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La crisi in Venezuela e i retroscena di cui i media non parlano. Qual è il ruolo degli Stati Uniti?
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Mondo
I cachet da capogiro dei dj di fama mondiale: la classifica di Forbes vede al primo posto Calvin Harris Attentato a Barcellona. Furgone sulla Rambla contro i pedoni, 13 morti
Cinema
Addio a Tobe Hooper, regista di “Non aprite quella porta” “L’intrusa”: le parole di Leonardo Di Costanzo e il trailer ufficiale RABBIA FURIOSA: le parole dal set di Sergio Stivaletti Go Home - A casa loro: il nuovo horror sociale di Luna Gualano
Tecnologia
Influencer, la classifica dei più pagati Il digitale crea occupazione ma occorre puntare sulla formazione per la qualità delle competenze Open Day del Sud Italia sulle competenze digitali.”200mila posti di lavoro nel digitale entro il 2020: skill, competenze e opportunità
Cultura
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Cronaca www.lospecialegiornale.it
Terremoto a Ischia, un morto, tre dispersi e 26 feriti Tar Abruzzo boccia la legge Madia. Di Stefano (FI): cancellazione forestale errore di sostanza e di forma
Intervista
La visione e l’enigma: intervista a Enzo Pellegrino
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mondo La crisi in Venezuela e i retroscena di cui i media non parlano. Qual è il ruolo degli Stati Uniti? In questi giorni la crisi in Venezuela sta facendo molto discutere in tutto il mondo. I media parlano di dittatura ad opera del presidente Nicolàs Maduro, di una repressione efferata e violenta e di censura dei media locali. Ma davvero è tutto qui? Ci sono delle letture diverse della situazione venezuelana, che prendono in considerazione la storia del Paese e il ruolo che gli Stati Uniti hanno avuto. Non si può quindi parlare della situazione Venezuelana senza tenere in considerazione tutto quello che è successo dagli anni ’50 fino ad oggi. Il Venezuela possiede grandi riserve petrolifere dalle quali gli Stati Uniti attingono in parte per soddisfare il fabbisogno della società americana. Il petrolio consumato nella società statunitense arriva anche dal Medio Oriente, ma i viaggi sono molto più lunghi con conseguenze sui costi da sostenere. Decisamente minore è la spesa per l’importazione del petrolio dal vicino Venezuela, e per tale motivo gli Stati Uniti hanno un ruolo chiave nella storia di questo Paese e nelle diverse vicende politiche che lo riguardano. Bisogna quindi fare un passo indietro per cercare di capire cosa è accaduto negli anni. Per un periodo di più di 40 anni la situazione del Venezuela è stata determinata dal Patto di Punto Fijo del 1958 tra i due partiti principali della destra: Acciòn Democratica e Copei (Comitato di organizzazione politica elettorale indipendente). Il Patto prevedeva un programma politico comune, portato avanti nel corso dell’alternanza dei due partiti al potere. Così in Venezuela per un lungo arco temporale gli interessi dell’oligarchia sono stati il principale obiettivo politico. Mentre il popolo rimaneva privo di una rappresentanza politica, gli Stati Uniti potevano godere dell’acquisto del petrolio ad un prezzo vantaggioso. Ovviamente la situazione con gli anni ha portato ad un malcontento popolare crescente che è culminato in una serie di manifestazioni nel 1989, nei mesi di febbraio e marzo. Evento chiave fu il Caracazo, in cui la protesta venne duramente repressa nel sangue su ordine del governo, con la morte di più di 3mila persone nell’arco di una sola settimana. Uno dei militari al comando era Hugo Chàvez, che rifiutò di aprire il fuoco contro i manifestanti in quell’occasione. Tentò di rovesciare il regime violento dell’oligarchia con una ribellione militare nel 1992 che non ottenne però esito positivo. Decise quindi di candidarsi alle elezioni e nel 1998 divenendo Presidente della Repubblica del Venezuela. A determinare il suo successo furono le promesse fatte alla grande fetta di popolazione che versava in condizioni di povertà. Da quel momento vi fu un’inversione di rotta per il Venezuela, e nel Paese avvenne un cambiamento importante rispetto alla situazione precedente. Sotto la guida del Presidente Chàvez la politica fu improntata sul rafforzamento della democrazia. Il popolo fu fin da subito messo nella condizione di poter decidere tramite il primo referendum di tutta la storia del Paese, in cui si chiedeva ai cittadini venezuelani la stesura di una nuova costituzione, e si ottenne un consenso che superò l’80%. Vennero quindi votati anche i membri dell’Assemblea costituente. Il partito di Chàvez, il Movimento Quinta Repubblica, ottenne più del 60% dei voti. Alla fine del 1999 venne così varata la nuova costituzione che metteva al primo posto i diritti umani, il passaggio dalla democrazia rappresentativa alla Democrazia Participativa y Protagónica, un referendum revocatorio riguardante tutte le cariche elettive nella seconda metà del mandato, la modifica della durata del mandato dai 5 ai 6 anni con una sola possibilità di rielezione, il cambiamento del nome del Venezuela in Repubblica Bolívariana del Venezuela. Quindi tutte le cariche pubbliche vennero sottoposte ad elezione compreso il Presidente, e Hugo Chàvez fu rieletto nel 2000 con il 59,5% dei voti, dando inizio alla nuova fase denominata Rivoluzione Bolívariana
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mondo La politica di Hugo Chàvez comportò diversi problemi con gli Stati Uniti, che hanno sempre visto il Venezuela come area strategica per l’acquisto del petrolio. Dunque il Presidente è stato definito come una minaccia alla democrazia e per la sicurezza nazionale. Chàvez ha infatti mostrato aperture verso l’Iraq di Saddam Hussein, l’Iran, Cuba e la Bolivia, considerati pericolosi per la sicurezza mondiale. Il problema era soprattutto la fornitura di petrolio a prezzi vantaggiosi contro l’aumento di quelli per gli Stati Uniti. Dunque il Venezuela poteva costituire una minaccia per gli equilibri geopolitici tanto cari all’Impero americano. Le opposizioni, forti dell’appoggio statunitense, basavano su questi punti le loro argomentazioni per screditare Chàvez. La situazione divenne sempre più tesa nel 2002, quando Hugo Chàvez decise di sostituire i dirigenti della Petróleos de Venezuela, S.A. (PDVSA), ovvero la compagnia petrolifera nazionale, con membri in linea con la sua politica. Il malcontento degli oppositori si fece sentire con manifestazioni che culminarono nel in un tentativo di colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti, che però fallì. Così nel 2003 venne organizzato un sabotaggio economico sostenuto dall’oligarchia venezuelana, con uno sciopero petrolifero. Neanche questo tentativo ebbe successo. Con la morte di Chàvez, Nicolàs Maduro divenne il candidato del Partito Socialista per le elezioni, che vinse il 14 aprile 2013 battendo con il 50,78% il candidato della destra Henrique Capriles Radonski. Maduro proseguì quanto iniziato da Chàvez con il socialismo bolivariano ma vennero a galla problemi economici che l’opposizione imputò ovviamente al governo precedente. Iniziarono così le proteste che ancora oggi vanno avanti e che secondo il governo di Maduro sono frutto della diffamazione che avviene contro di lui. La situazione si è inasprita sempre di più a causa soprattutto della scarsità di beni. Ciò che avviene oggi in Venezuela potrebbe rientrare nell’ottica di un nuovo tentativo di destabilizzazione, portato avanti dagli Stati Uniti facendo leva sulle oligarchie contrarie al processo di cambiamento venezuelano. La strategia è dunque quella di diminuire la reperibilità di prodotti di prima necessità per il Venezuela, con l’obiettivo di creare una rivolta popolare dettata dal malcontento. Anche i media rientrerebbero in questo piano, manipolando le informazioni per far credere al mondo intero che i problemi del Venezuela siano da imputare solo ed esclusivamente alla politica di Maduro. A denunciare questa situazione è stato anche l’ex sindaco di Londra Ken Livingstone, che nel corso di un’intervista radiofonica, riportata dal quotidiano Mirror, ha esposto il suo pensiero. Le problematiche sia economiche che politiche del Venezuela sarebbero state determinate in gran parte dagli Stati Uniti, in accordo con le opposizioni interne al Venezuela. Anche la manipolazione mediatica sarebbe opera degli Stati Uniti. Secondo Livingstone la crisi del Venezuela sarebbe quindi “stata progettata dall’esterno” e in futuro tutto ciò potrebbe essere smascherato mettendo mano ad alcuni documenti attualmente secretati. Livingstone ricorda che nel 1998, quando Chàvez arrivò al potere, in Venezuela l’80% della ricchezza era nelle mani di circa 200mila famiglie. “Sospetto che molti di essi stiano utilizzando il proprio potere, la capacità di controllo sulle importazioni e le esportazioni, medicine e cibo, per destabilizzare il paese e rovesciare Maduro”, ha detto l’ex sindaco di Londra nel corso dell’intervista radiofonica. La manipolazione mediatica che riguarda il Venezuela sta dunque portando ad una disinformazione di livello globale che non fa che incidere ulteriormente sulla crisi in essere. La situazione, alla luce della storia del Venezuela degli ultimi decenni, sarebbe ben più complessa di quello che i media raccontano negli ultimi giorni. Il petrolio e gli equilibri geopolitici mondiali potrebbero essere alla base di tutto, con un ruolo determinante degli Stati Uniti e dei media in questa crisi venezuelana. Assunta De Rosa
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mondo Attentato a Barcellona. Furgone sulla Rambla contro i pedoni, 13 morti
Attentato a Barcellona. Furgone sulla Rambla contro i pedoni, 13 morti
Un furgone ha investito diverse persone sulla Rambla a Barcellona uccidendo (secondo Cadena Sur) 13 persone, è entrato nel passaggio pedonale a partire dall’inizio della Rambla, all’incrocio con Plaça Catalunya e ha girato verso il lungomare centrale della Rambla de Canaletes investendo tutta la gente, percorrendo circa 600 metri. La polizia di Barcellona, i Mossos d’Esquadra, conferma che «si tratta di un attentato terroristico» e ha ordinato la chiusura delle stazioni della metropolitana in tutta la zona e cordonato l’intera Rambla, invitando i turisti a rimanere all’interno dei negozi anche nella vicina Plaça Catalunya, rimasta vuota ad eccezione degli agenti di pattuglia. Il terrorista è barricato nel bar ‘Luna de Estambul’ di Sant Antoni. V. Z.
