Editoriale
Editoriale di chiusura dopo l'ennesima maratona domenicale a base di dischi e recensioni, ed il kulo piatto come un camionista!! Ma la sacra fiamma dell'heavy metal fa passare tutto in secondo piano, anche la fatica, speriamo però che tanta buona volontà possa servire a farvi capire che, portare avanti una fanzine, 32 pagine ogni due mesi, non è una cosa facile, per niente. Ma tanto duro lavoro non sarebbe stato lo stesso senza la preziosa collaborazione di: Paolo, Alexx ed Endovein, Steele, Razor e Deatonator, Micheal e Rising Dark, Andrea e KLL, Peppe e Stige, Kevin ed Hanged, Fabio di Warhell records e The Ancient War, Dario degli Holdkrust e The Beast of Torah, Tato dei Zora e Glacial Fear, Peppe "UR" Peri e Thrash Bomz, Fabio e Warhawk, Luca e Wargame, Fabio e Cancrena, Stefano Galli e Malauriu, Peppe simmons e Occultator, Antonio e Lich, Niccolò e Kinetic, Matteo Sollima e Justified Records, Marco e Carboncoke, Geppe di Night of the ninyl dead e Tortoure Garden, Aldo, Raffaele e Hate Givin Day, Mirko e Nerocapra, Borys e Barbarian, Federico ed Exence, Federico e Merciless Attack, Necromaniac e Necromessiah, Phil ed Ural, Paul e Tramortiria, Andrea e Warstorm, Arturo e ETN Records, Ira band Per consigli, insulti e materiale promozionale (ok, scherzavo) Beppe Diana Via E.Salgari, 2 10082 Cuorgè (To) – Italy hardnheavy@email.it
Endovein Inarrestabili Endovein!!! sempre in continua evoluzione, la formazione con base operativa nell'hinterland torinese, torna nuovamente ad imporsi all'attenzione del grande pubblico, e lo fa con un lavoro, il granitico “S.I.N.” che, oltre a confermare quanto di buono fatto registrare dai nostri in occasione del loro disco di debutto, spinge la band verso lidi compositivi degni della massima attenzione. Sempre in bilico fra atmosfere di sano a corroborante thrash, ed aperture degne del miglior us metal, i nostri hanno dimostrato ancora una volta come arrivare al cuore dell'ascoltatore, grazie a composizioni che riescono a sprigionare una carica enfatica veramente irrefrenabile... nelle parole del chitarrista paolo, e del cantante alexx la genesi sul nuovo arrivato... Ciao Paolo, come stai? Come sta procedendo la promozione del nuovo album in questi giorni di apparente stasi mediatica? Ciao Beppe, tutto bene grazie. Spero che il disco stia girando il più possibile, non ho una chiara idea di quanto e dove però, sicuramente il nostro ultimo video ha incrementato la promozione dell'album e del gruppo. Parliamo proprio del video “Ignorance Grows Strong” che da qualche mese è in heavy rotation sul vostro canale personale di youtube, come e quando è nata l'idea di portare a compimento un'opera che, a volte, è veramente delirante? Io e Alex in primis, abbiamo puntato tanto sul fare un video, tutto è nato tutto a fine estate. Ci
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siamo messi noi 4 a pensare a una possibile sceneggiatura, volevamo qualcosa di divertente, ma con un filo logico. Poi una volta pensata la sceneggiatura, ci siamo rivolti a dei ragazzi che stanno studiando in una scuola apposita, questa è la loro prima esperienza di videoclip musicale, e devo dire che si sono rivelati bravissimi! Hanno reso a pieno tutte le nostre idee, e siamo molto soddisfatti e divertiti da questa esperienza. “S.I.N. “ è un album che porta con se delle rilevanti novita’, prima fra tutte il cambio di label in favore della My Graveyard, non vorrei sembrarti poco cortese, ma non vi sentivate abbastanza tutelati dalla vostra precedente etichetta, oppure e’ sempre meglio cambiare? Molto semplicemente abbiamo trovato accordi con la MGP che rientravano meglio nelle nostre esigenze e non c'è stato nessun tipo di problema con la vecchia etichetta. Alexx: Conosco e collaboro con Giuliano (MyGraveyard Production) ormai da qualche anno, i due full dei Walpurgis Night, la band dove suonavo la chitarra prima dello scioglimento avvenuto l’anno scorso, sono usciti proprio sotto la sua label, e siamo sempre stati in ottimo rapporto. Giuliano, oltre alla distribuzione e promozione, ci ha anche dato una grossa mano per quanto riguarda il discorso più prettamente economico, coprendo i costi di registrazione, e questo sicuramente non è poco dato che siamo 4 spiantati senza lavoro e senza un muro su cui sbattere la testa! A proposito, proprio a riguardo di questo tema, abbiamo scritto “Path of no Return”. Capisco, altra novità rilevante, è stata la mutazione fisiologica subita dalla band, con l'arrivo di due nuovi musicisti, soprattutto del singer Alexx che, come sottolineato nella mia recensione, vi ha fatto compiere quel decisivo salto di qualità, tu come la vedi? Paolo: Sicuramente sentendo i vari pareri, la voce di Alex si sposa benissimo con la nostra musica e a molti piace di più rispetto al vecchio cantante. Inoltre Alex oltre avere una bella voce, ci ha sempre sostenuto e supportato come fan ed era l'unico che poteva sostituire egregiamente Divano. Alexx: Grazie mille Beppe, son lusingato. Si, devo dire che in questi due anni che han se-
guito il cambio di formazione ho ricevuto molti pareri positivi a riguardo e questo non può farmi altro che piacere! Ma per me sostituire Divano non è stata per niente una cosa da poco! Ricordo che avevo circa 14 anni quando uscì la demo “Problem of Humanity”, e io, ragazzino di provincia da poco totalmente impallinato con il thrash metal, ci incappai, fu amore a primo ascolto! Iniziai ad ascoltare i pezzi fino alla nausea, imparandoli a memoria, e tutto questo…prima di svegliarmi e leggere un bel giorno TORINO sul riquadro delle info! Paolo dalle vostre parole mi fate comprendere che gli Endovein di oggi sono una macchina da guerra ben congegnata pronta a radere al suolo tutto quello che gli si fa contro, è veramente così? Devo dire che nel corso di questi nove anni, abbiamo passato veramente un sacco di problemi,
Endovein soprattutto dovuti ai vari cambi di formazione. Questo non ci ha mai fermato, sicuramente abbiamo come tutti i nostri momenti di difficoltà,
ma finchè avremo il mordente e la convinzione andremo avanti senza indugio! Come sono nati i brani che fanno parte della track list del disco? Il processo di composizione è stato più fluido che in passato, o avete incontrato delle difficoltà? Paolo: Dopo il primo disco, abbiamo puntato a fare brani decisamente più arrangiati e non è stato affatto facile. Abbiamo cercato di curare ogni cosa al meglio; testi, metriche vocali, parti di batteria e di basso, riffing elaborati e assoli, lavorando tutti assieme per poter dare il massimo, posso dire che dentro questo disco c'è davvero un mio pezzo di vita. Quante settimane avete passato in studio per ottenere un album di questa portata? Siete entrati in studio sapendo come i brani dovevano suonare, oppure qualcuno di questi ha subito dei cambiamenti in fase di step finale? ….e se non è troppo, siete contenti del risultato ottenuto? Paolo: In generale abbiamo passato circa un mese in studio, abbiamo registrato anche di notte fino alle sei del mattino, certe volte. Sapevamo come dovevano venire i pezzi, perchè avevamo le pre-registrazioni di ogni canzone (voce compresa). Poi chiaramente in studio sono avvenute alcune modifiche, ma niente di rilevante.
Si, ci possiamo ritenere soddisfatti, poi chiaramente, come tutti i musicisti, ci sono delle piccolezze che avremmo voluto curare ancora meglio. Alcuni di voi si sono gettati nella mischia portando alla luce dal nulla il White Lion Club all'interno di un percorso che sembra sempre piu’ tortuoso, come mai questa scelta che, piu’ che azzardata, definirei coraggiosa? Come sono andati i primi mesi e qual’e’ stata fino ad ora la risposta del pubblico? Paolo: E' stata un'occasione che ha avuto Alex, gli è stato proposto di gestire un locale, io gli do una mano con le serate, e sto cercando d'imparare a cucinare! Sappiamo benissimo che è una
pag.5 cosa difficile, in questi mesi ci sono stati alti e bassi ma tutto in maniera costante. Sappiamo che ora come ora a Torino, siamo l'unico locale che tratta questo genere e il pubblico piano piano diventa sempre più numeroso. E' inutile dire che è una cosa che si fa per passione, molte volte la gente da per scontato tutto e non vede quanta fatica c'è dietro tutto questo, bisogna viverlo per capire. Alexx: Il White Lion è stata un occasione che mai avrei pensato si sarebbe presentata, e quando si è presentata non potevamo che prenderla al volo e colonizzare questo piccolo sogno! Son molto contento che tanta gente davvero apprezzi questo locale e quello che facciamo, d’altro canto, a volte mi rode davvero avere a che fare con gente (band) che avanza pretese assurde, magari portando 10 persone nonostante suonino in casa, non avendo storicamente mai combinato niente e non sbattendosi minimamente per pubblicizzare la data, per poi venire a chiederti il CACHET a finire serata, e facendo scenate quando gli spieghi che non si son neanche ripagati il piatto di pasta che gli hai fatto mangiare prima… ragazzi, noi tutto questo lo facciamo per passione, ci spacchiamo il culo tutta la settimana e ci accolliamo un sacco di responsabilità senza metterci NULLA in tasca, solo perché ci piace farlo! Andate pure a vedere com’è ridotta la mia macchina se non ci credete ahahah non mi farò il porsche con tutto questo! Però devo dire che questi “disguidi” son capitati davvero pochissime volte, anzi, la maggior maggior parte delle bands che son passate da noi non fanno che parlare bene del locale e della gestione e son rimasti entusiasti di tutto, stessa cosa per quanto riguarda i clienti (chiedere per credere)! La risposta è altalenante ma in generale non possiamo lamentarci, possiam già vantare dei nostri “afecionados” e sembra che la gente che viene per la prima volta tenda a ritornare! Ora speriamo di raggiungere sempre più gente possibile nel futuro prossimo e speriamo che la gente prenda reale coscienza di quello che stiamo facendo in una realtà che vede locali chiudere baracca e totale penuria di posti in cui fare musica live, specialmente per quanto riguarda il nostro amato Metal! Tra l’altro a breve ci saranno news super fresche! Giusto per non farci mancare nulla… nell’aria si vocifera della nascita di una nuova label… Ma quanto suonano dal vivo gli Endovein? Oramai siete da per tutto!!! Sembra quasi che essere sul palco in giro per il nord dello stivale sia quasi una missione, è veramente così? In realtà no, quest'estate sicuramente dopo il disco abbiamo suonato parecchio, soprattutto nel nord italia e infatti dopo il play it loud italiano, abbiamo deciso di fermarci per un po'. Anche perchè suonare è un piacere, ma è un piacere ancora più grosso suonare davanti a gente che non vede l'ora di vederti, perchè magari è da un po' che non ti sente dal vivo. Sempre sul versante dei live, qual’e’ fino a questo momento la band con la quale avete condiviso il palco che vi ha colpito di più? Band con cui ci siamo trovati bene o che ci han-
no colpito ce n'è sono veramente parecchie! Sicuramente è stato bellissimo suonare con i Voivod, eravamo tutti colpiti ed estasiati. Anche band come gli Evil Invaders, non c'è che dire..notevoli! E rimanendo nel nostrano, buona parte delle band della nostra etichetta, sono veramente meritevoli. Paolo dimmi la verità, quanto e’ importante per te avere al tuo fianco uno come Mirco che ti spalleggia supportandoti e sopportandoti da diversi anni?? Mirko è stato di grosso aiuto, sia in fase compositiva, che di gestione della band. Posso dire che è una parte fondamentale degli Endovein, e per me è sicuramente molto importante. Per il resto ci supportiamo e sopportiamo a vicenda eheh.
….ma è normale che non si ricordi mai di nessuno? Ahahhaha è troppo concentrato sul basso! Ok conosco gia la risposta ma la domanda te la porgo lo stesso, come mai secondo il tuo parere fra formazioni della stessa area geografica il più delle volte si vengono a creare dissapori e malumori che non fanno altro che creare controversie che, diciamocelo pure, danneggiano, e non poco, la creatività di una scena che, secondo il mio parere, potrebbe essere più unita e compatta? Paolo: Questo è un problema che ci sarà sempre, noi cerchiamo di star fuori il più possibile da tutto questo e vogliamo aiutare la scena a crescere, il discorso White lion's credo ne sia la dimostrazione. Poi se ci sono persone che vogliono farsi terra bruciata intorno, a questo punto non sono problemi nostri. Alexx: Credo non sia un problema ristretto solamente alla “Terra dei cachi”, ma che sciuramente nei paesi mediterranei, dove il sangue è più caldo e le facce son più da cul…di bronzo, si senta maggiormente questo senso di faida, dove sembra che ogni band screditi le altre come se fosse un metodo funzionale per mostrare agli altri che è migliore. D’altro canto però la cosa ridicola è che la faida c’è, esiste, si sente, ma non si vede! Perché tutti si sparlano alle spalle, tutti si lanciano cattiverie, ma mai in faccia! E questo non fa che peggiorare le cose e rendere il tutto ancora più stupido e insensato, nessuno ha problemi con nessuno ma tutti han problemi con tutti…la gelosia e il brucio di culo è sicuramente uno dei nostri più grandi difetti. Noi da questo triste “Beautiful” ce ne chiamiamo assolutamente fuori….non abbiam alcuna intenzione di supportare la “guerra dei poveri”… Prima di concludere una curiosità, ma il minotauro che oramai vi segue da sempre, è una sorta di omaggio alla “nostra” Torino? Si, certo! E' nato mentre eravamo in viaggio di ritorno da non mi ricordo dove, e in macchina parlando è uscita l'idea di Forrest il toro. Ok, siamo alla fine, ti lascio carta bianca, concludi come vuoi... Grazie per l'intervista e un saluto a tutti coloro che la leggeranno! THRASH 'TILL DEATH!
Deathonator Cosi' giovani eppure gia' determinati? Si, i meneghini deathonator sono il classico esempio dei predestinati che sanno osare per riuscire a raggiungere i propri obbiettivi, e riescono a dimostrare, con il loro secondo demo ufficiale "laughing at you", che per dare del tu a certa musica suonata e concepita, non si deve per forza essere avanti con l'eta', anzi. Ed il risultato di tanta tenacia e determinazione, e' un lavoro che si permea di atmosfere musicali pragmatiche, muri di suoni imponenti che, oltre a mettere in risalto una certa coerenza di fondo, portano in dote cinque stilettate metalliche degni dei maestri del genere... Ciao ragazzi qual è lo stato attuale della band alla partenza di una nuova avventura chiamata “Laughing at you”... STEELE; RAZOR: Ciao a tutti e grazie a voi per il piccolo spazio che ci offrite per parlare del nuovo lavoro. Beh, parlando chiaramente, LAUGHING AT YOU è una sorta di rifacimento del demo precedente, Method X. Però non sta a riproporre tutto quello che c'era nel demo, ci sono pezzi nuovi che avevamo già in serbo a quei tempi e che non avevamo mai pubblicato. Cinque brani che portano avanti il discorso artistico intrapreso con il precedente step discografico ma che, se vogliamo, ne amplificano l'aspetto puramente qualitativo, siete d'accordo? VOXA: È passato un pò di tempo dall’uscita di Method X, sai quando hai 18 anni il tempo passa veloce e si cambia in fretta… sotto sotto siamo sempre noi, ma cresciamo sempre ogni canzone che scriviamo e ogni situazione che affrontiamo. Siamo cresciuti come persone e soprattutto come band. Il processo di composizione è stato più fluido rispetto al passato? VOXA: Siamo molto legati musicalmente e riusciamo a farci capire in pochissimo tempo, basta un idea di qualcuno e la canzone esce da sola, i riff escono dall’anima, e i testi escono dal cuore e dalla mente senza pensare a cosa vuole sentirsi dire e a cosa vuole sentire la gente… Nonostante le sovra incisioni, l'ep mi sembra molto live oriented....
pag.6 VOXA: Non ha senso arricchire le produzioni all’infinito se non puoi dare le stesse emozioni da sopra un palco, non pensi? Si, hai ragione, quindi qual è la carica live della band? Che tipo di energia si respira durante un vostro concerto? STEELE: La prima preoccupazione quando siamo sul palco è far scatenare quell'energia che solo a un concerto metal puoi sentire, dando una buona impressione allo spettatore, e far si che si diverta come pochi. Insomma, voi fate un favore a noi e noi faremo un favore a voi! Con questo accordo, abbiamo avuto modo di farci si qualche "discepolo" nelle nostre zone, ahahaa... Tornando al demo quali sono le vostre speranze ed i vostri timori riguardo all'accoglienza che può ricevere da chi si appresterà ad ascoltarlo? STEELE: Spero possa far capire il nostro mondo, il nostro suono e le nostre idee a chiunque le apprezzi, come detto, non facciamo nulla seguendo i gusti della gente, facciamo ciò che sentiamo, e se piace, vuol dire che il nostro lavoro è stato fatto bene. Anche la grafica sembra piuttosto accattivante e molto professionale, siete dunque dell'idea che anche l'occhio vuole la sua parte? GHUNSHOOT: Certo! Diciamo di si, è stata dura decidere come doveva essere la realizzazione grafica della copertina! Diciamo che c'erano delle idee discordanti, che abbiamo approfondito una volta in studio.. È innegabile non ammettere che certe sonorità vintage, sono ritornate a fare capolino su giornali e magazine di settore, non temete che si possa venire a creare una sorta di rigetto come è già successo con altri generi riportati all'attenzione dell'audience ed ora completamente al tracollo?? VOXA: Non penso che succederà, noi non ci siamo mai definiti in nessun modo, siamo i DeathonatoR e questo ci basta e avanza, siamo sul thrash perché da sempre sono le nostre influenze principali anche se ogni elemento ha le sue. Quanto è difficile far convogliare gli umori, le passioni, e le pressioni di quattro musicisti all'interno di un unica direzione? Siete mai scesi a compromessi? VOXA: Si ma è una cosa che si mette in conto quando decidi di intraprendere un percorso. Fortunatamente i nostri umori sul palco sono gli stessi. Suoniamo insieme da tanto, ci conosciamo benissimo sia musicalmente, che fuori, an-
che se siamo diversi, riusciamo a capirci.. Questo mi fa capire che i Deathonator nella vostra vita quotidiana rappresentano comunque un perno fondamentale.... GUNSHOOT; STEELE: Certo, si può dire che questo progetto sia diventato qualcosa di fondamentale nella nostra vita, perché occuparsi della band sta diventando sempre più un piacere. Fatico a descrivere questa cosa, ma per capire veramente come ci si può sentire ad avere una band bisogna provarlo sulla pelle. Qual'è il vostro rapporto con i cosiddetti social network? Credete che internet sia un ottimo mezzo per una band relativamente giovane come la vostra nel promuovere la propria musica? VOXA: Internet è il più grande mezzo di comunicazione mai esistito, è un modo per informarsi su tutto e spostare un po la testa dal paesino in cui si vive… e forse capire quante cose da cambiare ci sono e di quanto è stupido sprecare la vita non facendo mai niente. Detto questo, è di sicuro un buon modo di far conoscere i DeathonatoR, e di far capire chi siamo. Quali sono i vostri piani futuri? Pensate già ad un possibile tour per promuovere il disco? VOXA, S TEELE: Per quanto riguarda il tour, si sta già pensando a quali palchi toccare, ma niente di ufficiale per ora. Nel frattempo siamo già all'opera per dell'altro materiale che andrà a finire in una futura release. Anche su questo versante, non c'è niente di concreto, stiamo proponendo qualche bozza per i nuovi pezzi... Adesso mi Marzullizzo e ti chiedo “Signor Steele Locatelli, si faccia una domanda, e si dia una risposta”..... i sogni aiutano a vivere o la vita è un sogno?? STEELE: Ahahahahah domanda al quanto esistenziale, mi metti alla prova! Te la butto così: per come la vedo io, nella vita bisogna raggiungere ogni proprio sogno con ogni mezzo necessario a disposizione e con il 110% di convinzione, perché aiuta a vivere, ed è una grande lezione di vita che ci si insegna a se stessi. Solo così si può rendere la vita un sogno (se è così che il nostro Gigi voleva farci intendere nei suoi programmi). Riassumendo tutto come un quesito matematico sarebbe: avere un sogno+raggiungerlo con ogni mezzo necessario = la vita è un sogno...... Ok ragazzi, siamo veramente alla fine, vi lascio carta bianca, per cui.... A nome di tutta la band, vogliamo ringraziare i nostri cari fan, pochi o tanti che siano rimangono sempre buoni; ma soprattutto ringraziamo questa te e Zombie Holocaust fanzine che ci ha dato l'occasione per raccontare la nostra storia, i nostri pensieri. Così si mantiene vivo l'underground italiano e con la gente capace di dare un ascolto alle nuove band che si prostrano davanti al suo universo. Non vediamo l'ora di pubblicare questo EP, sarà una vero e proprio detonatore. Thrash till death!
Rising Dark
Ciao Michael allora, dalla pubblicazione di “Apocalyptic” sono passati quasi tre anni, puoi riassumere, se possibile, le vicissitudini attorno al mondo dei Rising Dark? Innanzitutto, parlando a nome della band, grazie a te per lo spazio concesso. Si, “Apocalyptic” è stato pubblicato nel 2011. Addirittura le registrazioni dell’album risalgono all’estate del 2009, ma la ricerca di una casa discografica, e altri avvenimenti, ci hanno portato a ritardare la pubblicazione di due anni. C’è stato anche un cambio di formazione nel periodo tra la registrazione dell’album e la sua pubblicazione, il che ha richiesto tempo per dedicarci alla ricerca di un nuovo bassista. Più o meno un anno fa, anche il nuovo bassista ha lasciato la band, e per ora abbiamo un nostro amico chitarrista che occasionalmente imbraccia il basso per i live, e ogni tanto ci da una mano in sala prove. Il grosso del lavoro lo svolgiamo comunque in tre. Per cui credi che la formazione a tre elementi possa in qualche modo essere definitiva? ..e se non è troppo, quanto è difficile trovare persone/musicisti convinti a perseguire un certo traguardo musicale/compositivo? Siamo alla ricerca di qualcuno che possa essere Rising Dark al 100%. Quello che ci ostacola di più nella ricerca, è che noi non vorremmo trovarci ad avere un rapporto esclusivamente “professionale” con chi suona con noi. Ci piacerebbe avere qualcuno di cui fidarci, con cui andare a bere al pub alla sera. Non vorremmo che si creasse distacco tra noi e il nuovo arrivato. La formazione a 3, sul piano teorico, sarebbe la soluzione migliore, ma i pezzi non funzionerebbero allo stesso modo. Qual è adesso l’aria che si respira all'interno della band in questi giorni? State continuando la stesura dei brani per un ipotetico secondo full lenght album? La stesura dei brani è quasi terminata. I pezzi sono tutti scritti e li stiamo rifinendo in questo periodo. Contiamo di registrare l’album entro la fine dell’estate, e spero che la pubblicazione non
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avvenga in ritardo come è successo col primo disco. Avuto modo di sviluppare ulteriormente il vostro particolare stile musicale? Penso che la nostra peculiarità sia di scrivere brani molto diversi tra loro. Come avrai sicuramente notato in “Apocalyptic”, si passa dai midtempo prettamente thrash metal, a pezzi con evidenti venature death. Anche nel nuovo disco ci saranno pezzi che puntano in direzioni musicali molto diverse. Concretamente la fase compositiva è un vero e proprio lavoro di gruppo, oppure le idee dei brani sono elaborate da uno solo di voi, e poi ognuno apporta le proprie modifiche? Il brano in se nasce nel 90% dei casi dalle idee di uno solo. In sala prove lo rifiniamo e, se necessario, lo ristrutturiamo cambiando l’ordine dei riff o inserendo parti che ci sembrano appropriate. Pensi che il deal che vi lega alla label SG Records possa protrarsi anche per l'ipotetico nuovo disco, o vi state muovendo in maniera libera, in modo da non precludervi nessuna strada, tanto meno quella dell'autoproduzione? Il contratto che abbiamo siglato con SG Records riguarda l’album, e non noi come band. Abbiamo quindi libertà di guardarci attorno e decidere a chi è più opportuno affidare la release del prossimo lavoro. Qual è lo scopo finale che vi siete posti di raggiungere come band? Sicuramente far conoscere la nostra musica il più possibile. I soldi col metal nel 2014 nel 99% dei casi non si fanno, c’è poco da dire. Quello che cerchiamo di fare è portare la nostra musica in giro ed essere riconosciuti come una buona metal band. E possibilmente di far tornare i conti con quello che spendiamo per far si che ciò avvenga!!! A proposito di soldi, vorrei sottolineare una cosa. Non abbiamo mai speso un centesimo per il fenomeno chiamato Pay to Play. E forse è per questo che non giriamo molto. Adesso volevo porti un mio piccolo cruccio, personalmente credo che l’errore più grossolano commesso da molte giovani formazioni di casa nostra, sia quello di non conoscere affatto la scena musicale della propria zona, né tanto più della propria nazione, non arrivando a capire che il primo impulso positivo verso qualcosa di concreto arriva soprattutto dai musicisti della porta accanto. Qual è il tuo pensiero a riguardo?
