Fanzine 4

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Editoriale Ed eccomi qui nuovamente alle prese con un editoriale di chiusura per il quarto numero della fanzine. Tante, troppe cose sono successe negli ultimi due mesi fra un numero e l'altro, prima fra tutte l'ottima recensione dell'amico Sandro Buti su MetalManiac che ci ha permesso di raggiungere altri nuovi estimatori, e poi il continuo affetto dello zoccolo duro che, da mesi oramai, continua a supportare questa piccola uscita amatoriale. Si, anche perchè portare avanti una pubblicazione cartacea come Graveyard Symphony non è facile, anche se per molti di quelli che si accingono a leggere queste parole, può sembrare il contrario. Contattare le band per le interviste, preparare le domande cercando di non essere ovvio e scontato, preparare le recensioni, rompere le palle per far si che le risposte tornino al mittente, supplicare alcuni dei personaggi intervistati di essere almeno esaustivi nelle proprie risposte, incazzarsi per impaginare....impegnativo, molto impegnativo, credetemi....Molte volte mi sono ritrovato a pensare “ma chi me lo fa fare”? Chi me lo fa fare ad andare avanti cercando di abbattere pregiudizi, indifferenza, denigrazione, l'ilarità di qualcuno, si, purtroppo la madre degli stronzi è sempre incinta, nello scopo finale di cercare di comunicare o, forse, regalare qualche piccola emozione....la risposta a tutti questi quesiti è sempre una sola: “lo faccio per me e per chi apprezza quello che ho da offrire, tutti li altri......amen”!!! E dire che basterebbe poco, ed invece....beh, invece ogni numero mi ritrovo a leccarmi le ferite nella speranza che il prossimo numero possa essere migliore, anche perchè il prossimo numero sarà il migliore, almeno questo sulla carta, anche perchè si sta cercando di organizzare uno special sulla scena US Metal con interviste a band come Taist of Iron, Dammaj, Cold Steel, Damien ed altre chicche, mentre sul versante italiano, il nostro interesse sarà rivolto alla scena musicale romana degli '80ies con interviste a The Raff, Way Out e ai cult heroes Machine Head, insomma roba da leccarsi i baffi!!! Nella speranza che questo numero possa essere di vostro gradimento, volevo ringraziare: Sandro Buti per essere un faro nella nebbia e perchè è ancora uno che ci crede, gli amici Silvia e Luca che mi hanno fornito un valido apporto, Victor e Susy per il supporto incondizionato, l'amica Miriam Maiorano che mia ha aiutato nella traduzione di alcune interviste, il grande Enrico Pulze che ha messo a disposizione la sua creatività e parte del suo tempo prezioso e del suo denaro, l'appoggio incondizionato di Lorenzo “Caotico” Castiglioni e di OK Metal, e l'incessante “lavoro” dell'amico Niccolò Clemente che si è veramente interessato alle sorti della fanzine con un'ottima iniziativa, senza la quale, forse, non sarei qui a scrivere. Marco Matis per i consigli, Frank Kalabro, Stefano Pisani, Deryl Ingrosso, Stefano Quaranta, Maurizio Chiarello ed Underground Symphony, Giuliano Mazzardi e My Graveyard Production, Enrico Leccese e Cruz del Sur, Jowita e Simone Peruzzi e Metal on Metal, Stefano Giusti, il grandissimo Andrea Bicego l'unico musicista apparso nei vecchi numeri che ha acquistato anche gli altri.. Gianluca Carlini per la pazienza infinita e per il sogno Defenders of Steel, Federico Di Crescenzo (aspetto le birre) ed un grazie particolare per Antonio Arcidiacono per aver reso possibile l'intervista sugli Alzeimer, Agostino Carpo per la simpatia....

Interviste a: Touch of Devil pag.3 Spitfire pag. 6 Hurtful Wich pag.10 Strike pag.12 Purple Angels pag.14 Marshall pag.16 Jameson Raid pag.18 Spartan Warrior pag.20 Blackwych pag.22 Mortalicum pag.24 Blindrage pag.26 Glory Hunter pag.28 Impulse pag.30 Dealer pag.32 Lacrimae Charonties pag.33 Alzeimer pag.34 Morpheus Rising pag.37 Soulforge pag. 42 Contatti: Beppe Diana hardnheavy@email.it se proprio non ne potete fare a meno


Cult metal band!!! Un aggettivo appropriato per descrivere l'importanza storica dei bergamaschi Touch Of Devil, formazione che, più di altre, riuscì a sfiorare il fatidico salto di qualità, arrivando addirittura ad esibirsi nel tempio dell'heavy rock, l'allora Mecca dell'Hammersmith Odeon, per poi essere inghiottita nella nebbia brumosa, per rimanere legata ai ricordi ed alle emozioni di chi visse ed ha vissuto intensamente gli anni ottanta. Con una sola demo alle spalle, lo stratosferico “Demon Steel”, e la partecipazione alla compilation “Italian Invasion” patrocinata dall'allora attiva Dischi Noi, la compagine del chitarrista Frank Calabro, oggi ancora attivo sulle scene con un tributo al maestro Gary Moore, dicevamo, seppe farsi valere ed apprezzare, grazie alle qualità intrinseche del loro heavy metal tout court giocato su tipiche ambientazioni classiche, attorno alle quali, i nostri, sapevano ricreare un muro di suoni potentissimo, che richiamava alla memoria le lezioni impartite dai maestri teutonici Accept e Grave Digger... Ciao Frank e grazie per il tempo che ci stai volendo dedicare, partiamo dalla prima domanda, ti chiederei di fare un passo indietro di circa trent’anni, come ed in che occasione conoscesti gli altri ragazzi della band? È vero che il primo nucleo della band si era già formato nei primissimi anni ottanta? Ciao Beppe e grazie a te. Si, non so come, degli amici conoscevano tre ragazzi che in un capannone industriale, stavano facendo delle prove e cercavano un altro chitarrista, era il 1981. Sono andato e abbiamo provato qualche brano, mi ricordo “Paranoid” e “War pigs” dei Sabbath, eh eh c’è stato subito feeling.. Cosi, pian piano, abbiamo iniziato l’avventura!! Come mai decideste di chiamarvi proprio Touch Of Devil? C’era qualcuno di voi che era interessato a studi di pratiche esoteriche? E se non è troppo, prima di formare questa band, qualcuno di voi aveva in precedenza militato in altre formazioni? No, nonostante il nome cattivello, nessuno di noi si è mai interessato alle pratiche esoteriche e tanto meno al satanismo!! Eravamo dei ragazzi

sempliciotti in questo. Sai, gente di paesi di periferia. L’idea per il nome mi sembra sia nata da " Rex " il chitarrista solista e co-fondatore della band con il batterista Beppe Abati, traendo spunto dal titolo di un serial televisivo anglosassone in voga in quel periodo. Prima di quell’esperienza nessuno di noi suonava, eravamo tutti autodidatti, e nessuno sapeva leggere o scrivere musica, diciamo che avevamo orecchio

Si, non a caso, i suoi testi, amalgamati alla spigolosità della vostra proposta musicale, dava luogo ad un heavy metal potente e quadrato in pieno stile teutonico, soprattutto per l’istrionismo vocale di Alberto che si avvicinava spesso alla magia del primo Udo, cosa ne pensi? Si lo credo anch'io. Diciamo che abbiamo anticipato un poco i tempi. Prova a pensare, nella tranquilla e bigotta periferia bergamasca ‘sti 5 disperati che praticamente hanno sconvolto la Una particolarità della band, almeno per quiete. Dopo i primi live con i watt a mille, la l’epoca, era la presenza di un vero e proprio gente ci additava come dei marziani, o come paroliere nella persona di Bruno Ferri che drogati ah ah ah .. poteva considerarsi il sesto membro Pensa che, visto il periodo, noi vent’enni eravamo effettivo, com’era nata la vostra sempre in giro vestiti cosi come ci vedi nelle collaborazione? foto... immagina le signore che uscivano da Bruno innanzitutto era un amico che seguiva messa, e noi 5 che facevamo boccacce ahah.. come altri le prove della band.. Sai, all’epoca C’era un particolare che nn ho piu visto nei c’era una grande collaborazione, tanto e vero che ragazzi di oggi che fan musica...importante, noi già dai primi live dell’83, avevamo il fonico. eravamo AMICI!! L’attrezzatura live mi ricordo un ingombrante E passavamo pomeriggi e domeniche tutti cabotron da 2000 watt, eh eh.. Avevamo chi ci insieme a suonare e parlare di musica, si girava aiutava a montare e smontare, caricare etc... e per i paesi o per Milano!!! Questo vuol dire essere Bruno, essendo quello che più di altri studiava e un gruppo, l’unione, LA BAND!!! sapeva bene l’inglese, si era proposto per scrivere Poteva venire un terremoto o succedere di tutto testi e insieme li mettevamo in musica. ma prima c’era LA BAND, cazzo.. Calcola che forse nn tutti sanno che Albero Lorenzi, il cantante, è entrato nel gruppo in un secondo tempo, mi sembra nel 85/86, e che la sua voce al vetriolo c’è l’aveva a 15 anni... Se calcoli che a 17 anni ha cantato all’Hammersmith Odeon. Della formazione primaria, siamo sempre rimasti in tre, il primo bassista, il grande amico purtroppo scomparso per un tumore a 39 anni Roberto Stracquadaini, aveva capito subito le potenzialità della band, ed essendo un po limitato col basso, si era messo da parte, per permettere l’inserimento di un altro bassista e amico Paolo Reggio. Intanto però, ci faceva da manager, e grazie a lui abbiamo fatto tutto il percorso e centinaia di date live..... Il primo ed ahimè unico lavoro in studio della band, il grandioso “Demon Steel”, vede la luce nel 1985, e mostra la maturità di una band che si distingueva dalle decine e decine di formazioni dell’epoca, adottando un suono molto professionale, una produzione eccellente, ed una veste grafica di tutto riguardo, che ricordi hai di quelle sessioni di registrazione? Ah ah ah adesso ti dico una cosa per quanto riguarda l’incisione del demo e sorriderai anche tu..... Non avevamo soldi, abbiamo chiesto al parroco dell’oratorio di darci il cinema per due giorni.... Abbiamo suonato in diretta come se


fossimo ad un live, ed il lavoro è stato registrato con antiche apparecchiature di “Suono Vivo” un service audio ora famosissimo dalle nostre parti, che lavora anche su grandi eventi. Era il primo lavoro di un giovane fonico Dario Ravelli che aveva tutto sotto casa sua, in una grande taverna, poi siamo andati a sovraincidere alcuni solos e le voci da lui sotto casa sua. Un aneddoto curioso, la porta degli inferi che senti all’inizio…. Stavamo registrando, e sua mamma inavvertitamente apri piano la porta cigolante per prender dei sacchi della spazzatura, se ascolti bene, si sentono delle urla, eravamo noi!!! Con dei reverberi e trucchetti vari, poi l’abbiamo utilizzata come intro, ahahahaahahahh La cazzo di voce demoniaca e la mia rallentata col nastro, ahah......

mezz’oretta, brano semplice, ma di grande impatto... Non a caso poi, è stato scelto per la compilation e ri-arrangiato... Apocalypse e il brano che tutti si aspettavano ai live, con il solo neoclassico… Unico rammarico l’intro, c’è l’hanno fregato i Bonfire in un un loro brano che non ricordo, ma le otto battute iniziali son uguali.. Ce ne siamo accorti quando, all’inizio degli anni 90, siamo andati a Milano a vedere i Judas Priest, e la band di supporto eran proprio i tedeschi, e son partiti con l’inizio di “Apocalypse” lasciandoci di merda!!!! Però anche se noi eravamo tutelati dai diritti Siae, che fai, ti metti a far causa a una major senza soldi??? azz.. “Dreaming” è una ballads veramente bella, con il testo che parla di un amore impossibile per una donna capitato a uno della band, che le ha dedicato la canzone...

Quali erano i vostri rapporti con le altre band bergamasche come i Drunkards e gli Halloweed? Buoni, anche se non ci si trovava tanto nei live. E’ capitato un paio di volte, però bravi ragazzi. Tornando alla domanda precedente il mitico e fra i primi concerti è stato quello alla Rockteca di Urgnano BG con Paul Chain.. ah ah ah, che tipo...anche li naturalmente strapieno ..non riuscivo a muovermi perchè la gente era praticamente sul palco..

Il successo riscosso da quelle sette composizioni, vi porta sul gradino più alto di un concorso di giovani band che ha come premio finale la possibilità di suonare nel tempio dell’heavy metal che allora corrispondeva con l’Hammersmith Odeon di Londra, vai con i ricordi…. Si, è stata un’emozione, penso di esser stato uno dei pochi italiani fortunati ad aver calcato quel Quale era l’impatto live dei Touch of Devil? Un lavoro che, se ascoltato con attenzione, palco. Vedere li le nostre locandine in mezzo a oggi come oggi, risulta dannatamente fresco Avevate creato qualcosa di particolare per i quelle di Gary Moore che aveva suonato il giorno vostri fan dell’epoca? Che concerto ricordi ed avvincente, ma in tutti questi anni ti sei prima o dei Motorhead che avevano suonato tre con particolare emozione? mai reso conto di aver pubblicato una demo L’impatto era devastante, partivamo con “Demon giorni prima, è stato veramente grandioso... “immortale”? Poi abbiamo passato una settimana da rock star, steel”!! Anzi prima della porta cigolante, c’era No, a me sembra una produzione normale del quel pezzo famoso dei Carmine Burana, che poi in con il tipo che ci veniva a prender in albergo e ci periodo.. Mi spiace solo che abbiamo registrato portava allo studio che altro non era che la sala tanti hanno utilizzato, eh eh.. solo quel nastro, perchè i Touch dell’ultimo prove ufficiale di Lemmy e soci che gentilmente ci Avevamo riprodotto in pannelli di legno periodo erano, sia a livello tecnico, che avevano concesso!! componibili alti un metro l’uno, l’immagine del compositivo, decisamente meglio.. demone sul caprone alato, una creazione del Rex, Li eravamo acerbi in tutto, però calcola che Non a caso proprio quel brano apparirà in avevamo materiale per due ore di live, tutti pezzi ora grande pittore... una compilation della Dischi Noi che farà a Settimane di lavoro, tutto a colori con gli occhi a parte quelli li, mai incisi, quello mi spiace!!! tempo a stampare il debutto dei Crossbones forati che mandavano luci laser verdi, col fumo di Savona, per poi sparire nel nulla. Se non del palco, era una figata. Mi parleresti di brani dall’appiglio metallico Quando ho tempo, ho centinaia di diapositive live, ricordo male che la tua band era stata come “Metal Power”, “Apocalypse” o della li posterò nel mio profilo di facebook, devo andare accostata alla Discotto sussidiaria della struggente ballad “Dreaming”, uno dei miei Dischi Noi, è vero? dal fotografo e convertirle in file, pensa, si vede brani preferiti di sempre? Sai che non ricordo... però è vero la Dischi Noi ha Eravamo in una fase di studio, se ascolti bene non anche il pannello di 5 metri dietro la batteria .. mosso una produzione europea per poi sparire nel Beh tanti concerti, uno può essere quello ad c’e’ una linea precisa sui 7 brani incisi. Alessandria con i DEATH SS, con il mitico Carmelo nulla..intanto che c'erano, potevano fare una Cioè stavamo cercando la nostra identità cover migliore...questa è pessima.. Giordano che ci faceva foto per HM, un altro musicale!! L’inizio speed metal, il power metal di mitico e stato a Sorisole all’heavy metal fest con “Metal power”, il groove del brano più Ecco, le nostre informazioni, come quelle di Skanners e Alex Masi dei DARK LORD e sottovalutato, ma secondo me, più metallico del centinaia di appassionati della scena Drunkards e BULLDOZZER davanti a più di un demo, proprio “Touch o Devil” con un solo italiana, si interrompono qui, che cosa migliaio di dannati rockers!!!!! Che tempi!!!! fantastico del Rex...la ballad alla Scorpions successe alla band? Penso che i rispettivi Praticamente il park dei pullman dove si e svolto “Dreaming” alla epica “The Witch”!!.... servizi militari e gli studi, vi abbiano portato il concerto era strapieno....bellissimo!! “Metal Power” è uscita cosi, di getto, in una alla saggia decisione di interrompere un sogno che, fino a quel momento, vi aveva comunque regalato qualche piccola soddisfazione personale.. No, il militare era già fatto, la band sull’onda del clamore, ha macinato concerti un po’ ovunque, poi vedendo che comunque non si riusciva a sfondare, alcuni si son demoralizzati, son cominciate le discussioni su cosa fare e….... ….si, anche perché come si dice in questi casi, suonare in una metal band in Italia, non paga di certo le bollette? Beh, sai bene che non si campa di musica da noi, a meno che tiri fuori la stronzata commerciale che passano nelle radio commerciali del cazzo!!! Noi non siamo mai scesi a compromessi, e questo fattore ci è costato, anche se ti devo dire che ai tempi eri più considerato dai promoter di manifestazione e dai locali anche a livello di cachet.. adesso vai nei locali e se chiedi 300 euro ti ridono in faccia!! Alcuni dei tuoi colleghi dell’epoca provarono ad emigrare in Inghilterra o addirittura negli Stati Uniti nella ricerca di quel sogno più volte accarezzato, tu invece.. Si, so che alcuni son partiti con destinazione


Londra o Los Angeles, però penso che nessuno ha fatto fortuna nemmeno la.... Senza far nomi, so di colleghi che si vantavano di suonare in questo o in quel blasonato locale, e poi non solo suonavano gratis, ma campavano facendo i lavapiatti........tristezza...

Forse si, anni fa, ma non gli è fregato niente a nessuno ai ragazzi del gruppo.. Te l’ho detto, son solo io che seguo ancora la musica, internet e facebook, loro ormai son dei 50enni da briscola e vino!!!

Negli ultimi anni sei rinato come musicista all’interno di una delle migliori cover band tributo al maestro Gary Moore, che mi dici? Si, è un mio sogno nel cassetto ed è solo all’inizio. Volevo fare un mio tributo ad un grandissimo guitar player che ho sempre amato, è stata una sfida ed è una sfida con me stesso ogni giorno, perchè suonare come lui è veramente complicato, però, pian piano stiamo suonando tutti pezzi storici dal live in Stockholm 87 e da “We want moore” più qualche blues e naturalmente..”The Loner”, ma il problema è che non riesci mai ad accontentare tutti.. In un periodo dove le reunion sono all’ordine Io ho suonato, composto ed arrangiato musica del giorno, non hai mai pensato di riformare mia per 30 anni........sempre tante ore tanto impegno e sempre difficile da proporre .. certo gli Touch of Devil anche solo per un che quando ti escono pezzi come “Dreaming” ti concerto? danno soddisfazione, però vuoi il tempo dedicato Si cazzo, si ci ho provato per due anni, ma ho che e sempre meno vuoi lo scazzo, adesso suono sempre trovato la voglia di non riprendere a quel che mi piace, scritto da un maestro e non mi suonare, arrugginiti come sono...ho pensato sento per nulla sminuito..... cioè adesso io suono anche di riformare la band come mio progetto per divertirmi con ciò che mi piace... personale per proporre musica originale, ma per ora nulla...chissà.. C’è un brano di qualche altro artista che avresti voluto scrivere personalmente? Non vi è mai stata offerta l’opportunità di Bella domanda.. Beh si, ce ne son tanti e di vario ristampare il demo da parte di qualche genere musicale perche io ascolto di tutto.. c’è ne etichetta magari nostrana? Che fine hanno fatto gli altri ragazzi della band? Li senti ancora, siete in buoni rapporti? Più o meno si.. il solista Rex fa l’artigiano ed è preso con tutti i problemi che può aver un piccolo artigiano...non suona da anni... il batterista è diventato un personal trainer ed ha aperto un mega studio professionale..non suona da anni... il cantante insegna full contact ai ragazzini e non canta più..il bassista è diventato buddista ed è perso nei suoi ritiri spirituali.........l’unico che non molla son io!!!

son tanti nell ambito rock, da ascoltatore i brani dei Led Zeppelin come “Stairway to heaven” e “Child in time” dei Deep Purple sono incredibili, o “Purle haze” ed “Hey Joe” di Jimi...il rock il metal il prog dei Rush!! Ce n’è veramente tanti, però penso da musicista che appartengono solo a chi li ha scritti, perchè c’è la loro anima li dentro!!! Credi che sia i Touch of Devil che il tributo, siano due facce della stessa medaglia? Credo che i Touch erano un sogno da giovane, e il tributo un sogno da vecchietto ahahahahh!! No, diciamo che i Touch erano un progetto serio per vivere di musica almeno così credevamo.. il tributo e un progetto per continuare a vivere nella musica.. Frank, siamo veramente alla fine, grazie per la tua infinita pazienza e per la tua disponibilità, vuoi fare un saluto ai nostri lettori come si usava un tempo?? Di già ?? ahahahha!!! Grazie per l’opportunità Beppe e per la passione che ci metti nel creare una rivista così..a chi avrà la pazienza di leggere l’intervista, mando un saluto ricordando che per meglio comprendere il presente, bisogna conoscere il passato che è alla base di tutto il movimento, e quindi di sostenere ed incitare gente che come Beppe che va a scovare un vecchio rocker dopo 30 anni per far questa intervista! Grazie a tutti e sempre ROCK ON, e.... state attente e attenti...che il tocco del diavolo potrebbe sfiorarvi..ancora!!!!


Monumentale intervista intercorsa con Stefano Pisani, granitico chitarrista degli Spitfire, per parlare delle tappe fondamentali dell'esistenza artistica della storica formazione veronese artefice nella prima metà degli anni ottanta, di alcune release ufficiali, come il 7” “Blade Runner”, edito dall'allora attiva Minotauro Records, veramente degne di nota, che presentavano una formazione alle prese con un heavy metal di stampo tacitamente classico, memore delle lezioni impartite dai maestri inglesi dell'epoca, che le avevano permesso di affrontare molteplici esperienze, soprattutto sul versante live, facendo presupporre per un futuro più che lungimirante che, invece, si tramutò in cocente delusione. Ci sono voluti ben tre lustri prima che il nome della band tornasse alla ribalta, grazie all'intraprendente lavoro della Andromeda Relix prima, e della My Graveyard Production poi..... Ciao Stefano, benvenuto sulle nostre pagine e grazie per la pazienza e la disponibilità, la prima domanda d’obbligo, come e in che occasione entrasti a far parte degli SPITFIRE? È vero che la primissima formazione della band prevedeva la presenza di due chitarre? Ciao caro Beppe, e grazie a te per questa intervista e per il costante supporto a noi e a tutte le realtà indipendenti. Allora, SPITFIRE nasce nel 1981, e nel primo anno di vita si dedicava - giusto per divertimento e rodaggio - a un repertorio di cover (Black Sabbath, Scorpions, AC/DC, Kiss, Iron Maiden, Thin Lizzy, UFO, Saxon, ecc.). Io e Giacomo Gigantelli avevamo avuto occasione di vederli dal vivo a una manifestazione, ma tutto finì lì; noi volevamo procedere con il nostro progetto musicale di allora, perché eravamo assolutamente decisi a fare parte del movimento rock che anche nella nostra città stava per subire drastici cambiamenti, con la ventata d’aria nuova portata dalla NWOBHM. Poi - nell’estate 1982 - casualmente incontrammo Gaetano Avino e Paolo Martelli, rispettivamente batterista e bassista degli SPIT che - avendo notato il nostro abbigliamento “denim & leather”, i bracciali, le borchie, nastri di mitragliatrice alla Motorhead e tutto il resto - ci chiesero se suonavamo qualche strumento e se volevamo fare una prova con la loro band, perché stavano

cercando un nuovo chitarrista e un nuovo cantante, per cominciare a produrre pezzi originali.. Così ci conoscemmo, facemmo quella prova insieme, e così nacque la prima formazione ufficiale degli SPITFIRE: Giacomo Gigantelli alla voce, Gaetano Avino alla batteria, Paolo Martelli al basso, e alle due chitarre Massimo Cazzoli e io. Le due chitarre erano d’obbligo, visto che allora tutti noi seguivamo con passione gli ultimi album dall’Inghilterra: Judas Priest, Thin Lizzy, Tygers of Pan Tang, Def Leppard, Saxon, Iron Maiden!

periodo e con modalità che probabilmente ci hanno dato una grande forza… e i risultati si vedono ancora oggi!

Il primo step discografico ufficiale della band risale addirittura al 1982, una demo di tre brani che presenta una copertina abbastanza fumettistica, e un approccio alla forma/canzone ben delineato, sintomo questo che ci fa capire quanto la band fosse matura per l’epoca… Con il nostro arrivo nella line-up, gli SPITFIRE cominciarono subito un grande lavoro di Qual era l’atmosfera che si respirava composizione di pezzi originali: avevamo milioni all’epoca nella quieta Verona che, a dispetto di idee, eravamo giovani, volevamo urlare la di come si possa pensare, aveva una scena nostra rabbia al mondo, meglio ancora se da musicale davvero niente male? sopra un palco; potevi sentire l’energia che Verona non era proprio una zona quieta, anzi. scaldava la sala prove, spesso c’era talmente Socialmente era un brutto periodo, i cui tanta gente (amici, curiosi, metallari, di tutto) che ingredienti (terrorismo, criminalità di periferia, si faceva perfino fatica a concentrarsi sulle nostre violenze e scontri tra fazioni politiche, presenza cose. Quindi il passo naturale fu che appena massiccia di militari, molti dei quali americani, individuammo un po’ di canzoni che ci moltissima droga) hanno sicuramente influito sembravano adeguate, si registrò il primo demo nella nostra formazione musicale e personale. (in presa diretta dal vivo). L’inesperienza trapela C’era anche della buona musica in giro: ricordo da tutto: dal disegno di copertina (tra l’altro non un po’ di band che portavano avanti l’eredità hard “ufficiale”), dal fatto che non gli demmo rock degli anni ’70, e una nutrita schiera di gruppi nemmeno un titolo, i pezzi erano quello che erano punk. Però ancora nessuno aveva portato sul (immediati e per noi affascinanti, ma palco il metal! Questa era la nostra direzione, e tecnicamente piuttosto carenti), per non parlare tutti i nostri sforzi furono fatti per quello scopo. delle tecniche di registrazione! La nostra forza Noi ci davamo dentro in sala prove, con strumenti allora era la determinazione e la voglia di fare: le a dir poco imbarazzanti, inventandoci i luoghi capacità tecniche sarebbero venute col tempo e dove suonare dal vivo, cercando di assimilare il l’esperienza; qualcuno in grado di registrare il più possibile tecniche musicali che in noi ancora metal prima o poi sarebbe arrivato… In quei mesi erano acerbe (d’altronde avevamo un’età media febbrili non avevamo tempo né voglia di di 16-17 anni). E ovviamente, in una città aspettare, dovevamo assolutamente dare voce a perbenista e bigotta come Verona, eravamo quello che premeva da dentro. Più che maturità additati come tossici, sbandati, delinquenti, forse ci contraddistinse un modo di comporre la capelloni, poco di buono, e come conseguenza eravamo anche uno degli obiettivi preferiti per i controlli delle guardie. Insomma ci siamo fatti le ossa - come tutti i gruppi della NWOIHM - in un


nostra musica che fu molto influenzato da quello degli Iron Maiden, una specie di metal dalle tinte epiche che voleva andare oltre il classico riff sostenuto dal basso mononota; volevamo osare, a volte senza nemmeno aver la tecnica necessaria, ma comunque con la chiara idea di vivere fino in fondo l’esperienza illuminante dell’heavy metal, come poteva vederla e viverla allora un ragazzino di 17 anni. Inoltre la realtà che ci stava attorno ci portava a scrivere non solo di draghi, guerrieri, leggende, ma volevamo dire qualcosa anche sulla droga, sull’ingiustizia sociale, sulla vita di periferia. Gianni Della Cioppa mi ha raccontato che la vera dimensione della band era quella live, e che proprio sopra un palco la band raggiungeva il suo climax ideale, tu che cosa mi dici? Sì, in effetti era sul palco che davamo il meglio di noi stessi; era lì che si sprigionava tutta l’energia, la rabbia e la determinazione che avevamo (e abbiamo tuttora!) dentro. D’altronde dovevano passare ancora molti anni prima che si potesse avere una registrazione in studio decente. Purtroppo gli studi di incisione in Italia hanno molto faticato a mettersi al passo coi tempi in materia di rock… non parliamo poi di heavy metal! Tutte le band italiane di fine anni ’70 e primi anni ’80 hanno dovuto combattere mille battaglie, e una di queste è stata anche quella di poter trovare qualche tecnico del suono che avesse un minimo di cultura rock per poter rendere al meglio ciò che c’era nelle nostre teste, nei nostri cuori e nei nostri strumenti. Per assurdo sembra quasi che le buone tecniche d’incisione utilizzate al tempo dei grandi gruppi rock italiani dei primi anni ’70 (Biglietto per l’inferno, Balletto di bronzo, Rovescio della medaglia, ecc.) fossero state dimenticate, cancellate, come per coprire con un velo un brutto periodo dell’Italia insieme con le band che lo rappresentarono. Evidentemente stavamo muovendo i nostri primi passi proprio nel momento in cui il rock veniva purtroppo - e molto superficialmente - accostato ad altre situazioni negative che poco avevano a che fare con la musica e con chi voleva suonare. Fu proprio il successo di quel demo che vi spinse verso l’allora misconosciuta Minotauro Records per l'incisione dell'altrettanto valido 7” "Blade Runner"… Quel primo demo ci servì per farci conoscere a livello nazionale, e il passo successivo fu

naturalmente il tentativo di fare un salto di qualità. Così incidemmo due pezzi nuovissimi (“Blade Runner” e “A Quiet Man”) in uno studio di Verona che ovviamente non riuscì a tirare fuori il suono che volevamo… anche noi eravamo inesperti e comunque non c’era molta scelta. In ogni modo la voglia di fare ci ha portato e ci spinge ancora ad andare avanti senza troppe paranoie. I pezzi erano freschi di composizione e già denotavano una certa maturazione dal punto di vista stilistico; inoltre la formazione era già cambiata: avevamo perso il bassista e un chitarrista, subito sostituiti dal Giga che oltre a cantare suonava anche il basso (egregiamente, visto che era il suo strumento originario), e da Stefano Bianchini, proveniente dai concittadini Black Hole. Era stata una scrematura molto naturale, nel senso che coloro i quali non credevano al 100% negli SPITFIRE si sono sempre allontanati senza traumi, mentre il gruppo ha sempre avuto la forza di andare avanti, perché l’idea su cui si basava (come oggi) era forte e nitida.

tocca le città più importanti dello stivale e che vi vede di spalla agli allora giovani Vanadium; che concerto ricordi con particolare emozione? Insieme alla Minotauro. organizzammo un bel tour promozionale che ci portò in giro in tutt’Italia e che ci servì tantissimo per migliorare a livello di esperienza di gruppo. Fu un periodo bellissimo, in cui tutto ciò che avevamo sognato solo pochi mesi prima si stava avverando, e anche in quest’avventura Ma è vero che fu proprio quel 7” a mettemmo tutti noi stessi e tutte le nostre inaugurare le uscite discografiche della energie. label? E fummo premiati, perché ottenemmo tantissime Con la cassettina dei due brani, negli ultimi mesi soddisfazioni, compreso dividere il palco con del 1983 facemmo un vero tour de force per Strana Officina e Vanadium all’HM Festival di trovare un’etichetta disposta a produrci; andammo a Milano (chi ha la nostra età ricorderà Napoli (giugno 1984). Tutti i concerti furono memorabili, esperienze indimenticabili che non sicuramente il Transex vicino a Piazza Duomo, saranno mai cancellate: l’entusiasmo del pubblico dove si poteva entrare in contatto con alcune che cantava le nostre canzoni, le maree di pogo etichette locali), Bologna, Brescia e alla fine selvaggio che a volte (soprattutto quando approdammo a Pavia da Marco Melzi, che aveva eseguivamo “Spirits of the Mountain”) giunsero a intenzione di fondare una sua etichetta, la danneggiare l’impianto di amplificazione, i Minotauro Records. carabinieri del servizio d’ordine (come successe a E in effetti noi fummo la sua prima produzione Napoli) che ci chiedevano bacchette della batteria discografica. Ancora con questa realizzazione si e plettri come fossimo una grande rock band (un nota l’inesperienza di “ragazzi di provincia”: il 45gg ha una copertina che - nel bene e nel male - bel salto rispetto a quando nella nostra città ci fermavano chiedendo se eravamo drogati, no?), il sicuramente è rimasta impressa a molti (eufemisticamente per noi è “naif”, per altri è “un festival di Pavia dove un grandissimo Paul Chain stette per tutto il concerto a regolare il volume disegno da bambino dell’asilo” - ha ha ha - in ogni modo quel 45 ha avuto un grande successo, dell’ampli da chitarra che altrimenti fischiava come un dannato. Tutti ricordi bellissimi. anche a livello di collezionismo, tanto che nel 2009 la Minotauro l’ha ristampato). Ancora qualche anno, i dovuti cambiamenti a Devo dire che siamo molto affezionati a questo livello di line up con la formazione ridotta a dischetto, che è stato anche protagonista di tre elementi, e il secondo demo “Heroes in vicende veramente bizzarre: pensa che è stato perfino inserito - credo per errore, ma che onore! the Storm” vede la luce, ma a livello compositivo in che maniera nacquero brani - in una enciclopedia dei singoli di tutti i gruppi del calibro di "Hurricane (I’m Free)" e INGLESI della NWOBHM! "Shadow of the Axe"?... e se non è troppo, All’epoca la band venne più volte paragonata all'epoca avresti mai pensato di registrare un disco che oltre venti anni dopo sarebbe alla risposta italiana della vergine di ferro diventato un oggetto di culto per i per antonomasia; ma questo raffronto era collezionisti di mezzo mondo? per voi più uno stimolo, oppure lo vedevate Dopo la lunga serie di concerti nell’84 e il grande come una zavorra che vi dovevate portare scoglio dei vari servizi militari, ci fu l’ennesima addosso? In realtà, come dicevo prima, dagli Iron avevamo scrematura: era destino, ma anche molto naturale, che negli SPITFIRE restasse solo chi ereditato uno stile compositivo particolare, credeva veramente nel progetto. abbastanza inedito nel mondo del metal come Così rimanemmo in tre: Giacomo Gigantelli alla evoluzione dell’hard rock anni ’70. voce e al basso, io alla chitarra e Gaetano Avino Però poi i risultati non erano poi così affini ai (unico membro fondatore originario della band) Maiden: certamente per noi erano un faro alla batteria. luminoso, insieme a Ronnie James Dio, Ozzy, Per me questa è la vera e più matura line-up degli Motorhead, Judas Priest, ma sentivamo SPITFIRE: ci eravamo fatti un grandissimo culo in moltissime affinità con altri quegli anni e i risultati si cominciavano a vedere, gruppi metal “minori” come Tank, Fist, Jaguar, More, Satan, la tecnica era migliorata, le esibizioni erano più precise e pulite, stavamo crescendo. Tokyo Blade. Comunque non ci sentivamo influenzati da ciò che E’ quindi stato naturale voler fotografare quel si diceva di noi, siamo sempre stati abbastanza forti da proseguire sulla nostra strada senza lasciarci fuorviare più di tanto da giudizi o pressioni esterne. Ed è proprio grazie al successo inatteso di quel periodo che la band si imbarca in una sorta di tour itinerante che


momento, registrando i pezzi che poi sono stati inseriti nel demo “Heroes in the Storm”, che raccoglieva sia brani vecchi, come “Merchants of Death” (una delle nostre canzoni che affronta l’argomento droga) e “Heroes in the Storm”, sia brani appena composti come “Shadow of the Axe”, “Hurricane (I’m Free)” e “Stones of Venice”. Il tutto ovviamente riarrangiato per una formazione a tre, e finalmente con uno studio più accurato sui suoni e una grinta accresciuta dal tempo passato on the road. Vivevamo questa avventura in uno stato di perpetua eccitazione, quindi non ci siamo mai posti il problema del futuro: facevamo al meglio quello che c’era da fare, in maniera molto istintiva, non abbiamo mai pianificato nulla a tavolino. Per noi la libertà personale e d’espressione erano una priorità, come abbiamo voluto evidenziare anche in alcune nostre canzoni del demo. Un demo che presentava una serie di composizioni fresche e avvincenti che mostrano una vena epico/melodica, farà breccia nei cuori di molti appassionati dell’epoca… Il demo “Heroes in the Storm” doveva essere inizialmente una pre-produzione per un possibile full-lenght, e doveva contenere in tutto una decina di brani (tra cui anche “Time and Eternity”, “Spirits of the Mountain”, “Escape from Babylon” che non poterono essere registrate per la cronica mancanza di soldi, e che poi fortunatamente abbiamo potuto registrare per il recente disco con la My Graveyard Productions). Eravamo al top, duri e determinati, e con ancora un mucchio di idee in testa. Mancavano solo i soldi; e allora non era come oggi che un ragazzino di 16 anni può permettersi la migliore strumentazione, costosi corsi di perfezionamento musicale, per poi essere un mostro di tecnica, ma (spesso) completamente arido di quella fierezza e di quella passione sanguigna date dall’essersi guadagnato fino all’ultima goccia di sudore tutto ciò che si ha.