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mondo Tensione alle stelle tra Stati Uniti e Corea del Nord: il botta e risposta tra Donald Trump e Kim Jong-un diventa sempre più preoccupante Non sembra placarsi il serrato botta e risposta tra Donald Trump e Kim Jong-un, che sta creando un allarme mondiale sulla possibilità di una dura guerra tra Stati Uniti e Corea del Nord. Le minacce del Presidente degli Stati Uniti hanno provocato una dura risposta da parte della Kcna, l’agenzia ufficiale di Pyongyang. “Cancelleranno dalla faccia della terra senza alcuna pietà i provocatori che fanno tentativi disperati di soffocare il Paese socialista”, avvertendo gli Usa del fatto che “soffriranno una vergognosa sconfitta e un destino tragico e definitivo se persisteranno nelle loro avventure militari, sanzioni e pressioni” nei confronti del regime di Kim Jong-un. La replica di Trump non si è fatta attendere, e ha detto che Kim Jong-un “si pentirà delle minacce contro gli Stati Uniti”. La tensione è alle stelle. Da giorni procede il botta e risposta tra le parti, senza esclusione di colpi, che ha fatto salire la tensione in maniera vertiginosa. Gli Usa hanno minacciato la Corea del Nord. James Mattis, ministro della Difesa Usa, si era espresso dicendo che, in caso di attacco, Kim Jong-un avrebbe rischiato la “distruzione del Paese”. Aveva poi aggiunto però che si tenterà principalmente la via diplomatica, dicendo: “Sappiamo bene quanto possa essere catastrofica una guerra ai giorni nostri”. Trump ha invece minacciato di colpire con “fuoco e fiamme” la Corea del Nord. Su Twitter il Presidente degli Stati Uniti ha scritto: “Le misure militari sono ora state allestite in pieno e pronte a colpire, in caso la Corea del Nord agisse incautamente. Speriamo che Kim Jong-un trovi un’altra strada”. A seguito di tali affermazioni, Pyongyang ha annunciato che entro Ferragosto sarà possibile colpire le basi navali e dei bombardieri strategici americani a circa 30-40 chilometri dall’isola di Guam. In questo modo la Corea del Nord vuole dimostrare agli Stati Uniti di poter competere con la forza. Trump ha risposto in maniera altrettanto dura con ulteriori minacce. “Se la Corea del Nord dovesse anche solo immaginare di attaccare qualunque cosa che amiamo, nostri rappresentanti, i nostri alleati o noi”, ha detto il Presidente degli Stati Uniti, “dovrebbero essere molto, molto preoccupati perché le cose che gli succederanno saranno tali che non le avranno mai neanche ritenute possibili”. Ha poi aggiunto: “Sarà meglio che la Corea del Nord inizi a mettere la testa a posto perché in caso contrario si troveranno nei guai così come non è mai successo neanche a poche nazioni nel mondo”. Parole molto dure, ribadite a gran voce e che di certo non aiutano a distendere i toni per arrivare a scongiurare il pericolo di una guerra senza esclusione di colpi. Al momento le forze militari risultano già schierate in caso di azioni incaute da parte della Corea del Nord. Intanto sia il Giappone che la Russia non nascondono la preoccupazione per quanto sta accadendo. Il Giappone sta schierando, nella parte occidentale del Paese, dei missili intercettori. La misura deriva dalle minacce all’Isola di Guam. Il piano della Corea del Nord prevede infatti che venga sorvolato lo spazio aereo del Giappone nelle prefetture di Hiroshima, Shimane e Kochi prima di attaccare le acque del territorio Usa. Anche la Russia mostra la sua preoccupazione e
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nell’Estremo Oriente del Paese ha deciso di rafforzare i sistemi anti-aerei per proteggere il territorio. Il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov ha esposto le preoccupazioni in merito alle tensioni tra Washington e Pyongyang, che rischiano di sfociare in un confronto militare. Il ministro ha inoltre detto che gli Stati Uniti dovrebbero fare un passo indietro, essendo la potenza più forte, in questo botta e risposta serrato. Cina e Russia dunque propongono il piano del “doppio congelamento”. Gli Usa e la Corea del Sud dovrebbero impegnarsi a congelare le esercitazioni militari utilizzate dalla Corea del Nord come pretesto per effettuare dei test missilistici. Dal canto suo Kim Jong-un dovrebbe congelare i lanci di missili balistici e di test nucleari. La Cina invita inoltre entrambe le parti a moderare i toni per allentare la forte tensione degli ultimi tempi, evitando dimostrazioni di forza. A dirlo è Geng Shuang, portavoce del ministero degli Esteri cinese. Il presidente della Cina Xi Jinping, nel corso di una telefonata a Donald Trump, ha invitato il Presidente ad “evitare retorica o azioni tali da peggiorare le tensioni sulla penisola coreana”. La Cina condivide con gli Stati Uniti l’interesse a denuclearizzare la Corea del Nord e a renderla un’area pacifica. La scadenza dell’ultimatum da parte della Corea del Nord è quindi molto vicina. L’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini ha convocato, per il prossimo 14 agosto, un incontro straordinario del Comitato politico e di sicurezza. In questa occasione si dovrà discutere della situazione e di come agire nel caso in cui dalle parole si passasse ai fatti. Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel si è espressa circa la possibilità di un conflitto tra Stati Uniti e Nord Corea, sostenendo la partecipazione della Germania alle opzioni “che non siano di tipo militare” e aggiungendo che “l’escalation verbale è una reazione sbagliata”. Il Dipartimento di Sicurezza dell’isola di Guam ha intanto diffuso delle istruzioni sul comportamento da tenere nel caso di un attacco di missili nucleari da parte della Corea del Nord. I 162mila abitanti sono stati allertati e informati tramite il sito web del Dipartimento e sui social network. Le istruzioni sono contenute in due pagine. Una delle indicazioni è quella di fare una lista di rifugi in cemento nelle vicinanze del lavoro, della scuola o della propria abitazione. Nel caso in cui avvenisse l’attacco, non bisogna guardare il lampo dell’esplosione che può rendere ciechi. Bisogna invece sdraiarsi a terra e coprirsi la testa con le mani. Subito dopo è importante cercare di fare una doccia utilizzando in abbondanza acqua e sapone evitando però di applicare il balsamo perché fa aderire maggiormente la radioattività. Attualmente l’Ufficio del Turismo di Guam si mostra tranquillo, e le disdette sono state esigue. Si ricorda che un missile nucleare impiegherebbe solamente 18 minuti ad arrivare presso questa isola. Assunta De Rosa
mondo I cachet da capogiro dei dj di fama mondiale: la classifica di Forbes vede al primo posto Calvin Harris
