva che rappresenta ancora una volta l'asse portante di ogni singola composizione presente, con le già conosciute “Keep Pushing” e “Fury of the Damned”, fra gli episodi più riusciti del lotto. Certo, c'è ancora qualche piccola imperfezione da limare, la fluidità del versante compositivo in primis, il tempo e la caparbietà saranno il giusto banco di prova....

Ural - Wastland Finalmente!! Già, finalmente anche gli eporediesi Ural sono riusciti a portare a termine il loro primo vagito musicale in maniera ufficiale, secondo se si tiene conto di un promo di qualche anno addietro, dopo essere rimasti nel limbo delle promesse mai mantenute, con una line up instabile che li aveva condotti al break per diverso tempo. Recuperata la stabilità interna, i nostri si sono rituffati nella mischia con la stessa passione, e con la convinzione degli esordi, tirando fuori dal cilindro questo demo che punta gran parte del suo gioco forza proprio sull'incisività di una proposta sonora, che fa del minimalismo e dell'essenzialità, un'arma a doppio taglio. Non a caso il genere portato a galla con questa nuova fatica discografica, è un crossover, ben congegnato, di stili musicali che, pur trovandosi a volte agli opposti, hanno come comune denominatore quell'istintività, ecco la parola chiave, primigenia che fanno del thrash metal e dell'hardcore due dei generi più oltranzisti per antonomasia. E per capire al meglio il vettore caratteriale insito all'interno del terzetto in questione, basti ascoltare la parentesi sonora di “Title”, puro agonismo sonoro, aggressività allo stato primordiale, per una durata che non supera il minuto e trenta secondi di nevrotico e schizzato thrashcore metal. Tre schiaffi in pieno volto, non un attimo di tregua, questi sono gli Ural, prendere o lasciare ….................are you ready to lost yourself in a WASTLAND????.. Beppe Diana

Merciless Attack - Mercy for none

Oh my god, ogni tanto è bello riscoprirsi giovani ed arzilli come una volta, come se il tempo, e con esso l'avanzare degli acciacchi, si fossero fermati solo per una manciata di minuti!!! Merito questo da ascrivere ai veneziani Meciless Attack che, con il loro debutto sulla lunga distanza “Mercy for none”, hanno, se non altro, il merito di riportare indietro le lancette di una ventina di anni e, al costo di suonare scontati ed anacronistici, con il loro thrsh metal tout court, sono pronti a radere al suolo tutto quello che gli si fa contro, e questo grazie anche a sei brani dannatamente old school che richiamano le atmosfere profuse dai vinili impolverati di Kreator, Sodom ed Exumer. Un viaggio a ritroso nel tempo che, per fortuna, non si interrompe quando le note di “The Toxic Avenger” avanzano spedite lungo l'incedere minaccioso che ci accompagna durante tutta la durata di un lavoro, che alterna ottime idee e soluzioni compositive dotate di un'anima artistica già consolidata, anche se, purtroppo, o per fortuna, il suono è lo stesso di allora, cupo ed ovattato, e potrebbe penalizzare l'operato di una band che, questo si sente, ci mette veramente l'anima, e tanta buona volontà, per dire la sua in un contesto musicale abusato come quello del thrash metal odierno. Detto che la band ha subito ultimamente un riassestamento interno, non ci rimane che incrociare le dita anche per loro!!! Beppe Diana


Endovein - “S.I.N. (Supreme Insatiable Need)”

