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Presentato alla camera il fondo patrimonio Italia
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Economia
Presentato alla camera il fondo patrimonio Italia Affitti brevi, lunedì 16 ottobre scade il termine per il pagamento della tassa Airbnb da parte degli intermediarI Tutte le misure della manovra economica
Cinema
FESTA DEL CINEMA DI ROMA: ecco il programma ufficiale Blade Runner 2049 – La recensione The Italian Jobs: Paramount Pictures e l’Italia. La recensione
Eventi
Donne che celebrano le donne a “Women for Women against violence” Assegnato a Kazuo Ishiguro il premio Nobel per la Letteratura Alberto Pizzo spopola in Corea del Sud
Tecnologia
Sanità, la cura efficace è digitale “Servizi più efficienti e meno costosi” La nuova storica scoperta sull’Universo
Cultura
Grande successo di Cesare Catania durante l’ultima esposizione a Montecarlo
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A Las Vegas la peggior strage da armi da fuoco nella storia Usa L’altro punto di vista dell’”Independence day” catalano Catalogna, Puigdemont sospende l’indipendenza: “Ora il dialogo” Papa: collegamento con gli astronauti il 26 ottobre
Politica 2
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Il governo è in bilico ma è Renzi che rischia Tutto quello che avreste voluto chiedere sul Rosatellum Cosa succede in Lombardia e Veneto dopo il referendum Cannabis ad uso terapeutico, la Camera approva con 317 voti a favore
economia Presentato alla camera il fondo patrimonio Italia
Tutelare chi rischia di perdere la prima casa o l’immobile dove si svolge la propria attività professionale o il proprio negozio, cioè lo strumento che garantisce il sostegno economico di ogni nucleo familiare. E’ questa la finalità di una proposta di legge depositata alla Camera dei Deputati che può già contare su un sostegno trasversale tra le forze politiche e che è stata presentata ieri (3 ottobre), nel corso di una tavola rotonda a Montecitorio. La proposta di legge è stata redatta da Ubaldo Palmidoro, presidente della Centaurus Capital Management Spa e membro della Consulta degli Esperti nata su iniziativa del Presidente della Commissione Finanze, Maurizio Bernardo. Palmidoro e la Consulta degli Esperti hanno lavorato su una proposta in grado di supportare le banche in crisi tutelando allo stesso tempo coloro i quali rischiano di perdere un immobile a seguito del recupero forzoso dei crediti deteriorati da parte degli istituti di credito. Ciò potrà avvenire mediante la costituzione di un fondo denominato “Fondo Patrimonio Italia” che procederà all’acquisto degli immobili posti a garanzia dei crediti e successivamente individuerà tra i debitori coloro i quali si trovano in situazioni di indigenza per intraprendere un dialogo che permetta loro di non perdere il possesso dell’immobile. All’evento hanno preso parte anche i parlamentari Fabrizio Di Stefano, Pietro Laffranco e Alberto Giorgetti. Sono intervenuti, inoltre Andrea Mignanelli (amministratore delegato di Cerved Credit Management), Stefano Scopigli (amministratore delegato di Yard Credit & Asset Management) e Stefano Santin della Casa del Consumatore. Davanti una platea composta dai principali esponenti del settore, Stefania Peveraro ha moderato gli interventi dei partecipanti per delineare gli aspetti più significativi del Fondo. Palmidoro ha messo in luce tutte le esigenze che questa proposta vuole tutelare. Andrea Mignanelli ha illustrato i benefici che possono essere ottenuti attraverso i processi Reo, ovvero acquisto di un immobile in asta giudiziale e nella sua valorizzazione e rivendita al libero mercato al fine di ottimizzare il recupero del credito. L’onorevole Fabrizio Di Stefano ha parlato della necessità di portare avanti una misura che, essendo concepita per garantire sostegno a chi rischia di perdere la casa o la propria attività economica, deve trovare il sostegno di tutte le forze politiche.
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economia Affitti brevi, lunedì 16 ottobre scade il termine per il pagamento della tassa Airbnb da parte degli intermediari
Scade oggi Lunedì 16 ottobre 2017 il termine per il pagamento da parte degli intermediari dell’imposta sulle locazioni brevi che sono state maturate nel mese di settembre. Con una circolare l’Agenzia delle Entrate ha fatto chiarezza sulla “tassa Airbnb”. Quest’ultima deve essere applicata a tutti i contratti di locazione che non sono soggetti ad obbligo di registrazione perché di durata inferiore ai 30 giorni nei quali intervenga un mediatore. Non sono previste sanzioni invece per gli intermediari che hanno versato oltre i termini stabiliti le ritenute sugli affitti brevi riguardanti i mesi di giugno e luglio se hanno provveduto al pagamento entro il giorno 11 settembre 2017. La “tassa Airbnb” riguarda dunque i contratti di locazione non soggetti all’obbligo di registrazione, con una durata inferiore a 30 giorni, per i quali intervenga un intermediario che deve quindi trattenere il 21% dell’importo totale del canone accordato tra le parti. Dovrà poi versarlo entro il giorno 16 del mese successivo alla data di inizio del contratto di locazione. L’obbligo al versamento di questa tassa si presenta ogni qualvolta un intermediario faccia da tramite tra persone fisiche. Viene applicata esclusivamente per la locazione di immobili ad uso residenziale e spazi di pertinenza come ad esempio un box auto. La “tassa Airbnb” si applica anche nel caso in cui nel contratto di locazione siano previsti servizi accessori come il cambio della biancheria e le pulizie. Non si applica a tali servizi se vengono addebitati a parte, e stesso discorso vale per i depositi cauzionali, penali, caparre e provvigioni. La circolare dell’Agenzia delle entrate specifica che l’intermediario deve pagare questa tassa pari al 21% anche se non ha sedi in Italia, e ovviamente il proprietario dell’immobile soggetto a locazione non riceverà alcuna sanzione in caso di mancato versamento di questa ritenuta. Nella situazione in cui il pagamento da parte del cliente viene effettuato con assegno intestato al proprietario della casa, l’intermediario non deve pagare la tassa. E’ possibile però che si raggiri la tassa in questo modo? In realtà gli intermediari hanno comunque l’obbligo di comunicare telematicamente i nominativi del proprietario e del cliente. Inoltre, essendo gli assegni tracciabili, il proprietario non può sfuggire alla tassazione Irpef o all’obbligo di applicazione della cedolare secca. A.D.
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economia Tutte le misure della manovra economica Aumenta la platea dei beneficiari del bonus Irpef da 80 euro. Secondo quanto emerge dal testo definitivo della Legge di Bilancio, infatti, il tetto di reddito sale da 24.000 a 24.600 euro e da 26.000 a 26.600 euro. Il documento programmatico di bilancio, assicura il ministro all’Economia Padoan all’Ue, è in linea con il Patto di Stabilità. Dall’Unione Europea fanno sapere che, dice un portavoce della Commissione, terranno conto delle risposte dell’Italia nella «valutazione che verrà effettuata prima della fine di novembre». Tornano le agevolazioni fiscali sugli abbonamenti al trasporto pubblico. La detrazione è relativa alle spese sostenute per l’acquisto degli abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale per un importo non superiore a 250 euro. Sconti anche sulle somme erogate o rimborsate alla generalità o a categorie di dipendenti dal datore di lavoro o le spese sostenute direttamente dal datore di lavoro per l’acquisto degli abbonamenti per il tpl regionale e interregionale del dipendente e familiari. Sterilizzazione dell’incremento delle aliquote dell’Iva e delle accise. Dal testo definitivo della Legge di Bilancio arriva la conferma della sterilizzazione delle clausole di salvaguardia per il 2018. L’aliquota Iva al 10%, si legge, aumenterà «di 1,5 punti percentuali dal primo gennaio 2019» (contro 1,14 punti dal primo gennaio 2018) e «di ulteriori 1,5 punti percentuali a decorrere dal primo gennaio 2020» (contro ulteriori 0,86 punti percentuali a decorrere dal primo gennaio 2019 e di un ulteriore punto percentuale a decorrere dal primo gennaio 2020 rispetto all’anno precedente). L’Iva al 22%, invece, si legge nel testo definitivo della manovra, aumenterà di 2,2 punti percentuali dal primo gennaio 2019 e «di ulteriori 0,7 punti percentuali a decorrere dal primo gennaio 2020 e di ulteriori 0,1 punti percentuali a decorrere dal primo gennaio 2021». Via al taglio del 50% dei contributi previdenziali per 3 anni per l’assunzione di giovani under30 e, limitatamente al solo 2018, anche per quelle di under35 che non siano stati, entrambi, occupati a tempo indeterminato con il medesimo o altro datore di lavoro. Limite massimo di importo incentivato 3mila euro l’anno. E’ l’incentivo alle imprese come previsto dal pacchetto lavoro contenuto nel testo definitivo della Legge di Bilancio. Potrà essere assunto con gli incentivi anche chi, tra gli under30, e successivamente all’entrata in vigore della legge, si vedrà trasformato un contratto a tempo determinato in uno stabile. Esonerate al 100% ma per 1 anno e senza limiti di età, invece, le assunzioni al Sud. Sgravi contributivi al 100% per i primi 3 anni anche per i coltivatori diretti under40. Novità per l’apprendistato: l’esonero infatti si applicherà per 12 mesi se l’apprendistato verrà trasformato dal 31 dicembre 2017 in contratto a tempo indeterminato sempre che il lavoratore non abbia compiuto il 30esimo anno di età alla data di Prevista una doppia clausola anti usa-e-getta: l’azienda infatti non potrà usufruire dell’incentivo nel caso abbia licenziato individualmente nei 6 mesi precedenti l’assunzione così come si vedrà annullato l’esonero contributivo nel caso proceda, nei 6 mesi successivi, al licenziamento per giustificato motivo oggettivo del neoassunto o di un lavoratore impiegato nella stessa unità produttiva e inquadrato con la stessa qualifica di quello del neoassunto. Ragioni queste che non si applicano comunque alle aziende che dovessero assumere il lavoratore nell’arco dei rimanenti 3 anni dalla prima assunzione incentivata. A decorrere dal primo gennaio 2018, per ciascun licenziamento effettuato nell’ambito di un licenziamento collettivo da parte di un datore di lavoro tenuto alla contribuzione per il finanziamento dell’integrazione salariale straordinaria, l’aliquota percentuale, che si attestava al 41%, “è innalzata all’82%”. “Sono fatti salvi i licenziamenti effettuati a seguito di procedure di licenziamento collettivo avviate entro il 20 ottobre 2017”, si precisa nel provvedimento. E’ poi istituito un fondo da destinare a interventi per le politiche della famiglia con una dotazione di 100 mln di euro annui a decorrere dall’anno 2018.prosecuzione. l testo prevede inoltre la proroga del blocco degli aumenti delle aliquote delle tasse locali per il 2018. Per l’anno 2018 i comuni che hanno già deliberato possono continuare a mantenere con espressa deliberazione del consiglio comunale la stessa maggiorazione confermata per gli anni 2016 e 2017.
