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Anno IX, n° 75 NOVEMBRE 2011 - 0,20 euro
www.uozzap.com
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il mensile Per i giovani scritto dai giovani
Ficarr Piceon a e
ditoriale
Negrita
MA NON È QUESTO IL PROBLEMA
D
di Riccardo Severi
ai e dai l’indignazione contro i privilegi della Casta, a cominciare dai nostri politici, un piccolo risultato l’ha ottenuto, così almeno sembra. Al ristorante interno di Camera e Senato, dopo un pranzo coi fiocchi, chiedevi il conto e… sorpresa! Pagavi 7 euro! Sì, proprio 7 euro, non un centesimo in più. Manco per una pizza e una birra te la cavi con così poco. Quel mitico ristorante a prezzi stracciati, riservato a parlamentari e senatori, non c’è più. Dicono. Giustizia è fatta! I 945 parlamentari (630 deputati e 315 senatori) hanno iniziato a spendere, finalmente, come un qualunque italiano che si può permettere il ristorante (quello del Senato, malgrado il recente “scontrino” che girava sul web, aveva già risistemato i prezzi a fine agosto dopo alcuni scandali simili di mesi fa). Bene. Ma, c’è un ma, che rivela la miope arroganza di alcuni politici. Senza la campagna di indignazione sul web il ristorante dallo stratosferico prezzo di 7 euro del Senato - così come quelli al centro della bufera qualche mese fa - per un ghiotto menu sarebbe ancora lì dove era. Quando la notizia è rimbalzata sulla rete, di giornale in giornale, di radio in radio, di tv in tv, scandalizzando chi la leggeva e la sentiva, loro, gli onorevoli, imperterriti, facevano spallucce e nei talk show con un sorrisetto da sfottò se la cavavano con un “ma non è questo il problema”. Che sarà mai, infatti, un onorevole pranzetto a sette euro di fronte ai rischi di recessione economica che l’Italia corre. segue a pag. 010
Attualità
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umBria: agEvOLaziONi a COPPiE "uNdEr 35" SOLO, PErò, a 150 di LOrO Approfondimenti
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SPagNa: “aSSEmBLEE di quarTiErE” CONTrO La CriSi
Roy
Carla
MUTUO CASA, COM’È DIFFICILE OTTENERLO / EPPURE I GIOVANI - È CERTIFICATO SONO PIÙ “AFFIDABILI” DEGLI ADULTI HOUSING SOCIALE / MONOLOCALE ARREDATO, CON SERVIZIO WI-FI, 191 EURO I BLACK BLOC ITALIANI ADDESTRATI IN GRECIA? “PLAUSIBILISSIMO” Non si fa
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SE farE POLiTiCa è quESTiONE di... LifTiNg Moda
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STELLa JEaN. CuLTurE, STiLi E TradiziONi
Formazione & Lavoro
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COmE diSTriCarSi Tra STagE E TirOCiNi Scienza & Psiche
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L'umOrE? BuONO SOLO a maTTiNa E SEra. ParOLa di TwiTTEr
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ATTUALITÀ Pag. 4 Giovani: il futuro (per ora) non è di casa “O si abbassano i prezzi, o si ‘restringono’ le case”, parola di Censis EnergEticaMente / Dai giovani, idee energetiche per la crescita
SPECIAL Pag. 12 Monolocale arredato, con servizioWi-Fi, 191 euro mese. L’housing sociale “Rischio ghettizzazioni”, l’intervento del Sociologo
Pag. 5 Umbria: agevolazioni alle coppie under 35 (ma, solo, a 150 di loro) Che legge fa / Attenzione a mangiare “babà” e a vendere olio Pag. 6 Non si fa / Politica? Questione di… lifting Social / Area Science Park, per cervelli in fuga… in Italia Turismo in Toscana “senza barriere” De Cupolone / Meno donne religiose nel mondo. In aiuto l’I-phone FORMAZIONE & LAVORO Pag. 7 Come districarsi tra stage e tirocini Chi è a caccia di giovani laureati Idee giovani e vincenti premiate all’Università di Palermo L’INTERVISTA DOPPIA Pag. 8 Salvo Ficarra e Valentino Picone
CHAT UP Pag. 13 Una chattata con… RoyPaci! Mondo web / Progetti senza fondi? Uno, due, tre… Eppela.com! Scarlettjohanssoning.com, il lato B del web L’INTERVISTA Pag. 14 Il dannato vivere dei… Negrita MUSICA Pag. 15 Live & Surprise What’s Sound In-Die(‘S)- Sound /Jesus Was Homeless “Violet line” CINEMA & SPETTACOLO Pag. 16 Al cinema con What’s Up Indie Up / “Jimmy della collina” Prossimamente… forse… in Italia / “La Proie” Chi c’è in tv / Carla Gozzi - Ma come ti vesti?
INTERNATIONAL Pag. 9 I black bloc italiani addestrati in Grecia? "Plausibilissimo".
Pag. 17 Consigli & Sconsigli Teatro
Pag. 10 APPROFONDIMENTI / "Assemblee di Quartiere", l'esperienza degli spagnoli.
PLACCAGGI Pag. 17 Placcaggio su… Selah Sue!
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ART & THE CITY Pag. 18 Art & The City / Se questa è arte Archeologia del 6000: reperti in casa nostra Pag. 19 Finché morte non lo separi Radar MODA Pag. 20 Stella Jean. Culture, stili, tradizioni che arricchiscono la moda Scienza & PSICHE Pag. 21 L’umore? Buono solo a mattina e sera. Parola di Twitter SPORT Pag. 21 Sportivamente Parlando / Sportivi che si danno allo… spot Noi figli di uno sport minore /A novembre si schiaccia! World Cup 2011 P.22 THE BOOKCASE Events / V Edizione Premio What’s Up Giovani Talenti WHAT’S UP EMERGENTI P.23 I Kutso Emergenti a 360° / Diego Matheuz
What’s Up sottotitolo “Il mensile per i giovani scritto dai giovani” (www.uozzap.com). Anno IX n. 75 Novembre PUBLISHING 2011. Autorizzazione Tribunale di Roma n. 440 del 14/10/2003 Direttore Responsabile Riccardo Severi. In redazione
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Elena Del Duca, Emanuela Brugiotti. Impaginazione Marica Ciraci. Stampa Rotopress s. r. l. , viale Enrico Ortolani, 00125 Roma. Distribuzione Servizi Editoriali Regionali s.r.l. Via Stadera, 76 Napoli. In copertina: Ficarra e Picone (foto di Dario e Oriana Palermo), Negrita (foto di Alessio Pizzicanella), Carla Gozzi, Roy Paci (foto di Cinzia Aze). Immagini di questo numero Archivio What’s Up e autori vari riportati in didascalia. Editore HelpSos Soc. Coop. a r. l. Piazza San Giovanni in Laterano 18/b, 00184 Roma tel. e fax +39 06 9003132 . Il materiale pervenutoci non viene restituito. L’editore si riserva di ottemperare a involontarie omissioni. La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla Legge 7 Agosto 1990, n. 250. Chiuso in redazione il 7 Novembre 2011 finito di stampare nel mese di Novembre 2011. Per informazioni redazione@uozzap.com. Il responsabile del trattamento dei dati raccolti in banche dati ad uso redazionale è il direttore responsabile. Per esercitare i diritti previsti dal dlgs n. 196/03 ci si può rivolgere alla redazione in Largo Enea Bortolotti 38, 00146 Roma. Comunicazione all’abbonato ai sensi del dlgs 196/2003. I suoi dati (nome cognome indirizzo) presenti nel nostro archivio informatico verranno da noi utilizzati esclusivamente per il rapporto editore-abbonato. Potrà chiederne l’aggiornamento o la cancellazione. Il responsabile del trattamento è: Riccardo Severi.
COLLABORATORI
Fabrizio Assandri, Emanuela Brugiotti, Massimo Canorro, Maria Chiara Carbone, Riccardo Angelo Colabbattista, Ilaria Crestini, Valerio D’Angelo, Francesca D’Archino, Alma Daddario, Davide Del Duca, Elena Del Duca, Stefano Elena, Luisa Foti, Irene Iorio, Roberta Isceri, M.L. Kevin, Osvaldo Marchese, Ilaria Marchetti, Adriana Matone, Fabio Melandri, Alessandro Mercanti, Christian Mezeckis, Lucrezia Paci, Maria Teresa Pagnotta, Lucia Paoloni, Gabriella Poggioli, Giada Porchera, Mario Relandini, Mauro Scansa, Andrea Severi, Silvia Tempesta, Annachiara Tortorella, Raffaele Tostini, Carlotta Urbani, Maria Flavia Vecchio, Ivan Vincenti.
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ttualita’
GIOVANI: IL FUTURO (PER ORA) NON É DI CASA di Elena Del Duca
DAI GIOVANI, IDEE ENERGETICHE PER LA CRESCITA
di Ivan Vincenti *
Viviamo in un contesto economico sempre più difficile vista la scarsità di posti di lavoro, specialmente per le fasce di età più giovani. Fortunatamente in questa fase complessa c’è ancora un mercato che mostra segni di crescita: quello dell’energia da fonti rinnovabili. Conversione di sole, vento, biomasse in calore ed elettricità è uno dei settori in cui esistono imprenditori e privati disposti a spendere per la realizzazione di impianti grazie alla remunerazione offerta dagli incentivi e da una progressiva riduzione dei costi di investimento. Ma accade che i benefici di questa corsa alle rinnovabili finiscano, anziché in Italia, perlopiù in Asia e nelle tasche di produttori a basso costo. Anche nel campo delle energie rinnovabili, come per altri settori, per competere c’è bisogno di idee e di innovazione. Un esempio tra tutti è quello del gruppo industriale siciliano Cappello Alluminio che ha sviluppato una soluzione per la copertura solare fotovoltaica dei capannoni industriali oltre 2 anni prima che la normativa in vigore dal gennaio di quest’anno assegnasse la massima tariffa incentivante per sistemi di questo tipo. Sarà un caso che l’imprenditore responsabile del gruppo ha sostenuto che per ottenere tali risultati e combattere la concorrenza asiatica ha fatto perno sulla capacità di “ingegnarsi” e sul contributo dei giovani ricercatori e tecnici dell’azienda? Idee e giovani per l’Energia dunque per combattere la crisi. In questo ambito arrivano una notizia ed una opportunità. Gli studenti della 4A dell’Istituto Costa di Lecce hanno lanciato un progetto denominato “Energy Tribe – la tribù dei giovani positivi” con lo scopo di “individuare, dare visibilità e diffondere le capacità, le abilità ed i talenti troppo spesso ignorati di tutti quei giovani italiani che hanno e sanno usare il cervello”. Sebbene Energy Tribe non abbia ancora sviluppato una forma di comunicazione diretta, promette di lanciare un sito web ed essere presente sui social network, dove saranno pubblicate con nomi le idee dei giovani under 20 a proposito soprattutto di energia. Uno spazio che dia voce ai nuovi “Steve Jobs” italiani con l’intenzione di alimentare una sorta di “Silicon Valley” dove le idee imprenditoriali delle nuove leve possano essere conosciute e magari finanziate. L’opportunità è per tutte le scuole nazionali primarie e secondarie che vogliono promuovere il tema dell’efficienza energetica. È il concorso “Progetta l’Energia!” (www.cev-progettalenergia.enea.it), finanziato dal MIUR. dal Consorzio CEV. Sono previsti premi per un ammontare totale di 20mila euro e la scadenza per la presentazione è il 21 Aprile 2012. È tempo di pensare, realizzare e raccontare le idee. *ingegnere,ivanvincenti@hotmail.com
Poche le opportunità di contrarre un mutuo. Eppure una recente ricerca conferma che i giovani sono finanziariamente più affidabili degli adulti.
mobile, sono più affidabili del 10% rispetto al segmento più adulto.
MUTUI: MENO 50% AI GIOVANI A questo quadro di affidabilità non fa da contraltare la quota di mutui ad essi erogati dalle banche italiane, che sì è ridotta Gli italiani? Sono mammoni”, “Si sta troppo bene con gradualmente di circa il 50% dal 2005 al 2011 (Fonte: Genmamma e papà”. Insipidi luoghi comuni condiscono da worth Financial 2011). Quindi, i giovani mantengono gli impesempre l’immaginario colletgni, nonostante le difficoltà, ma tivo sui giovani di “italica “Nel 1983 viveva nella famiglia di origine circa sono ugualmente penalizzati e distirpe” che “prolungano” la la metà dei giovani italiani di età compresa tra scriminati. Il grido d’allarme è stato convivenza con i genitori. E 18 e 34 anni. Nel 2009 tale incidenza era salita lanciato anche dal Censis: “Senza ci voleva la crisi per peg- al 60%, risultando prossima al 90% per gli i giovani il mercato immobiliare rigiorare un quadro che, ad individui con meno di 24 anni.” (Fonte “Leaving schia l’esaurimento”, mentre il Goonor del vero, anche dieci home and Housing prices. The Experience of verno italiano, nella bozza del anni fa, era di poco miDecreto Sviluppo (nel momento in gliore. Oltre al precariato, il Italian youth emancipation”, Università di Trento cui scriviamo, ancora suscettibile “tallone d’Achille” delle nuove e Banca d'Italia) di modifiche), prevede che lo Stato generazioni che vogliono essere si faccia “garante” per le giovani coppie indipendenti è (di conseguenza) la scarsa capacità di acqui- di sposi che vogliono comprare casa. Altre iniziative arrivano pure sto. Da un recente studio delle ricercatrici Francesca Modena da singoli Enti e dal Ministero della Gioventù. Basteranno queste (Università Trento) e Concetta Rondinelli (Banca d'Italia), pur- misure per rendere il futuro “di casa” anche per i giovani? C’è chi, troppo entrambe “non disponibili” ad essere intervistate, è come il Direttore Generale del Censis, Giuseppe Roma, resta emerso che il 26% dei “bamboccioni” non abbandona la casa scettico. Lo intervistiamo per sapere il perché. paterna perché ha difficoltà a trovare un'abitazione a misura del proprio reddito e un “lavoro adeguato” ma, soprattutto, che “I giovani entrano in possesso della casa di l’aumento dei prezzi delle case e dei canoni d’affitto ha influito proprietà mediamente più tardi rispetto ai loro negativamente “sulla propensione dei giovani a crearsi un nucoetanei europei: ad esempio, nel Regno Unito cleo famigliare autonomo”. D’altro canto, stando ad una rel’età media dei First Time Buyers è di 27,5 anni cente indagine di Genworth Financial,i ragazzi che invece contro gli oltre 32 in Italia” (Fonte Genworth riescono a contrarre un mutuo “ad elevato Loan To Value”, Financial 2011) ossia che finanzia oltre l’80% del prezzo di acquisto dell’im-
“O SI ABBASSANO I PREZZI, O SI ‘RESTRINGONO’ LE CASE”
Giuseppe Roma, Direttore Generale del Censis I dati diffusi dal Censis denunciano che in un Paese di proprietari, solo i giovani sono costretti all’affitto: il 36,3% fino ai quarant’anni, il 13,7% dopo i quaranta. Come si è venuta a creare questa situazione? La situazione è difficile poiché i giovani, anche quelli che hanno messo su famiglia, hanno redditi più bassi di quelli delle generazioni precedenti e hanno difficoltà ad accumulare risparmi per comprare una casa. Siamo un Paese in cui non esiste un mercato sufficiente degli affitti, nel senso che sono relativamente alti, rispetto alla combinazione tra l’anticipo e un mutuo. La condizione abitativa non è delle migliori e ci riferiamo a quei cinque milioni di giovani che lavorano. Ce ne sono altri due milioni che non hanno alcuna attività e che naturalmente non hanno nemmeno una casa. Lei ha appunto affermato che “non ci sono alloggi adeguati alle condizioni reddituali del mondo giovanile”. A quali fa riferimento? Intanto, facciamo il caso di una grande città come Parigi. Fino ai ventisei anni un giovane, che studi o meno, ha un voucher per l’affitto di 200 euro oppure ha un posto negli studentati. Parliamo di case, i cosiddetti “studiò”, composti da una stanza o poco più. Invece in Italia abbiamo alloggi medi per tre o quattro persone, pensati sostanzialmente per venderli e poi scappare. Quindi non resta altra strada che ripensare questo tema non solo con il cosiddetto “social housing” (vedi il nostro Special, p.12 ndr), ma anche in termini di “prodotto casa”. Se il mercato immobiliare italiano, nonostante sia ridotto del 25%, non vede un dimensionamento dei prezzi, si deve venire incontro a nuove esigenze. O si abbassano i prezzi o si “restringono” le case. Dunque, l’aumento dei canoni d’affitto e i costi alti delle case rappresentano oggettivamente un ostacolo importante all'uscita di casa. È davvero solo questa la causa principale che porta ad essere “bamboccioni”? Io un po’ rifuggo da ricette o definizioni troppo semplici. I “bamboccioni” ci sono sempre stati. Basti pensare a quel famoso film di Nanni Moretti
(Ecce Bombo, ndr) in cui lui chiedeva: “Tu cosa fai?” e lei rispondeva: “Giro, vedo gente…”. La possibilità che lo Stato si faccia “garante” delle giovani coppie di sposi che vogliono comprare casa, in quale misura potrebbe aiutare il mercato immobiliare? Onestamente, non ho mai creduto a coloro che affermano che i giovani precari non riescono ad ottenere un mutuo perché, nonostante tutto, gli italiani non si indebitano, non pagano con le carte di credito ma sono dei grandi risparmiatori e, generalmente, hanno sempre difeso le loro case, pagando i mutui. La garanzia l’hanno data i genitori o i nonni. Va bene la garanzia dello Stato, basta che non ci voglia più tempo per averla che per costruire una casa. Tra i giovani che possono permettersi di acquistare una casa il dilemma è: mutuo a tasso fisso o variabile? Lei cosa suggerisce? Suggerisco quello che ho fatto io: mutuo a tasso fisso. Se si assume un debito, si può certamente scommettere su cosa accadrà, così nell’immediato ci si guadagna qualcosa, poi quando si verifica un’inflazione, e si deve pagare molto di più, non si può andare da “mamma Stato” è dire: “Oddio sono aumentati i mutui!”. È meglio sapere esattamente il passo da fare. Secondo lei, in prospettiva, è possibile fare una stima di quanto tempo dovrà passare affinché in Italia la situazione in cui versano i giovani precari cambi? Sentiamo parlare dei giovani precari da almeno cinque o sei anni e non è mutato nulla anche perché, per poter cambiare, ci vuole un’intelligenza collettiva e risolvere la situazione in termini produttivi. Se il nostro PIL riprenderà, se troveremo una politica più attenta ai problemi della gente questo potrà avvenire in tempi rapidi. Quello delle nuove generazioni è un problema di lungo periodo e non si risolverà prima di cinque, dieci anni. (L’intervista completa sarà pubblicata da Dicembre su www.uozzap.com)
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MUTUI: AGEVOLAZIONI ALLE COPPIE “UNDER 35” LA REGIONE UMBRIA VA INCONTRO AI GIOVANI SOLO, PERÒ, A 150 DI LORO…
“Home sweet home”. È un’affermazione che ben pochi giovani possono pronunciare con riferimento ad un tetto di proprietà, se non al prezzo di un mutuo trentennale (se si riesce ad averlo) o di un affitto carissimo, in particolare nelle grandi città. Qualche risposta per affrontare la problematica dell’accesso al credito degli “under 35” sta partendo dalle Istituzioni. Abbiamo intervistato Catiuscia Marini, Presidente della Regione Umbria che, “nel suo piccolo”, ha lanciato un progetto con agevolazioni a favore delle giovani coppie che vogliono mettere su casa. Presidente, il 7 ottobre scorso è stato pubblicato sul Bollettino della Regione Umbria il bando rivolto alle giovani coppie “precarie” residenti in Umbria e riguardante gli aiuti per il mutuo prima casa… Si tratta di contributi a fondo perduto per l’acquisto della prima casa a favore di giovani coppie. La situazione di “precarietà”, e cioè la condizione oggettiva di molti giovani che hanno posizioni lavorative con formule appunto molto precarie, consente di avere uno specifico e aggiuntivo punteggio per la formazione della graduatoria, ma non è ovviamente condizione indispensabile per l’accesso. Questa iniziativa l’abbiamo assunta appunto perché siamo ben consapevoli di quanto sia particolarmente sentito, soprattutto tra le giovani coppie, il problema dell’accesso al credito. Da qui l’iniziativa per mitigare il problema. Un’iniziativa per 4 milioni e 500 mila euro. Quante giovani coppie potranno essere aiutate? Prevediamo di poter soddisfare un massimo di 150 istanze che potranno ottenere un contributo massimo di 30mila ciascuna. Non molte, però… Beh, c’è da considerare che con l’azzeramento dei fondi trasferiti dallo Stato alle Regioni, deciso dal Governo, quella che può apparire una piccola cifra, rappresenta, per il bilancio di una regione come la nostra, un investimento importante. Cosa intendete per “giovani coppie”? Conviventi o sposate? Il bando prevede che possono accedere al contributo giovani coppie, ovvero massimo 35 anni ciascuno, sposate o anagraficamente conviventi da non più di due anni alla data di pubblicazione del bando. Anche coppie omosessuali? La descrizione dei criteri di ammissione non lo esclude. Il fondo è rivolto a “soggetti non bancabili”, ovverosia a persone che, da sole, non hanno le necessarie garanzie da dare alle banche per accedere ad un finanziamento. Infatti, è proprio questa la portata “innovativa” del bando. I beneficiari del contributo potranno accedere ai “mutui assistiti da garanzie” previsti dall’accordo stipulato dalla Regione con la finanziaria regionale Gepafin S.p.A. ed il
mondo bancario. Di fatto, tramite la nostra finanziaria, le coppie che saranno ammesse al contributo godranno di una “garanzia” di cui si farà carico la Regione per il suo tramite. Per quanto riguarda le iniziative regionali a favore dei giovani (finanziamenti di progetti di ricerca, agevolazioni per favorire l’occupazione ecc…), quali sono gli obiettivi raggiunti? Non è possibile fare bilanci rispetto alle iniziative che abbiamo assunto, molte delle quali devono ancora esaurire la loro validità. Come si dice, i lavori “sono in corso”. Certo, al momento posso dire e ribadire che abbiamo investito moltissimo. Se guardo gli ultimi dati dell’Istat rispetto al trend dell’occupazione in Umbria, i risultati sono incoraggianti e quello relativo all’occupazione dei giovani è in crescita. A livello nazionale, di recente, è stato lanciato il progetto “Diritto al futuro”: fondi per la casa, il lavoro e lo studio (Ministro della Gioventù). In cosa si differenzia la vostra iniziativa? Il bando regionale prevede l’erogazione di un contributo a fondo perduto, viceversa le iniziative statali riguardano la concessione di garanzie su mutui ipotecari ordinari. Secondo lei, può bastare un fondo, a cui si accede non proprio facilmente, per ridare ai giovani il diritto alla casa, messo in discussione da prezzi proibitivi, interessi abbastanza alti sui mutui e contratti di lavoro precari? Sicuramente l’intervento regionale non è risolutivo però va commisurato alle possibilità dell’Amministrazione regionale di incidere su fattori - prezzi, tassi di interesse, lavoro precario ecc. - che sono condizionati e regolati a livello nazionale ed internazionale. Cosa sarebbe necessario fare, in Italia, per restituire ai giovani il “diritto al futuro”? Ah, bella domanda. Come si dice, da un milione di euro! Non amo retorica e demagogia e dunque affermo che basterebbe che ciascun pubblico amministratore, ad ogni livello di responsabilità, dal piccolo comune fino al Governo nazionale, indirizzasse le proprie scelte con gli occhi rivolti verso il futuro e non verso il passato, investisse davvero sui giovani, con atti concreti, risorse vere. Non dico che riusciremmo così a restituire ai giovani il loro “diritto al futuro”, ma almeno così non lo negheremmo, come invece mi pare stia accadendo in questo Paese. Non certo nella nostra Regione. Nel nostro piccolo cerchiamo di offrire ai giovani il loro sacrosanto “diritto al futuro”. (Elena D.D.)