Si dicono pronti al come back discografico dopo una parentesi di evidente stasi mediatica durata tanto, troppo tempo, anche perche' per gli ex enfant prodige della scena metal romagnola, al secolo i Rising Dark, e' giunto veramente il momento di raccogliere quanto di buono seminato con il debutto “Apocaliptic”, rilasciato dalla sempre attenta SG records non piu' di tre anni or sono, disco che, nonostante le difficolta' oggettive, era riuscito a mietere un buon numero di proseliti, e non solo fra i patri confini. Saranno pronti i nostri a rituffarsi nella mischia con la stessa determinazione e la tenacia dimostrata in passato? Parola al chitarrista/cantante Michael.. Il problema della scena musicale è che non si collabora, e alla gente non interessa nulla. Spendono 90 euro per andare a vedere i Metallica suonare fuori tempo, ma quando si chiede di venire a vedere il concerto sotto casa, sono tutti troppo impegnati a grattarsi sul divano. Altra cosa deplorevole è che, quando una band della zona “fa il botto” e va a suonare in giro, tutti subito a sparlare dietro. Ovviamente non sto parlando di tutte le persone. Qua in Romagna abbiamo una scena underground degna di menzione, gente che viene ai concerti ce n’è. Il problema è che, per un metallaro che viene a gustarsi un po di prodotto a km zero, ce ne sono altri 5 che stanno a casa a guardare il Wacken su Youtube. Quindi mi pare di capire che seguite la scena underground nostrana, ci sono formazioni con le quali avete condiviso esperienze live degne di attenzione? Fino ad un paio di anni fa eravamo molto attivi nella scena nostrana. Potrei citare i nostri grandissimi amici Surge Assault (il loro chitarrista è proprio colui che suona il basso con noi in questo momento), formazione che definirei blackthrash, ma dato che non so definire i generi prenderò un sacco di botte da loro!!! Altre band che vorremmo citare sono i Red Max, formazione stoner marchigiana, Freedom Underground, più orientati verso il rock, e i Dine In Hell, formazione hardcore che non esiste più, ma con cui abbiamo condiviso tantissimi momenti! Tra le band più conosciute della nostra zona abbiamo condiviso il palco con Neurasthenia, Rain e Showstripsilence. Quanto è difficile portare avanti un progetto musicale come i Rising Dark quando suonare in una band non ti permette nemmeno di pagare le classiche bollette? Siamo tutti o studenti o lavoratori, quindi il tempo a disposizione cala drasticamente. Sarebbe difficile per esempio organizzare un tour, perché ci sarebbero da prendere le ferie, ecc… Però prima o poi voglio fare questa esperienza. Prima di concludere, come mai avete celato la vostra identità dietro a pseudonimi altisonanti? Ce l’ha detto il Demonio.... Ok Michael, siamo alla fine, per cui.... Ringrazio te per l’opportunità, e i lettori per aver dedicato il loro tempo a leggere questa intervista!!! STAY FUCKING METAL!!!!
zora Enigmatici, criptici, brutali gli Zora proseguono diretti lungo il proprio destino artistico, che li ha condotti nel giro di pochi anni, ad essere considerati una delle formazioni death metal piu' quotate, anche al di la' dei patri confini, e questo nonostante le continue difficolta' oggettive, ultime delle quali, la stabilita della' line up ufficiale, che ne ha messo piu' volte in discussione l'esistenza artistica propria della band. Ma nulla per fortuna e' ancora andato perso, e questo i nostri lo sanno benissimo, anche perche' sotto la cenere cova sempre il fuoco della sacra passione... Ciao Tat0, qual è la situazione dei Zora in questi giorni di apparente stasi mediatica.. Più che apparente, direi palese ahaha!!! Diciamo che Zora è in stand-by, musicalmente parlando, ma sempre in vita e ben felici di scambiare due parole con chi è interessato al progetto. Se non erro, poco dopo l’uscita ufficiale di “Gore”, la band ha subito una sorta di restyling interno con l’ingresso in line up di ben quattro musicisti, come si è arrivato a questa sorta di rivoluzione vera e propria? Non hai mai pensato che, a livello razionale, il futuro della band legato ad un aspetto meramente prolifico, avrebbe potuto avere un'altra piega, mantenendo la stessa formazione? E’ proprio per una scelta razionale che si è deciso di cambiare formazione. Quando una cosa non funziona più, l’ unica piega che può prendere è in negativo, quindi meglio intervenire prima. È stato anche grazie a questi cambi che abbiamo potuto fare esperienze nuove, anche fuori Italia, ed incidere un singolo di anticipazione al disco che verrà ... Ok capisco, quindi è logico che ti chieda se dobbiamo giudicare i Zora come una band dotata di una sua identità artistica, oppure come un semplice progetto parallelo… Zora è assolutamente un gruppo a se stante, con una propria identità ed un proprio spazio; ognuno di noi suona in altri gruppi, nei quali siamo coinvolti anche ed ancora insieme, ma ciò non pone “parallelismi” o priorità, si suona o con uno o con gli altri, a seconda dei periodi ... dopotutto l’ importante è suonare Vista la distanza logistica che ti separa dal resto della formazione, penso che, le idee che sono alla base delle nuove composizioni, sia portato avanti tramite file sharing, non è strano che, proprio la tecnologia, tenga in vita una creatura artistica che fonda le sue radici all’interno di una concezione di tipica estrazione old style? Ahahah paradossale ... ma in fondo la tecnologia va usata e come, il problema è quando si abusa ... i riff e le idee maturano al di là di quello che usiamo poi per spedircele, ed in sala prove, così come in studio, si usano gli ampli non il pc . I brani che state componendo per un ipotetico secondo full lenght album, seguiranno il sentiero tracciato dal precedente “Gore”, oppure dobbiamo aspettarci dei cambiamenti radicali? Puoi darci dei piccoli ragguagli in merito? No no di cambiamenti radicali non ce ne saranno, considera anche che , come dicevo prima, i pezzi che faranno parte del nuovo disco sono già pronti da un bel pò, uno dei quali è Slave of
pag.8 del constatare che ad un genere come il metal si dà sempre meno spazio e possibilità in generale, almeno quì al sud, infatti quando riesci a spostarti, la felicità di incontrare nuove persone e nuovi gruppi, mette ogni altra cosa in secondo piano. Poi comunque sia, parliamoci chiaro, pensare oggi di poter campare suonando metal, equivale a credere ai Puffi, quindi tanto vale divertirsi quando si ha la possibilità di farlo...
Mind, pubblicato nel 2011 Avete avuto modo di allacciare dei rapporti di collaborazione con qualche label interessata al vostro “prodotto discografico”, oppure pensate di puntare decisi verso un’auto produzione? Faremo come sempre abbiamo fatto, lo pubblichiamo in privato, e se qualcuno è interessato ben venga. Ci siamo mossi in questi termini anche per gli altri dischi, che poi sono stati ristampati da due label. È brutto avere un prodotto pronto e non farlo girare, dopotutto lo scopo è farlo ascoltare, con o senza label.. Infatti!!! Ho notato che siete una formazione che ha un grosso seguito a livello puramente underground, addirittura ho letto articoli che vi riguardano pubblicati su fanzine dell’est asiatico, da noi invece com’è la situazione per una band come i Zora? In realtà non abbiamo mai avuto particolari problemi ad avere recensioni e spazi, all‘ estero come in Italia, comunque ci accontentiamo, non cerchiamo le copertine i paginoni ed i poster, anche perchè per averli basta pagare, che soddisfazione c’ è ... Assieme ad altri artisti della tua splendida terra, vi siete resi artefici dell’Inferno festival che si svolge oramai da otto anni, come mai avete optato per il mese di dicembre? Non ti sembra una mossa azzardata? Tutt ‘altro !!! E’ il periodo ideale in quanto il festival lo organizziamo prevalentemente per i calabresi che amano questo genere, e dal momento che molti, per svariati motivi, sono fuori regione, gli diamo il bentornato da otto anni a questa parte nel periodo in cui rientrano in terra calabra, quindi dicembre... Ok, capisco, adesso so di farti inferocire, ma vorrei chiederti cosa ne pensi di quei festival nel quale sono proprio le band a pagare per la loro esibizione…. ... anche io potrei chiamare domani Gesù Cristo in persona, e farlo suonare sotto casa, lo faccio pagare direttamente dai chierichetti che ci metto in apertura, ed il gioco è fatto ... senza contare che mi faccio pure i soldi, visto che orde di fedeli verranno ad osannarlo pagando un ingresso attirati come l’ asino dalla carota ... “Ti piace vincere facile?” con questo pay to play, e con questo modo di fare di pensare, e di operare che in generale ha inquinato il mondo dell’underground, ormai la meritocrazia è andata a farsi fottere, di spazi per suonare non se ne trovano più, se non a pagamento appunto, e la musica in se è passata in secondo piano dando il posto a vetrine virtuali in un mondo virtuale fondato su “counter” “like” e “votazioni” ... Quant’è difficile portare avanti una band in un paese asettico come il nostro, dove suonare non ti permette nemmeno di pagare le classiche bollette? Sicuramente è ipocrita dire che non sarebbe di aiuto avere guadagni, ma non è tanto la difficoltà economica a deprimere, quanto l‘amarezza
Esatto, ma tu dopo tutti questi anni dove trovi la forza per rimetterti sempre in discussione, semplice passione, o cosa? Sicuramente se non avessimo una passione, non saremmo ancora qui a chiuderci, non ci aspettiamo niente, andiamo avanti per puro piacere di stare e di suonare insieme, le aspettative, le pretese, i voli pindarici, quelle si che sono la rovina dei gruppi, naturalmente ogni soddisfazione fa bene averla ed anche cercarla, ma con calma e senza forzare le cose ... almeno per quanto ci riguarda. Guardandoti indietro pensi di avere qualche rimpianto, oppure credi che tutto sia il frutto di un cammino artistico? Sei dell’idea che, con una formazione più solida, il destino della band poteva prendere un’altra piega? Ad oggi non c’ è una formazione stabile, ed una formazione solida e stabile è sicuramente la cosa ottimale, non ci sono dubbi, ma sinceramente non ho rimpianti, ogni decisione è stata sempre presa di comune accordo ed in conseguenza a necessità obiettive, come ti dicevo prima, se qualcosa negli ultimi anni l‘abbiamo fatta, è stata grazie ai cambi che ci sono stati ... l’unica alternativa ad ogni necessario cambiamento sarebbe stata la fine del gruppo stesso ... A livello puramente personale, pensi che la tua carriera da musicista avrebbe preso un’altra piega se ti fossi trasferito nel nord del nostro paese? Il vantaggio dello stare al nord è per lo più logistico ormai, sono le specifiche persone che incontri e che hai di fianco a darti l’ input, non il luogo ... in più oggi grazie alla rete, è certamente più facile essere “presenti”, sebbene tutti gli aspetti negativi di cui abbiamo parlato sopra la fanno divenire un arma a doppio taglio ... Si, esatto, perché oramai, come dicevamo poc’anzi, grazie alla rete molte barriere sono definitivamente cadute, mentre i preconcetti??? Mah, i preconcetti sinceramente li vedo più in alcuni personaggi del nostro ambiente che, mossi da arrivismo, invidia ed egocentrismo, giudicano e bollano arrogantemente gruppi e persone senza nemmeno conoscerli ... cosa che fa molto ma molto più riflettere dell’anziana signora che si fa il segno della croce quando ti vede ... Quali sono le tue passioni al di fuori della musica suonata e concepita? Ti piace la lettura? Hai qualche libro o saggio da sottoporre alla nostra attenzione? Si leggo qualcosa, non un genere specifico per dire la verità, ultimamente ho letto “Educazione Siberiana” di Nicolai Lilin, prima di questo ho letto un romanzo di un autore locale, molto molto bravo, “La Rosa Alata” di Francesco Caroleo... mi piace comunque molto anche il cinema, le serate di film tra amici sono all’ ordine del giorno ,) ! Ok Tat0 siamo alla fine, a te le ultime parole…. Grazie ancora Beppe per lo spazio e per la bella chiacchierata, spero davvero che arrivi il momento di doverti mandare il disco nuovo..
Ira
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Si intitola The Syndrome of the Declyne il come back discografico dei meneghini IRA, un disco che arriva a porre fine alle illazioni su un presunto split della band che, invece, nelle undici tracce del disco, e' riuscita a dimostrare, non solo di essere viva e vegeta, ma di saper ancora imbastire un discorso compositivo che alterna sfuriate death metal, intrecci thrash, e partiture piu' classiche, in un caleidoscopio di umori e sensazioni che convergono con la stessa spontaneita' con la quale vengono messe in atto. Ciao ragazzi e grazie della vostra disponibilità per quest'intervista, la nuova fatica discografica degli Ira è da qualche mese in giro, per noi ma facciamo un passo indietro, per tutti i nostri lettori che non conoscono la vostra band? Ciao e grazie per la possibilità per farci conoscere anche dai Vostri lettori. Gli Ira nascono nel 1997, come band Thrash metal, con influenze che vanno dai Metallica ai Sepultura, passando dai Pantera fino al metal estremo. Da subito ci siamo lanciati nella scrittura di musica nostra cercando una linea guida. I cambi di line up sono stati tantissimi, cosa che ha rallentato molto la crescita e la produttività, ciò nonostante abbiamo sfornato 3 demo: “Urna” nel 2000, “Chaotic Regression” nel 2005 e “Dawn of World Redemption” nel 2007. Siamo approdati al fulllength nel 2012 , forti di una line up finalmente stabile. “The Syndrome of Decline” è un lavoro sicuramente più maturo ed ambizioso del precedente “Dawn of World Redemption”, come siete arrivati ad imbastire un lavoro così ambizioso? Abbiamo avuto grossi cambiamenti dopo le registrazioni del demo “DOWR”. La line-up è stata stravolta con l'arrivo di Euro Ribigini al basso, Alex Caruso alla batteria e Christian Scorziello alla chitarra solista. Ovviamente il loro contributo ha portato dei cambiamenti importanti, Il vostro stile si nutre di reminiscenze musicali che sembrano essere agli antipodi, come te lo spieghi. Sì, le influenze di ognuno di noi sono molto variegate. Credo che nel disco queste influenze risaltino fuori tutte. Personalmente mi piacciono le composizioni che mantengono un'identità pur rappresentando varie sfaccettature stilistiche. Anche lo splendido lavoro di artwork amplifica, se vogliamo, quel senso di creatività che permea tutto l'album. Abbiamo ragionato parecchio sul concept dell'artwork, volevamo qualcosa d'impatto. Ovviamente il pupo bio-elettro-meccanico si adatta perfettamente al testo della seconda parte di “Occult Doctrine” (The creature). Ti va di fare una breve panoramica sul versante lirico dei brani del disco? I testi per me sono molto importanti, anche se molti recensori non li prendono in considerazio-
ne. Analizzarli singolarmente sarebbe forse noioso in questa sede. Diciamo che sono, come hai anticipato, riflessioni su ciò che accade nel mondo d'oggi. Ad esempio c'è “Un-Existence”, in cui mi metto nei panni di una persona estremamente sola e incapace di relazionarsi con gli altri che alla fine sbrocca; oppure c'è “No Hope”, dove si parte da una personale sensazione di vuoto per arrivare al vuoto globale di valori presente nella società odierna. Alcune liriche sono più introspettive, tipo “Searching Myself” e “Lost in Pain”, mentre le “Occult Doctrine” sono un vero e proprio grido di allarme rivolto al popolo. Ci dobbiamo svegliare, dobbiamo cercare una nostra via verso la verità, dobbiamo acquisire spirito critico verso le classi dirigenti, i governi e le lobby di potere. Per un ipotetico secondo full lenght cd, credi che avrete ancora modo di sviluppare ulteriormente il vostro versante compositivo? Di preciso quando scriviamo una canzone non c'è nulla all'inizio. Quello che guida la mano durante la composizione sono l'istinto e le emozioni. Le parti musicali sono quasi sempre frutto del momento che stiamo vivendo, come i testi ovviamente. Non ci prefiggiamo mai un obiettivo, non siamo una band da produzione di massa, i pezzi vengono bene perché non cerchiamo forzature. Le nostre composizioni devono essere spontanee e fluide, non abbiamo scadenze quindi possiamo permetterci di riarrangiarle se non ci convince la prima stesura. Aspettatevi un secondo disco più violento e di impatto, anche se ci saranno vari momenti melodici e progressive all'interno. Quanto è difficile per una band come la vostra potersi ritagliare il proprio spazio all'interno di una scena caotica come quella meneghina degli ultimi anni? Molto, la cosa difficile non è farsi conoscere, ma riuscire a creare gruppi di persone che seguano i live. A Milano, purtroppo e per fortuna, ci sono un sacco di locali, dalla bettola improponibile al localone con mega-impianto. Il problema maggiore, secondo me, è che nella stessa serata ci sono un sacco di eventi contemporaneamente e questo frammenta il pubblico,; il risultato è che ci sono tanti eventi con poche persone presenti e ciò rende difficile la situazione per tutti. Recentemente abbiamo suonato a Bari, il pubblico locale affamato di live ha imballato la location
contribuendo fortemente alla riuscita del festival. Qui invece ci frammentiamo in mille concerti diversi e i locali sono sempre vuoti o quasi. L'auto produzione vi rilega in una posizione troppo marginale, come mai non avete trovato una label interessata alla pubblicazione di un ottimo disco come il vostro? Allora, su questo hai ragione. Il fatto è che abbiamo voluto fare tutto da noi per evitare scadenze e pressioni di vario genere, la cosa che ci interessava era di registrare il nostro materiale con le nostre forze e dove volevamo noi. Non abbiamo neanche pensato a cercare un'etichetta anche perchè non c'è stata una vera e propria pre-produzione per il disco. Per il secondo agiremo diversamente, ci sono già un paio di proposte allettanti che valuteremo a fondo, da lì magari salteranno fuori ristampe di “The Syndrome of Decline” con una distribuzione degna. Ma dopo tutti questi anni di gavetta underground, dove trovate la forza, e la voglia, per andare avanti e salire su un palco per mettervi sempre e comunque in gioco? C'è una cosa che spinge ogni musicista Underground che si rispetti ad andare avanti: la passione per un genere musicale unico. Questa cosa rende indispensabile fare ciò che fai. Non posso immaginare la mia vita senza la musica, senza l'adrenalina che si sprigiona durante i live, che ci siano 10 o 1000 persone fa poca differenza. Ci siamo appena sparati 1800 Km in poco più di 24 ore, per suonare 30 minuti, ma l'abbiamo fatto a cuor leggero e con la voglia di divertirci e vivere un'avventura. A chi mi chiede: “chi te l'ha fatto fare? É una follia !” io rispondo così: “che cazzo si vive a fare se no? Io non voglio sopravvivere, me la voglio godere questa unica cazzo di possibilità!” Chris vedendo le foto del vostro profilo si intuisce che il versante live sia la vera dimensione di una bad come la vostra, cosa ne pensi? Chris: Il live per noi vuol dire energia, adrenalina e contemporanea ricerca della precisione esecutiva. A volte è difficile portare a casa tutto il “pacchetto”. Ok ragazzi, siamo alla fine, grazie ancora per tutto, concludete voi Grazie a te, alla tua fanzine e a tutti quelli che credono nella musica. Adiratevi anche Voi e scapocciate assieme a noi!
Warstorm
Ciao Andrea, partiamo subito dalla news più recente, ovvero dal deal che avete firmato con la Earthquake terror noise che si occuperà della stampa di “Goatspel” puoi dirci qual'è lo stato d'animo che state attraversando in questo momento? Ciao, innanzitutto grazie a te per questo spazio che ci dedichi e ovviamente anche ad Arturo di ETN per averci dato una mano nonostante fosse già pieno di interessanti collaborazioni. Noi siamo entusiasti; ovviamente sulla carta è il primo piccolo traguardo, ma si può dire, senza esagerare, che sia un risultato anelato da tempo. Senza il costante supporto delle famiglie, e la disponibilità di Arthur, non saremmo riusciti ad ottenere una collaborazione così promettente. Soddisfatti del lavoro che abbiamo svolto e onorati dai primi e incoraggianti riscontri, siamo ansiosi di vedere fino a che punto “Goatspel” sarà apprezzato. Credo che, registrare un album, per dei giovani musicisti come voi, sia già un bel passo in avanti, anche perchè prevede un buon lavoro di gruppo ed una coesione, non solo artistica, puoi spiegarci quali sono state le emozioni e gli stati díanimo che avete attraversato durante tutte le sessioni? C'è stato un momento durante la fase di composizione del disco in cui avete superato il vostro limite di sopportazione globale? Mentre il nucleo del gruppo aveva già lavorato in passato per la demo, per me si è trattato della prima esperienza in uno studio, e devo dire che è stata estremamente positiva. Abbiamo lavorato tutti a stretto contatto e, anche se si è cominciato in un’atmosfera di positività ed eccitazione, confesso che durante il mastering abbiamo talvolta faticato a seguire l’ago della bussola. Durante i vari take ci siamo spronati a vicenda cercando di tirare fuori il massimo da ciascuno; abbiamo dovuto anche fare i conti con la sfortuna, a causa di un incidente accorso al nostro cantante poco prima di entrare in studio. Dopo un paio di mesi la tensione e lo stress erano arrivati a livelli davvero alti, ma la consapevolezza di aver prodotto qualcosa di valido, ha calmato i bollenti spiriti e abbiamo potuto organizzarci razionalmente per concludere al meglio il lavoro. Quanto tempo avete passato in studio di registrazione? Siete entrati avendo le idee ben chiare su ogni brano, oppure qualcuno di questo ha subito dei cambiamenti in fase di step finale? Il lavoro è durato poco più di un mese, dal punto di vista tecnico i ragazzi del Decibel di Busto Arsizio ci sono stati sempre d’aiuto, soprattutto Lorenzo Testa degli Hyades e Guido Domingo dei
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Dirty Bastards, ci hanno seguito passo passo nella registrazione. I pezzi erano stati già suonati dal vivo, avevamo le idee chiare, ma una volta immersi nel lavoro, ci siamo trovati di fronte a diverse possibilità: io ad esempio ho composto buona parte degli assoli in fase di registrazione, e anche l’idea della collaborazione in “Cursed” con Lorenzo e Marco degli Hyades è nata durante le ultime sessioni. Dunque, da quanto potuto appurare tramite il vostro canale youtube, mettendo in relazione i vostri due ultimi lavori, non si può non evincere la crescita artistica, o meglio ancora l'evoluzione, alla quale siete andati in contro nei due anni che vi hanno separato dall'uscita delle due release, questo mi fa capire che, a livello puramente strumentale, non siete rimasti con le mani in mano,
o meglio ancora a compiacervi dei risultati ottenuti in passato, è veramente così? Ciascuno dei due lavori serve a raccogliere il percorso di composizione che le diverse line-up hanno attraversato: basta notare come “Toxic Metalheads” dal primo demo, sia evoluta in “Relentless Possession”; questo sicuramente perché con nuovi membri, ed in piena crescita tecnica, il gruppo ha potuto migliorarsi. Abbiamo raccolto nuove influenze, dal vivo sperimentavamo i vari cambiamenti, finchè non ci siamo accorti di aver raggiunto un buon livello per poter incidere decorosamente quei pezzi. Un suono che, è innegabile, si è maggiormente intricato, pensi che si sia trattato solo di portare a frutto quella consapevolezza nei propri mezzi di cui parlavo poc'anzi? Sì e credo anche che principalmente sia stato un risultato ottenuto grazie all’abilità di Davide alla batteria; cioè avevamo tutti in mente cosa vole
attesi al varco del debutto sulla lunga distanza, dopo gli ottimi auspici fatti registrare in sede live, ed un buon demo autoprodotto, i new comer Warstorm, sono finalmente sul procinto di spiccare il fatidico salto di qualita', e questo grazie anche ad un album che, questo e' sicuro, verte attorno ad un versante compositivo compiutamente maturo, pregno di locuzioni articolate, che vanno ben oltre i soliti schemi prestabiliti dai generi musicali. E “Goatspel”, edito dalla sempre ETN records, oltre a porre l'accento su un carattere vettoriale tutt'altro che di secondo piano, riesce nel non facile compito di farsi apprezzare per le qualita' intrinseche che la band mette in mostra. Parola al chitarrista andrea vamo e sapevamo di poter fare, ma i pezzi si sono completati con un lavoro certosino sulle ritmiche in sala, e a casa fino a che le due chitarre non hanno raggiunto una solidità capace di sostenere la fitta linea ritmica. Comunque, credo che, carte alla mano, abbiate avuto dannatamente ragione a puntare su di un suono graffiante, ma a mente fredda, siete totalmente soddisfatti di come sia venuto fuori il nuovo lavoro, o pensate che, potendo, cambiereste qualcosa? Sicuramente avendo il prodotto in mano, siamo soddisfatti, anche se come musicisti miriamo a migliorarci ogni giorno; quindi a mesi di distanza dalle sessions sì, ci sono cose che vorrei modificare, ma si tratta di dettagli, accorgimenti… Ascoltando dietro le trame di brani come la title track del nuovo album, si capisce che, anche a livello strettamente di arrangiamenti, avete dovuto fare fronte ad un lavoro immane, puoi spiegarci concretamente come siete riusciti ad amalgamare le diverse influenze e le differenti sfaccettature del vostro sound tipicamente personale? Questo progetto è sempre stato aperto ad ogni tipo di influenza o inclinazione, subito dopo la prima demo le idee del nucleo, si sono evolute verso un sound diverso e meno scontato. Non abbiamo mai frenato ciò che ciascuno dei 5 portava in saletta e penso che la crescita tecnica sia proceduta in parallelo all’inserimento nei brani di parti più melodiche o complesse. Le nostre influenze vengono anche da ambiti diversi dal thrash, passando per stoner e black ma anche post-rock e noise. La title-track riassume bene tutto quello che puntiamo a fare a livello di composizione e si può notare che inserire diverse sonorità anche discordanti per noi non è un problema, anzi penso sia questo a caratterizzarci. Pensi che, nella vostra seppur breve carriera di musicisti " Goatspel" possa rappresentare pi? un punto di partenza o di arrivo? Spero anche un punto di partenza; sicuramente è già un risultato di cui dobbiamo andare fieri, ma dice anche quanto abbiamo ancora voglia di offrire dal punto di vista strettamente musicale. Visto che sei uno dei principali compositori della band, puoi parlarci in modo più dettagliato delle liriche di ogni singolo brano? Possiamo dire di trovarci di fronte ad un concept album? Te lo dico solo perchè le te-
Warstorm matiche affrontate nel disco sembrano veramente avere una certa fluidità di fondo... C’è sicuramente un concetto che ho elaborato all’interno delle lyrics col passare del tempo. L’idea del gioco di parole tra Gospel e Goat è venuta a Federico (Basso): il “Vangelo del Caprone”, se proprio così dobbiamo tradurre, si sviluppa attraverso diversi “steps” tra le canzoni. Con le prime due tracce c’è la presa di coscienza di un individuo di ritrovarsi nella società contemporanea con tutte le sue complicazioni, la sensazione che ci sia un alone di nebbia tra noi e la realtà e il fatto di sentirsi come condannati al nulla, in stallo mentale, controllati. Così un uomo nella sua piccola individualità deve aggrapparsi a qualcosa di superiore e si aliena ancor di più confrontandosi con il tema delle diverse spiritualità, cercando inutilmente delle risposte (“Cursed”). Si renderà presto conto che non c’è nulla di superiore che può concretamente aiutarlo nella sua realizzazione terrena e così annichilisce ancor di più la sua esistenza con la piaga sociale più estrema (“Relentless Possession”). “Pulse Of Existence” sono le ultime grida di un pazzo che non trova una via d’uscita dal vuoto che ha in sé ed evidentemente preferisce il suicidio. La title-track, che ho composto rivisitando qualche lirica gospel americana, è un sunto di questo viaggio esistenziale, il cui fine è l’unico momento di pace assoluta realmente tangibile nella nostra esistenza, se non appena al di fuori di essa, la morte. Visto che il disco deve ancora uscire sul mercato, che generi di reazione pensi possa scatenare il vostro nuovo lavoro in studio? Vista la vostra giovane età, pensi che possa essere preso sottogamba, oppure credi che chi vi deve giudicare non farà questi tipi di distinguo? Ci aspettiamo che il pubblico lo giudichi onestamente e se proprio dovrà concentrarsi sull’età che almeno apprezzi lo sforzo e noti le potenzialità e il margine di miglioramento. So che la domanda può essere banale, ma vorrei sapere ugualmente qual'è lo scopo finale che vi siete posti di raggiungere? Crediamo che fare musica serva a divertirsi, risposta banale ahah, ma in realtà è così. Ci siamo accorti che il legame che si crea in sala prove è più forte di molti altri e personalmente credo che l’alchimia che c’è tra noi 5 basti a dire che l’ob biettivo sia mantenere in vita questa energia che riusciamo a rendere suonando insieme. La musica è una terapia ma come ogni cura ha le sue disoneste case farmaceutiche alle spalle. Bazzicando l'underground da parecchi anni, ho tristemente notato che molte giovani band underground conoscono poco, a volte anche per niente, la scena musicale della propria zona, ed in seconda battuta quella
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nazionale se non per alcune band storiche, snobbando la formazioni del classico vicino di casaî o per semplice campanilismo, o per fomentare delle rivalità che, a mio modestissimo parere, non portano mai niente di buono, tu che mi dici? Dal nostro punto di vista abbiamo osservato la scena dal margine rendendoci conto che stavano nascendo nuove realtà e tutt’attorno ribolliva di
giovani gruppi. Noi non facciamo musica per appartenere a una scena o ottenere più successo di altri, anche se penso che un po’ di sana competizione come nello sport possa solo aiutare a crescere. Sottolineo però che in ambito musicale, quando si sfocia nell’agonismo o comunque in piccole rivalità, gli animi si accendono inutilmente con sciocche gare a chi suona in modo più veloce e distruttivo. Com'è la situazione live per la vostra band?