Si, anche perché Giga tuo fratello di sangue si trasferì a Bologna alla ricerca di un sogno americano solamente paventato, tu invece? Esatto, proprio in questa fase delicata della band, a Giacomo fu offerto di diventare la voce dei Danger Zone. Ne parlammo e convenimmo che - vista la situazione - non aveva senso tenerci vincolati a un progetto che al momento non sembrava avere sbocchi immediati. Quindi lui divenne il frontman dei Danger Zone e io, che non potevo stare certo con le mani in mano, mi sono aggregato all’amico Gianni Della Cioppa che stava riformando i suoi Exile. Capisco, quindi come si dice in questi casi, sotto la cenere covava sempre il fuoco sacro dell’heavy sound… Senza dubbio, ma anche di più, nel senso che io personalmente (ma anche i miei compagni) non

mi sono mai posto limiti nell’esplorazione delle infinite sfaccettature della musica. Per me suonare la chitarra significa essere tutt’uno con lo strumento, ed è questo il centro della mia vita. Poi è chiaro che la mia cultura musicale è rock e si è formata con il metal. Ma non posso fare a meno di guardare al rock degli anni ’70, non ho potuto fare a meno di ficcare il naso nella cultura grunge dei ’90 e nel post rock/crossover dei 2000. Ho ascoltato e suonato un po’ di tutto, perché penso che solo così si può avere un’idea ben chiara di ciò che si vuole fare, e di come farlo in maniera più personale possibile. Nutro sempre un po’ di diffidenza per chi vuole a tutti costi imporre una fede, in qualsiasi cosa essa Un successo sempre più crescente, in molti sia, perché il concetto di “fede” presuppone una all’epoca si sarebbero aspettati il grande salto di qualità, ed invece quello che doveva sospensione della curiosità, inibisce l’uso della razionalità. essere l’inizio di un sogno, si trasformò in Io voglio conoscere di più, una doccia gelata… andare oltre, sfidare me Alla fine le nostre scarse finanze ci permisero di stesso sulle molteplici registrare dignitosamente solo cinque pezzi, che possibilità dello strumento, però ben ci rappresentarono nella ricerca di per poi scegliere un’etichetta straniera per un futuro album. Contattammo Rave-On, King Klassic, Metal Blade, liberamente cosa mi piace fare. Non siamo mai stati Axe Killer, Concret Warrior e molte altre, gente che si trincera dentro ricevemmo un mucchio di complimenti e un recinto e dice “Ecco, proposte, ma poca sostanza… i tempi si dilatarono e qualcosa stava anche cambiando nel questo è il nostro regno e mondo del metal e del rock… ci rendevamo conto tutto il resto è merda”. Credo che si possa che nell’ambiente tutto veniva recensito imparare da tutto e da positivamente, come se non ci fosse più nessuna tutti, con umiltà e sempre selezione critica della stampa nei riguardi dei mantenendo chiara la gruppi metal, ci sembrava che si stesse direzione in cui si sta appiattendo un po’ tutto il panorama attorno a andando. noi, e non volevamo essere risucchiati da questo apparente immobilismo… cominciammo ad avere Per questo non saremo mai dei “defender”; spesso i qualche “problema di identità”, valutammo perfino l’inserimento in organico di una tastiera… kids lamentano di essere ghettizzati, dimenticando entrammo così in un periodo di relativa stasi.

che anche loro corrono il rischio di limitare il proprio orizzonte escludendo a priori tutto quello che sta intorno. A me piace valutare tutto, cogliere insegnamenti da tutto, per poi adattarli a ciò che ritengo sia utile al mio cammino, e questo è lo spirito che ho portato in tutte le band in cui ho suonato, ed è lo spirito su cui si basa il rock che faccio sia con gli SPITFIRE, sia con gli EX. Non hai mai pensato all’epoca che se fossi nato in un altro paese, diciamo la Germania, forse la tua vita artistico/musicale sarebbe, diciamo, cambiata? Ma no, sono una persona molto realistica; ho imparato sulla mia pelle che più aspettative ci facciamo, più rischiamo di essere delusi. Il che non toglie che bisogna sempre assolutamente inseguire i propri sogni e fare di tutto per realizzarli. Se potessi tornare indietro o cambiare qualcosa, rifarei tutto uguale, anche gli errori, perché ovviamente anche da quelli ho tratto molti insegnamenti. In fondo le cose vanno un po’ come devono andare, e un po’ come le facciamo andare noi… Ci vorranno più di tre lustri per rivedere il nome della band stampato su di un supporto digitale, grazie sempre ad uno dei vostri fan dell’epoca il già citato esperto discografico italiano, in un cd che raccoglie in un unico contenitore tutti i brani rimasterizzati e ripuliti… Gianni è un vecchio amico e nutre tutto il nostro rispetto per ciò che fa e per come lo fa. La passione che mette nei suoi progetti è un insegnamento per tutti, e lo dovrebbe essere soprattutto per i ragazzi che sognano di fare qualcosa nel mondo della musica, o comunque della cultura. La storia del cd-raccolta “Heroes in the Storm” edito nel 2002 dall’Andromeda Relix comincia in realtà nel 2000, quando cominciai a spulciare nell’archivio di vecchie registrazioni analogiche degli SPIT e feci una cernita di materiale da digitalizzare. Ne nacque un cd con i pezzi della discografia diciamo - ufficiale. Questo cd fu poi recensito da una fanzine locale (Metal in Fabula), che scavava anche nel panorama rock veronese del passato. Tutto ciò fu l’occasione per aprire un discorso con Gianni, e così si arrivò alla pubblicazione della raccolta, che riportò in auge il nome SPITFIRE, con nostra grande soddisfazione. L’interlocutorio “Live Reunion 2004” del 2007, oltre a mostrare l’affiatamento di un manipolo di ottimi musicisti, è il giusto viatico per il grande come back sulle scene di “Time and Eternity”, un titolo quanto mai esemplificativo… Dopo l’apparizione estemporanea all’Italian Metal Legion Attack nell’estate 2004, insieme ad altre


vecchie glorie del metal italico, auto-producemmo la registrazione del concerto, come sempre per il gusto di farlo, senza particolari progetti per il futuro. Fu un’altro grande amico, Francesco “Running Wild” Campatelli, che ci pressò senza pietà affinché dessimo un seguito a quella improvvisata reunion, e ci presentò a Giuliano Mazzardi della My Graveyard Productions, il quale ci diede totale fiducia e si dichiarò disposto a produrre un album degli SPITFIRE. Un album che non poteva che intitolarsi così, proprio perché la storia degli SPITFIRE è proprio sempre in bilico - positivamente - tra questi due estremi, ha ha ha! Oltre ad un splendido lavoro d’artwork, il cd presenta un trittico di brani spettacolari come l'accoppiata iniziale "Spirits of the Mountain” e “One Night with Mephisto", “The Challenge” e lo strumentale “Escape from Babylon”; tutte composizioni odierne, oppure qualcuna di queste risale al primo periodo della band? Tutti i pezzi di “Time and Eternity” sono stati composti tra il 1982 e il 1985; non abbiamo fatto altro che riprenderli in mano, eliminare qualche piccola ingenuità compositiva di allora, scoprendo

via via quanto i brani scelti fossero ancora freschi e immediati, e quanto ancora ci potevamo identificare in essi. E’ stato un vero piacere registrarli in uno studio, l’Opal Arts di Fabio Serra, che finalmente ha saputo cogliere e valorizzare la vera essenza della band, confermandoci che in fondo 30 anni fa avevamo fatto un ottimo lavoro; con il senno di poi, sarebbe stato un vero peccato che queste canzoni non avessero mai visto la luce ufficialmente. L’artwork del disco è stato curato dagli amici della SlegoPiteco/Electric Temple, che tra l’altro da anni mi seguono in tutte le mie realizzazioni nel campo della musica, con mia piena fiducia, perché è gente che legge esattamente quello che ho nella testa (e ti assicuro che non è facile, he he he)! Per la copertina invece abbiamo avuto l’opportunità di avvalerci di un’immagine di uno dei più grandi disegnatori fantasy del mondo, lo spagnolo Ciruelo Cabral, che tra l’altro ha fatto lavori anche per Steve Vai e Magnum. Giacomo l’ha conosciuto e gli ha chiesto un’immagine per il disco, e lui è stato un grande: ci ha permesso di scegliere liberamente tra le sue opere più belle, l’ha pure adattata per le nostre esigenze e, con nostro grande onore, ha messo “Time and Eternity” nelle pagine dedicate alle cd-cover del suo sito

ZONE risponde meglio alle nostre attuali esigenze (infatti per esempio io un album SPITFIRE di pezzi nuovi lo farei anche, ma cantati in italiano!). Però, anche in questo caso, resta sempre il fattore dell’imprevedibilità, quindi non mi sento di escludere a priori nessuna possibilità per il futuro! Prima di concludere quest'intervista, vorrei che ricordassi uno dei pochi miti che abbiamo in comune, ovvero lo spirito libero dell'indimenticato Yako De Bonis, tu che l'hai conosciuto, cosa puoi dirci di questo indimenticato screamer nostrano? Mi è capitato di incontrare qualche volta Yako, in occasione di concerti, un paio di volte anche con i suoi Steel Crown e, anche se non lo conoscevo bene, ti posso dire che era uno che aveva dentro il vero fuoco del rock’n’roll, ma non solo: forse anche per l’area geografica di confine dove viveva, era una persona curiosa, un avventuriero, l’incarnazione del wanderer, ma con le idee molto chiare. E’ da sempre uno dei nostri eroi, perché il metal italico ha senza dubbio il suo olimpo di eroi, in cui per sempre staranno lui, Fabio e Roberto Cappanera, e i molti altri che hanno contribuito a far crescere - non solo musicalmente generazioni di rocker nazionali, quelli veri, che non sputano nel piatto dove mangiano. Questi sono gli esempi che tutti dovrebbero avere sempre davanti, esempi di come la musica possa essere vissuta come uno stile di vita, e non come un qualcosa che le mode del momento ci impongono dall’esterno. Ok Stefano, siamo veramente alla fine, ti ringrazio veramente di cuore per il tempo che ci hai concesso, vorrei che concludessi la nostra intervista nel modo che più ti aggrada. Sono io che ringrazio te, anche a nome dei miei compagni di viaggio Giga e Gaetano, perché il metal italiano è fatto sì da chi imbraccia uno strumento e si fa il culo per fare uscire la propria musica, alla faccia dei milioni di teste di cazzo che vorrebbero schiacciarci sotto il tallone dell’ovvietà e dell’omologazione, ma anche da chi come te si sbatte quotidianamente per promuovere e supportare la musica indipendente italiana. E non lo dico per compiacenza, chi ha vissuto sulla propria pelle il metal italiano degli anni ’80 sa che se i gruppi della NWOIHM sono stati per anni oggetto di culto soprattutto all’estero ancor prima della “riscoperta” qui in Italia, è grazie alle fanzine, ai metal-writer, a tutti coloro che ci hanno dato una mano a far sbocciare e crescere questo fiore d’acciaio. Per il resto posso solo dire che la libertà personale - anche nella musica - è il bene più prezioso, e che quindi hanno tutto il mio rispetto le molte band che non si piegano a compromessi ma che perseguono con ogni mezzo l’affermazione della propria personalità, senza maschere, senza atteggiamenti ipocriti, senza soprattutto lasciarsi coinvolgere in inutili e sterili diatribe tra simili. E fuck off agli altri. Up the fire!

ufficiale. Qual è lo stato attuale della band? Siete in stand-by, oppure i vostri rispettivi progetti musicali con gli Ex da una parte e i Danger Zone dall’altra, vi hanno portato alla decisone di porre fine ancora una volta all’avventura Spitfire? Come abbiamo avuto occasione di dire più volte, SPITFIRE è un’avventura a cui non verrà mai posta la parola fine; piuttosto vive di vita propria, imprevedibile e sempre pronta a manifestarsi senza preavviso! Sì insomma, SPITFIRE è parte di noi, siamo noi stessi, quindi è impossibile porvi fine. Ovviamente è un progetto che ha i suoi tempi e le sue peculiarità, un po’ anarchico se si vuole, ma che comunque convive da sempre con tutti gli altri nostri progetti musicali. Al momento stiamo valutando alcune proposte che sarebbe prematuro annunciare… Probabilmente non ci sarà mai un album di nuovi pezzi, cioè composti ora, un po’ perché l’ottica del gruppo (che non necessariamente corrisponde a quella dei singoli componenti, proprio perché SPITFIRE è anche una “creatura” con vita propria) non prevede di essere forzati a fare ciò che non ci viene spontaneo, un po’ perché quello che singolarmente stiamo facendo con EX e DANGER Intervista a cura di Beppe Diana


“Cercare di costruire il futuro senza conoscere il proprio passato, è come vivere una vita da sonnambuli”. Una massima Zen per aprire quest’intervista storica con l'amica Roberta Delaude, che arriva sulle nostre pagine per parlare degli inizi della sua carriera, partendo proprio dagli antipodi, dal periodo post Jester Beast per l’appunto, equivalso con la nascita degli oscuri Hurtdul Witch prima, e dei Morgana poi, formazioni che, nonostante le difficoltà oggettive di una scena musicale ancora troppo embrionale come quella italiana dei primi anni ottanta, hanno lasciato a testimonianza delle prove discografiche che sono diventate, con il tempo, dei veri e propri cimeli nelle collezioni di centinaia e centinaia di tape traders del vecchio continente, ma non solo. Ed è per questo, e per mille altri motivi già citati in più occasioni, che il nome di quelle due formazioni vive nella memoria, e nel cuore, di chi ha vissuto quella splendida epoca in prima persona, magari non da protagonista assoluto, perché trincerato o in seconda linea, ma comunque sempre pronto ad evidenziare il loro operato come in occasione di quest'intervista faccia a faccia!!

Ciao Roberta e benvenuta sulle nostra pagine, partiamo subito facendo un salto nel passato di parecchi anni, dunque, non tutti sanno che all’inizio della tua carriera sei stata la vocalist dei Jester Beast, cosa ci puoi dire a riguardo? Sei arrivata dopo Milko e prima di Zapp, è così? Credo fosse il 1983. All’epoca cantavo nei Damnath band capitanata dal povero Attilio Scalabrini e proprio con Milko alla voce e basso. Quest’ultimo ne uscì al mio ingresso. Incontrammo Tony Lionetti e Fabrizio Francese dei Jester ad un nostro concerto. Qualche giorno dopo provammo con loro in una cantina di Via San Domenico. E’ stata un’esperienza a dir poco esaltante! In pochissimo tempo divenimmo una band di culto. Ricordo un nostro live al teatro Agnelli con centinaia di kids che pogavano sotto il palco. Indimenticabile!

comunque erano del giro di Rock’n’Folk. All’epoca era facile incontrarsi. Niente socials. Se volevi incontrare qualcuno dovevi muovere il culo e andare dove la gente si ritrovava per parlare di musica.

No, non me lo sarei mai immaginato e ad essere onesta non riesco nemmeno a capirne il motivo. Probabilmente la presenza di una ragazza alla voce e l’immagine forte che avevo voluto per questo progetto, ha creato un’aura che ha resistito all’oblio che il tempo impone.

Capisco, toglimi una curiosità, ma è vero che le prove della band si facevano nella tua Si, hai ragione, anche perché come tu stessi stanza e che casa Delaude era il vostro hai ammesso, sei stata una fra le prime fortino generale? female singer in ambito heavy rock a Sono nata e vissuta fino a 20 anni a Torino registrare qualcosa di così pesante…. quartiere Cavoretto Borgo Po. I miei genitori Sì, all’epoca ero davvero tra le pochissime al avevano una casa singola che aveva una mondo. mansarda dove avevo trasferito anche il mio letto. La mia stanza appunto. Nastro che, comunque, vi permise, non solo di farvi apprezzare fra i fruitori di certe Chissà i tuoi genitori com’erano contenti… sonorità, ma vi portò a suonare come spalla I miei genitori sono sempre state persone dei metal gods Saxon…. estremamente tolleranti e accettarono di buon Sì, il promoter italiano del loro tour era di Torino e grado le nostre rumorosissime prove. ci scelse tra una pila di cassette demo proprio per Se mai non lo fossero stati, è probabile che mi suonare sul quel prestigiosissimo palco. In che maniera ti allontanasti dalla band per avrebbero chiusa in convento! formare gli Hurtful Witch? Solo voglia di un A proposito, si racconta che nel backstage progetto che fosse tuo in ogni senso, o cosa? L’unica testimonianza lasciata dalla band è il del concerto lo stesso Biff Bifford rimase E visto che ci siamo, in che occasione demo tape a tre tracce “Spectra”, quali sono sconvolto dai fiori secchi che ti eri portata conoscesti i tuoi compagini d’avventura i tuoi ricordi legati alle sessioni di dietro, come mai? come il mitico Zimbi o Max Careddu visto registrazione di quel nastro? Ti saresti mai Marci, erano fiori marci. Biff rimase alquanto che ti eri portata dietro lo stesso Fabrizio immaginata all’epoca che quelle tre colpito dalla ragazzina e lui ed il loro manager Francese dalla band madre? composizioni sarebbero diventate nel tempo seguirono tutto il nostro live seduti su un case I Jester Beast divennero sempre più HC ed io oggetto di collezionismo da parte di molti dietro al palco. sempre meno adatta a loro. Decisi d’andarmene e tape traders odierni? Il pubblico inizialmente ci fischiò come da prassi Fabrizio decise di seguirmi. Formammo Hurtul Ricordo che ero talmente emozionata che, la voce per tutte le band d’apertura. Mi voltai credo con Witch con sonorità più Thrash/Black oriented. sparì di colpo. Nessuno di noi aveva un’auto uno sguardo che diceva “ok, addio, io me ne Questo è il vero motivo dello split, tutte le altre propria all’epoca così “prendemmo in prestito” la vado”. chiacchiere sono solo aria fritta. Mini nuova di mia madre per andare in studio. Biff mi fece un cenno d’approvazione con la mano Max e Zimbi giravano in P.zza Statuto con noi o Auto che restituimmo ancora integra…credo… e io recuperai il mio coraggio. Dopo lo show andai


da lui quasi in lacrime. Gli urlai in faccia: “ci hanno fischiato a sangue!!” . Lui si mise a ridere e mi raccontò che era successo anche a loro molte volte ma, non è un buon motivo per mollare. Mi disse che ero brava ed il loro manager ci chiese di seguirli nel resto del tour italiano. Ero all’ultimo anno di Liceo…mio padre mi avrebbe uccisa..dissi no. Rimpiangerò questa grande opportunità per sempre. Come si consumò lo split della band? Solo divergenze artistiche, o c’era dell’altro? No, mi ero semplicemente stancata di questo progetto. Dimmi la verità, all’epoca sembrava che i Morgana fossero incentrati più sulla tua figura che sul resto della band, fu solo una trovata artistica? Com’è che si dice? Tira più un pelo di……….che un carro trainato da buoi…Sto scherzando ma, non sono poi così distante dalla verità. Era l’epoca della varie Lita Ford, Doro, Lee Aaron e il trend da seguire almeno nell’immagine ero quello. Comunque avevamo anche i contenuti oltre la forma, e questo pagò molto bene.

originale perché è molto curato ma, non lo è. Curiosità delle curiosità, è una leggenda metropolitana, o corrisponde a verità di un tuo ipotetico viaggio in terra di Germania con tanto di proposta indecente e consorte in lacrime? No, è la verità. Questo tizio aveva una casa di produzioni e mi disse di essere interessato a produrre un mio album. Andai ad Hannover. Mi venne a prendere all’aeroporto la sua compagna. Mi accompagnò negli studi dove feci una lunga anticamera. Ad un certo momento il fantomatico produttore si presentò e mi disse che, era molto occupato e ci saremmo visti il giorno seguente.

Quindi fu anche per questo che il successivo “Lady winter” arrivò in forma self produced? No, no.. Lady Winter è un bootleg messo fuori da qualche appassionato negli States. Sembra

Capisco, quindi, cosa succede dopo la rottura del deal ed il tuo successivo ritorno in patria? Ero stanca di combattere, stanca di delusioni e porte in faccia e decisi semplicemente di scomparire. Quindi con la vita coniugale, credevi di aver deposto le armi per sempre, ma il fuoco covava sotto la cenere, è così? Conobbi un bel ragazzo, ci innamorammo e siamo vissuti felici e contenti fino al divorzio. Non ho mai dimenticato la mia passione per la musica ma, avevo bisogno d’altro o forse in quel momento non avevo nulla da dare. Nel 2009 un piccolo sconvolgimento emotivo, mi ha aiutata a ricordare chi sono e a ricominciare. Avevo fatte pace con me stessa ed ero pronta a ripartire. So che negli anni molti hanno tentato di riportati dietro un microfono, mi ricordo di un discografico piemontese che avrebbe fatto carte false per averti nel suo roster, ed invece…. Sì ma, non si concretizzò per motivi economici. Peccato.

Cosa ci puoi raccontare del periodo “Welcome in the dark”? Un periodo molto produttivo a livello compositivo ma, ci è mancato il contatto con il pubblico. Non suonavamo molto dal vivo e temo sia stato il motivo della breve vita di questa formazione. Il successivo ep omonimo è tutt’ora uno dei pezzi più pregiati del mercato ebay, domanda, te ne sono rimaste mica delle copie a casa? Solo la mia copia. Ad averlo saputo…è stato valutato fino a 1.600,00 €…incredibile.

Credimi: li ho ripagati con la stessa moneta. Chi la fa, l’aspetti. Si sono presi ciò che è mio ed io sono stata abbastanza scaltra per prendermi la mia rivincita.

Quindi “Three years of madness” è un lavoro ufficiale? Sei stata chiamata in causa per la realizzazione del cd? Sì, lo è. Ovviamente mi fu chiesto il permesso alla pubblicazione e scrissi io quella specie di “lettera aperta” ai miei fans. Non mi occupai d’altro. La LM e la Andromeda Relix si occuparono di tutto splendidamente. A loro va il mio grazie.

La sua compagna mi portò in un bel ristorante e tra le lacrime mi spiegò che, lui era sì un produttore musicale ma la sua attività principale era il porno. Mi disse che lui si era “innamorato” di me vedendomi su dei magazine tedeschi. Mi sembrò una follia totale. Il giorno dopo incontrai questo produttore. Mi disse che ero molto bella e sexy (avevo 22 anni) e voleva assolutamente farmi posare nuda per un giornale per soli uomini. Dissi che ci avrei pensato…balle! La notte stessa presi, in maniera alquanto roccambolesca, un volo per Torino. Tempo dopo ero a Berlino. Accesi la tv e c’era un documentario sul mercato del porno in Germania e chi rivedo? Proprio lui! Era uno dei più importanti produttori del genere!! Mi sa che quello di tutto voleva farmi fare meno che cantare. Quindi il master di Two faces è tuo, dico bene? Non ti viene rabbia nel sapere che sti crucchi delle balle, ti han fregato qualcosa per il quale avevi speso ben più di qualche centinaio di vecchi marchi?

Quant’è stato difficile rimanere lontano dalle scene per tutto questo tempo? Se ti guardi alle spalle pensi di avere qualche rimpianto? Nel bene o nel male rifaresti tutto d’accapo? Tantissimi…avrei dovuto perseverare ma, ero disillusa e..non lo so…forse non era il mio momento. Forse lo era ed io non sono stata capace di approfittarne. Farei le stesse cose, gli stessi errori perché in quel momento era quello che sentivo di dover fare. Non ci sono azioni o decisioni sbagliate. Quello che facciamo, riflette ciò che siamo in quel momento. Prima di concludere, qual’era l’aria che si respirava a Torino negli anni ’80? Si respirava la Gloria di Satana of course!! Sto scherzando..un’aria piena di promesse al 99% disilluse e grandi talenti al 99% sprecati.. Torino è speciale. Ok Roberta, ti ringrazio, a te le parole finali!!! Grazie ancora per avermi ospitata e venitemi a trovare sul mio sito ufficiale. Vi bacio.


La prima band ad incidere un disco di puro Heavy Metal made in Italy, ecco come sono e saranno sempre ricordati gli Strike nella memoria degli appassionati della scena musicale tricolore. E la formazione partenopea, che vedeva all'intero della sua line up ufficiale la presenza di due musicisti italiani, e di ben due strumentisti americani, nell'anno di grazia 1980, seppe farsi valere grazie a qualità attitudinali e, naturalmente compositive, che la avvicinavano a realtà artistiche d'oltre Manica, sicuramente più affermate. Un disco compatto, suonato con gusto e verve da una giovane formazione che, questo è sicuro, avrebbe meritato almeno un'altra possibilità che, ahimè, non gli è stata concessa, tanto da suonare ancora valido e competitivo a ben più di trenta anni di distanza dalla sua prima stampa. Dopo mesi e mesi di gestazione, quel disco rivedrà finalmente la luce, avvalorato per l'occasione da ben quattro gustose bonus track e da una nuova grafica, che lo tendono ancor più competitivo.....

Ciao Daryl, e grazie per la tua disponibilità, partiamo subito con la prima domanda, come ci si sente alla vigilia per la partenza di una nuova avventura che riporta in auge il nome della vostra band dopo anni ed anni di totale oblio? Ciao Beppe, ovviamente c’è grande soddisfazione per il fatto che a distanza di tanto tempo, ci sia stato interesse per il nostro disco! Certo l’attività live non si è mai del tutto fermata…ma quella discografica si! Quando ed in che occasione hai deciso di rimettere mani sul master degli Strike? Se non erro la ristampa doveva già essere fuori da un paio di anni almeno, che cosa è successo? Avevo iniziato, come dici un paio di anni fa, a pensare se fosse possibile ristampare il disco, proprio in seguito al fatto che in tutti questi anni c’è stato sempre un interesse; spesso mi hanno contattato per interviste, visto che il disco è stato il primo, del suo genere, ad essere pubblicato ufficialmente in Italia. Poi mi sono anche accorto che, nonostante i 30 anni passati, il suono manteneva una sua attualità e quando la Jolly si è dimostrata seriamente interessata alla sua ripubblicazione, dalle parole ai fatti ed il tutto si è concretizzato! Come mai avete deciso di cambiare il titolo del disco ed il lavoro d'artwork? Sai, da appassionato della scena musicale nostrana, ero molto affezionato alla vecchia copertina.... Beh, mi fa piacere che ti ci fossi affezionato, tant’è che qualcosa della copertina è rimasto, almeno nelle foto all’interno!