Sono una delle formazioni più rinomate della scena metal tricolore, sicuramente quella che, nell'ultimo periodo, è riuscita più di ogni altra a spargere il proprio verbo, suonando nelle situazioni più disparate, e ad ogni latitudine, e questo grazie soprattutto a qualità intrinseche tutt'altro che di secondo piano, prima fra tutte quella attitudinale che, in occasione del nuovo album in studio “S.I.N. (Supreme Insatiable Need)”, ha davvero raggiunto il suo zenit. Escalation compositiva, ecco cosa si cela dietro al nuovo parto in studio di casa Endovein, formazione questa, che è riuscita nel giro di appena due release ufficiali, a sviluppare, e a perfezionare, un approccio musicale personale, pur rimanendo legata a doppio filo alle proprie radici formative. E gran parte del merito va sicuramente ascritto allo stravolgimento interno che ha portato i nostri a ridisegnare completamente la fisionomia della band, attorno all'asse portante formato dal chitarrista Paolo Cetani e dal bassista Mirko Negrino, ai quali si sono aggiunti per l'occasione l'ottimo drummer Steve Bianco, ma soprattutto il vocalist Alex Panza che, rispetto al suo degno predecessore, ha apportato sicuramente più sostanza, teatralità ed enfasi, ad un versante sonoro che cita il thrash metal, certo, ma che non disdegna fraseggi di estrazione classico, versante US metal chiaramente, Meliah Rage e Metal Church su tutti. Dieci brani, fra i quali due strumentali, potenti ben strutturati ed altrettanto eseguiti, che lasciano trasparire in modo limpido quelle che sono le potenzialità espressive della band in questione, e ad ascoltare episodi come “No Walls, No Doors”, la stessa title track o la belligerante “Ignorance Grows Strong”, primo singolo e video ufficiale estratti dall'album, non si può che essere concordi. Disco Clamoroso!!! Beppe Diana

Spiritrow – The sign Beh, certo che a leggere la biografia che accompagna il disco di debutto degli Spiritrow, dovremmo essere al cospetto di una formazione che, lo pensano loro, si appresta a rivoluzionare il concetto di musica estrema che fino a questo momento abbiamo conosciuto, minando sensibilmente la stabilità di una scena musicale asettica e priva di originalità e personalità come quella nostrana. La verità come al solito sta da un'altra parte, anche perchè, non solo il versante compositivo portato avanti dalla formazione trevigiana è quanto di più scontato e banale si sia mai sentito negli ultimi tempi, ma il groove metal, di classica estrazione moderna, dei cinque, risulta essere privo di mordente, e lascia totalmente indifferenti nonostante i ripetuti ascolti. Apparato compositivo il loro, che chiama in causa sia i vecchi Sepultura/Machine Head, ma anche che i Soulfly, alternando sfuriate thrash, stacchi moderni, passaggi che sanno di reminiscenze tribali, ed aperture melodic death metal, in un melting pot no sense, anche perchè, la produzione, in seconda battuta, affossa quanto di buono, veramente poco, hanno da proporre..... Furia cieca senza controllo, arrangiamenti approssimativi fanno di questo disco un lavoro da evitare come la peste... P.s. per essere cattivi bisogna avere anche, e soprattutto, la giusta attitudine... Beppe Diana

Nerocapra – Vox Inferi Si definiscono primitive metal, ed onestamente non so quale miglior definizione avrebbero potuto utilizzare per descrivere concretamente quello che si cela veramente dietro al progetto musicale comunemente denominato Nerocapra. Figli legittimi di un sound oscuro, tetro e tenebroso che miscela heavy metal grezzo, minimale e primigenio, quello di Venom ed Atomkraft tanto per intenderci, a partiture thrash/death metal di scuola prettamente teutonica, i tre torinesi in questione, riescono a mettere in mostra una personalità ed un animo artistico spiccatamente evoluto, alternando, con perspicacia, testi sia in lingua madre che in inglese, che disegnano visioni apocalittiche e catastrofiche, che colpiscono proprio per la spontaneità con le quali vengono sviscerate. Violenza, rabbia, cinismo e disperazione, tredici brani che assalgono l'ascoltatore alla gola, portandolo faccia a faccia con la dura realtà, esposta schematicamente come in un'ipotetica pellicola cinematografica nella quale, naturalmente, la musica proposta dai nostri, funge da ipotetica colonna sonora. Interessante, dannatamente interessante!!! Beppe Diana