Se non erro avete già avuto la possibilità di suonare dal vivo, giusto? Puoi spiegare ai nostri lettori che non hanno avuto la possibilità di vedervi in un vostro concerto, come si snoda una vostra classica serata live? Prima e dopo le registrazioni abbiamo avuto l’onore di suonare con gruppi come Mesmerize, Ultra-Violence e Vexed. Per ora non abbiamo concerti in programma anche se speriamo che l’uscita del disco possa portarci a qualche evento interessante. Nei nostri concerti cerchiamo di suonare Goatspel come disco nella sua interezza anche se spesso a metà scaletta inseriamo una rivisitazione piuttosto granitica di “Thumb” dei Kyuss. Partendo dal presupposto che ognuno è libero di suonare ciò che più gli aggrada, secondo te quali possono essere le emozioni/sensazioni nel suonare in una cover band? Come mai questo “fenomeno” ha preso piede in maniera così ampia solo dalle nostre parti? E se non è troppo, cosa spinge voi come band a mettersi in gioco cercando di proporre un repertorio che si basa quasi esclusivamente su materiale originale? Penso che le cover band siano qualcosa da fare per divertimento, per crescita musicale, non sono completamente contrario ma ovviamente un po’ da fastidio vedere gruppi suonare canzoni di altri e essere pagati dai migliori locali. Personalmente preferisco quei tipi di gruppi che ripropongono materiale generalmente rock inerente a un certo periodo, modificandolo con le proprie influenze; questo perché in genere si tratta di persone che lo fanno nel tempo libero, come secondo progetto… Chi sono i Warstorm di tutti i giorni? Ovvero, cosa combinate quando non siete invischiati nelle faccende interne al gruppo? Siete amici anche al di fuori dal palco? Tra i diversi orari scolastici e i problemi di distanza, anche se relativi, non ci vediamo spesso, ma cerchiamo nei periodi di composizione di trovarci tutti assieme almeno una volta a settimana. Siamo sicuramente tutti amici perché gli anni passati all’interno della stessa saletta hanno stretto un forte legame e i risultati ottenuti lo hanno consolidato. Ok man, siamo veramente alla fine, potete concludere la nostra chiacchierata ricordandoci le prossime mosse della band, non prima di aver fatto un saluto ai nostri lettori.... Ti ringrazio ancora per questa occasione, un caloroso saluto a tutti i lettori. La band attende che il lavoro venga apprezzato come merita intanto ci stiamo impegnando per la promozione e la valorizzazione del disco, aspettando di riproporlo sul palco.
Tramortiria Sono pronti per tornare a calcare le scene anche i thrashers tramortiria, a ben tre anni dal debutto “wrath among the dead” album che, se non altro, era servito a raccogliere diversi consensi sia da parte della critica che di un pubblico sempre piu' esigente. E nel lasso di tempo che ci ha separati da quel debutto, la band piemontese e' riuscita, non solo a suonare come spalla ad artisti rinomati, ma soprattutto a consolidare una line up che, mai come in quest'occasione, ha raggiunto la sua quadratura perfetta... Ciao Paul,l'ingresso in pianta stabile di Willy dietro ai tamburi è l'unico cambiamento all'interno della line up ufficiale della band, dico bene? Ciao Beppe, si dici bene. Da quando è entrato Willy, circa un'anno e mezzo fa, il senso e lo spi rito di Band cosi come dovrebbe essere, è cresciuto come non mai. Mai prima d'ora i Tramortiria sono stati una vera band cosi unita e senza conflitti interni. Si punta assieme ad un unico obiettivo, fare buona musica che ci appaghi e senza che nessun elemento prevalga sull'altro. Dal precedente “Wrath among the dead” sono passati già due anni, un lasso di tempo enorme se si pensa allo stacanovismo discografico odierno, che cosa avete combinato negli ultimi mesi? Abbiamo condiviso il palco con Daray Brzozowsky, Rhino Kenny Earl, ed abbiamo aperto il concerto degli Extrema alla Rock’n’Roll Arena di Romagnano Sesia. Siamo stati senza un batterista per diversi mesi, quindi c'è voluto del tempo per rimettere in moto il gruppo come si deve. Ci siam presi il tempo necessario per far crescere la band. Capisco, parliamo del nuovo album che andrete a registrare fra qualche settimana, puoi darci dei piccoli ragguagli in merito? Dove si svolgeranno le sessioni di registrazione ma soprattutto, chi si occuperà della produzione finale del disco? Oramai manca poco all’inizio delle registrazioni. Non vediamo l'ora! Saremo a registrare in Abruzzo, più precisamente agli ACME Recording Studio di Davide Rosati, il quale, oltre a registrare, ci affiancherà anche nel ruolo di produttore.
pag.12 In linea di massima il nostro secondo lavoro sarà piuttosto diverso dal primo, ci piace sempre provare nuove strade senza fossilizzarci su quanto di buono fatto in precedenza. Sarà in generale più duro e cattivo, senza comunque perdere di vista il groove! Pensi che la componente che vi ha condotto ai nuovi brani sia frutto di una semplice evoluzione compositiva, o c'è molto di più? L'intero album sarà più "tecnico" e maturo rispetto al precedente. Anche se la tecnica non è mai il fine ultimo per noi, ci piace far emozionare, stupire chi ci ascolta. La tecnica ci serve per realizzare idee nuove che, per evoluzione naturale, saranno più impegnative ma non per questo meno emotive. So di poter attirare le vostre antipatie, ma spero vivamente che il prossimo lavoro d'artwork possa essere molto più curato a livello grafico, il precedente non mi aveva fatto impazzire, tu come la vedi? Lo speriamo anche noi. I mezzi a nostra disposizione a quei tempi erano molto limitati, e tutto dalla produzione alla copertina è diciamo "artigianale". Cosi come per il master finale, la copertina è stata fatta dal nostro Tony sul proprio pc, e come capirai, la grafica non è il suo lavoro. Mi parleresti di brani come Sorrow Museum, Bloom New Breed e Metalgia? Di solito prendete spunto da avvenimenti o letture particolari che influenzano la vostra componete lirica, oppure vi basate quasi esclusivamente su storie di carattere personale? Tutto ciò che viene fuori, almeno per ora, è basato su quello che ci circonda, a livello personale ma soprattutto a livello collettivo. Giudichiamo diversi aspetti della natura umana che ci portano ad essere, si la specie predominante su questa terra, ma anche ad esserne il cancro che la sta distruggendo. Quelle bassezze che non dovrebbero appartenere ad una razza che si reputa la più "intelligente" e che potrebbero portarci all'autodistruzione, facendo forse solo un favore al pianeta. Molto profondo, capisco, l'accoglienza che avete ottenuto fra i patrii confini mi è sembrata piuttosto tiepida, invece ho letto qualche ottima recensione sule svariate testate del vecchio continente, trattasi di scottante caso di “nemo profeta in patria”, o cosa? Ah, non è abbiamo idea! Sicuramente la famosa frase "nessuno è profeta in patria" è tanto vecchia quanto vera. Specie in Italia e specialmente se fai un genere che "solo all'estero son capaci di fare". Non bisogna però fare di un'erba un fascio, evvai di aforismi...ahah, visto che comunque, diverse riviste italiane, cartacee e su web,
hanno promosso a pieni voti il nostro lavoro. “Stun metal”, mi ha colpito molto la definizione che voi stessi date alla componente musicale che si insinua all'interno del vostro approccio compositivo, ce ne puoi parlare? Venne in mente a Tony, nei mesi che han preceduto la pubblicazione dell'album. Era fortemente preoccupato, ma lo è ancora... ahaha, di qualsivoglia forma di classificazione che avrebbe potu-
to influenzare in futuro il nostro modo di fare musica. Non è stato scelto per dire che abbiamo inventato qualcosa di nuovo, ma solo per prendere le distanze da ogni classificazione. Quindi vuoi farmi capire che nel nuovo millennio che avanza, si possa ancora tentare d'essere personali senza per questo cadere nel retorico e nello scontato? Quando il tuo scopo ultimo non è fare soldi, non è essere famosi ad ogni costo, non è scendere a compromessi per essere o somigliare a questa o quell'altra band solo per seguirne le orme, beh penso proprio che venga naturale essere se stessi e quindi personali. Anche cercare di essere per forza originali e/o personali falsa il concetto stesso di esserlo. La dove esiste una forzatura si perde di freschezza e naturalezza.... Hai fatto centro!!! Tornando al debutto, credete di potervi ritenere soddisfatti della promozione della SG records, o avete qualcosa da imputargli? SG records ha accolto il nostro debutto con grande entusiasmo e senza tanti indugi, ci han creduto da subito e di questo gliene saremo sempre grati. È bello quando il tuo lavoro viene riconosciuto e non sei più il solo a crederci. Passare dalla cantina ad avere un album pubblicato e venduto in tutta Europa, è una gran fortuna e parte di un sogno che sembrava irrealizzabile fino a solo pochi anni fa. Forse qualcosa in più poteva essere fatto, ma bisogna considerare che di mezzo c'è stato un'importante cambio di formazione e che si tratta pur sempre di un'etichetta indipendente che quindi non ha certo i mezzi di una major per promuovere le proprie band. Domanda scottante, che cosa spinge quattro attempati giovanotti come voi a mettersi ancora una volta in discussione? Non è una scelta, ma bensì un bisogno di sfogare e di esprimere il nostro essere. Di lasciare un nostro messaggio nella maniera che più ci piace, cioè in musica. Oggi mi sembra che, nella nostra zona, qualcosa sta cambiando. Ci sono molte più band rispetto al passato che si stanno impegnando a scrivere qualcosa di proprio. E ci piace pensare che sia un po anche "colpa" nostra. Magari qualcuno avrà pensato "Ehi allora non è impossibile! Possiamo farlo anche noi!". E questa è solo una fortuna. ….e nell'eterna diatriba fra stampa cartacea e web zine, da che parte vi schierate? Beh, visto quanto interesse dimostra la stampa cartacea per le band underground come la nostra, direi che siamo assolutamente dalla parte delle fanzine come la vostra! Siamo alla fine.... Possiamo solo ringraziarvi per l'interesse dimostratoci e speriamo vivamente di risentirci presto con un nuovo album alla mano. Grazie ancora Beppe, un saluto a voi tutti e a tutti i vostri lettori.
Ural
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gli URAL sono cresciuti, e non solo dal punto di vista anagrafico, anche perche', negli ultimi anni sono andati in contro ad un maturita' artistica che li ha condotti ad intraprendere un percorso artistico sicuramente piu' complesso di quanto non si possa pensare a primo acchito. Una sapiente miscela di hardcore, speeed metal e thrash, ecco cosa sta' alla base del nuovo demo "Wastland", tre brani in grado veramente di proiettare i tre verso i gradini piu' alti della nostra personale play list. Ciao Phil e benvenuto sulle nostre pagine, partiamo subito con il piede sull'acceleratore, dunque, il vostro nuovo demo arriva a colmare una lacuna spazio/temporale di qualche anno, che cosa è successo fra l'uscita del promo di debutto e “Wastland”? È vero che problemi di varia natura vi avevano portato sul baratro, lasciando la band nel limbo delle promesse mai mantenute? Ciao Beppe e grazie per lo spazio concesso. Abbiamo avuto delle incomprensioni tra di noi, cambi di line-up e quant'altro, siamo andati alla ricerca di un cantante per diverso tempo, senza mai trovare nessuno che facesse al caso nostro. Ora siamo più determinati che mai; per quanto riguarda le promesse mai mantenute, non ne abbiamo mai fatte e mai ne faremo! Ok, quindi mi pare di capire che, oggi come oggi, la passione e l'amore per la musica concepita e suonata, vi ha nuovamente condotti “sulla retta via”, è veramente così? In un certo senso diciamo di si, anche se il problema principale era, ed è, che dalle nostre parti è difficile trovare dei musicisti, ma soprattutto è difficile trovare gente che ha “voglia di fare. Le ricerche non sono andate a buon fine, quindi abbiamo deciso per un “ power trio” cercando di fare spiccare le qualità di ognuno. Il passaggio del microfono da Ste nelle mani di Danilo, ha permesso, sia al primo di avere più libertà e destrezza, che alla band di esprimersi al meglio delle sue possibilità, dico bene? Si esatto, come dicevo, abbiamo cercato di far spiccare le qualità di ognuno per rendere la cosa ancora più omogenea. Danilo è passato alla voce principale, e Ste ai cori, crediamo sia la cosa migliore. Hardcore, speed, thrash metal, il suono di cui vi rendete portabandiera, verte attorno ad una sorta di crossover ben congegnato,
ma a livello concettuale, vi sentite più legati ad un genere piuttosto che ad un altro, oppure è meglio parlare solamente di heavy metal senza ghettizzare il vostro tipico approccio sonoro? Si ci piace “miscelare” (passaci il termine) questi generi! Abbiamo gusti diversi, quindi questa cosa ci viene spontanea. La predominante è l'aggressività che cerchiamo di inserire in ogni pezzo! Ascoltando i vostri brani, mi sembra che le liriche ruotino attorno ad un significato “no sense”, come se la vostra attenzione fosse rivolta principalmente a risaltare la fonetica, piuttosto che la comunicazione, è veramente così? Si esatto, il “no sense” è un po' il fulcro del progetto. I testi, in gran parte li scrive Dani, e gli argomenti trattati sono parecchi: Zombie, distruzioni di vario tipo. Non c'è limite alla fantasia. Devo ammettere che gli Ural sono una delle poche band che ha saputo trasportare su cd, la verve e la carica che sprigiona nei live, quante ore avete passato in studio per avere il suono che avete ottenuto? In studio abbiamo passato l'indispensabile, abbiamo registrato abbastanza veloce. Il suono che volevamo è uscito al 100% e siamo soddisfatti del lavoro svolto. Quale sono le aspettative che avete riposto nei confronti del vostro promo? Non pensate che tre brani, per la durata di meno di dieci minuti, possano essere veramente pochi per far comprendere le vere potenzialità espressive della band? Si questo è vero, ma il nostro budget ci permetteva questo. Pur vivendo nella stessa area geografica, i membri della band vivono e lavorano in cit-
tadine poste a volte a distanze considerevoli, dove e come fate a trovarvi per provare? Capita spesso che qualcuno di voi “tiri il classico pacco”??? Come hai detto, non viviamo tutti nello stesso paese, ma riusciamo a trovarci bene o male sempre, anche perchè abbiamo una nostra “saletta” a Tavagnasco. Il pacco viene tirato ogni tanto dal buon vecchio Dani, è il suo pezzo forte. Siete amici anche al di fuori della band? Uscite mai assieme, o vi ritrovate in giro a fare casino? Si siamo amici da anni, qualcuno dai tempi dell'asilo, qualcuno dalle superiori. Dani e Ste suonavano insieme già in un'altro vecchio loro progetto.Spesso ci troviamo nella nostra zona, a bere, cenare e far casino...! Nonostante i vari problemi citati poc'anzi, mi sembra di capire che gli Ural hanno maturato una buona esperienza live, potete spiegare a chi non vi ha mai visto dal vivo, come si svolge di solito un vostro concerto? Il versante alcolico è sempre alto durante le vostre esibizioni dal vivo? Durante le nostre esibizioni la cosa più importante è la birra, è il carburante di tutto...il resto fa da cornice; nei live facciamo pezzi corti, intervallati da qualche pezzo umoristico...! Ripensando ai trascorsi della band, qual'è l'avvenimento che ricordate con maggiore orgoglio, e quale quello che invece rinnegate? Con maggiore orgoglio è difficile: forse all'ultimo concerto un tipo che ci ha detto ad alta voce " siete il gruppo più ignorante che abbia mai visto!" Comunque non rinneghiamo niente perchè tutto fa... Ok ragazzi, siamo veramente alla fine, per cui... Listen URAL or die!
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pag.14 Stanno per tornare!! Si, sembra proprio che il 2014 possa essere l'anno del come back ufficiale dei The Ancient War che, superate le prime difficolta' oggettive, sono riusciti a rimettersi in carreggiata e, con una line up che vede coinvolti solo due dei membri della line up che aveva registrato l'ottimo “Riding on the hill of death”, l'agguerrita formazione etnea, dicevamo, sta tentando di riconquistare quell'agoganto posto al sole che, in precedenza, aveva solamente sfiorato con un dito. Che possa essere veramente questa la volta buona? Speriamo di si, anche perche' dalle parole del buon Fabio “War” Lipera, sembra proprio che la band abbia ancora veramente tantissime cose da dire....
Ciao Fabio e grazie del tempo che ci stai volendo dedicare, allora, rispetto al disco che avete registrato, la line up ha subito un drastico sconvolgimento, con l'innesto di ben due nuovi musicisti, ce li vuoi presentare? Quella degli The Ancient War è la prima esperienza di una certa rilevanza per loro? Ciao Beppe intanto grazie a te per il supporto e per lo spazio che ci stai dedicando sulla tua fanzine, cazzo non utilizzato il termine fanzine da almeno 15 anni, visto che ormai è tutto virtuale ahahhaha. Allora della formazione del primo album "Riding on the hills of death" è rimasto solo il bassista/cantante Rick Costantino, abbiamo sostituito il batterista e l'altro chitarrista, ora abbiamo finalmente una line-up molto solida e compatta, formata da persone serie ed ottimi musicisti. Gianni Cavallaro il nuovo lead guitar, lo conoscevo da tanti anni, si è dimostrato subito entusiasta di entrare a far parte della band, il nuovo batterista Gaetano Sinardi, è stata una gradita sorpresa, vista la carenza di batterista a Catania, proprio una manna dal cielo. Si sono subito inseriti in modo
magistrale, sia a livello musicale che a livello attitudinale, figurati che solo dopo 5 mesi circa, siamo già pronti per i live ed abbiamo pronti brani nuovi che andranno nel secondo album. Questo è uno di quei motivi per cui, per lungo tempo, attorno alla band era calato il silenzio per tutto questo tempo? Esatto, almeno un anno buono, l'abbiamo speso a trovare i nuovi compagni d'avventura. Ora siamo molto più solidi, lavoriamo in modo professionale, si discute di tutto in estrema tranquillità, rimanendo con i piedi per terra, coscienti del nostro potenziale musicale ed umano, ma anche consapevoli che la strada da percorrere insieme, sarà lunga e piena di insidie, ma appunto vista la serietà con la quale adesso di lavora, possiamo affrontare di tutto. Puoi parlarci dei concerti che la band terrà nei prossimi mesi, e del mini tour che vi vedrà protagonisti come headliner fra Calabria e Sicilia? Cosa vi aspettate concretamente da queste nuove date? Di trovare nuovi fan della band, o di rodare al meglio
la formazione in vista di nuove occasioni dal vivo? Hai centrato a pieno il senso delle date, che partiranno da Aprile in poi, di solito si fanno per promozionare un nuovo album, stavolta invece, per prima cosa, visto il silenzio di un anno e mezzo, lo scopo e far capire ai nostri fans che ci siamo ancora, ed anche più forti e compatti di prima, nel frattempo per i nuovi della band servirà come rodaggio appunto, anche se sono musicisti con varie esperienze live ed esperienze musicali alle spalle, non certo dei novellini. Capisco, parliamo appunto del secondo ipotetico full lenght album della band, i nuovi brani seguiranno il sentiero tracciato da “Riding on the Hills of Death”, oppure ci dobbiamo aspettare dei sostanziali cambiamenti a livello puramente compositivo? Sono contento della domanda perchè ci tengo molto ai testi dei warriors, sai, spesso scriviamo prima le metriche, e dopo le parti musicali. Il primo album e' un concept incentrato sul libro della rivelazione e sull'apocalisse, chiaramente rivisitato ed interpretato a modo nostro, mentre
The Ancient War
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il secondo sarà in pratica il sequel del primo, un altro concept album, cosa ci sarà dopo l'apocalisse, chi sopravviverà, che mondo sarà il giorno dopo la fine di tutto? Ecco, risponderemo a modo nostro a questi...... Si, anche perchè il vostro personale suono che abbraccia reminiscenze classiche, sferzate death, ed atmosfere più cupe, piace proprio per questa sua perfetta antitesi di chiaro/scuri, sei d'accordo? Si il nostro sound è molto old school, oltre a ri farci ai classici del death metal degli anni d'oro: Death, Bolthrower, Obituary... Nel primo album, come avrai sicuramente notato, puoi trovare anche sprazzi black, thrash, epic. Il secondo avrà invece un sound più cupo, death metal old school con fasi musicali che si avvicinano anche al doom più catacombale, per descrivere appunto le atmosfere desolate e demoniache del nuovo mondo... Per l'album di debutto ti sei occupato personalmente di musiche, liriche, nonché dell'artwork del disco, ti ritieni un despota, oppure pensi che, nessuno meglio di te, sa in che direzione si deve muovere la band? Assolutamente no, a stendo comando a casa mia ahahahah. Nel primo album è capitato che facessi testi e musiche, ma gli arrangiamenti che rendono le mie bozze dei brani, sono solamente merito degli altri elementi della band. Nel secondo farò io i testi solo per il fatto di riallacciarci, come detto prima, al primo album, per non perdere dire il filo del discorso con il suo predecessore, alla stesura delle musiche, parteciperanno tutti, un grande apporto in tal senso lo sta fornendo Gianni Cavallaro, col le sue parti di chitarre marce, tecniche e malate. Perfetto, ma a livello puramente artistico, cosa pensi di aver portato nella band delle tue precedenti esperienze musicali? Credi che, dopo le varie esperienze con Sinoath prima, e con Winged poi, di aver maturato una certa esperienza all'interno del fantomatico music biz? Forse inconsciamente, non ho mai pianificato a tavolino mai nulla, avevo delle idee, ho trovare delle persone molto valide, soprattutto Rick Costantino che fin dall'inizio ha creduto nel progetto, dopo che ero uscito da tanti anni dalle scene, ed abbiamo iniziato a lavorare insieme. Le mie sarebbero rimaste solo delle idee, se non avessi incontrato gente come lui, con le sue magistrali interpretazioni vocali ed arrangiamenti, ed ovviamente, la band non sarebbe rinata se non fossero subentrati Gianni e Gaetano. Poi alla fine è ovvio che qualunque musicista, secondo me, anche solo a livello inconscio, si rifaccia alle bands che lo hanno formato ed alle precedenti esperienze musicali. Questo è uno dei motivi principali che ti ha spinto a metterti in gioco con la Warhell Records? Ma sai, io distinguo nettamente le due cose, la
Warhell Records è nata per pura passione, per promozionare l'underground il più possibile. Innanzitutto, pian piano, ho fatto 5 releases, e l'etichetta ha raggiunto una discreta notorietà all'interno del circuito, ma se vuoi sapere se ci guadagno di concreto qualcosa, ti rispondo subito di no, mi appaga solo il fatto di far conoscere nuove band, e cercare di produrre nuovi album, alla fine è una cosa che mi piace fare, e mi appassiona molto. Hai avuto problemi a ristampare in cd il materiale della tua precedente creatura artistica? Te lo chiedo solo perchè, quando si tratta di band italiane del passato, esce fuori il chitarrista o il cantante che rompe le palle, manco fossero i Metallica!!! A livello di diritti no, anche perchè ai tempi, ho composto tutti i brani dei demos e del debut album "From the arcane burning legions", il problema è stato reperirei 3 demos, visto che durante un trasloco anni fa, ho smarrito varie demo-tapes, tra le quali appunto quelle dei Winged. Fortunatamente ho vari amici in giro per l'Italia, che mi hanno inviato molto cortesemente i 3 demo, a tal proposito voglio ringraziare i fautori di tutto ciò, Riccardo Squillaci (Chaoscvlt), Carmelo Orlando (Novembre) e Azmeroth (Heretical), solo grazie a loro "Blasphemies from the arcane past" quinta release ufficiale della Warhell Records che comprende appunto i demos 92/93/96, ha visto la "luce", dopo anni che il progetto era in cantiere nel mio cervello. Toglimi una curiosità, che cosa è rimasto di quella Catania che, musicalmente parlando, alla fine degli anni ottanta/inizio novanta, era considerata la Seattle del Mediterraneo? A livello metal ci sono tante bands adesso molto valide, ad iniziare dai Krigere Wolf, che sono al secondo album, di Rick Costantino, i Divine Holocaust, band dedita ad un oscuro black /thrash, i CO2 di Alberto Penzin, i mitici Schizo, i blacksters Guru of Darkness, gli Spoilshroud del mio amico Peppe Virgillito, i blackster Arcanum Inferi, e tante altre band ancora, la lista è veramente copiosa ti assicuro, anche se la magia di fine anni 80, inizio anni 90 è irripetibile!!! Bisognerebbe ampliare
il discorso oltre Catania chiaramente. Comunque in definitiva la scena c'è e come, moltissime bands di vari generi metal, anche se non unite, se non di facciata, come ai nostri tempi caro mio. Nonostante tutto mi sembra di capire che le tue serate organizzate al Chakra Longue vadano discretamente bene, com’è il richiamo del pubblico? I musicisti etnei supportano gli eventi? Guarda Beppe, ti posso solo dire che è iniziato tutto quasi per gioco. La risposta del pubblico è stata fin da subito ben oltre ogni mia più rosea previsione, e l'afflusso aumenta, gente che arriva ad ogni evento da tutta la Sicilia e spesso anche dalla Calabria, mi sto dedicando seriamente anche a questo versante, vista la nutrita lista di partecipazioni. L'8 Marzo avremo il piacere di ospitare i leggendari Horrid di Milano, e tanto sorprese sono in arrivo. Insomma anche questa è una cosa che mi riempie di gioia e, perchè no, di un pizzico d'orgoglio, veramente gratificante vedere partecipare tanti metallari e metallare ad ogni evento. Prima di concludere, non possiamo tirarci indietro dall'esprimere un giudizio sull’organizzazione del Metal Camp Sicily, credi che sia una manifestazione che può progredire negli anni? Siamo più che onorati di far parte del bill del "Metal Camp Sicily III", nel quale divideremo il palco con bands del calibro di Marduk, EForce(Ex Voivod), Necrodeath e altri, tutto questo grazie agli sforzi economici ed organizzativi del mio amico Gianni Manenti ed altra gente, che si sono fatti in quattro per realizzare questo strepitoso evento per il sud Italia. L'evento partirà il 12 agosto 2014, ben 25 bands impegnate in 3 giorni di festivals, veramente una cosa grandioso per la Sicilia intera, sono già pronti pulman organizzati da Roma in giù, insomma davvero un grosso evento, ed il fatto di essere sul palco, ci riempie chiaramente di orgoglio e ripaga appieno, il nostro precedente momento di stallo per i motivi dei quali ti parlavo prima. Insomma invito tutti a partecipare a questo evento perchè sarà veramente qualcosa di indimenticabile. Ok Fabio, siamo alla fine, ti lascio campo libero.... Innanzitutto ti ringrazio per l'intervista a nome dei The Ancient War, e per il tuo interesse nei nostri confronti, sono felice che c'è ancora gente come te che tiene viva la fanzine cartacea come hai bei tempi, visto che ormai tutto è diventato virtuale, purtroppo. Ultima cosa, voglio dire ai nostri supporters che ci siamo più forti e compatti di prima di prima, il nostro secondo album vedrà la luce probabilmente nell'inverno di questo anno.