Però devi sapere che la scelta di quella copertina fu molto casuale…ma è una lunga storia; credo fosse giusto cambiarla ed aggiornarla, visto che all’interno del CD ci sono anche altri brani oltre a quelli del disco! Capisco, adesso facciamo un passo indietro di almeno una trentina di anni, ti va? Quale era lo scenario musicale della vostra città di fine anni settanta inizio ottanta? C’è da dire che noi suonavamo soprattutto nel circuito americano della base NATO di Napoli, e questa situazione ci ha favoriti, sia per la conoscenza della musica rock, che per il fatto di poterla suonare. In città non vi erano locali per farlo tranne qualche rara eccezione!

mette in risalto la vostra smisurata passione per la scena musicale inglese dell'epoca, e per i Motorhead in particolare, era veramente così? A dire il vero, non tanto i Motorhead, non ci siamo mai focalizzato su un solo gruppo; a me, per esempio, piacevano a quel tempo molto gli AC DC ed i Judas Priest, ma ascoltavamo anche altri tipi di musica, come southern rock, tipo Lynyrd Skynyrd, ZZ Top etc. Inizialmente eravamo meno “inglesi”, lo siamo

Come ed in che occasione è nata la band? Sia tu che tuo fratello Paul avevate avuto esperienze musicali? Ho iniziato io a suonare con delle band di ragazzi americani quando avevo 15 anni, ma dopo pochi anni si è unito Paul che era più piccolo di me, e con altri ragazzi americani abbiamo iniziato a suonare e a pensare a brani originali. Si, infatti, quelli che in molti non ricordano è che la vostra formazione era per metà italiana, e metà americana, non a caso sia Jimbo che Jimmy facevano parte del distretto militare Nato di base a Napoli, dico bene? Come avvenne l'incontro? Si esatto, io e Paul eravamo molto conosciuti nella base Nato…ogni tanto c’era qualche partenza all’interno della band, bastava mettere in giro la voce che cercavamo un nuovo componente e selezionavamo le persone. C’erano tanti bravi musicisti con la giusta mentalità ed anche preparazione musicale specifica. Pensa che Jimmy, il batterista, aveva 15 anni quando iniziò a suonare con noi ed era un polistrimentista! Penso che, almeno a livello musicale, le vostre rispettive passioni musicali agevolarono a saldare il rapporto iniziale.. Daryl: Si certo, ma questo era vero per quasi tutti i ragazzi americani che suonavano con noi, visto che il rock è la musica di base per quasi ogni americano! Un disco il vostro, che

diventati senza rendercene conto, forse, potrei dire, proprio per le difficoltà che incontravamo per suonare hard rock e il senso di solitudine artistica che avevamo in quegli anni rispetto alla realtà musicale italiana! Anche l'aspetto iconografico rappresentava un versante molto importante per gli Strike, è vero?? Si, quella è una mentalità, che soprattutto negli anni a venire, diventò importante. La musica si ascolta, ma soprattutto si “vede” in un concerto live. Il tutto deve essere congruente! Questa è una mentalità acquisita proprio dagli americani e poi alla fine diventa parte di te. Ovvio che, comunque, dietro un’immagine ci deve essere qualcosa di solido e vero! In che maniera arrivaste a firmare il contratto con la Schyzo che all'epoca sembrava credere molto nelle vostre potenzialità? Se non ricordo male la label era una sussidiaria della Fonit Cetra.. Esatto, era distribuita dalla Fonit. Ci aiutò Giorgio Verdelli che vide in noi qualcosa di autentico, nel senso rock, capì che eravamo giusti e che eravamo avanti con quel tipo di musica rispetto


È vero che uno dei due ragazzi della vecchia line up, ha registato un paio di dischi con una formazione hard rock negli States? Verissimo, si tratta del chitarrista Jimbo Moshier, che pubblicò, per la Capitol, un paio di LP di glam Qual'era l'impatto live della band? Puoi ricordarci quell'episodio che vi aveva visto in metal! Toscana acclamati dai fan come delle rock Qualche anno addietro ci è giunta la notizia star internazionali? della scomparsa prematura del tuo caro Accadde a Lucca, per la nostra prima partecipazione ad un evento televisivo, e sorprese fratello, quali sono i ricordi al quale sei legato di più?..e se non è troppo, visto che il anche noi. Credo fosse per il fatto che avevamo disco adesso è stato pubblicato, non hai mai proprio l’aspetto di una band straniera, magari non famosa in Italia, ma sicuramente si all’estero pensato di mettere in piedi una formazione e tributare una serata in suo onore? (almeno cosi’ pensava il pubblico). Daryl: Per me è stata dura, perché avevo sempre Per cui, appena avvistati nei pressi del teatro, condiviso la musica con lui, era anche un grande scendendo dalla macchina della casa chitarrista! Pensa che quando iniziammo a discografica…ci fù un assalto per gli autografi, registrare il disco, aveva 19 anni e suonava solo cosa che ripeto, ci colse di sorpresa. da qualche anno. E’ molto difficile trovare un Ma anche negli stessi studi televisivi ci musicista di quell’età che sia tecnicamente bravo, guardavano con curiosità ed ammirazione. ma anche “musicalmente maturo”. I miei ricordi sono legati a tutte le esperienze musicali avute Gli Strike sono da sempre ricordati come la insieme, forse adesso lui manca ancora di più, band ad aver inciso il primo disco di heavy almeno musicalmente. metal in Italia, come mai, in un periodo Se ci fosse stato, credo che saremmo al lavoro pionieristico come quello dei vostri primi anni di attività, non avete trovato il modo di per concerti e nuove produzioni! Si mi piacerebbe fare una serata ed anche più di una in suo pubblicare in nuovo platter? onore…! Sto cercando di trovare i giusti elementi Forse proprio per questa ragione; in Italia fu un per farlo, ma non è semplice! tentativo, ma senza il dovuto sostegno successivo, quasi un esperimento che, benché A livello puramente musicale che cosa hai abbastanza riuscito, non era ancora abbastanza per portarlo avanti. Infatti ci fu chiesto di cantare combinato in tutti questi anni? Daryl: Per fortuna ho continuato a suonare per in italiano…ma non era per noi! molti anni nei locali della Campania con una cover-band e, ti dirò, mi sono anche molto Infatti, la ristampa presenta 4 bonus track divertito, perché anche a livello di cover, quella che fanno parte di una demo, di che cosa si tratta? Sono registrazioni postume all'uscita band è stata la prima nella nostra zona!!! del disco? Capisco, segui sempre la scena musicale Si furono registrate 4 anni dopo nel 1985 e dovevano essere proposte direttamente alle case odierna? Hai comprato qualche disco discografiche inglesi; se ne interessò un manager interessante negli ultimi mesi, o sei un vecchio affezionato dei dischi con i quali sei inglese (John Kibble). Il riscontro fu anche cresciuto? discreto..ma non riuscimmo a concretizzare la Daryl: Per un po di tempo non ho sentito niente cosa, anche per la nostra inesperienza, eravamo di nuovo, ma ogni tanto mi capita di ascoltare molto giovani! ad altre realtà italiane, e ci mise in contatto con i responsabili della Skyzo; dopo vari demo-tape, ci fecero il contratto discografico!

qualcosa di nuovo, non è che la vada a cercare, ma parlando con amici discografici, ogni tanto mi fanno qualche nome, ed io vedo di cosa si tratta. Però, la maggior parte delle cose che ancora ascolto sono quelle più vecchie! Non è che di nuovo ci sia tanto, tranne qualche eccezione. Pensi che, con l'avvento dei nuovi sistemi di informazione, oggi come oggi l'esistenza artistica degli Strike sarebbe diversa? Daryl: Tutti i momenti hanno la loro storicità! Quello che si può fare oggi è tanto, anche a livello di registrazioni. Ok Daryl, siamo alla fine, ti lascio la parola per i saluti e i ringraziamenti finali!!! Daryl: Ringrazio te per l’intervista e speriamo di risentirci in futuro; un saluto a tutti i metallari e rockettari!!!


Finalmente!! Già, erano anni ed anni che tentavamo di contattare i Purple Angels per un'intervista faccia a faccia, ma ogni tentativo era stato vano, anche perchè molti dei musicisti della band, sono tutt'ora molto impegnati con i loro rispettivi progetti musicali. Quindi anche per questo che ringraziamo di cuore l'amico Stefano Vacchetta, tastierista del combo torinese, che si è reso disponibile per quest'intervista telematica informale, nella quale ha messo in luce alcune delle vicissitudini legate ad una formazione che, nella prima metà degli anni ottanta, seppe attirare su di se l'attenzione degli appassionati di un certo filone della musica dura di tipica estrazione inglese. Un paio di demo, la partecipazione alla compilation “Four kinds of metal”, ed un disco omonimo più che buono, sono le testimonianze che il quintetto a lasciato ai posteri.....

Ciao Stefano e grazie per essere avere la pazienza di rispondere alle mie domande, naturalmente nei miei ricordi di adolescente, il tuo nome è legato a doppio filo con quello dei Purple Angels, cosa ricordi di quella band e di quell'esperienza? Prima di formare il gruppo, qualcuno di voi suonava con altre formazioni o cover band? Ciao Beppe, dei Purple Angels ho dei ricordi bellissimi, è stata un'esperienza incredibile per l'epoca, tieni conto che in quel periodo suonare in una band era piuttosto difficoltoso......mica avevamo X-factor o amici per farci conoscere.. Prima dei purple nessuno di noi suonava da altre parti, quando mi unii a loro, io avevo 15 anni, è stata la mia prima esperienza in una rock band.

mio testimone di nozze ed io il suo... Capisco, in che modo entraste in contatto con Enrico Rigolli all’epoca vocalist dei seminali Grendel? Se non ricordo male, lo conoscemmo in occasione di un festival rock organizzato sul lago di Candia (gli headliners erano i Fil di Ferro che salirono sul palco con le moto....dei pazzi scatenati). Comunque sia, noi con i Purple e lui con i Grendel, facevamo parte dei gruppi del pomeriggio e quindi seduti sul prato alla Woodstock ci siamo conosciuti.

entusiastici. Vivere in provincia ha i suoi lati positivi, ma anche quelli negativi...ma noi non ci lamentiamo :)

Comunque, nonostante tutto, il vostro debutto ufficiale non tardò ad arrivare, un disco con il quale la band continuò a ribadire quanto di buono aveva messo in mostra con il lavoro precedente, amplificando se vogliamo la componente tecnica che, comunque, vi ha sempre contraddistinto. Grazie per i complimenti sulla tecnica...ma all'epoca le band a cui facevamo l'occhiolino Già nonostante la distanza, la seconda fatica erano comunque tutte molto tecniche anche se in studio della band fu un promo di quattro magari avevano una hit in qualche radio brani, edito per tastare il terreno in vista del americana, vedi House of lords, Bad English, The Ok, capisco, toglimi una curiosità, molti non primo full lenght della band, prodotto ancora Storm, gli stessi Bon Jovi, gli Whitesnake di “Slip sanno che una delle vostre prime produzioni una volta dal grande Beppe Crovella nei suoi of the tongue.”....e poi c'erano i gruppi cari a a livello di demo fu il seminale "Dreams of Sinergy studios, che, rispetto al primo Rigolli come Journey, Foreigner..... fire" demo che, oltre a presentare un lotto di lavoro, riuscì a cucirvi addosso per ottime composizioni, vede germogliare l’occasione un suono old style veramente Contraddistinto da un art work più vicino ad quello che sarà poi la passione costante in disarmante… una concezione progressiva che hard rock, il molti di voi, ovvero la devozione verso il Si, il promo aveva questo suono che ricalcava un disco era, e lo è tutt’ora, un ottimo lavoro suono roccioso di Deep Purple e Rainbow, e pò il suono dei Deep Purple di “Perfect strangers”, che amplifica le potenzialità radiofoniche di la melodia dei maestri Beatles, dico bene? con la ricerca di melodie diciamo un pò...che alcune composizioni che, in alcuni casi, Deep Purple, Rainbow e tutto quello che ruotava ammiccavano all'aor americano. perdono proprio quell’istintività primigenia, intorno al mondo porpora, per noi era il nostro Su questo tipo di melodie Rigolli è stato in favore di un approccio quasi patinato, che pane quotidiano, prima c'erano loro e poi tutto il veramente super!!! ne pensi? resto ed è la passione per i Purple che ci ha fatto Forse hai ragione...risentendo adesso i due lavori, incontrare. Che ricordi hai di quelle registrazioni? Mi sicuramente il promo ha una sua identità più Per il discorso Beatles, io non sono mai stato un parleresti di come nacquero pezzi marcatamente rock (anche se le melodie sono amante del quartetto di Liverpool, trovo che la stratosferici come la splendida "Hardcore orecchiabili), mentre il disco è stato un pò ripulito coppia Lennon/Mccartney abbia composto forse le lover", e la meravigliosa "Livin it up"? e smussato. più belle melodie che ancora oggi si possano Onestamente delle registrazioni non ricordo Però all'epoca ci siamo anche fidati di giudizi di ascoltare, ma non rientrano nei miei gusti molto....sono passati più di 20 anni, non avevo gente che aveva più esperienza....e devo dire che musicali (io sono più Stones), mentre agli altri neanche 20 anni, e in quell'età vivi tutto al 100%. abbiamo fatto bene.... (Fabrizio ed Alberto) piacevano molto I pezzi dei Purple nascevano tutti grazie all'estro geniale di Fabrizio Fratuecelli e all'apporto di suo Eravamo arrivati alla fine degli anni '80. Il Fu anche in quel periodo che partecipaste fratello Alberto alla batteria, poi in sala prove si rock si era definitivamente spogliato di tutti alla compilation “Four Kinds of Metal" con arrangiavano i pezzi tutti insieme. i suoi orpelli e il grunge stava cominciando brani come "Fire in the Sky" e "Roundabout ad abbattersi come una tempesta su tutti of a Crazy Horse", come entraste in contatto Giuro che fra le decina e decina di demo che coloro che vedevano ancora l'hard-rock e con la Minotauro records, pensi che fosse posseggo, quel promo è uno dei pochi in cui l'heavy metal incanalati entro binari molto realmente intenzionata a produrvi? si evince le potenzialità espressive di una classici e abusati….. Onestamente non ricordo bene come entrammo band dotata veramente di una caratura Mah, secondo me il grunge è stato un modo per in contatto con la Minotauro ma non credo avesse tecnica ben al di sopra della media far conoscere al grande pubblico italiano il rock, intenzione di produrci, in quegli anni mi ricordo dell'epoca, sai, non riesco a capacitarmi del che poi si definisca grunge, heavy metal, hard che c'erano diverse pseudo-etichette nell'ambito perché come mai all'epoca si vociferasse con rock, aor, penso non importi molto. heavy rock che volevano produrre gruppi italiani, toni entusiastici di formazioni, magari In quegli anni il pubblico non rock, conosceva ma che poi si rivelarono un completo fallimento. dozzinali, mentre dei Purple Angels non solo i nomi classici e cioè Iron Maiden e Ac/Dc, il parlava mai nessuno o quasi, solo perché grunge grazie anche a film come "Singles" la Che ricordi hai di Fabrizio Bison, vostro eravate una band di provincia? La vera morte di “River Phoneix”, ha fatto si che il rock primo vocalist? Ho saputo che si è working class? entrasse anche in casa delle persone....le radio allontanato per sempre dalla musica Sicuramente vivere in provincia non aiuta, trasmettevano Pearl Jam e Nirvana!!!! suonata, lo hai mai rivisto negli ultimi avessimo abitato in città, frequentato le sale Poi....può piacere o meno, ma a livello mediatico tempi? prove come facevano gli altri gruppi, forse ci ha dato una bella spinta al settore :) Fabrizio non canta più, ma siamo rimasti ottimi avrebbe dato il modo di farci conoscere meglio e amici e ci frequentiamo tutt'ora...è stato anche il anche per noi i toni sarebbero stati più Quanto era difficile essere una band di hard


rock classico italiana in quegli anni? Nel senso che oltre a combattere contro le infrastrutture inesistenti, anche la stampa estera si dimostrava poco duttile nei vostri confronti, vero? Ma a noi la stampa estera non penso ci abbia mai cagato, ahahhaha!!!! Era difficile essere una rock band in generale, sicuramente le infrastrutture per quello che riguarda la musica in Italia, credo siano inesistenti ancora oggi.... Nel 1993 arriva invece “Beatles in rock”, sorta di omaggio ai maestri di Liverpool in chiave moderna, un nastro che non ho mai visto in vita mia, ma lo avete registrato veramente? Certo che lo abbiamo registrato veramente!! Come ospite ha pure cantato Luca re dei Sick Rose che più tardi entrerà in pianta stabile come cantate al posto di Rigolli, ed ai cori le coriste della "Soul band", nota band di rhytm & blues canavesana. Quindi un anticipo della formazione allargata che

durò qualche anno.... Capisco, in che maniera si consumò lo split della band? Musicalmente parlando, cos'hai combinato? Già durante l'ultimo periodo (verso il 1996) la

di anni dopo. Non hai mai pensato che se fossi nato in un altro paese, forse la tua vita artistico/musicale sarebbe, diciamo, cambiata? Mah, e chi lo sa????? Io ho iniziato a suonare perchè spinto da mio padre, se fossi nato in un altro paese, da un altro genitore, magari adesso non avrei questa passione.

band aveva qualche scricchiolio, conta che eravamo inseme dal 1985 e nonostante fossimo una band di provincia, la media dei nostri concerti era intorno ai 15 al mese, quindi forse il grado di sopportazione/divertimento si stava un pò affievolendo. Io nell'ultimo periodo entrai a far parte degli Amadres, un gruppo di 7 elementi con Rigolli alla voce, facevamo cover di Santana e Genesis e poi qualche mese dopo (sempre nel 1996) formai una delle prime tribute band (all'epoca non credo esistessero ancora), gli Only Stones (...indovina il tributo???...) con cui suono ancora adesso.

Pensi che, con tutta l'esperienza che hai accumulato in questi anni e con l'avvento delle nuove tecnologie, oggi i Purple Angels avrebbero avuto vita più facile? Forse...ma non più di tanto....in tutti sti anni non mi sembra che le situazioni siano cambiate poi così tanto.

Guardando al passato, pensi di avere più ottimi ricordi, o rimpianti? Potendo tornare indietro, rifaresti tutto daccapo?.. e se non è troppo, a livello puramente artistico, com'è cambiato in tutti questi anni il modo di rapportarti alla musica suonata e concepita? Solo ottimi ricordi... rifarei tutto da capo...anche Toglimi una curiosità, ma che cosa spinge un le sbronze insieme ad Alberto!! quarantenne musicista preparato come te, a Il mio rapporto con la musica in generale non è mettersi in gioco con una cover band seppur cambiato, per me è sempre un importante presenza della mia vita. ottima come gli “Only Stones”? Ho la fortuna di suonare ancora dal vivo quelle 2Semplice...perchè io non so scrivere dei brani 3 volte al mese con le stesse persone con cui ho musicali, li posso arrangiare, ma non ho quella formato la band nel 1996, mi diverto....ecco il bravura ed estro per inventarmelo, cosa che succo del discorso è quello, sto bene quando invece Fabrizio ha. suono :) Lui è un talento naturale e le sue composizioni non sono mai banali. Domanda scontata, non avete mai pensato Ed un altro motivo è anche che, adesso come ad una reunion o a ristampare parte del adesso, quando suono, mi voglio divertire, e la vostro materiale inedito? cover band sicuramente in un locale, è più divertente che ascoltare un gruppo che fa musica Ad una reunion si era pensato qualche anno fa, avevamo anche fatto delle prove, ma poi degli originale, tutto qui impegni improvvisi di Fabrizio con i 60/70 ha fatto si che il tutto si "raffreddasse" dopo qualche mese Possiamo asserire che i Fratucelli Project sono i Purple Angels con Leporale alla voce, e quindi il progetto è ancora congelato adesso. o no? Grazie Stefano per averci donato un po' del No per niente...i Project sono nati dalla mente di tuo prezioso tempo, concludi l'intervista nel Fabrizio come tributo ai Rainbow e non fanno modo che più ti aggrada. brani dei Purple Angels...all'inizio nella formazione, c'eravamo io ed il bassista dei Purple 'Mazzalo....ma quante domande????? ed una cantante, Piero Leporale è entrato un paio


Ancora Napoli, un altro pezzo di storia della scena musicale di quella splendida città pregna di suoni e di colori, questa volta ad essere presi in esame, sono nientemeno che i Marshall, terzetto capitanato dai fratelli Ferrigno, Sasà alla chitarra e voce, e Mario al basso, ed il drummer Lino Mazzola a completare la line up ufficiale di quella formazione che, grazie soprattutto ad una incessante attività concertistica, che li portò più volte su e giù per i palchi dello stivale, seppero conquistarsi i favori del pubblico, che tributò i giusti omaggi al loro “Magic Diamonds”, da sempre oggetto di collezionismo da parte di migliaia di trasure hunter nostrani... Ciao Mario e benvenuto sulle nostre pagine, incominciamo dagli inizi della storia dei Marshall, formazione che nasce in un periodo di transizione della scena napoletana dopo il grande boom fatto registrare da formazioni seminali come Napoli Centrale ma soprattutto i grandiosi Osanna, cosa mi dici dei primi anni della band? I Marshall nascono a Napoli nel 1985 fondati dai fratelli Salvatore e Mario Ferrigno, in un periodo appunto di transizione della scena musicale napoletana , dove gruppi come Napoli Centrale ma soprattutto gli Osanna erano abili ad imparentare il proprio sound con certe sonorità hard rock e a svelare il notevole valore di quella scena rock progressiva, l’unica in grado di farci assaporare i primi segnali di un rock duro, preludio a ciò che negli anni a seguire, avremmo potuto chiamare hard rock e heavy metal. La prima formazione dei Marshall vedeva Salvatore Ferrigno (in arte Sasà) alla chitarra e voce, Mario Ferrigno al basso e infine Lino Mazzola alla batteria. Il sound della prima formazione spaziava tra l'Hard Rock anni '70 e l'Heavy Metal di stampo americano. Le nostre origini e influenze musicali sono quelle legate al primo periodo degli anni '70 che aveva come principali interpreti Led Zeppelin, Black Sabbath, Deep Purple e Van Halen, esordirono nel 1985 nel loro primo live al teatro "La Perla" dove impressionano critica e pubblico per l'impatto della loro dimensione live,successivamente i Marshall si apprestano a registrare delle demo contenenti brani come "Believe In The Night", "You Are My Star" ,"Simphony", e "Call Me Today" però per la scadente qualità di registrazione non furono fatte circolare nei circuiti underground . Quindi la vostra era una famiglia di musicisti ben affermata, una cosa quasi normale visto l’immenso bacino e la musicalità della vostra splendida città, non trovi? Napoli è una città che ha la musica nel sangue, e la famiglia Ferrigno ne è un esempio, quasi tutti in famiglia abbiamo in comune la forte passione per la musica, a cominciare dai miei nonni paterni che erano musicisti ,mia nonna era una violinista mentre mio nonno chitarrista, mio nonno materno suonava la chitarra nei locali di Napoli interpretando i classici napoletani, i miei due fratelli Vincenzo chitarrista, e Sasà anche lui chitarrista e vocalist nei Marshall, ed io (Mario) che sono bassista, ma suono anche la chitarra . Una curiosità, ma il vostro nome era una sorta di omaggio-tributo ai famosi amplificatori omonimi? Contrariamente a quanto si possa pensare, il nome MARSHALL non è un omaggio-tributo ai famosi amplificatori, bensì un idea di Sasà di rendere omaggio a uno dei suoi più grandi idoli James Marshall Hendrix prendendo appunto il suo secondo nome. Ok, non tutti sanno che il primo lavoro ufficiale della band è lo splendido ma ancora cerbo demo tape "In the race of rock" del 1987 che, nonostante i problemi di una giovane band al debutto, riesce nel giro di pochi mesi a vendere circa quattrocento

copie, una cifra molto importante per l’epoca, anche perché i mezzi di comunicazione non erano certamente quelli odierni… Il primo lavoro ufficiale della band è la demo tape "In the race of rock" del 1987 che riesce nel giro di pochi mesi a vendere circa quattrocento copie, nei primi 5 mesi dell'88 ,questo grazie anche ad un'attenta opera pubblicitaria fatta attraverso oltre 70 radio libere Nazionali ed alcune fanzine italiane ed estere.

numerose lettere dei fan che ci arrivavano da tutta Italia ed Europa (Svizzera, Francia, Londra) Infatti in quel periodo la band si sbizzarrisce in un'intensa attività concertistica suonando anche alcune covers dei mitici Led Zeppelin, Black Dog, Rock and Roll...

Visto che non ho mai avuto occasione di ascoltarlo, mi parleresti dei brani che facevano parte della track list del vostro debutto assoluto?...e se non è troppo, che genere di affiatamento si era venuto a creare fra te, tuo fratello Sasà ed il buon Lino Mazzola? Si, l' incisione esemplarmente limpida della demo tape "In the race of rock" permette di gustare appieno le nostre doti . "Run Alone" ha un inizio piuttosto slow e carico d' atmosfera,poi il ritmo sale gradualmente verso momenti tipicamente Hard,che sfociano nel rituale solo-guitar, " She's cow" si snoda più o meno sulla stessa falsariga della precedente ,con in più un pregevole escursus chitarristico,che prosegue nella strumentale e conclusiva "Sibille". Il nostro era un affiatamento perfetto e quindi il nostro sound risultava molto compatto, un trio di rockers veramente impeccabili tecnicamente e dall' indubbio gusto compositivo.

qualitativo davvero sorprendente…. Dopo esserci impegnati a far girare il demo in tutta Italia, suonando in festivals a Pescara, Reggio Calabria, viene registrato un secondo demo, un nastro ben curato, sia nella confezione che nella registrazione, intitolato semplicemente "Marshall II", c'era l' obbiettivo di conquistare una platea più vasta di quella che poteva offrire il metal in sè per sè, si puntava quindi al grosso pubblico Rock e difatti fin dall' inizio lo stile del gruppo si era inserito in schemi più rock e hard che metallici.

Ricordo che le recensioni che riceveste dall’allora nascente stampa specializzata, erano tutte più o meno entusiastiche, molti sottolineavano il vostro filo diretto con i maestri Zeppelin, tu che ricordi hai? Ricordo che avevamo delle ottime critiche dai giornali Metal Shock, Flash, HM e diverse fanzine da tutta Italia, pensa che ho ancora conservate le

Elementi questi che si rafforzano nel successivo “Marshall II” un lavoro che fomenta il vostro approccio professionale e compositivo, e spinge la band ad un livello

"Believe to night", "Get out" , "Can't you know" erano esempi di totale devozione a stilemi compositivi di una band davvero lontana dai soliti stereotipi “baffetto e pantalone a righe” di molti comprimari dell’epoca, che mi dici? Le influenze sevientes riscontrabili sul primo demo, sono ancora più tangibili in questo nuovo lavoro molto sentito e tecnicamente ben realizzato, "Believe to night"rientra in canoni assolutamente hard riportando alla memoria gruppi come Iron Butterflye, Uriah Heep, “Get out" ad esempio propone un paragone inevitabile con i Led Zeppelin, visto che Sasà Ferrigno si lancia sulle orme di Robert Plant ,il pezzo si fa apprezzare anche per il lavoro basso e batteria. Molto orecchiabile "Can't you know" piacevole ballata che , come si deduce dal titolo, è


americano, il quale aveva già lavorato con molte formazioni di rock blues acquisendo molta esperienza, quindi ha contribuito senz'altro a dare Un successo quello del demo, che vi porta ad un tocco in più al nostro lavoro. I ricordi che ho di quelle sessioni di registrazione organizzare un vero e proprio mini tour di sono quelle di un esperienza indimenticabile . supporto al demo, come a dire, proprio altri tempi…. Successo ottenuto anche grazie agli innumerevoli Disco il vostro, che riprendeva vecchi classici da sempre nel repertorio della band, concerti tenuti in ogni angolo della penisola un ed alcune nuove composizioni, ce ne puoi vero e proprio mini tour appunto a partire da parlare? giugno dell'88 che tocca diverse città: Salerno, L'album composto da sette songs colpisce Bari, Latina, Potenza, Francavilla, Reggio innanzitutto per la predominanza che viene data Calabria, Siderno, L'Acquila, Pescara, Caserta, alla parte strumentale rispetto alle cantate. Nola, Pozzuoli e Napoli, tutte con buon successo Dal tipico Heavy Metal di "It's magic", "In the di pubblico. race of the Rock" e "She's a coward" si va a pezzi Quante dose di convinzione e quanta di follia più lenti come "Run Alone" e " I can see" ad un si nascondeva dietro alla band? Mi sembra di tipico Rock 'n' Roll come "Dance Lady". "She's a coward" e "Run Alone" fanno parte dei capire che per te, tuo fratello e Lino la band vecchi classici da sempre nel repertorio. rappresentasse molto di più di un semplice viatico per esprimere i propri sentimenti, la Ok, capisco, quindi mi pare di capire che la rabbia e perché no, anche la frustrazione di band è esistita fino a metà degli anni vivere in una città lontana dal fulcro della novanta, che cos’è successo di così scena che contava, è così?? determinante che vi ha portato allo split Il pregio principale dei Marshall era la volontà definitivo? coriacea di voler cercare una propria identità Lo split definitivo del gruppo è avvenuto sia per musicale che non fosse derivativa. motivi esterni (la chiusura della casa produttrice Questo è dimostrato dalla scelta del gruppo di del disco) che interni (Lino Mazzola aveva lasciato auto-produrre il disco presso i famosi Executive la formazione nel 1991, per poi fare alcune Studios di John Ryan, uno dei più blasonati collaborazioni successive, come il concerto allo ingegneri del suono di Napoli. Voleva essere la summa sonora delle fatiche e dei stadio di Bacoli nel 1994), i Marshall si fermano nel 1996 perchè uno scioglimento vero e proprio sacrifici fatti nei primi anni della nostra carriera, non c' è mai stato. nel tentativo di uscire dall’anonimato dell’underground italiano, anche perchè vivevamo Personalmente ho sempre continuato ad a Napoli , una città lontana dal fulcro della scena interessarmi alla musica, una delle mie più grandi passioni, continuando a suonare ,scrivere che contava . canzoni e da oltre 2 anni ho un associazione Un esempio di follia potrebbe essere il fatto di musicale" Music Sensation" della quale sono il aver rifiutato l'opportunità di fare da gruppo di presidente. apertura di uno dei gruppi più famosi d'oltreoceano che venivano in concerto in Italia. L' associazione si occupa principalmente di far emergere i giovani, un progetto dedicato alla Parliamo dei Black Sabbath. Eravamo oberati di lavoro, di impegni in quel periodo e decidemmo di musica, con l'aspetto sociale di mettere la musica a disposizione dell’umanità. rinunciare. tinteggiata da atmosfere blueseggianti "Blues For Us".

Nel 1990 è la volta del tanto agognato debutto discografico per la Metalnews, deal che arriva a conclusione di un concorso per band emergenti che vi vide primeggiare… Il 1990 per i Marshall fu un anno che ci vide conquistare il primo posto ad un concorso per band emergenti ( Ligabue era al 6 posto), ci aggiudicammo il titolo di "miglior emergente italiano" su una selezione di oltre 500 band in tutta Italia . Fu anche l' anno del nostro debutto discografico per la Metalnews, fu molto impegnativo in quanto, sia prima che dopo l'uscita del disco, avevamo in programma numerose date, alcune delle quali organizzate dalla Musical Box Promotion di Klaus Byron, in più parti d' Italia .

Qualche annetto più tardi Lino Mazzola decide di ritornare all’attività concertistica con una nuova line up, ma con il vecchio moniker della band, tu e Sasà siete stati esclusi a priori o cosa? Assolutamente, circa 5 anni dopo che la band era inattiva, fu Sasà Ferrigno, che decise di riformare i Marshall richiamando sia me che Lino Mazzola. Io all' epoca per problemi personali, non potei impegnarmi, ma promisi a Sasà che appena risolti i miei problemi, sarei ritornato a far parte della band. Lui mi disse che appena erano pronti i pezzi da registrare, mi avrebbe chiamato, nel frattempo la band era attiva con una nuova line-up, ma successivamente Sasà si ritirò dalla scena musicale.

Prodotto e registrato da John Ryan, un tecnico americano che ha lavorato con molte formazioni di rock americano e blues, “Magic Diamonds” è un disco che, ancora oggi, suona frizzante e fresco, che ricordi hai di quelle sessioni di registrazione? Ottenuto il contratto discografico con la Discomagic, con la collaborazione di Klaus Byron, siamo entrati negli Executive Studios di Napoli dove abbiamo registrato il nostro album “Magic Diamonds“. L'album fu registrato da John Ryan un tecnico

Si, capisco, una brutta notizia anche per noi semplici appassionati, qual è il ricordo più importante che ti porti dentro di Sasà? Quando seppi, circa sei mesi fa, mi sentii svuotato, qualunque pensiero non poteva consolarmi , ricordo solo che ho pianto tanto... Non ho realizzato all'inizio, il difficile è venuto dopo il funerale, quando ho avvertito questa mancanza, mi sono sentito come se un peso mi fosse caduto addosso. Sentivo il peso, un fratello che non c' è più, che manca, un dolore grande, un forte senso di

nostalgia il ricordo di tutti i bei momenti condivisi con lui sia in famiglia che nella musica. Con il tempo il dolore della perdita non muta, ma cambia il rapporto con il proprio dolore. Ci si abitua, si impara a portarlo con sè , la sua mancanza si sente tantissimo, il ricordo che ho di lui, è di un fratello maggiore protettivo nei miei confronti. Mi ha insegnato tanto, era una persona molto solare, con un animo sensibile , era un grande talento, molto carismatico con i suoi assoli di chitarra indimenticabili.... Il suo ricordo mi incita a continuare il discorso musicale da lui interrotto e purtroppo non più ripreso ,ed ogni volta che suono lo sento vicino proprio come se ci fosse lui accanto a me . Sasà mancherà tanto a tutti noi, ma resterà sempre vivo nei nostri ricordi. Visto che sei un musicista con una certa esperienza alle spalle, che cosa ti sentiresti di consigliare ad una band che sta muovendo i suoi primi passi all’interno del famigerato music biz?? Di crederci sempre e di studiare . Non dimenticando mai che la preparazione e l’umiltà sono alla base di questo mestiere. Un’altra cosa che consiglio a tutti i musicisti, è di confrontarsi cercando di apprendere sempre da altri musicisti, mantenendo l’orecchio sempre attivo e sperimentare nuove sonorità. “Qualsiasi esperienza, anche negativa, può portare una crescita professionale e umana”. Rimboccarsi dunque le maniche e diventare manager di se stessi, costruendosi dei canali di promozione con le proprie forze e proporsi a locali per suonare dal vivo. Oggi fortunatamente si hanno a disposizione tanti mezzi di promozione come i social networks, che consentono di far ascoltare la propria musica veramente a chiunque.” La musica e' intangibile, magia, creativita', comunicazione, tuffi nel mistero senza rete, passione, sfogo, gioia ,lacrime ed emozione; il business e' il tentativo empirico e distorto di rendere tutto cio' quantificabile in soldi. Elementi che stai cercando di inculcare anche a tua figlia che sta cercando in qualche modo di ripercorrere la tua carriera di musicista? Essendo la musica una componente fondamentale della mia vita sicuramente ho cercato di inculcare a mia figlia Giusy questo mio amore incondizionato per la musica, facendogliela ascoltare ed apprezzare sin da piccolissima e devo dire che mi è riuscito alla grande!! Infatti Giusy sin da piccola ha dimostrato un interesse e talento per il canto, all' età di 11 anni ha iniziato a scrivere canzoni, vincendo anche un concorso canoro indetto dall' Universal Music Italia con un una interpretazione di un testo da lei scritto in inglese. Ok Mario, siamo alla fine, ti lascio campo libero!!! Beppe, ti ringraziamo tantissimo per questa grande iniziativa, vera e soprattutto sincera, veramente pochi sono gentili e disponibili come te. Un saluto a te e a tutti quelli che credono in cio' che fanno con passione! Grazie di tutto ROCK ON \m/


Ci sono un inglese, un canadese, un tedesco ed un olandese....si, ok, messa così sembra quasi l'inizio di una barzelletta, ma non lo è, anche perchè la band di cui ci accingiamo a parlare, ovvero i Jameson Raid, sono la classica formazione della NWOBHM che ha raccolto meno di quello che ha seminato, lasciando ai postumi la pubblicazione di una manciata di composizioni, ripartite equamente fra singoli, ep e demo, che ne hanno aumentato in maniera esponenziale l'interesse in tutti questi anni. C'è voluto l'interesse contiguo da parte della High Roller Records prima, e della Shadow Kingdom Records poi, prima ancora che di quello di alcuni fan sfegatati del quartetto di Birmingham, per riportare in auge il nome della band in questione che ha deciso nuovamente di rimettersi in gioco, dimostrando, più con i fatti che con le parole, che, per fortuna, nulla è andato perso per sempre. Non a caso il nuovo “The Beginning of Part II”, oltre ad un titolo profetico, è arrivato a mettere in chiaro quelle che sono le aspettative dei sostenitori della band, i Jamison Raid sono tornati per restare!!! Nelle parole che seguono il riassunto di una lunga chiacchierata intercorsa con il vocalist Terry Dark, da sempre motorino instancabile del versante compositivo dei nostri!! Intervivsta raccolta da Beppe Diana Ciao ragazzi, e grazie per averci dato la possibilità d'intervistarvi, iniziamo dicendo che dopo venticinque anni di inattività, credo sia stato alquanto difficile riportare in vita i Jamison Raid, qual'è l'elemento che ha scatenato la scintilla per il definitivo come back ufficiale? Ciao Beppe e grazie a te!! Dunque, diciamo che essenzialmente due avvenimenti ci hanno fatto propendere per una reunion nel 2010. In primo luogo, su MySpace sono apparse due pagine gestite da fan della band che ci hanno fatto pensare che non eravamo stati dimenticati, e in secondo luogo siamo stati contattati dai Roxxcalibur che volevano coverizzare il nostro brano "7 Days of Splendour" per il loro primo album. Successivamente ho convocato il resto della band, e ho chiesto loro se avevano voglia di cominciare una nuova avventura. Tutto questo è successo nei primi mesi del 2010. Il problema era rimettere insieme la line up originale, anche perchè, se John Ace e Phil Kimberley vivono attualmente nel Regno Unito, Terry Smith vive nei Paesi Bassi e Ian Smith in Thailandia. Grazie alla tecnologia siamo stati in grado di decidere su una sorta di set list, e ci siamo presi un paio di giorni di prove, prima di esibirci del nostro primo concerto in Inghilterra.

vecchie composizioni della band, rendendole più veloci, e ci hanno aiutato anche in fase di composizione su nuovi episodi come “Titanic”, “Trouble”, “Bulldogs”, “Electric Sun”, “Fortune Teller” .... Da quello che potrai capire, per "The Beginning of Part II", abbiamo utilizzato sia brani inediti che "nuove" versioni in studio di composizioni mai pubblicate, in più alcune versioni live di vecchie demo che volevamo includere. Ho notato che, per la gioia dei vostri fans, la versione in vinile è contraddistinta da molte informazioni e foto, come al solito, la High Roller ha fatto un ottimo lavoro, sei d'accordo con me? Sono d'accordo al 100%. Quelli della High Roller sanno veramente quello che fanno. E 'stato abbastanza arduo trovare nuove immagini della band inutilizzate per le precedenti release ufficiali in questi anni, abbiamo scavato nelle nostre soffitte e nei luoghi più oscuri delle nostre case, ma alla fine il risultato è stato grandioso!!!