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ATTENZIONE A MANGIARE “BABA’” E A VENDERE OLIO Pericoloso prima di salire in bici, e mai nel proprio ufficio in Procura di Mario Relandini
Si era equipaggiata quasi come un ciclista professionista: uno pneumatico di scorta, una borraccia per dissetarsi, perfino il casco. Sembrava avesse pensato a tutto. E invece no. Non aveva pensato che sarebbe stato bene, prima di prendere il via, avere digerito tre o quattro “babà” al rum. Ma perché, che cosa le era successo? Si era sentita male? Macché. Le era successo che una pattuglia di polizia – forse in quanto lei, magari, stava troppo zigzagando – l’aveva fermata e aveva voluto sottoporla (come le nuove norme del Codice della strada consentono anche con i ciclisti) all’ “alcoltest”. Galeotti furono i “babà” e chi li bagnò di rum. Il responso dell’ “alcoltest”, infatti, era stato: 0,4 in più rispetto al massimo consentito di 0,5. E dunque (sempre secondo le nuove norme stradali) ritiro immediato della patente auto. “Ma io - aveva provato a controbattere la ciclista - sono del tutto astemia. Potete informarvi. Il fatto è che sono molto ghiotta di dolci e poco fa, al battesimo del mio nipotino, ho gustato tre o quattro “babà” al rum. Il lieve tasso alcolico superiore, evidentemente, è dipeso da quello”. La pattuglia di polizia, però, era stata inflessibile, aveva ritenuto quella dei “babà” una grave e rischiosissima ingestione prima di salire in bici e via la patente auto. Cosicché alla ciclista, classificata implacabilmente come pericolosa “ciucca”, ora non è rimasto che proporre ricorso al giudice di pace. Sperando che questi, rispetto agli agenti, sia più comprensivo. Anzi, più buono. Buono come un “babà”. Attenzione, però, anche a non vendere olio nel proprio ufficio in Procura. Il magistrato Antonio G. lo faceva da tempo con il prodotto dell’azienda di alcuni familiari, ma, un giorno, era stato scoperto da un cronista. Pur raggiunto da una lettera di richiamo del suo procuratore capo, aveva tuttavia inoltrato querela contro il cronista reo – a suo giudizio – di averlo diffamato. Dopo una sentenza a lui favorevole del Tribunale di Bologna, però, quella sfavorevole in Appello. Finché la Corte di Cassazione ha definitivamente decretato: nessuna diffamazione da parte del cronista – in quanto aveva riportato fatti veritieri e, oltretutto, già sanzionati all’interno della Procura – e, dunque, nessun danno da risarcire. Da risarcire le spese di giudizio, invece, dal magistrato-commerciante che aveva ritenuto del tutto normale vendere olio in Procura come al mercato. Tanto da ritenersi ingiustamente offeso – roba da non credere – quando il fatto era stato reso noto.
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di Ilaria Marchetti Se non c’è giornata in cui giornali e media di ogni tipo non parlino di fuga dei cervelli dall’Italia, è proprio da una delle nostre regioni del Nord che arriva la risposta quotidiana e contraria a quanto avviene con cadenza allarmante nel nostro Paese. Stiamo parlando dell’Area Science Park ospitata dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Capitanata da Ciro Franco e dalle sue brave collaboratrici Ilaria Pierdomenicoe Diana Coseano, l’Area è dotata di un sito totalmente in inglese (a conferma della vocazione multiculturale) e di un Welcome Office ben strutturato che si presta a rispondere a tutte le domande che giovani stranieri, arrivati in Italia per studio, possono porre sulla loro condizione. Dal ragazzo congolese fresco di Laurea che vorrebbe fare un dottorato o un master, fino al giovane diplomato che, dall’India, non sa come iscriversi ad una università italiana. Il sito poi fornisce anche tutte le info sul clima della Regione e sulle manifestazioni culturali. Così magari lo studente che vuole venire a studiare qui sa già se il posto potrà piacergli o meno. O, ancora, dando uno sguardo alle Faq, si risponde a domande pratiche del tipo: come posso aprire un conto in banca in Italia? O come posso convertire la mia patente? Dettagli non da poco, se si pensa che potrà poi magari trovare anche un lavoro. Sì, proprio in Italia. L’Area Science Park non si limita infatti a collaborare per e con le università, ma anche con le aziende limitrofe. Ecco alcuni partner: la Friuli Innovazione Centro di Ricerca e di Trasferimento Tecnologico; l’ICGEB - International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology; IGA - Istituto di Genomica Applicata; INFN - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, sezione di Trieste. O, passando a lidi più umanistici, il Conservatorio statale di musica “Giuseppe Tartini” di Trieste e lo “Jacopo Tomadini” di Udine. Già da casa, il futuro studente straniero può così consultare la lista delle opportunità offerte da ogni realtà con cui l’Area Science Park ha stipulato un accordo in modo da arrivare in Italia già munito di tutte le informazioni su come muoversi. Per maggiori info www.welcomeoffice.fvg.it.
TURISMO IN TOSCANA “SENZA BARRIERE” di Carlotta Urbani L’itinerario tattile agli Uffizi di Firenze, che verrà inaugurato il 3 dicembre prossimo in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, e l’utilissima guida sui percorsi facilitati dei musei di Siena, sono solo alcuni degli oltre 300 itinerari, attività e siti storici “accessibili” che si possono trovare all’interno del portale ufficiale del turismo in Toscana, nella sezione Turismo senza barriere. “Il simbolo dell’accessibilità si trova spesso in molte strutture - ci dice il presidente dell’associazione Cittadinanze/Turismo senza barriere,Lamberto Tozzi - ma sono spesso delle indicazioni imprecise e alle volte non vere. Le disabilità hanno diverse necessità: dalle pedane per le carrozzine, alla segnaletica per gli ipovedenti ai menu particolari per i bisogni alimentari. È necessaria quindi una descrizione precisa della struttura e non solo, anche del luogo che si va a visitare”. Per questo nel sito si possono trovare delle sezioni dedicate, “Dove dormire” e “Cosa fare”, con circa 1200 strutture ricettive, “alcune delle quali visitate e quindi certificate dallo staff di T s B”, sottolinea Tozzi.. Secondo uno studio dell’Enea, in Europa sono circa 50 milioni le persone con disabilità o, comunque, con bisogni speciali, che spesso vengono escluse dai circuiti ufficiali del turismo perché non adeguatamente attrezzati. È per questo che nasce questa bella iniziativa che ciascuno può sostenere anche a livello nazionale, segnalando i luoghi che posseggono i requisiti di accessibilità. Anche per gli operatori turistici c’è un’area dedicata - “Area operatori” - per l’inserimento delle proprie attività ricettive, alla quale si può accedere registrandosi gratuitamente e compilando un questionario con la descrizione della struttura. Info su: www.turismosenzabarriere.it.
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POLITICA?
AREA SCIENCE PARK LA RISPOSTA AI CERVELLI IN FUGA… IN ITALIA
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QUESTIONE DI… LIFTING di Mauro Scansa
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eggenda vuole che Richard Nixon perse le elezioni presidenziali del 1960 perché si presentò, a ridosso del voto, ad un confronto televisivo con il volto ombrato da una leggera linea di barba. Tanto bastò per far pendere l’ago della bilancia verso il giovane John Kennedy, forse meno esperto di politica del suo rivale, ma senz’altro più “telegenico”, in linea con il modello americano di “bello e vincente”. Nixon si sarebbe rifatto vincendo la corsa alla presidenza nel 1968 ma ormai la strada era segnata. In un mondo in cui il televisore e quindi il web sono diventati strumento principe di comunicazione, la forma (ovvero l’apparenza estetica) ha assunto importanza pari alla sostanza (ovvero al contenuto di ciò che si vuole comunicare). Debolezza tipicamente umana, se si pensa che ciascuno di noi si sente a proprio agio nel relazionarsi ad una persona anche esteticamente gradevole. Problemi sorgono quando questa prospettiva viene portata alle sue estreme conseguenze e l’apparenza, ricercata ossessivamente,diviene predominante. E così la bellezza e la fisicità si trasformano in un’arma per far breccia o bucare nell’opinione pubblica, indipendentemente dalla positività del messaggio che si vuole trasmettere. Fanno notizia dal-
l’Ucraina le contestatrici del “Femen”, che si battono per i diritti delle donne mettendo in mostra gli aspetti più femminili della propria fisicità. Anche da New York non manca chi, del movimento “Occupy Wall Street”, apprezzi, attraverso una raccolta di scatti fotografici dedicati, soprattutto le dimostranti più avvenenti e meno vestite. Certo, se a cadere vittima di questo culto dell’apparire sono però politici ai quali è demandata ben altra responsabilità, le possibilità di superare il limite dell’accettabile e del ridicolo divengono quasi certezza. Da Italiani siamo ormai avvezzi ai prodigiosi effetti speciali del nostro Presidente del Consiglio: dalle calze sulla telecamera (utilizzate per il video della discesa in campo nel 1994) al fondotinta nascosto nel fazzoletto, passando per l’evidente bitumatura della superficie cranica, preannunciata dall’imbarazzante apparizione in bandana in Sardegna, all’epoca in compagnia di Blair. Ora anche il Presidente russo Putin sembra voler prendere esempio dall’amico italiano e si presenta in conferenza stampa con uno strano effetto lucido sulla pelle, meno loquace del solito perché (stando ai malevoli) fresco reduce di un poderoso intervento di lifting. In effetti, ad uno sguardo superficiale pare essere il fratello maggiore dello 007 britannico Daniel Craig.
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MENO DONNE RELIGIOSE NEL MONDO. IN AIUTO L’I-PHONE Nel mondo aumentano i cattolici e diminuiscono i preti. E in Irlanda si cerca la vocazione con l’iPhone. di Fabrizio Assandri
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l mondo è più cattolico. Aumentano i battezzati, sia pure di una frazione infinitesimale: la Chiesa tiene testa alla vertiginosa crescita della popolazione mondiale. Un trend che si conferma anno dopo anno, come rileva l’agenzia Fides, in occasione della giornata missionaria mondiale, che s’è celebrata ad ottobre. L’ultimo censimento dei fedeli alla Chiesa di Roma, aggiornato al 31 dicembre 2009, offre una panoramica della Chiesa dai diversi punti di vista: una realtà in chiaroscuro. Per i dati, il Vaticano dispone addirittura di un ufficio statistico proprio. Un cervellone, guidato da uomini di Curia, che ad esempio fornisce al Papa in partenza per un viaggio pastorale tutte le informazioni sul Paese che sta per accoglierlo. Veniamo ai dati. Nel fotofinish della gara tra le religioni, la cattolica guadagna sulle restanti lo 0,02 per cento, potendo contare un totale di oltre un miliardo e 180 milioni di fedeli. Non tutti assidui praticanti, beninteso. Alla crescita dello 0,3 per cento dei battezzati in Africa, però, fa da contraltare la diminuzione dello 0,02 in Europa e dello 0,3 dell’Oceania. Insieme al “gregge” aumentano anche i pastori: più 1.400 preti in un anno (in totale sono un esercito di oltre 410 mila). Ma anche qui è bene distinguere: gli aumenti più significativi sono, ancora una volta, in Africa e in Asia, mentre in Europa diminuiscono di 1.600 unità. Così, se il numero assoluto dei preti aumenta, in realtà sono troppo pochi rispetto alla crescita della popolazione. Risultato: aumenta il numero di abitanti per sacerdote, ben 139
anime in più a testa in appena 12 mesi. Se i religiosi (frati e monaci) “resistono” (meno 412 unità rispetto all’anno scorso), sono invece in picchiata le religiose: quasi dieci mila in meno, di cui oltre 7 mila perse solo in Europa. I vescovi, che sono Immagine “Vocation” 63 in più, hanno di che consolarsi: aumentano i missionari laici (più 3000) ed esplodono i catechisti (più 68 mila) anche se in Europa diminuiscono anche loro (meno mille). Aumentano i seminaristi in Africa e in Asia e diminuiscono in Europa. Sarà sempre più abituale, perciò, che a celebrare la messa nelle nostre parrocchie siano preti “immigrati”. Insomma, il Vecchio continente è quello che causa più grattacapi alla Chiesa cattolica, che cerca, con i “diabolici” strumenti della modernità, di correre ai ripari. In Irlanda, ad esempio, dove la crisi vocazionale è in parte da imputare anche allo scandalo pedofilia, si reclutano preti grazie all’iPhone. “Vocation” è il nome dell’applicazione, lanciata dal vescovo McKeown, che si può scaricare gratis per capire cosa sia la vita da preti e se questa sia la propria strada, con tanto di test sul celibato e l’altruismo.
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ormazione&lavoro
COME DISTRICARSI TRA STAGE E TIROCINI di Giada Porchera Forse non tutti sanno quali sostanziali novità per gli stagisti, i tirocinanti e, soprattutto, gli aspiranti tali si nascondono tra le pieghe della manovra finanziaria ferragostana, ovvero il Decreto Legge 138/2011. L’articolo che riguarda l’argomento, l’undici, si chiama “Livelli di tutela essenziali per l’attivazione dei tirocini”. Ma da allora qualcosa è (già) cambiato, e la sindrome del “non ci capisco più niente!” è in agguato. Proviamo a fare un po’ d’ordine. Tutto è iniziato quando la maggior parte di noi era intenta a godersi la calura estiva, tra una spalmata di crema solare e un frinio di cicala. Il Governo ha introdotto una stretta su stage e tirocini, con l’obiettivo di disciplinare una materia “Far West” e regolamentare uno strumento che, come noi giovani sperimentiamo ogni giorno sulla nostra pelle, è fin troppo abusato dalle aziende: ecco che “i tirocini formativi e di orientamento non curriculari non possono avere una durata superiore a sei mesi, proroghe comprese”, si legge nel Decreto. Novità rilevante, questa, che, fatte salve alcune categorie, come i disabili e i tossicodipendenti, riduce drasticamente i tempi di permanenza in stage rispetto al Decreto Ministeriale 142/1998: ovvero il “faro” legislativo in materia, quello che da tredici anni detta i – pochi e spesso disattesi – paletti a tutela dell’ultimo arrivato, (avete presente, il numero massimo di stagisti ospitabili nello stesso periodo?). E non è l’unico cambiamento significativo: stage e tirocini non curriculari “possono essere promossi unicamente a favore di neo-diplomati o neolaureati entro e non oltre dodici mesi dal conseguimento dei relativo titolo di studio”. Diventano uno strumento riservato a chi è fresco di studi, insomma. Ben venga l’attenzione delle Istituzioni per la “repubblica degli stagisti” eppure la norma, entrata immediatamente in vigore, ha suscitato non poche perplessità e qualche mal di pancia. Oltre a un’incipiente anarchia interpretativa. Mentre per gli studenti, quelli degli stage e dei tirocini curriculari (ma quali sono esattamente?), continuano a valere le vecchie regole, ci si è chiesti: che ne è degli stage previsti dai master e dai percorsi formativi post lauream? E cosa succederà ai disoccupati e alle altre categorie deboli, come i migranti e le minoranze etniche, “dimenticate” dal decreto, escluse di fatto dai beneficiari virtuali di stage e tirocini? Per non parlare delle Regioni, che hanno tuonato contro l’invasione
di campo del governo in una materia di loro competenza. A queste, e altre domande, ha risposto la circolare che il Ministero del Lavoro si è affrettato a emanare a settembre. Circolare secondo cui il decreto non si applica a disoccupati e inoccupati, per i quali - ed è la prima volta che viene introdotta una distinzione del genere - si parla di “tirocini di cosiddetto reinserimento/inserimento al lavoro”. Quanto ai tirocini curriculari, l’interpretazione del Ministero è la più ampia possibile: sono quelli destinati agli universitari, ai dottorandi e agli studenti iscritti ai master universitari, ma anche agli allievi delle scuole superiori, degli istituti professionali e dei corsi di formazione. E si svolgono durante il periodo di frequenza di corsi promossi da un’“università o istituto di istruzione universitaria abilitato al rilascio di titoli accademici, di una istituzione scolastica che rilasci titoli di studio aventi valore legale, di un centro di formazione professionale operante in regime di convenzione con la Regione o con la Provincia”. Anche se non danno luogo a crediti formativi. Buone notizie, almeno sulla carta, sul fronte della lotta allo sfruttamento degli stagisti, grazie a un inasprimento dei controlli, a dire il vero, finora piuttosto scarsi: “Il personale ispettivo è tenuto a verificare la tipologia di tirocinio, se di formazione e orientamento ovvero se di reinserimento/inserimento”. Infine, chi ha iniziato uno stage prima dell’entrata in vigore del Decreto, può dormire sonni tranquilli: l’articolo 11 non ha valore retroattivo.