Necromessiah Inossibabili Necromessiah che, nel giro di qualche anno, sono riusciti ad imbastire un discorso compositivo che, oltre a far leva attorno ad un versante lirico alquanto particolare, presenta qualita' peculiari e di scrittura, sulle quali converrebbe soffermarsi. Non a caso, con il nuovo “No hope for umanity” il terzetto sardo, si rende artefice di un solido concentrato di death and rock, contaminato da elementi che sanno ora di accenti thrash metal, che di aperture black, nel quale la musica, naturalmente, funge da ipotetica colonna sonora all'interno di un disco davvero interessante... Ciao Necromaniac “ The last hope fot humanity” porta avanti con convinzione un discorso artistico che si protrae oramai da circa due lustri, ti saresti mai aspettato che saresti arrivato a questo punto? Quali sono secondo te le difficoltà oggettive a cui avete dovuto fare fronte in tutto questo tempo? Pensi che, in qualche modo, la posizione geografica della vostra splendida isola abbia in qualche modo pregiudicato la definitiva consacrazione della vostra band? Ciao Beppe, ringrazio te per lo spazio concessoci.... Diciamo che non faccio mai progetti a lungo termine, ma sapevo già dagli albori che i NecroMessiaH avrebbero intrapreso una lunga strada, nonchè un sostanziale perfezionamento del sound e dello stile sempre, sempre più orientato verso il black & roll con le sfumature devote al thrash e al death metal primordiale. Siamo sempre stati abbastanza “fortunati” nel trovare ottime etichette che ci hanno prodotto gli album, tra i quali voglio citare la Punishment 18 che, per l’ultimo disco, ha svolto un gran lavoro. Per quanto riguarda la posizione geografica, sicuramente ha pregiudicato la nostra attività live, per alcuni aspetti, nonchè la possibilità di poterci esibire oltre oceano, però ci sono comunque state delle date straniere tra i quali il NecroAlcoholTerror Tour, con alcune band inglesi... Abbiamo sempre cercato di ovviare a qualsiasi ostacolo in questi anni. Capisco, il vostro stile musicale si è evoluto verso un black/thrash metal con influssi marcatamente classici, senza per questo aver minimamente rinnegato le vostre radici primigenie, un progresso artistico che, mi pare di capire, si pone in stretta relazione con la vostra consapevolezza di aver finalmente raggiunto una certa maturità a livello puramente tecnico/compositivo, dico bene? Esattamente,penso che i NMH abbiano raggiunto finalmente il trademark che tutti e tre volevamo sentire....”THE LAST HOPE OF HUMANITY” è il nostro punto di arrivo più ambito, e nel contempo, la maturazione adeguata dalla quale partire per rendere ancora più personali i prossimi lavori pur sempre mantenendo un certo attaccamento ai canoni che ci hanno influenzato in tutti questi anni....e ti parlo di band come CelticFrost, Venom, Motorhead etc... Negli ultimi anni molte formazioni d'un certo spessore, si sono rese artefici di dischi caratterizzati da produzioni con suoni troppo puliti e chirurgici, registrazioni che, seppur potenti, risultano piatte. Per quel che mi riguarda, stanno perdendo di vista la vera essenza di questo genere musicale “estremo”, quel fascino old school oriented che ha reso speciali alcuni gruppi
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ed altrettanti album del passato. Qual è la tua opinione? Credo che il problema risieda negli standard voluti dalle label che cercano di fare del metal estremo, un genere più presentabile e quindi vendibile. Credo si tratti sostanzialmente di questo, ma c’è anche da dire che ormai ci sono dei canoni del sound engineering che non fanno altro che appiattire le varie proposte, senza lasciar che nessuna band appaia originale rispetto ad un altra, anche se personalmente non disdegno delle registrazioni più limpide seppur suonate da degli esseri umani.... intendo dire che non amo l’eccessivo ausilio delle macchine... Concordo, anche perchè poi dal vivo alcuni di loro poi non sono in grado di ripetere le stesse cose fatte in studio di registrazione, non ti sembra assurdo? Beh....conta che noi siamo cresciuti registrando in presa diretta, non avevamo la possibilità di fare più take....dovevamo ripetere il pezzo da capo per forza.... Oggi le cose stanno diverse in studio, penso sia questa una delle cause principali per la quale i gruppi emergenti non hanno più un esecuzione consistente e precisa sul palco. Tornando al disco, personalmente sono stato colpito da brani come "Opening the Gates" e "Kill the Pope", o la stessa “Unleash Disorder”, composizioni che mostrano molte caratteristiche del vostro tipico sound. Secondo te, c'è un brano in particolare che è in grado di rappresentare al meglio lo spirito della band? Certamente.....Unleash Disorder per quanto mi riguarda riesce a racchiudere tutto il nostro spirito compositivo, passando freneticamente dal thrash al death, al crust e al black & roll...è un pezzo omogeneo, nonchè il mio preferito del disco per questa ragione! Che tipo di ispirazione c'è alla base di questo vostro nuovo periodo creativo? L’ispirazione viene a seconda dei periodi, possono pure passare degli anni prima di concepire un nuovo lavoro con i NMH!! Il momento arriva quando tutti e tre sentiamo la necessità di sfogare della rabbia repressa...non c’è condizione migliore per comporre, nei momenti di tranquillità ci concentriamo su altre cose... La fonte di questa rabbia di cui ti parlo è chiaramente ciò che ci circonda e che possiamo osservare giorno per giorno per le strade... Un titolo esplicito come quello del nuovo album credo non corra il rischio di fraintendimenti di sorta, pensi veramente che per il genere umano non ci sia possibilità scampo, oppure lasci un piccolo barlume di speranza?
La mia natura non è proprio ottimista per questo genere di cose, in ogni caso il titolo si riferisce ad una serie di condizioni create dall’uomo,una sorta di gabbia nella quale si è auto-intrappolato, e dalla quale non ha alcuno scampo, poichè la trappola di cui ti parlo, lo tiene legato a se stessa tramite il vizio e l’egoismo che credo siano il cancro della razza umana. Ho notato piacevolmente che nei live presenti sul vostro profilo youtube riuscite a ricreare un'energia alchemica, una sorta di rito di iniziazione che riesce a fondere la vostra energia, con quella del pubblico, che sia proprio quella dal vivo la vera essenza della tua band? Hai azzeccato in pieno ahaa, quando componiamo, pensiamo sempre a come possa suonare il pezzo dal vivo, e quale reazione possa scatenare sul pubblico...noi amiamo l’approccio sfacciato dei pezzi e quindi le varie fratture che potrebbero causare dentro il pogo!! Ahaha!! Cosa vuol dire per voi nel 2014 portare avanti un discorso musicale, che si muove ormai in un ambito sempre piu' ristretto di sostenitori e che, spesso, sembra essere snobbato perfino da certa cosiddetta “stampa specializzata”? Sinceramente ci curiamo poco di queste cose perchè in principio a noi piace suonare e far casino... Portare avanti un discorso musicale in questa epoca non è semplicissimo, ma quando l’istinto comanda, non puoi farne a meno...perciò, conseguenze ed ostacoli vengono immediatamente soppressi dalla gran voglia di fare che abbiamo. A noi interessa diffondere il più possibile quello che produciamo senza alcun compromesso... penso sia questo il significato che attribuisco alla musica in generale ma soprattutto ai NMH come entità più estrema del mio essere nel 2014: Oltranzismo sonoro contro un sistema fatto di compromessi e etichette sterili. Prima di concludere, qual'è la situazione per quel che concerne gli Alkoholizer? Qualche detrattore ha sparso la voce che, dopo la pubblicazione del disco di debutto, vi siete separati, invece... Invece siamo vivi e vegeti ahaha!!! Abbiamo rinnovato la line up, e qualche mese fa è uscito un nuovo promo 2013 con tanto di videoclip su youtube del pezzo “FACELESS”; il tutto in attesa dell’uscita del nostro secondo disco che avverrà a breve.... Ok, siamo veramente alla fine, grazie di tutto, puoi fare un saluto ai lettori di Zombie Holocaust Fanzine? Ti ringrazio immensamente per lo spazio concessoci sulla vostra Fanza... Ci sentiamo presto!!!
Nuclear Simphony
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Sono tornati i NUCLEAR SIMPHONY!!! Abbiamo approfittato dell’occasione per fare quattro chiacchiere con Gino e Ciro, rispettivamente voce e chitarra del combo siciliano. Giuseppe “UR” Peri Ciao ragazzi, inizio col chiedervi della reunion... dopo quasi 25 anni il ritorno dei Nuclear Simphony, orgoglio siculo e band THRASH coi contro cazzi!!! Non ti nascondo che ho rischiato l’infarto... ahahahahahah Gino: Grazie per i contro cazzi, riguardo la reunion è un operazione puramente commerciale. Abbiamo visto che il Vintage ed i capelli grigi vanno di moda, così ci riuniamo, facciamo un disco con la Sony, ci facciamo un po’ di miliardi e scompariamo per altre 23 anni dalla scena. Ciro: Per fortuna hai superato... C’è stato un cambiamento all’interno della line-up, gli unici rimasti siete voi due? Vuoi presentare i nuovi elementi? Gino: C’è anche Sergio Marchesini, che è entrato nei Nuclear subito dopo l’uscita del disco. I nuovi sono: Rudy Pusateri alla chitarra e Massimiliano Mendolia alla batteria. Io mi occupo solo delle vocals in questa nuova formazione. Ciro: I nuovi elementi sono rudy alla chitarra e massimiliano batteria, poi è rimasto sergio al basso che ha suonato già con i nuclear. Quest’estate sarete protagonisti al Metalcamp Sicily insieme a Marduk, Necrodeath e diverse altre band della scena nazionale ed internazionale... Un’ottima occasione per sugellare il vostro ritorno sulle scene. Gino: Infatti, siamo molto contenti per questo invito. Non poteva esserci occasione migliore. Ciro: il nostro ritorno non era stato programmato. Con questa occasione abbiamo accettato di partecipare. “Choir of the Desperation” & “Lost in Wonderland” lavori usciti a distanza di un paio d’anni l’uno dall’altro, entrambi bellissimi ma profondamente diversi. Gino: In “Choir of the Desperation” partecipavo di più al songwriting e le mie influenze sono più prog. In “Lost in Wonderland” le canzoni sono tutte composte da Ciro, io ho scritto i testi ed ho fatto gli arrangiamenti. Ciro: Si, “choir of the desperation” era più progressivo, “lost in wonderland” molto più thrash. Prima la demo che raccoglie consensi un po’ ovunque, nel 1989 l’uscita di “Lost in Wonderland” per la Metalmaster e l’anno successivo la ristampa della SPV/Steamhammer è l’uscita in cd. Sembrava foste pronti al grande salto, cosa è andato storto, cosa non ha funzionato? Gino: Purtroppo era saltato il nostro aggancio con la Steamhammer in quanto hanno cambiato manager, poi c’erano anche un po’ di idee diverse su come proseguire. Soprattutto ci è mancato il coraggio di lasciare il paesello ed andare in Germania, dove sicuramente avremmo avuto terreno più fertile che nella Sicilia dell’89. Ciro: Tutto andava bene per un periodo, dopo giovanni e gino a causa di altre priorità si sono allontanati ed i nuclear simphony si sono sciolti. Com’è stato registrare col “guru” del Thrash degli anni ‘80? Harris Johns ha sfornato
dal suo studio diversi capolavori del metal di quel periodo, Kreator, Helloween, Coroner, Sodom, Voivod, ecc... Gino: Harris Johns è un grande, non ti impone nulla. Ti dà consigli e sa ascoltare gli altri. Una bella esperienza. Ciro: ci siamo divertiti, harris johns è stato un personaggio riservato e gentile.. è un grande professionista. In quel periodo siete riusciti a fare anche qualche concerto fuori dai patri confini? So che in Germania suonaste con diverse band storiche. Gino: Non siamo arrivati a suonare in Germania. Saltato il contatto con la Steamhammer è andato tutto affanculo. Ciro: Si, suonammo solo in Italia. In questi anni sicuramente non sarai stato “fermo” musicalmente parlando, ti và di parlarcene? Gino: Ho tentato quando ero in Sicilia a riformare i Nuclear. Nel ’95 ero in giro con Antonio Imbergamo, alla batteria, Marco Bellavia al basso e Vincenzo Lauricella alla chitarra poi sostituito per qualche mese da Antonio Cordaro, a fare un paio di concerti ad Agrigento e provincia. Poi Antonio Imbergamo è entrato negli Acacia di Palermo (Prog Metal) ed i miei impegni di lavoro non mi hanno permesso di continuare. Nel 2007 dopo essermi trasferito definitivamente in Lombardia sono entrato a far parte degli Shivers Addiction come chitarrista. Di recente abbiamo finito di registrare due brani che saranno utilizzati per dei videoclip che usciranno a breve. Ciro: Musicalmente non mi sono fermato, ho suonato con altri gruppi ma niente di serio. L’anno scorso acquistai la ristampa di “Lost..” della Markuee convinto di trovare anche Snoopies, purtroppo la track non è stata inserita e si tratta della stampa in cd dell’edizione Metalmaster. Siete stati interpellati a tal propostito? Gino: Non so nemmeno chi li ha autorizzati. Lo sono venuto a sapere per caso. Ciro: Io personalmente non sono stato avvisato,
forse gino ne sa qualcosa. Diverso tempo fa mi capitò di vedere un film italiano (del quale non ricordo il titolo) in cui c’erano i Nuclear nella colonna sonora?!?!? Gino: Mi pare che il film si chiamasse “Sogno perduto”. Era venuto a trovarmi il regista che doveva fare questo film. Gli ho dato il cd e poi a distanza di qualche anno mi hanno detto che è stato trasmesso su RAI 3. Ciro: Si, dovrei averne una copia ma solo dio sa dove possa essere. In che misura credi che la musica o l’arte in generale possa cambiare la vita delle persone? Gino: Basta guardare artisti come Claudio Abbado, che hanno sicuramente cambiato la vita a tanti giovani. L’arte è passione, chi entra in questo universo affronta qualsiasi situazione della vita con un altro spirito. Ciro: personalmente la musica come l'arte, sicuramente prende forma per natura. Oggi quale è la tua opinione sulla scena musicale italiana… Gino: Mancano produttori con le palle che hanno il coraggio di rischiare. Le case discografiche importanti seguono solo le tendenze. Chi vuole campare di musica deve lasciare il paese (vedi Lacuna Coil). Se no, puoi mantenerti dando lezioni di musica o peggio, facendo cover di Ligabue e Vasco Rossi. A proposito, quante cazzo di cover e tribute band ci sono in Italia?!!! Cazzo, non ci sono più idee?!!! Ciro: Mah, mi sembra di non riuscire a capire bene la situazione musicale italiana. A tal proposito io evito di sentirla... L’Italia è sempre più “italietta” ed il popolo italiano come la quasi totalità della popolazione mondiale, è ormai completamente lobotomizzato dalla televisione. Credi ci sia una via d’uscita a questa situazione? Gino: Sì, la terza guerra mondiale !!! La situazione andrà sempre a peggiorare, perché c’è un declino continuo. Una volta per fare la ballerina in uno show televisivo dovevi saper ballare. Per cantare, dovevi saper cantare. Per fare l’attore dovevi avere un’esperienza fatta al teatro. Per partecipare ai quiz dovevi avere una certa cultura. Ora, qualsiasi coglione canta, balla e recita. In più la voglia di protagonismo di tanti idioti che si inventano di tutto per rendersi ridicoli, fa sì che la mediocrità sia diventata il più grande business dei Media. Ciro: non commento. Grazie per la chiacchierata e lascio a te la conclusione dell’intervista. Gino: Ad Agosto VI MASSACRIAMO – CI VEDIAMO AL METALCAMP !!! Ciro: grazie
Occultator
pag.18 passione incondizionata per il metal e per i classici minori del genere horror, ecco quali sono i cardini sul quale sembra ruotare l'assetto compositivo dei peloritani occultator che, nel loro ep di debutto “Exorcize the Exorcist” , riescono a mettere in mostra una caparbieta' compositiva che li ha portati, in poco tempo, a diventare una delle formazioni piu' interessanti dell'ultimo periodo, ed il loro metallo spaccaossa, che prende spunto da una concezione tipicamente anni'80, ne e' la piu' lampante testimonianza. e proposta, abbiamo già fatto un live.
Ciao Damien Thorne e benvenuto sulle nostre pagine, “Exorcize the Exorcist” sembra quasi uno scioglilingua, che cosa si cela realmente dietro ad un titolo così particolare? Ciao Beppe, grazie mille, è un piacere finire sulle pagine cartacee di una vera fanzine old style ! Dietro al titolo non si cela nulla di particolare, suonava bene, è venuto in mente al batterista, Animal Profanator, ci sembrava anche originale, una maniera curiosa di esprimere l'avversione al sacro, esorcizza l'esorcista ! Invece di usare le solite parole come "evil", "demon" etc. ci è parsa una buona alternativa. Si, anche perchè mi pare di capire che, oltre all'aspetto musicale artistico, l'altro filo conduttore che lega la band, sia la passione per i così detti B-movies horror, che vedono proprio nella nostra penisola, non solo uno dei mercati più fiorente, ma anche uno dei produttori di punta, soprattutto per quel che concerne un passato non tanto recente, dico bene? Indubbiamente il nostro amore per il metallo cammina di pari passo con quello per i filmacci horror, specialmente quelli fatti male, quelli artigianali vecchia maniera. C'è senz'altro un legame ben solido tra le due cose, mi piace credere che il nostro modo di suonare e intendere il metallo, sia paragonabile ad una scena di un film di Fulci, grezzo, diretto ed efficace! Anche la produzione volutamente low-fi mi sembra che ricalchi in maniera pedissequa certe tradizioni legate al passato, grazie ad un suono molto live oriented, come a dire, questi siamo noi nudi e crudi ma veri ed autentici!! Certamente, il modo di registrare è assolutamente molto minimale e diretto, quasi live, nessuna sovraincisione, crediamo rispecchi bene il genere proposto e comunque è così che vediamo il modo di registrare. Probabilmente registreremo così anche se facessimo pop, del resto, le nostre conoscenze tecniche sono limitate e, facendo tutto da soli, cosa di cui siamo molto orgogliosi.. Più di questo non sappiamo e vogliamo fare ! A livello puramente iconografico, risalta
molto la scelta dei colori che avete voluto adottare, se non ricordo male nella credenza dei popolo medievali, il giallo indicava la quarantena, mentre il nero la morte, è veramente questo il significato che volevate attribuirgli? Quindi lunghi dall'essere additati come i nuovi Stryper di yellow and black attack!! Guarda, potrei cogliere l'occasione della tua colta citazione per dare una verniciata di cultura al progetto Occultator, ma mi tocca deluderti, eravamo a conoscenza dell'uso di questi colori nel medioevo, ma noi li abbiamo usati perchè intanto si sposano molto bene, sono pacchiani e ignoranti al punto giusto, ci sono illustri esempi del passato e, sopratutto, l'idea di stampare t-shirts gialle e farle indossare alle persone, trasformandole tutte in improbabili ape maia-cloni, è stato quello che ci ha fatto decidere per il giallo/nero in maniera definitiva. L'alone da culto della band è rafforzato dal fatto che, lo stesso ep, sarà stampato in sole cinquanta copie numerate a mano, è anche questa una scelta voluta? La scelta della stampa in 50 copie dell'ep, è dipesa dall'etichetta, la ETERNAL TOMBS di Palermo, che ringraziamo. Siamo stati già contenti che qualcuno si sia dimostrato interessato a stamparlo, qualsiasi numero andava bene, 5, 50 , 500 . . . Ahahah, ok, black metal, atmosfere classiche e ripartenze in pieno stile speed/thrash metal, ti ritrovi in queste definizioni, oppure non ti va di stare a sottilizzare, preferendo parlare solamente di heavy metal e basta? Non saprei, noi ci siamo ispirati in maniera indecente al metallone brasileiro grezzo e putrido dei primi anni 80, tanta ingenuità ma tanta fierezza nel portare avanti un discorso a prescindere dai risultati, dritti contro un muro! Dobbiamo guardare gli Occultator come ad un semplice progetto da studio, oppure come ad un'entità artistica dotata di una sua anima vera e propria? Avete intenzione di portare la musica della band on stage? No, i progetti da studio personalmente non li capisco tanto, la musica va comunque suonata live
Nel tuo essere artista a tutto tondo, ritieni di essere più visionario o pragmatico? E se non è troppo, la libertà d’espressione può ritenersi in qualche modo un mito? Ti ringrazio per la qualifica di artista! Non saprei, in genere ho un approccio pragmatico alle idee che voglio mettere su bianco, ma a volte scelgo strade più visionarie, dipende. La libertà di espressione esiste, certo, basta cercare gli spazi che ti permettono di metterla in pratica, ovviamente, è una scelta che non si sposa con il concetto di guadagno per cui più libero vuoi essere meno soldi farai, ma va bene così. A livello musicale sei impegnato in prima persona in molteplici progetti musicali, tutti con produzioni all'attivo, credi di sentirti realmente appagato, oppure c'è qualcosa che non ti soddisfa in pieno, e ti spinge sempre a dare il meglio di te stesso? Dove trovi la forza per rimetterti in gioco ogni volta? Si, mi piace essere coinvolto in più cose, avere tanti gruppi è un modo per essere sempre attivi a provare/suonare e mettere in cantiere nuovi progetti, è un modo per sentirsi vivi, stare a contatto con persone che la pensano come te. non è facile e le energie economico/psicologiche si sprecano, ma ne vale la pena . Adesso possiamo negare l'evidenza nascondendoci dietro ad un dito, ma la realtà dei fatti parla chiaro, a livello musicale, Messina è da tempo una fucina inesauribile di giovani formazioni devote anima e cuore alla causa della nobile fiamma sacra dell'heavy metal, so che può sembrare azzardato, ma pensi che ci possa parlare di vera e propria scena? Bè, la parola scena riferita a Messina, dove non ci sono nemmeno posti per suonare certe cose, è un po azzardata, ma è indubbio che il metallo ha sempre avuto qui uno zoccolo duro di persone che non lo hanno abbandonato mai, penso ai Convulsed negli anni 80, ai Deserto negli anni 90 e a tante altre realtà portate avanti con sacrificio con pochissimi riconoscimenti. Prima di concludere, qual'è il limite invalicabile, se ne esiste uno, fra Damien Thorne e Giuseppe Bonfiglio? Ahah, non saprei, in realtà sono la stessa persona, una sorta di parente povero del binomio Clark Kent/Superman, senza il secondo il primo non si esprime a pieno. Ok, siamo veramente alla fine, per cui.... Lasciami esprimere la mia sincera ammirazione per il lavoro che fai, davvero encomiabile, sei un vero eroe. Per il resto che dire, supportate la musica underground se vi pare buona e se riconoscete in essa onestà e non pouserismo.