Anche la grafica è molto particolare, che significato dobbiamo attribuire ai due Gangstar del cover artwork? L'opera d'artwork è stata presa in prestito da ben due manifesti pubblicitari originali di concerti della band del 1980/81, alcuni fan della band li avevano comprati molto tempo fa, ed hanno Ok, capisco, che cosa ci puoi raccontare chiesto di farceli autografare in occasione del sulla vostra nuova uscita discografica "The nostro concerto di reunion di cui ti parlavo prima. Beginning of Part II"? E 'nuovamente una Devo ammettere che l'immagine cattura in raccolta di demo come "Just as the Dust Had maniera perfetta lo spirito della band ai suoi Settled", o questa volta avete incluso anche albori. nuove registrazioni? Il titolo dell'album è un riferimento al nostro Dunque, bisogna ricordare che oggi nella line up ultimo EP con Ian e John che si chiamava proprio, c'è un nuovo bassista, Pete Green, che dopo un "End of Part 1." periodo di inattività, ora è tornato nuovamente nella band, e un nuovo chitarrista, Mike Darby. Qual'è lo stato attuale della band dopo Questi ragazzi hanno migliorato il tiro delle questa pubblicazione? Vi sentite soddisfatti

più per la qualità del prodotto, o solo perché finalmente avete pubblicato qualcosa di nuovo? Come ti dicevo, questo periodo della storia della band è stato molto importante perché Pete e Mike hanno sostituito due dei membri originali. Nonostante questo, i fan hanno accettato molto bene la nuova line up, ed hanno gradito anche le nostre nuove composizioni. Questo è stato da una parte un sollievo, e dall'altra una conferma che tutto il nostro successo, se così lo possiamo chiamare, non era dovuto alla presenza di Ian e John. Anche se il suono dell'album non è del tutto ottimale, soprattutto per quel che concerne i brani non registrati in studio, posso ritenermi piuttosto soddisfatto, anche perchè, ricordiamolo, stiamo parlando di un'edizione limitata in vinile. Detto questo, posso affermare con tutta onestà che si tratta dell'ultima raccolta commemorativa di vecchio materiale che faremo. Come dicevi, è innegabile non dover ammettere che la band sta vivendo una seconda giovinezza, che cosa ne pensi di questo rinnovato interesse nei vostri confronti? È veramente splendido. Essere in grado di poter registrare e pubblicare la propria Musica e poterla condividere con il proprio pubblico, è insieme un onore ed un privilegio... Sì, anche perché, proprio come era successo all'inizio della vostra carriera, anche oggigiorno è difficile trovare qualcuno che sia disposto a credere nel vostro potenziale, dico bene? Ho detto molte volte che la vera forza di una band è nelle sue canzoni e nella capacità di songwriting. Ci sono molti buoni musicisti in giro che non hanno padronanza di questa nobile arte,


neanche io, credimi, e questo in definitiva è uno dei motivi che ha spinto la gente ad interessarsi nuovamente alle vecchie band. Non mi sorprende quindi che oggi ci siano alcune case discografiche che vorrebbero pubblicare il nostro nuovo CD. I contatti in questo senso sono già avviati, ma credo che non si faccia niente fino al prossimo anno. Nell'immaginario di molti metalhead, Birmingham è conosciuta come la città dei Black Sabbath, Judas Priest o degli eroi minori Quartz, quanto era difficile per una band come la vostra costruire una solida reputazione nella vostra zona? Significava soprattutto avere la possibilità di vedere parecchi concerti. I Jameson's Raid ad esempio, ne avevano alle spalle più di 100 all'anno, era esposizione pura!!! A livello personale una fatica immensa, anche perché oltre ai live, bisognava pensare a scrivere canzoni nuove, e provare una o due volte alla settimana. Il lato positivo invece era che il pubblico di Birmingham e delle Midlands, sapeva esattamente quello che stavamo facendo per loro.

internet, quindi le comunicazioni andavano via lettera. Non c'erano cellulari, ma usavamo telefoni fissi. Suona come se stessimo parlando di tre secoli fa, non è vero!?? Si, ahahahah..anche se la NWOBHM è stato il più grande movimento degli ultimi trenta anni, dopo di che il nulla più assoluto, secondo te perché? Diciamolo, i media odiano la musica metal. Stranamente, la usano molto quasi sempre, nei spot pubblicitari o quando si vuole accentuare l'eccitazione in una scena nei telegiornali. Ad esempio: una jeep passa sopra una certa campagna ruvida ...... 10-1 ascolti una traccia heavy con accordi ribassati. Noi bande invece, non abbiamo spazio in Tv, inconcepibile!! In prima serata viene passata solo roba vecchia trita e ritrita. La nostra immagine di pelle, jeans e capelli lunghi non si addice a quello che stanno cercando di vendere ia telespettatori. Che posso dire, magari è anche anche colpa nostra. scrive ottime composizioni. Noi compensavamo le lacune che avevamo, con la giusta attitudine che ogni band dovrebbe avere, amavamo la musica nella sua essenzialità, proprio come adesso. All'epoca dell'esplosione della New Wave of British Heavy Metal, avevate la sensazione di fare parte di una scena musicale vero e

Una curiosità, puoi spiegarci il significato del vetro rotto che da sempre caratterizza il logo della band? E 'un foro di proiettile. Potrebbe essere un vetro o qualcos'altro che si frantuma. Ci piace. Non c'è sangue, ma sai, ultimamente potrebbe essere un problema anche quello!! Parlare dei Jameson Raid vuol dire anche parlare di "Hard lines" brano incluso nella leggendaria compilation "Metal for Muthas vol.2", puoi darci alcuni dettagli sulla registrazione di quel brano? La EMI ci aveva avvicinato per registrare questa canzone per la raccolta. Avevamo un budget di cinquecento sterline, abbiamo registrato in uno studio di un amico. Lo stesso studio che abbiamo usato per il nostro secondo EP. Il risultato è stato fantastico, ma qualcuno alla EMI ha deciso che potevano remixarlo e renderlo migliore. Hanno fallito. Siamo rimasti profondamente delusi del risultato. L'originale era molto più heavy e molto meglio. Purtroppo questa registrazione è stata persa per sempre. Molte delle band apparse su quell'album, come si dice in Italia, "si sono perse per strada" ... Haahahha! Sono d'accordo. Anche in questo caso la differenza lo ha fatto l'aspetto compositivo abbastanza basso ed incostante per molti di loro!!! Infatti, alcune settimane fa ho avuto il piacere di fare un'intervista con Paul Britton, il cantante dei Scarab, mi ha detto che se c'era una band che doveva avere successo all'epoca, quelli erano proprio i Jameson's Raid perché avevano il giusto atteggiamento ed un ottimo songwriting, che mi dici? Molto belle le parole di Paul, in più lui si che

propria? Non proprio, no. Eravamo così impegnati a suonare e a prove, che non avevamo il tempo materiale di vedere in azione altre band, tranne quando suonavamo con loro. Come sai, non c'era

Tornando ai giorni nostri, vedi la scena heavy metal di oggi? personalmente ho impressione stiamo attraversando un periodo di transizione, ma mi piacerebbe conoscere la tua opinione. Si, potrebbe essere. Almeno fino a quando le bande giovani prendono ispirazione da quelle più longeve e cercheranno di trasformarlo in qualcosa di nuovo, sarà sempre così. Ma se insistono troppo, rimanendo legati sempre e comunque ai soliti clichè, falliranno. Noi stiamo cercando di fare la nostra parte. Quando, Phil e Ian ha lasciato la band lo scorso anno, io e Pete ci siamo chiesti se reclutare alcuni vecchi musicisti della nostra zona, o chiedere a due ragazzi giovani con idee nuove e più moderne sul'heavy metal. Alla fine abbiamo scelto Kalli e Neudi, che si sono dimostrati di avere idee fresche ed un approccio moderno. Così ora nella band abbiamo un britannico, un canadese, un tedesco ed un ragazzo olandese, un mix di stili, idee e sogni. Il nostro primo album, al quale stiamo lavorando adesso, sarà estremamente interessante, ed il nostro secondo spero che sia ancora meglio. Siamo veramente alla fine, grazie per la tua pazienza e per il tempo che ci hai dedicato, per cui... Ciao a tutti, godetevi la vita!!!


Considerati a torto come una delle tante formazioni di secondo piano della New Wave Of British Heavy Metal, gli Spartan Warrior dei fratelli Wilkinson, Neil e Dave rispettivamente chitarra e voce, con due soli album album all'attivo, seppero crearsi uno stuolo di die hard fans e di semplici appassionati che li hanno seguiti con sempre maggiore entusiasmo dagli inizi della loro carriera, fino allo split prematuro coinciso con la pubblicazione del secondo album omonimo, edito dall'allora iper attiva Roadrunner Records, che li voleva trasformare in qualcosa che loro stessi hanno sempre rinnegato. Tornati in pista due anni addietro con il più che discreto “Behind Closed Eyes”, la formazione britannica, è riuscita a mantenere una certa coerenza di fondo, rendendosi artefice di un heavy metal di matrice tipicamente classica, adombrato da repentini sconfinamenti in territori più stentorei. Una nuova line up, uno studio di registrazione su cui fare affidamento, sono i cardini per una chiacchierata a tutto campo ... Ciao Neil e grazie per il tuo tempo prezioso, come prima domanda vorrei chiederti se potresti svelarci quali sono le ultime novità sulla band? Se non mi sbaglio, la line up è stata stravolta ancora una volta con l'ingresso di tre nuovi musicisti, dico bene? Ciao Beppe, è un piacere poter parlare con te! Si, ci sono delle novità riguardo la band al momento. Stiamo lavorando sul versante live per alcuni concerti, non c’è ancora molto di definito, però dovremmo annunciare a breve delle date in Europa, mentre a marzo abbiamo il Brofest festival. Per quel che concerne la line up hai ragione, è cambiata. Dopo l'HOA sia Gordon che Tom hanno deciso da un giorno all'altro di chiamarsi fuori dalla band, così per portare a termine le date che avevamo annunciato, ci siamo avvalsi della collaborazione di James Charlton alla batteria, e lo stesso James ci ha presentato un suo amico Dan Rochester al basso, e la line up praticamente, è stata questa per un certo periodo, anche se Dan non è mai stato un vero bassista. Infatti è successivamente passato alla chitarra, quando Mark Chapple ha deciso di non seguirci più per problemi di lontananza dal resto del gruppo. Devo dire che riteniamo che questa sia la migliore line up che abbiamo mai avuto, speriamo che non ci sono più cambiamenti!!! Ok, quindi, so che molti di loro suonano in alcune formazioni thrash metal , vuoi farci credere che il nuovo materiale degli Spartan Warrior potrebbe essere focalizzato su un genere più aggressivo? Pensi che loro

possano portare una certa freschezza nel vostro sound? Beh, James e Dan hanno altre band, i Risen Prophecy per quanto riguarda James e Dane of Chaos per Dan. Non c'è nessun motivo per variare la propensione sonora della band. Gli Spartan Warrior continueranno a fare quello che hanno sempre fatto. La nostra unica preoccupazione era quella di trovare degli ottimi musicisti che fossero stati in grado di suonare le nostre canzoni nel migliore dei modi, anche se, non lo nego, adesso abbiamo la sensazione che la band suoni in maniera più energica e coesa. Certo, portare nuovi musicisti in una band, presuppone il fatto che possano in qualche modo influire nel suono finale della band, ma penso che siamo ancora fedeli a ciò che siamo stati in passato, quindi non non c'è nessuna preoccupazione di poter diventare più duri e ruvidi. Se si esclude un lavoro d'artwork oscuro e tetro che ricorda le parole "steel and chains", il vostro ultimo album "Behind Closed Eyes" era un buon lavoro che mostrava una produzione moderna con un approccio tradizionale, vi potete ritenere soddisfatti dei risultati ottenuti in studio? Grazie!! Sono contento che ti sia piacciuto! Registrare “Behind Closed Eyes” è stato alquanto difficile. Avevo appena comprato un mixer nuovo, così abbiamo optato per registrare il disco a casa mia, anche se, in tutta verità, non sapevo bene come utilizzare le apparecchiature nuove che avevo ricevuto da poco tempo!! Così, il disco è stato registrato utilizzando tecnologia moderna, tenendo ben presente

quell'approccio tradizionale, come dicevi tu. Sebbene i brani siano stati mixati utilizzando il software di un computer, sono state registrate in presa diretta come se stessimo suonando dal vivo, in modo da amplificare il versante live ed il feeling di ogni singola nota!! Sfortunatamente è stato registrato in una stanza di casa mia, ovvero insonorizzazione carente, per cui il suono finale aveva dei fruscii di fondo che abbiamo dovuto eliminare usando un kit per i livelli di rumore. Quindi facendo presente di tutti queste problematiche, devo dire che il risultato finale non è poi così male. Penso che la cosa più importante sia che i brani suonino maledettamente bene! In che maniera è stata accolta la release del nuovo disco? Avete avuto la possibilità di supportare l'album con alcuni concerti dal vivo ? Abbiamo stampato “Behind Closed Eyes” tramite la Iron Age Records. Per farla breve Tom ha lavorato per far si che tutto andasse a buon fine, chiedendo più volte alla label se fosse stata realmente interessata alla band, capito che per la label sarebbe stata una buona occasione avere noi nel rooster, gli abbiamo consegnato l'album in poco tempo, e loro lo hanno pubblicato!!! Alcune settimane dopo la pubblicazione del disco, abbiamo fatto alcuni concerti per la promozione, ma non tanti quanti ci sarebbe piaciuto farne, anche se non ci possiamo lamentare del lavoro portato avanti dai ragazzi dell'etichetta. Quando abbiamo la possibilità di suonare dal vivo, proponiamo sempre degli estratti da tutti gli album, anche se siamo consapevoli che molti dei nostri fans vogliono sentire solamente materiale


vecchio, ma non sanno che se alcuni brani di “Behind Closed Eyes”, sono stati concepiti molti anni addietro, tipo “Never Take Me Alive” che è stata scritta nell'83 e registrata per “Steel n'Chains”, ma è stata messa da parte contro la nostra volontà.

list “Never Take Me Alive”!!

Dopo un tour nel nord della Gran Bretagna, esce il secondo album omonimo, registrato anche questa volta nello studio della Guardian, un disco che in qualche modo doveva segnare un nuovo inizio, anche se il Ok, la storia racconta che gli Spartan suono era diventato più duro, solo un Warrior sono stati la migliore band che ha processo naturale, o le pressioni della nuova firmato un contratto con la Guardian record, etichetta, vi avevano spinto a cambiare che cosa puoi raccontarci dei vostri inizi? fisionomia alle composizione della band? Beh, la band ha iniziato la vita come Deceiver ed Beh, noi lo abbiamo visto come un processo è stata fondata da Gordon e Tom, ai quali si sono naturale. Non ci sono state pressioni da parte aggiunti nuovi musicisti tra cui io e Dave, ed un della casa discografica quando abbiamo iniziato le mio vecchio amico John Stormont, questa è stata registrazioni del secondo album. L'unica pressione la prima incarnazione. c'è stata solo dopo aver registrato il secondo All'inizio della nostra avventura suonavamo nei disco, ci avevano chiesto di suonare “devil music”. piccoli club e in qualche locale, poi ci siamo messi Noi gli abbiamo risposto che se non gli piaceva a proporre materiale originale. come suonavamo, allora non c'era bisogno di Qualche mese più tardi ho sentito che la Guardian opzionare la band per il terzo album. Per quanto stava cercando delle band per una compilation, riguarda i brani del secondo disco, suonano più ed abbiamo portato una cassetta a Terry, pesanti forse perchè abbiamo lavorato fin troppo proprietario della label, per fargli ascoltare delle alla qualità di quell'album!! raw version di “Steel n'Chains” “Easy Prey” e “Pure Overkill”. Dal primo split della band, fino al singolo di Poco dopo John Stormont ha lasciato la band ed "Never Take Me Alive", che cosa hai al suo posto è arrivato Paul Swaddle. Dopo aver combinato a livello puramente musicale? Da ascoltato “Pure Overkill”, Terry ci ha chiesto se ci quello che ho capito hai costruito il tuo sarebbe piaciuto fare un disco, così abbiamo studio personale, è vero? registrato due brani e poi il resto delle Sì, ho costruito il mio studio in casa mia un poco composizioni che hanno portato al nostro primo prima di registrare “Behind Closed Eyes" come album. dicevo . In verità adesso lo uso esclusivamente per provare e riprovare le nostre composizioni. Infatti, prodotto da Terry Gravaghan, che Non credo che lo utilizzeremo per registrare il apparirà anche sul secondo disco, il già prossimo album, anche se potremmo usarlo per citato "Steel n'Chains" è un album pregno di le parti di batteria. Però posso dirti che lo stanno ottime composizioni come l'energetica utilizzando i Risen Prophecy per la pre-produzione "Stormer", o la suggestiva "Witchfinder", del loro prossimo album, che mi sto proprio quali sono i tuoi ricordi? godendo. Sta venendo fuori un'ottima release, e Mi è piaciuto registrare quel disco!!! Dei primi due poi vuoi mettere le grasse risate assieme ai album, quello che preferisco è sicuramente "Steel ragazzi della band? Impagabili!! n'Chains" perché penso che mostra quello che eravamo veramente, ancor più del secondo Qual'è la motivazione che ti spinge, dopo album, che, a dire il vero, è stato prodotto tutti questi anni, a rimetterti nuocamente in meglio. gioco? Come ti dicevo in precedenza, è un album di Beh, io ho sempre continuato a suonare e a demo registrato e mixato in varie sessioni, circa scrivere musica anche dopo lo split degli Spartan due brani per volta, ed è anche per questo che i Warrior. E 'stato dopo aver smesso di suonare con brani hanno mantenuto la loro energia i Waysted, ho capito che volevo fare un nuovo primigenia. Credo che l'unico lato negativo di disco con la mia vecchia band . La motivazione è quest'album, è stato proprio eliminare dalla track semplice, in realtà mi piace scrivere e suonare

brani con una band fatta di persone che mi piacciono. Tutto il resto è un qualcosa in più! Ovviamente vorrei che la band avesse successo, ma la mia motivazione principale è solo di fare qualcosa che mi da motivazioni. Ho notato che gli Spartan Warrior sono fra i pochi eroi della NWOBHM che non hanno firmato un contratto discografico con la High Roller Records, come mai? Non lo so davvero, forse lo potremmo fare per il il prossimo album, chissà!! So che abbiamo parlato di come sarà il prossimo album, e che loro si sono interessati alla ristampa di “Steel n'Chains”, ma adesso non so più nemmeno che fine ha fatto il master originale di quel disco. So per certo di aver parlato personalmente con Tom della Iron Ages Record che mi ha detto che sta aspettando solo noi. Attualmente abbiamo ri-registrato due vecchie composizioni da accludere in un ep da pubblicare per il trentesimo anniversario dalla fondazione della band, ma questo dopo i live e le performance di cui ti parlavo ad inizio intervista!! Guardando al tuo passato, pensi di avere buoni ricordi o solo rimpianti? Se fosse possibile tornare indietro, rifaresti di nuovo tutto? Direi che il mio unico rimpianto è stato il primo split della band, credo che Dave possa essere d'accordo con quello che dico, ma alla fine penso che quella sia stata una cosa naturale, dopo che suoni anni ed anni assieme all'interno di una band e condividi gioie e dolori, credo sia più che umano avere una sorta di rigetto. Ho un sacco di bei ricordi del primo periodo. Se potessi tornare indietro avrei sicuramente provato a far desistere mio fratello ad abbandonare la band per non fargli mollare la presa, ma come ti dicevo prima, le cose accadono per una ragione, quindi magari adesso non avremmo quello che abbiamo se le cose fossero andate in un modo diverso, quindi, nel complesso, non penso che cambierei qualcosa!! Neil, ti lascio la parola per concludere la nostra intervista.... Beh voglio ringraziare tutti i nostri fanper il loro supporto, e anche i miei compagni della band sia i passati che i presenti. Grazie di cuore!!!


Formati attorno ad un nucleo di fratelli proprio come i loro conterranei Mama's Boy, che però erano del nord Irlanda, i Blackwych da Kildare, possono considerarsi come una delle formazioni più oscure della tarda NWOBHM, anche perchè le poche informazioni che sono circolate a riguardo, si devono più al clamore suscitato dal loro unico disco rilasciato, l'esordio “Out of control” uscito nel 1986 per la piccola label Crashed Records, distribuita dalla Metal Masters inglese, la stessa dell'unico disco dei Tytan, caratterizzato da uno splendido lavoro d'artwork, e da una perfetta mistura di heavy metal classico, e partiture vicine ad un certo dark sound che, a livello di atmosfere, conferiva alle dieci composizioni del disco, quel certo senso di fascino arcano. Grazie all'interessamento dell'amico Kieran O'Loughlin, proprietario dell'etichetta Slaney Records, siamo riusciti a contattare il chitarrista Declan James, il quale si è sottoposto al fuoco incrociato delle nostre domande!!! Ciao Declan e grazie per il tempo che ci stai dedicando, cosa puoi raccontarci del primo periodo trascorso con i Blackwych? Ciao Beppe è grazie a te. Inizio con il dirti che i Blackwych non sono stati la prima band con cui ho suonato. In realtà la mia prima esperienza l'ho fatta con i Warlock, una formazione di Kildare qui in Irlanda, con i quali ho suonato la chitarra per circa 3 anni. Dopo il loro split, ho fatto altre piccole esperienze con altre formazioni, fino a quando ho letto un articolato di un gruppo che cercava un chitarrista, questa band erano i Blackwych.

abbiamo dovuto lasciare da parte sia ”Forever” che “Bloody War”. Ti dirò di più svelandoti una curiosità che in molti non conoscono, il batterista su quell'album è un turnista. Sai, il nostro batterista ufficiale, ci aveva fatto sapere solo alla fine che non avrebbe preso parte alla registrazioni del nostro disco. Così il nostro caro amico turnista ha dovuto imparare tutte le parti sette giorni prima dell'entrata in studio per le registrazioni,

... sì, poiché in breve tempo, i Blackwych riescono a trovare un accordo con Shay Hennessy della Crashed Records ... Se non sbaglio la band ebbe la possibilità di Eravamo nel 1986, non ti nego che è stato registrare una demo di due tracce che difficile registrare e cercare di mettere in apparirà nella compilation del 1985 "Metal commercio un album senza un contratto Green: New Irish Heavy Metal", giusto? discografico, non c'erano i mezzi di Sì, ci sono due brani presenti in quell'album, sono comunicazione che abbiamo oggi, non c'era delle versioni demo. Avevamo inviato quattro internet!!! canzoni alla label, e due di queste sono state Quindi dopo la compilation “Metal Green”, ci utilizzate, sto parlando di “Out of Control” e siamo subito accordati con Shay Hennessy della “Metal Mania”, potete ascoltare i brani su Crashed, ed abbiamo firmato un accordo per youtube, li abbiamo caricati non tanto tempo fa... registrare un album , con opzione su altre future release da parte della band per circa due anni. Nello stesso anno la band programmò la registrazione del primo album negli Slane Nonostante tutto, "Out of Control" Studio, è vero che le sessioni si sono svolte proponeva un attacco a base di metal nell'arco di soli tre giorni, e che in origine il classico influenzato da alcuni elementi disco doveva contenere dodici tracce? atmosferici, una sorta di mix perfetto di Vedo che sei bene informato!! Sì, l'album è stato NWOBHM e sonorità più dark, sei d'accordo registrato in tre giorni, per un costo totale di 750 con me? sterline e doveva contenere dodici tracce, ma Sono pienamente d'accordo con quello che dici, eravamo a corto di tempo, quindi ne abbiamo eravamo una band heavy rock, suonavamo uno potuto registrare solamente dieci, purtroppo stile musicale tendenzialmente influenzato dalle

grandi formazioni che stavano rendendo celebre la NWOBHM come Judas Priest e Iron Maiden. Queste erano le nostre influenze, anche se, personalmente, all'epoca, ero influenzato dal modo di suonare di Pat Mc Manus dei Mama's Boys, avevo avuto il modo di suonare di supporto a loro con alcune delle band di cui ti parlavo ad inizio intervista, ma mi piacevano anche band come MSG e Thin Lizzy, per non parlare poi di Zep, Purple, Wishbow Ash, Ozzy solo per citarne un paio di più. Il lavoro d'artwork è semplicemente fantastico, chi è l'artista autore di quell'opera d'arte? Il nome dell'artista è Alan Craddock!! Ha fatto altri lavori, se ti colleghi alla nostra pagina myspace, puoi trovare tutti i ragguagli e vedere altre delle sue fantastiche opere di pittura!! In che modo sono nate composizioni come "Man Hunt", "Burning Down The Line" o "Mental Telepathy"? Mi è sempre piaciuto scrivere brani musicali sin dagli inizi della mia carriera, brani carichi di pathos, ma con una solida sezione ritmica di sottofondo. Partendo dall'ultima da te citata, "Mental Telepathy" è nata tenendo conto di queste caratteristiche, ho scritto la parte musicale, e poi ho buttato giù il testo. Il brano ha preso questo titolo in omaggio al genere musicale che noi abbiamo sempre amato suonare. Come ti ho detto poc'anzi, sono sempre stato un grande fan dei Mama's Boys, mi piacevano molto


progetto da studio, puoi darci qualche dettaglio in più??! Ho amato i Blackwych come si fa con un figlio, ed è per questo che mi piacerebbe che più persone si avvicinassero alla nostra musica. Come ti dicevo prima, mi è sempre piaciuto comporre e suonare dal vivo, e per questo che voglio approfondire meglio alcuni aspetti del nostro versante compositivo. In più, molte volte ricevo ancora dei messaggi da parte di ascoltatori che si vorrebbero approcciare alla nostra musica, avendo la possibilità di ascoltare altre composizioni della band, ed è per loro che voglio andare avanti.

le loro melodie, ed il loro approccio personale all'heavy sound, e questo si sente molto nel nostro brano. "Burning Down The Line" è dedicata all'esperienza professionale di mio fratello che ha lavorato per anni nell'ambiente delle moto, prima per la “Two Wheels motorcycle” qui a Dublino, ora invece lavora alla Honda Irlanda, e nel fine settimana si

dedicava alle corse. Il brano naturalmente parla di una gara motociclistica. Infine “Man Hunt” incentrata su un riff heavy. Mi piace molto il groove della chitarra e quello della batteria, è stata sempre una delle mie preferite da suonare nei live. Il successo dell'album nella natia Irlanda, vi permise di organizzare un piccolo tour, alla fine del quale vi si paventò la possibilità di andare in Inghilterra per firmare un contratto con un manager piuttosto conosciuto.... Quanto dici è corretto, siamo partiti per Londra, e dopo che ci siamo trasferiti ed abbiamo ricevuto le nostre attrezzature e gli strumenti, l'affare è saltato, l'inesperienza all'epoca ci ha giocato contro!! Adesso non mi muoverei mai da casa mia senza avere un contratto stipulato.. Molti collezionisti di reliquie asseriscono che la band nel periodo 87/88 registrò un album dal vivo su nastro chiamato "The Last Stand", è vero? Sì, l'abbiamo pubblicato su nastro e su vinile in edizione molto limitata come un'auto-produzione. Pensa che non posseggo nemmeno la mia copia personale, tutta la mia collezione è stata distrutta in un incendio, nei primi anni novanta!!! Dopo l'uscita di “A World Wide Cellar” la band si sciolse in maniera inevitabile... Esatto, i miei fratelli presero diverse direzioni musicali. Niall si unì ai Midnight Blue formazione di AOR inglese, Ciarran riuscì a debuttare come solista sotto il pseudonimo di Finn mc Cool, mentre per quel che mi riguarda, all'epoca dello scioglimento del gruppo non ero in uno stato d'animo ottimale, così mi sono allontanato dalla scena musicale per molti anni!!! E veniamo ad oggi , dopo tanti anni passati come turnista, hai finalmente deciso di riportare in vita i Blackwych come semplice

Quindi è naturale che il primo passo della band sarà la rerelease di "Out of Control” su cd, ci sarà la possibilità di ascoltare i brani delle vecchie demo? Sto tentando di digitalizzare parte delle nostre demo, almeno quelle che si sono salvate dall'incendio, in modo da poter arricchire il nostro sito personale, così chiunque abbia voglia di andare a fare un giro su www.blackwych.com , può scoprire il passato della band. Ascolti ancora qualche vecchio lp di hard rock, oppure hai sviluppato altri gusti musicali come la gran parte dei tuoi colleghi dell'epoca che preferiscono ascoltare solo Ramstain ed altra spazzatura? Ascolto regolarmente Michael Schenker, Thin Lizzy, AC / DC, Iron Maiden, Led Zeppelin, Deep Purple, Rainbow, per lo più gente della vecchia scuola. Non sono un fan del death metal, o delle ramificazioni più pesanti dell'heavy metal come il black o il grind, ma non le rinnego affatto come espressioni musicali!!!

Prima di finire la nostra intervista, che cosa ti senti di suggerire ad una giovane band che sta muovendo i suoi primi passi nel mondo dorato del music business?? L'industria musicale è cambiata così tanto, è un mondo diverso da quando ho iniziato a suonare, lo scopo principale adesso è di: A) essere pronti a lavorare sodo per la tua musica, non c'è nessuna corsia preferenziale per il successo.... B) usare youtube come strumento di marketing, non lasciare che qualcun altro si prenda la briga di caricare la tua musica, non permettere che nessuno, e dico nessuno, abbia il controllo della vostra pagina web personale o di facebook, sarebbe un grave errore!! c) Avere un bel po di merchindise da vendere ai concerti, ho visto molti live in cui le band non hanno nemmeno un banchetto per la vendita dei CD, come ti aspetti di farti pubblicità, se non puoi essere nemmeno vendere una demo ai tuoi live?

D) Non aspettatevi che qualcuno vi aiuti. Uscite dal vostro guscio e combattete per la vostra posizione all'interno del mercato discografico nel mondo della musica, la sua ancora, è meglio conoscere sempre tutto di tutti per non essere poi impreparati!! Ok Declan siamo alla fine, grazie di cuore!!! Grazie a te per il tempo che hai dedicato alla band preparando le domande.


Il doom è un genere di nicchia, non si è mai evoluto rispetto ad altre ramificazioni dell'heavy metal, eppure, nonostante tutto, continua imperterrito a mietere proseliti e nuovi adepti, e questo grazie soprattutto a formazioni come gli svedesi Mortalicum, che da anni si prodigano a riproporre, anche se in maniera pedissequa, dettami sonori che si perdono veramente nel buio della notte dei tempi. Nati da una costola degli underground heroes Quicksand Dream, dediti a sonorità più sontuose ed epiche, il quartetto nordeuropeo, con soli due album all'attivo, entrambi pubblicati dalla Metal on Metal records, si stanno ritagliando una posizione di sparring partner di assoluto rilievo. Il bassista Patrick Backlund ci conduce per mano in questo breve faccia a faccia nella scoperta del mondo oscuro e parossistico dei Mortalicum....