CHI È A CACCIA DI GIOVANI LAUREATI
sponibile anche uno stage di 6 mesi in Communication & Csr, ove si intende la gestione delle attività di comunicazione, ufficio stampa e eventi e per cui è richiesta una laurea con un indirizzo in Comunicazione, Giornalismo o Economia/Finanza. La terza posizione libera è nella sopra elencata Private Wealth Management Lendin ed è rivolta a laureandi o laureati in Economia. Una Laurea in Ingegneria Gestionale o in Economia è invece necessaria per aspirare alla posizione Equity Research. L’ultima posizione per il Personal Banking - sedi del Veneto e della Lombardia - è invece aperta a laureati in Economia, Giurisprudenza o Scienze Politiche che abbiano una buona conoscenza della lingua inglese e dei principali strumenti informatici. Il contratto in questione per quest’ultima posizione è a tempo indeterminato. Per inviare la propria candidatura o per avere informazioni più dettagliate sui vari profili si rimanda al sito internet www.db.com/italia nella sezione “Lavora con noi”. Se invece siete degli appassionati di comunicazione, marketing e web, l’azienda che fa al caso vostro potrebbe essere Sempla, una società di servizi che, dal 2009, opera nel campo del business e dell’IT Consulting e che, oltre a soluzioni tecnologiche
di Annachiara Tortorella Deutsche Bank amplia il proprio organico ed è alla ricerca di economisti, giuristi e comunicatori. Per gli specializzati in marketing e comunicazione, invece, c’è Sempla. La Deutsche Bank, che conta oggi più di 100mila dipendenti in 73 Paesi del mondo, è alla ricerca di giovani laureati per potenziare ulteriormente il proprio organico. L’istituto bancario infatti è intenzionato, dopo un periodo di tirocinio iniziale, ad inquadrare i candidati prescelti con contratti di inserimento. I profili ricercati sono vari, tra questi un Junior Analyst da inserire all’interno della divisione Private & Business Clients. Il candidato dovrà essere laureato in Economia o Ingegneria Gestionale con una buona conoscenza della lingua inglese e degli strumenti informatici. Di-
IDEE GIOVANI E VINCENTI PREMIATE ALL’UNIVERSITÀ DI PALERMO di Gabriele Pieroni Chissà perché il sociale e la cultura sono spesso considerati sterili quando si parla d’impresa. Al contrario, l’Università di Palermo crede in questi settori, eccome. Lo fa attraverso la competizione Start Cup, che in tutta Italia premia le migliori iniziative imprenditoriali dei giovani, progetti di chiara impronta social. Supportati però, “da serie ricerche scientifiche e da un’idea di business vincente, in grado cioè di produrre un valore concreto e spendibile sul mercato”, come spiega a What’s Up Giovanni Perrone, coordinatore di Start Cup Palermo. Il primo premio di 8mila euro è andato all’idea di Antonio Busciglio, ricercatore presso il dipartimento di Chimica dei Processi e dei Materiali dell’Università di Palermo che, affiancato dal professore di Ingegneria Chimica Lucio Rizzuti, ha dato vita a Lympha, un’impresa che potrebbe rivoluzionare l’approvvigionamento di acqua nelle zone remote o colpite da disastri ambientali. Il secondo premio, di 4mila euro, è andato a Giada Li Calzi, “capitano d’impresa” del progetto Di Bene in Meglio, piattaforma pensata come agenzia a servizio delle imprese e degli enti locali per incentivare il riuso dei beni sequestrati alla mafia. Infine, un premio speciale è stato conferito a Insegnalo, progetto di Stefano Ruggirei, Stefano Boca e Fabio Ballor. I tre giovani psicologi sociali, assegnisti e dottorandi, hanno sviluppato una social network in grado di scambiarsi informazioni di insegnamento e apprendimento via web in diverse discipline, “lezioni virtuali” che potranno essere impartite e ricevute dai componenti stessi del network. innovative, mette a disposizione del cliente le proprie competenze di consulenza organizzativa e di marketing on-line. Nello specifico, l’azienda ricerca un laureato in Comunicazione, Design della comunicazione o affini che abbia almeno tre anni di esperienza in una nota Web agency. Il candidato dovrà inoltre possedere una buona padronanza della lingua inglese ed essere disponibile a trasferte e al lavoro fuori sede. Per candidarsi è necessario inviare il proprio Curriculum Vitae all’indirizzo e-mail hiringitaly@sempla.it.
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a doppia IL “NEO, NEO, NEO REALISMO” DI
FICARRA E PICONE
“La comicità in amore? Due persone che guardandosi negli occhi si giurano amore eterno…” di Elena Del Duca uando si parla di loro, il sorriso nasce spontaneo. Salvo Ficarra e Valentino Picone sono il duo comico siciliano che ormai da molti anni fa ridere gli italiani. La comicità per loro è un “modus vivendi”. Nel film Anche se è amore non si vede (distribuito da Medusa), in uscita nelle sale cinematografiche il 23 novembre, l’umorismo dall’inconfondibile accento “siculo” non si smentisce anzi, i due attori riescono ad affrontare un tema, come quello degli equivoci amorosi, tirandone fuori gli aspetti più spassosi. Come? Essendo semplicemente se stessi… come uomini, come attori e come registi. A loro dire, sono pure riusciti ad inventare una nuova corrente del cinema italiano: il “neo neo neo realismo”. La cosa certa è che non bisogna mai prendersi, e prenderli, troppo sul serio…
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SALVO E VALENTINO…
WHAT’S UP?
Valentino. È amore e si vede, ma soprattutto è parcella! Sono state Salvo, Valentino, benvenuti su Whapagate. Non ti so dire cosa penso di queste dichiarazioni, ti posso dire t’s Up! Parlare d’amore è quanto mi sono costate… stata una sfida o una neE diccelo! cessità? No, meglio di no… non abbiamo ancora emesso fattura, però posso Valentino. È stato un caso. Ci assicurare che se hanno parlato bene è perché c’è stato un compenso siamo imbattuti in una storia dietro… (scherza divertito, ndr) che ci faceva divertire, o meglio, tra una birra e l’altra, tra una stupidagSalvo. Insomma è tutto ricambiato… gine e l’altra, qualcuno ha detto una cosa e lì è nata l’idea di farci un un “two man show” oltre alla vostra partecipazione a “Zelig”. Da Siete testimonial di una nota marca di telefonia insieme a Michelle film. Questa è la prima volta che al cinema ci imbattiamo in storie spettatori cosa guardate in tv? Hunziker. Dite la verità: a lei avete proposto una parte nel film? d’amore che si intrecciano tra loro. Salvo. Guardiamo? Guardavamo! Non fai in tempo a seguire un proValentino. Non glielo abbiamo proposto perché partiamo sempre dalla Salvo. È stata una conseguenza. Nel film parliamo degli equivoci delgramma che poi te lo tolgono. Vedo film, documentari, Santoro - seguivo! sceneggiatura e cerchiamo di capire chi può fare quel film. Però non lo l’amore che, come tutti i grandi sentimenti, offre grandi spazi di comicità. -, la Gabanelli… escludo assolutamente per un prossimo lavoro. Michelle è una persona Pino Caruso diceva: “La comicità dovrebbe essere quella cosa in cui Valentino. Una sbirciatina a “Striscia” quando sono a casa è assolutamolto preparata. si piange, invece si ride”. mente necessaria, ma perché lo facevo anche prima di condurla. Lo Salvo. No perché non c’era un Appunto. Quanto aiuta la comicità in Picone: “Diane, Sascha e Ambra? Noi siamo personaggio che si adattasse a lei vedo e penso: “Chissà come sarebbe bello conoscere quelle veline…”. amore, nella vita e… sul set? Poi dico: “Ma io già le conosco!”. Salvo. La comicità per me è una cosa ne- autori, sceneggiatori e registi, ma tutte e tre ma prima o poi verrà l’occasione. Ma va! cessaria, è come l’acqua per un pesce, è insieme erano spesso contro di noi… Questa Con Michelle ci divertiamo troppo! Valentino. Però quando torno a casa me ne dimentico! Il mio sport preChi di voi due ha l’ultima parola il mio modo di vivere, il mio habitat. Ci democrazia sta diventando un intralcio!” ferito è fare zapping perché girando riesci a fare il tuo “blob personale”. sul set? sono nato e ci sto. E al cinema, invece? Salvo. Mmmm… ma io! Ci mancherebbe altro! Valentino. In amore aiuta tanto, secondo me c’è sempre da ridere negli Valentino. Al cinema come in televisione non ho nessun pregiudizio, adoro Valentino. Ma no, nessuno dei due! Alcune volte facevamo decidere estremi. Due persone che guardandosi negli occhi si giurano amore guardare di tutto, sia la commedia sia i film più impegnati. L’ultimo che ho al direttore della fotografia, alle comparse oppure agli altri attori. Pureterno, fanno ridere. Allo stesso tempo due persone che litigano e divisto è stato “Terraferma” di Crialese. Mi piacciono anche i cartoni animati. troppo si applicava la democrazia anche sul set! Poi per le riprese avecono: “Non ti voglio più vedere, mi fai schifo” sono altrettanto comiche. vamo un metodo strepitoso: prendere la macchina da presa, tirarla in Sul set invece avevamo tre attrici (Diane Fleri, Sascha Zacharias e Ficarra: “Se ci è mai capitato di innamorarci aria e dove si fermava era il punto macchina! Sono piccoli trucchi che Ambra Angiolini, ndr). Mettiti nei nostri panni… della stessa donna? Purtroppo sono sempre le noi nuovi registi stiamo adottando… Anche nella direzione degli attori Non è facile! donne di Picone che si rendono conto dell’errore siamo molto bravi perché abbiamo sposato il “neo neo neo realismo”. Valentino. Guarda, alcune volte, tutte insieme erano spesso contro di e poi si innamorano di me. Ma io che ci posso Cioè? noi. Allora con Salvo abbiamo fatto riunione in camerino e ci siamo detti: fare? Io uno, sono!” Cioè tu chiami l’attore e gli dici: “Fai quello che vuoi!”. Sono tutte scelte “Qua, abbiamo sbagliato qualcosa. Noi di regia… siamo autori, sceneggiatori, registi e queSalvo. Tutto. A me piace andare al cinema e guardare il film senza A proposito di equivoci amorosi. Vi è mai capitato di innamorarvi ste ci stanno mettendo sotto!” (risate, ndr) leggere articoli di presentazione o recensioni, non me ne vogliano della stessa donna? Quindi la prossima volta sceglieremo ali critici! Devo essere completamente rapito dallo schermo che si Valentino. (Ride, ndr) No, per carità! Questo è l’ultimo dei nostri promeno due donne e due uomini come oscura e poi si illumina. blemi. protagonisti, altrimenti è impossibile vinNel 2009 avete recitato in ruoli separati e non comici nel film Salvo. No, mai. Purtroppo sono sempre le donne di Picone che si rencere… colossal di Giuseppe Tornatore, “Baadono conto dell’errore e poi si innamorano di D’altronde in minoranza… rìa”. Cosa vi ha lasciato questa espeme. Ma io che ci posso fare? Io uno, sono! Valentino. E sì, per ‘sto’ fatto che abrienza? E non ti puoi sdoppiare? biamo questo mito della democrazia… Valentino. Per noi è stato un “master”, abSalvo. Posso fare dei turni! (risate, ndr) le ragazze ogni tanto ci proponevano di biamo imparato tante cose, soprattutto la seAvete scelto come location Torino e dopo decidere delle cose per alzata di mano rietà con cui Tornatore affronta qualsiasi tre film girati in Sicilia siete “emigrati” in Piee quindi eravamo tre contro due. Quecosa sul set. Il risultato si vede anche nella monte. Quanta “sicilianità” avete trovato nel sta democrazia sta diventando un inpellicola. capoluogo sabaudo? tralcio! (rassegnato, ndr). Salvo. Ci ha lasciato un mare di debiti! (riValentino. Parecchia! La cosa bella di Torino è Come siete riusciti a tirare fuori la loro verve comica? sate, ndr) Perché il contratto prevedeva che l’intrecciarsi di tanti dialetti che vengono dall’Italia Salvo.Abbiamo individuato le donne giuste per quei ruoli! Siamo cinque lui ci sceglieva per il film e noi, in cambio, e dall’Europa. C’è gente di tutte le razze. Nel film protagonisti. C’era un carattere preciso per ognuno di loro. Per noi era dovevamo ristrutturargli la casa che ha in Siquesto si sente, ci siamo potuti permettere di importante che la persona e il personaggio fossero ben “maritati”… cilia, al mare. Ci stiamo pagando questi demetterci dentro tanti dialetti che hanno contriValentino. È bastato prendere tre persone completamente diverse tra biti, a poco a poco, capito? Comunque è buito alla comicità: per esempio, fai interagire loro e la comicità è venuta in automatico. C’è Ambra, nel ruolo di Giselle, stata una bellissima esperienza. che ha delle parabole psicologiche meravigliose: parte decisa e poi diun napoletano con un barese e crei una bella Ficarra, Picone, per concludere: lasciate un venta fragilissima. Nathascia (Sascha Zacharias, ndr) è invece comsinergia. messaggio ai giovani lettori di What’s Up! pletamente avulsa da qualsiasi ragionamento logico perché vive nel Salvo. Parecchia, ma purtroppo a Torino ci sono Valentino. Non lasciate la macchina davanti al suo mondo. E poi c’è Diane che ha un carattere solare straordinario. qua e là degli spazi di “piemontesità”, c’è ancora box dove c’è scritto “Lasciare libero lo scarProprio Diane Fleri ha detto di voi: “Il loro ritmo, i loro toni, le loro questa vecchia colonia di piemontesi che ogni rozzo” (il passaggio, ndr) perché se viene il carespressioni, i loro corpi portano nuovo gioco alla recitazione, dalla tanto si ritrova… roattrezzi ve la porta via! quale è inevitabile farsi prendere”. Sascha invece ha affermato: Be’, è la loro città! Conducete da sette anni Salvo. Saltate l’intervista di Picone… altrimenti “Posso solo dire che voglio loro un bene dell’anima”. Direi che consecutivi “Striscia la notizia”, coniugando foto diavete Dario condotto e Oriana Palermo passa la giovinezza! questo è amore! satira e comicità, siete stati al Festival di Sanremo,
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II BLACK BLOC ITALIANI ADDESTRATI IN GRECIA? nternational
“PLAUSIBILISSIMO”
di Christian Mezeckis Non si placa la protesta dei giovani greci, scesi tobre, il 19 la gente li ha fischiati e negli scontri del 20, tra loro e i mani- greci, in Grecia. Sembra plaunuovamente in piazza il 19 e 20 ottobre scorsi festanti del sindacato comunista, che tentava di tenerli a distanza dal sibile? Plausibilissimo, quando in Grecia per contestare malgoverno, crisi, disoccupa- cordone di polizia, c’è stato un morto. zione, tagli e pressione fiscale. Tra loro, anche Quanta eco ha avuto, in Grecia, la manifestazione di Roma? Come quei soliti 500 violenti entrano a contatto con la polizia succede il il ventisettenne fotografo e blogger sul portale è stata raccontata? Zingarate (www.zingarate.com/network/atene/) Ne hanno parlato la tv e i giornali, ma gli incidenti non hanno avuto finimondo. Gli incappucciati greci sono davvero organizzati, adotWalesa Porcellato, che ci descrive la situa- grossa risonanza. zione nella capitale ellenica e racconta che La gente era più interessata a sapere i numeri della manifestazione, tano tattiche da guerriglia urbana: c’è una prima linea idea si siano fatti i greci dell’Italia, anche alla luce della manifestazione, a Roma, “I giovani, la parte più emarginata della società ateniese, sono co- che cerca di tenere la polizia, del 15 ottobre scorso. stretti a vivere sulle spalle dei genitori. Non hanno sbocchi profes- distante una seconda linea Nelle ultime settimane, la rabbia dei giovani greci si è river- sionali, ma hanno studiato, tutti. Chi finisce l’università pensa ad un che tira molotov e sata nuovamente nelle piazze e nelle strade di Atene. Prote- master all’estero per poi rientrare in Grecia. Il livello medio di cultura pietre, una terza che ste pacifiche, ma anche scontri. Si parla, in Grecia - come di un giovane ateniese è davvero alto, eppure è costretto a lavorare col martello crea cunella manifestazione di Roma - di black bloc? part-time, se riesce a lavorare, presso rosticcerie, negozi di abbiglia- muli di sassi per la Il termine black block è tutto italiano, se chiedete ad un greco mento, supermercati. Cosa può chiedere un ingegnere navale che seconda linea e che spegne i lacrimogeni cosa sa di un black bloc vi risponde: “Non so… quelli di lavora in un supermercato? Una migliore prospettiva di vita visto il lanciati coprendoli con dei secchi. Roma?”. Se assistete ad una ma- tempo che ha investito su se stesso nello studio. Questo è quello Che immagine hanno i giovani greci dell'Italia? È triste dirlo, l’immanifestazione ad Atene vi sembrerà che chiede la maggior parte dei giovani greci”. gine che hanno del noche siano tutti black bloc. La gente incappucciata che spacca vetrine e fron- che era collegata a quella mondiale del 15 ottobre. Anche Atene era stro Paese è di decadenza politica coinvolta e devo dire che quel giorno è stato insolito sentire che qui non ed economica. Malgrado conoteggia la polizia esiste anche qui. c’erano stati scontri, ma a Roma sì. scano le nostre abitudini e la noChi sono questi manifestanti più violenti? stra cultura, non sono molto Non hanno un nome, qui la gente li chiama semplicemente “anarchici” In una intervista interessati all’Italia. Quelli che ad ma il movimento anarchico ufficiale, che è particolarmente vivo e diffuso al quotidiano La esempio si confrontano con me nel quartiere di Exarkeia, continua a smentire. Alcune fotografie poi ri- Repubblica, un giovane che si sull’argomento lo fanno postantraggono poliziotti e questi indiviautodefinisce domi su Facebook alcune immadui chiacchierare negli angoli black bloc ha gini scherzose circa le gesta del prima e dopo gli scontri in piazza sostenuto di nostro primo ministro. e la gente che vorrebbe proteessere stato adTu tornerai in Italia? stare pacificamente sospetta che destrato agli Non penso di tornare, ma nemvi siano infiltrazioni della polizia scontri una meno di restare qui a lungo, è all’interno della manifestazione volta al mese un Paese troppo simile al noper disperdere tutti i manifestanti dai corrispettivi stro. dalle piazze. Nelle proteste di ot-
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orld news di Silvia Tempesta
“VIENI A LETTO CON ME?”: GAFFE DEL MINISTRO FRANCESE
“Quando torno a casa vado a letto. Troppo stanco. Con te?”. Eric Besson, ministro francese dell'Industria e responsabile per l’Economia digitale, uscendo dal Consiglio dei Ministri invia su Twitter un secondo messaggio riparatore: “Lol (Lots of laughs’, espressione inglese per dire che si ride molto). Tutte le mie scuse. Così imparo a non toccare la lista delle bozze e a premere per sbaglio sul tasto invio. Non vado a letto...”. Ma oramai la figuraccia è fatta e appaiono commenti ironici, tipo “Quando Eric Besson propone di andare a letto, lo fa con 13mila abbonati. Dominique StraussKahn è stato battuto”. Besson, cinquantaquattrenne, ha sposato una studentessa imparentata con Wassila Bourghiba, moglie dell'ex-presidente tunisino Habib Bourghiba. La giovane tuttavia non sembra possedere un profilo su Twitter.
SCOPRE INFEDELTÀ CONIUGALE. “GRAZIE APPLE”
Una spy story in salsa digitale. Protagonista un marito newyorkese che, grazie ad una applicazione di geolocalizzazione per iPhone, è riuscito a beccare la moglie fedifraga documentandone il tradimento. È quanto, almeno, ha raccontato l’uomo sul sito web MacRumors: “ho regalato a mia moglie il nuovo 4S e ho caricato, senza che lei lo sapesse, Find my Friends. Lei mi ha detto che andava a casa di una sua amica nell'East Village. Avevo il sospetto che si vedesse con un ragazzo che vive in Uptown. Find a Friends la collocava proprio lì: le ho scritto per chiederle dove era e le mi ha risposto che si trovava sulla decima strada nell’East Village. Grazie Apple, grazie App store, grazie a tutti”. Non solo. “Grazie al cielo è lei quella ricca!”.
UE: FISCHIETTI E PALLONCINI PERICOLOSI
Cresce la protesta dei genitori dopo che l’Unione Europea ha varato una direttiva che obbliga gli adulti a non staccare lo sguardo dai bimbi con meno di otto anni, mentre giocano con “pericolosi” palloncini di gomma. Su questi ultimi deve essere riportato l’avvertimento insieme all’invito a buttare quelli eventualmente rotti. Non solo. In base al nuovo regolamento, rischiosi sarebbero anche i fischietti “lingua di gatto” che si usano a carnevale e che si srotolano quando entra l’aria. In questo caso il divieto di utilizzo è totale e riguarda i “bambini” fino all’età di quattordici anni. Un portavoce UE ha dichiarato alla stampa inglese che “qualcuno potrebbe dire che i bambini gonfiano i palloncini da generazioni, ma non più, e saranno più al sicuro così”.
FURTO DI SPERMA, SERVE ALLO STREGONE
In Zimbabwe, tre donne sono sotto processo per aver rubato liquido seminale da rivendere ai guaritori tradizionali. La testata africana Zimdiaspora riferisce che le due sorelle, di 26 e 24 anni, insieme a una loro amica 28enne, avrebbero aggredito ben diciassette uomini per costringerli ad avere un amplesso e sottrarre loro lo sperma necessario a confezionare il farmaco per lo stregone locale. Fra le vittime si contano anche un poliziotto e un militare in servizio. Pare che i malcapitati siano stati narcotizzati con una bomboletta spray od obbligati con una pistola alla masturbazione.