Merciless Attack
pag.19 Attitudine!!! E' celato dietro questa semplice locuzione la propensione artistica che muove l'animo dei veneziani Merciless Attack, giovane formazione che, con la realizzazione della loro opera di debutto "Mercy for no one", e' riuscita a farci rivivere le atmosfere cariche di misticismo enfatico, le stesse che si respiravano fra i solchi polverosi di molti dischi di formazioni underground di fine anni ottanta. Anacronistici, fuori dal tempo, si, ma anche dannatamente autentici e tenaci, questi sono i Merciless Attack, prendere o lasciare..... a voi l'ardua sentenza...
Ciao ragazzi, partiamo subito dalle news , ovvero dal rimpasto che avete avuto a livello di line up, come siete arrivati a questa decisione abbastanza drastica? Ciao Beppe, il nostro cantante Marco “Orgio” ha deciso di lasciarci per motivi personali non inerenti alla band o alle influenze musicali. Abbiamo fatto un ultimo concerto lo scorso Novembre, e ci siamo salutati allegramente, non abbiamo neanche lontanamente preso in considerazione l’idea di scioglierci. Ok, capisco, altra novità rilevante degli ultimi mesi, è la versione demo tape del vostro demo di debutto della Metal Throne Productions, cinquanta copie numerate a mano, un bel traguardo per una band alla prima assoluta, dico bene? Si, la Metal Throne è un’ etichetta di Atene specializzata in cassette. Proprio un bel traguardo, visto che prima le cassette le copiavamo a mano una ad una per pochi eletti”. L'etichetta che ce ne ha date un po’ già pronte, è stato tutto più semplice. Beh, questo fa comprendere soprattutto che il “Mercy for none” è un lavoro che: 1) piace e molto 2) potrebbe attirare la simpatia degli estimatori di una certa corrente della musica dura Il fatto di proporre il demo anche in questo formato attira l’attenzione di chi ascolta questo genere, dopotutto: come si ascoltava la musica 30 anni fa La registrazione mi sembra sia stata fatta quasi in presa diretta come a voler aumentare la propensione live della band. Esatto, le abbiamo registrate in sala prove come le suoniamo di solito ai concerti, senza trucchi! Quanto è stato difficile per una giovane band come la vostra dover affrontare una prima prova da studio, visto che, per molti
di voi, questa è la prima e vera esperienza? L’unica nostra esperienza di registrazione è stata solo in sala prove per il demo, non siamo ancora andati in studio. Avete optato per una sorta di pre-produzione in modo da essere ben consci di come i brani avrebbero dovuto suonare, oppure vi siete lasciati condizionare solo dal vostro istinto di musicisti? Cos’è la pre-produzione? Scherzi a parte, tempo prima avevamo registrato qualche canzone ma erano venute davvero troppo di merda, persino per noi, e abbiamo deciso di scartarle ed abbiamo ricominciato da capo. Qual'è l'episodio più divertente che vi è accaduto durante le sessioni di registrazione delle sei tracce? Il tasso alcolico era sempre alto, oppure la razionalità ha avuto il sopravvento? Siamo diventati deficienti a microfonare la batteria in maniera artigianale, mentre Marco non faceva un CAZZO: beveva e basta dando segni di escandescenza Quali sono le aspettative che avete riposto in “Mercy for none”? Cosa rispondete a chi ha aspramente criticato il vostro operato? Alcune recensioni sono state positive, altre hanno criticato soprattutto il sound: se scrivere che il sound era “troppo grezzo” voleva essere una critica negativa, per noi è stato un complimento. Dopotutto ci può stare per una Demo registrata e mixata in proprio, ma forse non tutti hanno colto lo scopo del nostro lavoro: cioè quello di riportare indietro di 30 anni l’ascoltatore anche a costo di sembrare ripetitivi nei riff, siamo consapevoli che è un arma a doppio taglio. Avete cominciato ad imbastire alcune nuove composizioni in prospettiva di un futuro ed ipotetico full lenght album? A livello compositivo, il suono tracciato porterà
avanti una certa continuità con il vostro trascorso artistico, o pensate che le nuove composizioni potrebbero essere più heavy? Il nostro prossimo lavoro, ci auguriamo sia un full-lenght con un etichetta alle spalle, sarà sempre sulla scia del demo ma con un’ impronta “Teutonica” in più Cosa ne pensate del fatto che, molte volte, le cover band tolgono spazio, e quindi possibilità, di suonare dal vivo a formazioni giovani e promettenti come la vostra? Ale: Abbiamo sempre cercato di suonare il più possibile organizzando anche noi alcuni concerti, purtroppo ci sono diversi locali nella nostra zona che fanno suonare SOLO cover/tributie band perché chiamano più gente. E nell'eterna diatriba fra web zine e magazine/fanzine cartacee, da che parte vi schierate? Ed in generale, qual'è il rapporto con la rete estesa? Sicuramente la fanzine cartacea ha molto più fascino, quando si ha qualcosa di fisico in mano, lo si legge tutto fino alla fine, ma anche internet è uno strumento importante che ti permette di farti conoscere in tutto il mondo. Ci sono giovani formazioni di casa nostra con le quali avete allacciato dei rapporti d'amicizia o di reciproco rispetto? Si, quelle con cui abbiamo suonato o ci vediamo ai concerti, EvilSpell, Plague Angels, Game Over, Exilium, Warhawk, Final Fright, HouseMaster, Prima di finire, quali saranno le principali mosse della band da qui a qualche mese? Trovare un’etichetta per pubblicare un full-lenght e ovviamente suonare il più possibile con la nuova formazione Ok ragazzi, siamo alla fine, vi lascio campo libero... Grazie a te per lo spazio che ci hai dedicato.
Exence
Passione, passione ed ancora passione. Arde sprezzante lo spirito che da sempre alimenta lo spirito degli Exence formazione nostrana che, nonostante una lunga gavetta che oramai si protrae da tempo, non e' ancora riuscita a scrollarsi definitivamente di dosso quell’appellativo di compagine underground che, secondo il parare di chi vi scrive, gli sta veramente stretto, tanto piu' alla luce della loro nuova release ufficiale "tabua rasa" che segna il ritorno dei nostri in campo discografico dopo un'assenza di qualche anno. Ciao Federico, e grazie per il tempo prezioso che ci stai volendo dedicare, parto subito con il chiederti come sta andando la promozione del vostro secondo parto discografico e se puoi ritenerti soddisfatto delle critiche ricevute fino a questo momento.. Ciao e grazie per questo spazio. La promozione sta andando secondo i piani previsti, ovvero stiamo suonando regolarmente da circa un anno in tutta Italia e stiamo tentando di fare capolino all'estero anche se per una realtà undergroung ciò è molto difficile... i motivi li sappiamo tutti. Siamo soddisfatti sicuramente sotto il punto del responso, ovunque andiamo lasciamo un buon ricordo a quanto pare e mi fa piacere constatare che la band gode di un certo rispetto nell'ambiente. Le recensioni sono molto buone, questo non ci fa che piacere. Leggendo fra le trame del titolo del vostro nuovo lavoro in studio, si potrebbe intendere che “Tabula Rasa” segni un nuovo inizio
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per la band, inciso con lo stravolgimento della formazione stessa che ti aveva accompagnato nella precedente fatica discografica, avevate veramente intenzione di chiudere definitivamente un capitolo della vostra esistenza artistica? Si "Tabula Rasa" pur non essendo un vero e proprio concept ha un filo conduttore ed esso ruota attorno al tema principale che basilarmente tratta la fine del mondo, una visione catastrofica ma realista della direzione in cui l'umanità sta virando e che ritengo plausibile, magari lontana ma forse inevitavile. Ovvero l'estinzione del genere umano stesso e la distruzione dell'habitat. Tutto questo però è stato sviluppato in dualismo con la situazione che stavo vivendo sia privatamente, che con la band. Ovvero un punto di svolta, di ripartenza dopo un taglio delle radici abbastanza netto che ho vissuto casualmente nello stesso momento nella mia vita, che nella band. Ho avuto grandi cambiamenti nel privato, e in concomitanza ad essi avevo deciso di rimettere in moto questa macchina che cominciava ad accumulare troppa polvere. Avvertivo una grande necessità di far passare la mia incazzatura attraverso le composizioni e gli Exence per me sono questo, una valvola di sfogo totale. Bene o male quello che caratterizza ogni disco -ed è quello che sta avvenendo anche per il seguente in stesura- è il fatto che sopra ogni tracklist esiste una sorta di "tetto" invisibile che lega i brani; quello è il fulcro di tutto, è la visione che seguo durante la scrittura e non è necessariamente detto debba essere interpretabile o che si debba scorgere. Tutti noi viviamo situazioni che ci segnano profondamente nel bene e nel male, e sopratutto in quest'ultimo caso penso che non ci sia niente di meglio che scrivere un disco thrash death. Tecnica, potenza ma anche uno spiccato senso armonico, i nuovi brani si identificano principalmente come marchiati a fuoco dalla perfetta simbiosi di queste tre peculiarità, vorrei chiederti se, nella loro fase embrionale, le composizioni avevano già una loro identità predefinita, oppure prima del decisivo step finale, hanno subito una sorta di restyling.. I pezzi sono stati scritti nei mesi precedenti la
registrazione e non hanno subito cambiamenti sostanziali in studio, eccetto quelle cazzatine che si sistemano in fase di editing e mixaggio ovviamente. Anzi, a mio avviso avessimo registrato un pò più tardi sarebbe stato pure meglio perché credo che le parti di ognuno una volta definite, per essere metabolizzate e quindi espresse al meglio a livello esecutivo e interpretativo necessitino un pò di tempo. Sono assolutamente sfavorevole all'improvvisazione in studio o al ccambiamento last minute... assoli a parte. L'identità dei pezzi era dunque definita e soprattutto fresca, contrariamente ad Hystrionic dove abbiamo registrato composizioni che avevo scritto a 18 anni e registrato quasi 10 anni dopo! Ogni disco sarà un capitolo a se, con questo non intendo dire che nel prossimo suoneremo un altro genere ma non sono per niente ancorato al concetto che i dischi non devono subire stravolgimenti. L'abbiamo fatto tra il primo ed il secondo, forse avverrà anche nel prossimo. Quello che voglio fare è seguire un evoluzione naturale; sempre di metal estremo si tratterà e questo è l'unico dato certo. Perfetto, quindi vuoi farmi capire che, per il vostro come back ufficiale, volevate che tutto fosse curato nei minimi particolari, come se, i nuovi Exence fossero diventati una perfetta macchina? Si ovviamente il tutto è stato curato con attenzione, non sono un amante dell'approssimazione. L'intento è certamente quello, trovare un amalgama e un feeling tale da salire sui palchi e far filare tutto liscio come suonassimo il giro di do. Il tutto però deve essere fatto con estrema cattiveria e quello su cui stiamo lavorando è principalmente quello, diventare un gruppo adulto dal punto di vista della maturità. I numeri da circo non sono la priorità, si cerca, si tenta di spaccare il culo sui nostri binari. Siamo sempre al lavoro per migliorarci, e abbiamo intenzione di farlo a lungo. Il secondo disco è sempre un passo importante per ogni band che si rispetti, perché rappresenta la naturale evoluzione del primo periodo trascorso soprattutto nella ricerca spasmodica di una propria fisionomia artistica ben definita, è stato così anche per
Exence
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voi? Come ti dicevo prima, sono stati scritti a molti anni di distanza, ed ovviamente come cambiano le persone, le visioni della vita, cambia anche il modo di intendere la musica. Inoltre, aggiungici che non mi è mai fregato un cazzo quello di rientrare in una determinata etichetta ed ecco fatto, Tabula Rasa. Un pò di thrash, un pò di death, qualche sprazzo progressivo e così via. Penso che l'evoluzione sia infinita, già dal prossimo disco adotteremo nuove soluzioni. Scusami se posso sembrarti invadente, ma vedi gli Exence come una sorta di valvola di sfogo che ti permette di mettere in mostra il tuo lato più aggressivo, oppure come un’entità con una sua anima e fisionomia ben definita? Non hai il timore referenziale che qualche detrattore possa qualificarvi come la band come “ l‘altra band del chitarrista dei Vision Divine”? Gli EXENCE sono esattamente tutte le cose da te citate, dato che una non esclude l'altra. Sono innanzitutto una band a se, un identità ben definita che gode di luce propria, non ho ottenuto grossi benefici dalla mia militanza nei VD essendo un genere molto diverso. Se qualcuno ci qualifica come "l'altra band dei..." a livello descrittivo non dice una fesseria, ma probabilmente non ha neppure premuto play su un nostro pezzo, poiché il fatto che io suoni coi VD a livello artistico interferisce zero. Certo, coi VD mi sono fatto le ossa in tante cose e sono la parte più rilevante del mio curriculum musicale ma gli Exence per me non sono mai stati secondi a nessuno, in
quanto ad attaccamento e motivazione. Quanto feeling e quanta convinzione si celano dietro ogni singola composizione portata in dote da “Tabula Rasa”?... e sempre se non è troppo, durante le sessioni di registrazione del platter, a livello di stress, avete superato un limite di sopportazione globale? Sicuramente molta, la determinazione e l'incazzatura che maturavo negli abissi delle interiora, è stata vomitata pari pari sul disco. Per quanto riguarda le registrazioni e il suo processo di nascita, beh, direi che lo stress ha battuto ogni soglia record della sopportabilità umana. Ce ne
sato nel dare un seguito ad Hystrionic. Per quanto ci riguarda, non solo abbiamo intenzione di realizzare a breve il terzo, ma non abbiamo neppure intenzione di porci limiti, quindi preparatevi ad averci tra le palle ancora a lungo!
sono successe di tutti i colori, ma alla fine il disco c'è e tutto il resto non conta un cazzo. Dagli errori si impara e ogni disco, è un tassello che si aggiunge all'esperienza. Il prossimo non potrà che venire meglio e magari più velocemente, per quanto riguarda il lasso di tempo che intercorre dall'ingresso in studio all'ultimo bounce si intende. Per cui mi pare di capire che sei totalmente soddisfatto di come stiano andando le cose fino a questo momento? Non ci lamentiamo, sappiamo tutti che questo genere lo si suona per passione e non per fare grandi numeri. Abbiamo fame, e vogliamo crescere nello spessore artistico, questo è il punto primario. Tutto quello che verrà noi lo prenderemo con piacere e se arrivassero opportunità importanti sicuramente ci faremmo trovare pronti. Uno degli aspetti che più aggrada ogni singolo musicista è sicuramente quello di suonare dal vivo, componente questa che, nell’ultimo periodo, è venuta meno per quel che l’attività della band, dobbiamo imputare questa incognita ai problemi di line up di cui parlavamo ad inizio intervista o cosa? No assolutamente, la band ha una buona frequenza live e i problemi di formazione sono del tutto risolti sin da prima Tabula Rasa, quando nella nuova formazione sono entrati Ritchie Bleed, Dario Lastrucci e Riccardo Tortoli. Siamo ripartititi col batterista storico Francesco Breeze che è stato recentemente sostituito dal nuovo arrivato Marco Moretti. Suoniamo abbastanza, anche se per i nostri gusti non è mai troppo. Oggi trovo sia alquanto difficile che una band arrivi al secondo disco, tanto più sotto gli auspici della stessa label, questo mi fa presupporre che il rapporto di amicizia e complicità che si è venuto a creare con l’amico Corrado, vada ben oltre la classica stima reciproca, è vero? Si, proseguire con P18R è stata la scelta più logica e Corrado si è mostrato subito ben interes-
Quanto è difficile portare avanti un progetto musicale come il vostro che non ti permette nemmeno di pagare le classiche bollette? Pensi sia dovuto solo alla crisi globale che da qualche anno attanaglia il settore musicale, oppure credi ci sia qualcosa di più radicato? Questi progetti si portano avanti per PASSIONE, tutti i discorsi inerenti l'aspetto economico, non hanno senso di esistere, in quanto soldi e underground sono all'opposto. Il discorso potrebbe estendersi in modo prolisso e mi limito soltanto a citare che, probabilmente, Internet ha ucciso quel poco di buono che si poteva ancora ottenere con la musica... certo ha portato tanti vantaggi, ma potessi avere un telecomando onnipotente, non mi farei problemi a tornare indietro nel tempo e cancellare la creazione di questo "coso infernale" a favore del più genuino sistema obsoleto... Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un ritorno in voga di molte formazioni del passato, band che negli anni passati non avevano raccolto che semplici briciole, oggi sono diventate formazioni considerate da culto, va bene che una seconda chance la si concede a tutti, ma non ti sembra un controsenso? Beh, per come è posta la domanda si. Non so a chi tu ti riferisca nello specifico, ma mi limito a dire che ho imparato poche cose nel mio percorso; una di queste è che chi semina e raccoglie, che sia merda, oro o oro merdoso, se raccoglie ha sempre un pò ragione. Magari spesso sono i nostri recettori a non essere ben disposti, ma ho imparato a rispettare anche chi non mi fa impazzire, se meritevole di rispetto ovviamente. Ci sono tante band, che non mi piacciono ma per cui nutro rispetto e che seguo con piacere... e da cui posso sempre imparare qualcosa di buono. Oltre alla musica hai qualche altra passione che ti distoglie dal grigiore della vita quotidiana? Lettura, sport o cosa? Sicuramente i pesi, lottare con la forza di gravità e la ghisa, è una passione che non tutti possono capire, ma per me è vitale. Sarei un assassino forse, non avessi mai preso pesi e bilancieri tra le mani. Ok Fede, siamo alla fine, per cui… Per cui ti ringrazio dello spazio concessoci, e invito tutti i lettori a seguirci sulla nostra pagina Facebook, e sul sito ufficiale www.exence.net, ricordando che abbiamo anche un canale Youtube,
Recensioni Virus – A New Strain Of An Old Disease (Killer Metal Rec.) Questa poi!! Come back ufficiale per i britannici Virus, formazione seminale che, a cavallo degli anni ottanta, seppe lasciare un timido segno del proprio passaggio, grazie alla pubblicazione di tre lavori da studio che, ovviamente, passarono letteralmente inosservati, o quasi, relegando la band ad un ruolo di semplice comprimaria, con tanti sogni nel cassetto, e poche certezze. Ritornati on the road da qualche anno, grazie ad una line up rimaneggiata, con il solo Coke McFinlay, presente sin dai tempi di "Force Recon", i nostri, dicevamo, grazie all'operato della teutonica Killer metal records, cercano di recuperare almeno in parte quel briciolo di credibilità, e si rituffano a testa bassa nel calderone delle promesse mai mantenute, propinandoci un nuovo ep, il secondo dopo il ritorno che, a livello puramente qualitativo, non sposta di una virgola quanto proposto dai nostri in passato, e questo grazie ad un thrash metal vecchia scuola, veloce ed incalzante quanto basta, ma privo di mordente e sostanza, con una band che pesta duro, ma senza convinzione. Buono come biglietto da visita per organizzare qualche data live, ma niente di più, onestamente dopo tutti questi anni, ci saremmo aspettati di meglio. www.virusthrash.co.uk (Beppe Diana) Rejected – Five Years In The WC (Self produced) Pronti per la conquista di un agognato posto al sole, i meneghini Rejected non tradiscono la loro età, ed all'interno del demo “Five years in the WC”, riescono a mettere in chiaro quelli che sono i pregi, molti, ed i difetti, alcuni, di una giovane formazione al debutto assoluto, il tutto risaltato da una foga che solo l'incoscienza può avere, e questo grazie anche ad un thrash metal ebro di elementari locuzioni che sanno di iniezioni hardcore/punk. Certo, tre brani sono ben poca cosa per capire dove la band voglia veramente andare a parare, ma nonostante tutto, la convinzione, il feeling e la determinazione, messe in gioco ancora una volta dai quattro, fanno si che tutto, o quasi, passa in secondo piano e, anche quando la produzione, moderatamente low-fi, affossa quanto di buono riesce ad emergere, sono proprio le qualità intrinseche presenti fra le trame di episodi come “Atomic Shodow” o della più incisiva “Thrashvein”, a restituire credito alla formazione nostrana. Ovvio, la tecnica, così come la malizia compositiva, verranno sicuramente con il tempo, d'altronde di strada ce n'è ancora tanta da fare, e tutta in salita.... fb/pages/Rejected/124591387661914 (Beppe Diana)
HGD – La Calaver Infernal (Self Produced) Arrivano al secondo disco da studio anche i partenopei Hate Giving Day, progetto solista del cantante Aldo Steppa che, per dare concretezza alle proprie idee compositive, si è lasciato circondare nuovamente da uno stuolo di amici e collaboratori di fidata esperienza, fra i quali mi preme ricordare la sezione ritmica dei Nameless Crime, che hanno aiutato ad infondere
pag.22 maggior spessore, e profondità, ad un disco che, come vedremo, ruota attorno all'imprevedibilità di un muro di suoni dotato di una certa incisività, che trova il proprio climax attorno ad un groove corposo a base di thrash/death, fra cognizioni moderne, e richiami post metal, che sanno come colpire nel segno. D'altra parte, la produzione speculare ad opera dell'enigmatica Maddalena Bellini, non fa altro che fomentare credibilità nei confronti di questa formazione che, nonostante le difficoltà oggettive, riesce a mettere in piedi dieci killer track che annichiliscono la mente ascolto dopo ascolto, e ci mettono di fronte al delirio dell'essere umano, e lo splendido artwork di cui si fregia il disco, riesce a sintetizzare in maniera esauriente la sua componente lirica. Un album che vibra per intensità e pragmatismo, non una nota stonata o fuori luogo, trentotto minuti di puro agonismo sonoro, con una band che colpisce sicura, assestando una manciata di diretti in pieno volto. Interessante, davvero molto interessante!!! fb/hategivingday (Beppe Diana) Condition Critical – Operational Hazzard (Burned by god records) Si portano dietro da sempre la nomea di eredi naturali dei Demolition Hammer ma, anche se il divario con la formazione del grande Steve Raynolds, sembra alquanto abissale, i newyorkesi Condition Critical, fanno di tutto pur di tenere fede a questo paragone illustre. D'altronde, la loro musica, oggi più che mai indirizzata verso soluzioni vicine ad un thrash metal, sembra essere di tipica estrazione old school, anche se abbastanza stereotipata e convenzionale quanto si voglia, risulta essere di ottima fattura, reso ancor più interessante grazie a otto proiettili sonici che viaggiano veloci su tessiture armoniche che abbracciano riff spaccaossa da una parte, ed una sezione ritmica che sembra non sbagliare un colpo, dall'altra. In mezzo tanta buona volontà, idee chiare su come perseguire certi traguardi, e tanta, tantissima convinzione, e se brani micidiali come “Shock Therapy” e “Surgical Malpractice” sembrano coniate apposta per il pogo forsennato sotto lo stage, “Random acts of killng” prima, e “Dr.Criti-kill” poi, convincono per la perseveranza con la quale vengono sviscerate nota dopo nota. In giro c'è di meglio, ne siamo sicuri, ma se siete alla ricerca di una formazione schietta e di un album sincero, troverete pane per i vostri denti. conditioncriticalnj.bandcamp.com (Beppe Diana)
Endless Recovery – Thrash Rider (Eat Metal Records) Provenienti anagraficamente dai bassifondi dell'hinterland ateniese, ma con il cuore e con l'animo artistico trapiantato nel profondo della foresta nera, gli Endless Recovery arrivano finalmente al disco di debutto, dopo i buoni responsi, almeno a livello strettamente nazionale, fatti registrare dal precedente “Liar priest”, ed i soliti cambi in seno alla line up ufficiale che, in parte, ne hanno modificato la fisionomia espressiva. Cambiano gli interpreti, ma non le intenzioni facinorose della band in questione, anche perchè, il sentiero sul quale i nostri si ritrovano a percorrere il loro itinerario, è sempre lastricato di buoni propositi, che conducono verso il triumvirato formato da luminari del genere come Kreator, Sodom e Destruction. Ancorati ancora una volta alla figura del batterista Mike M., i cinque si rendono artefici di una
prova positiva, forgiata attorno ad un thrash metal rozzo, putrido e, perchè no, anche abbastanza minimale, che preferiscono puntare gran parte del suo gioco forza sulla fisicità, piuttosto che sulla tecnica, ben poca, fine a se stessa. Per qui, niente leziosità, finezze e tecnica sciorinata a menadito, solo cuore, sudore, e tonnellate e tonnellate di watt. Spregiudicati, impavidi, tenaci e testardi, non chiedete loro di essere diversi, non ci riuscirebbero... fb/endless.recovery (Beppe Diana) Amok – Somewhere in the east (Witches Brew) E se non è costanza questa, ditemi voi che cos'è!!! Già, nonostante abbiano passato gli ultime due lustri a promulgare il verbo della buona musica su e giù per i palchi della loro nativa Scozia, “Somewhere in the east” è solo il secondo step ufficiale per gli Amok, espediente questo che ci fa comprendere quanto sia difficile oggi giorno portare avanti un progetto musicale in ambito strettamente underground, quando suonare, non ti permette nemmeno di pagare le classiche bollette. Ma la sacra fiamma dell'heavy metal si dimostra ancora una volta più forte di tutto, della avversità, della sfortuna, e nonostante i nostri si accontentino di quel poco che riescono a racimolare, laggasi pure il rinnovo del deal con la teutonica Witches Brew, non si perdono minimamente d'animo, e si rituffano nuovamente con il cuore, stomaco e cervello, all'interno di un intenso escursus sonoro, sempre a base di corroborante thrash metal d'annata che, sia a livello strutturale, che tecnico, sembra ineccepibile, con una band che si dimostra abile nell'intrecciare soluzioni musicali, pregne di modulazioni sonore esaltanti. Degli ideali sparring partner? Si, anche se gli Amok di oggi sembrano veramente pronti a spiccare il grande salto di qualità, e ad ascoltare brani del calibro dell'intrigante “Lost Generation” e della belligerante “Creature of habbit”, non si può che rimanere estasiati. Disco consigliato!! fb/amokscotland (Beppe Diana)
Blood Feast - Last Offering Before the Chopping Block (Hellion Records) Non è tutto oro quello che luccica. Un aforisma che calza bene per descrivere in sintesi quello che si cela dietro a “Last Offering Before the Chopping Block”, nuovo cd a portare impresso il marchio dei Blood Feast, anche se, di veramente nuovo all'interno di queste undici tracce, c'è ben poco, vale a dire le ultime tre composizioni, che sono dei veri e propri ottake ripresi dalla sessione di registrazione dello storico “Chopping Block Blues”, secondo parto discografico della formazione del new jersey, eclissatasi nell'ombra della stanza dei ricordi sul finire degli anni novanta, per emergere nell'anonimato appena qualche anno addietro. La track list del disco oggetto oggi della nostra disquisizione riassuntiva, si cementa attorno alla versione demo del disco in questione, una sorta di pre-produzione ad opera della stessa band, ed il suono caotico, impastato e dannatamente low-fi che fuoriesce dai solchi di ogni singola traccia, ne è la più lampante testimonianza, e certifica che, all'epoca, i cinque americani in questione, avrebbero meritato sicuramente più considerazione da parte degli addetti ai lavori, anche perchè, il loro thrash metal autoctono, grezzo e minimale, pre-