Extinction - Progress-Regress

Ristampa auto celebrativa prodotta dallo stesso chitarrista della band Danilo Bonuso, del demo di debutto degli Extinction, quintetto all'epoca di stanza nel salento, hinterland leccese per la precisione, che, con il qui recensito “Progress Regress”, seppe attirare le attenzioni della stampa specializzata di quegli anni, e di un pubblico sempre più vezzo a certe sonorità si d'impatto, ma allo stesso tempo coinvolgenti. Masterizzato con dovizia, reso ancora più allettante da un ottima veste grafica ed un restyling che ne fa apprezzare maggiormente le qualità intrinseche, il demo in questione viene forgiato attorno a cinque brani, degno coacervo di umori e sensazioni, che vertono attorno ad un'ottima verve compositiva, e ad una spinta creativa che fotografa una formazione nel pieno della sua maturazione e, sebbene la giovane età dei musicisti coinvolti, era già in grado di amalgamare, con dovizia, intricate partiture musicali, ed influenze che arrivavano sia da locuzioni death/thrash metal, che da ricami progressive, ed aperture quasi jazz-ate, per un risultato finale sempre e comunque all'altezza della situazione. Si, con le dovute cautele, gli Extiontion dell'epoca, nel loro piccolo, erano già in grado di guardare negli occhi mostri sacri come Death, Cynic ed Atheist, senza avvertire nessun timore referenziale, e questo grazie soprattutto ad arrangiamenti sofisticati, una tecnica individuale più che soddisfacente, e brani di prim'ordine come “Evil's Revenge”, “Wrong System” e ”Fight Yourself”. Detto che la band sembra essere rinata dalle sue ceneri proprio come l'araba fenice, non ci rimane che evidenziare ancora una volta l'aspetto positivo di operazioni di questo genere che ci permettono il recupero di un patrimonio artistico che, altrimenti, sarebbe andato perso per sempre!! Beppe Diana

Dying Awkward Angel - Waiting for the punishment

Dieci anni di militanza in ambito underground, una discografia costellata dalla pubblicazione di ben tre demo ufficiali, non hanno permesso ai Dying Awkward Angel di attirare le simpatie di una label, pronta a credere nelle potenzialità artistiche, e qualitative, da sempre evidenziate dal quintetto dell'hinterland torinese in questione, tanto che, com'è facile prevedere, il nuovo “Waiting for the punishment”, arriva in maniera del tutto auto prodotta, distribuito attraverso i soliti canali ufficiali della band. Un lavoro questo che, nel suo insieme, porta a compimento un'evoluzione compositiva, figlia putativa di quella presa di coscienza a livello globale, che, oramai, si protrae dagli inizi carriera, e che, in seconda battuta, si dipana all'interno di dieci avvincenti composizioni, che portano in dote un death metal tecnico, pregno di locuzioni che sanno sia di elementi vicini ad un certo thrash metal, che di riminiscenze di stampo classico. Una band che ci mette l'anima, e molto di più, per dar vita ad un disco credibile e, perchè no, anche abbastanza personale, capace di creare atmosfere claustrofobiche ed inquietanti, intense ad al contempo massacranti, che puntano gran parte del proprio giocoforza proprio sull'emotività di un versante lirico che rappresenta il manifesto attitudinale di una formazione con gli attribuiti al punto giusto, il tutto sottolineato da un profondissimo growl, chitarre lisergiche, ed una sezione ritmica che sembra non sbagliare un colpo. Produzione nei canoni, ed un ottimo packing, completano un lavoro che, per chi vi parla, meriterebbe sicuramente più attenzione, questo è sicuro!!! Beppe Diana

Ancient Dome - Hunting the m.i.l.f.

Ed anche per gli Ancient Dome è arrivato il momento di guardarsi indietro e tirare le somme, dopo due lustri di intensa attività artistica, che li ha portati alla pubblicazione di una manciata di ottime pubblicazioni ufficiali, ed altrettante pubblicazioni amatoriali che, in questo caso, rappresentano gran parte della scaletta del nuovo arrivato. Si il nuovo lavoro, che viene immesso sul mercato dalla Deathstorm records, ovvero la label della stessa band varesina, raccoglia sia il primo demo “Once Were Thrashers” del 2004, che il lavoro omonimo, pubblicato l'anno seguente, il tutto avvalorato dalla presenza di ben due nuove composizioni, e due ri-registrazioni, che hanno il pretesto, se non altro, di presentare al proprio pubblico ben due nuovi musicisti che si sono uniti allo zoccolo duro della band, ovvero il bassista Davide Bianchi, ma soprattutto il vocalist Jerry, che marchia a fuoco una prestazione veramente sopra le righe, caratterizzando brani dal piglio infuocato come ad esempio le ottime “Thrashscape”, ma soprattutto “Prisioners”, che mostrano una band in forma smagliante, nel pieno delle proprie qualità fisico/attitudinali, sempre alle prese con un thrash metal tecnicamente ineccepibile, corroborato da inserti di estrazione bay area, e da continui sop and go. Detto che la band ha dato alle stampe un 7” vinilico in compagnia degli amici eterni Metalheadz, non ci rimane che attendere novità sul nuovo lavoro che, c'è da scommetterci, potrebbe stravolgere ben più di un semplice appassionato di casa nostra... Beppe Diana