Traduzione di Silvia Omodeo Zorino Ciao Patrick e benvenuto sulle pagine di Graveyard Symphony! Comincio col dire che, a mio parere, la vostra prima uscita ufficiale è un insieme di composizioni che mostrano una forte personalità, una miscela interessante di doom metal, elementi oscuri ed un approccio tradizionale, ma qual’è per te la vera essenza della band, il versante heavy o quello melodico? Ciao Beppe, grazie per le belle parole! La vera essenza nella nostra musica è heavy attualmente. Amiamo il genere, ma deve avere “groove” e vogliamo che abbia anche delle buone melodie. Cerchiamo sempre di mettere un po’ di energia nelle nostre canzoni, in modo che possano rendere alla grande anche in ambito live. Inoltre, le vocals dal sapore blues aggiungono un tocco differente allo standard del genere doom. Trovo che “The Endtime Prophecy” sia un disco più variegato rispetto al precedente: penso che il processo di composizione sia stato più fluido, giusto? Le canzoni di “The Endtime Prophecy” sono sicuramente più elaborate. Abbiamo speso molto tempo nel processo di registrazione, ed i brani brillano davvero, specialmente per quanto riguarda le vocals. Voglio dire, per il primo album tutte le vocals sono state interamente registrate in un unico giorno: abbiamo imparato molto da questa esperienza e, fondamentalmente, abbiamo portato la nostra musica e le nostre composizioni ad un livello superiore! Personalmente mi piacciono molto “Devil’s Hand” e la titletrack, due brani che evidenziano molte delle caratteristiche del vostro tipico sound. Secondo te, c’è una canzone in particolare in grado di rappresentare al meglio lo spirito della band? Beh, penso sia difficile descrivere la band basandosi su un’unica canzone, ma sì, “Devil’s Hand” è un esempio abbastanza buono. Anche “Progress of Doom” e “Into the Night” dal primo album sono un buon esempio. “Embracing Our Doom”, dal nostro nuovo album, contiene tutti gli elementi che fanno parte della nostra musica ma non è la più rappresentativa delle nostre canzoni dato che è una di quelle più lunghe con i suoi dieci minuti abbondanti. Uno dei pezzi che più ci piace suonare è “My Dying Soul”! Durante l’ascolto del disco, ho avuto l’impressione che abbiate registrato in modo analogico per catturare la vera essenza della

vostra musica, è giusto? Non abbiamo utilizzato suoni campionati nè abbiamo triggerato la batteria. La stessa batteria, il basso e le chitarre che senti sul disco, sono stati registrati usando i microfoni ed i nostri amplificatori: abbiamo ottenuto un sound sicuramente analogico, ma i brani sono stati mixati e masterizzati in digitale. Non ci sono “magie” in tutto ciò, forse anche perché non avevamo nessun microfono di alta qualità e questo ha dato un suono un po’ più sporco. Abbiamo anche sfruttato il sound della sala di registrazione per ottenere un risultato non troppo sterile e credo che ci siamo riusciti: la batteria è stata registrata live e senza l’ausilio di nessun “click”, mentre il resto della band suonava! Non abbiamo voluto usare nessun tipo di “copia/incolla” al computer e questo ha contribuito a dare alla musica un sound complessivo molto vivo e old school! So che ogni musicista non è mai del tutto soddisfatto del suo lavoro: ora che il CD è uscito, se potessi, cambieresti qualcosa? Forse ci sono un paio di dettagli minori che mi sarebbe piaciuto aggiustare. Sapevo che Andreas voleva fare qualcosa di differente e a me sarebbe piaciuto aggiungere

qualche diversa linea di basso qua e là.. ma, nel complesso, non sarebbe cambiato molto. Non c’è nulla che non ci soddisfa totalmente, in generale, ma ci piace ciò che abbiamo prodotto! Molte persone percepiscono il doom metal come un genere che non si è evoluto e che offre sempre le stesse cose su ogni disco, ma comunque continua a guadagnare fans. Come ti spieghi il fatto che i giovani ascoltatori sono ancora interessati a questo tipo di musica? In breve, è grande musica! Il doom è molto radicato a quanto creato dai Black Sabbath. Più o meno, tutta la musica si è evoluta, ma personalmente apprezzo molto l’ old school e quelle bands che pagano tributo a questo stile. Ci sono molti sottogeneri che attirano fans, così come in ogni tipo musica c’è sempre qualcosa che attrae chi l’ascolta. Che tipo di reazioni pensi provocherà il vostro ultimo album? Spero che le persone che lo ascolteranno, troveranno “The Endtime Prophecy” un album con canzoni varie che suonano bene insieme! Provenire dalla Svezia può essere, per certi versi, un vantaggio. Quanto è difficile per


Bene, a fino ad ora, qual’è stato il momento migliore e quello peggiore per la band? Per ora il miglior momento è sicuramente stato il viaggio in Gran Bretagna nel 2011, ma credo e spero che lo show a Malta sia stato anche migliore! Momenti particolarmente brutti non ce ne sono stati, ma non è stato piacevole quella volta in cui la chitarra di Mikael si ruppe mentre andavamo in UK.. suppongo abbia imparato che non è una buona idea perdere le corde della chitarra ahahah!

una band emergente, costruirsi una reputazione nel vostro Paese? Ad essere onesti, non saprei quali vantaggi potremmo avere! “Ci alziamo tutte le mattine e mettiamo i pantaloni una gamba alla volta..haha! (citazione tratta da un episodio di “More Cowbell”) Seriamente, è abbastanza difficile farsi una reputazione in Svezia: ci sono grandi bands in giro, non solo qui da noi ma ovunque! E’ difficile tenere le persone sempre interessate alla band e se conoscessimo la formula magica per catturare l’attenzione, la useremmo sicuramente: per adesso possiamo solo divertirci facendo ciò che amiamo! Qual’è la situazione in merito alla vostra attività live? So che in passato avete avuto l’opportunità di suonare fianco a fianco con grandi band del vostro genere, cosa avete imparato da queste esperienze? Quali sono i

Prima di finire vorrei chiederti qual è la situazione dei Quicksand Dream, una delle mie band preferite in assoluto! Davvero? Grazie, apprezzo molto! Dunque, i Quicksand Dream hanno un paio di nuove canzoni che vogliamo fortemente completare e registrare come si deve. Di queste canzoni dobbiamo registrare batteria e voci, vedrò quando sarà possibile farlo. Inizialmente pensavamo di realizzare un nuovo concept album, ma il progetto era troppo grande e non sarei riuscito a seguirlo come si deve: impiegherei troppo tempo che adesso non ho.. ciò è frustrante, perché abbiamo altre grandi idee pre-registrate! I nostri tre demo usciti come Epic Irae, band preQuicksand Dream, saranno pubblicati da Evil Confrontation Records in doppio CD, un’uscita che aspetterò con grande piacere ahahah! piani presenti e futuri per i Mortalicum? E’ sempre un’esperienza formativa esibirsi live e a Credo sarà una miscela di emozioni, orgoglio e rammarico di tutti i miei primi peccati noi piace farlo. lirico/musicali esposti alla luce del sole! Non ho trovato nulla di speciale nel suonare con Alla fine è questo, ossia solo divertimento e un altre band, tuttavia è divertente incontrare e pezzo di storia dei Quicksand Dream, per tutti parlare con persone che condividono la nostra coloro che potrebbero essere interessati. stessa passione per la musica. Quali sono i tuoi sogni personali come musicista e quali gli obiettivi che desideri raggiungere con la tua band? Molti dei sogni che avevo all’inizio si sono avverati: sono riuscito a pubblicare musica e anche suonare al di fuori della Svezia. Naturalmente, in una prospettiva a lungo termine, mi piacerebbe molto suonare nei grandi shows ed aumentare la base dei fans, ma tutto quello che posso fare ora è scrivere musica che piaccia agli ascoltatori ed avere la possibilità di suonare live il più possibile dando il 100% ad ogni performance!

Bene, come al solito per le band che ospito, ti lascio uno spazio per dire ciò che vuoi ai nostri lettori.. Grazie Beppe per il supporto che dai alle bands attraverso interviste e recensioni: il tuo lavoro è davvero molto importante per i gruppi underground. A tutti i tuoi lettori voglio dire: per favore, supportate la musica underground! Il settore dell’industria musicale che dovete conoscere bene è quello della musica fatta per passione e non per i soldi!


Certo che se il futuro della nostra beneamata musa ispiratrice deve dipendere da giovani formazioni come questa, possiamo dormire sonni tranquilli, perchè siamo veramente in buone mani!! La vera sorpresa della scena musicale nostrana degli ultimi mesi si chiama Blindrage, ed il loro ep di debutto si appresta a diventare un must per tutti gli amanti del genere più totalitario ed anticonformista, riuscendo ad unire buona tecnica, velocità d'esecuzione, ottimi fraseggi, ammiccanti refrain e tanto, tanto metallo sonante!!! Quando è stato il momento di decidere come registrare l'EP abbiamo subito scartato l'ipotesi di una rec session low budget. Dopo aver impiegato prove su prove per sistemare i pezzi siamo giunti alla conclusione che una buona qualità audio, anche a fronte di una spesa maggiore, avrebbe valorizzato le idee partorite in sala. Pertanto abbiamo optato per il vicino Animal House Studio/Sonika Studio di Ferrara che offre una qualità considerevole a prezzi onesti. Quindi mi fai capire che prima di entrare in studio di registrazione, avevate fatto una sorta di tour de force a livello di preproduzione, dico bene? Non ci siamo avvalsi di una reale pre-produzione ma abbiamo lavorato parecchio su ogni brano provando arrangiamenti alternativi e valutando di volta in volta quale si adattasse meglio. Per il primo full lenght ovviamente registreremo i pezzi preventivamente per localizzare e correggere eventuali ingenuità a livello compositivo prima di entrare in studio ma si svolgerà in totale autonomia, senza quindi avvalerci di un produttore esterno alla band. Avete fatto tutto da soli, o dietro al banco del mixer vi siete avvalsi della presenza di una persona esterna? Avendo registrato in un vero e proprio studio ci siamo avvalsi della professionalità di chi ci lavora costantemente, in questo caso Federico Viola che ha saputo gestire molto bene i pochi giorni che avevamo a dispozione per le takes. Ciao Mattia e benvenuto sulle nostre pagine, innanzitutto grazie per la tua disponibilità, inizierei con la classica domanda di rito, vuoi presentare i tuoi Blindrage ai nostri lettori, partendo proprio dalla genesi del vostro moniker così particolare? Ciao Beppe! Fondamentalmente noi Blindrage siamo un gruppo di dementi a cui piace un sacco l'Heavy Metal e il nostro obbiettivo primario consiste nello sfornare, uno dietro l'altro, pezzi in grado di “pettinare” il pubblico durante i live. A essere sinceri, la scelta del nome non ha niente di particolare alle spalle. La realtà è che suonava potente alle nostre orecchie e rispondeva adeguatamente alla necessità di trovare qualcosa di diretto e facile da ricordare. Detto questo possiamo fare un rapido salto indietro nel tempo nel tentativo di ripercorrere questi ultimi 2 anni di paura e delirio a casa Dall'Olio e compari. La Band nasce a Ferrara nell'autunno 2010 con il difficile compito di produrre materiale originale su impronte Heavy Metal vecchio stile mettendo assieme una sirena dell'ambulanza, l'uomo più tranquillo del mondo, un picchiabarattoli, la controfigura di Joe dei Jonas Brothers e Talpo. Le prime creazioni in sala consistevano in pezzi melodici dalla struttura non particolarmente complessa che abbiamo tuttavia abbandonato, in

seguito alla sostituzione di Talpo con un nano de “Lo Hobbit”, per cercare sonorità scolpite nella roccia decisamente più cavernose e aggressive. Quindi è con la modifica della line up che il gruppo ha trovato la giusta strada da percorrere verso orizzonti di tungsteno.

Si, esatto, è la cosa che mi sono chiesto appena ho visto le vostre foto, ovvero, come mai cinque giovani ragazzi come voi hanno deciso di ripercorrere a ritroso la storia dell’heavy metal, invece che indirizzarsi su sonorità più moderne… La risposta è semplice... la passione per heavy metal è ciò che ci unisce all'interno della band e non avrebbe senso dedicarsi ad altri tipi di musica.

Ok, nella mia recensione ho paragonato il vostro suono ad un heavy metal venato di forti reminiscenze classiche di fondo, pensi che abbia colto nel segno? Tu come descriveresti il vostro sound? A livello di songwriting come nasce una Certamente il nostro sound parte da una base ottantiana e i pezzi dell'EP ne sono una conferma. tipica song della band? C'è qualcuno che ha l'onore o l'onere di dare lo start iniziale, Ma se dovessi definire il nostro genere tenendo conto anche dei nuovi pezzi affermerei che si tratta del frutto di una sintesi tra la Bella, la Bestia e Ralf Scheepers. Avrete subito pensato ad un aborto ma a noi piace chiamarla “un'unione che, nelle giuste misure, veste di elementi power e thrash un massiccio corpo heavy metal”. Il suono del vostro ep mi sembra davvero molto buono per essere il vostro primo step ufficiale, puoi dirci dove avete registrato le quattro composizioni che fanno parte del vostro debutto discografico?


oppure ognuno di voi apporta le proprie idee e poi le amalgamate in un'unico contesto sonoro?

Premetto che noi Blindrage suoniamo per passione e, ora come ora, la prospettiva di un

Le nostre canzoni generalmente nascono da riff di chitarra partoriti dalle menti malate dei chitarristi. Questi riff vengono trasmessi al resto della band per poi essere gettati dentro al calderone magico riposto al centro della sala rituale. A quel punto viene aggiunto un pizzico di belladonna, un po' cicuta, elleboro e aconito ed ecco a voi l'intruglio da cui prende vita la struttura base della canzone sulla quale vengono successivamente inseriti gli assoli e una linea vocale provvisoria. Il testo di ogni pezzo viene scritto in base a cosa ci comunica la musica e una volta ultimato adattiamo la linea vocale. Questa è stata la nostra linea compositiva fino ad oggi benchè l'obbiettivo in un futuro prossimo sia quello di comporre pezzi più maturi e questo probabilmente ci porterà a cambiare metodo.

guadagno economico non occupa le nostre teste. Normalmente ad una maggiore visibilità corrisponde un maggiore guadagno e qui verrebbe da dire che firmare per una label sia la scelta giusta per chi vuole ottenere qualcosa di Molti vecchi appassionati della musica heavy concreto dalla propria musica. rock rabbrividiscono quando leggono il Ma in questo caso si parla di grosse labels e di termine groove, ma la stessa musica della quella fetta dell'industria musicale che fa girare i tua band è molto groove, anche se al soldoni. Ai nostri livelli ogni scelta è buona, contempo anche molto melodica, il risultato dipende tutto da come la si gestisce. della perfetta sintesi di questi due elementi, Autoprodursi è encomiabile ma comporta quindi mi piacerebbe sapere se quando sobbarcarsi molti impegni burocratici senza scrivete i vostri brani, tenete sempre conto contare che ogni investimento deve essere fatto di questo equilibrio o no.. di tasca propria. Sempre. Questa è la caratteristica che ci Solitamente una label anche se di modeste distingue in primo luogo dalle altre band della dimensione gode di quei contatti che le nostra zona e che speriamo possa risultare il consentono di muoversi agevolmente dove invece nostro cavallo di battaglia in un prossimo futuro. la band rimarrebbe subito impantanata. In ogni caso è bene informarsi adeguatamente prima di effettuare ogni tipo di decisione a riguardo.

Adesso permettimi una piccola considerazione alla quale tengo non poco, dunque, nel caso una band come la vostra dovesse finanziarsi completamente la stampa di un cd, sicuramente le soddisfazioni personali, così come il “profitto”, permettimi il termine, sarebbe maggiore di quello ottenuto con la firma per una label che, al contrario, vi esporrebbe ad una maggiore gratificazione di pubblico e critica, ma a guadagni irrilevanti o quasi, cosa ne pensi di questa annosa antitesi manageriale?

Prima gli Asgard, adesso voi, com’è la scena musicale a Ferrara negli ultimi anni? Come dice il nostro amico Mazza, frontman degli Asgard, questa è la “Ferrara delle meraviglie”. Di fatto la nostra città vanta un panorama musicale veramente rigoglioso e vasto, su tutti i generi. Si vive in un'atmosfera stimolante e chiunque può trovare quello che più gli aggrada musicalmente parlando. Purtroppo quello che manca sono i posti dove esibirsi soprattutto per chi come noi suona musica pesante. A parte rari locali nei dintorni e qualche festival Ferrara non ti da particolari occasioni per mettere in piedi uno show interessante. Ma forse questa situazione è estesa a tutto il paese... vedremo strada facendo. Si, anche perché mi pare di capire che la dimensione live per voi abbia una certa rilevanza, vero? Ci spieghi quel’è l’atmosfera che solitamente si respira all’interno di un vostro live show? Siamo una band ancora giovane e fino ad ora abbiamo investito più su composizione ed esecuzione che nel creare una peculiare immagine da palco. Questo ovviamente non ci impedisce di headbangare e agitarci violentemente durante i nostri live e, soprattutto, non ci impedisce di interagire col pubblico che credo sia uno degli aspetti più importanti nelle esperienze dal vivo. Per il prossimo futuro promettiamo di portare l'atmosfera di delirio che si respira normalmente in sala direttamente sul palco e, fidatevi, ne varrà la pena! Come vedi la scena heavy rock mondiale degli ultimi anni, quali sono le tue band preferite del nuovo corso e quali quelle con cui sei cresciuto?.. e se non è troppo, com'è oggi la situazione per una band della vostra portata dalle nostre parti, non deve essere tanto facile, vero? Partendo dal presupposto che il

genere Heavy Metal, così come lo intendiamo noi, non rientra più nel mainstream discografico da tempo (eccetto forse “vecchie glorie” come Iron Maiden, ManOwaR e Metallica) vale la pena sottolineare che nelle decadi è sopravvissuto un florido underground che smentisce qualsiasi tentativo di dare questa corrente per morta e questo ci rincuora. Per quanto riguarda Hard Rock e simili la situazione è leggermente migliore. Si può ancora sperare di sfondare ma credo sia un fenomeno dovuto alle sonorità più accattivanti con cui questi generi coinvolgono il grande pubblico. Una band come la nostra deve fare molti sforzi per emergere ed introdursi nei contesti giusti ma questo non ci demotiva minimamente. In fin dei conti suoniamo per divertirci e possibilmente intrattenere. Parlando delle band che ascolto e che mi hanno formato posso elencare Megadeth, Iron Maiden, Metallica, Testament, Annihilator, Anthrax, Vicious Rumors, Paradox, Iced Earth, Agent Steel, Armored Saint, Grave Digger, Virgin Steele, Saxon, Raven, Grim Reaper, Dio, Judas Priest, Paragon, Xentrix ma di fatto sono solo

alcuni dei tanti nomi che potrei citare. Cosa ne pensi di internet, pensi sia il miglior viatico per proporre una band ancora poco conosciuta come la vostra? Internet è sicuramente un buon modo per proporsi ma la migliore pubblicità al nostro livello rimane un live in trasferta che lasci un segno positivo sul pubblico. Tramite i social network e i canali come youtube una band ovviamente può diffondere senza molta fatica le proprie news agli amici, agli amici degli amici e così via nella speranza di costruirsi un network solido ma può rivelarsi un procedimento lungo e tutto sommato di dubbia utilità se chi mette “mi piace” alla tua pagina lo fa più per cortesia che per reale interesse. Capisco, nobile scelta, prima di concludere, puoi svelare ai nostri lettori quali saranno le mosse della band da qui a qualche mese? La nostra prossima mossa sarà rinchiuderci in sala senza cibo fino ad agosto nel tentativo di intraprendere viaggi mistici extracorporei che ci consentiranno di sfornare un album spacca denti. Le uniche eccezioni alla nostra autoimposta prigionia saranno i live nella speranza che siano numerosi, seguiti e pieni di figa! Prima di concludere l’intervista, com’è suonare nella stessa band con tuo fratello? Un motivo in più per litigare, o cosa?? Quello è palese e personalmente provo parecchio gusto a spremerlo a dovere! Ma, a parte gli scherzi, c'è grande intesa fra noi, quindi in sala discutiamo poco e suoniamo molto :D Ok Mattia, grazie del prezioso tempo che ci hai voluto dedicare, ti lascio carta bianca, per cui….. Grazie Beppe, Ringraziamo tutti i supporter e tutti i lettori di questa rivista , ma in particolare tu che ti adoperi quotidianamente per mantenerla viva e che hai sopportato pazientemente i nostri ritardi!!! Seguiteci su Facebook: www.facebook.com/Blindrageferrara e Youtube: www.youtube.com/BLINDRAGEFERRARA \m/ HORNS UP \m/


Mark I - “Fighting for the earth” La band si forma a Terni alla fine del 1988 grazie dall’amicizia degli allora giovani Steve Firmani e Marco Spinazza, rispettivamente voce e chitarra, e dopo la solita trafila in cantina a base di cover, la band pensa di uscire allo scoperto con brani di propria concezione, forte di una precoce stabilità interna. Il primo step discografico della band è una demo dal titolo quanto mai esemplificativo di “Fighting for the earth” registrata nell’estate del 1989, che ci presenta una formazione a cinque elementi artisticamente più propensa a seguire soluzioni musicali legate a doppia mandata ad un arcigno power metal di ispirazione germanica, nel quale si evincono sin dalle prime battute. alcune dissonanze epiche di fondo, che danno luogo ad avvincenti architetture musicali, costruite attorno all’incessante lavoro della coppia di chitarristi formata dal duo Marco Spinazza/Giovanni Di Claudio, perfetti nella loro alternanza fra stilettate metalliche e parti più atmosferiche, una solida sezione ritmica nelle persone di Paul Rolen e Lucke Mazora, rispettivamente basso e batteria, mentre ancora da migliorare risulta la prestazione vocale dell’altro co-fondatore Steve Firmani, dotato si di una buona estensione vocale, nonché di un’ottima teatralità, ma ancora molto giovane ed acerbo per risultare fondamentale il metal potente e quadrato dei nostri. Un lavoro dunque edificato su quattro episodi dotati di un appeal metallico a volte davvero straripante, sottolineato da una discreta produzione, fra i quali una parte da leone se la ritaglia sicuramente l’up tempo “Never Satisfy”, episodio caratterizzato da un buon guitar work e da armonizzazioni melodiche che non possono non ricordare le famigerate zucche di Amburgo, caratterizzato da un ottimo refrain, ed un lavoro ai cori veramente ben congeniato, che ne fanno naturalmente, uno degli episodi più riusciti dell’intero demo tape. Ma se l’appeal epico/sontuoso della title track “Fighting for the earth” risalta il lavoro di una

formazione determinata in possesso di ottime caratteristiche, una buona dose di grinta e altrettanta convinzione, elementi dettati, naturalmente, dalla giovane età del gruppo che, con serietà ed umiltà, riesce a dimostrare, non solo di essere in possesso di una buona tecnica individuale, ma anche di riuscire a mettere a fuoco un song writing molto ben congeniato, la più lineare e classica “Blackest Revenge”, mette invece a nudo tutte le carenze della formazione umbro/laziale, soprattutto per quel che concerne le parti vocali, come dicevamo prima, davvero poco attinenti al duro lavoro svolto dal resto del gruppo.

In un periodo cui il metallo di casa nostra sembra veramente ritornare di moda, la nascita di alcuni siti e blog specializzati, mi porta a pensare questo, riuscire a portare alla luce le fatiche discografiche di formazioni tristemente considerate alla stregua di band da culto, è per noi un motivo di orgoglio, che ci spinge ad andare avanti per la nostra strada, in un camino che oramai si protrae da quasi qualche mese. La seconda formazione che abbiamo deciso di prendere in esame sono i Glory Hunter da Terni, band che oserei dire di fondamentale importanza per capire poi quella che sarà poi l’ascesa, nonché l’affermazione di un suono eclettico e libero da vincoli ed etichettature come il progressive metal, genere portato in gloria da alcune formazioni americane fra le più affermate ma che, su suolo italico, contava già i suoi adepti e discepoli agli inizi dei primi anni novanta.

crescita artistica che, mai come in questo caso, coincide con una spiccata professionalità sciorinata in ogni solco di questo ennesimo intenso lavoro da studio. Infatti, chi in precedenza aveva avuto modo di conoscere ed apprezzare i Glory Hunter, grazie anche ai brani facenti parte del vecchio repertorio, in questa nuova occasione rimane piuttosto sorpreso nell'ascoltare le nuove composizioni partorite dalla formazione nostrana che, come abbiamo detto, mettono in evidenza un'evoluzione sonora e stilistica davvero non indifferente, proiettando il quintetto nell’olimpo dei nomi che contano, almeno a livello puramente Mark II - “Psychotime” nazionale, è questo grazie anche ad uno stile Nonostante i buoni riscontri di critica e di musicale molto più maturo e articolato che in pubblico, soprattutto, ci vorranno quasi due anni passato, per certi versi paragonabile ad un tecnoprima di poter metal di matrice prettamente americana. rivedere e Registrato magistralmente ai Muchmore studio's risentire ancora di Firenze, fra aprile ed agosto del 1991, e una volta la band prodotto dagli stessi ragazzi della band, all’opera in via del “Psychotime” è un lavoro che avvicina tutto ufficiale. sensibilmente la musica dei nostri, ad astri Infatti, nei primi americani del calibro di Fates Warning e mesi del 1991, la Queensryche, e questo non solo a parole, infatti, formazione basti ascoltare le prime note dell’opener “Colors nostrana si of my life” per capire l’enorme potenzialità della ripresenta ai nuova line up, che si prodiga in un progressive nastri di partenza metal enormemente tecnico ed elaborato, intriso con una line up di frammenti sicuramente più legati ad una volutamente concezione classica, che, invece, trova terreno rivoluzionata che, fertile sulle note di “Path of darkness”, accanto alla sicuramente più legata a soluzioni sonore vicine coppia di ad un heavy metal solido e quadrato, un chitarristi, rimasti concentrato di potenza, di atmosfere cariche di saldamente al comando del vascello Glory Hunter, tensione, sorretto da ottimi arrangiamenti, presenta allettanti novità, come ad esempio sicuramente vicino come concezione a certe cose l’ingresso dell’eclettico cantante Aldo Caprini dei Crimson Glory del capolavoro “Trascendence”, proveniente dalle file dai concittadini Infire, il tutto condito da un’ottima performance da parte grandiosa formazione con ben tre nastri all’attivo, del nuovo acquisto Aldo Caprini, capace di attirare e una nuova sezione ritmica formata dalla coppia Luca Celletti alla batteria (ex Haste, NdBeppe) ed il bassista Massimo Baldoni che, come vedremo in seguito, rimarrà fra i ranghi, solo per questo lavoro. Quindi, dopo un breve periodo di relativo silenzio artistico, speso come detto, per dare un nuovo assetto alla formazione, la compagine ternana, ritorna alla carica con un nuovo five track, ovvero il demo "Psychotime" del 1991, ancora una volta su nastro, nonostante si sia vociferato di un ipotetico full lenght album su vinile, che, sin dallo splendido lavoro d’artwork che avvolge la sua copertina, mette subito in chiaro i presupposti principali della band, ovvero una sbalorditiva


su di se l’attenzione dell’ascoltatore, grazie ad una prova vocale veramente ineccepibile. Da elogiare naturalmente ancora una volta il lavoro svolto dall'oramai affiatato duo chitarristico Marco Spinazza/Giovanni Di Claudio, sicuramente fra le coppie meglio assortite dell’epoca, due che si completano alla perfezione, snocciolando una serie di riffing assassini, come quelli che si possono ascoltare sulla letale “Powermind”, sorta di perfetto coacervo artistico che associa in un unico tessuto sonoro elementi distintivi come potenza, tecnica e gusto compositivo, mentre è proprio sulle note della pacata “Lonliness”, giocata su soluzioni melodiche alquanto particolari, che i Glory Hunter ci mostrano in loro volto più intimo e passionale, dando pienamente dimostrazione di aver finalmente raggiunto una maturità compositiva veramente ragguardevole. Come in precedenza gli elogi per il nuovo arrivato, non tardano ad arrivare nemmeno questa volta, due brani registrati nelle sessioni di “Psychotime” vengono scelti per altrettante compilation cd distribuite a livello nazionale, una nuova versione di “Blackest Revenge” farà la sua comparsa su “R.I.N.G.E.R.” secondo capitolo dei tre partoriti dalla fatiscente Musical Box di un allora giovane Klaus Byron, mentre una versione grezza di di “Social Domain”, comparirà sulla compilation Nightpieces II della label torinese Dracma records. Sicuramente questo è il periodo più fulgido ed importante della carriera per i musicisti del combo ternano che, dopo alcune serate in vari locali dell’hinterland della capitale, forse spinti dall’entusiasmo, e da un pizzico di insana follia, nel 1992 decidono di partire per un viaggio transoceanico tentando di conquistare il mercato discografico americano ma, in oltre tre mesi di estenuanti concerti e music session, i cinque riescono a strappare non più di qualche sana pacca sulle spalle.

1996 si rinchiude nei rinomati Cantobernan Studio di Roma, per dare corpo e sostanza ad un nuovo parto discografico, questa volta un cd veramente straordinario che, sin dal titolo alquanto onirico di “Ulysses Day Two”, ispirato naturalmente all'opera di James Joyce pubblicata per la prima volta a Parigi nel 1922, mette in evidenza la voglia, oserei dire, quasi spasmodica dei Gory Hunter di uscire dai soliti luoghi comuni e di scrollarsi di dosso le facili classificazioni, grazie ad una combinazione di suoni ed atmosfere a tratti lievemente rarefatte, che danno poi luogo ad un concept album veramente avvincente. Dunque, ancora una volta uno stravolgimento abbastanza radicale, che coincide con compositivo del combo ternano, e vengono fuori un’ennesima presa di coscienza delle proprie sulla distanza, come ben evidenziato dalla stessa capacità tecnico/qualitative, messe in evidenza in title track “Walls of silence” nel quale ad questo nuovo frangente, forse il picco mai emergere è di sicuro l’imponente lavoro di una raggiunto dalla band in tutta la sua lunga sezione ritmica perfetta per precisione e carriera, per dare alito ad un piccolo capolavoro tempismo, le armonizzazioni create dalle due sonoro, che incarna alla perfezione la mentalità asce, nonché le qualità vocali di un Aldo Caprini perennemente open mind che da sempre con veramente all’apice di una ragguardevole parsimonia è portata avanti con coraggio dal maturazione tecnico/espressiva. combo nostrano che, fra echi progressivi, stacchi Ma è proprio quando i ritmi si smorzano e si di natura tipicamente fusion, ed alcune fanno più tenui e delicati che i Glory Hunter sono armonizzazioni di estrazione jazzistica, intrecci e capaci veramente di colpire nel segno, e a dar soluzioni musicali molto allettanti come ad vita ad alcuni degli episodi più belli e sofisticati esempio quelle ascoltate fra i solchi della della loro carriera discografica, riuscendo ad splendida “Hungy Years”, episodio giocato sui accarezzare l’animo, grazie a brani di assoluto chiaroscuri di alcune alterazioni elettroacustiche spessore come ad esempio la policromia sonora di che, nel loro insieme, riassumono in musica tutte una “I Will Survive” molto vicina al suono le influenze musicali presenti all’interno raffinato ed elegante di certi Rush e Styx, dell’apparato compositivo dei Glory Hunter, o caratterizzata da atmosfere pregne di un dell’attraente “L’inverno delle isole” che sembra avvincente humus melodico, caratterizzato da quasi un omaggio sentito alla scuola progressiva uno splendido refrain, e da suadenti cori dei seventies e di gruppi come Banco, PFM, polifonici, mentre se la nuova versione di “Social Locanda delle Fate e Garybaldi, con un splendido Domain” risulta nettamente migliore di quella precedente, apparsa come dicevamo su “Nightpieces II”, l’altro pezzo da novanta dell’intero lavoro è sicuramente “Park Caos”, episodio ancora una volta adombrato da soluzioni musicali raffinate ed eleganti, arrangiamenti sopraffini ed una propensione per il melodic rock Mark III – “Walls Of Silence” veramente disarmante. Contrariamente a quanto si possa pensare, di ritorno dal viaggio in America, per fortuna i Glory Le varie recensioni apparse su alcune delle più celebri testate giornalistiche nostrane, come ad Hunter decidono di non mollare la presa, anzi, dopo un ennesimo cambio al basso, con l’ingresso esempio quelle di "Hard", "HM" o lo stesso "Metal Shock", riescono naturalmente a catturare la vera dello storico Ingo Schwartz, in passato già attivo in varie formazioni romane come, per appunto, gli essenza che si cela dietro a questo ennesimo grande sforzo compositivo portato a compimento stessi Schwartz e i seminali Thunder, pubblicano dai cinque ragazzi di Terni, ed il pubblico quello che, a mio parere personale, è il vero naturalmente tributa il giusto plauso ai Glory capolavoro della band, ovvero il demo “Wall of Hunter che, in breve tempo, riescono ad silence” che, ancora una volta, mostra una band organizzare un mini tour che tocca alcune delle in continua evoluzione artistica e musicale, città più importanti della penisola. questa volta proiettata verso soluzioni sonore Il grande passo per il primo full lenght album testo in lingua madre che è puro lirismo poetico. molto più raffinate ed eleganti che in passato, il sembra sempre più vicino, grazie anche Un song writing dunque molto più articolato e tutto messo in evidenza da un humus melodico all’interessamento della neonata Underground multiforme che in passato prende forma e alquanto innato. Symphony che sceglie proprio quella “Walls of sostanza all’interno di questi undici episodi, vuoi Registrato nell’estate del 1993 ai Random Music silence” per il primo volume della sua raccolta. per il coinvolgimento di tutti i vari membri del House di Roma, futura base operativa dei più gruppo, vuoi, come dicevamo, per la piena fortunati DGM, il nuovo arrivato è sicuramente un Ma quello che doveva essere la partenza di un grande ennesimo viaggio nell’olimpo dei grandi, consapevolezza dei propri mezzi, “Ulysses Day finisce per tramutarsi presto in un nuovo Two” risulta essere uno degli album più completi naufragio, anche perché vuoi per la situazione ed avvincenti mai registrati, all’epoca, sul suolo stagnante di una scena italiana che non riuscirà italiano ed episodi come la leggera e delicata “Ten quasi mai a spiccare il solo verso lidi migliori, vuoi years ago”, o la poliedrica “Running Backwards” l’avvento dell’ennesimo fenomeno da baraccone, dominata da un basso pulsante, armonizzazioni leggasi pure ascesa dell’alternative, neo punk e jazz/fusion sorrette da un guitar work davvero chi più ne ha più ne metta, la band comincia sopraffino, ne sono la più lampante perdere i suoi pezzi più pregiati. testimonianza, ma quando ad irrompere sulle Il primo a mollare la presa è il batterista Luca scene è invece la drammatica e teatrale “Ghost”, Celletti che abbandonerà per sempre il suo con un Aldo Caprini ancora una volta assoluto sgabello da drummer, per imbracciare il dominatore della scena, non si può di certo microfono, prima come solista, poi come emulo di rimanere indifferenti e non tributare il massimo Steven Tyler negli Eurosmith, celebre cover band delle ovazioni nei confronti di un gruppo che, di li della capitale, il bassista Ingo Schwartz che, a poco, sarebbe andato in contro ad uno split come detto, entrerà nei DGM del primo ep definitivo. “Random Access Zone”, per poi dare vita ai Sgt. Un disco perfetto in tutte le sue componenti che, Peppers cover band dei grandi Beatles, ed il a ben undici anni di distanza, suona fresco ed chitarrista Giovanni Di Claudio che continuerà i avvincente come non mai, grazie al duro lavoro di suoi studi di università. una band che, carte alla mano, avrebbe sicuramente meritato molta più fiducia e stima di lavoro che segna una sostanziale svolta nella Mark IV – “Ulysses Day Two” quella precocemente raccolta in dieci anni di fisionomia artistica della band nostrana che, in intensa ed estenuante attività artistica. queste nuove sei tracce, mette in secondo piano il Della vecchia line up rimangono solo il Nel 2009 la band si è riunita, pubblicando un lato più meramente metallico della propria indole chitarrista/compositore Marco Spinazza ed il vocalist Aldo Caprini, ai quali si aggiungeranno i singolo prima, e poi un ep dal titolo “Play” che, in sonora, in favore di un intreccio di architetture qualche modo, riprende il discorso artistico dei melodiche che guardano più all’hard progressivo, nuovi arrivati Marco Santella alla batteria, il bass player Federico Amorosi e soprattutto il tastierista nostri, ampliando ancor di più lo spettro che non al metal vero e proprio,anche se i Emanuele Tolomei, per una formazione compositivo di una delle band più sottovalutate di richiami ai migliori Ryche dell’epoca d’oro, sono nuovamente a cinque elementi che, nell’estate del sempre!!! ancora radicati all’interno del compatto


Rock Never Dies, più che un titolo, un grido di battaglia urlato con tutto il fiato in gola, ecco il titolo che hanno scelto i giovanissimi Impulse per il loro debutto assoluto sulle scene, non a caso il quintetto con base operativa a Chieti, nei cinque brani dell'ep finora rilasciato, danno l'impressione di poter riscrivere le caratteristiche adatte per poter riscrivere le coordinate di un genere musicale, quello prettamente old style che, negli ultimi anni stà godendo sempre più di un interesse da parte di molti estimatori. Un album nuovo alle porte, e la consapevolezza di poter giocare un ruolo importante per la riscoperta in patria di un genere che, evidentemente, non morirà mai!!