Alle province e alle città metropolitane delle regioni a statuto ordinario, per l’esercizio delle funzioni fondamentali, è attribuito un contributo complessivo di 352 mln di euro per l’anno 2018, di cui 270 mln di euro a favore delle province e 82 mln di euro a favore delle città metropolitane. Alle province vanno anche 110 mln di euro annui per ciascuno degli anni 2019-2020 e di 180 mln annui a decorrere dall’anno 2021.
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economia Per la realizzazione del Piano straordinario invasi “è autorizzata la spesa di 50 milioni di euro per il periodo 2018-2022”, si legge nel testo definitivo della Legge di Bilancio nel quale si sottolinea che “le risorse del Piano straordinario rappresentano una anticipazione delle risorse previste dal Piano Nazionale”. E’ istituito un fondo per la bonifica dei siti con rifiuti radioattivi presso il ministero dell’Ambiente. “Al fine di assicurare la tempestiva realizzazione degli interventi per la messa in sicurezza e il risanamento dei siti con presenza di rifiuti radioattivi prodotti da interventi di bonifica di installazioni industriali contaminate da sostanze radioattive a seguito di fusione accidentale di sorgenti radioattive o per il rinvenimento di sorgenti orfane che comportano pericoli rilevanti per la pubblica incolumità - si legge - è istituito un fondo presso il ministero dell’Ambiente volto a finanziare le spese necessarie per questi interventi con una dotazione di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018, 19 e 20”. Al fine di consentire la realizzazione e la manutenzione di opere pubbliche negli enti locali sciolti per infiltrazioni mafiose, è istituito un fondo con una dotazione iniziale di 5 mln di euro annui a decorrere dal 2018. Lo prevede il testo della legge di bilancio in base al quale con decreto del ministro dell’Interno, di concerto con il ministro dell’Economia, sono definiti i criteri e le modalità di riparto del fondo, attribuendo priorità agli enti con popolazione residente fino a 15mila abitanti. Ai relativi oneri, si legge ancora nel testo, si provvede mediante corrispondente utilizzo delle risorse del Fondo ordinario per il finanziamento dei bilanci degli enti locali iscritto nello stato di previsione del ministero dell’Interno. Nello stato di previsione del ministero dell’Economia e delle finanze è istituito il Fondo per la ricostruzione nei territori dei comuni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno dell’isola di Ischia, colpiti dal sisma di agosto scorso, con una dotazione di 10 mln di euro per l’anno 2018 e 20 mln di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020. E’ previsto inoltre un contributo straordinario a favore del comune dell’Aquila per l’anno 2018 per un importo complessivo di 10 mln di euro, mentre altri due mln vanno ai comuni del cratere. Previste anche misure sui finanziamenti bancari agevolati per la ricostruzione nelle zone colpite dal sisma del 20 e 29 maggio 2012 in Emilia e la proroga delle agevolazioni per le zone franche urbane e dell’esenzione Imu sugli immobili inagibili per le stesse zone. Misure anche in relazione ai mutui per favorire la ricostruzione nei territori devastati dal terremoto dello scorso anno. Arrivano le detrazioni fiscali per i premi per assicurazioni aventi per oggetto il rischio di eventi calamitosi stipulate relativamente a unità immobiliari ad uso abitativo. Le disposizioni si applicano esclusivamente per le polizze stipulate a decorrere dall’entrata in vigore della legge. Per promuovere le esportazioni e gli investimenti in Paesi considerati ad alto rischio, Invitalia può operare come istituzione finanziaria, anche mediante la costituzione di una nuova società e con il supporto tecnico di Sace, per finanziamenti, garanzie e assicurazione di rischi non di mercato. Si tratta di Paesi catalogati come ad alto rischio dal Gafi (Gruppo d’azione finanziaria internazionale) e tra questi figura anche l’Iran. L’importo massimo di emissione di titoli pubblici, in Italia e all’estero, al netto di quelli da rimborsare e di quelli per regolazioni debitorie, “è stabilito, per l’anno 2018, in 55.000 milioni di euro”.
Il Fondo per il finanziamento ordinario delle università, si legge nella manovra, “è incrementato di 12 milioni di euro per l’anno 2018 e di 76,5 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2019, per l’assunzione di ricercatori e per il conseguente eventuale consolidamento nella posizione di professore di seconda fascia e il Fondo ordinario per il finanziamento degli enti e istituzioni di ricerca è incrementato di 2 mln di euro per l’anno 2018 e di 13,5 mln di euro annui a decorrere dal 2019 per l’assunzione di ricercatori negli enti pubblici di ricerca”. Il fondo sociale per occupazione e formazione è incrementato di 2 milioni di euro a decorrere dall’esercizio finanziario 2018 per la promozione e il coordinamento delle politiche di formazione e delle azioni rivolte all’integrazione dei sistema della formazione, della scuola e del lavoro, nonché per il cofinanziamento del Programma Erasmus+ per l’ambito dell’istruzione e formazione professionale. Al fine di incrementare i servizi di prevenzione e di controllo del territorio e di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, connessi, in particolare, alle esigenze di contrasto al terrorismo internazionale, nonché i servizi di soccorso pubblico, di prevenzione incendi e di lotta attiva agli incendi boschivi, “è autorizzata l’assunzione straordinaria per un contingente massimo di 7.394 unità delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco”. E’ istituito, nello stato di previsione del ministero della Giustizia, un fondo con una dotazione finanziaria di 20 milioni di euro per il 2018, da ripartire con decreto del ministero della Giustizia, destinato al finanziamento di interventi urgenti per assicurare la funzionalità degli uffici giudiziari, con particolare riferimento alle aree colpite da eventi sismici, nonché al sostegno delle attività amministrative del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione dei Consigli giudiziari. Limitatamente all’anno finanziario 2018, si rileva ancora, “è ridotto di 20 mln di euro il trasferimento in favore del Consiglio superiore della magistratura il quale è autorizzato ad integrare la relativa dotazione annuale per l’ammontare di 20 mln di euro derivanti dall’avanzo di amministrazione”.
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cinema
FESTA DEL CINEMA DI ROMA: ecco il programma Nella conferenza stampa di oggi martedì 10 ottobre 2017 , è stato svelato il programma ufficiale della Festa del cinema di Roma, che si terrà dal 26 ottobre al 5 novembre 2107 presso l’Auditorium Parco della Musica. Tra i film più attesi, i nuovi lavori di grandi figure del cinema americano come Kathryn Bigelow, Richard Linklater e Steven Soderbergh e per l’Italia Una questione privata del fratelli Taviani. Ecco seguito tutti i film della Selezione ufficiale, più una serie di eventi speciali e di titoli in collaborazione con Alice nella città. SELEZIONE UFFICIALE HOSTILES (film d’apertura) di Scott Cooper, Stati Uniti, 2017, 127’ ABRACADABRA di Pablo Berger, Spagna, Francia, Belgio, 2017, 96’
LAST FLAG FLYING di Richard Linklater, Stati Uniti, 2017, 125’
LOS ADIOSES | THE ETERNAL FEMININE di Natalia Beristain, Messico, 2017, 85’
LOGAN LUCKY di Steven Soderbergh, Stati Uniti, 2017, 119’
IN BLUE di Jaap van Heusden, Paesi Bassi, 2017, 102’
LOVE MEANS ZERO di Jason Kohn, Stati Uniti, 2017, 90’ | Doc |
BORG MCENROE di Janus Metz, Svezia, Danimarca, Finlandia, 2017, 100’
MADEMOISELLE PARADIS di Barbara Albert, Austria, Germania, 2017, 97’
CABROS DE MIERDA | THE YOUNG SHEPHERD di Gonzalo Justiniano, Cile, 2017, 118’
MARIA BY CALLAS, IN HER OWN WORDS di Tom Volf, Francia, 2017, 95’ | Doc |
C’EST LA VIE! (LE SENS DE LA FÊTE) | C’EST LA VIE! – PRENDILA COME VIENE di Eric Toledano, Olivier Nakache, Francia, 2017, 117’
MON GARÇON | MY SON di Christian Carion, Francia, 2017, 84’
CUERNAVACA di Alejandro Andrade Pease, Messico, 2017, 90’
MUDBOUND di Dee Rees, Stati Uniti, 2017, 134’
DETROIT di Kathryn Bigelow, Stati Uniti, 2017, 142’
NADIE NOS MIRA | NOBODY’S WATCHING di Julia Solomonoff, Argentina, Colombia, Brasile, Stati Uniti, 2017, 102’
FERRARI: RACE TO IMMORTALITY | FERRARI: UN MITO IMMORTALE di Daryl Goodrich, Regno Unito, 2017, 91’ | Doc |
ONE OF THESE DAYS di Nadim Tabet, Libano, 2017, 80’
O FILME DA MINHA VIDA | THE MOVIE OF MY LIFE di Selton Mello, Brasile, 2017, 113’
THE ONLY LIVING BOY IN NEW YORK di Marc Webb, Stati Uniti, 2017, 89’
HIKARI | AND THEN THERE WAS LIGHT di Tatsushi Omori, Giappone, 2017, 138’
PRENDRE LE LARGE | CATCH THE WIND di Gaël Morel, Francia, 2017, 103’
THE HUNGRY di Bornila Chatterjee, India, Regno Unito, 2017, 100’
UNA QUESTIONE PRIVATA di Paolo Taviani, Vittorio Taviani, Italia, Francia, 2017, 84’
I, TONYA di Craig Gillespie, Stati Uniti, 2017, 121’
SCOTTY AND THE SECRET HISTORY OF HOLLYWOOD di Matt Tyrnauer, Stati Uniti, 2017, 98’ | Doc |
KANOJO GA SONO NA WO SHIRANAI TORITACHI | BIRDS WITHOUT NAMES di Kazuya Shiraishi, Giappone, 2017, 123’
SKYGGENES DAL | VALLEY OF SHADOWS di Jonas Matzow Gulbrandsen, Norvegia, 2017, 91’
KŘIŽÁČEK | LITTLE CRUSADER di Václav Kadrnka, Repubblica Ceca, Slovacchia, Italia, 2017, 90’