Recensioni gno di locuzioni violente ed in your face, non faceva prigionieri, con una formazione che poteva guardare negli occhi prime donne del calibro di Slayer, Dark Angel ed Exodus, senza denotare il minimo timore referenziale. La storia invece ci insegna che proprio quell'album, fu il vero canto del cigno per i Blood Feast che, di li a poco, si sgretolarono come terriccio, inabissandosi per tempo, nell'oblio più oscuro. Come al solito la storia chiama, voi fatevi trovare pronti!!! Beppe Diana
Blood Patrol – From Beyond and Below (Drunk with power records) Trio di indiavolati tedeschi, i Blood Patrol sono la tipica formazione che gioca a carte scoperte, riuscendo a sintetizzare, in poco più di tre quarti d'ora a loro disposizione, d'essere in possesso di qualità artistiche ed attitudinali che, in campo prettamente underground, potrebbero valergli ben più di un semplice riconoscimento personale. Attitudine e passione sviscerate con piglio e grinta, le stesse che si dipanano all'interno delle diciotto composizioni del disco, dieci del debutto, più quelle provenienti dal demo di tre anni or sono, le quali mettono in mostra l'evoluzione artistica che ha condotto la band da un primordiale thrash metal dalle strutture canoniche, verso un più vigoroso thrash-core d'impostazione classica, che raccoglie in un unico contenitore, velocità, potenza ed intensità. Progressioni strumentali che richiamano alla memoria formazioni storiche come Slayer e Destruction, ma anche Discharge e The Accused, tanta e tale è la mole di energia sprigionata dai nostri che sommergono l'incauto ascoltatore sotto una valanga di riff sincopati e deleteri, che colpiscono al cuore come un fendente, lasciandolo a terra agonizzante. Zero inventiva, tutta sostanza, pure thrash assault, niente di più, niente di meno!! (Beppe Diana) Altar of sin - Tales of Carnage First Class (Xtreme music) Pubblicato già da qualche mese, sotto l'egida tutela della sempre attenta Xtreme music, il come back discografico degli Altar of sin “Tales of Carnage First Class” fortifica, dove possibile, la propensione artistica in possesso della formazione spagnola, spingendola ancor di più verso lidi compositivi di una certa rilevanza qualitativa, ponendosi come ipotetico spartiacque fra presente e passato. Si, anche perchè i tre valenziani in questione, nei due anni che ci hanno separato dal debutto “The Damned Dogs from Hell”, sono riusciti, non solo a cementare quell'unione di intenti che ha caratterizzato ancora una volta quella predilezione verso l'estremismo sonoro del nuovo album, ma soprattutto, aggiunge nuove sfumature ad un apparato compositivo che, oggi più di ieri, risulta essere il vero trademark della band. Thrash/death metal dalle tipiche assonanze classiche, ecco quello che gli iberici hanno da propinarci in queste nove composizioni, adombrate da contrappunti metallici e fraseggi che annichiliscono i sensi passaggio dopo passaggio, atmosfere claustrofobiche caratterizzate da impressionanti screaming growl, con una band che disegna immaginari apocalittici e visioni catastrofiche, nei quali episodi della portata di “Master Satan” o di “Voodoo hell”, deleteria la prima, più ragionata ed atmosferica la seconda, risultano essere dei cardini imprescindibili. Infernal Thrash Metal Warmachine, cosa chiedere di più?? (Beppe Diana)
pag.23 Adrenechrome – Hideous Appetites (Self Produced) Debutto prodotto auto prodotto per i canadesi Adrenechrome che, oltre ad un moniker particolare, abbinano un versante compositivo che cerca di abbattere i confini esistenti fra generi musicali, riuscendo ad imbastire un suono che combina in parti eque, stilettate metalliche vicine ad una concezione thrash metal, aperture progressive, ed arrangiamenti che sanno di hard rock dal timbro moderno, elementi questi, che mettono in evidenza una certa ricercatezza che caratterizza ognuna delle sette tracce di “Hideous Appetite”. Ne scaturisce un lavoro dalle strutture complesse, e dalle atmosfere intricate, quanto intriganti, con i quattro che edificano un muro di suoni dotato di un groove corposo, dimostrando di saper osare senza strafare, e ad ascoltare episodi magmatici come “Locust Wings” eterea ed al contempo cervellotica, o “The Terror”, pesante e greve come un macigno, si ha proprio l'impressione di trovarsi di fronte ad una band con i giusti attributi. Ok, non saranno i Voivod, ma meritano ugualmente la giusta considerazione.. (Beppe Diana) Barbarian Records)
Faith extinguiser (Doomentia
Ennesimo colpo andato a segno per i Barbarian, e sono tre!! Già, da qualche anno a questa parte, il loro nome è diventato sempre più una sorta di sinonimo di qualità, quella stessa che è andata focalizzandosi nelle tre release ufficiali della band in questione che, nel giro di qualche anno, è riuscita ad edificare uno status di profonda ammirazione, con attestati di stima che gli arrivano da più parti. E “Faith extinguiser”, nuova fatica in studio dei tre fiorentini, si potrebbe benissimo riassumere come un concentrato di puro metallo iconoclasta nella migliore delle tradizioni '80ies, il perfetto vademecum di integralità stilistica intrisa di richiami alla scuola heavy del passato, anche perchè, nelle sette composizioni che fanno parte della sua track list, le influenze compositive che vanno dai Venom ai Celtic Frost e, perchè no, ai Bathory, sono più che evidenti. Brani ruvidi come il marmo, scolpiti nel granito, concepiti e suonati in maniera autorevole, da una formazione ben conscia delle proprie qualità intrinseche, caratterizzate da un talento poliedrico, quello del chitarrista e cantante Borys Crossuburn, che concepisce memorabili riff spaccaossa, i quali caratterizzano brani d'assoluto impatto come la fast track “Inhate the dead” autentico capolavoro ricco di fascino pragmatico, l’oscura e penetrante "Fools of Golgotha", o la più articolata “We are the profane”, sicuramente l'episodio più riuscito dell'intero album. Un platter perfetto o quasi, rivolto ad un pubblico per cui la passione per la sacra fiamma del metallo non si è ancora spenta. (Beppe Diana)
Witches Hammer – Dead Forever (Iron Tyrant) Monumentale!! Non ci sono altri aggettivi adatti, perchè, quello che si cela dietro questa esauriente retrospettiva, raccoglie tutto, ma proprio tutto il repertorio discografico dei canadesi Witches Hammer, vale a dire poco più di quarantacinque brani, per più di due ore di musica, suddivisi in due dischetti ottici che, lo capirete da soli, rappresentano un'occasione imperdibile per conoscere una delle formazioni più sottovalutate di sempre. Formatisi in quel di Vancouver nel lontano 1984, i Witches Hammer sono stati degli
autentici precursori, sicuramente fra le prime band del proprio paese, a mettere in mostra una certa propensione thrash metal, genere che stava prendendo sempre più piede negli states, anche se, la formazione dell'Ontario mostrava già una certa personalità, ed un vettore caratteriale, che li aveva portati ad imbastire un discorso compositivo che associava dissonanze speed/thrash metal, ed elementi hardcore, in un incontro/scontro fra incisività, crudezza e vigore strumentale. Due demo, un mini lp, il disco inedito del 1988, più due rehearsal tape, e due diversi estratti live, materiale riversato in cd per la prima volta, rimasterizzato per l'occasione, il tutto arricchito da un booklet esauriente di venti pagine ricco di foto, locandine ed un'intervista al chitarrista leader Mike Mourant. Detto che la prima edizione dalla Iron Tyrant è quasi esaurita, non ci rimane che sentenziare l'indispensabilità di questa raccolta!!! (Beppe Diana)
Lich – Obsessed by the grave (Eternal Tomb Records) Che cosa succede quando si lascia una coppia di pazzi scatenati all'interno di uno studio di registrazione? Semplice, nascono i Lich!!! Arrivano anche loro dal litorale messinese, la nuova bay area del vecchio continente, e come i concittadini Occultator, formazione dal quale arriva il chitarrista, quello che ci propongono è una componente musicale che deturpa l'animo dell'incauto ascoltatore, lasciando un segno tangibile, e questo grazie a sei composizioni che arrivano ad incanalare, all'interno dello stesso tessuto compositivo, esplosioni black metal, ed elementi che arrivano da una concezione death, per un risultato finale dall'impatto assicurato. La registrazione, volutamente low-fi, aiuta, se vogliamo, a fomentare la spregiudicatezza dei nostri che, com'è facile prevedere, puntano gran parte del proprio giocoforza, attorno alle atmosfere grevi ed opprimenti che si vengono a creare. Non saranno certo degli innovatori, sicuramente non è una loro priorità, ma state pur certi che, l'abilità compositiva, così come la passione viscerale condensata attorno a composizioni come la title track “Obsessed by the Grave” e “Blasphemous Necrotomb”, rappresentano il giusto equilibrio fra furia primigenia e rabbia iraconda.. Destinato agli appassionati del genere. lichmyass.bandcamp.com/ (Beppe Diana) Andralls – Breakneck (Distrorock) Sono stati più volte sul punto di spiccare il salto per la definitiva consacrazione internazionale, i loro primi album furono addirittura ristampati nel vecchio continente dalla sempre attenta Mausoleum, ma nonostante i buoni presupposti, e le qualità tecnico/compositive, gli Andralls sono rimasti una realtà underground, che ha preferito concentrarsi sulla scena sudamericana, accontentandosi di contratti con label indipendenti, che l'hanno confinata in una posizione marginale che gli sta sempre più stretta, tanto più alla luce di un album che avrebbe tutti i crismi per poter rilanciare le quotazioni di una formazione mai veramente doma. Si, il nuovo “Breackneck”, primo capitolo sotto l'egida tutela della Distrorock, è il classico esem-
Recensioni pio di tenacia e perseveranza compositiva, messe in campo da una formazione che ha trascorso gli ultimi quindici anni della propria esistenza a promulgare il verbo della sacra fiamma dell'heavy metal, nonostante le difficoltà oggettive, non ultimo il rimpasto in seno alle line up ufficiale, con l'avvicendamento del carismatico singer, nonché motore dell'assetto compositivo del combo Alex Coelho, in favore del più giovane, Cléber Orsioli che, comunque, non fa certo rimpiangere il suo predecessore. Cinque album da studio, un live e ben sette tour mondiali, numeri impressionanti per una formazione a torto considerata di seconda fascia, esperienza che, in seconda battuta, si riflette all'interno delle dodici nuove composizioni, dotate di smalto, tecnica ed aggressività, come se si trattasse di un nuovo debutto discografico. Thrash, thrash ed ancora thrash metal, grezzo, sporco e minimale, gli Andralls sono questi, prendere o lasciare!!! (Beppe Diana)
Flamingstream – If blood roils (Dying Art Productions) Dicono di provenire dalla Cina, ma di orientale hanno veramente poco, o niente, a parte gli occhi a mandorla, anche perchè il loro mini di debutto “If Blood Roils..”, potrebbe essere stato registrato da una band americana, o da qualche formazione minore del nord del vecchio continente. Tenacia, dedizione e, perchè no, la malizia compositiva, messa in evidenza dai cinque in questo debutto sulla lunga distanza, riescono veramente ad impressionare, e se a questo si aggiunge una dizione più che buona, il gioco è fatto. E non sono le loro origini a lasciare stupefatti, sarebbe troppo riduttivo, poiché i Flamingstream dimostrano, più con i fatti, che con le parole, di saperci veramente fare con i propri strumenti e, nella mezz'ora scarsa a loro disposizione, ci sparano in pieno volto tutta la loro rabbia repressa, grazie a roboanti porzioni di thrash metal, veloce, malato e sincopato!!! Se vi piacciono Exodus, Forbidden e primi Violence, vi innamorerete di loro.... flamingstream.bandcamp.com (Beppe Diana)
Occultator – Exorcize the Exorcist (Eternal Tomb Records) Debutto sulla lunga distanza per gli Occultator, formazione a tre che arriva dall'hinterland peloritano, formata da musicisti di rodata esperienza che, per questa nuova avventura discografica, si rendono artefici di un ep di debutto focalizzato attorno ad una produzione nuda e cruda, proprio come la proposta musicale che trapela dai solchi delle sette composizioni portate a galla, che pongono in evidenza, non solo la passione smisurata per un suono grezzo e minimalista, ma anche una certa devozione per i così detti classici minori del genere horror, stupidamente definiti come B-movie, tanto che, sia il lavoro d'artwork, che il titolo del disco stesso, sembrerebbero ispirati a certe pellicole da culto. Posto a metà strada fra roboanti porzioni speed metal, aperture black, e ripartenze che sanno di sanguinolento thrash old style, il suono attorno al quale si fortifica questo “Exorcize the Exorcist”, è abbastanza grezzo e viscerale, tanto che il raffronto con formazioni più blasonate come Venom, Atmokraft ed Hellammer, non sembra poi così azzardato. Certo, la tiratura limitata dell'ep in sole cinquan-
pag.24 ta copie non gioca a loro favore, diciamolo chiaramente, la band meriterebbe un'esposizione mediatica più favorevole, perchè stilettate metalliche come l'ipersonica “Cursed be thy name”, brutale e spietata, lo speed tout court di “Unburied Remains”, e il proto heavy/thrash d'impostazione classica di “Fogweaver”, rappresentano ben più di un mattone sul quale edificare il proprio futuro. Se vi dovesse capitare sottomano, dategli un'ascoltata!!! occultator.bandcamp.com/ (Beppe Diana)
Soul Reaver – Sorcerer of Death (Self Produced) Ne hanno ancora di strada da percorrere i Soul Reaver, nonostante le buone premesse fatte registrare dal loro debutto “Sorcerer of Death”, anche perchè, la precarietà dell'assetto interno della line up interna, oltre ad inficiare l'attività live, ne implica quella puramente artistica, ponendola in una posizione defilata che le tarpa le ali. E dire che, a livello puramente qualitativo, le nove tracce che trovano spazio nel loro disco d'esordio, non sono poi così malvagie, anzi, il loro heavy/thrash metal d'assalto, compatto ed energico, porta in dote una buona tecnica, ed un approccio creativo che, se affinato, potrebbe portarla a togliersi ben più di un semplice soddisfazione personale, ed invece. Beh, invece, l'abbandono di ben due dei cinque musicisti, ne stanno frenando l'ascesa, mettendo in dubbio il futuro stesso del progetto. Brani come la doppietta “Fear in the night” e “Justice's end”, dotati di un approccio compositivo posto a metà strada fra il power americano, ed il thrash metal d'impostazione bay area, i chiaroscuri di “Madness”, o l'approccio in your face della title track “Sorcerer of Death”, meriterebbero sicuramente miglior destino. In bocca al lupo, vi meritate il meglio.... fb.com/soulreaver.metalband?fref=ts (Beppe Diana)
Nerocapra – Mefisto (Self Produced) Più forti delle avversità. I Nerocapra si dimostrano ancora una volta una fra le poche formazioni di casa nostra dotate di personalità, elemento primario che l'ha condotta nuovamente a rendersi artefice di una prova sui generis, nonostante la defezione del chitarrista ufficiale. Abbandono che, come vedremo, non ha minimamente scalfito l'animo artistico del combo, che ha confezionando un promo di tre brani, destinato a spianare la strada al secondo full lenght d'imminente realizzazione. Quello che scaturisce da questo vero e proprio antipasto sonoro, è nuovamente un connubio di percezioni ed visioni extrasensoriali, le quali convergono all'interno di un versante compositivo dotato di una spiccata inventiva, anche perchè, il loro death metal vecchio stile, abbina sapientemente tecnica e creatività. Elementi questi, che portano in dote composizioni giocati su un acceso dinamismo sonico, come nel caso di “Fame d'aria”, caratterizzata da ripartenze fulminee, la più sostenuta “Mefisto manna”, brutale e selvaggia, o la stessa “Urla di strappi”, dinamica ed avvolgente quanto basta, elementi che mettono in evidenza le qualità attitudinali di una band che macina ferocia e potenza senza tregua!!! Geniali!!! fb.com/nero.capra (Beppe Diana)
Razormaze – Annihilatia (Slaney Records) E chi lo ha detto che per essere personali si debba per forza rinnegare le proprie radici formative? Prendete per esempio i qui recensiti Razormare, formazione statunitense che, da anni oramai, si prodiga nell'affinare un versante compositivo oggi più che mai maturo, ricco di contaminazioni classiche, che porta in dote un muro di suoni policromo, e ricco di molteplici sfaccettature . E dal 2008, data di pubblicazione del primo demo “Slave to the maze”, i nostri di strada ne hanno percorsa, eppure tanta, in mezzo la pubblicazione di altre tre uscite discografiche, caratterizzate da quella presa di coscienza globale, che li ha condotti all'interno di un percorso musicale, caratterizzato da un thrash metal tecnico, e dal forte retrogusto progressivo di fondo, che ne fa, oggi come oggi, una delle migliori realtà in campo prettamente underground. E come accade in queste occasioni, il nuovo arrivato “Annihilatia”, si pone da ipotetico spartiacque fra passato e presente, e cerca di mediare l'irruenza tipica della prime release, con quella maturità paventata in più occasioni, con una band che, nelle otto tracce incluse, non ha minimamente il timore referenziale di guardarsi indietro, anche se, è bene specificarlo, il versante compositivo sul quale si fortifica il disco in questione, è e rimane in continua evoluzione, con un approccio alla forma/canzone molto più elaborato e, perchè no, vigoroso che in passato anche perchè il dinamismo sincopato di “Terminal Escape”, le atmosfere rarefatte di “Sink Below” o l'eclettica “Electric Deception”, valgono da sole il prezzo del biglietto. Un disco sorprendente e sbalorditivo... (Beppe Diana)
Xenosis – Of Chaos and Thumoil (Wormholedeath records) Come moniker si portano dietro una definizione medica piuttosto inusuale, proprio come lo è la componente musicale che s'insinua fra le trame delle dieci composizioni che fanno parte di “Of cahos and thumoil”, poiché quello che gli Xeonosis hanno da offrirci, non è altro che un articolato death metal che, oltre ad una componente tacitamente classica, unisce elementi prevenienti da stilemi musicali che si trovano a volte agli antipodi, inglobando aperture jazz, che sconfinano nella world music vera e propria, e partiture groove, il tutto ammantato da atmosfere di tipica estrazione progressive che, se non altro, rendono quest'opera di debutto, abbastanza anticonvenzionale. Istintività primordiale e tecnica che convergono in un'unica direzione per dare forma, ma sopratutto sostanza, ad un'intricato melange sonoro al quale è impossibile sottrarsi, con una band che ci conduce per mano all'interno di un vero e proprio vortice di infinite proporzioni, grazie ad arrangiamenti mai stucchevoli, e composizioni ottimamente bilanciate che sanno come colpire nel segno, il tutto avvalorato dal mastering ad opera del geniale Christian Donaldson, di scuola Cryptopsy, che potrebbe rappresentare quel trampolino di lancio che la band andava da tempo cercando. Estremi, cervellotici ed intricati quanto basta, affascinanti e determinati, gli Xenosis procedono spediti verso quello che è il loro traguardo finale, ovvero un suono forgiato nel metallo incandescente dal forte carattere e d'indubbia personalità, tutto il resto conta poco.... (Beppe Diana)
Thrash Bombz Sicilian way of thrash. Uno slogan coniato per il loro battesimo di fuoco, che identifica alla perfezione l'inclinazione artistica di questa ennesima realta' proveniente dalla trinacria, da Agrigento per la precisione. formazione questa che, nelle uscite discografiche che si sono succedute negli ultimi anni, ha saputo mettere in mostra un'evoluzione artistica che, in occasione del nuovo “Mission of Blood” l'ha condotta alla realizzazione di un album di tutto rispetto, il quale presenta i crismi del debutto, da tenere in forte considerazione per il futuro della scena thrash nazionale. Per parlare del nuovo arrivato, e di altro, abbiamo contattato il chitarrista Peppe “UR” Peri, per cui... Ciao Peppe e grazie per il tempo che ci stai volendo dedicare, l'album di debutto dei Thrash Bomz è uscito da qualche settimana, qual'è il sentimento che oggigiorno prevale all'interno della band, quello di aver portato a termine un'opera che ha richiesto comunque un grande dispiego di sacrifici, oppure di appagamento per aver raggiunto il traguardo prefissato? Ciao Beppe, grazie a te per lo spazio concessoci e sopratutto grazie di portare avanti una fanzine cartacea con le palle com'è Zombie Holocaust Paper'zine. Riguardo "Mission of blood" posso dirti che siamo davvero contenti di come sia venuto fuori l'album, e orgogliosi di aver raggiunto questo obiettivo che per noi è un punto di partenza, che ci sprona ancora di più a continuare a fare musica. Siamo già proiettati al futuro, infatti stiamo lavorando su delle nuove tracce che contiamo di registrare a breve. L'album arriva a sancire un percorso musicale caratterizzato da una fervida creatività artistica, con la quarta uscita discografica in poco più di due anni, come se la band vi vesse la musica concepita e suonata in maniera intensa e totalitaria, è veramente così? Siamo totalmente coinvolti nel progetto, ma sopratutto ci divertiamo un bordello a suonare insieme. Infatti non vedo l'ora che arrivi la domenica mattina quando ci troviamo per provare, per la gioia di tutti i vicini di casa... ahahahahah Perfetto, puoi dirci in che maniera siete arrivati al contratto che vi lega alla label teutonica Iron Shield records? Siete soddisfatti della scelta, oppure pensi che, con un pizzico di sfrontatezza in più, la band avrebbe potuto raggiungere un traguardo ben più audace? Avevo spedito a Thomas la nostra demo "Sicilian way of Thrash", ma non ne era rimasto molto colpito, invece con l'ep è andata decisamente meglio, ed ha fatto uscire il nostro primo album. Credo che la Iron Shield Records sia un'ottima label gestita da persone che lo fanno unicamente per passione e non per interesse. È innegabile che certe sonorità legate a doppia mandata ad una concezione di tipica estrazione bay area, sono tornate prepotentemente ad occupare le prime pagine dei vari magazine, e non solo nostrani, ti sare-
pag.25 sti mai aspettato questa sorta di riflusso mediatico? Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un ritorno di tutte le sonorità che hanno caratterizzato il miglior metal degli anni '80, adesso è toccato al thrash bay area... ….e se ti dicessero che i Thrash Bombz sono semplicemente saliti sul carrozzone dei vincenti, cosa risponderesti? La band con questa denominazione nasce nel 2007, ma il progetto musicale era nell’aria già dalla metà degli anni 90!! Sin da quando io e Skizzo ci siamo conosciuti, il nostro intento è stato sempre quello di suonare Thrash Metal nell’accezione più pura del termine. Ci siamo riusciti quasi 10 anni dopo… E cosa ne pensi delle reunion di certe formazioni minori legate ad un passato poi non tanto recente? Credi che sia solo la passione ad alimentare l'animo di questi attempati musicisti, o cosa? Adesso possono riuscire a fare quello che avrebbero voluto, ma non hanno potuto fare allora, vedi ad esempio gli stessi Destruction... qualitativamente a livello musicale negli anni 80 erano dei maestri, ma adesso hanno sicuramente raggiunto qualche traguardo economico in più. Tornando al disco, le dodici composizioni che fanno parte della track list finale, oltre a mettere in mostra ottime doti compositive, riescono a portare a galla la determinazione di una band che vuole andare dritta al sodo, senza il timore referenziale e tanti giri di parole, tu come la vedi? Noi siamo così "in your face..." La produzione pulita e speculare ottenuta all'FX studio project di Realmonte, mi fa presupporre che, per il vostro disco di debutto, volevate che tutto, ma veramente tutto, fosse curato nei minimi particolari, è veramente così? Si, volevamo ottenere un buon prodotto e penso ci siamo riusciti. Angelo (il nostro bassista/cantante) si è occupato sia del mixaggio che del mastering finale facendo un ottimo lavoro! Come per le precedente release ufficiali della band, anche per il full lenght album, l'artwork è stato completamente curato da Damien Thorne dei Bunke66/Occultator che, da quanto ho capito, è diventato il vostro grafico ufficiale, una sorta di Derek Riggs in salsa sicula, dico bene? Ci piaceva molto il lavoro che aveva fatto con i Bunker 66, ed è stato naturale chiedergli di rea-
lizzare logo e copertina. Stimo molto Peppe come artista e come persona. Adesso è al lavoro per realizzare la cover del nostro prossimo disco che dovrebbe intitolarsi “Unknown Presence”. Una domanda che mi sta a cuore, tu che l'hai vissuto in maniera diretta, nel mondo dell’hardcore c’è molta più solidarietà fra band, label e distro, i dischi vengono sovvenzionati da più persone, e il prezzo finale del cd al fruitore finale, si abbatte di netto, secondo te come mai in campo metal, soprattutto qui da noi in Italia, tutto questo non accade? Come mai, molti label manager preferiscono correre il rischio di trovarsi sul groppone quantità esagerate di cd, preferendo farsi finanziare dalle stesse band che acquistano anche grossi quantitativi dei propri lavori? Non ti sembra un grosso paradosso? Riguardo al mondo dell'autoproduzione, posso dirti che si fà tutto solo ed esclusivamente per la musica. Mentre i label manager si fanno finanziare dalle stesse band per produrre dischi perchè così riducono le perdite, è tutto business ormai. Come il pay to play che imperversa anche da noi, basta avere soldi è comprarsi tutto. Questo uccide la musica!! Perché quest’ultima generazione di musicisti di casa nostra si ritiene dei “fenomeni” senza esserlo veramente? Da noi in Sicilia c'è un vecchio proverbio: "Sceccu ca s'avànta un vali mancu na lira". Secondo te oggi ci vuole più stile o tecnica per porsi davanti ad pubblico quando si sta sopra un palco?? La tecnica se c'è non guasta mai, ma c'è bisogno anche di altro. Prima di concludere una domanda che mi sta a cuore, dobbiamo considerare finita la parentesi legata ai The Krushers, oppure solo in stand-by? Diciamo che per adesso sono in pausa, ma abbiamo 3 pezzi che stavamo registrando e che vorrei completare. Vedremo... Ok bros, la fine è tutta tua, ti lascio campo libero!!! Supportate l'underground, non siate malati di esterofilia e sopratutto comprate il nostro cd.... Grazie ancora per la chiacchierata e complimenti per la 'zine è davvero spettacolare, nel 2014 avere tra le mani un vera fanzine cartacea è qualcosa che avevo quasi dimenticato. https://www.facebook.com/ThrashBombzOfficial http://thrashbombz.bandcamp.com/
Hate Giving Day
pag.26 Molto di piu' si un semplice progetto parallelo, gli hate giving day sono una famiglia allargata, una congrega di amici che fa capo al vocalist aldo steppa il quale, in occasione del nuovo disco “la cavalera de la muerte”, si e' nuovamente circondato di uno stuolo di preziosi collaboratori, con i quali ha portato a termine un nuovo capitolo discografico che, ne siamo piu' che consci, potrebbe essere la vera rivelazione dell'anno in corso... come ad esempio "Frankie goes to Hell", la storia di un uomo che viene lasciato morire su un lettino in un manicomio, tutto questo viene documentato da una telecamera a circuito chiuso, o in “A new Neighbor”, dove l'arrivo di un nuovo vicino diventa la storia di un massacro di periferia.