PREGHIERA CON FURTO
Non è una scena di “Operazione San Gennaro”, il famoso film di Dino Risi, ma un fatto di cronaca avvenuto in Inghilterra, a Birmingham, e riferito dal quotidiano locale. Prima di sottrarre in chiesa
una lampada antica in argento massiccio del valore di circa quattromila sterline, due uomini si sono rispettosamente fatti il segno di croce recitando una preghiera davanti all’immagine di San Patrizio, come a chiederne l’assoluzione. Le loro devozioni, riprese dalle telecamere di sicurezza, hanno provocato i bisbigli dei parrocchiani: “Quello che si è fatto il segno della croce doveva sapere cosa si apprestava a fare e l’importanza di ciò che stava per rubare” ha commentato uno dei fedeli presenti quel giorno in chiesa, “è peggio così; è assolutamente terribile”. La polizia di Birmingham ha chiesto l’aiuto della cittadinanza per rintracciare i ladri e la refurtiva.
AMNESIA TEMPORANEA. OCCHIO AL SESSO INTENSO
Perdere la memoria dopo un amplesso molto intenso: un caso raro ma, secondo la rivista specializzata americana Journal of emergency medicine, è accaduto a Washington a una ultracinquantenne che si è recata al pronto soccorso del Georgetown Hospital non ricordando nulla dal rapporto sessuale avuto con il marito ventiquattro ore prima. Sottoposta a controlli, la donna è risultata affetta da “transient global amnesia”, cioè da una rara forma di amnesia temporanea che colpisce ogni anno fra tre e cinque persone su centomila fra i cinquanta e i sessanta anni. Il fenomeno dura poche ore o, al massimo, pochi giorni, e non lascia conseguenze. Fra le cause figurano appunto le prestazioni sessuali coinvolgenti ma non è chiaro il meccanismo responsabile dell’amnesia.
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EDITORIALE
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MA NON È QUESTO IL PROBLEMA (segue dalla prima) di Riccardo Severi Tuttavia, il vero scandalo resta, è in quel “ma non è questo il problema” che sentiamo ripetere dai politici quando si svelano i consistenti privilegi di cui ancora godono, senza paragone rispetto ai colleghi europei. Vediamo, ad esempio, una cosa un po’ più grossa del meschino ristorante; proprio in queste ultime settimane il Parlamento si è dato un budget per il suo funzionamento: 992 milioni di euro per il 2014, esattamente quanto già disposto per il 2012 e 2013. Quanto ci costa! Eh sì, perché mentre i cittadini perdono lavoro, gli ospedali chiudono, i giovani restano disoccupati, e tutti sono stretti dalla morsa fiscale, a pagare quei 922 milioni sono i contribuenti, siamo noi. Avessimo almeno, in presenza di sacrifici a cui tutti siamo chiamati, la soddisfazione di sapere che c’è stata una riduzione del budget, per un Parlamento che oltretutto funziona male e poco (l’assenteismo è la regola) e produce ancora meno (per stessa ammissione del Premier e delle presidenze di Camera e Senato). Ma taglia di qua, taglia di là, per rispettare gli obblighi contratti con la UE e per salvarci la pelle come Italia, il Parlamento taglia tutto ma non i suoi costi. Neppure un tagliettino. Piccolo piccolo. Tutti siamo chiamati a pagare la crisi. Gli onorevoli no. Ma anche sul budget non ridotto, la risposta degli onorevoli è il solito refrain: “Ma non è questo il problema”, come sulle recenti nuove nomine in Parlamento e l’acquisto delle 19 Maserati (sulla base di un contratto di due anni fa) ad opera del ministero della Difesa, proprio in un momento in cui le Forze dell’Ordine - che a malapena riescono a fare il pieno di benzina delle proprie, poche vetture - scendono anch’esse compatte in piazza per protestare contro gli ulteriori tagli a loro spese. Esasperazione che colpisce anche il più insospettabile dei mansueti, come quel Enzino Iacchetti che pochi giorni fa si è presentato sulla propria pagina di FaceBook per apostrofare con un più irriverente “a quel paese” due ministri della Repubblica italiana. Eppure tagliare la spesa del funzionamento costosissimo del Parlamento (ben più costoso di Francia, Germania, Gran Bretagna), ad esempio di un privilegio insostenibile come è il vitalizio ai parlamentari, sarebbe una prova di dignità e pudore. Che però, al momento, proprio non sembra esserci, se sullo sfondo delle elezioni anticipate e l’incubo del crack dell’Italia sui mercati internazionali, come cittadini italiani assistiamo al sindaco di Firenze Renzi che dà del vecchio al suo segretario Bersani che a sua volta risponde dicendo che il vecchio è lui (“Ha idee anni ’80”). Il Presidente della Camera Fini svela in televisione che la moglie di Bossi è andata in pensione a 39 anni e il giorno dopo, alla Camera, le diverse fazioni politiche tentano di darsele di santa ragione davanti ad una scolaresca in visita per apprendere e capire come funzionano le Istituzioni Italiane. E allora che si fa? Di sicuro, l’appuntamento è al bar.
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PPROFONDIMENTI
“ASSEMBLEE DI QUARTIERE” L’ESPERIENZA DEGLI SPAGNOLI PER CAPIRE ED AFFRONTARE LA CRISI di Valerio D’Angelo Il 15 ottobre è stata una data “storica”, in cui gli indignati globali hanno dimostrato davvero di essere il 99% (studenti, precari, disoccupati, ma anche pensionati e comuni lavoratori), come cita uno slogan che campeggiava tra i manifestanti accampati a Wall Street. I “padri” della protesta, cioè i vicini spagnoli, già all’alba del movimento 15-M, avevano elaborato un documento programmatico di 16 punti in cui presentavano proposte alternative all’attuale stato di crisi, dimostrando così la volontà di soluzioni “piccole” a problemi “grandi”. Leggendo il documento, infatti, si ha immediatamente l’impressione che si voglia trovare una soluzione “dal basso”, piuttosto che dall’ “alto”, probabilmente nella convinzione che è stata proprio la gestione globale dell’economia e della politica a provocare la detestata crisi. È come se il movimento seguisse una linea antitetica a quella del sistema globale: quanto più questo è accentrato, tanto più il movimento è decentrato, quanto più il sistema economico internazionale è verticistico, tanto più l’organizzazione de los indignados è partecipativa e antiautoritaria, e soprattutto quanto più i “piani alti” della politica e della finanza prospettano una soluzione globale, tanto più i “piani bassi” cercano alternative locali. Ma non si tratta di un localismo chiuso e indifferente, quanto piuttosto di un nuovo tipo di sensibilità che spinge a creare, studiare, inventare percorsi finora non sperimentati. Ancora una volta, la Spagna docet: sono infatti notevoli le differenze tra il movimento spagnolo e quello del resto d’Europa (solo per limitarci a ciò che conosciamo più da vicino), e a quello italiano in primis; differenze che riguardano non tanto le motivazioni della protesta (in sostanza le stesse) ma il modo di affrontarla e viverla quotidianamente. Innanzitutto, chi ha partecipato alla manifestazione del 15 ottobre a Roma, non ha potuto non notare la presenza di svariate bandiere politiche, di grandi o piccoli partiti, e sebbene non tutti gli indignati nostrani siano iscritti a partiti, anzi il movimento è dichiaratamente apolitico, basta leggere tra i nomi di alcuni “illustri” firmatari all’appello “Indignati!” per constatare la presenza di una nuvola di politica che gravita sulle teste di chi protesta, cosa che suscita l’entusiasmo tra alcuni e il malcontento tra altri. Al contrario, i vicini spagnoli hanno imboccato un’altra strada, che definire antipolitica sarebbe un torto nei loro confronti;
semmai la novità, nella loro concezione di politica, è paradossalmente di tipo “vecchio”, e cioè nel carattere assembleare delle decisioni, a mo’ dell’antica Grecia, a voler fare un paragone azzardato. Il terreno di scontro non è la prevalenza di un partito o di una linea politica, quanto le scelte quotidiane concrete che si possono attuare al di fuori della politica; lo dimostrano le numerosissime asembleas populares abiertas(ve n’è una quasi per ogni quartiere), in cui gli stessi indignati del Movimiento 15-M si riuniscono in piazze, parchi o comunque strutture all’aperto per discutere dei più svariati problemi quotidiani, dal traffico alla gestione degli spazi verdi, alla situazione degli immigrati, ai problemi di sfratto di un vicino ecc. Ed è sufficiente dare un’occhiata al sito http://madrid.tomalaplaza.net per notare, oltre alle tante iniziative organizzate e davvero aperte e attente alle diverse esigenze che compongono l’anima del movimento, soprattutto la capillare struttura informale, come le commissioni e i gruppi di lavoro che proseguono e “popolarizzano” la protesta. Qui il movimento è davvero apolitico, non certo inteso come indifferenza alla politica, ma come partecipazione comunitaria alla vita politica; basti pensare che le diverse assemblee, al posto del principio della maggioranza, preferiscono quello del consensus, per cui non conta prendere immediatamente una decisione o essere efficienti, ma discuterne, confrontare pareri e punti di vista. Il principio che anima le assemblee è di tipo libertario: “non delegare, organizzati insieme al tuo vicino”. L’idea che i partiti non siano l’unica forma di partecipazione alla politica sembra ben radicata in questi esperimenti di microsocietà che stanno coinvolgendo un numero crescente di persone, che finalmente possono fare ciò che la politica ufficiale gli aveva precluso: partecipare! Ovviamente “dal basso”, insieme, piano piano…
TAGLI ALLA SANITÀ, A RISCHIO I SERVIZI
I MEDICI “REGALANO” INTERVENTI CHIRURGICI da Barcellona, Sabrina Bedin A Marzo scorso, quando i tagli alla sanità cominciarono ad avere serie ripercussioni sulla lista d’attesa del Pius Hospital de Valls pregiudicando l’attività del centro sanitario, trenta dipendenti hanno deciso di ribellarsi in forma “alternativa”, dando vita ad un’iniziativa che merita un 10 e lode in quanto ad altruismo e rispetto per l’umanità. Niente di più lontano dagli scioperi e dalle manifestazioni “recriminatorie” cui siamo tristemente abituati. Dall’unione di chirurghi, anestesisti, infermieri ed ausiliari a tutti i livelli è nata Una Jornada per Catalunya, un’associazione solidale che vuole snellire le interminabili liste d’attesa degli ammalati, regalando ogni mese una giornata in cui i pazienti più bisognosi possono essere operati gratuitamente. L’iniziativa è nata con l’annuncio, da parte della Conselleria de Salut de la Generalitat, di tagli al settore sanitario per ben un miliardo di euro. Josep Serra, anestesista dell’Ospedale Pius de Valls nonché uno dei principali propulsori dell’associazione, racconta: “Cominciammo a vivere in prima persona i tagli. I pazienti ci chiedevano quando potevano essere operati e noi ci sentivamo impotenti. Vogliamo che il nostro sforzo apporti un beneficio alla popolazione”. Per poter realizzare il loro obiettivo devono ancora disporre di un luogo condizionato ed ottenere i finanziamenti sufficienti ad acquistare il materiale necessario per gli interventi. Lo stesso Serra spiega che sta negoziando con il Patronato
de la Fundaciòn del Pius Hospital de Valls affinché gli cedano le istallazioni. Assicura che tutto è in marcia e che i contatti con la direzione del centro proseguono per il verso giusto, nonostante non ci sia un ancora un accordo scritto. Dalla direzione del centro sanitario parlano dell’ iniziativa come di “una nuova possibilità” e spiegano che “Le sale operatorie al momento sono chiuse per lavori, ma si riapriranno a Novembre; dovremmo dunque studiare il numero di ammalati che necessitano di un intervento ed il volume delle liste d’attesa”. Negli ultimi mesi ci sono state varie iniziative dello stesso genere, purtroppo non andate a buon fine. A Settembre, alcuni chirurghi dell’ospedale di Bellvitge proposero di operare gratis i pazienti di cancro più gravi, però il centro rifiutò la proposta. Stessa sorte per un gruppo di lavoratori dell’Ospedale di Sant Pau che si offrirono di fare ore extra gratis, per visitare pazienti esterni all’ospedale tutti i venerdì. Secondo Serra il prezzo di un intervento chirurgico è molto più accessibile di quanto la gente creda. “Il costo del personale sanitario è il 65/70% del totale di un’operazione, nel nostro caso tale costo non esisterebbe”. E insiste sulla fattibilità di realizzare facilmente tutte quelle operazioni che non necessitano di un ricovero ospedaliero, soprattutto interventi di chirurgia ambulatoriale, come per esempio delle ernie.
LE TESTIMONIANZE Giorgio Borbon, 28 anni, medico chirurgo di Trieste che da due anni lavora a Barcellona: “Mi sono trasferito dall'Italia ed ho trovato qui le stesse problematiche del mio Paese. A modo mio - come tanti altri giovani come me - cerco di ribellarmi alla situazione in cui ci troviamo. Anche per questo mi offrirei per collaborare all'iniziativa”. Julio Olsen, di Buenos Aires, 30 anni, ginecologo chirurgo con mille sogni ed illusioni. Ha lavorato per due anni all'Hospital Clinic di Barcellona e successivamente in una delle cliniche private più costose della città. Si è recentemente trasferito a Palma de Maiorca. Scontratosi con la realtà, afferma che partecipare ad un progetto simile potrebbe fare la differenza. Anche se non nasconde lo scettiscismo ed afferma: “Penso che al di là dell'altruismo si debbano fare i conti con la realtà. E la realtà è un sistema sanitario che non cambia e che tutti i giorni fa i conti con dei numeri”.
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MONOLOCALE ARREDATO, CON SERVIZIO WI-FI, 191 EURO
L’HOUSING SOCIALE di Francesca D’Archino
Dopo un anno e mezzo di lavori, all’inizio dello scorso settem- 300 persone fra studenti, genitori single, parenti di degenti negli bre è stato inaugurato a Torino, in via Ivrea 24, il più recente ospedali cittadini, lavoratori fuori sede, che occupano il 100% esempio di housing sociale temporaneo in Italia: un albergo da degli appartamenti a disposizione. Ad oggi gli studenti son circa 10 mila metri quadrati con 122 unità residenziali e 58 camere il 58% degli ospiti, l’1% è destinato a un progetto sociale/priad uso hotel. vato; il 19% per il Comune di Torino che diventa il 21% con il L’obiettivo dichiarato è quello di sperimentare un nuovo approc- Comune di Settimo; il 13% a lavoratori in trasferta, il 7% sono cio per affrontare il disagio abitativo (rincari degli affitti in pri- giovani coppie. Un centinaio di ospiti sono cinesi che studiano mis), favorendo la creazione di strutture e servizi di buona ingegneria dell’automobile o architettura al Politecnico di Toqualità a costi contenuti. rino. Ecco quindi che a bussare alle porte dell’hotel sono studenti, Le richieste di abitazione sono accettate con dei criteri distranieri, persone malate o sfrattate che, oltre ad una camera scriminanti? Ad esempio età, famiglie con figli, stranieri, a prezzi modici (arredata e con Wi-fi a disposizione), potranno redditi? contare sulla presenza di un poliambulatorio, uno sportello di No, Sharing - gestore dell’iniziativa di Ivrea 24 - è un modello orientamento al lavoro e uno di consulenza legale, un ufficio di impresa sociale sul mercato che ha l’obiettivo di garantire la preposto all’attività di microcredito oltre ad una serie di spazi sostenibilità sociale ed economica dell’intero progetto che non comuni per attività di formaprevede criteri discriminanti. Coezione, scambio e relax. Solo firentemente con il modello proposto “Housing sociale e venture philanthropy sono lantropia? No, una forma di l’obiettivo è quello di individuare un due concetti potenzialmente connessi. Il primo è la concretizzazione del secondo in uno spe“capitalismo etico”, di “venture mix sociale equilibrato, che possa cifico settore. La venture philanthropy, termine capitalism” come ci racconta essere opportunità di soggiorno per preso in prestito dal mondo anglosassone, rapin esclusiva l’architetto Antoampie categorie sociali, ma anche presenta un nuovo approccio all’investimento nio Fassone, Presidente di offrire un’occasione di soggiorno a nel sociale che mutua nel contesto del no profit Ivrea 24 Abitare Sostenibile coloro che, pur essendo nella conazioni tipicamente manageriali: ovvero, in parS.p.A. e Consigliere di Ammidizione di permettersi costi magticolare, una maggior responsabilizzazione di nistrazione della Fondazione giori rispetto ai mercato, scelgono chi eroga il contributo e di chi lo riceve” CRT, istituto che ha garantito di abitare l’albergo sociale per gli il 90% dei 14,5 milioni di euro obiettivi che questo si pone. complessivi per realizzare l’opera, in un tempo record di un Quanto costa l’affitto, al mese, di un appartamento? anno e mezzo. Gli affitti sono modulati in base a permanenza, grandezza dell’unità abitativa e formula di soggiorno prescelta. Ad esempio per la formula Presidente, ci spieghi subito: oltre 14milioni di euro com- housing, che prevede la permanenza massima di 12 mesi dai 191 plessivi per la realizzazione di questa struttura che viene euro per il monolocale a canone calmierato ai 460 del trilocale a taincontro a chi ha diffi- riffa di mercato. Le quote sono comprensive poi della dotazione arcoltà a permettersi un redi, della minuteria, del affitto. È solo filantro- servizio Internet Wi-fi. E pia? per chi necessita di un L’iniziativa di Ivrea 24 è soggiorno in città dai sei un possibile esempio di e nove mesi, o per chi ha capitalismo etico: non è voglia di sperimentarsi in un’operazione pura- un percorso di coabitamente erogativa, ma zione sono a disposirappresenta una forma zione anche formule commerciali a posto letto. di investimento sociale Si può soggiornare massimo 12 mesi. Minimo? che contempla un ritorno La temporaneità è una delle caratteristiche innovative del progetto, sul territorio anche di si ha la possibilità di sostare dalla notte nella formula albergo fino, tipo economico. appunto, ad un massimo di 12 mesi. Ad esempio? È anche prevista la vendita degli appartamenti? Le risorse generate dagli No, non è prevista. affitti calmierati consen- Avete messo in moto meccanismi per combattere tentativi spetiranno il reinvestimento del capitale in operazioni della stessa culativi, come di chi affitta o subaffitta in nero posti letto agli natura, dando avvio a un circolo virtuoso. L’interesse della Fon- studenti? dazione CRT è pertanto quello di vedere fruttare e ritornare i Il modello di gestione di Sharing ha caratteristiche alberghiere, un milioni investiti in quest’operazione per destinarli, nel rispetto ufficio amministrativo, uno commerciale ed uno sportello di promodella sua missione, ad altre iniziative dello stesso calibro. zione sociale, sempre presenti all’interno del complesso, garantisce Quanti individui può ospitare la struttura? anche un presidio che elimina il rischio di possibili speculazioni. La struttura può ospitare fino a 470 persone. Dall’apertura, av- Dove potrebbero nascere altri alberghi sociali? Cosa è concrevenuta a inizio settembre 2011, sono già state accolte quasi tamente necessario fare per aprire nuove strutture?
Dovrebbero poter nascere in tutte quelle città italiane in cui vi è una forte tensione abitativa dovuta all’afflusso di persone che provengono da fuori ed entrano in città per motivi diversi; tra questi motivi ci sono i temi della salute - persone che si spostano in città dove le cure sono più efficaci -, dello studio - studenti italiani fuori sede e studenti stranieri - e i temi del lavoro fuori sede. Occorrono sostanzialmente tre ingredienti: la disponibilità di terreni o meglio ancora di edifici da ristrutturare - non consumando così altro suolo - a costi calmierati, la disponibilità di investitori pazienti e responsabili che accettino una remunerazione del capitale a lungo termine tramite l’affitto e un’efficace società di gestione che garantisca il successo dell’iniziativa. La nostra particolare partnership tra pubblico e privato ha permesso in tempi veloci il concretizzarsi di questa realtà.
“LA CASA DELLO STUDENTE DOVREBBE AVERE LE STESSE FINALITÀ. MA ATTENZIONE ALLE GHETTIZZAZIONI” L’intervento di David Meghnagi, Professore di Psicologia Clinica dell’Università Roma Tre. Professore, strutture di così grandi dimensioni dislocate in una periferia di una metropoli, richiamano alla mente esempi che hanno portato a ghettizzazioni e a degrado sociale. Ci sono, secondo lei, questi rischi? I rischi ci sono. Per evitarli non basterà controllare ingressi e uscite. Bisognerà prevedere una qualche forma di vita sociale e culturale. Se ci sarà, sicuramente con diverse specificità. Tra coloro che abiteranno questa mega-struttura, infatti, ci sono studenti cinesi del Politecnico, professionisti, ricercatori, giovani coppie e famiglie in difficoltà. Questa differenziazione etnica e sociale può essere considerata un contributo alla convivenza o rischia di fare emergere contrasti e difficoltà tra gli inquilini? Una vita sociale e culturale condivisa è il miglior antidoto a questa possibile deriva. Fermo restando il diritto di ciascuno di frequentare chi gli pare, bisognerà operare affinché ciascuno si senta parte di una comunità più ampia. Si parla di housing sociale e “Venture Philanthropy”. Cosa celano questi termini? Le parole rivelano e allo stesso tempo nascondono. Rivelano un grande bisogno di socialità, ma anche la paura di riconoscere che il problema riguarda tutti, non solo chi momentaneamente è in difficoltà. Il bisogno di appartenere è innato nell’essere umano. Come del resto è innato il bisogno di individuarsi e di differenziarsi. L’anomia sociale è un problema che può avere conseguenze devastanti per la qualità della vita delle grandi metropoli. Parlare di social housing può essere un modo per prendere contatto con il problema, ma anche una tentazione per evitarne le implicazioni profonde. In questa struttura si concedono le abitazioni a breve termine. Come può incidere questa variabile temporale nei rapporti sociali? L’esperienza di vita in queste comunità potrebbe diventare un’occasione per creare condizioni nuove di vita. Che tipo di comunità potrebbe emergere da questo esempio di housing sociale? E che ruolo possono avere i giovani? In una struttura di housing sociale i giovani avrebbero la possibilità di sviluppare rapporti nuovi tesi a valorizzarne le potenzialità. Purché si sappia far fronte alle necessità di una vita sociale condivisa, evitando di creare dei ghetti. Personalmente sostengo da anni la necessità che anche la casa dello studente sia pensata con analoghe finalità, combinando il bisogno di sapere stare con gli altri con quello di essere capaci di stare soli. (Francesca D’Archino)
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Perché, a volte, è meglio non (ri)metterci la faccia
CERCATE FONDI PER REALIZZARE I VOSTRI PROGETTI? UN, DUE, TRE… EPPELA.COM!