STRONGER di David Gordon Green, Stati Uniti, 2017, 119’
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cinema TORMENTERO di Rubén Imaz, Messico, Colombia, Repubblica Dominicana, 2017, 80’ TOUT NOUS SÉPARE di Thierry Klifa, Francia, 2017, 98’ TROUBLE NO MORE di Jennifer Lebeau, Stati Uniti, 2017, 59’ | Doc | LA VIDA Y NADA MÁS | LIFE & NOTHING MORE di Antonio Méndez Esparza, Spagna, Stati Uniti, 2017, 110’ WHO WE ARE NOW di Matthew Newton, Stati Uniti, 2017, 99’ IN COLLABORAZIONE CON ALICE NELLA CITTÀ THE BREADWINNER di Nora Twomey, Irlanda, Canada, Lussemburgo, 2017, 93’ | Animazione | MAZINGER Z INFINITY | MAZINGA Z INFINITY di Junji Shimizu, Giappone, 2017, 95’ | Animazione | SATURDAY CHURCH di Damon Cardasis, Stati Uniti, 2017, 82’ TUTTI NE PARLANO BABYLON BERLIN di Tom Tykwer, Henk Handloegten, Achim von Borries, Germania, Episodi 1 e 2, 2×45’ | Serie TV | INSYRIATED di Philippe Van Leeuw, Belgio, Francia, Libano, 2017, 85’ MZEVLEBI | HOSTAGES di Rezo Gigineishvili, Georgia, Polonia, Russia, 2017, 104’ THE PARTY di Sally Potter, Regno Unito, 2017, 71’ UNE PRIÈRE AVANT L’AUBE | A PRAYER BEFORE DAWN di Jean-Stéphane Sauvaire, Francia, Regno Unito, 2017, 117’ PROMISED LAND di Eugene Jarecki, Stati Uniti, Germania, 2017, 117’ | Doc | EVENTI SPECIALI Film di chiusura THE PLACE di Paolo Genovese, Italia, 2017, 105’ Fra cinema e musica NYSFERATU – SYMPHONY OF A CENTURY di Andrea Mastrovito, Stati Uniti, 2017, 67’ | Animazione | Scelto da… Bernardo Bertolucci DA’WAH di Italo Spinelli, Indonesia, 2017, 64’
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Un regista senza tempo SPIELBERG di Susan Lacy, Stati Uniti, 2017, 147’ | Doc |
cinema Blade Runner 2049 – La recensione
Sinossi Trent’anni dopo gli eventi del primo film, il nuovo Blade Runner 2049. L’agente K della Polizia di Los Angeles (Ryan Gosling) scopre un segreto sepolto da tempo che potrebbe far precipitare nel caos quello che è rimasto della società. La scoperta di K lo spinge verso la ricerca di Rick Deckard (Harrison Ford), un ex-blade runner della polizia di Los Angeles sparito nel nulla da 30 anni. Recensione Confrontarsi con un capolavoro come Blade Runner, che per primo ha portato l’estetica cyberpunk nella storia del cinema, costruendo un immaginario futuribile non ancora superato, non era cosa facile. Denis Villeneuve vince la sfida a metà. Se da una parte riesce a confezionare un’opera esteticamente convincente, ricalcando visivamente l’opera di Scott, da l’altra non raggiunge mai la stessa “profondità” senza regalare allo spettatore quel coinvolgimento che ha fatto di Blade Runner una vera “esperienza”. La sceneggiatura che si snoda su alcuni momenti topici che danno inizio all’azione, seppur mettendo al centro temi importanti come la nostalgia e la manipolazione della memoria non sembra incidere mai veramente. La fotografia invece è magistrale, Roger Deakins (il direttore della fotografia) mette in scena con pochi colori basici una Los Angeles desertica e fumosa che si scontra con gli asettici set interni. Magnifici piani di luce s’intersecano dando vita ad immagini iconiche. Villeneuve sceglie di seguire binari già percorsi, la sua Los Angeles non diventerà termine di paragone per futuri possibili, ma solo un’ottima prova di stile. Vittorio Zenardi
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cinema The Italian Jobs: Paramount Pictures e l’Italia. La recensione
The Italian Jobs: Paramount Pictures e l’Italia è un viaggio tra passato e presente, con uno sguardo verso il futuro. La narrazione si snoda attraverso la storia di due uomini, due executive italo-americani, Pilade Levi e Luigi Luraschi, arrivati in Italia alla fine della Seconda Guerra Mondiale per rifondare la nostra industria cinematografica, i cui interventi hanno influenzato fortemente l’industria cinematografica mondiale. Basti pensare che l’idea di produrre film europei, finanziati da fondi americani, è nata, in Italia con Paramount Pictures. Capolavori come Le Notti di Cabiria, Romeo e Giulietta o Il Conformista (solo per citare alcuni titoli) sono stati realizzati proprio grazie al loro intervento. Le testimonianze esclusive di Gioia Levi e Tony Luraschi, figli dei due manager, ci mostrano come i loro genitori non fossero soltanto uomini d’affari, ma come la loro vita fosse interamente dedicata al cinema. Il documentario scritto e diretto da Marco Spagnoli è una superba riflessione visiva che si compone di materiali rari e inediti che raccontano, in maniera inedita e originale, lo straordinario rapporto tra questo Studio e il nostro Paese, esplorando, per la prima volta, come questo legame abbia influenzato in maniera significativa anche la vita e la carriera dei tanti talenti coinvolti nelle produzioni e nelle coproduzioni italiane. Oltre a testimoni diretti dell’industria italiana ed internazionale, il documentario propone una serie di interviste che raccontano come l’Italia sia stata, in termini produttivi, una delle mete privilegiate delle produzioni Paramount – che è stato il primo Studio a produrre in Italia e il primo nel 1937 a mettere sotto contratto un’attrice italiana, Isa Miranda. Emozionante vedere le star di casa nostra come Sophia Loren e Anna Magnani recitare in un perfetto inglese in pellicole internazionali che le hanno portate a vincere il primo Oscar® per la recitazione. Alcune intense sequenze mostrano una felicissima Magnani, prima attrice italiana a vincerlo con la Rosa Tatuata. The Italian Jobs: Paramount Pictures e l’Italia primo lungometraggio originale di Paramount Channel, è un’opera fondamentale per capire un periodo della Storia del cinema italiano mai prima esplorato, e proprio per questo dovrebbe essere visto da tutti gli amanti della settima arte. Il documentario verrà presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma questa sera, martedì 24 ottobre 2017 alle 20.30 al Maxxi. Vittorio Zenardi
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cinema
Festa del Cinema di Roma: Stronger. La recensione Sinossi Per riconquistare il cuore di Erin (Tatiana Maslany), che lo ha lasciato, Jeff Bauman (Jake Gyllenhaal) prepara un cartellone e si piazza sulla linea di traguardo della maratona di Boston. Ma Erin non finirà mai la gara perché una bomba esplode uccidendo e ferendo pubblico e partecipanti. Jeff è tra le vittime dell’esplosione. Amputato delle due gambe, Jeff ha visto uno degli attentatori e aiuta gli agenti dell’FBI a identificarlo. Ragazzo ordinario, diventa simbolo di resilienza ed eroe nazionale malgrado lui. Se la famiglia cavalca l’onda improvvisa della notorietà, Erin sembra l’unica ad accorgersi del dolore di Jeff, che vorrebbe solo rimettersi in piedi. Il percorso non sarà facile, per ‘camminare come un uomo’ non bastano due gambe nuove. Recensione David Gordon Green (suo l’ottimo Joe presentato nel 2013 a Venezia 70) con Stronger fissa il suo sguardo sul tremendo attentato dalla maratona di Boston del 2013, tragedia che ha ferito 264 persone e coinvolto Jeff Bauman di cui il film racconta la storia personale. Con una narrazione lineare, che si affida a sporadici flash-back per i ricordi sull’attentato del protagonista, il regista statunitense riesce subito a farci entrare in empatia con la storia. Aiutato anche da un ottimo cast, che se vede in Gyllenhaal la punta di diamante con un’interpretazione magistrale, può contare anche sulla credibile performance dell’intera famiglia e della convincente interpretazione della Maslany che ben caratterizza il personaggio. Il film si concentra sui moti interiori di Jeff, costretto a superare i propri limiti per ritrovare una sorta di “normalità”, ma ci parla anche dell’enorme potere di distorsione che hanno i media che trasformano in un immenso show tutto ciò che ruota intorno a quello che hanno innalzato come simbolo della resistenza bostoniana. Stronger, inserito nella selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma, ha il merito di affrontare tematiche importanti senza cadere nella banale retorica o nell eccessiva enfasi. Il risultato è un’ottima opera equilibrata ed onesta. Vittorio Zenardi
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cinema
Festa del Cinema di Roma: The Breadwinner. La recensione