La rivista americana Forbes anche quest’anno ha stilato una classifica dei dj più pagati al mondo. Al primo posto c’è Calvin Harris, per il quinto anno consecutivo, con un utile di 48,5 milioni di dollari. L’ex compagno di Taylor Swift è quindi il dj più pagato, anche se il suo conto in banca è diminuito di diversi milioni di dollari rispetto all’anno precedente, in cui era stato registrato un utile di ben 63 milioni di dollari. Il suo reddito proviene sia dalle serate a Las Vegas che dagli incassi derivanti dai diritti delle sue hot, come Feels, singolo prodotto insieme a Katy Perry, Big Sean e Pharrell Williams. Inoltre hanno contribuito alle sue entrate anche le partecipazioni in occasione dei più importanti festival internazionali. Non se la passa male neanche Tiësto, che anche quest’anno per la quinta volta ottiene il secondo posto con 39 milioni di dollari. Nella top3 della classifica figurano poi i The Chainsmokers, con Alex Pall e Andrew Taggart, con un utile di ben 38 milioni di dollari. Al loro successo ha contribuito in maniera importante la collaborazione con Chris Martin in Something just like this. Nella top10 non poteva mancare David Guetta, che perde punti arrivando “solo” al settimo posto con un conto in banca di 25 milioni di dollari per il periodo che va da giugno 2016 a giugno 2017. Ecco di seguito la classifica completa con relativi guadagni dei dj più richiesti al mondo: Calvin Harris – 48,5 milioni di dollari Tiësto – 39 milioni di dollari The Chainsmokers – 38 milioni di dollari Skrillex – 30 milioni di dollari Steve Aoki – 29,5 milioni di dollari Diplo – 28,5 milioni di dollari David Guetta – 25 milioni di dollari Marshmello – 21 milioni di dollari Martin Garrix – 19,5 milioni di dollari Zedd – 19 milioni di dollari Ma quanto guadagna un dj per una singola serata? I fattori in gioco sono molti e il cachet dipende sia dalla fama del dj che da questioni di tipo organizzativo, nonché dal numero di persone che il nome richiama. Inoltre ha un ruolo importante anche il tipo di serata. A gennaio 2015 il sito Top Dj ha fatto una stima dei guadagni di dj di fama mondiale per ogni partecipazione. Per avere come ospite Calvin Harris la cifra da pagare andava dai 350mila ai 550mila dollari, mentre per Tiësto e David Guetta la media era di circa 350mila dollari a serata. Assunta De Rosa
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cinema Addio a Tobe Hooper, regista di “Non aprite quella porta”
Dopo George A.Romero il cinema horror dice addio ad un altro grande cineasta di riferimento, infatti oggi 27 Agosto 2017 è morto all’età di 74 anni Tobe Hooper autore di The Texas Chainsaw Massacre, da noi noto con il titolo di Non aprite quella porta. A quanto si apprende dalla rivista Variety a dare la notizia della morte avvenuta a Sherman Oaks, California, è stato il medico legale della contea di Los Angeles. Ancora ignote le cause del decesso. Con Non aprite quella porta (1974), costato meno di 300.000 dollari, Hooper rivoluzionò la storia del cinema di genere, imprimendo nella memoria degli spettatori un’icona come Leatherface, feroce assassino coperto da una maschera di pelle umana che faceva a pezzi le sue vittime imbracciando una sega elettrica. Il personaggio fu ispirato alla vera storia di Ed Gein, il quale massacrò due persone e profanò diverse tombe per utilizzare parti del corpo per arredare la sua casa. Nella sua filmografia compaiono opere di valore come Quel mostro vicino alla palude (1977) e Poltergeist – Demoniache presenze (1982), che vede la collaborazione di Steven Spielberg. Hopper partecipò in qualità di consigliere e sceneggiatore, anche ai remake di Non aprite quella porta: Non aprite quella porta (2003), “Non aprite quella porta – L’inizio” (2006) e “Non aprite quella porta – 3D” (2013). Vittorio Zenardi
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cinema Francesco Bruni su L’Isola del Cinema per raccontare il suo Tutto quello che vuoi
Oggi 18 agosto 2017, L’Isola del Cinema torna ad accogliere i suoi ospiti e a raccontare in nuovo cinema italiano. In programma, infatti, all’Arena Groupama alle ore 21.30 Tutto quello che vuoi. In sala, ad incontrare il suo pubblico, il regista Francesco Bruni che racconterà i retroscena di questo film, dotato di una scrittura attenta ad evitare retorica e sentimentalismo, che si fregia della straordinaria interpretazione di Giuliano Montaldo che veste, con delicatezza e profondità, i panni di un anziano signore a cui la malattia non ha fatto perdere la signorilità del gesto e la sensibilità del poeta.Una particolarità: il film sarà sottotitolato per non udenti con APP Moviereading. Al Cinelab alle 20.00 per la rassegna Lo specchio del Cinema a cura di Alfred Durante verrà proiettato il film cult di Steven Spielberg Lo squalo, campione d’incassi nel 1975, vincitore di tre Oscar che ha portato il giovane regista al successo. Alle 22.00 Il regista Ciro de Caro presenterà, per la rassegna Nuovo cinema italiano, il suo film Acqua di marzo: una coraggiosa opera seconda che racconta la difficoltà di una generazione nel vivere un paese che offre poche opportunità e lascia poco spazio alla meritocrazia. Allo Spazio Q8 alle 22.00, per la rassegna Roma nel Cinema, Peccato che sia una canaglia di Alessandro Blasetti. Tutto quello che vuoi (2017, ‘106). Alessandro è un ventiduenne poco istruito che si trova a dover accettare un lavoro da accompagnatore di un anziano signore, Giorgio, un ottantacinquenne, dimenticato poeta. Con il passare dei giorni nella mente di Giorgio iniziano a raffiorare ricordi del suo passato remoto. Seguendoli Alessandro inizierà un viaggio alla scoperta di una ricchezza sepolta in fondo al cuore di quell’uomo. Lo squalo (1975, ‘125). Film campione d’incassi di uno giovanissimo Spielberg. Uno squalo semina il panico sulle spiagge della cittadina americana di Amity dove ha già divorato due bagnanti. Lo sceriffo Martin allarmato dall’escalation di violenza e aggressioni, organizza una squadra per fermare il mostro, con l’anziano pescatore Quint e l’oceanologo Matt Hooper. Aqua di marzo (2016, ‘100). Libero è un musicista costretto a tornare nella cittadina d’origine per dare l’addio alla nonna in fin di vita. Peccato che la nonna non abbia intenzione di lasciarsi questo mondo così presto. Ritrovando i luoghi e le persone della sua infanzia, il passato che Libero credeva di essersi lasciato alle spalle lo sommerge. Il superamento del conflittuale rapporto con i genitori e l’incontro con una ex compagna di scuola lo aiuteranno ad uscire dal limbo adolescenziale in cui si trova e ad approdare alla vita adulta. Peccato che sia una canaglia (1954,‘93). Paolo è un tassista giovane ma serio, la cooperativa di tassisti per cui lavoro gli ha affidato una macchina nuova per le sue corse. Un giorno la macchina viene affittata da due ragazzi e una avvenente ragazza. Paolo non immagina che i tre siano dei ladri e giunti al mare, con il pretesto di fare un bagno, abbandona momentaneamente l’auto che viene rubata dai due ragazzi. Lui rimane con la ragazza e tenta di portarla con lui in città, ma lei riesce a sfuggirgli… V. Z.