Ciao Aldo e grazie per la tua disponibilità, come sta procedendo la promozione di “La cavalera infernal” in questi giorni di apparente silenzio mediatico? Puoi ritenerti soddisfatto dell'accoglienza che il disco ha ricevuto? Ciao Beppe, grazie a te per il supporto, in effetti il disco sta girando solo tra etichette e management, tu sei l'unico per ora a possedere la "Calavera Infernal" tra i writers, stiamo valutando alcune proposte, non ho nessuna fretta, questo è un progetto musicale che non ha troppe ambizioni, è più la mia palestra mentale ed un modo per esorcizzare i miei demoni. Parlando del disco, ci spiegheresti quanto tempo hai dedicato fra stesura dei brani, arrangiamenti, e registrazione? L'album è stato registrato, missato e masterizzato agli Antipop sutdios a Napoli, da Maddalena Bellini, il tutto è frutto di un anno di lavoro. Avevo molti spunti ed idee per l'album, Raff e Dario Graziano hanno scritto tutta la musica sotto la supervisione di Maddalena Bellini che, oltre ad aver prodotto l'album, ha suonato su alcuni brani, ed è in questo modo che è stato sviluppato l'album. Come per la precedente produzione discografica, anche per il nuovo disco ti sei avvalso della preziosa collaborazione di diversi artisti legati alla scena partenopea, in che modo sei riuscito a recuperare il mitico Alessandro Romano? Ci sono molti amici che hanno collaborato al disco, li voglio ringraziare pubblicamente, hanno dato all'album una marcia in più. Alessandro Romano è il batterista dei Nameless Crime, oltre ad essere un mio caro amico, Io lo chiamo "EDIL ROMANO", per la mazzata che possiede, ha suonato su un paio di pezzi che reputavamo fatti per lui. Mi piacciono molto le collaborazioni, c'è sempre un clima di relax e sopratutto c'è sempre chi porta dell'ottimo vino. Ahahha, ok, quindi mi pare di capire che per il vostro come back volevi che tutto fosse curato nei minimi dettagli, è veramente così? Rispetto all'ep "One for All , All for Hell", abbiamo curato di più i particolari, anche perchè in "La Calavera Infernal" oltre ad esserci i classici
brani sparati, ci sono anche pezzi dall'atmosfera piu' cupa ed ossessiva, insomma atmosfere più sperimentali, musicalmente parlando per gli H.G.D. Anche all' artwork questa volta abbiamo dato piu' importanza, ci siamo rivolti a Bob Toderico, che è stato bravissimo a carpire l'essenza dell'album. Poco fa hai citato l'immensa Maddalena Bellini, com'è stato lavorare con l'unica mistress of metal di casa nostra? Senza Madda gli H.G.D. non esisterebbero, è una perfezionista, un grande talento, se lei è nella squadra, il risultato è garantito!! Quando mi ha detto che avrebbe prodotto "La Calavera" , ho preso il primo aereo e, una volta in Italia, ho comprato tanta roba ho chiamato Raff, Dario e Franco, e ci siamo chiusi in studio per 2 mesi a pre-produrre l'album. Madda non si occupa solo di produzioni Metal, per cui la sua prospettiva è sempre molto aperta, tende a valorizzare sempre il musicista, ed alla fine la produzione risulta sempre molto sincera, priva di orpelli computerizzati che oggi tanto vanno di moda, ma che alla fine lasciano quel sapore di gamberetti surgelati dell'ultimo discount di Teverola. Nella title track mi pare di capire che tu ti sia cimentato in un brano interamente cantato in spagnolo, com'è nata quest'idea? Il testo è tratto da una poesia su "La calavera Infernal", era un peccato tradurla in inglese, cosi ho provato ad adattarla in spagnolo, la cosa ci è piaciuta, e cosi è stato. Reputo che lo spagnolo si addica benissimo alla "musica estrema", le parole hanno sempre un suono ribelle e crudo, spero in futuro di approfondire la conoscenza di questa splendida lingua. A livello lirico invece le tematiche sono sempre più incentrate sugli orrori derivanti da guerre di natura belliche, dico bene? Beh in verità ci sono solo un paio di pezzi che trattano l'argomento, ma comunque in modo velato, sto cercando di tagliare con il passato, ci sono molti aspetti interessanti della natura umana, il nostro lato oscuro e' un universo da scoprire, basta aprire un giornale, ci sono storie reali che superano qualsiasi immaginazione!! La maggior parte dei testi tratta storie vere, devastanti,
A mente fredda, ed in maniera più razionale, puoi ritenerti soddisfatto di come sia venuto fuori il “prodotto” finale, o con il senno del poi cambiereste qualcosa? Sono molto soddisfatto, non cambierei nulla, non considero questo un semplice album, ma il mio auto-esorcismo....Non credo di aver scacciato via i miei demoni, ma almeno gli ho urlato in faccia tutta la mia rabbia. Non so in futuro se ci sarà un altro album degli H.G.D. per cui sono felice di aver fatto questo; in più mi ha dato la possibilità di suonare ancora con quelle vecchie cotenne giù nel golfo più bello del mondo., Quali sono le aspettative che avete nei confronti dell’uscita di questo nuovo parto discografico? All’interno di una scena musicale così asettica come quella nostrana, come pensi possa essere accolto? Sinceramente non mene frega troppo di divulgare la cosa, o meglio, non starò ore al pc per contattare questo o quello, non mi interessa, se riusciremo a trovare qualcuno che pubblichi l'album, bene, altrimenti faremo una stampa limitata del cd. Ho Il pieno controllo degli H.G.D. e non ho intenzione di leccare il culo a nessuno per farmi promuovere, ovviamente spero piaccia a qualcuno, il solo stare qui a parlare con te, è una grande soddisfazione, per il resto non me ne frega un cazzo. Che cos'hai portato dentro di te della gioia e del calore della tua città visto che da qualche tempo vivi all'estero? Potrei dirti l'odore del mare ed il suono dei mandolini, ma non mi sento Pulcinella!!Napoli è diventato uno dei posti più tristi del mondo, è come una bella donna stuprata che non ha il coraggio di alzare gli occhi da terra. Prima di finire, come ed in che occasione è nato il video di "Pathetic Liar"? È stato un modo come un altro per rendere omaggio ad un grande come Gus Chamers? Adoro i GRIP INC. e quando i ragazzi mi fecero sentire la basi che avevano registrato, pensai subito che avremmo dovuto fare qualcosa di speciale. Il video è amatoriale, ma a mio giudizio molto particolare. Ci siamo divertiti a farlo. Ok Aldo la fine la lascio a te... Ti ringrazio molto, per lo spazio che ci hai dedicato, massima stima per quello che fai per i gruppi underground, sei una vecchia pellaccia che stampa ancora la fanzine cartacea e per noi è un onore aver ricevuto una degna considerazione, a presto. Aldo Steppa
Wargame
Secondo ep in appena dodici mesi d'intensa attivita' mediatica, espediente che la dice lunga sulla caparbieta' compositiva, nonche' sulla determinazione dei Wargame, band che, oltre a bruciare letteralmente le tappe, E' riuscita in poco tempo, a delineare un percorso artistico che mette in evidenza, oltre ad un'attitudine just for fun, anche un thrash-core che, di sovente, si colora di ambinetazioni vicine ad un certo crossover, nel quale, l'utilizzo del doppio screamer, riesce a dare piu' profondita' ad un versante musicale di per se gia' deleterio.... Ciao Luca e benvenuto sulle nostre pagine, dunque, il nuovo ep della band “Acid Barf” arriva a pochi mesi dal precedente lavoro in studio, questo mi fa capire che il processo compositivo è stato più fluido che in passato, dico bene? Innanzitutto, ciao Beppe e grazie mille per averci concesso questo spazio per raccontare le nostre favolose avventure. Il nostro "Acid Barf" comincia a prendere forma solo dopo sei/sette mesi dalla pubblicazione della nostra prima demo, essenzialmente perchè scriviamo un sacco di pezzi e già a metà del 2013 avevamo tantissime canzoni nuove pronte da registrare. Si può dire che il nostro processo compositivo è fulminante! Scusami se rompo le palle sfacciatamente, ma il BARF del titolo lo dobbiamo intendere come “Bones and Raw Food”? Eh?... Ok, ho dovuto guardare su Wikipedia sa-
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pere di cosa parlassi! Ahahah, no, "to barf" sta per, dizionario alla mano, "to throw up, to vomit", quindi in italiano indica il raffinato termine tecnico "sbocco"! Con "Acid Barf" abbiamo voluto collegarci all'immaginario new wave thrash a là Municipal Waste, sguazzando letteralmente in immagini schifose, vomito, rifiuti tossici, mutazioni, centrali atomiche, Troma Films e orrori vari... Però, adesso che so cosa vuol dire "bones and raw food", penso proprio che la proporrò come dieta alternativa al vegetarianesimo al nostro chitarrista toRello! Anche il versante ludico della band si è maggiormente fomentato rispetto al passato, e la prova più lampante è il lavoro d'artwork che definire incasinato è poca cosa, ahhah!!! Si, ci piace essere goliardici e divertenti, anche per quanto riguarda grafiche e foto. Nello specifico, la copertina (e tutto l'aspetto estetico a dir la verità!) di "Acid Barf" l'ha fatta il nostro cantante Ale Freaks, che non è nè un disegnatore, nè un grafico, sa usare le penne bic a malapena, quindi il risultato è stato molto DIY, o detto in maniera più schietta, amatoriale. L'effetto finale non sarà un Van Gogh, ma almeno l'abbiamo fatto noi! Com’è stato ritrovarsi ancora una volta in studio di registrazione? Questa volta vi sentivate più sicuri delle vostre azioni?...e se non è troppo, ci sono degli episodi divertenti che ci puoi raccontare? Registrare è sempre un'esperienza fighissima... anche se nel nostro caso non c'è stato un vero e proprio momento di raccoglimento, visto che la produzione dell'EP si è protratta in spazi e tempi diversi, registrando un po' in studio, un po' nel soggiorno di Tom, il nostro batterista. Di episodi divertenti possiamo dire che, giusto per dare l'idea dell'entusiasmo generale, il giorno prima di registrare il grosso degli strumenti eravamo convinti di sbrigarcela in un paio d'ore, sicuri di noi stessi e che avremmo fatto tutto al primo colpo... inutile dire che ci abbiamo messo dieci
ore per cinque pezzi, dovendo rifare mille volte alcuni passaggi perchè non c'era verso di farli giusti... Siete favorevoli o contrari all’uso delle nuove tecnologie in sala di registrazione? Dipende da cosa intendi per "nuove tecnologie", in senso cosmico anche la chitarra elettrica è una "nuova tecnologia"! Non pensiamo sia un peccato, ad esempio, utilizzare programmi digitali o mixer all'avanguardia, così come non pensiamo si debbano per forza utilizzare apparecchiature lo-fi o vintage o risalenti al secolo scorso. Certo, non ci piacciono cose come batterie elettroniche o con suoni campionati, o collage digitali fatti in post-produzione. Insomma, l'importante è che si faccia il necessario baccano, e tra old school e new school noi scegliamo no school! …si, ma non pensi che tutto questo giochi a discapito dell’attitudine live delle band che, sullo stage, non riescono a ripetere i numeri che fanno in studio? Sono d'accordo che l'abuso di post-produzione snaturi l'essenza stessa della musica, che salvo rari casi, a nostra opinione, è fatta per essere ascoltata dal vivo. Nel nostro caso, abbiamo deciso di fare "Acid Barf" mixandolo noi, proprio perchè volevamo che suonasse esattamente (o quasi) come suoniamo dal vivo, ovvero con tanta energia, facendo un gran rumore e magari anche qualche errore. Classica domanda, come nasce di solito una potenziale composizione della band? C’è qualcuno di voi che fornisce lo start iniziale, oppure è più un lavoro di gruppo?....e sempre se non è troppo, quanta istintività e quanto raziocinio si celano in tutto quello che concerne l’apparato compositivo dei Wargame? Fiuu! Per un attimo ho temuto che la "classica domanda" fosse la tristissima "come nascono i Wargame?"! Beh, generalmente tra di noi chi dà l'imput iniziale è Rello, o il nostro cantante Defo: quanta razionalità e istinto ci sia nelle loro idee è
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difficile dirlo, visto che sono due matti fuori controllo! Quindi, si sottopongono le loro idee al resto della band e si lavora più o meno tutti assieme: Ale Freaks scrive la maggior parte dei testi, Tom la batteria, Max i suoi assoli... Ma non è af fatto una regola fissa! Ad esempio, il riff principale di una nostra canzone ancora inedita l'ho scritto io e poi ci abbiamo lavorato su tutti assieme! Essere giovani ed avere pochi soldi da spendere, ti mette di fronte alla difficile scelta di acquistare un cd che ti piace, per poi non dovertene pentire in seconda battuta, quindi è logico che ti chieda: puoi fornirci tre validi motivi per cui un semplice fruitore/acquirente debba scegliere il vostro nuovo ep, piuttosto che un altro? Tre motivi? Uno, perchè magari a qualcuno, là fuori, molto lontano, possiamo anche piacere. Due, per supportare una band underground e ottenere così preziosi punti scena. Tre, perchè siamo poveri in canna e dobbiamo recuperare i soldi che abbiamo speso per pimpare il nostro pickup giallo con scritto sopra "Wargame". Tre-bis, perchè siamo appetibili sessualmente. Ah, e trebis-bis, perchè Max deve fare un trapianto di cervello e gli serve la grana per comprare quello di Stephen Hawkins. Ho sempre reputato che, l'importante del suonare in una band sia l'amicizia che si viene a creare fra musicisti e lo stare insieme, tutto quello che arriva dopo è un surplus, perchè secondo il tuo parere ci sono musicisti underground ossessionati dal “successo”? Perchè soffrono di diarrea compulsiva e devono stare sul-cesso. Ahah. Come sono simpatico. Minchiate a parte, non lo sappiamo: siamo dell'idea che "essere underground" comporti necessariamente il non fare successo, in alcuni casi addirittura rifiutare il successo. Pensiamo a scene underground come quella punk-hc: un sacco di gruppi, per svariati motivi, scelgono di non emergere mai e dal nostro punto di vista si tratta di una scelta coerente a una certa ideologia. Non fare successo non significa essere peggiori di altri, anzi: restare indipendenti vuol dire poter fare quel che ci pare, avere il controllo sulle nostre vite e anche banalmente fare "prodotti" pure più belli di quelli commerciali. Guardate le autoproduzioni dei Kalashnikov Collective, gruppo punk di Milano, e poi ditemi se trovate dischi "mainstream" fatti meglio! I Wargame sono una delle poche band, se non l'unica, ad avere un doppio frontman, come nasce l'espediente dell'utilizzo dei due screamer? È stata più un'esigenza, una
cosa spontaneità o un modo per distinguervi dalle altre formazioni? La storia dei due cantati è tristissima: Defo voleva fare un gruppo per poter cantare, ma Ale Freaks non è capace di suonare nemmeno il clacson della sua macchina, quindi per non escludere nessuno, si è deciso di farli cantare tutti e due. Col senno di poi, non è stata una scelta sbagliata: due voci ci permettono di fare parti cantate complesse, alternando Ale e Defo, oppure parti urlate serratissime. E in effetti è una cosa desueta per un gruppo metal. Il vero problema è che siamo in sei e per spostarci dobbiamo usare sempre due macchine! Secondo te perché, soprattutto in Italia, l’ascoltatore medio è portato ad essere mentalmente “ghettizzato”, arrivando a fare differenze fra generi e sottogeneri? Non credi che molti si possano precludere sensazioni ed emozioni che, altrimenti, non proverebbero? Banalmente credo sia perchè è più semplice orientarsi nel caos della musica tramite etichette, ghetti, sotto-generi... certo, chiudersi a ascoltare solo un genere perchè te lo prescrive il dottore è limitante! Nel nostro caso, questa cosa la patiamo poco: ognuno di noi viene da esperienze musicali diversissime, ha competenze in generi lontani chilometri, e ci siamo contaminati a vicenda. Glam, heavy, grind, thrash, progressive rock, punk, hardcore, classic metal... se si vanno a vedere i gusti di ognuno di noi, non se ne esce vivi! Negli ultimi anni ho notato che molte giovani formazioni non solo conoscono poco o,
addirittura, per niente la scena musicale nostrana, ma nemmeno quella della loro zona, non arrivando a capire che, il primo supporto, lo si ha proprio dagli amici/colleghi che, come te, amano e vivono la musica a 360°, secondo te come mai? Non sarebbe ora di finirla con questo inutile campanilismo? Il campanilismo è un cancro... ma penso che nella musica il problema sia l'opposto, ovvero che la maggioranza delle persone ignori proprio ciò che di buono ha attorno. Il nostro caso è strano: abitiamo fuori da Milano ma non nel cuore della Brianza, quindi siamo a metà strada tra il deserto e una grande città. Le infrastrutture per entrare in contatto con altri musicisti locali ci sono, ma sono disperse, difficili da scovare o anche solo da raggiungere. Così, quella che potrebbe essere una scena musicale unita, è frammentata, disgregata e le informazioni non girano. Infatti ai nostri concerti, a parte qualche collega musicista e qualche amico, non viene mai un cane di nessuno! Voi come Wargame avete allacciato rapporti di stima reciproca e di collaborazione con qualche band in particolare? Grazie a Jah, si. I primi che mi vengono in mente sono i vimercatesi Nekropunta, che suonano un punk-hc ad alto grado alcolico e con cui siamo andati a suonare addirittura all'A-Bestial Festival a Roma. Ma anche i gruppi punk milanesi Fiele e Corpse. Nell'ambito metal, spiccano i Rawfoil, soprattutto Francesco che è un grande. Oppure i Blindeath, che sono venuti a vederci anche quando abbiamo suonato nei peggiori squat di Milano. Ma anche Power Mad, I.C.S., Agitator, Drunk Vader... Come ed in che modo state vivendo l’attuale crisi che da qualche anno attanaglia il mercato discografico? Tu personalmente acquisti ancora dischi e demo, o ti sei fatto condizionare dal download facile? So che Ale Freaks soffre di download compulsivo. Ma tanto scarica solo demo sconosciute di kangpunk svedese di metà anni '80. Io personalmente compro un sacco di dischi (nei limiti del mio scarno portafoglio), sia di gruppi famosi che underground. In generale, pensiamo che non sia un reato scaricare la musica di gruppi multimilionari: preferiamo spendere i nostri soldi per un EP autoprodotto di un gruppo che ci piace e che vogliamo aiutare! Comunque il balck metal acustico potrebbe diventare la nuova frontiera... Il black metal acustico è la nuova frontiera dell'entertainment! Ma solo fino a che non avrete sentito i nostri nuovi progetti jungle-grind e New York HC... Prima di concludere l'intervista, ma Max ha imparato ad andare in skate, oppure ci litiga ancora? Lui sostiene di stare migliorando. Noi tutto 'sto cambiamento non lo vediamo(ahahaha)! Anche io, Defo e Rello ci cimentiamo nell'antica pratica dello skateboarding ma purtroppo con scarsi risultati (mi sono pestato uno stinco e ancora zoppico!). Bella!Ok, siamo alla fine..... Vorremmo approfittarne per ringraziarti di nuovo, Beppe, per averci dato un po' del tuo spazio, e anche per salutare/ringraziare tutti i nostri amici, parenti e rari fan che vengono a vederci e che magari ci stanno leggendo! Un ringraziamento speciale va da parte di tutti i Wargame a Enrico Tonietti, senza il quale non avremmo pubblicato nemmeno la nostra prima demo, per tutti i favori disinteressati che ci ha fatto! Ehi, ciao mamma, sono sul giornale!