Sinossi Parvana è una ragazza di 11 anni che cresce sotto il regime dei talebani in Afghanistan nel 2011. Quando suo padre viene ingiustamente arrestato, la giovane si traveste da ragazzo pur di mantenere la famiglia. Con ostinata determinazione trae forza dalle storie che le raccontava suo padre e infine rischia la vita per scoprire se sia ancora vivo. The Breadwinner è l’adattamento dell’omonimo romanzo della scrittrice canadese Deborah Ellis pubblicato in Italia con il titolo Sotto il burqa. Si tratta del primo libro della cosiddetta “trilogia di Parvana”, dal nome della protagonista. L’adattamento cinematografico è stato scritto dalla stessa Ellis in collaborazione con la sceneggiatrice e scrittrice canadese Anita Doron. La regista Nora Twomey co-fondatrice e direttrice creativa di Cartoon Saloon, ha diretto i corti pluripremiati From Darkness e Cúilín DualaCch, e co-diretto il film nominato agli Oscar The Secrets of Kells. Per The Breadwinner si è immersa nello studio della storia e del folklore afgano, operazione che gli ha permesso di ricreare una coerente ambientazione per i suoi personaggi. Lo spettatore viene così immerso in un mondo lontano dove il regime dei talebani costringe la popolazione a sacrifici estremi per poter sopravvivere e le donne vengono trattata in condizioni di assoluta inferiorità. Una triste realtà che però viene visivamente mostrata con la grazia tipica delle fiabe orientali. La Twomey sceglie di farci vedere l’universo immaginato dalla protagonista affidandosi alla tecnica della Cutout animation, che consiste nell’utilizzare pezzi di carta ritagliati, per creare una sorta di collage, e fotografarli a passo uno per creare l’illusione del movimento. Prende vita così, davanti ai nostri occhi, una visione esteticamente accattivante ed avvolgente, che scalda ed emoziona. La trovata di inserire le peripezie di Suleyman, sorta di alter ego di Parvana, nell’intreccio narrativo, è congeniale al solido impianto della sceneggiatura, che vuole far riflettere sull’assurdità della guerra e sul potere demiurgico della volontà e dell’amore, in grado di far sbocciare fiori meravigliosi anche nella terra più arida. The Breadwinner prodotto da Angelina Jolie è stato presentato nell’ambito della Festa del Cinema, nella sezione autonoma e parallela Alice nella città, diretta da Gianluca Giannelli e Fabia Bettini. Vittorio Zenardi
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eventi Donne che celebrano le donne a “Women for Women against violence”
Assegnato il PREMIO Camomilla a Gessica Notaro, Vittorio Rizzi, Paola Ferrari, Veronica Maya, Francesco Testi, Rossella Brescia, Elena Santarelli, Antonino Di Pietro e Michelino De Laurentiis. Un evento che parla di violenza e delle sue cicatrici, nel corpo e nell’anima di una donna. Violenza è quella psico-fisica del tumore al seno che, in Italia, viene diagnosticato a circa 50 mila donne ogni anno, confermandosi il big killer più letale del genere femminile. Violenza è quella di un uomo, oltre cento donne ogni anno vengono uccise, quasi sempre da coloro che sostengono di amarle. Malattia e violenza, i mali delle donne. E’ questo il racconto di “Women for Women against violence – PREMIO Camomilla” giunto alla sua terza edizione e ideato per sostenere il contrasto alla violenza domestica e le donne che lottano contro il tumore al seno. Promosso dall’Associazione Consorzio Umanitas Onlus e organizzato dalla sua Presidente, Donatella Gimigliano, in collaborazione con Avs e PiùAthena eventi, il charity event, Patrocinato dalla Rai, dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, dalla Regione Lazio e dalla FERPi, si è tenuto al The Church Village di Roma ed è stato presentato dalla giornalista Emma D’Aquino con l’obiettivo, anche, di sostenere due associazioni, Salvamamme per la Valigia di Salvataggio e IncontraDonna Onlus. Con “La Valigia di Salvataggio”, in partnership con la Regione Lazio, Salvamamme vuole rispondere alle richieste delle tante donne in fuga vittime di violenza. “IncontraDonna”, presieduta da Adriana Bonifacino, responsabile dell’Unità di Diagnosi e Terapia in Senologia dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma, nata per rispondere ai bisogni delle donne in cura, soprattutto per non sentirsi abbandonate nel “dopo”. Durante la serata sono stati presentati due contributi video, il corto «Oltre la finestra», prodotto e diretto da Francesco Testi e Patrocinato da Amnesty International e, il nuovo spot della Valigia di Salvataggio di Salvamamme, con Barbara De Rossi e Alessio Boni per la regia di Marco Santoro. Vincenzo Manfredi, Public Affair e Advocacy Director di Softlab, inoltre, ha annunciato un progetto pilota su Roma di una app dedicata alla valigia. Sul tema del tumore al seno, in anteprima nazionale, è stato presentato un promo del film «Stay On! Io Resto qua» prodotto da Santo Spadafora, per la regia di Gianluca Sia. Assegnato il “PREMIO Camomilla” (che s’ispira alle virtù terapeutiche della pianta e rappresenta il concetto di solidarietà), una vera e propria scultura realizzata dal laboratorio del maestro orafo Michele Affidato a personalità che si sono distinte nel sociale e nelle campagne di sensibilizzazione sui due temi. Tra i premiati di quest’anno la modella e ambasciatrice di Miss Italia contro la violenza Gessica Notaro, il prof. Michelino De Laurentiis, Direttore dell’unità operativa complessa di oncologia senologica dell’Istituto Nazionale Tumori “Fondazione Pascale” di Napoli e responsabile della ricerca del vaccino contro il tumore al seno, il Direttore Centrale DAC - direzione anticrimine, Prefetto Vittorio Rizzi, il Direttore Scientifico del mensile Ok Salute, prof. Antonino Di Pietro, Paola Ferrari, Francesco Testi, Veronica Maya, Rossella Brescia, Elena Santarelli, Valeria Graci, la vocalist Edy Giordano, il Direttore Generale di Salvamamme, Katia Pacelli, il coordinatore nazionale di AVTEA, Emiliano Paolini, Carmen, Mara e Michele Pisano dell’omonimo Centro Medico e Andrea Petrangeli di Banca Generali. Significativo il messaggio di Dacia Maraini che ha augurato a “tutte le donne che incontrano le spine del tumore sul loro cammino, di raccogliere le grandi forze vitali che stanno in fondo ad ogni corpo di donna e camminare con ardimento verso un futuro di vittorie contro chi le vuole arrese”. Sotto l’attenta regia di Alessandro Carrieri in scena le divertenti incursioni di Valeria Graci, le straordinarie performance di danza con Alina Camisano e Agostino Solagna, coreografate da Andrè De La Roche e Alessandro Alcanterini della Move, e l’esibizione delle vocalist Edy Giordano, Symo e dei Peace Choir. Al termine dj set con Gabry Imbimbo e voice& Electric violin live by Andrea Casta. Tra gli ospiti anche Patrizia Mirigliani, Cesara Buonamici, Stefano Marroni, Roberta Damiata, Lea Gasparoli, Irene Bozzi, Cinzia Leone, Vitaliano De Salazar, Antonella Salvucci, Claudia Conte e Alessandra Canale. L’evento è stato realizzato grazie al sostegno di Banca Generali, Softlab. Charity partner: Bulgari, Michele Affidato, Collistar, Carpisa, Studio Medico Acaia, Canova, Lightflow, Tecnoconference, Promotrading Italia, Ferrarelle, I Dolci di Nonna Vincenza, Borgo Dei Vinci, Calabriafood, Dedoni, Ceccotti. Partner tecnici: Creative Solution, Radiotaxi 6645. V. Z.
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eventi
Assegnato a Kazuo Ishiguro il premio Nobel per la Letteratura
E’ stato assegnato oggi allo scrittore giapponese naturalizzato britannico Kazuo Ishiguro il premio Nobel per la Letteratura. «Nei suoi romanzi di grande forza emotiva - si legge nella motivazione - ha scoperto l’abisso sottostante il nostro illusorio senso di connessione con il mondo»Nato a Nagasaki nel 1954 Ishiguro si è trasferito con la famiglia in Inghilterra nel 1960. Tutti i suoi romanzi scritti il lingua inglese sono tradotti in Italia da Einaudi: Un pallido orizzonte di colline (1982), Un artista del mondo fluttuante (1986), Quel che resta del giorno (ultima edizione Super ET 2016), Gli inconsolabili (1995 e 2012), Quando eravamo orfani (2000), Non lasciarmi (ultima edizione Super ET 2016) e Il gigante sepolto (2015, ultima edizione Super ET 2016). Per Einaudi ha pubblicato anche la raccolta di racconti Notturni. Cinque storie di musica e crepuscolo (2009 e 2010). Da Quel che resta del giorno (Man Booker Prize 1989) è stato tratto un famoso film con Anthony Hopkins ed Emma Thompson. Nel 2008 il «Times» l’ha incluso fra i 50 più grandi autori britannici dal 1945.
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eventi Alberto Pizzo spopola in Corea del Sud
La nuova stagione musicale di Alberto Pizzo é ripartita in grande stile. Undicimila le persone che hanno assistito domenica 1 ottobre 2017 alla performance del pianista napoletano al Festival Dalseong di Daegu in Corea del Sud. Numerosissime le chiamate sul palco. Al suo ritorno in Italia ad attenderlo gli studi per registrare la colonna sonora del film Anima. Per il film di Rosario Montesanti e Pino Ammendola, con Francesco Pannofino e Paolo Conticini, Pizzo ha pensato ad una musica per pianoforte, organo e violoncello. Una colonna sonora che si annuncia già molto prestigiosa: fra i protagonisti del suono di questo film ci sarà infatti anche la PFM. Ma il neonato amore fra Pizzo e il Cinema non finisce qui: Montesanti e Ammendola firmeranno per l’occasione anche il nuovo videoclip del musicista partenopeo che lo vedrà protagonista assieme al suo splendido Yamaha a gran coda. Il successo di Alberto Pizzo continua quindi anche all’estero: Corea, Giappone, Bangkok (Thailandia), alcune grandi città europee, tra le quali Istanbul e Amburgo. E ancora, l’Italia con i fortunati concerti nei maggiori teatri e rassegne italiani, in duo o trio pianistico insieme con artisti come Stefano Bollani, Luis Bacalov, Danilo Rea, Rita Marcotulli, Chick Corea. Nei tre cd da lui realizzati, Pizzo si è sempre avvalso di prestigiose collaborazioni internazionali: oltre a quella di Bacalov, si segnalano quelle di David Knopfler, Toquinho, Mino Cinelu, Francesco Cafiso, Fabrizio Sotti e Renzo Arbore. Nel suo ultimo lavoro, Memories, realizzato dalla Cinevox e da Sony Classical, in alcuni suoi brani, orchestrati da Luis Bacalov, Pizzo è stato accompagnato dalla London Symphony Orchestra che ha registrato con lui presso i leggendari Abbey Road Studios di Londra. V. Z.