UNA CHATTATA CON…
ROY PACI!
di Raffaele Tostini
di Molly Malone
Nella sua incredibile carriera, lunga più di 25 anni, Roy Paci avrà preso parte a qualcosa come 400 progetti discografici della più svariata natura… Conclusa l’esperienza (piuttosto breve, ahinoi, ahilui!) di giudice del programma “Star Academy”, chiuso prematuramente per ascolti troppo bassi, Roy è tornato a tempo pieno alla sua vera passione, mai peraltro abbandonata: la musica! Curiosi di far quattro chattate con lui, appena lo troviamo online… è nostro! W: benvenuto, Roy! Come va? R: molto bene grazie, il sole ci riscalda l'animo W: allora partiamo caldi con la nostra Chat Up! Sei un artista di grandissimo spessore che nella sua carriera ne ha viste di tutti i colori… te lo saresti mai aspettato questo flop di “Star Academy”? R: sinceramente no, pensavo piuttosto che la trasmissione nonostante le difficoltà durante lo start, avrebbe preso una piega migliore. W: CHAT VERITÀ… cosa non ha funzionato secondo te? R: secondo me è stata penalizzante la ripetizione di format tutti uguali, dove c'è troppa offerta ovviamente la domanda cala. W: il pubblico ha preferito seguire l'originale? R: io penso che il pubblico al momento stia premiando la tv spettacolo dove per spettacolo si intende "la caciara", liti fra giurati, lo show nello show, ecc... W: e questo è mancato a “Star Academy”? R: beh, sì, tranne la simpatica impertinenza della Vanoni siamo stati tutti abbastanza low profile. Nessun attrito preconfezionato, nessun litigio, molta indipendenza nel giudizio finale. Questa atmosfera non è forse idonea al format. W: oddio, tra giudici e vocal coach non mi è sembrato tutto così rose e fiori per la verità, eh … R: no infatti, c'ero anche io che vestivo sempre di scuro, altro che rose e fiori W: ahahah be' tu eri il più "peace and love"! R: vista la fine del programma, sono finito come un “pis e llone”! W: il programma si è concluso senza un vincitore… qual è il tuo vincitore morale? R: premio Julia Lenti. Senza dubbio mi è sembrata la più preparata e decisamente molto professionale. W: tiriamo le somme… come giudice che voto ti dai? R: se devo valutarmi da solo, mi do il massimo dei voti! W: DEVIL CHAT: rifarai mai un talent show? R: Perché no? Non credo di essere stata io la catastrofe, o no? W: no al contrario, tu sei piaciuto! R: che mi fai, il filo? W: ora non esageriamo, eh! Anzi, preparati per la CHAT PROMOZIONALE… chiusa questa pagina, quale capitolo si apre? R: ci sono capitoli che non si chiudono mai, io sono sempre stato e sarò sempre un musicista, e non ho mai smesso neanche durante il programma. Per me continua l'odissea della musica W: qualcosa in cantiere che ci puoi Chat anticipare? R: sono stato chiamato a formare e a dirigere una grande orchestra che si esibirà a Novoli il 16 gennaio in occasione della grande festa per la fòcara. Un altissimo momento di incontro fra la tradizione popolare e la musica, in quel Salento che da qualche anno mi ha adottato. W: dilla tutta… R:: l'ensemble si chiama "Orchestra del fuoco" e consiglio a
tutti di venirci a vedere perché vi sto preparando delle grandi sorprese con degli ospiti molto speciali! W: tutti invitati, allora! Insieme altri artisti hai recentemente reso omaggio con la tua band gli Aretuska a Rino Gaetano con un rifacimento in chiave moderna della canzone “Nun-te-reggae-più”… tanto per farci i CHATTI TUOI … a chi la canteresti? R : sicuramente nel testo, per motivi di tempo, non c'era spazio per tutti. Forse faccio prima a dirti a chi non la canterei W: ahahah bella mossa! Bene, siamo giunti alla fine, Roy lascia un bel messaggio “Toda Beleza” a tutti i lettori di What’s Up? R: mi auguro che i lettori di What's Up possano godere di un'informazione simpatica, gradevole e imparziale. Tanto sole nel cuore a tutti! Foto di Cinzia Aze
Gli ingredienti necessari per concretizzare un sogno sono tre: l’idea che c’è alla base, gli strumenti necessari per realizzarla e… i soldi. Tre soli passi per mettere in pratica i nostri progetti, eppure nella maggior parte dei casi l’ultimo degli step, il vil denaro, rappresenta lo scoglio insormontabile. Da alcune settimane ci viene però incontro www.eppela.com, il sito italiano di crowdfunding, processo di finanziamento basato sulla collaborazione tra più persone che, incontrandosi su una piattaforma, anche virtuale, mettono a disposizione le proprie risorse, ognuno secondo le competenze/disponibilità. Vediamo nel particolare come si articola. Se abbiamo un progetto da realizzare, per prima cosa lo sottoponiamo al team di Eppela, che lo valuta ed eventualmente lo approva (è richiesto solo di avere un account su paypal). Se la nostra iniziativa è stata valutata positivamente, possiamo quindi proporla ai potenziali finanziatori attraverso un filmato (che dovremo realizzare) nel quale si descrive, appunto, il progetto corredato da una breve profilo dell’autore. L’importo e i tempi per la realizzazione di quanto vogliamo proporre sono determinati da noi, con la sola accortezza di tenere aperta la raccolta per un periodo compreso tra i trenta e i novanta giorni. Se non si raggiunge la somma necessaria entro i termini stabiliti, le offerte fatte dai finanziatori sono annullate. In caso contrario, la raccolta fondi si dichiara conclusa con successo (eventuali offerte superiori all’importo richiesto vengono comunque assegnate). Per invogliare a dare un contributo in denaro ai progetti proposti dagli altri utenti, vengono promessi beni o servizi: una o più copie di un libro se si tratta di un’opera letteraria, la dedica in copertina o tre ascolti gratis se si tratta di un CD, un supplì e una crocchetta come “vitalizio”, finanziando ad esempio una rosticceria. Non sapendo se un giorno avremo la pensione, la sola idea non ci dispiace.
SCARLETTJOHANSSONING.COM
IL LATO B DEL WEB
di Osvaldo Marchese Tutto è partito da una foto. Una posa, uno scatto osé rubato dal cellulare dell’attrice newyorkese Scarlett Johansson. Senza veli, in una stanza da letto, con le spalle rivolte a un suntuoso specchio: nonostante il suo affascinante viso, è impossibile non notare le curve riflesse. L’immagine viene “hackerata”, finisce su tutte le riviste scandalistiche. Al web, poi, il compito di amplificare la notizia. Ed è così che, un po’ per gioco, un po’ per vanità, in tanti hanno deciso di scimmiottare la ripresa proibita della seducente Scarlett. Come? Mostrando il loro sgraziato lato B. Il sito che raccoglie tutti questi scatti “d’autore” si chiama, non a caso, www.scarlettjohanssoning.com. L’idea di fondo (in tutti i sensi) è che ciascuno può sentirsi come la diva di Hollywood, semplicemente imitando il suo stile irriverente. Basta una fotocamera (ma anche uno smartphone se vi fa sentire a vostro agio), uno specchio, un soggetto e il gioco è fatto. Dall’America al Giappone, passando per l’Europa è una vera e propria esplosione di creatività. C’è chi indossa un costume da carnevale, una maschera. Chi più semplicemente ci mette la propria faccia. Una tendenza che attira entrambi i sessi. Uomini e donne, non fa differenza. Su questo impudico social network tutti sembrano aver la necessità di mettersi (e metterlo) in mostra. Ma c’è chi si diverte attenendosi soltanto al tema. Girovagando in quel ginepraio di chiappe al vento ci siamo imbattuti persino in una Barbie. E ancora animali, pupazzi, robot, oggetti cult che hanno segnato un’epoca. Proprio come l’i-Phone, il cui “posteriore” è stato fotografato davanti a uno specchio improvvisato. Cosa dire poi della fotocamera digitale messa di spalle con impressa sul monitor la foto di un sedere? Geniale. Insomma, non importa quale sia il contesto, l’importante è esserci. Un innocente autoscatto può trasformarsi in mania. Della serie cosa è in grado di ispirare sul web un fondoschiena da Oscar.
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IL DANNATO DI VIVERE DEI...
NEGRITA
“Un disco che porta a muovere il culo (ce ne siamo accorti subito mentre lo stavamo suonando)” di Emanuela Brugiotti A tre anni di distanza dal loro ultimo disco “Helldorado”, il 25 ottobre è uscito “Dannato vivere”, il nuovo album di inediti dei Negrita che promette scintille. Mentre con il precedente la band aretina ha voluto puntare il dito contro “situazioni e inganni”, questa volta l’intenzione è di trovare l’energia per reagire perché, come dice lo stesso Drigo (chitarra), “la vita sarà dannata, ma è sempre un esercizio meraviglioso ”. Non finisce qui, l’uscita dell’album, infatti, anticipa il tour (prodotto da Live Nation) nei sei più importanti palasport d’Italia che debutterà il 31 gennaio 2012 dal Mandela Forum di Firenze. I Negrita, insomma, questa volta vogliono fare le cose in grande. Sarà forse perché sono due anni che mancano dai palchi italiani e “le mani prudono” per tornare a far ballare? Sicuramente sì, perché “è un disco che porta a muovere il culo”, parola di Pau (voce)! E allora che aspettate a farvi travolgere dalla tempesta ritmica dei Negrita? Noi di What’s Up siamo già pronti e appena intravediamo Drigo e Pau in un momento di pausa, non ci facciamo scappare l’occasione di far quattro chiacchiere con loro…
PAU, DRIGO…
di dire cose che, oltre a raggiungere la gente, siano anche utili, così come Quali, ad esempio? è utile il lavoro di un idraulico, di un elettricista o di un insegnante, anche Pau. Per noi la musica, poi la dignità, le amicizie quelle vere, per noi, oltre al desiderio di gratificazione personale, è opportuno cercare quelle che non hai bisogno di sentirle a stretto giro, ma sai che l’utilità del nostro lavoro e l’utilizzo che ne possono fare gli altri. ci saranno sempre. Qual è allora, se c’è, il messaggio subliminale? Un giorno di ordinaria magia potrebbe essere un ideale lanDrigo. Come c’era in “Helldorado”, tra “inferno” e “dorato”, anche nel cio promozionale dei vostri concerti. Una dritta ai lettori di titolo “Dannato vivere” c’è la dicotomia tra “dannato” e “vivere”, che co- What’s Up? munque è un dannato meraviglioso vivere: la vita sarà dannata ma è Ben ritrovati su What’s Up! Da “Helldorato” a “Dannato vivere” sono tra- sempre un esercizio meraviglioso. Cerchiamo di proporre le due facce della medaglia. scorsi tre anni. Quanta acqua è passata sotto i ponti dei Negrita… Drigo. Tantissima! Abbiamo continuato a viaggiare e a fare concerti in Scambiamo i ruoli… da giornalisti convinti della qualità del vostro giro per il mondo, siamo stati a Berlino, a Londra, in tour in America per album, quali aggettivi usereste per descriverlo? un mese poi un altro tour in Spagna. Il contatto con il mondo fuori dei Drigo. Musicalmente forse mi viene l’aggettivo “schizofrenico”, nel senso nostri confini ha continuato ad essere molto importante ed ha influito sulla che non abbiamo nessun genere di pregiudizio sul sound, puntiamo alstesura anche di questo album. Diciamo che mentre per i precedenti l’emozione che una canzone può dare. Quindi se una ha un’anima regsiamo andati a curiosare fra generi musicali esotici, questo nuovo lavoro, gae, quella successiva punk e quella dopo pop, non è importante. Per in realtà, utilizza questi viaggi più dal punto di vista tematico, nel senso noi la musica è un gioco, qualsiasi cosa ci stimola e riteniamo valida la inseguiamo. In questo senso l’album è molto colorato, variegato, multiche i viaggi sono entrati più nei contenuti che nell’aspetto musicale. culturale. “Helldorado”, “Dannato vivere”… vi piace proprio giocare con pa- Pau. Non per semplificare, ma userei la parola “dannato”, in cui non vedo niente di dantesco, ma i problemi che la vita ti role infernali. Per il prossimo album che ci dobbiamo aspettare, la fine del mondo? “È sempre più importante, vomita addosso. Però ci vedo anche la reazione… tipo “cazzo, dannato vivere!”, che Drigo. Non vedo come potrebbe essere alper noi, quello che però resta sempre estremamente affascitrimenti visto quello che c’è in giro oggi! La vogliamo comunicare. Il Pau. Sarà un tour importante, abbiamo scelto location grandi, nante. situazione internazionale sembra deteriorarsi sempre di più e viene da pensare davvero nostro lavoro deve essere Nel brano Fuori controllo si legge “il difficili da gestire, quindi ci sarà molto lavoro di preparazione. tempo sta cambiando, c’è chi lotta e chi Dobbiamo costruire uno show degno delle aspettative, perché all’Apocalisse! Prima avevamo un atteggiautile come quello di un riempire palasi arrende… le speranze di una generamento di invettiva verso certe situazioni, idraulico” zione”. Quanto indignatos sono i Negrita sport grandi adesso con “Dannato vivere” proviamo a rea“L’indignazione non è un oggi? come quelli, e gire a tutta questa negatività, cercando di catasto che intendiamo per noi è la pire dove possono essere le risorse e le energie positive per ricominciare. Drigo. L’indignazione non è un tasto che intendiamo premere, passiamo Pau. Poi, sai, arriviamo dal blues, dal rock, quindi capisci che c’è la mi- oltre perché la consapevolezza delle cose è importante, ma non vo- premere, prendiamo atto di prima volta, è gliamo veicolare situazioni di violenza. Si tratta di prendere atto di quello quello che sta succedendo, un bel grattatologia dell’anima venduta al diavolo e via dicendo… (ride). capo. Io non ho E in effetti il viaggio, il gusto di sperimentare, pur mantenendo la che sta succedendo, ma non c’è la volontà di soffiare sul fuoco. ma non c’è la volontà di capelli quindi vostra anima rock, è ciò che oramai vi caratterizza musicalmente, A voi, quali situazioni fanno ancora oggi “perdere la bussola” (cit. soffiare sul fuoco” me lo gratto voumanamente. Avete già individuato il percorso per la prossima vo- brano Fuori Controllo)? lentieri (ride). Pau. Moltissime cose ci fanno indignare e incazzare, ma credo sia un stra tappa? Pau. No ancora no, adesso stiamo facendo indigestione di “Dannato vi- buon segno, vuol dire che siamo ancora vivi, alla ricerca del fantomatico Le preoccupazioni si accompagnano però al prurito nelle mani, vere”, terminato davvero poche settimane fa, e abbiamo bisogno di mondo migliore. Ad esempio, l’ignoranza trasversale che attraversa la abbiamo una voglia immensa di suonare davanti al nostro pubblico, non suoniamo in Italia da due anni, tempo per trasferire a chi ci ascolterà tutto questo lavoro… vedi che son società italiana a partire dalle classi dirigenti ci son più di 700 giorni… abbiamo proprio preoccupa molto, come uomini e, voglia di salire sul palco e spaccare il per me, anche come genitore. Io culo alla platea! Abbiamo voglia di fare credo di averci fatto un po’ gli antiloro del male e loro sanno cosa intendo corpi, mentre per mia figlia e per le generazioni future la vedo un po’ più con questo… non sono preoccupati! dura. Magari mi sbaglio, anche loro (ride). si faranno le ossa e troveranno il Cantate “avrei bisogno di sfogarmi”. E modo di sopravvivere. allora sfoghiamoci ballando… con quale sound? “Innamorati dei sogni che nesPau. Far ballare la gente è diventata suno te li porta via”… Guardanun’abitudine, proporremo una tempesta ritdoci in giro, sicuro sicuro? mica che spazierà dai suoni reggae, al rock and Pau. I sogni nessuno ce li porta via! roll puro, al funky… avremo un’enciclopedia del Se uno ha un sogno, un sogno vero intendo, non un desiderio, credo che ritmo che si riverserà sul palco del “Dannato vivere sia in una botte di ferro e ha il comtour”! Questo è un disco che porta a muovere il pito di inseguirlo. culo, ce ne siamo accorti subito mentre lo stavamo “Brucerò per te”… l’amore è suonando! sempre l’unica cosa per cui Pau, manda un messaggio a tutti lettori di Whavale la pena prendere fuoco? t’s Up… e che sia all’altezza dei precedenti! qui con te a promuoverlo (ride). Siamo stati assenti per un po’, molti se ne saranno Drigo. In questo momento stiamo ancora facendo un respiro di sollievo Pau. È una delle cose sicuramente più accorti altri non ci avranno neanche fatto caso, coper aver finito quest’album che ci ha impegnato tantissimo, soprattutto importanti, diciamo che è sul podio! munque siamo tornati. E se non c’avete fatto caso per quanto riguarda i testi e le tematiche, perché è sempre più importante (Ride) Anche se ci sono anche altre Servizio fotografico oggi, ve ne accorgerete da domani! quello che si dice e quello che si rappresenta. Bisogna essere in grado cose… di Alessio Pizzicannella
WHAT’S UP?
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ive&surprise what’sound di Massimo Canorro
“NEIGHBORHOODS”: IL RITORNO DEI BLINK 182 di Davide Del Duca Erano le icone del pop-punk californiano, spensierate come molti adolescenti che li adoravano. Dopo essersi sciolti nel 2005, i Blink 182 sono tornati con “Neighborhoods” su etichetta Interscope. Il cd fisico è disponibile unicamente in versione “Standard”, mentre il digitale prevede anche una versione “Deluxe” che contiene quattro brani in più. Il sound ricorda i Blink 182 di una volta ma con melodie più impegnate e una tecnica musicale sicuramente più matura. Le voci sono ormai da uomini ma l’energia è quella di ragazzini appena usciti dalle lezioni scolastiche, così come l’estro di Travis Barker (batteria) è cresciuto notevolmente. Il loro ultimo lavoro discografico contiene dieci tracce tutte molto orecchiabili dove le chitarre nervose spadroneggiano tra i cori di Tom DeLonge e Mark Hoppus. Ghost on the dance floor è il brano apripista che segna il loro ritorno sui palchi a far baldoria come un tempo. Anche l’ultima canzone Love is dangerous è di facile ascolto arricchita da una base di pad vellutati. Il 3 luglio 2012 al Forum di Assago sarà l’unica data italiana del tour per ricordare i vecchi tempi della scuola, quando si era un po’ più sereni.per accontentare proprio tutti i fan.
MARCO MENGONI IN “SOLO 2.0” di Maria Flavia Vecchio Quello che emerge dalle note del nuovo album “Solo 2.0” è un nuovo Marco Mengoni. Il vincitore della terza edizione di X Factor ha fatto molta strada dal giorno del suo trionfo al talent show. Dopo una vittoria agli EMA 2010 come “Best Italian Act” ed il premio “Man of The Year” ai Trl Award, il Re Matto ha acquisito una nuova sicurezza, non solo vocale (di cui non ha bisogno, date le evidenti doti canore), ma soprattutto stilistica. Prodotto dalla Sony Music, “Solo 2.0” preannuncia un tour presentato in anteprima da due date evento: una il 26 novembre al Mediolanum Forum di Milano ed una tre giorni dopo, il 29, al Palalottomatica di Roma. Nel nuovo cd troviamo un Mengoni arrabbiato e determinato: un “toro al centro di un’arena” (rif. brano Solo) che si aspetta di vederlo cadere per mano di uno spavaldo torero. Ma nessuno potrà fermarlo, come canta a gran voce in Un gioco sporco, pezzo in cui collabora coi Cluster. Diverse le collaborazioni per la scrittura dei testi: Neffa firma Un finale diverso, Dente e Paolo Nutini Mangialanima e Eric Daniel Searcing. In quest’ultima traccia, così come per Tonight, Mengoni canta in inglese, dimostrandosi pronto a calcare palchi internazionali.