Ciao Ayrton e benvenuto sulle nostre pagine, puoi presentare gli Impülse ai nostri lettori, delineando le tappe che vi hanno condotto alla realizzazione prima di un ep, ed ora di un full lenght album? Ciao Beppe, un saluto a te e a tutti i lettori di Graveyard Simphony Fanzine. Come ben immagini è riduttivo sintetizzare la storia di una band in poche righe, ma posso assicurarti che non è stato per niente semplice arrivare a registrare un EP e soprattutto un Full-lenght. Quello che ci ha portato a vivere queste bellissime esperienze e a continuare a credere nel nostro progetto è stato, senza dubbio, il nostro forte amore per il rock! In ogni caso da quando la formazione si è stabilizzata (dall’inizio del 2010) è stato tutto più semplice e produttivo. E siamo anche sicuri che il meglio deve ancora arrivare… Chi ha apprezzato il nostro EP ‘Rock Never Dies’ impazzirà per il disco che stiamo registrando!

ascoltassimo i giudizi di agenti di marketing e contamineremo un po’ le nostre creazioni… persone in giacca e cravatta, probabilmente ora Secondo te, che cosa davvero è riuscito a suoneremmo per gente che semplicemente fare la differenza fra il vostro nuovo lavoro ‘subisce’ la musica senza capirla e apprezzarla in studio ed il precedente? Magari (sai a cosa mi riferisco). Immagini bene che noi ci l'esperienza accumulata in tutti questi mesi, rivolgiamo a chi il Rock vuole viverlo e sentirlo un differente approccio nel songwriting, o sulla propria pelle! Non ci interessa quanto sia cosa? difficile o meno il lavoro che stiamo facendo; Posso dirti, invece, cosa è rimasto invariato siamo sicurissimi che ci sarà chi saprà rispetto a ‘Rock Never Dies. Nel disco in uscita apprezzarlo. troverete la stessa carica ed energia che avete ascoltato nell’EP! Non è una promessa! Stilisticamente parlando, com’è nato il E’ una forte convinzione! Tutto ciò che di buono vostro approccio musicale così naturale ed avevamo fatto è stato rivisitato e potenziato per istintivo, rispetto a quello che attualmente questo importante lavoro. la scena metal propone con maggior frequenza? Solo “colpa” del vostro Scusami se posso sembrarti invadente, ma background musicale, oppure la precisa sono molto curioso di sapere quali sono le volontà, unita al desiderio, di provare tematiche delle vostre liriche? qualcosa di realmente old style? Non c’è uno schema prefissato, pertanto non E’ innegabile che il nostro bagaglio culturale ha scriviamo solo testi riguardanti un determinato avuto una forte influenza sulla nostra produzione ambito; ci piace variare e riusciamo a farlo Quindi il nuovo disco in un certo modo musicale; ma credo che questo accada per tutte seguendo l’ispirazione che, a volte, può essere conferma il discorso intrapreso attraverso il le band. La risposta è facile, Beppe: siamo ‘Oldanche mutua tra musicista e liricista. In ogni caso vostro debutto, e porta avanti un percorso style’ perché ci piace suonare quella musica e parliamo un po’ di tutto, per citare il mio artistico che, di questi tempi, molti vivere quelle emozioni! In ogni caso tutti i chitarrista Fabio “Cat” <<scriviamo di tutto. Dalla definirebbero azzardato... membri degli Impülse apprezzano e ascoltano guerra agli incubi, dai sogni ai giri in moto!>>. Sai Beppe… Sinceramente ce ne fottiamo di quello anche le frange più moderne del metal, come è che la gente definisce azzardato o difficile. Se giusto che sia. Chissà, magari in futuro Quindi siete entrati a registrare avendo già bene in mente come sarebbero venute le nuove song, o qualcuna di queste ha subito in fase di step finale di piccoli accorgimenti? A parte immancabili correzioni (minuscole) siamo entrati con le idee chiarissime e stiamo portando avanti il lavoro senza aver snaturato nessun’idea iniziale. Ok, capisco, adesso a mente fredda, secondo voi il nuovo arrivato rappresenta fedelmente quelli che sono gli Impülse attuali, oppure in futuro dovremmo aspettarci dei cambiamenti stilistici sostanziali con un ipotetico prossimo lavoro? Prossimi lavori sicuramente ce ne saranno e ti posso rivelare che abbiamo bozze (già ad un livello avanzato) per almeno un altro disco e idee sparse per altri lavori ancora. Per quanto riguarda lo stile sicuramente le nostre esperienze personali giocheranno un ruolo fondamentale. Crediamo molto nell’ispirazione e non amiamo imporci a freddo dei cambiamenti. Potenza e melodia, sembrano questi i caratteri distintivi della band, ma quando siete in fase di composizione, cercate di bilanciare a priori questi due elementi, oppure vi lasciate andare al vostro istinto di musicisti?


dalle menti di persone appassionate. Non ci siamo mai posti questo problema. Ponendo uno sguardo alla vostra pagina personale di Facebook, ho notato che per una band come gli Impülse i così detti social network sono una parte integrante del vostro essere band a tutto tondo, dico bene? I social network sono il presente e non ha senso combatterli. Non voglio dire che siano per forza un bene, ma sono molto più che una tendenza e oramai molte persone quasi identificano la propria vita reale con quella virtuale. Per la musica emergente può essere, se ben utilizzato, un ottimo spazio pubblicitario, gratuito e accessibile. Una volta c’erano solo passaparola e locandine, ma credo che se i gruppi del passato avessero avuto i nostri mezzi di comunicazione, li avrebbero usati eccome! Da qualche anno a questa parte , la scena heavy metal italiana è un calderone oramai saturo di ottime band provenienti da diverse estrazioni musicali, dammi tre buoni motivi per cui un fruitore medio di H.M. debba avvicinarsi alla musica degli Impülse.. Bella domanda Beppe! Primo motivo per ascoltare gli Impülse è l’INDIPENDENZA! Nessuno influenza le nostre creazioni; tutto ciò che produciamo esce dalle nostre anime e dalle nostre menti, con la passione di chi vuole solo divertirsi e divertire. Inoltre siamo sicurissimi che chiunque ci ascolti non può che provare EMOZIONI forti e dirette come le nostre melodie. Non siamo quei tipi che si fermano quando la canzone Difficoltà se ne incontrano parecchie, soprattutto quando semplicemente ‘funziona ed è bella’! Vogliamo che quello che suoniamo e raccontiamo tocchi le per te il Rock è una forte corde emozionali dell’ascoltatore. Ultimo motivo passione a cui devi dedicare ogni piccolo ritaglio di tempo per conoscerci è la nostra assoluta DEDIZIONE al Rock! Per noi non esistono canzoni ‘riempitive’ che riesci a strappare o ad come non esistono live di ‘serie B’. Tutto quello altre importanti attività (come gli studi universitari) o che facciamo è progettato al meglio. al sonno. A parte la Prima di concludere, puoi ricordarci quali mancanza di tempo, una saranno le prossime ufficiali della band da band come la nostra deve qui a qualche mese? Avete pianificato delle fronteggiare anche un date dal vivo a supporto del disco in uscita? Come ho detto anche prima, l’ispirazione e interesse verso il genere che non è più quello Ci saranno sicuramente diverse date a supporto l’istinto sicuramente giocano una componente degli anni passati… E ciò porta all’insensata del nostro disco in uscita ma preferiamo tenere fondamentale nel songwriting, soprattutto per le tendenza che governa la musica live dalle nostre ancora un alone di mistero attorno alle nostre stesure mie e di Luca Ienni (cantante). Ovvio che, parti, dove sono soprattutto le cover band a prossime esibizioni. però, un giudizio ponderato e maturo, come padroneggiare e a togliere spazio a chi la musica Posso assicurarvi che abbiamo qualcosa di quello del nostro chitarrista Daniele Di Caro, vuole CREARLA! veramente grosso in pentola… porta sempre a completare e ad arricchire le nostre composizioni. In effetti non c’è una ricetta Cosa vuol dire per voi nel 2012 portare Ok man, siamo alla fine, concludi tu base che porta a dare più o meno spazio a avanti un discorso musicale, che si muove l’intervista... melodia o potenza e sulla portata di queste è ormai in un ambito sempre più ristretto di Beppe prima di tutto permettimi di ringraziare te senza dubbio decisamente influente anche il testo sostenitori e che, spesso, sembra essere e tutto lo staff di questa fantastica Fanzine. del brano, che nasce sempre assieme alla musica. snobbato perfino da certa cosiddetta Chiudo con un appello ai lettori: supportate la “stampa specializzata”? musica emergente cazzo!!! Quali sono le difficoltà oggettive a cui avete E’ una domanda interessante, Beppe ma Un saluto da me e da tutti gli Impülse… e come fatto fronte nel momento immediato alla preferiamo assecondare ciò che fa felici noi. realizzazione di un disco oggettivamente Crediamo che un buon prodotto possa uscire solo direbbero gli Anvil <<KEEP ON R0CKIN’>>. ambizioso come il vostro?


Ancora Inghilterra e ancora una formazione minore della NWOBHM, Questa volta ad essere presi in esame sono i Dealer dall'hinterland di Birmingham, la classica formazione che sta vivendo una vera e propria seconda giovinezza artistica, arrivando addirittura a ricoprire uno status di grandeur ben più radicato che in passato. Un solo album ufficiale edito dalla storica Ebony records, ed una serie di bootleg, per lo più postumi, che, a ben vedere, mettono in mostra le velleità di un combo alle prese con un heavy metal dal taglio melodico posto proprio a metà strada fra echi anglosassoni e soluzioni melodiche più americane.

Ciao Trevor e grazie del tuo supporto, dunque, il vostro ultimo album in studio è stato registrato da più di anni fa, come pensi che si è evoluto il modo di scrivere la musica in tutto questo tempo? Molto di più di 10 anni fa! "Bootlegged" era una raccolta di vecchie registrazioni che risalgono addirittura al 1988. Abbiamo riformato la band nel 2009, per fare solo un ultimo spettacolo. Ci è piaciuto così tanto che abbiamo deciso di rimanere ancora insieme. Inoltre ci è stato chiesto di fare un tour nella vecchia Russia, è stato veramente incredibile ed emozionante, abbiamo risuonato tutte le vecchie composizioni. E 'stato solo negli ultimi mesi che abbiamo deciso di scrivere del nuovo materiale.

quegli anni che ci siamo riformati come Vandamne. Se non sbaglio qualche nuova versione dei vostri vecchi brani, faranno poi parte di alcune vostre pubblicazioni future ..... Ho avuto uno studio di registrazione il The Rock Factory. Abbiamo deciso di ri-registrare alcune delle canzoni solo per il nostro piacere, solo per sentire come avrebbero potuto suonare. I tempi stavano cambiando e la NWOBHM non andava più di moda. Come band ci siamo concentrati su un nuovo sound come ti dicevo poc'anzi.

Le composizione di "First Strike" erano più heavy di quelle ascoltate su “Bootlegged” che, invece, mostrano una vena melodica In effetti la vosta formazione attuale è un anche molto ricercata, sei d'accordo con perfetto equilibrio fra musicisti d'esperienza me? e “sangue giovane”, come a dire che Darryl ha insistito con il fatto che le canzoni del l'esperienza incontra la freschezza ... primo disco dovevano essere più heavy. All'epoca Si, Rupert e Steve sono dei musicisti perfetti per i stava germogliando il thrash metal. 'Choose Your Dealer! Ci sono voluti molti anni, ma alla fine ho Weapon' è stata effettivamente scritta con finalmente trovato i ragazzi adatti per la band che quell'intento! ho sempre voluto!! Posso anche dire che questa è la migliore line up Come accennavamo precedentemente, negli che abbiamo mai avuto, in più, la cosa migliore è anni '90 tre membri della band torneranno che andiamo tutti molto d'accordo... sulle scene come Vandamne, i quali rilasciano alcuni grandi album come Alcuni appassionati mettono in relazione il “Nightcrimes” e “Red Skies”, cosa puoi dirci vostro nome a quello di "First Strike", album di più ... pubblicato dalla gloriosa Ebony records , una Si, ma anche quella band ha avuto una vita label il cui lavoro, in quegli anni, è stato più breve. Già dopo il primo disco nel 1991, avevamo volte screditato da molte riviste, ma che, deciso di comune accordo di prendere strade nonostante tutto, ha aiutato molte band a separate. Eravamo tutti ancora dei buoni amici, farsi conoscere, quali sono i tuoi ricordi? ma come band ne avevamo avuto veramente Quante settimane avete trascorso nella abbastanza! casa/studio di Darryl Johnston a Hull? Io ero concentrato sul mio studio, e i ragazzi Ho dei sentimenti contrastanti sui ricordi di quel avevano tutti altri progetti su cui lavorare. Poi, periodo. All'epoca non siamo rimasti molto nel 1993 credo, il nostro manager fu contattato soddisfatti della produzione di 'First Strike', anche dalla Zero Records giapponese, che ha voluto perchè non suonava come volevamo. E 'stato pubblicare un altro album dei Vandamne, quindi registrato e mixato in una settimana!!! Ma devo siamo ritornati insieme per registrare “Red anche ammettere che quell'album che ci ha Skies”!! permesso di farci conoscere al grande pubblico, quindi dobbiamo essere molto grati a Darryl per Tornado ai Dealer, negli ultimi anni mi sono questo. accorto che molti blog in giro per il mondo hanno in download entrambi gli album e Avevate firmato un accordo per la molte delle vostre demo, l'unico motivo pubblicazione di più album? Te lo chiedo, plausibile è che la musica della band era perché ho letto da qualche parte che anche i veramente eccezionale, ma quando avete brani che fanno parte di"Bootlegged" registrato quelle composizioni hai mai dovevano far parte di un ipotetico secondo pensato che stavate scrivendo musica che full lenght lp, è vero? anni dopo qualcuno avrebbe considerato Non so dove l'hai letto!!! Eravamo così incazzati come fondamentale? per la produzione di 'First Strike' che, quando Prima di tutto grazie! Hai assolutamente ragione! Darryl ci ha chiesto di fare un secondo album, Al momento non pensavamo di fare parte di un abbiamo deciso di dirgli che ci eravamo separati, grande movimento che, con il passare degli anni, per concludere quel contratto. E 'stato proprio in tutti avrebbero conosciuto come NWOBHM.

Eravamo influenzati da band come AC/DC, Judas Priest, Black Sabbath, suonavamo 'Heavy Metal' nel modo in cui ci veniva più spontaneo. Sono molto orgoglioso di pensare che, in qualche modo, abbiamo influenzato altre persone in questo senso!!! Puoi ritenerti soddisfatto di sapere che negli ultimi anni ci sono ancora molti ascoltatori ed appassionati che stanno riscoprendo band di culto come la vostra? Certo che sono felice che la gente stia riscoprendo vecchie band come la nostra. C'è sempre del gusto al secondo morso di una ciliegia, no? Con internet poi, ora è tutto molto più facile, eppoi adesso ce la stiamo godendo addirittura molto di più che in passato!!! Tornando ai giorni nostri, come dicevamo ad inizio intervista, nel 2011 avete avuto la possibilità di suonare in Russia per alcuni concerti, è stato la vostra primo esperienza nell'est del vecchio continente? Si, era la nostra prima volta in Russia. E 'stato una sorta di cambiamento di vita per tutti noi. Abbiamo incontrato fan giovani e meno giovani ai concerti, alcune band russe sembrano suonare del metal molto tecnico, con cambi di tempo complicati, e giri di chitarre abbastanza difficili, il nostro stile è molto più semplice rispetto a quello loro. È stato veramente divertente, ci piacerebbe avere un'altra possibilità!!!! Russia fuckin’ ROCKED! Se tuo figlio volesse seguire le tue orme, considerando la tua esperienza sia di musicista che di produttore, che cosa ti sentiresti di consigliargli? WOW! Questa è una domanda difficile! Potrei dirgli di suonare sempre con il cuore, il genere do musica che li fa sentire bene. Quando un gruppo inizia a suonare delle cose studiate a tavolino, è proprio in quel momento che sta perdendo la sua credibilità artistica , lo so per esperienza personale. Musicalmente parlando i Vandamne era molto meglio dei Dealer, ma a livello emotivo il confronto è arduo!! Prima di finire, mi spiegheresti il significato dietro alle carte da gioco che fanno parte del logo della tua band? Haha! Questo non è facile! Nello slang inglese 'Dealer' è una parola che ha alcune connotazione con la droga, all'epoca dei nostri primi concerti, noi non volevamo che la gente ci mettesse in corelazione agli stupefacenti. Il logo fu un escamotage che ci aiutò a superare le prime diffidenze!!! Trev, questo è la fine per cui... Spero di essere stato abbastanza esaustivo per voi? Ho cercato di essere il più onesto possibile. E' bello sapere che c'è gente come voi a cui ci si può affidare....


Nuova realtà del circuito musicale pugliese, i Lacrimae Charontis riescono a distinguersi sia per un versante iconografico abbastanza accentuato, e tacitamente legato a doppia mandata a tradizione horrorifica tutta italiana, Death SS in primis, sia per una componente musicale versatile che abbina, con una certa sagacia, partiture vicine ad un certo heavy metal dall'impronta compositiva classica, che partiture vicine ad una concezione dark/prog di fondo, che li avvicina sensibilmente ai grandi The Black del maestro Mario Di Donato che, naturalmente, ha messo il suo inconfondibile timbro vocale al completo servizio della band tarantina, arricchendo l'ottima “Genesis”. Al vocalist della band GrezzMetal, l'onore ed onere di presentare la formazione ai nostri lettori!!!!

Ciao Giuseppe e benvenuto sulle nostre pagine, grazie per il tempo che ci stai volendo dedicare, ti andrebbe di iniziare l'intervista presentando i Lacrimae Charontis ai nostri lettori partendo proprio dalla genesi del vostro monicker così particolare? Ciao ringrazio te per l'interesse che hai avuto nell'intervistarmi !! I Lacrimae Charontis sono nati nel settembre 2011, e sono in piena attività dall'ottobre dello stesso anno. Ho radunato a me degli artisti noti e poco noti della scena foggiana, al basso Fabio "jena" Bisciotti., alla batteria Matteo "Matthew Blade" Dattoli, in primis Francesca "LARA TUDOR" Quirino alla chitarra, tastiera e seconda voce ( che ha lasciato la band dopo le registrazioni ) e in fine Francesco "WAR" Corcio alla chitarra ! Poi subentra il magico Rocco "SHAMAN KING" Soldo alle tastiere come elemento armonico e Sinfonico. Capisco, quindi nonostante la band sia nata praticamente da poco più di un anno, avete, non solo cambiato line up ufficiale, ma anche registrato un ep di ben cinque composizioni, ma quanto è stato difficile trovare le persone adatte e motivate, per poter realizzare questo nuovo progetto? Si, è stato un bel pò difficile accomunare in un solo ed unico Rito le nostre Menti, devi sapere che veniamo da diverse impronte musicali, io ad esempio provengo dall'Horror, il Doom, Rock Oscuro il Dark ecc.. Fabio dal Black, Francesco dal Brutal, Matteo dall'Heavy e in fine Rocco dalla musica classica barocca e con una spruzzata di heavy/prog. Abbiamo accomunato il tutto sotto uno stesso influsso, ed abbiamo creato il nostro sound. Guardando le vostre foto, è innegabile non dover ammettere che l'aspetto iconografico/visivo rappresenti per la band un carattere peculiare molto importante, dico bene? Puoi presentarci le rappresentazioni ed i personaggi che avete deciso di omaggiare con il vostro personale look? Grezz : Il Signore della mente e dei Sogni alla voce, Fabio Jena Bisciotti : Reincarna il Black oscuro al basso, Matthew Blade : Il Boia colui che spezza la vita alla batteria, mentre Francesco War Corcio : è la guerra fisica la distruzione totale alla chitarra, e per finire Rocco Shaman King Soldo : è l'angoscia straziante e horrorifica ( Tastiera ) Espediente questo che, naturalmente, si ricollega ai maestri Death SS, è innegabile.... Si per me sono Loro i maestri del tutto insieme ad Alice Cooper. Grande rispetto !!! Anche il Re Diamante per antonomasia, mi sembra ricopra un cardine invalicabile del vostro credo musicale, è veramente così? Diciamo che non è proprio così magari sembra un'emulazione il mio look .. ma ho tanti significati

in tutto quello che uso, si ok in una delle song ho cercato di arrivare a tonalità alte come fa il caro King.

porta via !

So che da qualche tempo segui anche un progetto radiofonico con il quale cerchi di Una proposta musicale la vostra, che mi portare a conoscenza di pochi veri sembra possa far leva attorno ad un appassionati il lavoro di band underground, approccio teatrale ben marcato, attorno al ce ne puoi parlare? quale, viene in seguito edificato un heavy Sai, io mi ritengo un Giustiziere dell'Underground metal che porta con se sia stilemi classici, Metal italiano, precisamente della storia del Metal che reminiscenze più dark ed accenti se Italiano. Il mio progetto consiste nel far vogliamo progressivi, tu che mi dici? conoscere a tutto il mondo la vera storia dei miti Noi cerchiamo di creare il nuovo teatro panico, un Metal e delle Band emergenti Italiane, per far qualcosa che mischia tutte le sonorità e che crei a capire a tutti che l'Italia dona al mondo questa mio parere il New Horror Metal. magia chiamata Metal ! Un venerdì si ed uno no, racconterò la vera storia su una web radio dalle Sul brano “Genesis” avete addirittura 21:00 alle 22:00, per chi fosse interessato ottenuto la preziosa collaborazione del www.radiostorpionato.blogspot.it maestro Mario Di Donato dei grandiosi The Black, come ed in che maniera è nato questo Cosa ne pensi di formazioni concettualmente felice sodalizio? Quanto è stato difficile farlo vicine alla vostra come i Deliria e gli Hell calare nella sua parte? Theater? Avete avuto occasione di stringere Il nostro Sodalizio è nato per caso a Pescara dopo dei rapporti di reciproca stima con le l'ascolto della pre-registrazione fatta in casa. suddette band? Lui mi ha chiamato e mi ha chiesto di fare un live Ho avuto l'occasione di sentire i loro lavori e devo con noi, in modo da fare degli intrecci nel nostro dire che sono due realtà veramente uniche!! Di brano “Genesis”, io al contrario non ho accettato persona non ci conosciamo, ma spero che in un perchè lo volevo nel disco come guest star, così futuro si potrà collaborare ! ha accettato con felicità donando a quel brano un'impronta magica come solo lui sà fare, Credi che la posizione geografica della dall'intro in chitarra acustica agli assoli vostra città possa in qualche modo minare puramente psichedelici, aggiungendo il suo per l'affermazione su vasta scala della band? marchio nelle parole in latino che spiegano il Assolutamente no, chi vuole ci chiama ...noi significato della song. andiamo dappertutto senza tante pretese, cerchiamo di andare in contro ai locali che ci A livello puramente compositivo, quanto è vogliono ospitare . stato difficile portare a compimento l'intero lavoro? Avete fatto tutto da soli utilizzando Si, anche perchè oramai i social network diavolerie moderne come Q-base e Nuendo, hanno abbattuto ogni tipo di distanza, ma oppure vi siete avvalsi di uno studio di soprattutto di pregiudizio... registrazione professionale? Esatto !! Non ci crederai, ma l'intero lavoro è figlio indiretto di alcuni sogni, realizzati diverse notti di Che mi dici del versante live dei Lacrimae una specifica settimana, fra il 10 e il 17 Ottobre Charontis? Avete la possibilità di esibirvi dal 2011, come se un fulmine avesse colpito le nostre vivo? Che genere di aria si respira durante menti... il risultato è quello che hai ascoltato . un vostro concerto? Siete riusciti a destare interesse più grazie al make up, o alla Che generi di riscontri avete ottenuto fino a proposta musicale? questo momento? Pensi che un disco dalle potenzialità di “Morbid Mind” possa destare Premetto dicendo che i Live dei LACRIMAE l'attenzione di qualche label intraprendente CHARONTIS non sono mai uguali, non abbiamo nostrana? una spettacolo che dall'inizio alla fine è sempre Secondo me questo embrione con il nome di uguale, ci modelliamo in base al pubblico, che di Morbid Mind non può appartenere a questo solito è entusiasta e rimane esterrefatto dalla Paese... I riscondri sono stati positivi per alcuno nostra forza esplosiva ....Oltre al Make Up è la meno per altri, ma il futuro vedrà cosa vuole musica che fa da padrona la nostra miscela di donarci . suoni è come una scossa elettrica che trapassa la mente . Ho trovato molto affascinante il lavoro d'artwork del vostro lavoro, l'immagine Ok Giuseppe siamo alla fine, per cui.... dell'impotenza dell'uomo davanti Ringrazio te Beppe Diana e il tempo che mi ha all'impietoso scorrere del tempo è davvero dedicato, ringrazio tutti coloro che supportano il deflagrante!!! lavoro che gli dai e a tutti coloro che credono Si, l'idea è stata diciamo un lavoro di gruppo, ma nell'underground ! è stato il maestro Francesco War a renderlo Vi lascio con la mia massima " DOVE C'è visivo.... Esatto la mente umana dopo aver IMMAGINAZIONE, IO HO DIMORA " Long Live to conosciuto la vita diventa polvere e il tempo la Horror Metal .


Mai dire mai!!! E si, ci ho messo ben tre anni per avere l'intervista che andrete a leggere, e questo non per colpa del nostro interlocutore, ma soprattutto perchè gli altri ragazzi della band contattati, si sono dimostrati poco propensi, leggasi pure non gliene fregava niente, di riportare alla memoria le gesta e l'operato di questa storica formazione siciliana. Quindi devo tributare un grosso ringraziamento all'amico Antonio Arcidiacono che, invece, si è mostrato molto esaustivo nelle sue risposte. Se non la prima, sicuramente una delle prime formazioni tricolori ad imbastire un discorso compositivo a metà strada fra locuzioni classic metal ed accenti tipicamente progressivi, gli Alzeimer, con base operativa nell'hinterland siracusano, seppero mettere in mostra, in poco più di un decennio, e nell'arco di ben quattro demo tape, una crescita esponenziale ed una maturazione che, a ben vedere, lasciava trasparire un futuro roseo che invece si troncò sul più bello.... Ciao Anto e grazie di cuore per il tempo prezioso che ci stai volendo dedicare, iniziamo dagli albori, in che maniera hai conosciuto il resto della band, come è nata l'idea di mettere su un gruppo metal? Era la prima vera esperienza musicale per tutti i membri del gruppo, o qualcuno di voi aveva già suonato con qualche altra formazione rock del periodo? Ciao Beppe, dunque l'idea di mettere in piedi una band heavy è nata dalla passione in comune per questo tipo di musica. All'epoca i gruppi che ascoltavamo erano Iron Maiden, Metallica, Queensryche, Megadeth, Slayer, tanto per far capire le nostre influenze iniziali. Grazie ad alcune coincidenze siamo riusciti ad incontrarci e a focalizzare su questo progetto. Avevamo tutti avuto esperienze musicali tranne Giuseppe il cantante. Io e il batterista Michele suonavamo già insieme in un gruppo che oggi si chiamerebbe "Cover band", all'epoca "Gruppo da piazza". Una volta ci si campava alla grande. In realtà io non facevo parte del progetto iniziale, mi ero limitato a fare da catalizzatore ma dopo un paio di prove entrai nella band col ruolo di bassista. Avevo già in attivo una demo tape heavy metal in qualità di polistrumentista "bimbo prodigio" (14 anni) con lo speudonimo di "Angel King"; nome che tenni anche all'interno del gruppo. Ciro aveva militato in gruppi musicali rock, mai heavy.

Unendo le nostre esperienze venne fuori quel tipo di sound. Ricordo indimenticabile i nostri primi brani: Seek and Destroy (Metallica), The four horsemen Metallica), Hallowed be thy name (Iron Maiden). Potrei suonare questi brani anche adesso a distanza di più di vent'anni! Toglimi una curiosità, ma che cosa legava quattro giovani metallari a quella sorte di processo degenerativo che distrugge progressivamente le cellule cerebrali conosciuto come Morbo di Alzheimer? Per caso qualcuno nella band era uno studente di medicina? Dopo qualche settimana di prove serviva un nome. Appena rientrato da scuola (all'epica avevo 15 anni), mi telefonò Giuseppe "Ho trovato un nome bellissimo in un libro di medicina di mio padre!!!", come giustamente hai intuito c'era lo zampino di un medico, il padre di Peppe appunto. ALZHEIMER, parola tedesca ma noi decidemmo per pronunciarla all'americana "Alzeimer". Purtroppo questa bruttissima malattia divenne tristemente famosa, così decidemmo nell'ultimo nostro lavoro di far cadere l'"h", così che il nostro ultimo lavoro uscì col nome "Alzeimer". Comunque il primo demo omonimo non tarda ad arrivare, due brani che, sebbene registrati in maniera del tutto deficitaria su di uno preistorico quattro piste, mette in evidenza le ottime potenzialità della band

alle prese con un metal classico d’impostazione inglese e.... ... anche un pò americano. E si... 4 tracce a cassetta, senza un fonico vero e proprio, dentro il nostro garage, con strumentazione "che era quella che era". Diciamo che non mancarono apprezzamenti sia positivi che non. Ma noi vivevamo per quel sogno, chi poteva scalfirci? Da tenere in considerazione che ciò avvenne dopo davvero poche settimane di prove. Come mai decideste di assumere quei soprannomi così bizzarri? So benissimo che tutti i vecchi lettori di "HM" te lo vorrebbero chiedere, ma Slatanic di Ciro era un tributo agli Slayer o no? Adottammo i soprannomi perchè in quel periodo andava di moda. Io tenni il nome d'arte che avevo già "Angel King", Giuseppe quello più bizzarro tra noi Josh Christe, Michael Young ha semplicemente inglesizzato il suo vero nome e cognome (con un pò di fantasia), Per quel che riguarda Slatanic di Ciro... ebbene si, si tratta proprio di quello che hai appena detto, un omaggio agli Slayer. Fin dal suo primo step ufficiale, gli Alzheimer vengono seguiti da un piccolo management gestito dall'amico Gabriele Raiti che, in poco tempo, diventa il centro focale di tutte le attività promozionali della band, dico bene? Dici benissimo. Gabriele che aveva seguito il mio precedente progetto solista, promuoveva


attraverso i suoi 1000 contatti la band. Lui ed altri suoi amici (nostri guru di quel periodo per quel che riguarda il metal), gestivano anche una fanzine dal nome METALMANIA. Qualche mese più tardi arriva addirittura il secondo lavoro "Life's goig to die" che, sin dall'iniziale rivisitazione di "No more war" apparsa giù sul primo demo, mette ben chiaro in evidenza la crescita esponenziale e qualitativa del vostro gruppo, espediente che mi lascia pensare al gran lavoro a livello si song writing a cui siete andati incontro in un lasso di tempo piuttosto ridotto, quante ore al giorno provavate per ottenere la giusta coesione di gruppo? Come ho già detto: noi vivevamo per quello. Io unico minorenne, andavo a scuola, Ciro e Giuseppe all'università, Michele lavorava. Quando si poteva ci si vedeva tutti i giorni per

registrazione? A rotta di collo!!! I soldi da destinare alle registrazioni non erano molti, spesso qualcuno li anticipava per gli altri e poi si provvedeva a risanare il debito. Già, il pick-up studio era uno dei pochi che a costi abbordabili, ti dava un prodotto "dignitoso". C'è da tenere in considerazione che parliamo di Catania nel 1987! Non c'era tanta cultura in campo metal. Ci aiutò molto Alberto Penzin degli Schizo, grande onore averlo avuto in studio. In che maniera nacquero brani come le splendide "Endless", "Nightshadows", ma soprattutto la toccante "Follow the life" dedicata all'amico scomparso James Music? Inizio a parlare di "Follow the life", canzone che ci venne ispirata dal cuore. James Music, un giovanissimo americano arruolato nei marines che in quel periodo era qui per assolvere il suo servizio di leva nella base N.A.T.O. di Sigonella, ci frequantava da un pò. Suonava la chitarra, aveva una KRAMER, chitarra che sia Ciro che io (quando passai alla chitarra) comprammo. In una sera d'estate se ne andò preso in pieno da un tir con la sua autovettura. Ricordo che un paio di giorni dopo la sua morte ci trovavamo in sala prove insieme un pò tristi, qualcuno iniziò ad arpeggiare, Giuseppe iniziìò a cantarci sopra... Allora l'ideonona! Parliamo di James e del suo destino, ma non scriviamo una canzone tediosa e triste, mettiamo una parte veloce con le cose belle della vita! Così nacque il pezzo. Tutti i nostri primi brani hanno uno sfondo "buono" e propositivo. Alzeimer parla di un gruppo di amici che si mette insieme per fare musica. "Alzeimer for you" non è quello che tutti pensavano all'epoca un AUGURIO di malattia... Ma semplicemente, ECCOCI! SIAMO QUI PER VOI! Così come Endless, senza fine... seguire le passioni finchè c'è voglia. Anche Nightshadows, notte viussuta al 100% ma senza eccessi.