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cinema “L’intrusa”: le parole di Leonardo Di Costanzo e il trailer ufficiale
Il nuovo film del regista de “L’intervallo”, presentato all’ultimo Festival di Cannes, arriverà nelle sale italiane il 28 settembre, ecco in esclusiva il trailer ufficiale. Accolto con entusiasmo a Cannes alla Quinzaine Des Réalisateurs, il nuovo film del regista de “L’intervallo” racconta la vicenda di Giovanna, fondatrice del centro “la Masseria” a Napoli: le mamme del quartiere ci portano i bambini per sottrarli al degrado e alle logiche mafiose ed immergerli nella creatività e nel gioco. In quest’oasi cerca rifugio e ospitalità Maria, giovanissima moglie di un killer arrestato per l’omicidio di un innocente. Maria ha due figli. Per le altre mamme è il male incarnato. Ma la scelta di Giovanna è più difficile. Chi ha bisogno di più aiuto? Dichiara il regista Leonardo Di Costanzo: «L’Intrusa non è un film sulla camorra; è un film su chi ci convive, su chi giorno per giorno cerca di rubargli terreno, persone, consenso sociale, senza essere né giudice né poliziotto. Ma è anche una storia su quel difficile equilibrio da trovare tra paura e accoglienza tra tolleranza e fermezza. L’altro, l’estraneo al gruppo, percepito come un pericolo è, mi sembra, un tema dei tempi che viviamo». Interpretato dalla coreografa e danzatrice Raffaella Giordano, dall’esordiente Valentina Vannino e il musicista performer Marcello Fonte, il film è scritto da Leonardo Di Costanzo, Maurizio Braucci, Bruno Oliviero ed è prodotto da tempesta/Carlo Cresto-Dina con Rai Cinema, Amka Films Productions, Capricci, riconosciuto di interesse culturale con contributo economico del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Direzione Generale Cinema. La fotografia è di Hélène Louvart (Les Plages d’Agnès Agnès Varda, Pina Wim Wenders, Le Meraviglie Alice Rohrwacher); la scenografia di Luca Servino; i costumi di Loredana Buscemi, il montaggio di Carlotta Cristiani, il suono è di Maricetta Lombardo, le musiche di Marco Cappelli e Adam Rudolph. I murales di “La Masseria” sono di Gabriella Giandelli. Il distributore Internazionale è Match Factory. Il film sarà distribuito in Italia da Cinema di Valerio De Paolis dal 28 settembre. Vittorio Zenardi
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cinema RABBIA FURIOSA: le parole dal set di Sergio Stivaletti Si lavora incessantemente sul set del 3° film di Sergio Stivaletti: “Rabbia Furiosa”, un film liberamente tratto dalla storia del “Canaro”, uno dei fatti di cronaca nera degli anni 80, che i romani e non solo ben ricordano. Stivaletti, mago del make up e degli effetti speciali richiama la grande stagione dell’horror degli anni ‘80 essendo l’artefice di vere e proprie icone dell’immaginario collettivo come il bambino mostro di Phenomena, le creature di Demoni o il look della della Principessa Fantaghirò. In Rabbia Furiosa abbandona l’horror per dedicarsi ad un noir/drammatico a tinte forti, ambientato ai giorni nostri. Il film racconta infatti la malavita dei sobborghi romani, con degli attori (alcuni alla loro prima esperienza) che si stanno dimostrando davvero all’altezza. Ecco le parole del regista direttamente dal set: “Rabbia Furiosa si sta rivelando un film molto impegnativo, anche oltre le aspettative, diverso dagli altri, dove gli effetti speciali non hanno solo un ruolo spettacolare ma anche di “utilità” per la storia narrata. Ci siamo ispirati ai fatti efferati degli anni ‘80 in cui ci fu la tremenda vendetta di cui si parla nel film. Somiglia agli western dove c’è la persona mite che subisce delle angherie, fin quando ad un certo punto qualcosa scatta in lui e si ribella, vi è un risveglio, una furia, da qui il titolo Rabbia Furiosa. Ricorda anche Cane di Paglia (diretto da Sam Peckinpah nel 1971) dove Dustin Hoffman che vediamo tranquillo e sereno ad un certo punto esplode. Sento questo mio ultimo film “così mio”: ho curato anche la sceneggiatura insieme ad Antonio Lusci e Antonio Tentori e aspetto ancora più importante i ragazzi della Scuola Fantastic Forge che dirigo, hanno realizzato coordinati da me gli effetti speciali. Una Factory che riesce a produrre un film di qualità e non solo un esperimento come magari se ne fanno molti é una cosa unica in Italia.” Il film girato nella casa di famiglia del regista e prodotto dalla sua Apocalypsis avrà come protagonista femminile Romina Mondello e tra gli attori Rosario Petix, Riccardo De Filippis, Gianni Franco. Vittorio Zenardi
Addio a Jerry Lewis: genio della comicità
Questa mattina 20 agosto 2017 è morto nella sua casa di Las Vegas Jerry Lewis , a darne la triste notizia i sui familiari. Considerato dalla critica uno dei comici più celebri del mondo aveva 91 anni ed era diventato famoso grazie al suo sodalizio con il collega Dean Martin con cui ha lavorato in ben 16 film. Dotato di una straordinaria mimica facciale e da una geniale capacità d’intrattenitore ha segnato un’epoca. Pioniere della cinematografia, era di origine ebraica, la madre Rachael, era un’abile pianista, mentre il padre Daniel, un cantante che non avrà mai molta fortuna. L’infanzia dell’attore, è turbata dagli incessanti spostamenti dei genitori: Daniel, in perenne cerca di un nuovo ingaggio, è solito trasferirsi di città in città con la famiglia. In quegli anni, Jerry trascorre il suo tempo con nonna Sarah, la quale, dà al nipote tutto l’affetto e le attenzioni necessarie. Il giovane ricambia tali premure improvvisando per la donna deliziose gag. Dal 1960, Lewis si spostò anche dietro la macchina da presa debuttando con Ragazzo tuttofare. Nel 1999 riceve a Venezia il Leone d’Oro alla carriera. Vittorio Zenardi
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tecnologia Influencer, la classifica dei più pagati
Il quotidiano britannico Daily Telegraph ha stilato la classifica dei dieci influencer più pagati al mondo, in testa Huda Kattan blogger che si occupa di beauty, al sesto posto si piazza l’italiana Chiara Ferragni, da anni sulla cresta dell’onda e sotto ai riflettori anche grazie alla relazione con Fedez. Gli influencer sono utenti che grazie a competenze riconosciute sono riusciti a guadagnare la fiducia della gente, da meritare attenzione ed essere ascoltate. Non stiamo parlando quindi di vip o delle tante pseudo celebrità che invadono TV e rotocalchi inondando i social di selfie e immagini di party esclusivi. Gli influencer si muovono in un contesto che interseca tecnologia, comunicazione digitale e sociologia riuscendo a fare affari d’oro alle aziende, ecco la classifica dei più pagati al mondo: 1. Huda Kattan – 21 milioni di followers, 18mila dollari per ogni post sponsorizzato 2. Cameron Dallas – 20 milioni di seguaci su Instagram e YouTuber, 17mila dollari a singolo post 3. Jen Selter – 11,4 milioni di followers su Instagram e 15mila euro incassati per ogni post 4. Zoe Sugg– 11,1 milioni di seguaci, una sponsorizzazione da parte sua costa 14mila dollari a post 5. Nash Grier – isntagrammer da 10,2 milioni di follower, ha un tariffario di 13mila dollari a post 6. Chiara Ferragni, influencer italiana con 10 milioni di seguaci su Instagram, 12mila dollari per avere un suo post sponsorizzato 7. Julie Sarinana – 4,6 milioni di follower 8. Aimee Song – 3,8 milioni di follower su Instagram e 9mila dollari a post 9. Liz Eswein – 1,3milioni di follower, 6000 dollari a post 10. Danielle Bernstein – 1,7 milioni di seguaci su Instagram e 7mila dollari a post Vittorio Zenardi
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tecnologia
Il digitale crea occupazione ma occorre puntare sulla formazione per la qualità delle competenze Bruno Bossio: “Compiere ogni sforzo per formare alle nuove professioni ICT giovani che hanno scelto altri studi ma che oggi fanno fatica ad inserirsi nel mondo del lavoro” L’Italia è sempre più digitale, ma necessita investire nella formazione per colmare il gap tra domanda e offerta di competenze digitali per il futuro occupazionale e per lo sviluppo del nostro Paese. Chiaro il messaggio lanciato dai relatori all’Open day del Sud Italia sulle competenze digitali “200mila posti di lavoro nel digitale entro il 2020: skill, competenze, opportunità”, organizzato in Calabria, nella Città di Cetraro, dall’associazione Italian Digital Revolution. All’incontro, moderato dal giornalista e conduttore Ugo Floro, sono intervenuti numerosi esponenti di spicco del mondo politico, istituzionale e imprenditoriale. “L’Italia nel digitale ha fatto grandi passi in avanti ma servono competenze digitali specialistiche e diffuse – ha affermato l’On. Enza Bruno Bossio –. Il Piano Industria 4.0 è un altro passo avanti importante compiuto dal nostro paese e non dimentichiamo che abbraccia ogni settore produttivo, anche l’agricoltura 4.0, nonché le start-up e i giovani: è quanto mai importante puntare sulla formazione che è essenziale quanto gli investimenti. Pensiamo al paradosso del Sud Italia, dove la banda larga è molto diffusa ma ancora poco usata”. Partendo ad esempio anche dai risultati ottenuti grazie al forte aumento della copertura delle reti in fibra ottica e alla sempre maggiore presenza di persone online, calcolata intorno al 67%. Necessitano però maggiori competenze, visto che sono ancora pochi gli specialisti Ict e i laureati nelle discipline scientifiche (14 individui su mille contro i 19 della media Ue). E, se da un lato è in costante crescita la digitalizzazione delle imprese, visto che il 30% utilizza la fatturazione e le aziende comunicano sempre di più attraverso i social media, dall’altro emerge l’esigenza di incrementare l’uso dei servizi pubblici digitali. Nel vecchio continente infatti l’Italia è scivolata dal 17esimo al 21esimo posto per numero di utenti che entrano in contatto con la pubblica amministrazione. Secondo l’Assessora a Roma Semplice di Roma Capitale, Flavia Marzano, “Le competenze digitali sono e saranno sempre più centrali per l’esercizio dei diritti di cittadinanza e per la costruzione del rapporto con la Pubblica Amministrazione. Le rilevazioni statistiche ci dicono che in Italia questo livello di competenze è basso. Proprio per questo a Roma abbiamo avviato un programma di supporto all’uso delle tecnologie finalizzato all’abbattimento del divario digitale socioeconomico, culturale, generazionale e di genere. Lo abbiamo fatto attraverso l’istituzione della rete di Punti Roma Facile, spazi di accesso assistito dove è possibile acquisire quelle conoscenze che consentano di divenire cittadini digitali e di semplificare il rapporto con la PA. Anche familiarizzando con i quasi 70 servizi online dell’Amministrazione accessibili tramite SPID sul portale istituzionale che è attualmente in fase di ristrutturazione, attraverso un percorso di progettazione partecipata con i cittadini, e che sarà in linea entro l’autunno”. Per Mauro Nicastri, Responsabile competenze digitali dell’Agenzia per l’Italia Digitale,“Le competenze digitali rappresentano la vera sfida per la modernizzazione del Paese. Lo dimostrano diverse ricerche effettuate dalle agenzie per il lavoro che hanno rilevato come in Italia oltre il 25% delle posizioni attualmente aperte resta vacante e, contestualmente, il numero di iscritti alle facoltà di Informatica e Ingegneria Informatica non sta aumentando proporzionalmente la domanda. È evidente che l’unica strada per colmare questo gap è quella della formazione e dell’aggiornamento per le professioni già attive”. Come AIDR, ha dichiarato il vicepresidente dell’AIDR e dirigente area produzione di Formez Arturo Siniscalchi, “riteniamo che il divario tra domanda e offerta di e-skills potrà essere superato solo attraverso una formazione orientata alle competenze digitali sia nella PA che nelle aziende. Finalmente il settore delle professionalità ICT è stato regolamentato dall’Agenzia per l’Italia Digitale con la pubblicazione delle “Linee Guida per la qualità delle competenze digitali”, recependo l’attività normativa tecnica nazionale e internazionale. Riteniamo quindi che ora ci siano tutte le condizioni per avviare piani formativi volti a fornire competenze digitali soprattutto rivolti ai più giovani che rappresentano la forza lavoro del futuro. Per questo siamo felici di annunciare la sottoscrizione di un protocollo d’intesa con l’Università Unitelma - La Sapienza ed un accordo di collaborazione con GI GROUP S.p.A. con l’obiettivo di avviare al lavoro oltre 800 giovani al termine di percorsi di formazione pensati sulle esigenze della PA e delle aziende italiane”. S. R.