L’amore finisce ma l’amicizia dura per sempre. Speriamo sia così anche per Geri Halliwell e Pippa Middleton, diventate amiche dopo una serata benefica a Londra. Dall’altra parte del mondo l’inventore dello shock rock, Alice Cooper, insegna catechismo ai bambini di una parrocchia e anche lo scapestrato Jack Osbourne pare aver messo la testa a posto: la bella compagna aspetta un bimbo.
TIME ZONES: LE MUSICHE POSSIBILI di Adriana Matone È giunto alla ventiseiesima edizione la rassegna “Time Zones - Sulla Via delle musiche possibili” di Bari, che torna quest’anno dal 4 al 19 novembre in diverse location del capoluogo pugliese. Quest'anno il festival è dedicato principalmente al pianoforte ed a tutte le sue sfaccettatur. Una sorta di “pianozone” per accogliere compositori - pianisti che propongono performance all'apparenza provenienti da generi diversi, ma accomunate da una segnatissima centralità di questo meraviglioso strumento nella costruzione dei suoni. Dopo aver ospitato in passato grandi nomi come Arto Lindsay, Caetano Veloso, David Sylvian e Robert Fripp, tra gli appuntamenti di quest’anno, il 12 novembre a S. Teresa dei Maschi ci sarà la musicista americana (di origini iraniane) Azita. Martedì 15 sarà la volta del francese Yann Tiersen, noto per aver composto le colonne sonore di film come “Il favoloso mondo di Amelie” e “Good bye Lenin”. Si torna al Teatro Forma il 17 novembre per la cantautrice danese Agnes Obel, il 18 per il duo tedesco-norvegese Wesseltoft & Schwarz ed il 19 per due artisti della scena neoclassica europea: il berlinese Nils Frahm e l’americano (ex Devics) Dustin O’Halloran.
LUI NON È GIUSEPPE VERDI: È GIOPS di Fabrizio Assandri È il primo album dell’etichetta voluta da Fabrizio De André, la Nuvole Production, diretta da Dori Ghezzi, non dedicata a Faber. E, come se non bastasse, è l’album di un artista che non ha niente a che spartire con il cantautore genovese. Andrea Gioacchini, in arte Andrea Giops, trentunenne, che ha partecipato ad X Factor nel 2009, dopo essere stato notato da Morgan esce ora con l’album d’esordio “Io non sono Giuseppe Verdi”, che recupera dal cassetto alcune canzoni di Felice Simeone, amico di De André. Un album che scorre, dalla sonorità pop e con qualche eco reggae (di cui Giops è appassionato), molto variegato nelle sue dieci track, aperte dal singolo, in rotazione radiofonica, Mai più. I testi – due portano la firma anche di Giops, che s’è invece concentrato di più sulla composizione – vanno dall’indignato, al malinconico, all’ironico, nel tracciare un disegno ideale del mondo a misura dei trentenni. Tra le canzoni ci sono anche Svegliati, cover della Rettore, L’opportunista, traduzione del cantautore francese Jacques Dutronq, e canzoni di Fabio Cinti, musicista del giro di Morgan.
Chi pensa che la vera amicizia tra donne non possa esistere dovrà ricredersi. A sfatare questo luogo comune è l’ex Spice Girls Geri Halliwell, diventata amica di Pippa Middleton, sorella di Kate, moglie del principe William. Nota soprattutto per il suo lato b, sfoggiato in un aderentissimo abito bianco durante le nozze reali, Pippa ha conosciuto Geri ad un evento benefico londinese. Invitate entrambe al Plaza Westminster Bridge nell’ambito del party per Starlight Children’s Foundation, le ragazze si sono conosciute e, accantonati i rispettivi accompagnatori, hanno parlato a lungo, gettando le fondamenta di quella che potrebbe trasformarsi in una bella amicizia. Sentimenti puri come quelli che la rockstar Alice Cooper cerca di diffondere tra i bambini che seguono i suoi corsi di catechismo (sì, avete capito bene) in una parrocchia dell’Arizona. A raccontare questa bizzarra esperienza è lo stesso Alice, al secolo Vincent Furnier: “Immaginatevi le facce dei parrocchiani quando hanno scoperto che avrei insegnato la dottrina religiosa ai loro bambini. Di solito la mia immagine è accostata al satanismo e al diavolo”. Povere creature, verrebbe da dire, anche se la rockstar, spiazzando tutti, aggiunge: “Cooper è un personaggio che interpreto sul palco. Sono figlio di un uomo di chiesa e vado a messa tutte le domeniche”. Perché non credergli? E allora mostriamo la stessa fiducia anche nei confronti del leader dei Coldplay Chris Martin, che in un’intervista ha ammesso che “sposare Gwyneth Paltrow è stato come vincere la lotteria”. Quindi il cantante ha precisato di non aver mai avuto storie sentimentali di un certo rilievo. “L’unica è quella che sto vivendo ora”. Sposati da otto anni, con due figli di cinque e sette anni, Chris e Gwyneth appaiono sempre più uniti. Finalmente una coppia del jet set destinata a durare (i diretti interessati facciano i debiti scongiuri). È lo stesso augurio che rivolgiamo a Jack Osbourne, figlio di Ozzy, innamoratissimo della futura moglie Lisa Stelly dalla quale aspetta un bimbo. L’attrice e l’erede dell’ex vocalist dei Black Sabbath convoleranno a nozze quanto prima, anche per la gioia della sorella di Jack, Kelly, che su Twitter ha scritto di essere “la persona più felice del mondo. Lisa, benvenuta in famiglia!”. Che cara ragazza. Chissà come l’ha presa la nostra Mina, pronta ad uscire con un disco di inediti. Il primo singolo estratto, Questa canzone, è già ascoltabile in rete e in radio. Ma c’è un mistero intorno al brano in questione: chi lo ha scritto? L’autore, che lo ha inviato alla grande vocalist tramite provino, non ha allegato nessuna informazione che possa identificarlo.
IN - DIE(’S) - SOUND La novità indie in itaLia JESUS WAS HOMELESS “VIOLET LINE” di Riccardo Angelo Colabattista Alcune volte il nome di una band può suonare famigliare, rendere il gruppo riconoscibile e facilmente rintracciabile tra le pareti affollate dei grandi megastore musicali. In questo caso, però, la band nata durante un viaggio di sola andata per Los Angeles racchiude in sé la storia, la filosofia e l’odore delle ruote di una vettura mai stanca di percorrere le strade più scomode della discografia moderna. Stiamo parlando dei Jesus Was Homeless, un quartetto con un background variegato che ben si miscela nelle cupe atmosfere presenti nel loro ultimo EP “Violet Line”. Nelle quattro tracce difficilmente emergono le radici italiane fondate sugli stereotipi di pizza e mandolino ma il sound degli italianissimi JWH si avvicina più agli inglesi The Horrors e alla band a stelle e strisce dei The Killers, gruppo nato proprio a Los Angeles. E così il cerchio si chiude per una storia che, appena iniziata, è già pronta a reinventarsi affermando con autorevolezza musicale che Gesù è stato un senzatetto.
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l cinema con what’s up di Maria Sole
WARRIOR
LEZIONI DI CIOCCOLATO 2
(REGIA DI GAVIN O’ CONNOR) HHHII
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u per cosa combatti? Questo è il leit motiv del film, perché tutti, nella vita, hanno uno scopo ben preciso e affrontano una lunga strada per arrivare alla propria meta. Brendan (Joel Edgerton) e Tommy (Tom Hardy) sono due fratelli molto diversi tra loro: il primo è un professore di fisica al liceo ed il secondo è un ex marine tornato in patria dopo aver disertato l’esercito. Entrambi combattono per qualcosa a cui tengono molto: Brendan deve salvare la propria famiglia dal tracollo finanziario, mentre Tommy vuole donare del denaro alla famiglia dell’amico morto durante un’operazione militare. Il luogo ideale per raggiungere i propri obiettivi è il ring di “Sparta”, la più grande competizione di arti marziali della storia, dove i due affrontano i migliori combattenti del mondo, in un crescendo di pathos fino allo scontro finale. Un film che parla di grandi personalità e di riscatto mescolando passione e affetti familiari. Bravi gli attori a sorreggere un film dalla sceneggiatura a tratti debole.
(REGIA DI ALESSIO MARIA FEDERICI) HHHII
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l cioccolato è sempre al centro delle vicende dei simpatici Mattia (Luca Argentero) e Kamal (Hassani Shapi), di nuovo alle prese con problemi di cuore, dolci ricette e scambi di persona. Il primo si innamora di una misteriosa ragazza egiziana e chiede saggi consigli al secondo per conquistarla, mentre l'africano è alle prese con problemi familiari e giudiziari. Riuscirà la tenerezza di Mattia e delle sue ricette a conquistare il cuore della bella Leila (Nabiha Akkari)? L’inaspettato è, come sempre, dietro l’angolo e il destino a volte è talmente beffardo da mettere a rischio bellissime amicizie. Una pellicola indubbiamente divertente ma, pur ricalcando molto il primo capitolo, non riesce ad essere spiritosa ed incisiva. Molte scene e dialoghi sanno di già visto. Un sequel che fa rimpiangere il primo film.
l’indie up
JIMMY DELLA COLLINA
(REGIA DI ENRICO PAU)
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udore, amore e rabbia. In sintesi è questa la vita di Jimmy (Nicola Adamo), che ad un mese esatto dalla maggiore età prova a sfuggire alla povertà operaia di Sassari cercando fortuna nel crimine. Ma già al primo colpo finisce dietro le sbarre insieme a tanti altri ragazzi sperduti. Poi passa dal carcere minorile a una comunità di recupero (che esiste realmente e si chiama “La collina”). E qui fa amicizia con Claudia (Valentina Carnelutti), una delle collaboratrici del sacerdote che ha fondato il luogo. Il rapporto tra i due si fa subito complesso: lui schivo, lei in cerca di affetto... Siamo in zona cinema anglosassone, Ken Loach per intenderci, con l’aggiunta delle ciminiere di Sassari che danno al film quello sfondo industriale perfetto nel ricostruire il senso di disagio provato da Jimmy. Il ragazzo senza particolari doti vive ne proprio mondo interiore, come nelle pagine del romanzo di Massimo Carlotto da cui è tratto il film di Pau, sempre lucido e profondo nel raccontarlo. Passato in sordina nelle sale, nonostante la nutrita bacheca di premi rastrellati un po’ ovunque, ora “Jimmy della collina” (2006) esce in dvd per la Cghv, da sempre attenta al cinema indipendente, arricchito negli extra da un’interessante intervista al regista sardo. (Giacomo Ioannisci)
prossimamente… forse… in Italia
LA PROIE
(REGIA DI ERIC VALETTE)
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icordate Il Fuggitivo dove il medico Harrison Ford, accusato dell'omicidio della moglie, era braccato dal superpoliziotto Tommy Lee Jones? Ebbene il cuore di quella vicenda è ripresa, rielaborata, ampliata in La Proie, un tesissimo poliziesco diretto da Eric Valette. Adrien è un uomo in fuga. Evaso dal carcere dove era rinchiuso per una rapina, il bottino (da cui il titolo della pellicola) diventa il classico McGuffin che dà inizio ad una giostra di avvenimenti in cui entrano a far parte un pericoloso serial killer pedofilo, un padre in cerca di vendetta per la morte di sua figlia, una poliziotta per nulla convinta della colpevolezza del protagonista, un ex poliziotto in cerca di redenzione. Un accumulo di personaggi e situazioni che per meglio svilupparli necessiterebbero di almeno altri due capitoli. Nonostante ciò, il regista mantiene uno stile rigoroso, secco, coinvolgente, accennando il giusto senza trascurare nulla, lasciando allo spettatore la legittima curiosità e simpa-
IL MIO DOMANI (REGIA DI MARINA SPADA) HHHHI
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er Dante Alighieri era il “mezzo del cammin di nostra vita”, per Monica, donna single in carriera, un momento della sua esistenza in cui fermarsi ed analizzare ciò che la circonda, a partire dalle sue complesse relazioni affettive. L’austero padre abbandonato dalla moglie molti anni prima, il freddo capo con cui inizia una storia, sebbene lui sia sposato, la sorellastra invidiosa e il fragile e schivo nipote sono gli attori che si muovono sul palcoscenico della sua vita e, insieme al suo lavoro, tutto ciò che riempie la sua esistenza. Un giorno, però, un turbine di domande si affacciano nella mente di Monica (Claudia Gerini), generando in lei la consapevolezza di non riuscire più a identificarsi nella vita che aveva vissuto sino ad allora. Da qui una profonda riflessione che la porta anche a fare i conti con il suo difficile passato e con la figura della madre. Fino alla domanda finale: quale sarà il mio domani? Non lo so, sembra dire Monica, “intanto vivo”. Claudia Gerini è perfetta nel ruolo e ci introduce nell'intimo dramma di chi, metaforicamente perso, cerca di ritrovare la retta via. Un film intenso e metaforico, toc- Foto di Claudio Iannone / cante e delicato. Cattleya 2010
Foto di Claudio Iannone / Cattleya 2010
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hi c’e ’ in tv?
CARLA GOZZI / MA COME TI VESTI? di M.L. Kevin
Carla Gozzi, assieme ad Enzo Miccio, conduce ogni mercoledì sera (21.30, Real Time) la trasmissione Ma come ti vesti?, giunta alla sua quinta edizione. Al grido di “Popolo di fashionisti non sbagliate il dress code!” i due simpatici conduttori (imitati anche a Quelli che il calcio, domenica su Rai2) dispensano consigli a chi più e chi meno necessita che gli vengano svelati “i segreti per rifarsi il look”. Poche ore prima dell’inizio della trasmissione, bussiamo alla porta di casa di Carla e… Carla, stasera cosa indosserai per guardarti in Tv? Per l’occasione indosso sempre le prime cose che mi capitano tra le mani! tia verso personaggi a loro modo memorabili. Protagonista Albert Dupontel con una bella faccia da polar francese degli Anni '70, un misto tra Lino Ventura, Daniel Auteuil ed Harvey Keitel; accanto a lui Stéphane Debac, capace di donare al suo personaggio, attraverso una recitazione giocata sulla sottrazione dove il cinema americano probabilmente avrebbe giocato sull'accumulo, un'affezione che si trasforma lentamente in orrore e disgusto. A loro si contrappone un terzetto di personaggi femminili con la nostra Caterina Murino, nei panni della moglie del protagonista in una sorta di musa evocativa; Alice Taglioni in quelli di una poliziotta tutta d'un pezzo, principale quanto inconsapevole alleata del protagonista; Natacha Régnier, compagna del serial killer che si rivelerà un'autentica sorpresa per lo spettatore. Un film che si fa apprezzare per il quadro d'insieme di un'azione senza tregua e colpi di scena a ripetizione, impreziosita da dettagli e sottotrame che costruiscono ed arricchiscono forse oltre misura, un thriller di ottima fattura. Chapeau. (Fabio Melandri)
Stravaccati in poltrona, su uno sgabello o... in movimento? Concentrati, composti e comodi su una poltrona vintage baxter, color cammello! Cucini tu? Cucino io… stasera vellutata di asparagi e quiche di zucca! Accipicchia! Abbiniamo birra, vino o una centrifuga di carote? Ci beviamo un ottimo tè bancha! C’è la pubblicità. Dove zappiamo?
Non si zappa, meglio lo shopping! La volta in cui ti sei vista in TV e ti sei detta: mio Dio, ma come mi sono vestita?!… Sì, succede e mi chiedo: ma quei colori?! Perché li ho indossati? Nooooo. La volta in cui hai visto Enzo in TV e hai pensato: mio Dio, ma come si è vestito?!… Il mio incubo più frequente sono le sue giacche fantasia! Dopo la trasmissione ricevi una telefonata dal nostro Premier Silvio Berlusconi per un invito a cena. Cosa indosserai? Certamente indosserei un capo sobrio e austero! Uh uh uh. Tu ed Enzo siete imitati a Quelli che il calcio, su Rai 2. Un appello ai vostri imitatori? Non imitateci troppo… se no diventerete meglio degli originali! Carla, convinci i lettori di What’s Up a non cambiare canale… Mai cambiare canale! Real time è il canale più fashion della tv. Vi aspetto!
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laccaggio su...
SELAH SUE!
“Come ho fatto ad esibirmi in ConCerto Con PrinCe? se una star non ti telefona… basta telefonarle!” di Gabriella Poggioli Viene dal Belgio, ha 22 anni e un casco di capelli biondissimi raccolti in stile anni ’60, eppure canta e spara rime come se fosse cresciuta nei bassifondi di Kingston, Jamaica. Selah Sue, all’anagrafe Sanne Putseys, è il nuovo astro nascente del soul europeo. L’abbiamo incontrata lo scorso ottobre, alla vigilia del primo tour italiano per la presentazione del suo omonimo album d’esordio: un mix raffinato di soul-funk, reggae e rock elettrico che ha conquistato due fan d’eccezione… La domanda è d’obbligo: che cosa c’entra una ragazza delle Fiandre con il soul e la musica black? Purtroppo non posso raccontare una storia toccante del tipo “Ho scoperto il soul grazie alla passione dei miei genitori”, perché in realtà a nessuno di loro è mai importato granché della musica. Il mio approccio è stato quasi banale: grazie a MTV e alla scuola, dove finisci sempre per conoscere qualche ragazzo più grande di te che suona uno strumento. Credo di essermi innamorata della black music da adolescente, soprattutto per una questione di ambiente e di frequentazioni. Pensi che la ragazzina di allora si innamorerebbe anche del tuo album d’esordio? Certo! Perché è potente, pieno di beat, di variazioni, di “anima”. Da dove ti arriva l’ispirazione per scrivere le tue canzoni? Per quanto riguarda la musica, sono un po’ come una spugna, assorbo suggestioni qua e là da quello che ascolto: soul, hip hop, reggae, dubstep… E poi è come se mi si mescolasse tutto da sé nella testa. I testi, be’, parlano di me: nascono dalle emozioni, dalle esperienze, dagli incontri e dagli scontri che mi hanno fatto crescere. Selah Sue non è il tuo vero nome. Che cosa significa? Selah è il titolo di una canzone di Lauryn Hill (contenuta nel mixtape del 2010 The Re-Education of Lauryn Hill, ndr), un’artista che per me è sempre stata fonte di immensa ispirazione. Selah vuol dire “lode” e “meditazione” (è un termine proveniente dalla liturgia ebraica, ndr), nel senso di fermarsi a riflettere, analizzarsi, sondare le profondità del proprio spirito. Oltretutto ha un bel suono… E insieme a “Sue”, che ho semplicemente aggiunto io, l’effetto è ancora più musicale. Sei solo al tuo primo album, ma hai già aperto un concerto di Prince e hai duettato con Cee Lo Green nel brano Please. Svelaci il tuo segreto, come si conquista una star? O ti telefona o basta telefonarle! (ride) Nel caso di Prince, mi hanno chiamata per dirmi che avrei dovuto aprire il suo concerto ad Antwerp, in Belgio, solo due ore prima di salire sul palco… Impossibile descrivere l’effetto che fa, troppe emozioni tutte insieme! Dopo il live abbiamo chiacchierato per mezz’ora, è stato molto gentile, mi ha fatto i complimenti e non si è risparmiato nei consigli. Anche con Cee Lo Green è successo tutto molto in fretta. Cioè? Volevo inserire una collaborazione nel disco, così ho contattato Cee Lo: lui mi ha detto “Ok, adoro la tua voce, se vuoi
puoi prendere un brano scritto da me che non userò nel mio prossimo album” (The Lady Killer, uscito a novembre 2010, ndr). Ho scelto Please, in origine una traccia B: l’ho registrata, gliel’ho rimandata e gli è piaciuta così tanto che alla fine ha voluto includerla anche nel suo disco… Facile, no? (sorride) Facilissimo! E allora, puntando davvero in alto, con chi ti piacerebbe collaborare in futuro? Nella produzione di Mommy, la sesta traccia del disco, ho già avuto la fortuna di avere al mio fianco Meshell Ngeoncello: per me è stato un sogno a occhi aperti! In futuro mi piacerebbe poter lavorare con gente come James Blake, Squarepusher, Flying Lotus… Chissà, forse un giorno! Te lo auguriamo! A proposito di sogni a occhi aperti, che consiglio daresti ai giovani come te che inseguono la chimera di una carriera nella musica? Non considero importante arrivare al successo, quindi una “carriera musicale” in senso stretto non è mai stata un mio obiettivo. Ma se ce la vuoi fare, la cosa importante è che tu sia davvero unico e particolare, oppure così bravo nel fare quello che va di moda al momento da farti notare tra tutti gli altri. Che cosa pensi dei talent show che promettono di creare le star di domani? Hanno un’influenza positiva sulla musica? No, no e ancora no! Nessuno ce la fa sul serio passando per quel genere di programmi. In effetti, se ci penso, non mi viene in mente neanche un nome che non sia scomparso dalle scene alla velocità della luce. Prima di salutarci, lascia un messaggio ai lettori di What’s Up! Sono già stata in Italia una volta, a Roma e a Milano, ma non vedo l’ora di tornare nel vostro bellissimo Paese per sentire da vicino tutta l’energia del pubblico italiano, quindi vi aspetto numerosi ai miei concerti, ci vediamo lì!