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tecnologia Sanità, la cura efficace è digitale “Servizi più efficienti e meno costosi” Il convegno organizzato alla Camera dall’associazione Italian Digital Revolution. Si avverte sempre più la necessità di puntare su nuovi sistemi di gestione della sanità. Con prestazioni mediche a base di bit e telemedicina. La situazione è chiara: grazie al digitale, le prospettive di sviluppo sono enormi, in grado di sostituire il paradigma dell’assistenza tradizionale in un modello addirittura predittivo e preventivo, consentendo ai servizi sanitari nazionali di operare in modo più efficiente e risparmiare grandi risorse. Gli aspetti tecnici e politici della questione sono stati esaminati nel corso del convegno “Sanità elettronica e processi digitali nel settore della salute”, tenutosi a Roma presso la Sala della Lupa della Camera dei deputati in piazza Montecitorio. L’incontro, organizzato dall’associazione Italian Digital Revolution con il patrocinio dell’Agenzia per l’Italia digitale, dell’Agenzia nazionale per i giovani, di Formez PA, della Regione Lazio e della fondazione “I Sud del mondo”, ha messo in risalto uno scenario nuovo, a partire dalla cartella clinica digitale, strumento indispensabile per modernizzare l’intero sistema e puntare sulle nuove frontiere offerte dal maggiore utilizzo delle tecnologie. “La sanità italiana è a un bivio – ha affermato Mauro Nicastri dell’Agenzia per l’Italia digitale e presidente dell’Aidr –. Appare ormai chiaro come l’innovazione digitale sia essenziale per andare verso una sanità sostenibile, ma occorre accelerare e rimuovere barriere e inerzie all’innovazione cominciando dal valorizzare al meglio le iniziative di successo già presenti sul territorio italiano ed europeo. Nei prossimi mesi sarà importante utilizzare con migliori risultati le risorse economiche a disposizione, come per esempio quelle del PON governance ‘ICT per la salute’, la cui reale disponibilità dipenderà anche dalla capacità di programmazione e progettualità. È inoltre fondamentale investire nella cultura digitale di cittadini e operatori, coinvolgendoli anche nella progettazione dei nuovi servizi. In sintesi, è urgente agire affinché il SSN e i sistemi sanitari regionali, che vanno resi sempre più digitali, possano mettersi in marcia speditamente per rispondere alle esigenze di utenti, medici e operatori”. I numeri infatti parlano chiaro: tra poco più di trent’anni in Europa gli over 60 saranno il 35% della popolazione. E in Italia la sanità potrebbe arrivare a un sesto della spesa totale. Anche per questa ragione si rende indispensabile la cura digitale. Anzitutto perché, semplicemente eliminando burocrazia e buona parte della carta a vantaggio di cartelle e ricette elettroniche, porterebbe un risparmio notevole pari, secondo cifre ufficiali, a una diminuzione del 10-15 per cento della spesa sanitaria, pari a 20 miliardi, ovvero un punto del nostro Pil. “Una terapia – ha spiegato Andrea Bisciglia, cardiologo e responsabile dell’osservatorio sanità digitale dell’Aidr – finalizzata soprattutto a migliorare i processi e il flusso delle informazioni fra i diversi attori del sistema (pazienti, medici, farmacisti, terapeuti, ospedali, laboratori e casse malati), ad aumentare la sicurezza, la qualità, l’efficacia delle prestazioni e, non da ultimo, a contenere i costi della sanità. Ciò però presuppone la rimozione di ostacoli che portino all’avvento di strumenti come il fascicolo sanitario elettronico (FSE), la telemedicina con il superamento del problema dell’accesso alla banda larga e della connettività, la prescrizione elettronica di medicinali e di prestazioni sanitarie. Da non sottovalutare c’è anche la formazione degli operatori sanitari, la creazione di nuovi LEA, i livelli essenziali di sanità elettronica, e le questioni di natura normativa sulla mobile health, riguardanti la validazione delle app mediche e sanitarie. Per questo – ha concluso Bisciglia – sarà fondamentale varare un programma di lavoro congiunto a livello
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istituzionale sia sotto il profilo della certificazione e dell’omologazione delle app, sia sotto l’aspetto del governo dei dati, allo scopo di ridurre al minimo i potenziali pericoli per la salute e la privacy dei pazienti e per salvaguardare la centralità del rapporto medico-paziente”. L’Italia fino ad ora ha dimostrato di non essere pienamente pronta alla storica svolta. Basti riflettere sul fatto che nel 2016 solo l’1,1% della spesa sanitaria è stato destinato alla digitalizzazione: 1,27 miliardi, con un calo del 5% rispetto all’anno precedente (1,34 miliardi). Di contro, sempre nel 2016, l’investimento di 65 milioni sulla cartella elettronica. Insomma, il Belpaese si avvicina con lentezza all’obiettivo del risparmio pubblico e, contemporaneamente, alla crescita delle aziende e al business dei profitti privati. “L’innovazione digitale dei processi sanitari è un passaggio fondamentale per migliorare il rapporto tra costo e qualità dei servizi sanitari, limitare sprechi e inefficienze, ridurre le differenze sui territori e innovare le relazioni di front end per ottimizzare la qualità percepita del cittadino”, ha sostenuto Maria Capalbo, direttore generale dell’azienda ospedaliera Marche Nord. Ad ogni modo, secondo Maria Rizzotti, senatrice di Forza Italia e vicepresidente vicario della commissione Igiene e Sanità, “gli ultimi mesi del 2017 saranno importantissimi per lo sviluppo della sanità digitale in Italia. Infatti tutte le Regioni dovranno concludere lo sviluppo dei fascicoli sanitari elettronici e dovranno garantire l’interoperabilità, ma allo stesso tempo si dovrà tener presente che l’utilizzatore finale vuole un sistema facile, immediato, veloce e fruibile da qualsiasi dispositivo. Al fianco di questa crescita tecnologica sarà necessaria una corretta informazione dell’utenza circa le potenzialità del fascicolo sanitario elettronico”. Mentre per Dalila Nesci, deputata e capogruppo del Movimento 5 stelle in commissione Affari sociali, “l’attualità dell’argomento del convegno risiede nella complessa e complicata digitalizzazione che interessa il sistema sanitario. Per via dell’euro la sanità è costretta entro una gestione aziendalistica, di per sé antitetica alla tutela del diritto alla salute, concepita come fondamentale per l’individuo e per lo Stato. In Italia c’è una sanità di serie A, una di serie B, una di serie C e una perfino di serie D, a Sud, che riceve minori trasferimenti dallo Stato centrale, malgrado il maggiore bisogno di cure per i pazienti cronici. Tra Nord e Sud c’è allora un divario circa la funzionalità e l’efficienza degli ospedali, che tende ad aumentare per i minori trasferimenti alla sanità meridionale, per prassi invalse nella gestione dei piani di rientro e per un diffuso clientelismo, nel Mezzogiorno, che è di grave ostacolo alla programmazione e all’innovazione”. Il convegno è stato moderato dalla giornalista RAI Maria Antonietta Spadorcia.
tecnologia
La nuova storica scoperta sull’Universo
Da oggi l’astronomia non è più la stessa: una rivoluzione come quella di Galileo quando puntò il cannocchiale verso il cielo. E’ stato infatti catturato il segnale generato dalla fusione di due stelle di neutroni, così dense da costituire uno stato estremo della materia. Lo hanno ascoltato e visto i rivelatori di onde gravitazionali Ligo e Virgo e 70 telescopi da Terra e spaziali, con una cascata di scoperte. L’annuncio in contemporanea in Italia, Europa e Usa. Ruolo cruciale dell’Italia con Infn, Inaf e Asi. La nuova astronomia è chiamata ‘multimessaggero’ in quanto è il risultato di osservazioni basate su segnali di tipo diverso. Tre conferenze internazionali in simultanea presentano i risultati da Stati Uniti, Germania e Italia, che ha dato un contributo importante con Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf ) e Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Le conferenze sono in diretta streaming da Washington, presso la National Science Foundation, da parte della collaborazione dei rivelatori di onde gravitazionali Ligo e Virgo, a Garching da parte dell’Osservatorio Europeo Australe (Eso) e a Venezia da parte dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Trasmessa in diretta streaming anche la conferenza da Roma, presso il ministero dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca. Fisici e astrofisici hanno ricostruito la straordinaria corsa dei due segnali emessi dalla fusione delle stelle di neutroni avvenuta nella periferia della galassia NGC 4993, nella costellazione dell’Idra, alla distanza di 130 milioni di anni luce dalla Terra. Da lì sono partite le onde gravitazionali ricevute dai rivelatori Ligo e Virgo, che si trova in Italia e al quale l’Italia partecipa con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e da lì è partita anche la luce del lampo gamma che ha accompagnato l’esplosione e che è stato visto dal satellite Fermi della Nasa, al quale l’Italia partecipa con l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). “Sappiamo che entrambi i segnali hanno viaggiato per 130 milioni di anni e che il segnale luminoso è stato osservato 1,7 secondi dopo quello dell’onda gravitazionale”, ha detto all’ANSA il fisico Gianluca Gemme, coordinatore nazionale di Virgo per l’Infn. Questa differenza nei tempo di arrivo dei due segnali è stata calcolata in un numero estremamente piccolo e sostanzialmente è corretto dire che le due velocità si equivalgono, come aveva previsto Einstein.
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cultura Grande successo di Cesare Catania durante l’ultima esposizione a Montecarlo
Successo internazionale per l’artista italiano Cesare Catania dopo la sua esposizione appena terminata nel principato di Monaco. Dopo aver più volte stupito la critica e la Press internazionale, dopo aver ricevuto dalla rivista inglese Luxury News il soprannome di “Moderno Leonardo da Vinci”, la settimana scorsa durante l’evento monegasco l’artista italiano ha presentato per la prima volta un’opera unica nel suo genere. «Con questa opera ho voluto provare a superare le barriere visive che obbligano le persone affette da sindrome di Dalton a vedere una realtà differente da quella comune, ma non per questo meno attraente.» Così spiega l’artista italiano riferendosi a ciò che lo ha ispirato durante la realizzazione della sua ultima scultura in silicone e acciaio. Ed e’ cosi che l’opera numero 57 intitolata “La Bocca dell’Etna – E Version” viene realizzata e concepita da Cesare Catania, proprio per enfatizzare i caratteri visivi delle persone affette da sindrome di Dalton. Per la prima volta in arte contemporanea l’artista valorizza la propria opera plasmandola sullo spettro visivo dei daltonici (più di 300 milioni in tutto il mondo). «Lo stesso Vicent Van Gogh, maestro indiscusso nell’uso del colore, era daltonico.» continua a spiegare Catania. «Sinceramente non vedo il daltonismo come un difetto: lo definirei più una caratteristica. Non c’è cosa più affascinante che pensare alla propria opera d’arte che cambia colore a seconda del punto di vista da cui la si osserva. Lo stesso Andy Warhol aveva sperimentato con la sua Marilyn Monroe come, pur cambiando la tavolozza dei colori, l’icona del mito americano rimaneva inalterata.» L’opera di Catania e’ stata presentata per la prima volta a livello mondiale in una settimana calda di eventi per il principato di Monaco, che ha ospitato tra gli altri anche il Boat Show (la più importante fiera internazionale del lusso di yacht e imbarcazioni milionarie) e la cena di Gala con il principe Alberto di Monaco e con Leonardo di Caprio. Cesare Catania conclude: «La frase “ART FOR EVERYONE” ha per me un duplice significato: “arte rivolta a tutto il mondo” e “arte considerata tale da chiunque la osservi”, indipendentemente dai propri filtri culturali, sociali o addirittura fisiologici. Se ognuno di noi vedesse i colori del mondo a modo proprio vivremmo in un mondo senza pregiudizi…. » Nella serata di Gala di apertura dell’evento, Cesare Catania ha donato inoltre una sua opera d’arte all’associazione Power Disease.
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cronaca
A Las Vegas la peggior strage da armi da fuoco nella storia Usa
E’ di almeno 50 morti e 200 feriti il bilancio aggiornato della sparatoria nella zona dei casinò di Las Vegas: il killer avrebbe aperto il fuoco dal 32mo piano dell’hotel Mandalay Bay verso la folla che assisteva a un concerto per il festival country “Route 91 Harvest”, nelle immediate adiacenze. Testimoni affermano di aver visto i bagliori degli spari. Un uomo sospettato di aver aperto il fuoco è stato ucciso. ‘’A questo punto non consideriamo la sparatoria un atto di terrorismo - afferma la polizia di Las Vegas - Sembra più un’azione di un lupo solitario’’. Fra i morti ci sono due agenti di polizia fuori servizio: erano tra il pubblico ad assistere al concerto. La polizia ha rintracciato Mary Lou Dandley, ma non è chiaro se sia sotto custodia della polizia. La donna, asiatica, avrebbe legami con il killer. Nata il 12 dicembre 1954, è considerata una ‘’persona di interesse’’ e viveva con l’aggressore. La polizia sta cercando anche due auto, una Hyunday e una Chrysler Pacific, registrate a nome dell’autore della sparatoria. Lo sceriffo chiede di consegnare i video della sparatoria perché potrebbe aiutare le indagini.