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tecnologia Open Day del Sud Italia sulle competenze digitali.”200mila posti di lavoro nel digitale entro il 2020: skill, competenze e opportunità
“Disoccupati, studenti, Pubbliche Amministrazioni, Aziende… prospettive per il futuro occupazionale nel digitale”. Se ne discute all’Open Day del Sud Italia sulle competenze digitali organizzato dall’Associazione Italian Digital Revolution in collaborazione con GiGroup - Agenzia multinazionale per il lavoro. Mercoledì 9 agosto, a partire dalle ore 21, sul lungomare di Cetraro, rappresentanti istituzionali, liberi professionisti e aziende, si presenteranno a studenti, laureati e disoccupati per dare consigli, ma anche per illustrare progetti futuri e possibili sbocchi occupazionali (scarica il programma dell’evento). Il mondo dell’Ict e dei servizi digitali è uno dei più frizzanti dal punto di vista occupazionale. Infatti, secondo i dati Eurostat (l’Ufficio statistico dell’Unione Europea) si prevedono per l’Italia, entro il 2020, la creazione di nuove opportunità occupazionali per circa 2oomila posti. Tra i profili professionali più richiesti dalle aziende protagoniste della rivoluzione digitale spiccano quelli di seconda generazione come il CIO, l’ICT security manager, l’ICT security specialist, il Project Manager, il Business Analyst, il Systems administrator e quelli cosiddetti di terza generazione come il web project manager, il web business analyst, il web developer, il web content specialist, il web security expert, il reputation manager e l’e-learning specialist. Insomma, i numeri lasciano pensare che il digitale - in tutte le sue sfumature - sia un ambiente fertile per chi si deve formare e lanciare sul mercato del lavoro. Mauro Nicastri, Responsabile competenze digitali dell’Agenzia per l’Italia Digitale, spiega come avviene l’approccio al mondo digitale da parte delle aziende. A partire da un assunto: “Da tempo non si discute più se digitalizzare conviene o ha senso, si discute piuttosto di come farlo. Tutte le aziende, in ogni comparto, nessuno escluso, stanno avviando importanti iniziative di trasformazione digitale. Ed il segreto per avere successo è poter disporre di persone e di team capaci di comprendere ed utilizzare al meglio la tecnologia che è un treno che non si ferma. In questo contesto rivestono un ruolo fondamentale le competenze digitali che rappresentano la vera sfida per la modernizzazione del Paese. Purtroppo alcune ricerche dimostrano che in Italia oltre il 25% delle posizioni attualmente aperte resta vacante e, contestualmente, il numero di iscritti alle facoltà di Informatica e Ingegneria Informatica non sta aumentando proporzionalmente la domanda. È evidente che l’unica strada per colmare questo gap è quella di rendere idonei alle nuove professioni ICT giovani che hanno scelto altri studi ma che oggi fanno fatica ad inserirsi nel mondo del lavoro e che sono oggi il principale bacino cui attingere per portare nella PA e nelle aziende le competenze necessarie alla trasformazione digitale in atto”. Per Rocco Digilio, National Sales Director Public Sector di GiGroup, il divario tra domanda e offerta di e-skills potrà essere superato solo attraverso una formazione orientata alle competenze digitali sia nella PA che nelle aziende. Finalmente il settore delle professionalità ICT è stato regolamentato dall’Agenzia per l’Italia Digitale con la pubblicazione delle “Linee Guida per la qualità delle competenze digitali”, recependo l’attività normativa tecnica nazionale e internazionale. Adesso ci sono tutte le condizioni per avviare piani formativi per fornire le competenze digitali in particolare ai più giovani che rappresentano la forza lavoro del futuro. Per questo abbiamo sottoscritto un accordo di collaborazione con l’associazione Italian Digital Revolution con l’obiettivo di avviare al lavoro oltre 800 giovani al termine di percorsi di formazione. Percorsi formativi che consentiranno ai giovani aspiranti di sostenere gli esami necessari all’ottenimento delle principali certificazioni richieste dal mercato, contribuendo a formare dei profili specializzati che rispondano alle esigenze delle PA e delle imprese nel mercato di riferimento”. Per Arturo Siniscalchi, Direttore Area Produzione FormezPA e Vice Presidente AIDR, “Il processo di digitalizzazione in atto non può essere descritto come la sola applicazione delle tecnologie digitali alle attività umane, si tratta di un fenomeno ben più complesso che sta ridefinendo completamente la sostanza stessa delle cose: una impresa dell’era digitale deve rivedere completamente il suo modello di business; una città smart non è solo una città in cui vengono applicate tecnologie digitali ma una città che concepisce se stessa, il cittadino e il rapporto con esso in maniera completamente diversa; in sanità il digitale ridefinisce completamente le relazioni tra l’assistito, le strutture sanitarie e i caregiver. Pertanto, benché sia assolutamente imprescindibile parlare di sviluppo delle competenze digitali, questo approccio rischia di non essere adeguato al fenomeno: non si tratta solo di saper fare “le cose” digitali ma di concepire “le cose” in maniera digitale. È quindi non solo un problema di competenze ma innanzitutto di cultura ed è un problema che riguarda tutti, istituzioni, imprese, mondo accademico, perché nessuno è in grado ancora di concepire il mondo come mondo digitale. Per sviluppare una cultura digitale è necessaria la collaborazione di un intero territorio, è necessario che tutti si colga la sfida di ripensare le solite cose in maniera diversa a cominciare dai percorsi formativi. Se le imprese hanno difficoltà a reperire competenze digitali, non è solo quesitone di numeri ma soprattutto perché non riscontrano nei candidati una adeguata preparazione culturale per il mondo digitale”.