Foto di Cedric Viollet
CONSIGLI E SCONSIGLI
TEATRO
CONSIGLI
di Alma Daddario
“ITIS GALILEO”
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ncora Galileo, ancora Marco Paolini. Il bravo attor-autore è in scena al Teatro Argentina di Roma con il suo spettacolo: ITIS Galileo, frutto di una approfondita ricerca non solo biografica, ma anche storico-scientifica, che evidenzia anche i contrasti e le controversie che lo scienziato dovette affrontare, nei confronti dei suoi stessi colleghi del tempo. Il merito dello spettacolo è non solo della bravura dell’interprete, ma anche quello di mettere in scena quegli aspetti di un Galileo privato, poco noti ai più. Si tratta di un personaggio umanamente generoso, ma anche egocentrico, pronto a passare come un rullo compressore sopra parenti e amici, pur di difendere le sue idee. Geniale come intuizione, visionario e coraggioso, ma compagno e padre distratto. Due ore e mezzo di spettacolo che lasciano il segno. In tournée nelle maggiori città italiane.
SCONSIGLI
“PRIMA DI ANDAR VIA”
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i sono spettacoli che hanno il potere di colpire le corde emotive degli spettatori, fornendo spunti di riflessione esistenziale e non solo, altri che li tengono lontani. È il caso di “Prima di andar via”, in scena al teatro Argot di Roma. La vicenda è quella di una famiglia borghese che seduta a tavola, tra detto e non detto dei vari personaggi, cerca di evidenziare un disagio contagioso. Il tema portante è quello solito dell’incomunicabilità, tema un po’ scontato e generazionale. I dialoghi sono scarni, scanditi da lunghi silenzi e da gesti nevrotici. Malgrado la qualità degli attori, tra cui spiccano i giovani e promettenti Silvia Siravo e Giorgio Colangeli, il testo-pretesto risulta troppo criptico e pesante, un’occasione mancata per uno spunto di partenza avrebbe potuto svilupparsi in modo più coinvolgente e originale. Lo spettacolo sarà in tournée nelle maggiori città italiane.
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rt and the city
FINCHÈ MORTE NON LO SEPARI
di Stefano Elena
Quando si dice il denaro non è tutto... Anche le frasi fatte, quelle che si appioppano alle nonne o ai nonni o ai tempi di un tempo, possono farsi giustizia e reclamare rispettabilità, se uno come Jobs, cioè con tutti quei soldi e quel potere, può passare nel numero dei più in età ancora casual. Ora non che la celebrazione debba imporsi per forza solo perché uno non c’è più (sono della scuola che insegna a preferire i meriti da vivi), memore di astuzie mai ben chiarite come quel file criptato nell’Iphone che permetteva il tracciamento dell’utente, ma è quasi inattuabile misconoscere certe virtù a “...uno dei più grandi innovatori americani...”, come ha detto Obama. E visto che gli è stato dato anche del visionario, la tendenza molto americana di venerazione per i grandi che spesso lambisce il cattivo gusto elevato a potenza sarebbe probabilmente incline a vagliare un qualche omaggio immortale rivolto ad una specie di eroe. Dilettandomi a immaginare un adeguato riconoscimento da parte di mamma America che non tralasciasse il lato allucinatorio che il presidente ha attribuito al fu, la mia memoria ha ritenuto evidentemente opportuno raccomandare qualcosa che si avvicini al lavoro del tedesco Hannes Eddelbüttel, che conserva dentro teche in vetro parti di animali e insetti ovviamente morti. Grazie ad un collegamento meccanico tra l’elemento interno alla teca e l’esterno, è possibile provocare il movimento del componente inerte. Un po’ come interagire con la morte per non renderla del tutto letale. O come riflettere sul libero arbitrio che a volte può Hannes Eddelbüttel Senza titolo (nr. 79), 2010 farti mordere una mela anche Vetro, metallo, mosca se non dovresti. 11x8,2x3,7 cm
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SE QUESTA È ARTE di Gabriella Poggioli Lo aveva indovinato Andy Warhol: “In futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti”. Intendiamoci: lungi dalle righe che seguiranno il preconcetto che ciò sia di per sé un male. Ma c’è da scommettere che lo stesso guru della Factory si meraviglierebbe della facilità con cui oggi intere vite siano pronte a svendersi per un posto precario al sole tiepido della popolarità. La corsa alla provocazione sembra ormai un esercizio obbligatorio anche per l’arte contemporanea. Addio innocenza: l’obiettivo è finire nel tritacarne mediatico che alimenta il proprio mercato, secondo un’equazione che stringe arte e pubblicità in un abbraccio mortale. Ma vale proprio tutto? Fino a dove è possibile forzare il limite che separa l’arte e la vita dal palcoscenico di un triste reality show? Viene da chiederselo leggendo il comunicato stampa pubblicato in questi giorni sul sito della Microscope Gallery di New York (www.microscopegallery.com): “Siamo lieti di presentare The Birth of Baby X, una performance e installazione della durata di un mese dell’artista Marni Kotak, culminante nella nascita presso i nostri spazi del suo primo bambino. A partire dall’8 ottobre Kotak trasformerà la galleria in un ambiente a lei familiare, completo del letto di sua nonna e della sua vecchia sedia a dondolo. La mostra sarà orchestrata intorno alla data prevista dai medici per il lieto evento. I visitatori dovranno prepararsi a essere testimoni di una nascita in diretta”.
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Nessun gioco: alla Microscope andrà in scena un parto vero. Per eventuali perplessità sulla portata artistica dell’esperimento è possibile rivolgersi alla futura mamma, che sul suo blog (marnikotak.com) cancella con una sola frase secoli di di-
Altarino buddista in legno contenente un’ecografia del nascituro.
Marni Kotak nello spazio allestito per l’installazione-performance The Birth of Baby X presso la Microscope Gallery di New York.
ARCHEOLOGIA DEL 6000: REPERTI IN CASA NOSTRA
di Maria Teresa Pagnotta na borsa, un casco, un paio di forbici, uno scopettone e altri oggetti del quotidiano, nell’anno 6000 avranno una nuova identità, il tutto con una buona dose di fantasia. È questa la “scoperta” degli studenti dell’Accademia di Belle Arti in Bologna che si sono immaginati Archeologi del 6000, dando nuovo volto agli oggetti che circondano e vivono le no-
Parte integrante dell’installazione è un letto con coperte, cuscini e una bambola decorati con fotografie personali dell’artista.
stre giornate, catalogandoli come dei veri reperti antichi, con tanto di scheda tecnica per descrivere materiali utilizzati in una civiltà passata e relativo anno di appartenenza. Così nasce un’interessante mostra didattica a cura di Veronica Ceruti, Cristina Francucci e Silvano Venturi, al Dipartimento Educativo del MAMbo di Bologna, attualmente in corso fino al 7 dicembre con ingresso gratuito. Sarete piacevolmente stupiti e divertiti nello scoprire che una comune borsa è un elegante “Copricapo”, che un paio di forbici sono degli “Occhiali da teatro” e che un casco da moto vestito di colori allegri diviene una “Fioriera”. Dopo questa visita, tornando a casa, probabilmente darete un nuovo sguardo ai vostri effetti personali, immaginandovi anche voi archeologi nel futuro. E magari scoprirete di avere sangue reale perché lo scopettone nel vostro bagno in realtà è uno “Scettro”.
stinzione tra natura e cultura: “La nascita di un figlio è la più grande forma d’arte”. Folgorante. Originaria di Brooklyn, l’artista non è nuova a operazioni del genere: spulciando tra le sue
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019 vecchie performance, capita di imbattersi perfino nel funerale di suo nonno. “Nel mio lavoro intendo trasmettere la mia vita reale, impegnandomi a condividerla con gli spettatori, che probabilmente hanno attraversato esperienze simili alle mie”, spiega. “Un trauma infantile, il parto, la morte di una persona cara, persino una semplice passeggiata nel parco: ecco le vere performance d’arte”. Oltre che esibita, tutta questa vita reale è anche in vendita: dall’installazione ospitata presso la Microscope Gallery, per esempio, è possibile portarsi a casa la piscinetta gonfiabile in cui avverrà il parto o una coperta decorata con le fotografie di famiglia. I prezzi sono disponibili su richiesta in galleria. E non finisce qui: la mostra lancia il
Laurel Nakadate, fotografia dalla serie 365 Days: A Catalogue of Tears, 2010.
prossimo lavoro concettuale di Kotak, Raising Baby X, in cui l’artista ricontestualizza l’atto quotidiano di allevare un bambino in un lavoro di performance art, allo scopo di raggiungere il supporto economico di collezionisti, investitori pri-
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vati e fondazioni. Insomma, prima ancora di nascere, anche la vita del bebè è già ipotecata. Si sottrae a questo incubo da reality show la video artista e performer texana Laurel Nakadate (www.nakadate.net), in mostra con una personale fino all’11 dicembre presso la Zabludowicz Collection di L o n d r a (www.zabludowiczcollection.com). Determinata e coraggiosa, Nakadate non sfrutta il vissuto proprio e altrui esibendolo con goffo cinismo e sconfortante povertà di pensiero, ma firma un’arte disturbante che si cala nelle vite degli altri per metterne a nudo le emozioni più profonde. Varcando i limiti della privacy di alcuni uomini soli di mezza età, l’artista ha allestito nelle loro case una manciata di performance, a volte innocue, a volte intime ed esasperanti, allo scopo di video-documentare il loro disagio esistenziale: Nakadate li coinvolge, li invita a ballare con lei e a festeggiare compleanni inesistenti; gli uomini si affidano alle sue cure o partecipano restando in disparte, aprendo squarci nel proprio pudore e rivelando sentimenti e miserie umane. Lo spettatore è chiamato a giudicare; ma, mentre li osserva, osserva se stesso. “Questi uomini hanno semplicemente iniziato a parlare con me”, ha raccontato l’artista in un’intervista al Guardian. “Mi ero trasferita da Boston a New
Laurel Nakadate, fotogramma dal video Exorcism in January, 2009.
Haven per studiare fotografia presso la Yale. A Boston nessuno ti parla. Sei invisibile. Ma lì improvvisamente tutti parlavano con me, e l’ho trovato affascinante. Gli uomini hanno cominciato ad avvicinarmi casualmente in luoghi innocui, come parcheggi o negozi alimentari, e in quei casi, di norma, in quanto donna devi solo andartene via educatamente. Ma ho deciso di impegnarmi con loro. Ho detto loro che ero un’artista e ho chiesto se volessero fare qualcosa con me. Tutti hanno risposto di sì e mi hanno accolto nei loro appartamenti”. La sua ricerca si è estesa ai territori del voyeurismo, del sesso come forma di affermazione e del perverso legame tra abuso e bisogno affettivo: di fatto, gli stessi territori in cui si muove tanta sottocultura televisiva. Ma trasferendoli dal contesto della comunicazione di massa a una serie di “confessioni d’artista”, Nakadate riesce a trasformarli in spazio di riflessione.
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LA MAGIA DE “L’ARCA DI GIADA”
Il tridimensionale sbarca anche in teatro. L’Arca di Giada, spettacolare musical fantasy 3D live promette di stupire il pubblico di ogni età. Sulla scena un nutrito cast di oltre trenta artisti tra attori, cantanti, ballerini e acrobati tra cui il tenore Piero Mazzocchetti, terzo al Festival di Sanremo 2007 e stella internazionale del canto lirico, e Leon Cino, il ballerino classico vincitore della terza edizione del talent show "Amici", diretti dal coreografo Kristian Cellini. Le musiche sono state composte dal maestro Toni Verde, anche regista dello spettacolo che esordirà a Roma il 3 dicembre (prima nazionale) e sarà in tour nei più importanti teatri italiani. Info su: www.arcadigiada.com.
A ROMA, “TEMPORANEO”
“Arte contemporanea nella città in evoluzione”. Rende bene il senso della rassegna, “Temporaneo”, giunta al suo secondo anno, organizzata da IMF Foundation e Nomas Foundation che intende creare interruzioni nel tessuto urbano attraverso opere di giovani artisti internazionali esposte in importanti luoghi pubblici della Capitale: presso l’Auditorium - Parco della Musica, Petrit Halilaj,They are Lucky l’Università to be Bourgeois Hens II,2009 degli Studi di Roma La Sapienza, l’Ex Vetreria Sciarra, l’Università degli Studi Roma Tre, il Teatro India e il Ponte della Musica. Fino al 22 novembre prossimo. Maggiori informazioni su: www.temporaneoart.org.
SIAMO PARI! LA PAROLA ALLE DONNE
Sbarca a Milano la rassegna cinematografica sui diritti delle donne che si terrà dal 24 al 26 novembre al Teatro Litta. Ad organizzarla è l'associazione Intervita, che realizza progetti di sviluppo a lungo termine in Asia, Africa e America Latina. L’arte visiva interverrà in molteplici forme. Tra l’altri appuntamenti, sarà inaugurata la mostra fotografica “La parola alle donne” dove, oltre alle immagini toc-
canti dei progetti provenienti da tutto il mondo,saranno esposte le foto dei vincitori del contest promosso da Intervita e Nick, Intervita Donne Somale in Kenya che, a partire dalla fine di luglio, hanno sollecitato giovani fotografi e nuovi talenti a “tradurre in immagini la propria visione della forza vitale delle donne”. Quale sarà il risultato? Lo scopriremo presto. Info su: www.intervita.it. (Lucia Paoloni)
ART EXPLOSION NEI CAMPI FLEGREI
Il nome è tutto un programma. I siti archeologici dei comuni campani di Pozzuoli, Bacoli e Monte di Procida torneranno a nuova vita attraverso svariate iniziative volte alla valorizzazione di realtà museali e di siti archeologici nelle località del territorio flegreo. Fra gli ospiti dell’inedito progetto “Art Explosion” interverranno poeti, intellettuali, attori di fama nazionale e internazionale. Oltre alle visite guidate e performance da segnalare il concorso regionale “Yes We Street!” riservato alle giovani promesse della street art contemporanea. Fino all’ 11 dicembre. Sito web: www.artexplosion.it. (Andrea Severi) KAYONE
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STELLA JEAN CuLTurE, STiLi E TrAdizioNi ChE ArriCChiSCoNo LA modA
di Ilaria Crestini
È
ancora una volta Who Is On Next, il progetto organizzato da Altaroma in collaborazione con Vogue Italia alla ricerca di giovani talenti con una propria produzione di Made in Italy, a fornirci il nome di una promessa: è Stella Jean. Questo nome ha iniziato a “brillare” da poco nel mondo della moda ma basta osservare le sue creazioni per capire subito che la sua luce è diversa: multiculturale, legata a gesti antichi e desiderosa di scrivere una pezzettino di storia. Nata da papà torinese e mamma haitiana, Stella è il mix di due mondi ed il suo stile lo riflette. Tessuti wax e righe, gonne lunghe e camicie maschili convivono nelle sue creazioni completandosi l'un l'altro in una miscela che li vede nutrirsi dei loro reciproci contrasti. Di spazi e di tempi. Conosciuto il mondo della moda anche da modella, Stella ha trovato ora la sua dimensione.
Nella moda a parlare sono le immagini. Cosa vorresti invece si dicesse di te, magari tra qualche anno? … Che ha contribuito ad “indossare il mondo” attraverso i matrimoni misti, stilistici e socioculturali. Una cosa che colpisce nella creazione dei tuoi modelli è il fatto che salti totalmente il passaggio del disegno, plasmando cioè l'abito direttamente sul corpo. È forse un modo per avere un rapporto più “intimo” con le stoffe? Un rapporto più “realistico”, piuttosto. La carta è a mio avviso un alleato ingannevole, su un foglio si possono realizzare bellissimi abiti, ma che poi donino al corpo è un’altra storia. Per questo motivo penso che il corpo debba rappresentare il punto di partenza, e non di arrivo della creazione. Citi spesso Pirandello. Nella vita di questo autore la follia è stato un tema ricorrente. Cosa credi ci sia di folle nella moda e in chi la segue? La follia pirandelliana è la massima espressione di salute e del suo pieno controllo. La follia nella moda si prefigura con una totale perdita di gusto individuale e la maniacale adesione ad un concetto. Non bisogna essere né "victim" né carnefici. Ci viene offerta una infinita tavolozza di possibilità. Sta a noi poi scegliere quali saranno gli abbinamenti e le declinazioni personali più adatte. La moda l’hai vissuta anche da modella. Cosa ti ha insegnato questa esperienza e quali soddisfazione senti invece di aver perso finché non sei passata… dall’altra parte? È stata la mia prima occupazione dopo la maturità e come tale l’ho vissuta. Non penso di aver perso qualcosa ma piuttosto che quella esperienza abbia fatto da ponte per farmi scoprire la mia vera passione: la creazione intesa come forma di comunicazione. Uno dei temi centrali delle tue collezioni è la pittura su stoffa. Da cosa nasce questo amore? La capacità di trasportare e divulgare gesti antichi, unici, ma soprattutto gesti intesi come passaggi umani distribuiti lungo una filiera artigianale. Niente che si possa sintetizzare in una memory card, fortunatamente. Progetti per il futuro e sogni nel cassetto? Creare nuovi metissage culturali sorprendenti ed inaspettati mantenendo la capacità di dosare contenuti e forme. Come sogno, vorrei riuscire a contribuire alla formazione d'impiego nel progetto “FashionABLE Haiti” e favorire uno scambio ed un confronto tra le mie due radici italiane ed haitiane.
Furla
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cienza& psiche
L’UMORE? BUONO SOLO A MATTINA E SERA PAROLA DI TWITTER
di Lucrezia Paci
È quanto sostiene una ricerca condotta da due sociologi della Cornwell University sul noto social network. Slogan azzeccati, sintetizzati in 140 battute, per aumentare i propri followers e farsi notare. I social network diventano appetibili anche per le ricerche sociali che vogliono arrivare a risultati in tempo reale e su un’ampia scala di utenti, come per i due sociologi americani della Cornwell University che hanno analizzato i “cinguettii” di Twitter per sperimentare l’altalena di emozioni positive e negative durante il corso della giornata. Con quali risultati? L’analisi di 2,4 milioni di aggiornamenti di stato per 84 Paesi diversi avrebbe messo in luce che il buon umore cala sensibilmente dopo la prima colazione per risollevarsi solo verso sera. Un mappa dell’umore, insomma, attraverso il termometro di un social network. Ma fino a che punto i risultati sono attendibili? What’s Up lo ha chiesto direttamente ai due ricercatori, Scott Andrew Golder e Michael Walton Macy. Svegliarsi di buon umore al mattino, perderlo nel corso della giornata, e recuperarlo solo verso sera. È il risultato della vostra ricerca... Sì, ma c’è da dire che, anche se abbiamo registrato questo abbassamento di umore positivo verso metà giornata, lo stesso abbassamento di umore è rilevabile sempre nella stessa fascia oraria nel weekend. Il ché significa che non è il lavoro la vera e propria causa del cattivo umore... Quale sarebbe, allora? Diciamo che ci siamo concentrati più sull’identificazione dei ritmi di umore e al momento possiamo solo ipotizzare alcune delle cause, che tuttavia saranno al centro delle nostre ricerche future. Dal laboratorio fisico, a quello sul web. Cosa cambia
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nel metodo? Si tratta di un nuovo metodo che si sta affermando nelle scienze sociali e la conferma empirica dei dati attesi è importante se vogliamo avere fiducia nei risultati quando osserviamo altre cose inaspettate. Le “tracce digitali” del comportamento nei social media offrono un’opportunità senza precedenti agli scienziati sociali, che possono osservare il comportamento sociale non sono nel dettaglio ma anche su una scala enorme. Avete appunto condotto la ricerca attraverso l’analisi di alcune discussioni fatte su Twitter. Credete veramente che i social media possano ritenersi uno strumento di analisi scientificamente attendibile? Sì. Le conversazioni su Twitter, e su altri social media, rappresentano delle registrazioni in tempo reale di cosa le persone stanno vedendo, facendo, pensando, sentendo e così via. Questi messaggi, sebbene non siano rappresentazioni perfette di ciò che prende spazio nella testa della gente, sono esenti da quel genere di errori che si fanno nelle ricerche di laboratorio, come ad esempio errori di memoria o bias. Avete usato un software capace di intercettare l’umore degli utenti online attraverso la rilevazione di alcune “parole chiave”. In che modo? Il nostro software ha misurato la percentuale di parole presenti nei messaggi degli utenti, dividendole in due liste di un centinaio di parole ciascuna: una lista di parole positive e una di parole negative. Le parole positive includono: accordo, bellezza, definitivamente, uscita, paradiso, bello, speciale, luminoso, grazie, fantastico, comico, super, virtuoso. Nelle parole negative rientrano: arrabbiato, cinico, paura, furioso, pazzo, triste, abbandono, nemico, panico, rimorso, vulnerabile, discussione e guerra. E quindi la classificazione dell’umore buono a mattina e sera. Dovrebbe valere per tutti? I risultati riportati sono delle aggregazioni di dati su più di due milioni di persone. Le esperienze personali, certamente, possono differire.