Così giovani eppure già così determinati? Si, norvegesi Critical Solution affermano di essere disposti a fare tutto, in forma lecita, ovvio, pur di poter arrivare al successo di massa e, di conseguenza, poter finalmente vivere con la propria musica, e nelle undici composizioni inedite del loro disco di debutto “Evil never dies”, rilasciato in forma strettamente privata, i quattro musicisti nordeuropei, dimostrano di avere veramente tutti i numeri per poter ambire al fatidico salto di qualità tanto auspicato. Certo, gli schemi compositivi così come le atmosfere ricreate dai nostri, dipendono ancora, ed in maniera più che evidente, delle lezioni impartite dai maestri del genere, Metallica su tutti, anche se questo, ne siamo ben consci, non vuole essere un detraente per una formazione che, nonostante le buone premesse fatte registrare, mostra ancora dei netti margini di miglioramento... Ciao ragazzi, allora la vostra prima fatica "Evil Never Dies" è uscit qualche mese fa, potete ritenervi soddisfatti del risultato ottenuto? Avete mai pensato che registrare un full lenght album potesse essere così faticoso? Chris: Ciao Beppe e grazie per lo spazio che ci stai volendo dedicare. La registrazione dell'album è stata incredibile ed è stata una fantastica avventura. Speriamo di poter ripetere l'esperienza al più presto. Non potremmo essere più soddisfatti del risultato! Credo che la band ha un repertorio di canzoni molto ampio al momento. Con quale criterio avete scelto queste 14 canzoni che fanno parte del vostro CD? Chris: L'unico criterio che abbiamo seguito per fare musica è il legame chimico che si viene a creare all'iterno della band mentre suoni. Alcune idee sono da scartare, ma quando siamo felici e ci sentiamo appagati, è fatta! Tutto suona alla perfezione, le composizioni sono equilibrate, e il livello qualitativo è molto alto... La domanda è: perché “Evil Never Dies” è uscito come un album auto-prodotto? Non posso credere che non siete riusciti a trovare un'etichetta interessata al vostro potenziale Eimund: Ti ringrazio. Onestamente non abbiamo ancora nessuna etichetta dietro, ma ci piacerebbe trovarne una che fosse realmente interessata alla nostra proposta musicale!!! Speriamo di trovarla al più presto perchè abbiamo molto materiale, e più valido, da offrire! Egil: Forse perchè non ci trucchiamo, non ci spariamo le pose nei video con donne nude che agitano i loro sederi, ahahhah. O non cantiamo “Baby baby” nelle nostre canzoni. Ma ci auguriamo esista una label seriamente interessata, perchè suonare è quello che vogliamo fare, e credo che siamo abbastanza bravi a farlo. Sicuramente non ci arrenderemo facilmente. Quali sono state le difficoltà che avete incontrato nel realizzare l'intero lavoro, e non solo a livello economico? Quante copie del cd avete stampato, e quante, al momento, ne avete venduto? Chris: Ad essere sincero, dal momento in cui è nata l'idea fino al raggiungimento del prodotto finale, è stato in linea generale divertente. Ovviamente l'aspetto economico può avere la sua valenza, ovvio! Ma se questa è la nostra strada che può portarci al successo, va bene!!! I cd stampati sono stati 2000 e abbiamo venduto circa 1500 copie, un risultato che ci fa impazzire

di gioia!!!

sicuro lui farà le nostre copertine future!!

Ho capito..il vostro è il tipico album che impressiona l'ascoltatore, che presenta un numero di composizioni che lascia trasparire la determinazione della band che vuole arrivare dritto al punto, senza giri di parole, cosa mi rispondete? Tov: Ci piace vedere “Evil Never Dies” come un colpo assestato dritto in faccia ai produttori delle case discografiche. Se mi chiedi se possiamo impressionare gli ascoltatori, ti rispondo: ce lo auguriamo. Abbiamo ricevuto molti feedback da più parti.. per cui qualcosa di giusto dobbiamo averlo fatto no?