Recensioni Assaultery – Life Denied (Slipstick Records) Ed anche i thrashers svedesi Assaultery arrivano finalmente al disco di debutto, dopo aver trascorso gli ultimi cinque anni della loro esistenza artistica a cercare la formula più congeniale, nel tentativo, forse vano, di scalare la classifica di gradimento del popolo underground del vecchio continente. Vano perchè, nonostante i buoni propositi elargiti, la produzione scarna attorno al quale ruota “Life Denied”, riesce ad affossare quanto di buona la band ha da proporci, ovvero otto composizioni forgiate su sonorità non tanto distanti da un thrash metal molto convenzionale, corroborato da porzioni vicine ad un death metal di tipico stampo statunitense. Mezz'ora di musica spaccaossa fra richiami old school e parti più moderne, brani veloci, e mid tempo che mantengono comunque la giusta intensità, il tutto caratterizzato da chitarre chirurgiche ed affilate come lame di rasoio, qualità queste che, naturalmente avrebbero meritato di essere evidenziate con maggior cura. Le qualità intrinseche ci sono, speriamo che il per il come back, la band abbia seriamente intenzione di migliorare anche il resto. Da rivedere in prospettiva futura... (Beppe Diana)
Beast of Torah - Necro Nihilst Inferno (Eternal Tomb records) Un titolo che sembra più che altro un manifesto attitudinale che mette subito in chiaro quelle che sono le intenzioni dei palermitani Beasto of Toriah, i quali, all'interno di “Necro Nihilist Inferno”, riescono ad annientare le barriere spazio/temporali, riportando in auge sonorità, ed ambientazioni, tanto care ad alcune formazioni nordeuropee dei primi anni novanta. Non una semplice rilettura pedissequa, sarebbe riduttivo, ma piuttosto il portare a compimento i dettami che formazioni come Immortal e Marduk, sono riuscite a tramandare, e che rappresentano per i nostri dei veri e propri numi tutelari. Si, i Beast of Torah di oggi sembrano molto più sicuri delle proprie qualità tecnico/compositive, e ci vomitano addosso tutta la loro collera, grazie a sette tracce, per una ventina di minuti totali di durata, che mettono in evidenza la determinazione di un formazione che vuole andare subito al punto, senza il timore referenziale di perdersi in inutili giri di parole. Black metal, thrash, qualche richiamo classico, produzione oculata, e un versante compositivo tutt'altro che di secondo piano, insomma un album intelligente e ben bilanciato, destinato a mietere un numero impressionante di vittime, scommettiamo? fb.com/Beasts.of.Torah?fref=ts (Beppe Diana)
Exocosm – Spiral of Deacay (HTH records) Passaporto finlandese, qui al debutto sotto HTH records, gli Exocosm decidono di percorrere il sentiero più arduo, facendosi portavoce di un intricato progressive/thrash metal che, oltre ad evidenziare ottime qualità attitudinali, e di scrittura, arrivando a mettere in mostra alcuni elementi riconducibili per certi versi, a quanto proposto in passato da mostri sacri del calibro di Voivod, Cinic ed Atheist. Naturalmente, i quattro,
pag.29 hanno ancora parecchia strada da fare prima di riuscire ad intravvedere, anche solamente da lontano, la scia dalle loro muse ispiratrici che, comunque, rimangono pur sempre alla loro portata. C'è da smussare le imperfezioni presenti fra i solchi del disco, alcune partiture risultano essere ancora troppo prolisse, e la fruibilità dei brani ne risente parecchio parecchio, anche se, la giovane età dei musicisti, e la propensione artistica messa in mostra su “Spiral of decay”, lasciano presupporre solo ottime cose. exocosm.bandcamp.com/ (Beppe Diana)
Arsenite - Ashes of the Declined High Speed Thrashing Maniacs!! Si erano presentati al popolo underground con una demo dal titolo inequivocabile, che lasciava intravvedere delle buone potenzialità espressive, ancora da affinare con dovizia, anche perchè, nei due anni che ci hanno separato dall'uscita di quel parto primigenio, gli svedesi Arsenite, di passi verso quella definitiva maturazione, ne hanno compiuti veramente pochi, preferendo rimanere saldamente ancorati alle proprie idee, ramificate all'interno di un sentiero artistico di tipica concezione old style. Radici formative a parte, quello che i nostri ci propinano con “Ashes of the ceclined”, non è altro che una sorta di revival sonoro che però, pur non conducendoli da nessuna parte, piace, e pure molto, anche perchè le intenzioni sono più che nobili, ed il risultato finale li premia in toto. Nove composizioni che si lasciano apprezzare per la spontaneità con le quali vengono sviscerate, all'interno di un disco semplice e schietto, proprio come la band che lo ha registrato, arroccato com'è fra strutture compositive che badano soprattutto all'essenziale, e guitar riffing ortodossi, e di tipca concezione bay area. Onesto, ma nulla più.. (Beppe Diana)
Kinetik – Greed (Self Produced) Ruvido e penetrante, il suono portato alla ribalta dai fiorentini Kinetic, è una vera e propria colata di metallo fuso, che si lascia apprezzare per la voluttuosità dei suoni, e la dinamicità delle ritmiche che sostengono le architetture sonore erette dalle due asce della band, tecnicamente ineccepibili nel loro rincorsi in effusioni heavy and loud. Thrash metal si, ma di una forma arcaica, volutamente '80ies style, fatta di suoni “in your face”, registrazione e produzione molto raw and wild, espediente questo che, naturalmente, aiuta a fomentare l’attitudine live della formazione in questione, intenta a radere al suolo ogni cosa sotto i colpi incessanti di vere e proprie bordate metalliche, che trovano campo fertile all’interno di “Greed”. Una band che punta molto del suo gioco forza proprio sull'impatto che riesce a creare, riuscendo alla perfezione ad alternare partiture classiche ed atmosfere molto più sincopate e claustrofobiche, in una perfetta antitesi, che colpiscono l'ascoltatore, proprio come succede ascoltando brani intricati come nel caso della title track, che in alcuni frangenti richiama addirittura la scena teutonica di band come Kreator e Destruction, la marziale “Warped”, o la stessa “Revenge”, nella quale l’anima più prettamente speed/thrash metal riesce a prendere il sopravvento, e partorisce visioni apocalittiche. Consapevoli delle proprie qualità, ma anche dei loro limiti, i Kinetik sono proiettati verso un futu-
ro, si auspica pieno di soddisfazioni personali, anche perchè, continuando su questa strada, ogni obbiettivo sembra alla loro portata.. fb.com/kinetik.thrash?fref=ts (Beppe Diana) Carboncoke - Haunted Rebels (Self Produced/Warhell Records) Ancora la provincia di Messina sugli scudi con i Carboncoke, che ci tramortiscono con il loro ep “Haunted Rebels”, premessa di un futuro album ancora in fase embrionale. Cinque pezzi che mostrano quanto la voglia di thrash metal sia ben presente fra le sponde della città dello stretto, e non solo degli stati uniti, come se nutrirsi di pane e rancore nell'hinterland peloritano, corrispondesse a trascorrere l'esistenza nei bassifondi della città degli angeli.....Un debutto questo, che mette in vetrina le potenzialità di un manipolo di musicisti, al quale non piace perdersi nell'inezia, preferendo bastonare l'ascoltatore dalla prima all'ultima nota, grazie alle qualità intrinseche di una manciata di brani, ben cinque, che richiamano sia la classica bay area, ma anche la scena teutonica, in un melting pot di umori e sensazioni che affiorano ascolto dopo ascolto. Il loro potrebbe essere il lato violento del thrash metal nostrano, e questo grazie anche ad una componente musicale grezza e potente, che non disdegna influenze death e black, sempre alla ricerca dell'impatto puro e semplice. Pezzi molto diretti, compatti e veloci, come ad esempio la title track o “Dreams of glory”, si alternano ad aperture atmosferiche, vedi l'intro di “Misantrophy”, che danno l'idea di una band che punta molto su una grinta davvero esplosiva e su una tecnica niente male. Tutto sta nell'incanalarle nella maniera giusta, e anche se qui e la, qualche ingenuità affiora, possiamo asserire che, per essere un debutto sulla lunga distanza, questo ep rappresenta il degno biglietto da visita di una band d'assoluto valore. Il tempo e la continuità saranno i giudici supremi. carboncokeofficial.bandcamp.com/ (Beppe Diana)
Torture Garden – A New Religion (Night of the vynil dead) Passione, passione ed ancora passione, ecco l’elemento primario che scaturisce ascoltando il come back sulle scene dei piacentini Torture Garden, formazione che torna a farsi sentire dopo una pausa di riflessione durata tanto, troppo tempo, durante la quale, oltre ad affinare il proprio bagaglio tecnico, la band ha avuto modo di completare al meglio la propria line up ufficiale. E “A New Religion”, questo il titolo scelto dai nostri per il ritorno, è un lavoro che riprendete in toto gli stilemi compositivi tipici del crossover, e li condensa all’interno di tre composizioni, in poco più di quindici minuti scarsi di durata, per un risultato finale che riporta in alto le quotazioni del combo in questione. Ok, sicuramente c'è ancora da lavorare, soprattutto a livello di amalgama, ma nonostante tutto, l'ep si lascia ascoltare con piacere, e questo grazie soprattutto alla tenacia e al lavoro incessante di una formazione che riesce ad imbastire con dovizia ottime strutture armoniche da una parte, e ritmi serrati dall'altra, elementi questi che portano alla luce episodi dotati di una verve artistica più che soddisfacente, che abbina una certa spigliatezza, una buona padronanza strumentale, ed un innato senso melodico. Che sia il preludio per un ritorno in grande stile? Chi vivrà, vedrà... (Beppe Diana)
Recensioni Cancrena - “Hidden Depravity” (Logic(il)logic/Atomic Stuff) La forza della perseveranza. Sono stati più volte sul punto di spiccare il grande passo per il definitivo salto di qualità, il precedente “Underneath” era stato addirittura ristampato dalla piccola label americana Vision Metal Records, ma nonostante i buoni auspici, ed una lunga estenuante gavetta underground, i Cancrena sono ancora qui a mangiare la polvere e a chiedersi se questa sia finalmente la volta buona. Ma invece di piangersi addosso e rimanere inermi a leccarsi le ferite, i nostri, si sono nuovamente rimboccati le maniche e, forti di un amalgama interna che si è cementata nel tempo, sono riusciti a portare alla luce un ennesimo editto di dieci tracce, che sottolinea ancora una volta, la determinazione e la sagacia di una formazione che non finisce veramente mai di stupire. Un sound personale, aggressivo e complesso, ecco cosa si cela dietro le trame di “Hidden Depravity” che, complice una produzione speculare e una vigorosità perfetta dei brani, sottolinea la concezione “allargata” di thrash metal che la band ha da sempre, passando senza problemi dal classico assalto frontale in pieno stile bay area, il caso dell'opener “Serpent Skin”, a sonorità più levigate e moderne, la belligerante “Ancient Strenght”, ad episodi più atmosferici, lo splendido strumentale “To nerve oneself”, episodi che scomodano qualche paragone illustre, mescolando con intelligenza potenza e melodia su brani articolati, ma mai troppo complessi. Tutto suona perfettamente, non una nota fuori posto od un passaggio a vuoto, i Cancrena sono diventati una perfetta macchina da guerra con i meccanismi ben oliati, pronti a fare strage di consensi, lo vogliate o no, per cui, mai come in questo caso, BUY or DIE.... Che sia veramente questa la volta buona? Ce lo auguriamo..... (Beppe Diana) Thrash Bombz – Mission of Blood (Iron Shield) Weapons of mass destruction!!! Una vera e propria macchina da guerra, un assalto sonoro perpetrato con cinica violenza, sta ancora una volta alla base del manifesto musicale degli agrigentini Thrash Bomz, qui al come back ufficiale dopo due ottime demo che erano servito più che altro a tastare il terreno in vista del debutto sulla lunga distanza. Cambia il formato del supporto, ma non di certo lo scopo finale della band, che è sempre e comunque quello di rinverdire la passione per certe sonorità spigolose che stanno a metà strada fra uno stagionato thrash metal d’annata, sorretto da una certa propensione tipicamente hardcore, che sa tanto di bay area ma anche, e soprattutto, si stile mittle europeo. Tecnica strumentale, velocità d’esecuzione, zero inventiva, tutta sostanza, sta nascosta dietro a questi elementi distintivi la riuscita del nuovo parto discografico di casa Thrash Bombz, e se come detto, la band preferisce muoversi su sentieri sicuri, riesce pur sempre a mettere in evidenza una fluidità compositiva, figlia putativa di quella presa di coscienza, che li ha portati ancora una volta ad imbarcarsi in un estenuante trip sonoro di dodici tappe, e se a tutto questo si aggiunge una produzione finalmente degna delle aspettative, si ha il quadro definitivo di un come back perfetto sotto ogni punto di vista. Le dissonanze claustrofobiche di “Fear of the night” da una parte, e quelle più classiche e deleterie di “City Grave” dall’altra, potrebbero valere da sole il prezzo del biglietto legato a “Mission of Blood”. Il Sgt. Mosh potrebbe reclutarvi per l'ultima missione di sangue, voi, fatevi trovare pronti.... (Beppe Diana)
pag.30 Malauriu – Presagi di Morte (Melquart Productions) Decadente, pragmatico, criptico, l'opera prima dei Malauriu, è il tipico debutto sulla lunga distanza che, oltre a porre l'accento su di un carattere vettoriale tutt'altro che di secondo piano, mette a fuoco le velleità di una formazione che ha tracciato un percorso creativo valido, ed al contempo stesso originale. Attivi sulla scena solo da pochi mesi, la formazione dell'hinterland agrigentino, da Sciacca per la precisione, è riuscita, nel giro di pochi mesi, a cucirsi addosso un sound perfetto, una sorta di trade mark distinguibile, che si colloca al bivio fra aperture che sanno di black metal nordico, diramazioni gotiche, ed accenti che arrivano addirittura da una componente classica di fondo, il tutto caratterizzato da un versante lirico che abbina teatralità, ed una propensione melodrammatica dal retrogusto macabro/oscuro. Gran parte della riuscita di questo debut ep, è comunque da ascrivere a musicisti dotati d'estro ed inventiva, come il polistrumentista Asmodeus, già attivo nella one man band Urlo Nero che, in questa nuova reincarnazione, cerca di ampliare maggiormente lo spettro sonoro della band madre, e questo grazie ad un versante compositivo che brilla in termini di intensità, e profondità, affrescando al contempo uno spaccato realistico brulicante di una disperata umanità, che si trascina nell'oblio della vita quotidiana. Sette brani attorno ai quali aleggiano echi estremi, una miscela devastante tra parossismo infernale, dissociazione psichica inquietante, ed atmosfere oscure intrise di un'insana malvagità, il tutto caratterizzato da riff gelidi e dissonanti, ed una sezione ritmica scheletrica. Un'ottima produzione, ed un packing in linea con il contenuto musicale, completano il quadro di uno di quei debutto che lasciano il segno. fb.com/malauriuofficial?fref=ts (Beppe Diana)
Glacial Fear – Equilibrium Pt.2 (Self Production) Silenzio, qui parla la storia!!! Indistruttibili Galcial Fear, on the road da una vita, la formazione calabrese in questione, continua imperterrita a macinare uscite discografiche con una scadenza da veri e propri stacanovisti delle sette note, dimostrando ancora una volta, più con i fatti, che con le parole, di essere uno dei pochi esempi, almeno sul suolo italiano, di dedizione ed amore viscerale per la musica suonata e concepita, di chi non si vuole arrendere mai, nemmeno difronte alle facili evidenze. E nonostante abbiano raccolto meno di quanto seminato lungo una carriera, che oramai si protrae dai primi anni novanta, i quattro tornano ad incrociare i propri strumenti, in una sorta di comunione d'intendi che, per fortuna, ha dato luogo ad un nuovo step ufficiale, che possiede tutte le potenzialità, per poter fare bene sulla lunga distanza. Ancora in bilico fra reminiscenze che sanno di locuzioni thechno-thrash, modulazioni death, ed aperture moderne, il suono creato dai nostri in occasione del secondo capitolo di “Equilibrium”, è ancora una volta incandescente colata lavica, magma puro, oscuro e cadenzato, e trova le proprie radici formative attorno ad un corposo groove nel quale, le influenze old school, sono comunque ben evidenti. Cinque mini sinfonie edificate attorno ad inquietanti stacchi e dissonanze impenetrabili, caratterizzati da oniriche esplosioni elettriche che si contraddistinguono per il perfetto controllo delle ritmiche, fra dinamiche, arpeggi inquietanti, ed alcune aperture moderne che caratterizzano episodi
come l'oscura “Ghost City”, sei minuti di pura estasi in musica, o il crescendo inarrestabile di “Adrenaline of the night”, vera e propria mazzata fra capo e collo, ricca di trame intricate, imperniata attorno a linee vocali assassine, assoli vorticosi e parti di batteria in continua evoluzione. Band assolutamente da adorare!!! fb.com/GlacialFear?fref=ts (Beppe Diana)
Warhawk – Down in hell (Self Produced) Emana piacevoli sensazioni di dejà vù il demo dei veneziani Warhawk, formazione dietro la quale si celano musicisti con un certo trascorso artistico, qui al debutto assoluto con “Down in hell”, mai titolo è stato più profetico, ep con il quale i nostri riescono nel non facile compito di riuscire a catturare l'essenza tipica del suono ‘80ies style, e gli restituiscono nuova linfa vitale, grazie ad un assetto compositivo che, quantunque non apporti niente di innovativo, riesce comunque a risultare avvincente e convincente!! Escursioni sonore giocate attorno ad atmosfere old fashioned, chitarre affilate come lame di rasoio, e una sezione ritmica solida e compatta, il tutto sormontato da armonizzazioni veramente degne di nota, che piacciono proprio per la loro semplice ingenuità di fondo, ecco cosa si cela dietro ai sette brani. Trenta minuti di metallo rovente, che abbiano alcune propensioni di tipico retaggio heavy/classic metal, con le inclinazioni speed metal di tipico stampo americano, il tutto irrobustito da velate propulsioni in campo NWOBHM, per un risultato finale sempre e comunque ad alta gradazione voltaica. Brani come ad esempio l’incalzante “Running for vengeance”, l'up tempo sanguinolento di “Bloody brawl”, che abbina velocità d’esecuzione, ed un epos davvero preponderante, o la più cadenzata “Rising from the dump”, sembrano costruite attorno a variazioni melodiche, e a partiture che riescono a farsi apprezzare coinvolgendo l'ascoltatore in un turbinio di infinite sensazioni. Un lavoro intenso e vibrante che ha se non altro l’ardire di riesumare uno spettro sonoro ed uno stile compositivo, così datato ed obsoleto, che neanche i prime movers sarebbero stati in grado di riportare a nuova vita, e questo non è poco….a noi comunque piace assaje!!! fb.com/WarhawkMetalBand (Beppe Diana) A Thousand Reason – Strenght and Fight (Self Produced) E' uscito già da qualche mese, ma sarebbe un peccato non doverne parlare, anche perchè il demo di debutto degli A Thousand Reason non è solo interessante, ma mette in mostra le qualità attitudinali di una band che cerca d'andare oltre le barriere concettuali imposte dai generi musicali. Formazione questa, nata da una costola transfuga degli Scarecrown, dai quali arrivano sia il bassista/compositore Zimon, che il chitarrista/produttore Blackie, una comunione d'intenti la loro, che li ha condotti ad adottare una posizione equidistante dalle loro passate esperienze musicali, e questo grazie anche ad una componente musicale, incentrata attorno ad un versante musicale che si colora di ambientazioni cyberdark, ed ingloba schegge impazzite che arrivano in egual misura sia dall'industrial, che dal modern thrash, fino a toccare lidi vicini ad una concezione gotica di fondo. Un suono meccanico, freddo, completamente deumanizzato, che avanza compatto ed ossessivo, apatico ed al contempo sfibrante, ritmi lentissimi e mo-
Recensioni nocromatici, che caratterizzano quattro composizioni incentrate su tessiture fatte tanto di loop elettronici, quanto di giri di chitarra plumbei ma evocativi, grazie alle quali i nostri riescono a vomitarci addosso tutte le loro paranoie e paure personali. Fossi in voi, li terrei d'occhio!!! fb.com/AThousandReasons?fref=ts (Beppe Diana)
Holdkrust – A New Aeon Of Eternal Darkness (Eternal Toms Records) Nessuna speranza, solo sofferenza. Recita così il sottotitolo del debutto degli Holdkrust, new comer band che fugge da ogni schema prestabilito, per nutrirsi di frammenti di realtà e schegge di insana follia, in un lavoro senza compromessi, giocato su velocità folli, che potrebbe benissimo rappresentare l'ipotetica colonna sonora per uno scannatoio. Un lavoro nel quale, l'ossessione per la violenza non è mai fine a se stessa, così come non lo è la loro musica, ed i testi sui quali si incentra “A new aeon of eternal darkness”, che nascono da un sincero senso di disgusto per l'umanità in generale. Il tutto ovviamente condito da uno humor macabro che, forse, potrebbe passare anche in secondo piano, e non essere letto nella giusta dimensione, anche perchè ,quello che colpisce in questo debutto, è il cinismo annichilente insito fra le sue trame, con una band che miscela sapientemente furia cieca, sprazzi più ragionati, e ritmi complessi e ricercati, incentrati su incroci di chitarra vorticosi, e voce abrasiva come non mai. Death/black metal all'ennesima potenza, cinque calci assestati nelle zone del bassoventre, nessuno spiraglio di luce, solo sofferenza, in fondo, non ve lo aspettavate? fb/Holdkrast/140201896152438?fref=ts (Beppe Diana)
Stige – Skarn(i)fication (Self production) Si viaggia su sonorità estreme anche con il cd dei pugliesi Stige i quali, nonostante una prolungata gavetta underground, condita dalla pubblicazione di due ottime release ufficiali, devono far leva ancora una volta sui propri sforzi, e non solo compositivi, per portare alla luce la loro ultima fatica discografica “Skar(n)ification”. Una formazione questa, che riesce nell'impresa di rievocare il chaos primordiale, tra i solchi di un disco ferocissimo, ma realmente stimolante, nel mezzo di un marasma luciferino, nel quale si alternano brani dalle cadenze più ragionate, e vere e proprie detonazioni apocalittiche. Rispetto a molti loro colleghi recensiti su queste pagine, i cinque preferiscono adagiare le proprie composizioni su tempi si fulminei, ma pur sempre ossessivi, e questo grazie ad una potenza dinamica che sembra ottimamente distribuita, con una sezione ritmica ispirata e, perchè no, più precisa rispetto ad un passato poi non tanto recente, mentre il rifforama attorno al quale si sviluppano le escursioni metalliche delle due asce, tende ad essere si morboso, ma sempre ragionato, invischiate come sono, all'interno di un bieco e truculento pantano. Sette composizioni ossianiche che alternano sequenze mortifere, ed accelerazioni squartanti come da manuale, niente di più, niente di meno. Questi sono gli Stige, band che, non si ferma alle semplici apparenze, prendere o lasciare.. fb.com/stigemetal?fref=ts (Beppe Diana)
pag.31 Hanged - Chainsaw Carnage (Self Production) Ennesima giovane ed interessante realtà musicale cresciuta a pane e metallo tuonante, gli Hanged di Ancona, nel loro secondo step discografico “Chainsaw Carnage”, ci danno ampiamente dimostrazione di possedere tutti i requisiti giusti per poter fare bene in prospettiva futura, ma non solo. Non a caso, la formazione marchigiana in questione, è riuscita, in questo nuovo frangente, a sviluppare un approccio compositivo sicuramente più duttile e definito che in passato, in una sorta di ritrovato equilibrio fra potenza e ricercatezza, che si asseconda ben volentieri ad un versante musicale più lineare, ma non per questo meno pesante, fra dissonanze magmatiche che sanno di putrido death/thrash primordiale, ed aperture più classiche, fra repentini e significativi giochi di chiaroscuri. Suggestivo ed efficace, proposto con la convinzione e la veemenza che da sempre li caratterizza, il versante compositivo degli Hanged, è pronto a fare breccia nei cuori degli appassionati di uno dei generi più oltranzisti ed anticonformisti per antonomasia, vuoi per quelle tipiche accelerazioni fast and furious che, sempre più di sovente, fanno capolino all’interno di composizioni deleterie ed infuocate, vuoi per la capacità sintetica che la formazione possiede, e con la quale riesce a condensare, in poco più di due minuti scarsi per brano, attitudine, goliardia e spregiudicatezza. Da migliorare ancora la resa sonora, per il resto ci siamo quasi, continuate così!!! hanged666.bandcamp.com/ (Beppe Diana)
KLL – Supernova (Lost Sound Records) Intensità, forza di volontà e una buona padronanza tecnica, sono questi i vertici attorno ai quali ruotano le aspettative di “Supernova”, come back discografico dei KLL, formazione che ritorna a farsi sentire a ben tre anni di distanza dal precedente “Black Covers White”, con un ep che, ne siamo sicuri, potrebbe rilanciare le quotazioni della compagine triestina in questione, e non solo a livello nazionale. Sempre protesi fra diramazioni che sanno di locuzioni old style, ed arrangiamenti imperniati attorno a reminiscenze moderne, le cinque composizioni che trovano spazio in quest'ennesima pubblicazione discografica, oltre ad evidenziare il buono stato attraversato dai nostri nell'ultimo periodo, riesce ad esaltare un versante compositivo imperniato attorno ad un groove magnetico che avvolge melodia ed autorevolezza in un'unica spirale emotiva. Una formazione questa, che gioca a carte scoperte, nel tentativo, speriamo non vano, di risultare credibile, e questo grazie ad una capacità camaleontica e di adattamento, grazie ad un crossover, inteso proprio come incrocio di più stili, che riesce ad amalgamare schegge che arrivano da partiture modern thrash, locuzioni gotiche, e contrappunti hardcore, il tutto senza perdere il ben che minimo senso di credibilità. La potenza dei brani è torrenziale, ma anche quando i toni sembrano farsi meno accesi, il caso di “Selfish”, la band non manca di irruvidire la tessitura sonora. “Supernova” potrebbe rappresentare l'heavy metal di casa nostra, all'indomani di un ipotetica crisi del thrash metal più canonico... fb.comKLLbandPage?fref=ts (Beppe Diana)
The Ancient War – Riding the hills of death (Armed God Records) Un artista con alle spalle una carriera longeva costellata con la militanza in formazioni minori della scena metal siciliana come i prime movers Sinoath, o i più conosciuti Winged, Fabio “War” Lipera dicevamo, è il classico fenotipo del musicista che ha raccolto ancor meno di quanto ha seminato, nonostante gli attestati di stima e gli apprezzamenti gli giungano un po da tutte le parti, e da colleghi molto più affermati. Il qui recensito “Riding on the Hills of Death” invece, è il primo step ufficiale della sua nuova creatura i The Ancient War, band che rappresenta, senz'ombra di dubbio, uno step importante nella carriera ultra ventennale del chitarrista/compositore nostrano che, grazie soprattutto all'operato di musicisti di tutto rispetto, fra i quali mi preme ricordare il bassista/cantante Rick Cosentino dei Krigere Wolf, riesce ad amalgamare un suono potente imperniato attorno a richiami che sanno sia di cadenze epico sontuose da una parte, che di ripartenze al limite del death metal primordiale dall'altra. Ed in un mosaico sonoro dai colori ossianici, la parte da leone naturalmente se la ritaglia proprio l'istrionismo compositivo di un artista di razza, che riesce a cucire alla perfezione atmosfere tanto decadenti quanto marziali, arrivando ad infondere incisività ad un versante compositivo già di per se abbastanza stentoreo, grazie ad episodi carichi di pathos ed adrenalina come l'incalzante “Reborn from Eternal Ashes” dai rimandi evocativi, la bellicosa “Seven Globets of Fur”, giocata su ritmiche serrate e screming vocals, o la più belligerante title track, che sono anche gli episodi più deleteri, che mettono in mostra una propensione estrema veramente degna di nota. Detto che la band è in procinto di registrare il secondo disco, non mi rimane che rimandarvi al loro sito ufficiale. Disco spettacolare!!! fb/pages/The-Ancient-WAR/133452550037767