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cronaca
L’altro punto di vista dell’”Independence day” catalano
All’indomani del referendum sull’indipendenza, il presidente catalano Carles Puigdemont ha convocato una riunione del governo per preparare le prossime mosse sulla strada dell’indipendenza. Il voto è stato dichiarato illegale da Madrid che ha cercato di farlo deragliare con l’intervento della polizia. A Madrid, intanto, il premier spagnolo Mariano Rajoy vede oggi i leader di Psoe e Ciudadanos Pedro Sanchez e Albert Rivera, i due grandi partiti spagnoli che appoggiano dall’opposizione la sua strategia in Catalogna. I tre devono concordare nuove misure. Rivera ha chiesto a Rajoy di attivare l’articolo 155 della costituzione per sospendere l’autonomia catalana prima di una possibile dichiarazione di indipendenza. La situazione è molto confusa e incerta. La stessa confusione che aleggia attorno alla reale portata del voto catalano. L’impressione è che raccontare questa vicenda ci sia stato un eccesso di semplificazione. Ha scritto Stefano Ceccanti, docente di Diritto pubblico de La Sapienza, su Facebook: «di questo referendum illegale senza nessuna garanzia (sui siti seri spagnoli, a partire da El Pais si vedono persone votare tranquillamente più volte) sono stati diffusi i dati (non da un’entità indipendente, ma da strutture legate al Governo): sono state obbligati a riconoscere che avrebbe votato poco più del 40% e il 90% dei Sì equivale più o meno al 38% degli aventi diritto. Poco più di un catalano su tre. Nessun problema per loro perché la democraticissima legge sul referendum non prevedeva alcun quorum, bastava un solo voto in più per il Sì per fondare un nuovo Stato. altro che i due terzi per uno Statuto di autonomia». Ma in che senso questo referendum sarebbe “illegale”? La Legge del referendum, quella su cui si è basata la votazione di ieri, è stata votata dal Parlamento catalano senza la maggioranza dei due terzi richiesta per la modifica dello Statuto di Autonomia della Catalogna, e senza avere ottenuto il parere preventivo del Consell de Garanties Estatutàries, il Tribunale Costituzionale della Catalogna, l’organo che controlla la legalità delle leggi approvate dalla comunità autonoma. La legge inoltre era stata sospesa dal Tribunale Costituzionale spagnolo perché considerata contraria alla Costituzione. Questo significa che lo stato spagnolo non la considera valida, e di conseguenza non riconoscerà come legittime le prossime mosse del Parlamento catalano relative all’indipendenza. Si dibatte anche sul fatto che siano state riscontrate delle serie irregolarità nel voto di ieri, come per esempio persone che hanno votato più volte. E adesso cosa succede? Come spiega il Corriere dovrebbe entrare in vigore la ley de desconexión che regola l’iterim legale fino al riconoscimento dell’indipendenza. In sostanza tutto rimarrebbe com’è oggi (leggi, tribunali, polizia, amministrazione, finanze) tranne il fatto che il governo locale dovrebbe negoziare o imporre caso per caso nuove regole a Madrid fino alla completa separazione. Il governo di Madrid potrebbe decidere anche di chiedere al Senato spagnolo di approvare l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione, quello che sospende l’autonomia della Catalogna e che permette la sostituzione dei membri del governo locale. Il Confidencial oggi ha scritto: «L’1 ottobre ha provocato una profonda frattura istituzionale e un’enorme divisione dentro e fuori dalla Catalogna, e avvicina all’abisso la politica spagnola, con il governo di Mariano Rajoy troppo debole per affrontare questa situazione. Oggi probabilmente comincia una fase nuova e incerta per la democrazia costituzionale che iniziò nel 1978».
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cronaca Catalogna, Puigdemont sospende l’indipendenza: “Ora il dialogo”
La Catalogna “sospende la dichiarazione di indipendenza per avviare il dialogo, perché in questo momento serve a ridurre la tensione”. Così il presidente catalano Carles Puigdemont nell’atteso intervento al Parlamento di Barcellona. “Sono qui dopo il risultato del referendum del primo ottobre per spiegare le conseguenze politiche che ne derivano. La Catalogna è un affare europeo. E’ un momento critico e serio e dobbiamo prenderci le nostre responsabilità per eliminare la tensione e non incrementarla”, ha aggiunto. “Il governo della Catalogna sta facendo un gesto di responsabilità e generosità - ha spiegato il presidente catalano -: se nei prossimi giorni tutto il mondo agirà con la stessa responsabilità, tutto si potrà svolgere con calma e nel rispetto dei cittadini”. Ma con Madrid è sempre scontro: il governo di Rajoy considera le parole di Puidgemont “una dichiarazione di indipendenza” e prepara una risposta, secondo quanto scrive El Pais. “Abbiamo visto una situazione estrema, è la prima volta nella storia della democrazia europea che una giornata elettorale” si snoda “tra le violenze della polizia”, ha detto Puigdemont aggiungendo: “Non siamo delinquenti, non siamo pazzi, non siamo golpisti, siamo gente normale che chiede di poter votare”. “La Catalogna è stata umiliata quando ha tentato di modificare il suo statuto “rispettando la Costituzione”, ha affermato Puigdemont, ricordando il testo di modifica dello statuto “tagliato” e “modificato” per due volte, tanto da diventare “irriconoscibile”. Il risultato è stata “un’umiliazione”. Quanto accaduto oggi “è la cronaca di un golpe annunciato”, “voi siete i peggiori nazionalisti d’Europa” e “non avete alcun sostegno: signor Puigdemont, lei è solo”, ha detto la leader dell’opposizione nel Parlamento catalano, Inés Arrimadas, nella sua replica. V. Z.
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cronaca I ragazzi al di sotto dei 14 anni non possono tornare a casa da soli, la circolare scolastica fa discutere in tutta Italia
Chi non è mai tornato a casa da solo da scuola quando frequentava le scuole medie? Probabilmente tutti lo abbiamo fatto, chi più e chi meno, pensando che non ci fosse nulla di male. A quanto pare le cose però sono cambiate, e anche di molto. I ragazzi al di sotto dei 14 anni non possono tornare a casa da soli, così come previsto da una circolare scolastica che sta facendo molto discutere. I professori hanno l’obbligo di lasciare i ragazzi ai genitori o a persone da loro indicate, purché provviste di delega e documento di identità. Insomma, proprio come avviene per la scuola elementare. Un duro colpo per gli studenti ma anche per i genitori. I primi si vedono negare l’acquisizione dell’autonomia che spesso avviene proprio verso i 12 anni, quando iniziano ad effettuare il tragitto casa-scuola e scuola-casa da soli o in compagnia dei compagni di scuola. I secondi si ritrovano a dover trovare un modo per prelevare i figli di questa età alle scuole medie, quando le ore di scuola diminuiscono rispetto alle elementari e molto probabilmente sono a lavoro. Sta di fatto che molti presidi hanno comunicato a studenti e genitori che, a partire dall’anno scolastico 2017-2018, i pre-adolescenti non potranno uscire da scuola da soli. Il codice penale specifica che è “prevista una presunzione assoluta di incapacità” per i minori di 14 anni. Questo significa che chi “abbandona” un minore di 14 anni di cui detiene la custodia o che ha in cura, viene punito con la reclusione che può andare dai 6 mesi ai 5 anni. Tutto questo comporta che i professori non possono far uscire da solo un ragazzino delle scuole medie di 12 anni perché mettono se stessi a rischio di denuncia per mancanza di controllo sui minori, mentre i genitori che non vanno a prendere i figli possono essere accusati di abbandono di minore. La circolare scolastica che sta facendo discutere è arrivata a seguito di una sentenza della Cassazione di maggio 2017 in cui Miur e scuola venivano condannati per la morte di uno studente morto in un incidente stradale 15 anni fa. Le scuole si stanno attivando per mettere in pratica la circolare. Ma è possibile per i genitori firmare una liberatoria in cui si consente alla scuola di lasciar andare i figli da soli? A quanto pare no, perché le scuole rischierebbero di essere accusate di complicità nel reato di abbandono di minore. Insomma, gli istituti scolastici ovviamente non vogliono assumersi responsabilità a seguito della sentenza e dunque i genitori dovranno organizzarsi per andare a prendere i figli. A.D.
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cronaca
Papa: collegamento con gli astronauti il 26 ottobre Giovedì 26 ottobre alle 2017 alle ore 17 il Papa si collegherà con l’equipaggio della Stazione spaziale internazionale, dalla auletta dell’aula Paolo VI. Il 21 maggio del 2011, era stato Benedetto XVI a stabilire il primo collegamento in assoluto fra un Papa e gli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Confermato inoltre che lunedì 16 ottobre papa Francesco si recherà alla Fao in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione.
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cronaca Addio ad Aldo Biscardi, padre del ‘Processo del lunedì’
Stamane 8 ottobre 2017 è morto a Roma Aldo Biscardi, giornalista e conduttore televisivo creatore del programma televisivo “Il processo del Lunedì”. Ne dà notizia la famiglia all’Ansa. Biscardi era ricoverato al Policlinico Gemelli da qualche settimana , assistito dai figli, Maurizio e Antonella. Da tempo aveva lasciato il video, dove aveva debuttato nel 1979, alla Rai. Del 1980 l’ideazione del programma “Il processo del lunedì”, primo talk show sul mondo del pallone di cui divenne anche conduttore nel 1983, contribuendo al grande il successo. Nel 2015 Biscardi aveva lasciato la sua ‘creatura’ - vanta il record di longevita’, certificata dal Guinness dei primati, che ne aveva riconosciuto già nel 2013 trentatrè edizioni consecutive con lo stesso conduttore - ai figli, che hanno ereditato il marchio. “Era molto legato al Molise e Larino (Campobasso) - racconta l’avvocato Giuseppe Biscardi, nipote di Aldo - è stato un giornalista che ha segnato un’epoca. Ero molto affezionato a lui. Ero andato a trovarlo recentemente, non stava molto bene, sono contento di averlo rivisto”. Poi, alcuni ricordi del passato. “Quando poteva, andava a Larino, dove le gente lo fermava per strada per parlare di calcio. Qualche volta ha seguito le partite del Campobasso, ai tempi della serie B e spesso lo accompagnavo allo stadio. Sono molto addolorato, al di là del rapporto di parentela che ci legava”. I funerlai si terranno domani, lunedì 9 ottobre, alle ore 15, nella chiesa di San Pio X, in piazza della Balduina. Stamane 8 ottobre 2017 è morto a Roma Aldo Biscardi, giornalista e conduttore televisivo creatore del programma televisivo “Il processo del Lunedì”. Ne dà notizia la famiglia all’Ansa. Biscardi era ricoverato al Policlinico Gemelli da qualche settimana , assistito dai figli, Maurizio e Antonella. Da tempo aveva lasciato il video, dove aveva debuttato nel 1979, alla Rai. Del 1980 l’ideazione del programma “Il processo del lunedì”, primo talk show sul mondo del pallone di cui divenne anche conduttore nel 1983, contribuendo al grande il successo. Nel 2015 Biscardi aveva lasciato la sua ‘creatura’ - vanta il record di longevita’, certificata dal Guinness dei primati, che ne aveva riconosciuto già nel 2013 trentatrè edizioni consecutive con lo stesso conduttore - ai figli, che hanno ereditato il marchio. “Era molto legato al Molise e Larino (Campobasso) - racconta l’avvocato Giuseppe Biscardi, nipote di Aldo - è stato un giornalista che ha segnato un’epoca. Ero molto affezionato a lui. Ero andato a trovarlo recentemente, non stava molto bene, sono contento di averlo rivisto”. Poi, alcuni ricordi del passato. “Quando poteva, andava a Larino, dove le gente lo fermava per strada per parlare di calcio. Qualche volta ha seguito le partite del Campobasso, ai tempi della serie B e spesso lo accompagnavo allo stadio. Sono molto addolorato, al di là del rapporto di parentela che ci legava”.