Potete spiegarci come si svolge una serata uno live tipica dei Critical Solution? A vete avuto occasione di supportare band famose? Tov: Suonare è una degli aspetti più importanti per la band, ci esibiamo ogni volta che ne abbiamo la possibilità. La più grande manifestazione a cui abbiamo preso parte fin ad ora è stato il Rock Festival in Norve gia nel 2010. Eimund: In questi giorni suoniamo l'album “End” ed alcune covers per divertirci un po' sul palco e con il pubblico. Alla folla sembra piacere quello che abbiamo preparato per loro, a volte sentiamo pure intonare i nostri brani.. E' una cosa bellissima! Egil: E' difficile pianificare degli show qui in Norvegia. Soprattutto per una band senza contratto discografico.

Ovvio, rimanendo nel discorso, so che molti vostri fans vi indicano come una delle bands più promettenti dell'ultimo anno, ma tutta questa attenzione vi da molti pensieri o vi da la giusta carica per fare il meglio? Chris: Spero di dare sempre il meglio per poter meritare le attenzioni di tutte le due parti, fans e media. Egil: la pressione ci rende più prolifici e ci da la forza di continuare a fare ciò che amiamo di più. Deep Purple, Metallica, Motorhead, sono le bands che in linea generale accomunano tutti i membri? Chris: Certo abbiamo dei gusti musicali diversi, ma generalmente siamo d'accordo su queste band. I Deep Purple.. oh credo di essere il loro più grande fan sulla faccia della terra, ma anche gli altri li adorano. Se non erro, mi pare di capire che abbiate in cantiere un ipotetico secondo album, è vero? Chris: Il secondo album lo abbiamo già cominciato a scrivere, abbiamo una story-line, e 4-5 canzoni sono pronte. Il sound riprenderà quello dell'album precedente. Ma dal punto di vista della scrittura, anche se basato su tonalità thrash metal, conterrà altri elementi..potrebbe essere un “Evil Never Dies II”. Tov: “Evil Never Dies” è un album intenso, e non possiamo ripeterlo per una seconda volta in un nuovo album come dice Chris. Ovviamente il nuovo sarà thrash metal ma non tutte le canzoni sono fottutamente veloci come nel primo album. Chi vivrà, vedrà. Cosa mi dite riguardo la copertina dell'album? La trovo veramente fantastica! Chris: Non c'è nessuna parola che possa descrivere quanto sia incredibile la copertina! Mario Lopez dal Gauatemala è l'uomo giusto per noi! Quella che vedete non è altro che una versione fumettistica di una foto di un vestito in maschera di Halloween di Egil di 10 anni fa, alla quale il buon Mario ha aggiunto degli elementi decorati per renderla più allettante!! E' davvero sorprendente! Di

Esclusa la musica, quali sono i vostri interessi? Chi sono i “Critical Solution” nella vita di tutti i giorni? Cosa fate per vivere quando non siete impegnati con l'attività della band? Chris: Facciamo di tutto, dall'andare in moto al fare musica sperimentale, io personalmente vado sempre alla ricerca di quel riff magico.. Egil: Spassarsela con gli amici, siamo come tutti dei comuni esseri umani! Seguite la scena musicale underground del vecchio continente? Se si, quale band secondo voi si distingue nel panorama underground locale ed internazionale? Chris: Bella domanda, forse non band nuove, posso citare i Gypsyhawk che si ispirano ai Thin Lizzy e non è una cattiva cosa. Questi ragazzi sono stati in tour per un po', i Black Stone Cherry sono semplicemente fantastici! Per quanto riguarda il thrash metal e l'heavy metal, beh i migliori sono i gruppi “vecchi”. In Italia si pensa che alcuni paesi del nord Europa come il vostro, siano la nuova Eldorado dove i musicisti possono vivere della loro musica, perchè gli ascoltatori sono molto più ricettivi e molto più aperti a livello mentale, cosa potete dirci a riguardo? E' vero che il governo norvegese finanzia i giovani musicisti con dei sussidi? Chris: E' una bella notizia anche per noi! Ahahha, no, scherzo. Il nostro è un grande paese, anche se canti di fiori e stronzate varie non ottieni un supporto finanziario! L'unica cosa sicura è che abbiamo fatto questo disco senza alcun aiuto economico, se non di tasca nostra! Ne è valsa la pena??? Assolutamente si! Lo faremmo di nuovo? Assolutamente si! Il paese è dominato dal pop e dal rap, questo è certo, ma la comunità metal non ha tutto quel rispetto che meriterebbe, anche se ci stiamo lavorando, sintonizzati!!!



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.