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Fabio Ranucci, Responsabile Ufficio Stampa AIDR
cultura Calabria Madre D’Italia: la nuova opera di Giovanni Forestiero
Giovanni Forestiero è il poeta cetrarese autodidatta che ha recentemente pubblicato il libro Calabria Madre D’Italia: poema in endecasillabi che racchiude minuziosamente la storia di tutti i paesi (409) della “Madre D’Italia” frutto di quindici anni di meticolose ricerche. I versi di questa monumentale opera storico-letteraria sono l’inno all’amore dell’autore verso la sua Terra, documentato dalle numerose pubblicazioni e dagli innumerevoli riconoscimenti ottenuti in ambito letterario. Giovanni Forestiero è l’erede della valorosa tradizione sartoriale cetrarese ed ha avuto come suo maestro il mitico Luigi Quercia – all’epoca molto apprezzato. Da questa esperienza trae origine la sua inclinazione alla perfezione del “taglio” letterario ed alla sua “cura”. E’ brillante animatore di iniziative culturali per la valorizzazione e il sostegno del dialetto cetrarese. Ha sfatato il mito di chi crede ancora che “con la cultura non si mangia”: organizza ogni anno ad agosto “Saperi e Sapori” meeting di poeti dialettali che prevede una graditissima cena a base di pasta e fagioli. Quest’anno nella data odierna (17 agosto 2017) saranno tredici i poeti che parteciperanno alle ore venti all’evento presso la sede della Pro-loco di Cetraro. Raffaele Zenardi
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salute
Il corpo: la nostra essenza
Il corpo soggetto di molte questioni, problematiche, amori, gioie e felicità. Il corpo che cresce, si modifica, si modella, si colora. Il corpo che parla, piange, ride, soffre, ama. Il corpo, difficile da definire in modo totalitario. Chi lo vede come un’unione di organi, chi come un qualcosa di meravigliosamente brillante, chi un’appendice della mente, chi involucro delle nostre emozioni, chi semplicemente base della vita. Eppure lui, così semplice, ha fatto parlare di sé. La giurisprudenza, la medicina, la psicologia, le religioni: tutti hanno avuto difficoltà a definirlo, a racchiuderlo, a inquadrarlo. E forse è proprio qui che si nasconde la sua potenza, la sua meraviglia, proprio per il fatto che nessuno è riuscito ad inquadrarlo fino in fondo, a renderlo totalmente logico, a confinarlo in un protocollo. Probabilmente il corpo è l’ultima parte di noi che è rimasta istintiva, che non si piega alle regole sociali o ad una falsa diplomazia. Viene amato e odiato proprio per questo. Lui che non vuole adeguarsi al nuovo millennio, dove tutto in fondo è buono e cattivo allo stesso tempo, minuto, istante. Lui che ci dice che una cosa o è buona o cattiva che non ci permette di ridicolizzare i bisogni e i valori mettendoci davanti alla realtà Lui che ci sostiene nell’ essere liberi, parola che oramai fa paura, e che ci ricorda la differenza tra collaborare ed avere un padrone, perché proprio lui per primo collabora con le emozioni, i pensieri, i sensi ma padroni non ne ha. Lui che rende il giorno più normale della nostra vita, il giorno più bello che possa mai esistere. Migliore amico e nemico della vita, che non ci lascia, che ci sostiene in continuazione, che ci strilla, che ride con noi, che ci ama, che si ammala, si addolora e che combatte. Eppure proprio perché vero, istintivo e maledettamente sincero è stato e continua ad essere usato, violentato, non ascoltato, non visto, ma anche osannato, amato, rispettato e onorato. Alcune persone lo usano come un accessorio: lo lucidano, lo gonfiano, lo spostano, lo dipingono.
Chi si inchina di fronte a lui. Certo è che è potente, meraviglioso, brillante. E’ come un “genio”: affascinate, apparentemente senza regole, va oltre i limiti, unico, insostituibile, magnetico, sensuale, sfrontato, carismatico, colorato, impossibile da definire. Lui nasce, cresce e muore Vive, ama, odia, ricorda…si ricorda ciò che è stato e come è stato. Il corpo non desidera altro che essere amato, curato, riconosciuto, visto e accolto. Ma alla maggior parte delle persone potrebbero sembrare delle bestemmie, delle eresie, delle superficialità, delle cose senza senso o nei casi migliori delle bellissime utopie. Quindi proprio perché tali bisogni vengono percepiti in questo modo si tenta di razionalizzarli, inquadrarli, di vederne i limiti per poterli negare e ridicolizzare.
Altri lo usano come qualcosa da comandare e da controllare: c’è chi lo usa come trofeo di perfezione, da esibire, da far valutare, da far definire; altri ancora lo usano come involucro delle emozioni e cassaforte dei pensieri
Però poi se il corpo si ammala, se la pelle piange, se il battito del cuore non è più regolare, se il respiro diviene affannoso, se le cellule impazziscono, se le ossa si sgretolano, se la mente non ricorda, ci arrabbiamo e diamo la colpa alla medicina, alla società, allo psicologo, ai familiari, alla relazione amorosa di turno, al lavoro e a tutto ciò che abbiamo a portata di mano.
Poi ci sono quelli ambivalenti che lo amano quando lui si comporta bene e lo negano quando lui non fa ciò che loro vogliono fargli fare.
Ma quasi mai abbiamo la capacità di fermarci, di ascoltare, di chiedere scusa e di nutrirlo con cibi che a lui veramente servono per poter stare bene.
Ci sono uomini e donne che lo usano per parlare, per urlare, per farsi vedere, chi lo utilizza per manipolare ed incutere timore. Altri lo usano come culla riproduttiva e chi come pungiball delle esperienze. C’è chi lo usa come secchio della immondizia e scrigno dei segreti.
Decidiamo noi cosa e quando deve mangiare… solitamente cuciniamo dei bellissimi e succosi piatti di razionalità, due volte alla settimana gli diamo il distacco emotivo.
Ma c’è anche chi lo vede. Chi lo ama Chi lo rispetta Chi sceglie di crescere insieme a lui, di ascoltarlo. Chi ci parla.
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il contorno che più prepariamo è una sciapa speranza e ogni tanto la domenica possiamo, se logicamente non abbiamo da fare, cucinargli un po’ di cure e rispetto, ma pochi grammi e che non siano puri.
salute Poche volte nella nostra vita cuciniamo in una settimana o un mese cibi salutari e corretti come l’amore, il riconoscimento, le cure, l’accoglienza e la dolcezza. Sono troppo difficili da preparare, non si trovano nei supermercati e neanche in pescheria o in macelleria. Non si possono ordinare a distanza e ne chiedere in prestito al vicino. Si devono coltivare, giorno dopo giorno, dedicare tempo, pazienza e coglierli nei tempi opportuni. Un lavoro troppo faticoso, rischioso, che potrebbe dare dei risultati fallimentari e soprattutto impossibili da prevedere. Quindi molti di noi invece di provare a costruirsi il proprio orto per preparare dei cibi sani a questo “strano involucro”, preferiscono l’asma, l’infarto, la psoriasi, l’assenza di orgasmo, la eiaculazione precoce, l’anoressia, la bulimia, l’obesità, la gastrite, il bruxismo, le cefalee e altro ancora.. Il corpo è la nostra vita, sono le nostre emozioni, i nostri pensieri, la nostra storia, le nostre fantasie, i nostri desideri. Il passato, presente, futuro. Il corpo è la nostra energia, il nostro specchio, la nostra Radiografia. Rappresenta fedelmente ciò che siamo, come viviamo, ciò che abbiamo lasciato in sospeso, ciò che abbiamo vissuto e come ci sentiamo. Rappresenta le nostre paure, i nostri sacrifici, le nostre più intime vergogne.
Fermiamoci anche solo un istante a sentire ciò che proviamo, come il corpo reagisce a quello che stiamo percependo a cosa la mente ci fa pensare e ci accorgeremo di quanto siamo uniti, forti e di quanto il nostro corpo sia fondamentale e meraviglioso. E’ meraviglioso nell’adattarsi e nel compensare, come nessun altro sa fare, sia in ambito organico che emotivo e cognitivo. Ascoltiamolo senza giudizio e impariamo a farci proteggere dalla sua saggezza. In fondo sono più di duemila anni che funziona e insieme a lui abbiamo la possibilità di esistere, di conoscere, di evolverci. Proviamo, allora, ad iniziare a percepire noi stessi nella nostra interezza storica, emotiva, cognitiva e psicologica e guardiamo tutto questo con gli occhi di quando abbiamo amato per la prima volta…perché in fondo stare bene non è poi cosi male! Dott.ssa Pamela Argenio Psicologa Psicoterapeuta
Il corpo è vita, è’ essenziale per esistere. E’ una verità cosi semplice eppure cosi facile da dimenticare. Il corpo è un essere vivente e come tale ha dei tempi, ha capacità di autoregolazione, di difesa, di attacco, di curarsi, di evolversi, di generare. E’ un essere vivente che parla e che ha bisogno delle nostre orecchie per essere ascoltato e potersi compiere. Ha bisogno dei nostri occhi per essere visto e potersi esprimere. Orecchie e gli occhi di chi ha il piacere di percepirlo, di prendersene cura, di alleviarlo dalla sofferenza e di nutrirlo con la riconoscenza. E’ la relazione che noi instauriamo con lui che può determinare un rapporto equilibrato, sereno, entusiasmante con noi stessi oppure sfociare in una lotta interminabile, sfiancante, dolorosa e angosciante. Noi siamo il nostro corpo e da lui non possiamo essere scissi, perciò per farlo stare bene abbiamo tanti strumenti a disposizione ed è importante imparare ed utilizzarli tutti. Il corpo è perfetto nel suo saggio squilibrio e noi, come lui, siamo efficaci nella nostra umana imperfezione. Noi, lui, le emozioni, i pensieri, i silenzi siamo sono tutti collegati. Ognuno serve all’altro, ognuno è interdipendente ognuno serve a nutrire l’altra parte, a guarirla e, a dargli energia.