Un suono professionale come detto, che avvicinava sensibilmente la band ad icone artistiche del calibro di Queensryche, Fates Warning ma anche ai Crimson Glory, grazie soprattutto alle modulazioni vocali di un Giuseppe Brancato dotato di un'estensione veramente esagerata e dal taglio melodrammatico... non meno di 2 ore. Mai guardato l'orologio per la Già, la voce molto particolare di Giuseppe ha dato fretta di andare via. Di week-end senza prove non tanto al nostro sound. Voce non rauca, anzi ho ricordo, ma noi volevamo questo. Poi magari si pulitissima e quasi lirica capace di arrivare "ovunque". Questo non avere avuto limitazioni di usciva insieme per un panino, niente di che. tal genere, ha molto giovato alla creatività dei Pensa che non reputavamo opportuno neppure brani. cambiarci, tanto a noi interessava solo stare insieme e parlare dei nostri progetti musicali, di chi ci fosse intorno... Poco importava. Comunque gran parte del merito va ascritto sicuramente alla produzione di quel secondo lavoro, curato da tutta la band in sole venti ore nei celeberrimi Pick up studio si Catania, uno dei pochi dotati di un sedici piste ultra professionale, almeno per l'epoca, che ricordi hai di quelle sessioni di

Il riconoscimento a livello nazionale non tarda ad arrivare, soprattutto nei confronti di Ciro vengono spese splendide parole se non ricordo male.. Ricordi bene. Ciro è riuscito a studiare da autodidatta raggiungendo ottimi risultati. Niente video didattici su youtube, niente guitar coach, niente di niente...solo grande forza di volontà e ore sullo strumento. Bene o male tutti i componenti della band si sono sempre distinti per talento.

una volta mi trovai a rifare dietro front e rimpugnare il basso per la mancanza fisica del musicista, abbiamo provato e cambiato davvero tantissimi bassisti, mentre il mio grande amore era la chitarra che spesso dovevo abbandonare.

Dunque Alzheimer, Aes, Schizo, Incinerator e Nuclear Simphony, com'era all'epoca la scena heavy metal in Sicilia vista con gli occhi di un giovane musicista? Loro erano bravi ed esperienti. Quando potevo andavo ai loro concerti. Erano grandi, io 15 anni... Uno stimolo non indifferente per tutti noi che stavamo nascendo. Dopo un lungo periodo ricco di soddisfazioni personali, arriva il momento del piccolo capolavoro "Inutility of Existence" terzo lavoro e terzo fondamentale step discografico per la band che, ancora una volta, sorprende per maturità compositiva, tecnica e feeling, qualità che, se si escludono i Moon of Steel, all'epoca ben poche formazioni in Italia potevano vantare, dico bene? Del terzo lavoro, cioè "Inutility of existence" posso parlare da persona che ha vissuto solo marginalmente l'esperienza. Arrivò il momento che per motivi universitari io dovetti per un paio d'anni andare a vivere a Bologna. Malgrado avessi partecipato alla realizzazione primoridale dei brani, non entrai in studio per quell'occaione. Ma fui uno dei primi ad ascoltare il prodotto, davvero strepitoso!

Personalità, credo sia veramente questa la chiave di lettura del nuovo arrivato, cinque brani che, accanto alla componente metallica, pur sempre all'origine di ognuno dei brani inclusi, porta con se quel germe Con il nuovo lavoro anche la line up della band ha dei piccoli progressivo in un'epoca veramente non sospetta, fra cambi di tempo e d'atmosfera stravolgimenti col tuo passaggio alla chitarra , e di un che si susseguono in maniera inarrestabile, non credi che "Inutility..." sia stato un session drummer come lavoro "troppo" avanti nel tempo, pubblicato Salvatore Brancato che in un periodo in cui molti qui da noi, sostituisce per un breve giocavano ad imitare i Metallica e compagnia periodo il vostro Michele Caruso alle prese con il servizio itinerante? di leva. Voglia di nuovo, di seguire nuove strade. Cercare Si, Salvo Brancato fratello di di rifarsi ad altri maestri come i Fates Warning, e Giuseppe Brancato, nonchè mio compagno di banco delle superiori, anche di sfoggiare la tecnica acquisita dopo anni di studio e prove insieme. suonò per un anno nei vari Nel frattempo eravamo cresciuti, ci intendevamo concerti. Salvo non studiava da di sound e sapevamo quello che volevamo e come molto, ma si è fece valere alla doveva essere il prodotto finito. grandissima! Suona tutt'ora ed è Probabimente i tempi non erano maturi per quel un portento! genere così articolato e tecnico. Da tenere Purtroppo i bassisti in quegli anni presente che i Dream Teather non c'erano erano una "merce" rara e più di


nemmeno. Si devo darti ragione, anche perchè, ascoltando con attenzione i brani, devo dire che, dopo quasi venti anni, suonano ancora dannatamente moderni, tu che ne pensi? Da "Inutility... " in poi l'impatto sonoro era ormai maturo. Avevamo tutti competenze e strumenti musicali professionali. Come ho già detto c'è

sempre stato un grandissimo affiatamento tra noi della band (e tutti quelli che a giro sono stati con noi), era normale quel suono così intenso. Puoi parlarci di piccoli gioielli come "Dying Words", "Last Nightmare" e "Dying Words"? Ogni nostro brano è nato in sala e con tutti presenti. Nessuno mai ha portato un pezzo già finito. Un riff di chitarra, un giro di basso, una piccola melodia o anche un semplice tempo di batteria "dispari". Piccoli punti di partenza che venivano sviluppati insieme. Giuseppe si occupava dei testi. Spesso li completava un paio di minuti prima delle registrazioni di voce in studio. Senti Anto, solo una precisazione, ma è mai possibile che, con delle qualità compositive di questa portata, mai nessuna casa discografica si sia fatta avanti per proporvi un contratto discografico? Il metal in italia è sempre stato considerato spazzatura. Ricordo che nel periodo di "Inutility" la band partecipò ad un concorso molto importante per gruppi musicali a Milano. Contestualmente ci partecipai anch'io con un altro gruppo musicale (parliamo del periodo in cui ci fu una pausa tra me e gli Alzeimer) con un brano di musica pop-rock. Gli Alzeimer furono eliminati immediatamente, e mi dispiacque davvero tanto. A momenti stavano per chiamare un esorcista.. Con la mia pop-rock band arrivai in semifinale, per poi vedere trionfare una lagnossissima canzone cantata da qualche raccomandato. Dunque confermo, a parte qualche "carogna" che voleva zanzare soldi a dei ragazzini molto dotati ma provinciali, nessun contratto serio. Ed arriviamo a "New world!?" il vostro quarto lavoro in dieci anni di intensa attività musicale, un lavoro che, almeno io, non sono riuscito ad ascoltare, anche se porto ben impressa la recensione di "Metal Shock" che parlava di brani come "Living Together" impreziosita da un'autentica battaglia di assoli, e della mini suite "Dream or reality" che, addirittura, occupava il lato B del demo, ce ne parleresti? Mi ricordo che la preparazione dei brani fu minuziosa in tutti gli aspetti tranne che per i testi che nascevano in studio. Registrammo usando gli ultimi ritrovati tecnologici in uno studio stupendo sempre a Catania. Dream of reality fu il primo brano che componemmo per quella nuova era, dato che io ero tornato nella band più volenteroso che mai. "Suoniamo il 21 minuti!", così lo chiamavamo, dato che fino a poche ore prima delle registrazioni non aveva ancora titolo. Che dire... Tutto strepitoso, Gli assoli furono preparati con grande gusto, e suonati in un unica soluzione dato che gli insert su nastro molto spesso riuscivano male. Io e Ciro non eravamo invidiosi l'uno dell'altro, ci siamo sempre aiutati, e

fatto tutto da fratelli. Arricchimmo tutto con chitarre acustiche e tastiere (suonate da me). Purtroppo posso dire solo che ebbimo tantissime soddisfazioni dalle critiche ma la cosa non portò a niente di solido. Altra curiosità, all'epoca si parlò di un forte interessamento della Underground Symphony di Novi Ligure che voleva portarvi all'interno del suo rooster, cosa c'è di vero in tutto questo? Purtroppo non ricordo molto di questo episodio. Sicuramente come detto nella mia precedente risposta niente di concreto. Si, anche perchè nonostante l'accoglienza trionfale, "New world!?" rappresenta il vero canto del cigno per gli Alzheimer, non a caso il vocalist abbandona la band per seguire Bruno Rubino nei Fiaba, e.... Non è proprio così. La collaborazione coi Fiaba era già cominciata. La cosa non dava "conflitti d'interesse" anche perchè anch'io suonavo coi Fiaba insieme a Peppe, ho registrato i 2 primi dischi e scritto canzoni per questo meraviglioso e magico gruppo di cui si potrebbe parlare per mesi... Diciamo che ci fu una specie di "moria" derivata da tanti fattori non per ultimo lo sconforto per il mancato riscontro da parte di case discografiche. Io lasciai per primo la band che pochi mesi dopo e un paio di live non suonò più. Qualche anno più tardi anche Michele Caruso assieme ad Andrea Quartarone degli Ydra ed Arabesque, ritorna on the road assieme ai Nowhere, invece il nostro Antonio Arcidiacono che cosa combina a livello puramente musicale? Io sono l'unico della band che fa il musicista di mestiere. Purtroppo ho dovuto abbandonare la musica metal per fare altro. Oltre al progetto Fiaba mi sono dedicato alla composizione di brani che hanno avuto riscontro internazionale di... "tutt'altro genere" (non aggiungo altro). Ciro Incontro oltre a fare l'insegnante suona in una formazione metal sempre in provincia di Siracusa in cui canta il buon Peppe.

posizione geografica della nostra Sicilia abbia in qualche modo gravato sull'ascesa nell'olimpo dei nomi che contano per gli Alzheimer? Questo è stato uno dei fattori penalizzanti in assoluto. Per farci vedere "al nord" dovevamo fare troppa strada, nei locali della nostra zona non girano così tanti talent scout. Proprio non potevamo trasferirci tutti a Milano, capitale incontrastata della musica, ognuno di noi aveva la propria vita. Abbiamo giocato le nostre carte così, suonando tanto dal vivo, registrando prodotti da spedire ad addetti ai lavori ma mai rischiato più di tanto. C'est la vie... Altra curiosità, chi è il proprietario dei master dei vostri demo? Se ci fosse un’etichetta interessata alla pubblicazione del vostro materiale, con chi dovrebbe avere a che fare?

I master sono nostri, da pochi giorni tutti i brani sono in rete nei migliori on line-store. Chiunque volesse stampare su supporto fisico non ha che da contattare chiunque di noi.

Ok, capisco, ma guardandoti indietro, pensi di avere più nostalgia o rimpianti? Se ti fosse data la classica seconda occasione, pensi che rifaresti di nuovo tutto daccapo? Ovviamente siamo cresciuti tantissimo insieme. Noi eravamo tutto: Amici, fratelli, confidenti, complici. Suonare negli Alzeimer è stata un'esperienza fantastica. A cuore sereno e con l'esperienza che hai maturato in tutti questi anni, pensi che la

Ok, siamo veramente alla fine, ti lascio carta bianca, concludi l’intervista nella maniera che più ti aggrada….. Gli Alzeimer storici sono stati: Giuseppe Brancato, Ciro Incontro, Antonio Arcidiacono e Michele Caruso. Tantissimi musicisti talentuosi hanno militato con noi a rotazione. Nessuno tra queste persone ha mai abbandonato la musica. Chi più chi meno è rimasto colluso con questa forma d'arte meravigliosa. Dopo anni ho deciso di rendere ancora vivo questo ricordo, che chi ha suonato con gli Alzeimer porterà sempre nel cuore. Un giorno mi sono imbattuto in alcuni vecchi album fotografici e mi sono detto: "Perchè non creare la pagina Facebook e far riaffiorare il ricordo. Ho poi pubblicato on line i brani, così chiunque voglia rimembrare o semplicemente abbia voglia di tuffarsi in progetti nati più di 20 anni fa ha la possibilità di farlo. Su Itunes in primis è possibile trovare i brani a cui è stato fatto un leggero mastering ma con il fascino di quegli anni. Beppe, ti ringrazio per questa intervista. Mi hai fatto andare indietro nel tempo facendomi ricordare con piacere tanti annedoti di questa dotata ma sottovalutata band sicula. Ciao a tutti e stay hard, stay heavy!


Breve chiacchierata telematica con Pete Harwood chitarrista/compositore degli inglesi Morpheus Rising, formazione che abbiamo presentato il numero scorso e che, grazie ad un album dalle indubbie potenzialità artistico/qualitative del calibro di "Let the sleeper awake", sicuramente uno dei migliori esempi di heavy rock dal taglio squisitamente inglese a livello puramente underground, potrebbe ritagliarsi una posizione di tutto rispetto all'interno di una scena musicale sempre più avvezza a sonorità d'un certo rango elitario..

Ciao Pete come va? Il vostro primo Cd ufficiale è stato realizzato un paio di mesi fa , la prima cosa che ho notato, è che la vostri release è uscita come un’auto produzione, come mai? Non vorrai mica farci credere che nessuna etichetta era interessata ad un disco di questa portata… Siamo una band indipendente e ci finanziamo da soli, non abbiamo abbastanza fondi per far parte di un’etichetta. I produttori professionali sono abbastanza cari, quindi la questione di auto prodursi è basata più su un fattore economico. Abbiamo mandato le tracce dei pezzi ad uno studio di registrazione per quanto riguarda il missaggio finale, collaborando un tecnico per dare al disco una nuova prospettiva, ma sia Si Wright che io, abbiamo lavorato in passato in alcuni studi di registrazione, quindi avevamo idee chiare su come improntare il sound del nostro disco. Pensandoci è stato più complicato di quanto avrebbe potuto essere, infatti, nonostante fossi coinvolto in un tour europeo nel periodo del missaggio, mandavo per e-mail i pezzi al tecnico del suono ogni giorno! Secondo me “Let the Sleeper Awake” è una collezione di composizioni che mostrano una forte personalità, è un’interessante mixing fra metal classico, atmosfere prog, ed un approccio hard rock, quindi è inevitabile pensare che, voi ragazzi, abbiate tutti un back ground musicale diverso per quanto riguarda le vostre influenze, potete parlarmi di questo? C’è un songwriter principale nella band, o partecipate assieme alla stesura dei pezzi? Io scrivo la maggior parte delle basi, dopo di che faccio ascoltare le demo alla band, e Si comincia a lavorare sui testi e le melodie. Damien e io decidiamo chi farà il solo e quindi ci lavoriamo sugli spunti che ci vengono. Una volta cominciato a provare il pezzo tutti assieme, ognuno può suggerire cambiamenti o nuove idee, in questo modo si sviluppa un pezzo Morpheus Rising. Tutti quanti abbiamo gusti musicali differenti, ed è questa probabilmente la motivazione per cui riesci a distinguere diverse influenze nell’album. Cerchiamo di non restringerci su un genere definito, ad esempio non vedo alcuna ragione per cui non possiamo suonare musica sia progressive che metal classico allo stesso tempo. Pensi che ci sia una canzone in particolare che richiama l’attenzione al senso dell’album? Probabilmente non sono la persona giusta che può rispondere a questa domanda! La mia canzone preferita cambia in continuazione, ma al momento sono particolarmente legato a "Daylight" e "Shades of Grey" penso che riassumano quello che facciamo.

Per quanto riguarda i testi, so che “Fighting Man” tratta di alcuni temi di storia come anche “Gypsy King “ . In primo luogo, chi scrive principalmente i testi , e perché avete scelto queste tematiche per il vostro album? Non scrivo i testi. Non sono mai stato in grado di farlo. I testi di "Fighting Man" e “Gypsy King” sono stati entrambi scritti dal nostro cantante, Graeme Tennick. Dovresti chiedere a lui da dove nasce l’ispirazione per questi testi. Puoi darci alcune informazioni sulla vostra release: registrazione, produzione, processo di missaggio ecc… cosa mi racconti.. Durante le sessioni abbiamo volutamente registrato più canzoni di quelle necessarie per l'album, speravo che l’album non fosse troppo lungo, volevo essere sicuro dei pezzi da inserire nella track list, piuttosto che usare tutti i pezzi che avevamo disponibili. Puntavo su un tempo totale di circa un'ora, non penso che la gente tenda ad ascoltare un album di fila che duri più di tanto. Ora che è uscito il vostro cd, siete contenti del risultato finale, o potendo, vorreste cambiare qualcosa? Sono contento dell’album così com’è, anche se, pensandoci bene, ci sarebbero delle piccole cose da cambiare. Non è stato facile mixare un album con degli mp3 inviati per e-mail ascoltandoli in cuffia su un tour bus in giro per l’Europa, ecco perché, se potessi rifarlo, cambierei alcune cose. E’ molto più facile fare qualcosa nel mixing che cercare di spiegare quello che vuoi ottenere tramite e-mail! Quali sono state le prime impressioni sull’album dalle webzine e giornali, soprattutto per quanto riguarda la stampa straniera? Abbiamo avuto ottime recensioni finora. Le webzine sono state molto interessate, abbiamo appena ricevuto una recensione da una Webzine tedesca, Musikreviews.de , è stata molto positiva, abbiamo anche avuto alcune ottime recensioni dalla stampa britannica come Classic Rock, Presents Prog e Rock Society. Pete, eccoti una domanda incentrata sulla chitarra… quali sono le tue influenze? Quali sono le strumentazioni che usi in studio e in sede live? Sono un grande fan delle armonizzazioni - Dave Murray e Adrian Smith degli Iron Maiden e Glen Tipton e KK Downing dei Judas Priest la line up diversa dei Thin Lizzy – sono sempre stato un grande fan di Gary Moore- ma le influenze più recenti vanno da Jhon Petrucci dei Dream Theater a Mark Tremonti degli Alter Bridge. Ho usato la Gibson Les Paul per anni, ma le mie principali chitarre al momento sono delle PRS

Custom 24s, di fatti ne ho acquistata un’altra recentemente ad Hollwood. Ho una testata Peavey 5150mkII che adoro, non ho mai avuto un suono simile dai Marshall che ho avuto che mi piace usarla anche in studio. Devo comunque ammettere che per i live uso un Line 6 POD XT, lo uso anche in fase di scrittura dei pezzi, per la gioia dei vicini! Infatti il vostro ultimo lavoro è molto guitar oriented anche se le linee melodiche sono marcatamente distinguibili… Penso che sia molto importante creare delle buone melodie. La gente deve ricordare i pezzi, e la melodia è la chiave di tutto ciò. Se do uno sguardo alla mia collezione di cd, i miei album preferiti di tutti i tempi sono pieni di melodia, il Black Album dei Metallica, Back in Black degli AC/DC, Jailbreak dei Thin Lizzy… anche alcuni album più freschi come ad esempio Blackbird degli Alter Bridge, è possibile quindi essere potenti avendo comunque delle ottime melodie. Bene, la scena metal inglese è piena di gruppi interessanti come il vostro, sono nate delle amicizie, o del rispetto con le altre band? La scena metal inglese è molto fluente al momento. Ci sono delle band davvero meritevoli in giro al momento. Vale la pena di ascoltare gli RSJ anche se sono molto più pesanti dei Morpheus Rising. Siamo grandi amici dei Panic Room e Mostly Autumn, Andy Smith ha suonato il basso sia nei Mostly Autumn che nei Morpheus Rising. Entrambe sono metal molto più prog e rock che metal, ma grandi band, ed entrambe hanno un nuovo album appena uscito. Qual è il tuo sogno personale come musicista e quali obbietti vorresti raggiungere con la tua band? Più concerti live! È lì che diamo il massimo. Non c’è nulla di più bello che suonare per il pubblico. È quello che ci riesce meglio! Ci piacerebbe tantissimo avere una chance per suonare in Europa presto, sarebbe fantastico! Avete programmato un tour al momento? Stiamo mettendo assieme alcuni show per la fine di settembre per un piccolo tour in UK. Stiamo inoltre programmando alcuni show da fare con i Panic Room a fine anno. Lavoriamo sempre su nuovi live, quindi tenete d’occhio il nostro sito internet: http://www.morpheusrising.co.uk/ Grazie mille per il tempo dedicatoci e ti auguro il meglio per i vostri piani futuri e soprattutto speriamo di vedervi presto in Italia!! Grazie mille, sarebbe fantastico suonare in Italia!


Karion – Iron Shadows Incredibile!!!! Questa uscita discografica patrocinata dalla piccola label Cameo Fontana Records, ha l'onore di riportare a galla il nome dei Karion, precedentemente conosciuti come Karian, formazione con base operativa a San Antonio, Texas, una sorta di big band che vedeva militare fra le sue fila alcuni esponenti musicali di formazioni che diventeranno famose negli anni a venire come il mastermind e chitarrista Art Villareal degli S.A. Slayer, il vocalist Chris Cronk (S.A. Slayer, Jag Panzer), il bassista Pete Perez (Riot, Spastic Ink, Leatherwolf) ed il drummer Frank Ferreira (Helstar). Autori di due sole demo intrise di sapienti locuzioni metalliche, e di un trittico di composizioni tanto affascinanti quanto intricate, anche i Karion, come molteplici dei loro colleghi contemporanei, si rendevano portabandiera di un genere posto proprio a metà strada fra un certo classic metal dall'impostazione classica, ed elementi vicini ad atmosfere pregne di un humus progressivo, che li conducevano al cospetto di mostri sacri del calibro di Watchtower, Syrus, Juggernaut, Obliveon Knight ed Assailant, nell'eterna dicotomia di dissonanze metalliche ed aperture d'ampio respiro. Com'è facile prevedere, quel che si evince dall'ascolto di “Iron Shadows” altro non è che un'impeccabile tecnica strumentale sciorinata con cognizione, asservita ad un versante compositivo, che brilla di una versatile espressività che fa di brani come la stessa title track, o dell'enigmatica “Panzer”, caratterizzata da un guitar riffing stratosferico, alcuni dei punti focali dell'intero lavoro. A completare il quadro, un esaudiente DVD che presenta un'esibizione della band registrata durante una delle poche uscite dal vivo del combo texano alle prese con una scaletta ben più cospicua di quella dell'ep. Da avere!!!! (Beppe Diana)

House/Time to Die" che si eleva una spanna sopra il resto del repertorio dei nostri....che sia la volta buona? Chissà... (Beppe Diana) Banshee - Mindslave Un lavoro d'artwork tendenzialmente moderno ed una nuova line up al completo servizio di quel vecchio volpone che risponde al nome di Terry Dunn, chitarrista tutto fare della compagine americana, ecco come si ripresentano ai nastri di partenza gli storici Banshee, forti di un ritrovato interesse discografico, nonché del fondamentale apporto artistico/compositivo del redivivo George Call, già con Aska ed Omen, co-autore di molteplici dei nuovi episodi legati a “Mindslave”. Ed è proprio la prestazione stratosferica fornita dal nuovo arrivato, a fornire l'input di maggiore sostanza per questo ennesimo step discografico della compagine statunitense che, dopo più di vent'anni di completo silenzio mediatico, giunge a completa maturazione di un percorso che si protrae oramai dal lontano 1986. Architetture musicali che vivono attorno all'eterna dicotomia fra fragorosa potenza e melodia, sempre in bilico fra passato e presente, ecco cosa traspare da questo ennesimo come back ufficiale, stentoreo nelle sue deflagranti ripartenze, l'opener “Taming the beast” che reincarna a pieno gli stilemi dell'Us power metal, o la duttile “Unearth” che sfoggia un groove ipnotico, sicuramente più ragionato negli episodi che denotano una certa, perchè no, personalità, il caso della pragmatica “Legend lost”, ”King of nothing” o dell'oscura “Godless” dall'appiglio davvero intrigante. I Banshee sono vivi e vegeti, e questa ne è l'ennesima dimostrazione!!!!

Burning Shadows – Gather, Darkness Escalation compositiva, ecco come potremmo descrivere quello che si cela dietro a “Gather, Darkness” nuova Metalmorphosis – Through space...and time fatica discografica Non sarà sicuramente la coerenza il perno per gli americani portante del progetto Metalmorphosis, anche Burning Shadows perchè nonostante una carriera artistica che si che, per il proprio protrae dal lontano 1989 prima come Mad Ages e come back sulle poi come Spectre, le uscite discografiche della scene, hanno compagine ellenica in questione, sono veramente deciso di fare sporadiche e centellinate, vuoi per una stabilità di veramente le cose line up altalenante, vuoi perchè portare avanti in grande stile, una band che non portando a ti permette di compimento quello vivere di musica, che, a tutti gli non è mai facile. effetti, potrebbe essere considerato uno dei E proprio come migliori album, almeno a livello puramente lascia trapelare il underground, di puro metallo colante. titolo del disco Infatti, messe da parte le insicurezze fatte stesso, “Thorugh registrare dal quartetto in occasione delle space... and time”, precedenti release ufficiali, la compagine del rappresenta una Meryland, in questa nuova occasione, si rende sorta di artefice di un concentrato di heavy metal dal contenitore che taglio tipicamente tradizionale, e dalla forte raccoglie al suo impronta epica di fondo, che trae ispirazione sia interno molte delle composizioni realizzate in dal versante più incontaminato ed iconoclasta quindici anni d'esistenza, in una sorta di carrellata degli '80ies, quello legato a doppia mandata alla nostalgica, che mette in mostra le progressioni di scuola inglese per eccellenza, che da una formazione che, negli anni, ha saputo reminiscenze folkish, per quel che concerne il rimodellare il proprio approccio artistico, partendo gusto di certe armonizzazioni ed aperture da un ibrido heavy metal tout court, verso un melodiche. registro musicale sicuramente più maturo e Ne scaturisce un estenuante tour de force ramificato, dal taglio sicuramente più pragmatico musicale diviso in quattro movimenti, che danno e melodico, vicino per concezione ad un nobile ed a loro volta luogo ad un concept album attorno al elitario epic metal. quale sembra ruotare l'intero album, con un Otto brani provenienti da diverse sessioni di ipotetico futuro post apocalittico come sfondo, registrazione, giocati attorno ad una componente sottolineato alla perfezione dallo splendido lavoro emotiva più che sulla qualità intrinseca fine a se d'artwork del celebre illustratore JP Fournier che, stessa, formano il bagaglio musicale di questo se vogliamo, ne accentua ancor di più i caratteri dischetto ottico, con l'accoppiata "Haunted distintivi!!

Ed in un disco di siffatte proporzioni, tutto o quasi, sembra girare attorno all'estro del chitarrista Tim Regan, qui nelle duplici veci di produttore, che riesce a dettare il tempo al resto di una band che trova la sua vera punta di diamante nell'istrionismo vocale e nell'interpretazione sentita di un Tom Devy, davvero in stato di grazia, che ben si adatta sia alle parti più sostenute, il mid tempo di “A new Dark Age”, le stilettate metalliche di “Cast them town”, e quelle della più persuasiva “Man from Myth”, che nei frangenti dove è proprio la versatilità a farla da padrona, il caso della tenue “Abandonment” giocata sui chiaroscuri atmosferici, e “The Infamous Dawn”, che risulta il perfetto viatico fra tuonante epic metal e quelle reminiscenze folk citate poc'anzi. Nel suo piccolo un must assoluto!!!! Savior From Anger – Age of Decadence Volli, sempre volli, fortissimamente volli, si, anche perchè, se non è determinazione questa, allora ditemi voi che cos'è!!! Più forte delle avversità, delle discriminazioni, e perchè no, dell'ignoranza di una scena bigotta come quella tricolore, torna a farsi sentire anche il buon Marco Ruggiero, autentico mastermind dei Savior From Anger, da tempo la sua creatura artistica, e lo fa con un album, nel quale si prende cura di tutte le parti strumentali, eccetto quelle di batteria, ad opera dell'eterno alter ego Michele Coppola, cimentandosi per la prima volta dietro il microfono come lead singer, riuscendo a mettere in risalto delle qualità canore, fino a questo momento oscurate dalla presenza di vocalist sicuramente di un rango superiore, ma dall'interpretazione ambigua. Ottenuti i favori della My Greaveyard Production, i Savior From Anger del nuovo corso dicevamo, si rendono artefici di una prova maiuscola, edificando con sapienza intricate architetture sonore che si trovano ancora una volta a metà strada fra soluzioni che sanno di roboante US Metal dai contorni sempre più stentorei da una parte, ed aperture dall'indubbio gusto heavy/thrash dall'altra. Ed “Age of Decadence” oltre ad essere un titolo che fotografa nel migliore dei modi il periodo di transizione dell'intero movimento musicale odierno, potrebbe benissimo rappresentare un nuovo punto di partenza verso quella definitiva consacrazione artistica che, anni ed anni di sacrifici, sudore e tanta, tanta passione, non sono riusciti ancora a consolidare!!! Così dalle note iniziali della marziale “Deathburst”, che mette in risalto molte delle caratteristiche del sound dei nostri, alternando lisergiche partiture strumentali, inframmezzi infuocati e ripartenze al fulmicotone, l'heavy tout court di “Living Nightmares” o della rutilante “Bullet Hole Hunger”, fino a lambire le note della suadente “To fall”, avvalorata da armonizzazioni dall'indubbio retaggio melodico, è tutto un susseguirsi di emozionanti fraseggi e dissonanze metalliche che raggiungono sulle note di “Bloodline”, il loro zenit qualitativo, perchè se non è passione questa.....