portivamente parlando
SPORTIVI CHE SI DANNO ALLO… SPOT di Irene Iorio
Chi si ricorda la pubblicità della Pirelli con Carl Lewis che si appresta a correre sui tacchi a spillo? “Power is nothing without control”. Era il 1995, ma questo slogan, soprattutto negli States, è entrato nell’uso comune. Un perfetto esempio di comunicazione efficace. Ce ne sarebbero di modi di dire presi freschi freschi dalle pubblicità a tema sportivo. L’energia, la freschezza e la vitalità che esprimono hanno un fortissimo ascendente sul grande publlico. Aggiungi poi una frase che suona bene e il gioco è fatto. “Impossible is nothing”, d’altronde. Quelli dell’Adidas, più che spot sembrano (e sono) cortometraggi d’autore. Sfido qualsiasi donna in pieno ciclo mestruale a non farsi scendere una lacrimuccia su quei 30 secondi in cui Lionel Messi racconta di essere stato un bimbo di 11 anni con problemi di crescita e che è riuscito a sfruttare il suo essere minuscolo per diventare un campione. “Ciao sono Alex Schwarzer… con mio fratello mangio Kindev Pinguì…”. Ecco una frase che invece non entrerà mai a far parte della chiacchiera quotidiana. È un grande mistero la motivazione per la quale una grande azienda come Kinder-Ferrero abbia affibbiato al succulento Kinder Pinguì un testimonial antipatico e dalla voce gracchiante come il
campione di marcia (medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino 2008) Alex Schwarzer. La strategia di comunicazione è comunque chiara, utilizzare i “grandi” dello sport italiano - persone magre, atletiche perfino dopo un paio di gravidanze, vedi Fiona May - che ti fanno credere che un Kinder Bueno si trova nelle migliori pasticcerie e che se ti abbuffi di cioccolata diventi scattante, alto (ma non simpaticamente scemo) come il campione di salto nel lungo, Andrew Howe. E, cara Kinder Ferrero, ci dispiace ma la Federica Pellegrini ormai fa colazione con i Pavesini della Pavesi… Lo sport in Italia latita di campioni. Governo, CONI e Federazioni varie investono poco o niente nei loro atleti che sono costretti ad andare a lavorare al supermercato alzando casse d’acqua in maniera spettacolare e correndo di reparto in reparto a tempo di record. Si sa, gli unici che se la passano bene sono i calciatori. Che però, in genere, sono anche dei bei cafoni, per questo spesso non adatti un granché a fare
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Noi figli di uno sport minore A NOVEMBRE SI SCHIACCIA! WORLD CUP 2011
di Alessandro Mercanti Non so spiegarvi bene il motivo ma ho la sensazione che tutti gli appassionati di sport, di un qualsiasi sport, abbiano avuto il desiderio, almeno una volta nella vita, di sentirsi vincenti come Mila Hazuki del vecchio cartone animato giapponese Mila e Shiro. Soprattutto gli amanti della pallavolo (e dei cartoni animati). Uno sport che nasce negli USA, dall’idea di W. G. Morgan, professore di educazione fisica della mitica Università di YMCA. Inizialmente doveva essere una modalità alternativa di allenamento per i giocatori di football, in brevissimo tempo invece si diffuse in tutto il mondo spopolando soprattutto in Asia e raggiungendo il più alto numero di proseliti proprio in Giappone. Ed è nel Paese nipponico che si terrà la prossima edizione della World Cup 2011 a cui prenderanno parte, così come molte delle passate edizioni, le nostre nazionali, maschile e femminile, di pallavolo. Gli azzurri si sono qualificati grazie al secondo posto agli Europei di settembre tenutosi tra Repubblica Ceca e Austria, i ragazzi di Berruto hanno perso in finale contro la Serbia aggiudicandosi comunque la medaglia d’argento. Le ragazze di Barbolini parteciperanno invece grazie al ripescaggio, qualificatesi infatti quarte agli Europei in ottobre, vinte dalla Serbia paese ospitante, hanno potuto usufruire della cosiddetta wild card, forti soprattutto del proprio storico palmares. La formula della World Cup è praticamente la stessa sia nel femminile che nel maschile, 12 le nazioni partecipanti, le cui squadre verranno suddivise in due raggruppamenti. In una prima fase ci si scontrerà con le squadre del proprio girone, nella seconda fase ci si sfiderà con le formazioni dell’altro gruppo. Chi ottiene più vittorie vince e le prime tre classificate staccheranno già il biglietto per Londra 2012. Differenti saranno invece le date, il torneo maschile si terrà dal 20 novembre al 4 dicembre e, oltre all’Italia, terza nel ranking FIVB , le favorite sono Brasile (unico autore di un back to back) e Russia, ma bisognerà stare attenti anche alla Serbia, campione europeo uscente. Il torneo femminile si svolgerà invece dal 4 al 18 novembre, la nazionale italiana è settima nel ranking FIVB e le più accreditate ad una vittoria finale sembrano essere Cina e Serbia, seppur non scordiamoci che le nostre atlete hanno vinto proprio l’ultima edizione della World Cup del 2007. Non resta che attendere e tifare, e per chi volesse prendere ulteriori informazioni può visitare il sito della Federazione Internazionale di Pallavolo (fivb.org) o di quella italiana (federvolley.it).
da testimonial. Togli Francesco Totti (il pupone è sempre il pupone, soprattutto se ha vicino la brava e simpatica Ilary) e Alex Del Piero che fuori dal campo ci ha lasciato la sua vocetta tediosa che parla di acqua frizzante. Ma più degli spot Vodafone, nella storia rimarrà lo spot della Nike: “La gabbia”, in cui Eric Cantona fa da arbitro in un torneo 3vs3. Campo: una gabbia arrugginita dentro una nave altrettanto arrugginita. “Le grand final!”, strilla Cantona quando rimangono solo due formazioni: Henry, Totti e Nakata contro Figo, Roberto Carlos e “il non ancora obeso” Ronaldo. Palla due calata dall’alto, Totti si abbassa, fa da trampolino al francese che saltando spara un colpo di testa verso la porta avversaria. A nulla può il tentativo di “scorpione” di Roberto Carlos. Vince la formazione più colorita. “Respect”, sentenzia Cantona.
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“COSE DA DIRE” di Milena Mariano
Giuseppe Bertolucci, regista di numerosi film tra cui “Berlinguer ti voglio bene”, ripercorre la sua vita e carriera artistica in un memoire in cui ricordi ed emozioni personali si allacciano con quelli del Paese, flashback della propria infanzia e adolescenza e incontri con i miti di generazioni di italiani, come Zavattini, Benigni, Fellini e Pasolini. Testimonianze di una vita. “Cosedadire” è una biografia “a consuntivo”? “Dopo aver scritto il libro mi sono accorto che messe insieme, queste testimonianze, in qualche modo raccontavano una vita, o forse una GIUSEPPE BERTOLUCCI sorta di backstage di una vita, il dieCosedadire tro le quinte di una formazione intelBOMPIANI lettuale, di un’esperienza artistica”. Pp. 270 - € 17,00 Una parte importante del libro è dedicata alla sua infanzia. Cosa ha rappresentato per la sua formazione artistica? “L’infanzia ha un enorme importanza per chiunque. Per un artista, oltre ad avere un peso oggettivo, spesso è una sorta di grande miniera a cui attingere perché è proprio lì dove si è formato il proprio immaginario. Ritornare all’infanzia è attingere alla propria immaginazione”. Nella premessa afferma “L’unica cosa che conta è continuare a porsi delle domande, tante domande” e non nasconde di preferire, tra tutti i segni di interpunzione, il punto interrogativo... a e “Mi sembra che il punto interrogativo, almeno apparentemente, sia quello più antico, anche graficamente. Ma forse è una mia invenzione o una mia suggestione. Ha un qualcosa di settecentesco, per via del ricciolo”. Cosa ne pensa della crisi dei modelli nel panorama culturale italiano? “Stiamo vivendo un periodo non solo culturalmente ma anche antropologica molto difficile e ancora non ci sono risposte “in giro” che ci diano sollievo. Forse per questo c’è la tendenza a rifarsi ai modelli dei grandi miti italiani del passato”. p
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“LE PRIME LUCI DEL MATTINO”
si chiede quanti uomini ci siano voluti perché potesse essere pronta per quello di oggi… La sua risposta è che “in realtà […] la domanda era sbagliata: quante donne ho dovuto indossare per essere pronta per l’uomo di oggi?”
di Maria Flavia Vecchio Due anni dopo il successo de Il Tempo che vorrei, Fabio Volo ritorna in forma più che mai con Le prime luci del mattino. Uscito lo scorso 14 ottobre, il nuovo libro dello scrittore-attore-conduttore bergamasco è già un boom di vendite. Anche questa volta Volo si confronta con una storia di tutti i giorni. Con stile semplice e scorrevole, assume - con efficacia - il punto di vista di una donna. A parlare è Elena che, rileggendo le pagine del suo diario, ripercorre la vita della donna che era e di quella che è adesso. Una donna sposata e con un bel lavoro che, sin da ragazza, aveva già pianificato il suo futuro. Prima ancora di conoscere Paolo, sapeva già che sarebbe diventata moglie. Il rischio non le piaceva, meglio la sicurezza di un bel matrimonio. Gli amici pensavano che fossero una splendida coppia, ma la verità è che loro non si amavano: “noi non viviamo insieme, insieme ammazziamo il tempo”, scriveva Elena sul suo diario, al limite di un matrimonio che le calzava come un vestito troppo stretto. Un bel giorno incontra “Lui” e tutte le sue certezze si riducono in pezzi. Con “Lui” si abbandona ad una passione che le fa perdere il contatto con la realtà. Ma ben presto dovrà farvi i conti, raccogliendo i cocci di un matrimonio finito e FABIO VOLO di un’avventura tanto Le prime luci del mattino coinvolgente quanto priva di futuro. Elena ora è una donna nuova, che ha deciso di vivere la sua vita come crede e non come è meglio per gli altri. Ha pagato il conto delle sue scelte, ma ha acquisito una nuova consapevolezza di sé. Elena adesso E
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romanzo
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FABIO VOLO Le prime luci del mattino Mondadori Pp. 252 - € 19
“LE CENERI DI MIKE”
Un’immagine da poliziesco americano ad aprire il libro reportage di D’Arcangelo. L’atmosfera è promiscua: il muoversi concitato degli addetti ai servizi stampa e della scientifica controllato da una forma di rispetto - solo uditiva - per la scomparsa nella scomparsa dell’uomo icona della televisione italiana. È il 25 gennaio 2011, un anno e mezzo dopo la dipartita di Mike, a poche ore dal trafugamento della salma. GIANCARLO LIVIANO D’ARCANGELO L’autore si trasferisce Le ceneri di Mike nei pressi dell’ultima reFandango Libri sidenza del mito della Pp. 218 - € 15,00 TV italiana sepolto nel cimitero di Dagnente, presso il comune di Arona, per seguire il mistero del cadavere svanito. Il sepolcro avvolto da una strana aurea quasi sacrale, degna di un uomo che, seppur attraverso schermi prima a cristalli liquidi, poi al plasma e LCD, ha saputo parlare alle folle. Un’attenzione mediatica e di una collettività ordinaria (soprattutto quella delle province) che però dura poco: come un qualsiasi fatto di cronaca la scomparsa delle spoglie, ma soprattutto l’oltraggio subito da una delle figure più importanti della nostra storia recente, viene presto dimenticata. (Milena Mariano)
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V^edizione PREMIO WHAT’S UP GIOVANI TALENTI Rifugge da ogni retorica, senza nessuna autoreferenzialità, ma solo con la volontà di valorizzare giovani che meritano di essere conosciuti per il loro lavoro, il loro talento e diventare così simboli positivi per la nostra e le altre generazioni. È questo il senso, e soprattutto il valore intrinseco del “Premio What’s Up Giovani Talenti”, quest’anno giunto alla V° edizione. La cerimonia di consegna si terrà il 24 novembre prossimo, presso la sala Protomoteca in Campidoglio. Il Premio, con il patrocinio del Ministero della Gioventù, si inserisce, come nelle precedenti edizioni, nell'ambito del prestigioso “Premio Minerva Anna Maria Mammoliti” (storica fondatrice del Premio, scomparsa il 27 Marzo 2009), primo premio al femminile in Italia, giunto alla XXII edizione con il patrocinio, tra gli altri, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero degli Affari Esteri e dell'Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico del Comune di Roma. La giuria, presieduta da Riccardo Severi, Direttore Responsabile del mensile What’s Up, è composta da Giorgia Farina (regista), Federica Fornabaio (pianista, compositrice e direttrice d’orchestra), Laura Guercio (avvocato, Presidente Legal Aid Worldwide), Fabio Melandri (Direttore Artistico PIVI - MEI), Roberto Navigli, professore associato della Sapienza Università di Roma, Emanuela Dolci (giornalista) e Luca Scarfì (architetto, vice presidente Associazione Gli Amici di What's Up).
Nelle precedenti edizioni L’idea del Premio è nata nel 2007 da un gruppo di giovani professionisti raccolti attorno al mensile What’s Up, “per i giovani scritto dai giovani” - che sin dall’inizio delle pubblicazioni dedica una sezione fissa riservata a Giovani Emergenti di Talento nelle arti, nella scienza, nella cultura che hanno poi dato vita al “Premio What’s Up Giovani Talenti”. Un premio che vuole scoprire i giovani talenti in tutti i campi del Sapere, li vuole valorizzare e far conoscere non solo alla società italiana ma in tutto il mondo, in quanto rappresentano positivi simboli femminili e maschili, nel presente e per il futuro, di un mondo più creativo, libero, giusto. Tra i premiati delle scorse edizioni: Jenny Bae (Premio What’s Up Giovani Talenti 2007), giovanissima violinista sudcoreana conosciuta a livello internazionale; Michele Riondino (Premio What’s Up Giovani Ta-
lenti 2008), attore che ha poi sfondato nel mondo del cinema e della televisione dove di recente è stato protagonista della serie Rai “Il segreto dell’acqua”; Marco Carta (Premio What’s Up Giovani Talenti 2008) che qualche mese dopo, vinse il Festival di Sanremo; Giovanni Baglioni, Premio What’s Up Giovani Talenti 2009 Allo spettacolo, chitarrista. Nel 2010, il premio a Giorgia Farina e Roberto Navigli, quest’anno in Giuria.
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mergenti e talenti “Dei cd non ci frega niente”
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di Luisa Foti
(DIrETTOrE D’OrcHEsTrA)
ono i vincitori di MArteLive 2011 nella sezione “Musica”. Sono saliti sul palco dell’Alpheus di Roma scatenando gli spettatori, travolti dalla loro anomala, insolita, vitale e delirante energia. Abbiamo intervistato Matteo Gabbianelli, voce dei Kutso, che si ispira alla comicità di Totò ma anche al grunge Kurt Cobain, lasciandosi andare ad esibizioni live stravaganti, movimenti inconsulti, lancio di microfoni, sconclusionate frasi alla “supercazzola” (rif. film Amici Miei) e corse sul palco per uno spettacolo che diventa una maratona musicale… Ciao Matteo e benvenuto su What’s Up! Abbiamo assistito alla vostra ultima esibizione al MArteLive. Adrenalici, vitali, scanzonati con “supercazzole” annesse… Ci entusiasma l'eroismo dei nevrotici e la follia dei disperati. Come nasce il vostro progetto musicale? Siamo quattro musicisti molto arrabbiati e stanchi dei convenevoli. Ci piace il frastuono e i movimenti scomposti, i ritmi vorticosi e le melodie “maggiori”. Quando ci siamo incontrati, circa cinque anni fa, abbiamo deciso di unirci per sconfiggere l'ipocrisia e il provincialismo della musica italiana. Ambiziosi. Chi sono i vostri modelli? La nostra arte è un miscuglio tra Michael Jackson, Totò, i The Beatles, Giorgio Gaber, i Nirvana e Lucio Battisti. Mettici pure Nietzsche e Pasolini và... Un po’ di tutto, insomma! Avete pubblicato il vostro primo Ep “Aiutatemi” prodotto dall'etichetta 22R, contenente la traccia video con cui avete riscosso un discreto successo. E ora, un cd? Beh, vogliamo incrementare il numero delle nostre esibizioni, riscuotere cachet più sostanziosi e avere un pubblico più numeroso. Desideriamo che i nostri concerti siano delle feste, ogni volta più grandi e assurde. Dei cd non ci frega niente. Sul mercato musicale avete le idee chiare. Sullo status dei giovani di oggi? Alla manifestazione degli indignati, a Roma, mi sono preso i lacrimogeni negli occhi, perché ero in piazza San Giovanni. L'arroganza e la sfacciataggine di questa classe politica sta portando la gente all'esasperazione; persino le forze dell'ordine si sono stufate. Stanno maturando le condizioni per una grande sommossa popolare. Cosa vi indigna di più dell’attuale situazione italiana, oltre alle note polemiche che riguardano i privilegi della classe politica? È l'arroganza l'aspetto più odioso. Realisticamente non si può immaginare una società senza furbi e prepotenti, perché fanno parte della natura stessa dell'uomo. Ciò che può cambiare è la presa di coscienza del cittadino medio. Abbiamo ancora il potere di voltare le spalle alla classe dirigente e la possibilità di prenderci ciò che ci spetta. Ci vogliono azioni decise e nette. L'iniziativa di Grillo,
EMERGENTI A 360° DIEGO MATHEUZ
per quanto lui la sfrutti al livello mediatico e spettacolare, porta con sé un messaggio chiaro: questa Costituzione ci offre ancora i mezzi per sostituire chi ci governa. Non volete fare un vostro cd, ma uno a cui sei stato sempre affezionato? Io a tredici anni mi innamorai di “In Bloom” dei Nirvana e la ascolto tuttora con commozione. Alessandro Inolti (batteria) è un giovane “poghettaro” convertito ai Foo Fighters. Donatello Giorgi (chitarra) è un metallaro grunge “importunatore” di giovani pulzelle e Luca Amendola (basso) è un grande estimatore di musica popolare calabrese nonché noto frequentatore di balere e club privè. Che tipi… In un tempo in cui la precarietà è una normale condizione esistenziale, consiglieresti ad un amico la carriera artistica? Certo, in un mondo che non offre opportunità lavorative, ogni attività può diventare un lavoro. Se non fossi Matteo dei Kutso, chi saresti? John Texas from Texas. Una “supercazzola musicale” per gli amici di What’s Up? “Sokotò - furipì - marà - dosà...”.
Giovani e musica classica. Un binomio non sempre facile ma che ha trovato una perfetta fusione in Diego Matheuz, il ventisettenne direttore d’orchestra nominato di recente direttore principale del Teatro La Fenice di Venezia. La giovane “bacchetta” viene da lontano, dal Venezuela, non certo un Paese noto per questo genere di musica, ma dove ha comunque germogliato la sua passione, che è poi esplosa in talento anche sui palchi italiani. Nato nel 1984, ha iniziato gli studi musicali al Conservatorio Jacinto Lara di Barquisimeto, sua città natale, continuando poi, quelli di violino presso l’Accademia Latino-americana sotto la guida di José Francisco del Castillo. Nel 2005 ha cominciato a studiare direzione con José Antonio Abreu, che è stato il più grande sostenitore della sua carriera. Ha collaborato con Simon Rattle e, in più occasioni con Claudio Abbado. Il suo debutto internazionale come direttore dell’Orchestra Giovanile del Venezuela ha avuto luogo nel marzo del 2008 al prestigioso Festival Casals di Puerto Rico presso il Centro di Belle Arti “Luis A. Ferré”. In Italia, ha debuttato sempre nel 2008 con l'Orchestra Mozart, con cui continua a collaborare ancora oggi. A Venezia, il suo compito sarà quello, non facile, di “svecchiare” l’ambiente teatrale, circondandosi di un’equipe altrettanto giovane e fungendo da polo d’attrazione per un pubblico di ragazzi. Più che un compito è una vera scommessa che Diego Matheuz affronterà a suon di “lezioni – concerto” e con le composizioni di Ciaikovski. Oltre alle opere in cartellone, sarà sempre lui a dirigere il tradizionale “Concerto di Capodanno”, trasmesso in diretta sulla Rai, il primo giorno del 2012. Insomma, all’orizzonte tanti impegni e davanti a se una carriera che promette di realizzare molti suoi sogni. Diego, ormai a buon diritto italiano d’adozione, sarà impegnato, infatti, anche con la “La Bohème”, già in cartellone alla Fenice nel 2013, l’opera che ha sempre sognato di dirigere. Auguri!
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