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salute Fusione e Autonomia L’amore viene spesso associato all’idea di “divenire una cosa sola”. Partendo da questo desiderio di unità, concetti come “essere autonomi”, “distanziarsi” appaiono l’esatto contrario dell’amore e sono vissuti come minaccia per il rapporto. In realtà l’amore simbiotico è la vera minaccia per la relazione di coppia in quanto non segue le regole naturali del divenire. Il modello simbiotico di relazione, trasforma il rapporto in una prigione, in una gabbia che avvolte viene percepita dorata e coinvolgente ma che in realtà pretende inconsciamente , subdolamente, che uno dei due soggetti o entrambi rinuncino al loro essere, alla loro individualità. La dinamica simbiotica si basa sul sacrificio. Nonostante l’unione percepita e desiderata, i due soggetti restano individui separati e la loro individualità cercherà, senza il loro permesso e consenso, di emergere e di farsi valere prendendo un posto all’interno del rapporto simbiotico , modificando il precedente equilibrio e contrastando la richiesta inconscia di sacrificare l’individualità stessa. Per questo motivo la coppia simbiotica si ritroverà a vivere un turbinio emotivo che sarà in contrasto con le emozioni precedentemente vissute e che sfocerà nell’attivazione di furibondi litigi e la sessualità a non trasmetterà più la gioia iniziale. I rapporti sessuali che sopravviveranno, molte volte, verranno messi in atto solo per senso del dovere e poiché il più delle volte l’esperienza sarà frustrante, si moltiplicano i motivi per “amarsi” sempre meno. Un’ altra forma in cui l’individualità metterà in atto la sua protesta è tramite l’insorgere di sintomi fisici inspiegabili ed improvvisi: allergie, intolleranze alimentari, disturbi di stomaco, sonnolenza diurna, difficoltà respiratorie, aumento di peso, alterazioni emotive, emicranie, affaticamento.. Queste possono essere contromisure messe in atto dall’inconscio contro l’estinzione della nostra individualità. I segnali corporei sono chiari ma spesso non vengono interpretati correttamente. Sopprimere la proprio personalità, negare i propri bisogni, sminuire i desideri, mettersi su un piano di subordinazione , cercare di accontentare il proprio compagno-a sempre ed in ogni momento significa fingere. Fingere con noi stessi, nella relazione e con la persona che diciamo di amare. Fingere e amare sono due concetti che non dovrebbero avere nulla in comune eppure molto spesso sono vicini, complementari, sono la base di relazioni di coppia. Fingere porta solamente alla morte della relazione e del nostro Essere. Non serve per amare di più o in modo più profondo. Sacrificarsi non porta a proteggere il partner, a diventare degli ottimi altruisti. Mettere in atto il sacrificio, anche se è in nome dell’amore, porta solo ed esclusivamente a togliere dignità a se stessi, alla persona amata , alla relazione stessa. Senza individualità, dignità non si può amare, accogliere , ascoltare e perciò crescere , vivere ed evolversi. E’ il cambiamento la fiamma ardente della relazione, la simbiosi, la staticità è l’acqua che raffredda il tutto. Come la vita è un continuo divenire cosi la relazione di coppia deve seguire le stesse orme. La relazione ha bisogno di movimento, di scambio emotivo, di stimoli, di nuove frontiere da raggiungere e di nuovi equilibri da creare. La relazione segue le regole della vita: non può tornare in dietro ma andare solo in avanti, non può fermarsi, ha bisogno di crescere, di input, di spazio, di mobilità. Il movimento della relazione può essere, in modo grossolano, suddiviso in quattro “fasi” e proprio tramite queste è possibile creare un percorso di conoscenza e crescita nei confronti di noi stessi, dell’altro e della dinamica stessa, imparando a vivere le emozioni in modo sempre più profondo, ampliando la consapevolezza e la coscienza individuale.
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salute L’individualità genererà la capacità di amare e l’autonomia creerà la fusione. Le fasi della relazione si susseguiranno ciclicamente generando un continuo movimento dinamico dove la chiusura coinciderà e genererà l’apertura di un nuovo piano evolutivo proprio come succede per la vita. La prima fase viene definita “fase dell’innamoramento” in cui tutte le energie e capacità individuali si sviluppano ed emergono all’ ennesima potenza. Le paure inconsce si fanno da parte entusiasmo ed eccitamento divengono i re assoluti. Il corpo si risveglia dal torpore, la mente è aperta al possibile e il cambiamento diviene per noi, la strada che più desideriamo percorrere. Ci sentiamo in sintonia con l’altro e tutto davanti ai nostri occhi diventa possibile. La felicità e la gioia ci accompagnano nel quotidiano e il desiderio diviene unico motore. In questa fase iniziale ci sentiamo protagonisti assoluti della nostra vita . E’ per questo che molto spesso, si cerca, erroneamente, di prolungare il più possibile questo tempo ma non bisogna confondere una visione iniziale con una visione totalitaria. L’innamoramento serve a metterci in cammino, e non è il cammino stesso, per poi iniziare a costruire, attraverso le altre fasi, la relazione, il rapporto, la nostra crescita personale. Terminato questo primo tempo si passa alla fase successiva quella definita “fase dell’opposizione” in cui i partner iniziano a scoprire, a vivere e percepire i limiti umani dell’altro. L’idillio iniziale di perfezione lascia lentamente posto alla realtà generando un piccolo ma importante squilibrio emotivo. Si passa, così, da colori brillanti dell’innamoramento, a colori pastello ed in alcuni casi ai colori scuri. Le paure si riaffacciano cosi come il bisogno di controllo. L’impossibile inizia a lasciare spazio al bisogno di certezza. L’altro ci appare diverso, le sue richieste possono essere vissute come limitazioni, i limiti umani possono essere percepiti come richieste di sacrifici da compiere. Tutto questo appare nuovo, inaspettato e può portare la persona a chiudersi in se stessa in attesa che torni la fase iniziale, quella bella ed eccitante o a scegliere di chiudere la relazione stessa nell’immediato. E’ importante, invece, accogliere questa nuova visione ed imparare, con amore, a sommarla a quella precedente. Ne la prima e neanche la seconda sono quelle veritiere ma è il loro connubio , la loro unità che creerà una visone più matura ed amplia dell’altro, di noi e della relazione. La chiusura di questa seconda fase apre le porte a quella conseguente “fase della distanza” in cui ogni individuo deve avere il coraggio di sostenere il bisogno, nonostante l’amore dichiarato, di un angoletto tutto per se, una propria isola felice dove poter andare senza essere accompagnato dal partner. Un piccolo proprio mondo dove potersi ritirare nel momento opportuno per scaricarsi emotivamente. Un posto in cui lasciar andare, con rispetto, il ruolo acquisito nella relazione amorosa, in cui concedersi la libertà di ascoltare i nuovi bisogni emergenti, in cui stare in contatto con la propria individualità e ricaricarsi energeticamente. Un luogo in cui lasciarsi andare per poter ritrovare la voglia di accogliere se stesso, l’altro, la vita, la relazione ancora una volta. E’ un luogo importante, fondamentale. Solitamente, per le donne, questa isola felice è data da relazioni amicali, dal ballo, dall’arte , dalla musica, dalla religione, da piccoli viaggi solitari o in compagnia di una amica specifica. Per gli uomini, solitamente, è vissuta tramite sport estremi e non, raduni, aggregazioni con amici, viaggi in compagnia. Per entrambi sono poche ore o giornate che creano quella giusta distanza dall’altro che da l’opportunità di elaborare, capire e attivare la propria individualità e far riemergere la voglia di desiderare e tornare a creare. Questo processo di delimitazione, accolto senza giudizio e con rispetto da se stessi e dall’altro, attiva la quarta fase quella definita “fase del riavvicinamento” in cui i partner si ritrovano con il piacere e non il bisogno di abbracciarsi e viversi. Questa fase, in alcuni aspetti, è simile a quella dell’innamoramento, le emozioni vissute sono profonde e potenti e l’unione che si assapora sorge su sentimenti di gratitudine, fiducia, leggerezza arrivando ad un punto in cui fusione ed autonomia vengono percepiti come ingredienti complementari per amare e far coesistere l’amore per se stessi con l’amore per l’altro. La condivisione riprende spazio cosi come l’entusiasmo e la gioia. L’altro viene riconosciuto nella sua identità e amato per la sua unicità e imperfezione umana. Vivendo queste quattro fasi ogni singolo individuo è cresciuto emotivamente ampliando il suo bagaglio percettivo e di consapevolezza portando la relazione di coppa a radicarsi e a percepirla stabile e profonda. Ognuno dei due individui è intero, autocentrato ma allo stesso tempo, si sente unito all’altro. Nulla è stato sacrificato e tutto è stato ampliato. Ognuno affrontando le quattro fasi, crescendo e prendendosi la responsabilità della propria vita ha potuto generare la relazione e camminare nel sentiero dell’amore in ogni sua sfaccettatura. Fusione e individualità divengono gli ingredienti fondamentali per creare, mantenere e far crescere una relazione di coppia che sa di buono e che fa bene ai suoi protagonisti principali. Dott.ssa Pamela Argenio Psicologa, Psicoterapeuta