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politica Il governo è in bilico ma è Renzi che rischia
Si complica il percorso della manovra dopo che Mdp non vota la relazione al Def ed esce dall’esecutivo con le dimissioni del viceministro dell’Interno Bubbico. Intanto, mentre il Def arriva in Aula al Senato, nel governo si manifesta comunque cauto ottimismo sull’obiettivo finale: Gentiloni incassa infatti da Mdp il voto sulla variazione dei saldi. Intanto l’ex sindaco di Milano Pisapia difende le possibilità di dialogo, e nega di essere deluso dallo strappo di Mdp sul Def: «Non mi aspettavo altro di diverso - precisa -, non c’è uno strappo. Era fondamentale che Mdp non votasse contro lo scostamento di bilancio». E poi giudica D’Alema divisivo: «dovrebbe fare un passo di fianco». «L’opinione di D’Alema sul Def - è la replica di Roberto Speranza - è in linea con le scelte assunte all’unanimità dai gruppi parlamentari. Lo ha detto chiaramente anche ieri sera in una nota trasmissione tv». «Ora dobbiamo lavorare tutti insieme, superare ogni forma di personalismo e dare gambe a un progetto progressista che serve prima di tutto al Paese». L’uscita da parte di Mdp dalla coalizione che sostiene il governo è una questione importante. I voti dei 16 senatori della formazione di Bersani e D’alema sono sufficienti a mettere in serio pericolo il governo al Senato: ad esempio, proprio pochi giorni fa i senatori di Mdp hanno mandato sotto la maggioranza durante un voto sul Libro Bianco della Difesa. In cambio di un voto favorevole, Mdp chiede che nella legge di stabilità vengano inseriti l’abolizione del cosiddetto “super ticket” che si paga in ospedale e maggiori finanziamenti sul diritto allo studio; chiede anche che non vengano approvate nuove “mance elettorali”, cioè i bonus fiscali utilizzati spesso nel corso dell’ultimo governo. La decisione di votare contro il governo è stata presa dal gruppo parlamentare di MDP dopo che ieri il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha illustrato alle camere il contenuto del Def. Queste sono le parole e le manovre attorno a quella che una volta si chiamava Legge finanziaria. Ma quello che si muove nelle aule del Parlamento ha un altro nome. Alessandro De Angelis su Huffington Post parla di «sganciamento» dal governo da parte della sinistra. Riunioni a Montecitorio la mattina. Riunioni a palazzo Madama al pomeriggio, dove in senatori bersaniani sono spaventati dall’ipotesi della rottura estrema. «Non possiamo farci bollare come i nuovi Bertinotti, facendo cadere il governo». È questo l’oggetto delle riunioni dei gruppi, tese. Perché in questi casi la forma e il meccanismo parlamentare sono sostanza. Al Senato dichiarare l’astensione equivale a votare contro.
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Tutto quello che avreste voluto chiedere sul Rosatellum Nonostante i malumori e lo spettro dei franchi tiratori tornato ad aggirarsi in Transatlantico, il “Rosatellum bis” ha avuto il via libera dalla Camera, reggendo alla prova del voto segreto. Un traguardo che ha messo d’accordo anche chi all’inizio appariva più refrattario a piegarsi a una legge partorita dal Pd e guardata tuttora con sospetto dagli scranni del Parlamento. L’intesa a quattro, sottoscritta da Lega, Forza Italia, Pd e dai centristi di Ap ha retto, in barba a chi avrebbe voluto affossare la legge elettorale nel segreto dell’urna. Una legge nata, nelle intenzioni, con l’obiettivo di garantire la rappresentatività ma che in realtà, a detta di molti, non permetterebbe ad alcun polo di raggiungere la maggioranza. Tutto, comunque, si riduce nel capire a chi conviene cosa. Sicuramente il nuovo sistema di voto potrebbe favorire tutti i grandi partiti che l’hanno sostenuto. In un articolo ripreso da Formiche, Ettore Maria Colombo illustra elenca chi vince e chi perde. Innanzitutto va detto che il Rosatellum è una legge elettorale che si compone di un mix di collegi uninominali maggioritari per il 37% e di collegi plurinominali scelti con metodo proporzionale per il 63% dei seggi. Ma come il Rosatellum trasforma i voti in seggi? La base di partenza sono, ovviamente, i 630 seggi della Camera che prenderemo come base di riferimento per comodità di calcolo (al Senato i conti sono parzialmente diversi per la suddivisione dei voti in circoscrizioni a base regionale che lo contraddistingue e la per la diversa formazione dell’elettorato sia attivo che passivo, dato che si vota solo dai 25 anni in su). Il Rosatellum prevede, alla Camera, l’assegnazione di 232 seggi in collegi uninominali maggioritari (6 in Trentino-Alto Adige, 1 in Valle d’Aosta, 225 nelle altre 18 regioni), secondo il principio del first past the post (“il primo – cioè il vincitore – prende tutto”, frase icastica nella logica del maggioritario in uso, storicamente, in Gran Bretagna), e di altri 398 seggi (di cui 12 per gli italiani all’estero) in collegi plurinominali su base proporzionale. Le soglie di sbarramento sono due: il 3% per ogni lista, il 10% per le coalizioni di liste, sempre su base nazionale. Una coalizione che non ottiene il 10% dei voti garantisce solo alle liste coalizzate che hanno superato il 3% dei voti di accedere alla ripartizione dei seggi. Invece, a favore delle coalizioni di liste che superano il 10% dei voti su scala nazionale, interviene un meccanismo poco noto ma che ha un effetto ‘moltiplicatore’ dei seggi per i più grandi perché, ai partiti che hanno superato il 3% dei voti, vengono assegnati, in modo pienamente proporzionale rispetto alla circoscrizione in cui si sono presentati nella parte proporzionale, anche i seggi dei partiti presenti con loro nella stessa coalizione e che hanno superato l’1% dei voti ma non hanno raggiunto il 3% dei voti (la soglia). Invece, per ogni coalizione, che abbia o meno superato il 10% dei voti, i voti alle liste che restano sotto l’1% finiscono ‘buttati’, cioè inutilizzati: quelle liste non eleggono deputati, ovviamente (si elegge con il 3%) né contribuiscono a farli eleggere ad altri. Infine, ogni candidato di collegio usufruisce di tutti i voti raccolti dalle liste che lo sostengono: sia quelle sopra il 3%, sia quelle sotto il 3% e anche quelle sotto l’1%. La simulazione più attendibile e più nota, invece, rispetto agli attuali sondaggi elettorali, è quella del sito di sondaggi e proiezioni You Trend. Stima in 222-247 i seggi vinti da una coalizione di centrodestra (Fi-Lega-FdI), con circa il 32,9% dei voti (13,4% Fi, 14,8% Lega, 4,7% FdI); in 222-247 seggi una di centrosinistra (Pd+Ap, stimati al 27,8% e 2,4%), 163-183 seggi all’M5S (27,7%), 14 seggi a Mdp-SI (al 3%). Ma i conti che circolano tra le forze politiche sono molto diversi. In uno studio di un senatore di Mdp, Federico Fornaro, molto esperto di sistemi elettorali, ad esempio, per il Pd si prospetterebbe una Vandea o, in pratica, un bagno di sangue. Fornaro stima in appena gli 75 eletti nei collegi uninominali per il Pd+altri, 115 quelli del centrodestra, 115 al M5S e zero per Mdp-SI. Nel proporzionale Fornaro assegna 120 eletti al Pd, 114 all’M5S, 55 a FI, 60 alla Lega, 19 a Fratelli d’Italia e 19 alla lista Mdp.
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politica Lo studio di Fornaro ha gettato il panico nelle file dei peones dem che temono di non riuscire a farsi eleggere in molte zone del Nord, dove la Lega è forte, ma anche in Lazio e al Sud, causa l’M5S. Anche tra gli azzurri regna la paura: molti deputati temono di dover cedere troppi eletti alla Lega al Nord e di non farcela al Sud. Ma al Nazareno hanno in tasca altre stime e proiezioni. Va premesso che, con l’attuale “doppio Consultellum”, sistema di base proporzionale figlio di ben due sentenze della Consulta che prevede un doppio sistema di voto differente tra la Camera (premio alla prima lista che ottiene il 40% dei voti, soglia nazionale al 3%, mix di capolista bloccati e preferenze, nessuna possibilità di creare coalizioni) e il Senato (soglia di sbarramento regionale all’8% per le liste, al 20% per le coalizioni e al 3% per ogni lista in coalizione, solo preferenze, su base regionale, nessun premio), i big dem prevedevano 215 seggi a una coalizione di centrosinistra, 200 al centrodestra, 180 seggi a M5S, 35 a una lista di Mdp-Sinistra. Con il Rosatellum, invece, il Nazareno stima di ottenere, per il Pd e i suoi alleati molti più seggi. Seggi che sarebbero così ripartiti: nel proporzionale, 145 seggi a Pd+altri, 135 al centrodestra, 100 a M5S, 20 a quella che chiamano la “Cosa rossa” (Mdp-SI-altri). Nei 225 collegi uninominali 110 seggi vinti dal centrosinistra, 80 dal centrodestra, 40 a M5S, zero alla Sinistra. Totale, sommando le due parti (collegi e proporzionale): 255 seggi al centrosinistra, 215 al centrodestra, 140 all’M5S e 20 seggi a quella che, al Nazareno, chiamano ‘Cosa Rossa’. Morale: il Pd più alleati guadagnerebbe, rispetto al Consultellum, almeno 40 seggi, il centrodestra ne guadagnerebbe solo 15, l’M5S ne perderebbe 40, la Sinistra circa 15. Dario Parrini, deputato toscano renziano ed esperto di sistemi elettorali, la mette così: “Grazie alla disproporzionalità del sistema, dovuta alla parte maggioritaria, una coalizione che ha il Pd in mezzo e due forze nelle ali, una al centro e una a sinistra, può vincere col 33-34% dei voti. Una cifra che, grazie alla quota uninominale, può dare il 40-41% dei seggi. Inoltre, i media e gli elettori concentreranno la loro attenzione sui collegi uninominali, dove ci terranno le sfide: lì noi avremo candidati riconoscibili, autorevoli e radicati. Il voto nel collegio, per come è strutturato, ‘trascinerà’ quello delle liste. La Cosa Rossa? Non supererà i 20 deputati”. Chi ha ragione? Beh, questo lo potranno decidere solo gli elettori alle prossime elezioni. Per capire quale saranno gli effetti della nuova legge elettorale meglio sentire anche un sondaggista. Alessandra Ghisleri spiega: «Nessuna coalizione è in grado di raggiungere un’autosufficienza parlamentare. Per vincere il blocco di alleanza dovrebbe ottenere il 40% sul proporzionale e il 65-70% dei collegi uninominale. Uno scenario improbabile». La seconda è che il panorama politico è radicalmente cambiato rispetto alle ultime elezioni del 2013, tra rinascite, scissioni e scomparse: «Questa spinta a un ulteriore cambiamento, nel senso di una moltiplicazione dei soggetti, sarà ancora più forte adesso. In termini di partiti e di coalizioni». Ultima cosa da capire. Esiste la norma “salva-Verdini”? Il Post prova a fare chiarezza. i parla molto sui giornali e social network di un cosiddetto “emendamento salva-Verdini” che sarebbe stato inserito nel testo della legge elettorale durante la sua approvazione alla Camera. L’emendamento servirebbe a permettere la rielezione di Denis Verdini, influente senatore uscito da Forza Italia per sostenere il governo Renzi. Verdini ha due condanne in primo grado per concorso in corruzione, truffa e bancarotta ed è stato spesso additato dall’opposizione come un simbolo del malcostume e del trasformismo in politica. L’emendamento accusato di avere questa funzione, il “salva-Verdini”, prevede che le persone residenti in Italia possano candidarsi nelle circoscrizioni estere. Verdini, in altre parole, sarebbe così impopolare in Italia che per garantirgli la rielezione la maggioranza gli avrebbe dato la possibilità di candidarsi all’estero, dove gli elettori sarebbero in teoria meno informati e quindi più disposti a votare un candidato “impresentabile”. Il primo a sostenere questa tesi è stato il deputato del Movimento 5 Stelle Danilo Toninelli durante un suo intervento in aula ieri. Diversi deputati di Articolo 1 – MDP e del Movimento 5 Stelle hanno ripetuto ai giornalisti il loro sospetto. Questa teoria però ha alcuni problemi, come ha spiegato il direttore del giornale Stradeonline.it, Carmelo Palma. Il primo: se le condanne di Verdini venissero confermate, verrebbe arrestato e decadrebbe dalla carica di parlamentare anche se fosse candidato ed eletto all’estero. Il secondo: farsi eleggere nei collegi esteri non è semplice. È necessario raccogliere circa 60 mila preferenze, cioè un numero altissimo di voti. Per questa ragione i parlamentari eletti all’estero sono in genere appoggiati da partiti medio-grandi e sono figure note e riconoscibili nelle comunità di italiani che risiedono all’estero. Verdini, invece, non ha mai frequentato le comunità italiane sparse per il mondo e, almeno per il momento, non ha l’appoggio di alcuna grossa formazione politica. Il relatore della legge elettorale, il deputato del Pd Emanuele Fiano, ha spiegato che l’emendamento serve a introdurre un principio di reciprocità: se è possibile per i residenti all’estero candidarsi in Italia, per i residenti in Italia dovrebbe essere possibile candidarsi all’estero.