Iron Dogs – Cold Bitch Heavy Metal Maniac!!!! Prendono in prestito il loro nome da un titolo di un brano racchiuso nel vademecum del perfetto metalhead ad opera dei maestri, e loro conterranei, Exciter, dimostrando più con le parole che con i fatti, di poter rappresentare ben più di un semplice seconda scelta, anche perchè, nel loro album di debutto “Cold Bitch”, gli Iron Dogs riescono a rinverdire, e non di poco, quell'insana passione per l'heavy metal tipicamente raw ed in your face, che si arricchisce in più occasioni di atmosfere vicine ad


uno speed metal di scuola proto NWOBHM. Un suono grezzo e minimale s'incunea fra le trame di queste nove composizioni giocate attorno ad un attacco sonoro perpetrato con cinica violenza, che recupera appieno le proprie radici formative che si trovano saldamente avvinghiate nei primi '80ies proprio come in un pot-pourri di reminiscenze che passano attraverso Jaguar, Raven, Mothorhead e i già citati Exciter. La produzione volutamente low-fi non fa altro che incrementare, dove possibile, l'attitudine e lo spirito live di una band che vuole andare al sodo colpendo l'ascoltatore con un una serie di montante-gancio-jeb in pieno viso fino a stenderlo al suolo esanime. Se state cercate l'innovazione, state alla larga!!

troviamo il solo Carl Sentance, cantante famoso per la sua breve militanza in seno ai Krokus, ed artefice di un paio di ottimi album da solista, il quale ha deciso di registrare un album riesumando il vecchio monicker, facendosi accompagnare per l'occasione da amici di vecchia data, fra i quali spicca la presenza del fido tastierista Don Airey. Nonostante tutto però, “Once a King”, questo il titolo del nuovo epitaffio della band, è un disco più che buono, che recupera, anche se in parte, lo smalto dei bei tempi che furono, adagiandosi su sonorità torride, vicine per concezione ad un heavy rock di matrice anglosassone, naturalmente, che, se da un alto riprende i tratti distintivi del suono primigenio degli albori, dall'altro li colora di tonalità rosso porpora, per un risultato veramente all'altezza delle aspettative. Sette nuove composizioni, ben tre ripescaggi del periodo post debutto, e la reprise della celebre “Riding high” dal lontano singolo omonimo, formano il nuovo bagaglio artistico portato in dote da un full lenght che piace proprio per la spontaneità con il quale è stato concepito.. Tutto il resto, non conta...

più integerrimi, ovvero dalla pubblicazione del precedente “Up from the ashes”, disco che, almeno sulla carta, avrebbe dovuto garantire ai nostri la giusta esposizione mediatica, ma che, invece, era finito per minare seriamente l'esistenza stessa della formazione americana in questione che, a quanto pare, ha faticato non poco per ritrovare la quadratura e le giuste motivazioni per il come back in grande stile. Un'attesa infarcita da un rimpasto sostanzioso in seno alla line up, con l'ingresso di una seconda chitarra in supporto al leader John Tzantis, ed un nuovo drummer a garantire maggiore incisività ad un versante compositivo che, in questa nuova occasione, si è fatto addirittura ancora più heavy che in passato, anche se la presenza delle tastiere dell'altra new entry Jared Sloan, riescono. in parte, a stemprare l'attacco furioso delle due asce. Non a caso “Reflections from the Other Side” risulta essere sicuramente uno degli album più Corsair - Corsair oscuri ed heavy della storia recente dei nostri, Arriva avvolto in una confezione cartonata che recupera tutti i clichè del power metal di alquanto semplice ed essenziale, il nuovo lavoro matrice prettamente americana, quello dalle in studio dei Corsair, ennesimo vagito musicale connotazioni US Metal per intenderci, e li riveste che fomenta lo status di culto al quale la con affreschi caratterizzati da un'innata formazione americana forse non fa più caso, aggressività e ritmiche pesanti come macigni, anche perchè, da quanto ha deciso di uscire allo senza per questo porre da parte una certa scoperto, ovvero dopo la parentesi di inizio di Pastore - The End Of Our Flames componente melodica, sempre e comunque carriera come semplice cover band dei Balck Un artista con alle spalle una carriera longeva radicata all'interno di queste undici composizioni, Sabbath, è riuscita costellata da collaborazioni con decine di sottolineate dalla splendida prestazione di un Rick a pubblicare, oltre formazioni minori della scena metal brasiliana Sanchez davvero in stato di grazia. a questo full come Tailgunners, Sacred Sin o i seminali Diversi i punti focali su quali sembra reggersi lenght, ben due Revenge e Acid Storm, e la partecipazione nel questo nuovo capitolo discografico dall'oscura interessanti ep cast della big band Soulspell, che ne ha rilanciato “Death from above” caratterizzata da vorticosi intrisi di stilemi le quotazioni, almeno in ambito internazionale, riffing guitar e da vere e proprie dissonanze musicali che Mario Pastore dicevamo, è il classico fenotipo del metalliche, la truculenta “1689, Trial of the Witch” vertono sempre e cantante che ha raccolto ancor meno di quanto ha dalle cadenze più tacitamente classiche, comunque attorno seminato, caratterizzate da un ottimo inciso, l'heavy/thrash ad una sapiente nonostante gli di “Writing on the wall” o il mid tempo imponente amalgama che attestati di stima e di “Zero hour”. porta ben insito gli apprezzamenti Uno dei migliori come back in assoluto!!! nel proprio DNA gli giungano un po artistico il gene seventies style. da tutte le parti. Una componente musicale la loro, imperniata Il qui recensito Briar Rose – Dark Lord sull'essenzialità di una proposta musicale che, “The End Of Our Come back discografico anche per gli nonostante verta su atmosfere che non fanno Flames” è il underground heroes Briar Rose formazione altro che riprendere in maniera pedissequa secondo step americana che, da qualche anno a questa parte, soluzioni compositive vecchie come il mondo, ufficiale nella sta continuando a macinare uscite discografiche riesce comunque ad elargire emozioni, questo carriera ultra con una certa regolarità, tanto che il nuovo “Dark l'aspetto più importante, anche se la sensazione ventennale dello Lord” arriva a soli tre anni di distanza dal di déjà vu sembra più volte prendere piede. screamer brasiliano che, grazie soprattutto ad precedente vagito artistico. Chiamatelo pure hard rock retrò o più una backing band di tutto rispetto, asservita al Una piccola impresa vista la carriera altalenante semplicemente rock progressivo, come loro stessi talento del proprio leader, riesce ad amalgamare della compagine del Massachusetts che, proprio amano definire la loro musica, ma quello che si un suono potente imperniato attorno ad un wall come per il precedente “Roses Are Rare, Violence evince da queste nove composizioni, riesce a of sound imponente, che risulta essere il coacervo Is True”, ha deciso restituire credibilità e appeal, amalgamando con di elementi che giungono in egual misura sia dal di avvalersi dei sapienza partiture che arrivano da King Crimson, versante più prettamente teutonico di Primal Fear, servigi di quel Wishbone Ash, Budgie, Sir Lord Baltimore e Thin Sinner ed Accept, che da quello statunitense di vecchio volpone di Lizzy, e a trasportarle nel nuovo millennio, grazie Iced Earth, Vicious Rumors e Metal Church. Chris Tsangarides, ad una produzione pulita ed oculata, Ed in un mosaico sonoro dai colori sgargianti, la che per le armonizzazioni di chitarra semplici ma parte da leone naturalmente se la ritaglia proprio registrazioni del dannatamente sensuali. l'istrionismo vocale di un singer di razza che si nuovo arrivato, li In attesa della ristampa della Shadows Kingdom adatta alla perfezione alle diverse atmosfere che ha voluti nello suo Records..... si vengono a creare, riuscendo ad infondere studio personale maggiore incisività ad un compatto compositivo nel Kent, e che è già di per se abbastanza stentoreo, così se riuscito a cucire episodi carichi di pathos ed adrenalina come attorno alle dodici Persian Risk – Once a King l'incalzante “Envy” heavy/thrash dai rimandi composizioni presenti, un suono incisivo che Perchè no!!! Già, perchè non cercare di battere il progressivi, la marziale “Brutal Storm” giocata su volge uno sguardo indiscreto al passato, senza ferro finchè è caldo, provando a cavalcare l'onda ritmiche serrate e screming vocals, o la più per questo suonare come un tributo nostalgico ai del revival che, negli ultimi anni, sembra belligerante title track, sono gli episodi più tempi che furono. prendere piede? Ok, siamo onesti, quanti di voi deleteri, la più ragionata “When the sun rises” Il risultato è una sapiente amalgama che verte avrebbero puntato su un come back discografico mette in mostra una propensione progressiva attorno ad un approccio classico di heavy rock dei Persian Risk dopo che la formazione inglese veramente degna di no viscerale, tipico delle lande albioniche degli era stata data come non pervenuta durante anni Se lo trovate in giro, dategli una chance '80ies, con un retrogusto dal taglio squisitamente ed anni di oblio più profondo? Nessuno certo, dark, che si permea attorno a composizioni anche perchè nonostante la buona fede, credere melodiche ma potenti, edificati su architetture di avere a che fare con la celebre, almeno in Gothic Knights - Reflections from the Other sonore intricate, ma ricche di sfumature ambiente prettamente underground, band che nel Side armoniche dall'indubbio gusto, caratterizzate 1986 aveva pubblicato il seminale “Rise up”, Nove lunghissimi anni, un lasso di tempo infinito dalla verve strumentale dell'intera band, risulta davvero arduo, poiché della vecchia line up ha separato i redivivi Gothic Knights dai loro fan assoggettata all'ugola calda ed espressiva


dell'istrionico Randy Black II. Da sempre anima e motore instancabile della band, è stupefacente percepire la sua camaleontica versatilità che si adatta perfettamente alle varie atmosfere che si vengono a creare attorno a brani dotati di tonalità a volte più plumbee ed oscure, il caso dell'enigmatica e brumosa “The Goblin Heart”, la cadenzata “Black Carousel” pervasa da scansioni sabbatiche, fino ai confini dell'ipotetico hit single “My Girlfriend Is a Witch “ cover dei misconosciuti “The October Country”. Ok, a volte si portati a mitizzare certe formazioni statunitensi, con i Briar Rose il rischio non esiste davvero!!!

fisiognomico, riesce a mettere a frutto le passate esperienze dei nostri, ed integra su una base tipicamente classica, atmosfere dal vago sentore retrò, che piacciono proprio per la loro primigenia semplicità di fondo. Il risultato non è del tutto disprezzabile, anzi, anche perchè i continui scambi di convenevoli fra i due chitarristi da una parte, e le atmosfere cariche di patos che si vengono a creare all'interno di alcune di queste nove composizioni dall'altra, portano insite una forte componente melodica, nonostante i suoni e le trame, il più delle volte, si facciano veloci ed incalzanti. Non saranno sicuramente degli innovatori, magari non è la loro pretesa principale, ma in generale, i Turbo Rexx si lasciano ascoltare con piacere, e Fury – Fury/Burn the Earth l'heavy metal diretto e potente di “The hunt is Stanno macinando uscite discografiche con una starting now”, con le twin guitar sempre sugli regolarità impressionante, circa una ogni dieci scudi, la coinvolgente “Dangerous Woman” mesi, e non accennano a fermarsi, il nuovo mini costruita su ritmiche quadrate, o la selvaggia uscirà a metà marzo, segno questo di un'innata “Cenere ed ossa”, che deve molto ai Running Wild verve compositiva che ha portato gli inglesi, del del periodo mediano, ne sono la più lampante West Midlands, Fury ad edificare uno stuolo di fan testimonianza. che sembrano C'è qualcosa da migliorare, ma nel complesso il crescere di giorno lavoro è decisamente interessante.... in giorno..si, ma la (Beppe Diana) qualità artistica? Beh, per fortuna la qualità va di pari Revoltons - “386 High Street North: Come passo con la Back To Eternity” quantità, e questo Disco di rottura perennemente in bilico fra può essere anche passato e presente, con un futuro ancora incerto, un pregio, poiché “386 High Street North: Come Back To Eternity”, nei due ep che la ennesimo step nella carriera dei Revoltons, è un band ci ha lavoro che arriva a chiudere un cerchio, e gentilmente sancisce una fornito, il quartetto si rende artefice di una sorta di tregua sostanziosa commistione sonora che verte attorno artistica, si ad una spinta compositiva vicina ad un heavy spera solo metal diretto e trascinante, giocato sui dualismi momentanea, delle due asce della coppia formata da Joel Peters anche perchè e da Julian Jenkins, quest'ultimo presente nella sia il vocalist duplice veste di cantante, con una sezione ritmica Andro, che il che sembra non sbagliare un colpo, macinando chitarrista Alex puro dinamismo, all'interno di brani che Corona, sembrano vivere attorno all'eterna dicotomia fra sembrano potenza e melodia. abbastanza Non a caso, sia l'omonimo “Fury” che il presi con i successivo “Burn the earth” ci offrono in totale rispettivi nove episodi di galoppante heavy metal dalle progetti tinte power/thrash, ma che non disdegnano musicali, il concept futuristico degli Endangered riferimenti più classici, che potrebbero essere Pirates From Outer Space il primo, gli street graditi ai fan della scuola americana di Jag rockers Rockin' Palace per il secondo. Panzer, Iced Earth, Helstar e Metal Church In bilico dicevamo, anche perchè nel suo insieme, naturalmente. il nuovo parto artistico dei nostri, non è altro che Ok, forse il registro vocale del già citato Julian una raccolta in parte di materiale inedito, e di Jenkins, macchia la fantastica prestazione brani mai realizzati che arrivano dalla stesura dell'ensamble, sicuramente un singer di ruolo delle precedenti release ufficiale della band, fornirebbe altre garanzie, ma nonostante questo, anche se, contrariamente a quanto si possa il risultato finale è ottimo e ad alta gradazione pensare, il livello dei dodici episodi che si legano metallica, con composizioni potenti e trascinanti in maniera indissolubile l'una alle altre, è più che al punto giusto, di una qualità superiore alla soddisfacente, e mette in mostra le velleità media come spesso accade per le band inglesi compositive di una band che dimostra veramente dell'ultimo periodo. di essere all'altezza delle aspettative, sfoggiando Che dire, c'è ancora qualche piccolo passaggio a soluzioni armoniche che abbinano splendidi vuoto, ma la giovane età e la determinazione del arrangiamenti di scuola prettamente progressiva, combo inglese, non fa altro che farci sperare bene ed arabeschi metallici. per il proseguo dell'avventura Fury... Le reminiscenze classiche di “Jeremy Bentham”, Da risentire sulla lunga distanza!!! l'heavy prog di “Come Back To Eternity”, o le (Beppe Diana) atmosfere tenui di “London again”, sono ottimi esempio di quanto i Revoltons possano fare quando sono ispirati, anche se tutto l'album si muove comunque attorno a livelli piuttosto elevati Turbo Rexx – The Ancient Stories tra ritmiche compatte, fraseggi incalzanti, ed C'è passione, sentimento e, perchè no, un pizzico improvvise aperture melodiche..... di convinzione, nel debutto sulla lunga distanza Speriamo sia solo un arrivederci.... dei marchigiani Turbo Rexx, ennesimo frutto (Beppe Diana) partorito dalla collaborazione artistica di musicisti provenienti da formazioni sicuramente più Warmachine – Left For Dead conosciute, e Dato per morto!! Un titolo che si presta a valide, come molteplici significati, e che fotografa appieno la Axevyper, situazione in cui hanno gravitato i canadesi Hyborian Steel ed Warmachine che, a cinque anni di distanza dal Over Nation, qui precedente “The Beginning of the End”, si alle prese con un rituffano nella mischia con un nuovo concentrato interessante di sagacia e classe cristallina che, questo è il heavy metal nostro augurio personale, potrebbe servire ai pulsante che, a nostri come ipotetico viatico per un futuro livello puramente artistico ricco di soddisfazioni personali!!!

Un disco questo, che porta con se dei cambiamenti sostanziali, prima fra tutte l’innesto nella line up ufficiale della band di ben tre nuovi musicisti, che vanno ad affiancare il deus ex machina Joe Di Taranto, unico superstite rimasto al timone di un vascello che naviga verso lidi compositivi ben lungi da quella sterile autocompiacenza che non conduce mai a niente, e grazie soprattutto alla produzione speculare del redivivo Murray Daigle, autentico quinto elemento della band, presente ancora una volta nella duplice veste di co-autore di alcuni brani del disco, riesce, dicevamo, ad imbastire un suono moderno imperniato attorno a dissonanze metalliche ed architetture atmosferiche che, anche nei momenti più accesi e ricchi di groove, viene stemprato attorno a melodie ariose e ad atmosfere melliflue, contornate da quelle partiture progressive di fondo che, comunque, formano la vera ossatura di ogni singola composizione. Ne scaturisce un concentrato di potenza e melodia, elementi questi che si uniscono in un intenso abbraccio medianico ricco di chiaroscuri che portano ben impresso il gene artistico di una formazione che non ha mai paura di guardare oltre la barricata , e se episodi come la tenace e duttile title track, “Loved and lost” o meglio ancora “A new beginning”, sembrano quelli più legati a reminiscenze classiche e a partiture di un certo fascino arcano, ci pensano brani carichi di patos e di impeto come “We’re the chemical”, “Chall lines and bone”, e “Forgive and forget you”, a mettere in primo piano un’aggressività e una veemenza artistica precedentemente mal celata. Un disco che cresce dentro con gli ascolti, per molti ma non per tutti, in una parola sola bellissimo!! (Beppe Diana) Tank – War Nation Certo che l'inventiva a casa Tank non deve essere certo una priorità assoluta, vista la scarsa creatività che hanno messo in gioco nella scelta dei titoli degli ultimi tre/quattro dischi, meno male che a livello puramente musicale, le cose vanno decisamente meglio!! Secondo disco ufficiale a vedere ancora una volta dietro al microfono la presenza dello scozzese Dougie White, e secondo centro fatto registrare da una band che, nel tempo, si è saputa ricostruire una solida reputazione, anche se oggi l'approccio compositivo del quintetto inglese, sembra più che altro orientato verso soluzioni musicali che prediligono i fraseggi, all'attacco frontale, e questo grazie soprattutto all'impostazione classica dello stesso White, che sceglie delle linee vocali più melodiche rispetto al suo predecessore, con risultati finali piuttosto sostanziali. Non a caso, la maggior parte dei brani contenuti nel nuovo “War nation”, vertono quasi tutti attorno a solidi mid tempo che profumano di locuzioni denim&leather, marchiate a fuoco dalla prestazione calda e sensuale di un singer di razza, un'autentica punta di diamante, in grado di donare grinta ed epos, ben supportato dall'incessante lavoro del duo Mick Tucker/Cliff Evans, che con le loro asce affilate come lame di rasoio, si producono in incessanti riffing e solos vorticosi..


Lo spettro di quello che fu la NWOBHM, aleggia incessante lungo lo scorrere di queste dieci piccole gemme di inaudita bellezza, i Tank vi chiamano a raccolta per presentarvi uno dei migliori lavori della loro discografia, voi fatevi trovare pronti.... (Beppe Diana)

amplifica, dove possibile, l'attitudine artistica. Tecnica asservita al versante compositivo, anche perché la forma canzone abbastanza contratta, riesce comunque a sintetizzarsi all’interno di brani perfetti a livello ritmico, avvalorati da partiture strumentali veramente degne di nota, sullo stile nobile e regale dei migliori Fates Warning e Dream Theater d’inizio carriera. I ritmi sostenuti ed incessanti di “Delusuons”, Blindrage - Blindrage infarcita da corpose locuzioni elettro/metal, la più Questi qui sanno il fatto loro!!! Giovani eppure melodica “Tides” e le sue diramazioni progressive così determinati a perseguire un discorso sonoro nella migliore delle tradizioni nord europee, o le fatto di rimandi alla scuola americana del tempo trame strumentali della cangiante “Dreaming of che fu, i Blindrage da Ferrara, rappresentano Death”, sono solo alcuni dei momenti topici di un molto di più di un semplice sparring parner, anche disco che meriterebbe di sicuro maggior perchè riescono a dimostrare in poco più di venti attenzione… minuti scarsi a disposizione, che per dare del tu a (Beppe Diana) certa musica suonata e concepita, e di concezione tipicamente old style, non si Impulse – Rock never dies deve per forza Ennesima sorpresa partorita dalla tanto essere avanti bistrattata scena musicale tricolore, sono gli con l’età….. Impulse da Chieti che, per il loro ep d'esordio, E durante giovano la carta emotiva grazie ad un titolo che l'ascolto di rappresenta per i nostri molto più di un semplice queste quattro slogan. gustosissime E nelle tre composizioni, più il sentito omaggio ad composizioni, si un grande della storia come il maestro R.J. Dio, sente come i che fanno parte di “Rock Never Dies”, la cinque si siano compagine nostrana si rende porta bandiera di un lasciati guidare heavy metal dal proprio duro e puro che istinto selvaggio, arrivando ad erigere architetture sgorga copioso compositive strutturalmente snelle, giocate, dall'altoforno, e com’è prevedibile, sulla fisicità di un muro di si condensa suoni a volte davvero impenetrabile, edificato su attorno ad un arrembanti dissonanze heavy/speed. pentagramma di Tutti elementi questi, che si possono facilmente note, che riscontrare su brani dalla caratura di “Fist of vengono steel” ed “Electric” autentiche killer songs, due sviscerate con la vere mazzate sulle gengive, linearmente piuttosto passione e la semplici, ma dannatamente irresistibile, più tenacia di una heavy and loud la prima, caratterizzata da un band che non ha ispiratissimo guitar riffing di tipica scuola US niente da Metal, molto più classica e suggestiva la seconda, perdere e tutto contraddistinta da ottimi fraseggi ed da guadagnare. armonizzazioni, risaltate da un'ottima prova Una componente musicale che guarda d'insieme, proprio come in occasione intensamente alla scena musicale del vecchio dell'arrembante “Fires” arricchita da soluzioni ben continente, chiamando in causa sia il versante più più lisergiche. squisitamente britannico, che quello legato al Tutto sembra girare per il verso giusto, anche se, nord europa, trascinandosi dietro reminiscenze com’e facilmente presumibile, vista la giovane età legate a doppia mandata ad una concezione dei musicisti chiamati in causa, di miglioramenti compositiva che, seppur abusata da più parti, dobbiamo aspettarcene in futuro, eppure tanti, riesce comunque a farsi apprezzare per la speriamo solo che i Blindrage non perdano mai di semplicità ed una caparbietà intrinseca. vista la spontaneità e la naturalezza che Episodi come l'heavy rock di “Whisky and rock caratterizza le loro composizioni, un dono sempre n'roll”,condotto con fiera sicurezza, la più duttile più raro fra i musicisti di primo pelo..... title track o la più sanguinolenta “Along a continuate così, mi raccomando….. Nightmare”, potrebbero sicuramente fare piacere (Beppe Diana) a chi ha vissuto con intensità un periodo che, purtroppo, non tornerà più, mentre quando risuonano le della celebre “Holy Diver” eseguita Eumeria – Rebel Mind perfettamente dal vivo, di essere di fronte ad una Ok, è uscito da qualche già da qualche mese, formazione con tutti gli attributi al posto giusto, è verso la fine del 2011, ma questo non è un buon più che palpabile. motivo per accantonarlo, poichè le qualità Detto che il full lenght album è in dirittura peculiari attorno alle quali sembra muoversi d'arrivo, non ci rimane che aspettare con l'esordio di questi new comer, fanno passare tutto impazienza, anche perchè se tanto mi da in secondo piano. tanto...ci siamo capiti, vero?? Un vero e proprio entourage internazionale, ecco (Beppe Diana) cosa sono gli Eumeria, una formazione che Prophecy - I4NI raccoglie nel Prova discografica interlocutoria per i brasiliani proprio organico Prophecy che, a ben tre anni di distanza dal disco musicisti forse di di debutto “Legions of violence”, che ne aveva secondo piano definitivamente sancito il definitivo come back della scena ufficiale dopo anni ed anni di oblio, tornano a musicale inglese ribadire lo stato di grazia attraversato, e grazie al ed americana che, demo “I4NI”, riescono finalmente a mettere a per il proprio fuoco un versante compositivo abbastanza esordio sulla definito, che ruota ancora una volta attorno ad lunga distanza, ha una componente che trae sempre ispirazione dal dimostrato classico suono della così detta bay area. d'avere parecchie frecce al proprio arco, e di Impatto e fisicità dunque, sono ancora queste le saperle sfruttare all'interno di un versante prerogative principali del versante compositivo compositivo che s'abbevera all'eterna fonte del dei quattro musicisti carioca, elementi questi che, progressive metal più puro ed elitario, arrivando comunque, non pregiudicano un certo aspetto ad imbastire abili intrecci strumentali e locuzioni tecnico, anche perché, il loro thrash metal, si melodiche in un unico tessuto sonoro, ammantato potente e quadrato, risulta essere anche di da una produzione veramente speculare che ne derivazione melodica, vicino sia per propensione,

che per atmosfere ricreate, a quanto proposto in passato dai vari Sacred Reich, Forbidden ed Overkill, riuscendone ad incarnare alla perfezione pregi che difetti annessi. Episodi che denotano una certa maturità compositiva, il caso dell’intensa e vibrante title track, sicuramente fra i brani più introversi e riusciti del lotto, o dell’altrettanto valida “Backslash”, pragmatica nel suo incedere dirompente, ben si amalgamano ad atmosfere giocate attorno a soluzioni che risultano essere il perfetto compendio di tecnica, gusto compositivo e velocità d’esecuzione, come l’ottima “The ultimate truth”, che pigia il piede sull’acelleratore con il suo incedere speed/thrash allo stato puro. Ben più di un semplice sparring partner? Beh, ovvio, anche se la strada per la definitiva consacrazione è sempre più ardua, ed in salita, i Prophecy hanno dimostrato ancora una volta di avere le carte in regola per poter ambire a traguardi di una certa portata, anche se la confusione che regna all’interno del mercato discografico dell’ultimo periodo non li aiuterà di certo.... speriamo bene!!! Interceptor – One with the beast.. Da non confondersi naturalmente con l’omonima cult band perugina, i qui recensiti Interceptor arrivano invece dall’hinterland di Pescara, e nel loro primo step ufficiale, si rendono portabandiera di un suono che trova le proprie radici formative attorno ad un thrash metal d’impatto, ottimamente strutturato, e dalle tipiche cadenze speed che, nell’arco di poco più di venti minuti, riesce comunque a mettere in risalto quelle che sono le qualità peculiari di una band che, in più occasioni, si dimostra veramente pronta per il grande salto di qualità. Una miscela esplosiva edificata su architetture armoniche dotate di un appiglio metallico d'alto retaggio tradizionalista, nel quale trovano spazio sia un certo humus primordiale, che un approccio tecnico/strumentale d’ottima fattura, elementi questi che, oltre a formare i perni focali dell’intero ep, riescono ad insinuarsi fra le brume tempestose di brani della portata della sostenuta “Drag me to hell” e dell’altrettanto persuasiva “Take it out”, due ottimi esempi di thrash metal etereo e arrembante, contraddistinto da una pioggia di riff e solos prettamente "in your face", con la voce del ritrovato Fausto Di Persio, già nei concittadini Thy Gate Beyond, a tessere le trame malate di un assalto sonoro all'arma bianca perpetrato con ferocia e violenza, o della splendida title rack, letale e sanguinolenta, di tipica estrazione Testament. Forse, anzi credo sicuramente, gli Interceptor non inventeranno nulla di nuovo continuando a proporre pedissequamente quanto propinatoci in passato da decine, forse centinaia, di formazioni prima di loro, ma ciò non toglie che i cinque almeno credono ciecamente nel proprio operato, e lo espletano nella maniera più professionale possibile che, il più delle volte, si traduce in composizioni dal forte retrogusto ‘80ies style, caratterizzati da un dinamismo sonoro che, se non altro, è un vero toccasana per lo spirito e per l’animo metallico di noi vecchi appassionati, voi, naturalmente, pensatela come volete…


Più di una semplice promessa sono senz'ombra di dubbio gli australiani Soulforge, agguerrita formazione che, nel disco di debutto “Fields of decay”, si rende artefice di un'ottima commistione musicale che, partendo da strutture di natura tipicamente classica old style, si evolve verso un power metal marchiato a ferro e fuoco da un incipit metallico che, sempre più di sovente, li spinge verso lidi vicini come concezione ad uno US Metal criptico e magmatico.

Intervista di Beppe Diana Ciao ragazzi e grazie per la pazienza nel risponde a questa intervista, il vostro primo CD è uscito un paio di mesi fa, complimenti! Grazie Beppe, qui Tomo uno dei chitarristi della band, faccio un grosso saluto metallico a tutti i vostri lettori in Italia! Spero che tutti voi possiate gradire la nostra musica. Beh, la prima cosa che ho notato della band, è che il vostro lavoro mostra una qualità generale più che buona, per essere un disco autoprodotto, come mai avete deciso d’intraprendere questa strada? Beh, se avessimo avuto la possibilità di firmare per un'etichetta, allora forse saremmo andati su questa strada, anche se, col senno di poi, è stato fantastico avere il controllo totale sulla produzione dell'album. Questo ci ha permesso di approfondire di più certi aspetti e di revisionare molti aspetti del prodotto finale, di cui siamo rimasti molto soddisfatti. Capisco, personalmente ritengo “Fields of decay” come una raccolta di composizione che mostra una forte personalità, una miscela interessante di alcune parti di metal classico, e un approccio epico, è inevitabile pensare che voi ragazzi, abbiate un diverso background ed altrettanti gusti musicali, cosa mi puoi dire? Beh, la band è formata da persone che hanno diverse fasce di età, il più vecchio di noi ha 42 anni, mentre il più giovane ha solo 19 anni, questo ci dà una prospettiva molto interessante a livello musicale. Abbiamo la passione dei giovani e la saggezza dei vecchi. Noi tutti condividiamo l'amore per il metal classico, quello di band come Maiden e Priest, questo combinato all’aggressività di formazioni moderne come gli Arch Enemy, queste sono

orientativamente le nostre influenze principali, anche se tutto è filtrato da un tocco che oserei dire personale. Ora una domanda classica, c'è un principale compositore nella band, o tutti i musicisti sono in grado di partecipare al “layout” finale delle vostre canzoni? C'è qualche canzone che pensi sia speciale per cogliere meglio il senso del vostro album? Noi tutti contribuiamo alla musica dove possiamo, ed ognuno di noi fornisce le proprie opinioni durante tutto il processo di composizione. Lasciamo il nostro ego alla porta, cercando di aiutarci a vicenda nel migliore modo possibile. Jimmy Barlow è il nostro compositore principale, mentre il cantante Dale Corney è il paroliere. Per quel che concerne il brano più rappresentativo, credo che la prima canzone dell'album, "Dark Tower", sembra mostrare il vero volto dei Soulforge, fornendo agli ascoltatori tutti i vari aspetti della nostra band, come ad esempio l’uso di ritornelli orecchiabili, riff e assoli pungenti, ed un sacco di melodia.

Sai, credo proprio che la produzione sia uno dei punti di forza dell’intero disco, quante settimane avete trascorso in studio per ottenere questo tipo di suono? Il tempo effettivo di monitoraggio in studio è stato di circa 3 settimane, anche se alcune parti le avevamo già registrato nel nostro studio personale. Infatti gran parte del lavoro è opera nostra, portato a termine solo ascoltando e confrontando il suono dei nostri artisti preferiti moderni. So benissimo che ogni musicista non è mai soddisfatto del proprio operato, ma adesso che il cd è stato pubblicato, qual è la tua idea del risultato finale, pensi che, se fosse possibile, si dovrebbe cambiare qualcosa? Ascoltando il nuovo cd sono molto soddisfatto del risultato, non cambierei nulla e penso che sia un grande lavoro per essere solo il nostro primo cd! E pensare di fare qualcosa di meglio o che solo si avvicini alle produzioni moderne, è solo un’idea surreale. E 'davvero bello sentire i vostri commenti e sappiamo che il nostro piccolo album è stato accolto bene da voi e dai vostri lettori!!! Sai, ascoltando l'album sembra di essere di fronte ad una colonna sonora di un film, ed anche le liriche sulle quali sono incentrati i testi di "Fields of decay", sembrano quasi tratte da qualche pellicola cinematografica, da cosa nasce questo vostro amore per le pellicole di celluloide? L'influenza del cinema c'è ed è molto forte in tutto il nostro album, che sia storico o fantasy. La maggior parte delle canzoni seguono un loro argomento, però deve stare all’ascoltatore distinguere il vero significato di ognuno di queste! Penso che sia la parte divertente dei testi, per


metal in Australia! I Megahera dall'Italia condivideranno il palco con noi, siamo davvero molto entusiasti di questo avvenimento. Quali sono i vostri sogni personali come musicisti e gli obiettivi che desiderate raggiungere con la vostra band? Suonare dal vivo di fronte ai nostri fan in ogni parte del mondo, o solamente andare in pareggio con la prossima produzione discografica non sarebbe male…. Al momento i costi per la realizzazione di un album e quelli per viaggiare con la band, sono davvero poche anche perché viviamo in una piccola città chiamata Broken Hill. Per esempio un viaggio verso dalla nostra città ad Adelaide, ci costa 400$ e normalmente non riusciamo ad andare in pari, a causa dello stato underground e della scarsa popolarità dell’Heavy Metal in Australia. So che è molto difficile, ma sperate di venire a suonare almeno una volta da noi in Europa? Andiamo a suonare nei posti dove possiamo qui in Australia, e si, quest'anno ci piacerebbe arrivare in Europa! Questo sarà possibile solo se otterremo un deal con un promotore o un'etichetta disposta a darci una mano, speriamo di trovarne almeno uno. convincere la gente a pensare e sfuggire alle loro vite normali. Se dovessi guardare un film intitolato "The Man From Earth", potresti trovare qualcosa di interessante nella title track, un'altro brano è 'My Game' basato sul personaggio di Ghost Rider. Se non erro avete ricevuto degli ottimi attestati di stima da parte di molte webzine e dalle riviste straniere, vero? Tutte le recensioni fino ad ora sono state molto positive! La tua poi è stata fantastica, anche perché abbiamo ottenuto un certo interesse oltreoceano, anche se non abbiamo avuto una promozione adeguata. Eppure la gente come te ci ha trovato! La tua recensione semplicemente incredibile, e

siamo contenti del tuo apprezzamento, grazie. Personalmente conosco molte formazioni underground in Australia, ma com’è realmente la scena al di la dell’oceano? Ci sono molte ottime formazioni qui in Australia, ma come i Soulforge vengono lasciate al loro destino senza un minimo di promozione, quindi è difficile trovare il tempo tra lavoro e famiglia, ecc .. per farlo! Alcuni gruppi da tenere d’occhio sono i Tabera power metal band dalla Tasmania, gli Imminent Psychosisda thrash metal da Adelaide, i Voyager Australia da Perth e tanti altri nomi. Se ti dovessi collegare alla nostra pagina personale, potrai verificare da solo che parteciperemo ad un festival nel mese di novembre chiamato "Steel Assassins", nel quale mostreremo qual è il vero volto della scena heavy

Quindi quali saranno le vostre principali mosse da qui a qualche mese? Ci sarà un nuovo album da registrare, almeno lo spero, anche perchè abbiamo un sacco di materiale, e il nostro sogno sarebbe venire a suonare in Europa e in Giappone per promuovere l'album! Ti ringrazio molto per il tempo concesso, vi auguro tutto il meglio, puoi fare un saluto speciale ai lettori italiani? Un enorme G'day a tutti i nostri fan in Italia! Speriamo di venire dalle vostre parte non appena possibile! Godetevi il nostro album "Fields of Decay" e se ancora non lo avete fatto, collegatevi su YouTube o su cdbaby.com per ascoltarlo. Ti saluto e ti auguro il meglio....



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