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Cosa succede in Lombardia e Veneto dopo il referendum
Il referendum sull’autonomia in Veneto ha superato il quorum, fissato al 50 per cento più uno dei voti e necessario per considerare valida la votazione. Ha votato il 57,2 per cento degli aventi diritto, il 98,1 per cento dei quali si è espresso per il Sì. In Lombardia, a causa di una serie di problemi tecnici, non ci sono ancora dati definitivi sull’affluenza, ma sul sito della regione è stata pubblicata una stima che parla di un’affluenza tra il 38 e il 39 per cento. In Lombardia però, a differenza del Veneto, non era necessario raggiungere un quorum per considerare valida la votazione. I referendum sono stati promossi dalla maggioranza di centrodestra che governa sia Veneto che Lombardia, e in particolare dalla Lega Nord, di cui fanno parte i presidenti delle due regioni. Il loro scopo è quello di avviare una procedura prevista dalla Costituzione con la quale le due regioni possano chiedere maggiore autonomia allo stato nella gestione delle proprie risorse. Sono referendum consultivi, quindi non avranno esiti vincolanti né per le regioni né per il governo centrale. «Nell’immediato non cambierà nulla», spiega Monica Rubino su Repubblica. Le due Regioni governate dalla Lega non avranno subito più autonomia e non si aggiungeranno automaticamente alle cinque a statuto speciale già esistenti (Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta). Il referendum, infatti, è consultivo e non vincolante e avrà sostanzialmente un valore politico. Il voto dei cittadini servirà alle regioni ad avere più potere contrattuale al tavolo delle trattative con il governo sulla richiesta di maggiore autonomia nei limiti del dettato costituzionale. Ma, contrariamente agli auspici dei due governatori, il lombardo Roberto Maroni e il veneto Luca Zaia, l’argomento di propaganda più utilizzato dal Carroccio - ovvero l’autonomia fiscale - non è compreso nell’elenco delle 23 materie di contrattazione previste dagli articoli 116 e 117 della Costituzione. Si tratta di venti materie gestite dalle Regioni “in condominio” con lo Stato (la cosiddetta “legislazione concorrente”). E altre tre finora trattate in esclusiva dallo Stato stesso (legislazione di esclusiva potestà statale). Le prime venti riguardano nell’ordine: rapporti internazionali e con l’Ue delle Regioni; commercio estero; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione; professioni; ricerca scientifica e tecnologica; tutela della salute; alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali; casse di risparmio, casse rurali e aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario regionali. Le altre tre sono organizzazione della giustizia di pace; norme generali sull’istruzione; tutela dell’ambiente. Come conseguenza di maggiore autonomia negli ambiti sopra descritti, la richiesta di entrambe le regioni, che difficilmente verrà esaudita, è di trattenere sul territorio maggiori risorse finanziarie derivanti dalle imposte locali. Il Veneto chiede almeno 8 miliardi in più da recuperare da quei 18-20 annuali di residuo fiscale, ovvero dalla differenza negativa tra ciò che versa e ciò che riceve da Roma. La Lombardia ne chiede almeno 24 su 54. Il percorso appare lungo ma derubricare i referendum a nulla di fatto potrebbe essere un errore. Scrive Mario Sechi nella sua List: « È cominciata la battaglia per le tasse del Nord. E quello che diceva Bossi trent’anni fa sull’autonomia fiscale da ieri sera ha un fatto politico sul quale costruire un percorso istituzionale. In Veneto e Lombardia il Nord ha votato per il Nord. Il risultato è netto. In Veneto affluenza al 60 per cento e Sì al 98 per cento; in Lombardia affluenza quasi al 40 per cento e Sì al 95 per cento. Si possono fare mille considerazioni sulle differenze tra i numeri delle due regioni, ma alla fine di tutto il giro, resta un fatto: un blocco socio-economico dell’Italia ha detto in maniera massiccia che è ora di finirla con la gestione romano-centrica del potere». Gli effetti concreti sul panorama politico li descrive Alessandro Campi sul Messaggero: «Su un piano generale, il rischio vero di questo voto, di cui si è detto che non puntava a minacciare l’unità nazionale, è che in realtà determini una crescente divisione del Nord dal resto del Paese. Specie se questo voto referendario dovesse sommarsi ad un voto politico che, con il meccanismo previsto dal Rosatellum, potrebbe vedere la vittoria schiacciante nelle regioni del Nord di un centro-destra fortemente egemonizzato o condizionato da una Lega tornata alle origini delle sue battaglie sempre ambiguamente in bilico tra autonomismo e secessione. A questo si deve anche aggiungere l’effetto pericolosamente emulativo ingenerato da questo voto. Tutte le Regioni che vantano un residuo fiscale positivo vorranno a questo punto chiedere non solo maggiori poteri e competenze allo Stato, ma anche di trattenere i frutti in termini di tasse della ricchezza che producono. Sarebbe l’inizio di un processo che se non inserito all’interno di un più vasto progetto di riordino in senso federale delle relazioni tra Stato centrale e periferia (per il quale però al momento mancano del tutto le condizioni politiche) finirebbe solo per disgregare ulteriormente il tessuto civile e istituzionale del Paese».
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politica Cannabis ad uso terapeutico, la Camera approva con 317 voti a favore
La Camera ha votato a favore della cannabis ad uso terapeutico con 317 si, 40 no e 13 astenuti. Ora il testo della legge passa in Senato e prevede che la cannabis possa essere utilizzata per dare sollievo a chi è affetto da gravi patologie. L’utilizzo terapeutico era già possibile in Italia sia grazie a vari decreti del Ministero della Salute, sia per alcune leggi regionali. Ad oggi però, in Italia, i medici che prescrivono terapie a base di cannabis sono ancora pochi. Con il testo di legge approvato alla Camera si intende uniformare i criteri così da garantire ai pazienti che ne abbiano bisogno equità di accesso alle terapie. Il testo di legge approvato dalla Camera sull’utilizzo della cannabis per scopi terapeutici, oltre a garantire l’equità di accesso alle terapie a tutti i pazienti, contiene anche la promozione della ricerca scientifica per il suo impiego dal punto di vista medico. Inoltre si sostiene anche lo sviluppo di tecniche di produzione e trasformazione della cannabis, così da renderne più semplice l’assunzione da parte dei pazienti. Le novità riguardano nello specifico i seguenti punti: I farmaci a base di cannabis che vengono prescritti dal medico curante ai pazienti per la terapia del dolore o per altri impieghi previsti dal Ministero della Salute, sono a carico del Sistema Sanitario Nazionale. Non rientrano invece nel regime di rimborsabilità nel caso di terapie non autorizzate dal Ministero. Il medico curante può prescrivere i medicinali a base di cannabis per la terapia del dolore e per altri impieghi. Le prescrizioni devono riportare la durata del trattamento, che non deve superare i tre mesi. Inoltre la ricetta deve riportare anche la posologia, la dose e la modalità di assunzione del prodotto. Lo Stabilimento chimico farmaceutico di Firenze dovrà occuparsi della coltivazione della cannabis, nonché della preparazione dei medicinali e della distribuzione degli stessi presso le farmacie. Può essere autorizzata anche l’importazione e la coltivazione da parte di altri enti, qualora fosse necessario. Per la produzione dei medicinali a base di cannabis è stata stanziata una cifra di 1,7 miliardi di euro. Le regioni e le provincie autonome hanno l’onere di monitorare le prescrizioni di questi farmaci a base di cannabis. Bisognerà fornire ogni anno i dati riportanti patologia, età e sesso dei pazienti sottoposti alle terapie a base di cannabis. Inoltre dovranno comunicare il fabbisogno per l’anno a seguire all’Organismo statale per la cannabis. Sono previste campagne di informazione e aggiornamento del personale medico e sanitario riguardo le terapie del dolore. Si promuove anche la ricerca riguardante l’applicazione della cannabis per scopi terapeutici. Non mancano però le polemiche da parte dei partiti. Il Movimento 5 Stelle ha votato a favore del testo di legge ma con “l’amaro in bocca”, così come ha dichiarato Vittorio Ferraresi. Nonostante vengano salvaguardati i diritti dei malati, il testo non prevede infatti la coltivazione per uso personale da parte dei pazienti che necessitano di terapie a base di cannabis. Forza Italia si è invece detta contraria al testo di legge approvato dalla Camera sulla cannabis ad uso terapeutico. Francesco Paolo Sisto, deputato FI, ha dichiarato che la legge non fosse necessaria, in quanto l’utilizzo della cannabis nelle terapie del dolore era “già previsto dal 2015”. La contrarietà del partito deriva dal fatto di non voler avallare in alcun modo “l’intossicazione dei giovani per via ordinamentale”. A.D.
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