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cronaca Terremoto a Ischia, un morto, tre dispersi e 26 feriti
Una scossa di terremoto di magnitudo 4 è stata avvertita nell’isola d’Ischia, un primo bilancio è di un morto e 25 feriti. La gente si è riversata in strada mentre un black out elettrico ha colpito diverse aree. La zona più colpita dal terremoto è il Comune di Casamicciola dove si registrano numerosi danni e crolli, tre persone sono state estratte vive dalla macerie di una casa, mentre tre bambini, dei quali uno ha sette mesi, sono stati individuati e si sta lavorando per salvarli. Salvata anche una donna anziana risultata poi ferita. Al momento risulta dispersa anche un’altra donna. Sul posto stanno operando carabinieri, polizia e vigili del Fuoco, oltre che unità di soccorso medico che cercano di recuperare le persone rimaste sepolte. Secondo un primo bilancio reso noto da fonti di polizia e carabinieri vi sono 26 feriti, due in pericolo di vita. “Stiamo cercando di tirare fuori delle persone incastrate nella parte bassa di un fabbricato, in cui risiedevano sette persone. Ci sono bambini da salvare sotto le macerie”. Così Giovan Battista Castagna sindaco di Casamicciola. La scossa di magnitudo è stata registrata alle ore 20,57 ad una profondità di 10 km. L’epicentro a mille metri dal Faro di Punta Imperatore sulla costa occidentale dell’isola. I comuni più vicini all’epicentro sono Forio, Serrara Fontana, Lacco Ameno, Barano d’Ischia e Casamicciola Terme. Vittorio Zenardi
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cronaca Tar Abruzzo boccia la legge Madia. Di Stefano (FI): cancellazione forestale errore di sostanza e di forma
Per il Tar dell’Abruzzo l’assorbimento dei forestali nei carabinieri o in altre forze a ordinamento militare è incostituzionale. La riforma della Pubblica amministrazione viola almeno 5 articoli della Carta. Con una ordinanza del 9 giugno 2017, pubblicata ieri, i giudici amministrativi hanno risposto al ricorso del vice sovrintendente Vincenzo Cesetti, trasferito dal fu Corpo forestale dello Stato all’Arma dei Carabinieri. Cesetti – uno dei 3000 ricorrenti sui ottomila componenti del corpo – chiedeva, in sostanza, di “continuare a operare all’interno del disciolto Corpo forestale, e in subordine di non confluire nell’Arma o comunque in altra Forza di Polizia ad ordinamento militare, ma solo nella Polizia di Stato”. I magistrati non hanno accolto la sua richiesta di annullamento della legge Madia, hanno però rilevato come fondati i motivi di incostituzionalità addotti dal ricorrente e trasmesso gli atti alla Corte costituzionale per il giudizio di merito, informando contestualmente Palazzo Chigi. Un’altra bocciatura per la riforma Madia che secondo i giudici viola i principi della Carta e nello specifico: “Gli articoli 2 e 4della Costituzione, e in particolare dell’articolo 2, laddove non è stato rispettato il principio di autodeterminazione del personale del Corpo Forestale nel consentire le limitazioni, all’esercizio di alcuni diritti costituzionali, derivanti dall’assunzione non pienamente volontaria dello status di militare; e dell’articolo 4, laddove il rapporto di impiego e di servizio appare radicalmente mutato con l’assunzione dello status di militare, pur in mancanza di una scelta pienamente libera e volontaria da parte del medesimo personale del Corpo Forestale. Violazione degli articoli 76 e 77 comma 1 della Costituzione, laddove, in contrasto con la precedente tradizione normativa e quindi con i principi e criteri direttivi di delegazione, non è stato consentito al personale del disciolto Corpo Forestale di scegliere di transitare in altra Forza di Polizia ad ordinamento civile”. In merito alla questione è intervenuto l’onorevole Fabrizio Di Stefano (FI): “La sentenza del TAR di Pescara, evidenziando che l’accorpamento del Corpo Forestale dello Stato all’Arma dei Carabinieri presenti diversi profili di incostituzionalità, è l’ennesimo elemento a riprova dell’inconsistenza e inadeguatezza della riforma Madia”. Riforma – continua – sbagliata nella sostanza e nella forma. I roghi che hanno devastato gran parte del territorio nazionale e i ritardi degli interventi, la carenza di personale e la disorganizzazione generale hanno dimostrato che la militarizzazione del Corpo Forestale è stata un grande errore di sostanza. Oggi, dopo la sentenza del TAR di Pescara, lo è anche di forma. Bisogna – conclude l’esponente azzurro – tornare sui propri passi e cancellare gli errori della riforma Madia”. Vittorio Zenardi
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cronaca I giovani italiani qualificati hanno difficoltà a trovare lavoro dopo la laurea Nel 2016 l’Eurostat ha pubblicato una classifica che riguarda l’occupazione dei giovani sia laureati che diplomati. Non è stata una sorpresa scoprire che in fondo alla classifica compaia proprio l’Italia insieme alla Grecia e a Cipro. Il tasso di occupazione dei giovani laureati qualificati si attesta intorno al 61,3%, mentre la media in Europa è dell’82,8%. Ma perché i giovani italiani con competenze hanno difficoltà a trovare lavoro dopo la laurea? Le cause sono molte. Una di esse è la difficoltà che le aziende hanno di inserire all’interno del proprio organico dei lavoratori troppo qualificati in ambiti specializzati o con competenze troppo teoriche che non si sposano bene con le esigenze di molte realtà. Nella società di oggi essere qualificati sembra essere diventato quasi un problema quando ci si presenta ai colloqui di lavoro. Questo comporta il rischio che si assumano lavoratori con minori competenze. Non gioca a favore dei giovani qualificati e laureati neanche il problema dei costi del lavoro così come quello del ricambio generazionale, attualmente reso difficile dai problemi burocratici che da sempre caratterizzano il Belpaese. Andando ad indagare la situazione lavorativa degli under 30 emerge che solamente il 42,9% dei laureati riesce a trovare lavoro ad un anno dalla laurea e che la retribuzione media è di 1.041 euro al mese. Questo dato emerge dall’analisi di Almalaurea ed è preoccupante perché solamente un giovane con competenze su due riesce ad essere occupato nell’anno successivo alla laurea. Quest’ultima dovrebbe invece essere una garanzia in più nella fase della ricerca di un lavoro. Ovviamente ci sono dei tempi fisiologici tra la ricerca di un lavoro e l’effettiva assunzione, ma se questa fase dura troppo può diventare “patologica”, così come spiega il sociologo del lavoro Emilio Reyneri, professore emerito dell’Università Milano-Bicocca, che al riguardo si è espresso cercando di indagare le cause del problema: “In parte pesa la questione dimensionale delle aziende, le grandi campagne di assunzione arrivano dalla società più grandi, e in Italia il tessuto è rappresentato soprattutto da Pmi che hanno meno possibilità di fare inserimenti”. Alla base di questa situazione, che vede i giovani faticare e non poco per trovare un lavoro, ci sono anche altre tipologie di problematiche. Una di queste è determinata dalla poca innovazione, che non vede la spinta necessaria a puntare poi su giovani professionalità qualificate in tal senso. L’Italia investe ancora troppo poco su ricerca e sviluppo, settore che nel 2015 costituiva solamente l’1,3% del Pil mentre in Danimarca e Germania rappresenta invece quasi il 3%. Alla luce di questo, essere qualificati in Italia può diventare addirittura un problema invece che agevolare nella ricerca del lavoro. Le aziende puntano quindi su lavoratori meno qualificati. I laureati che vengono assunti sono poco più del 60% e il Paese riesce a fare meglio solo della Grecia, in cui sono il 55%. In Germania il tasso di occupazione dei laureati è invece dell’86,4%, mentre in Norvegia del 93,6%, ben 32,3 punti in più rispetto all’Italia. Il costo del lavoro in questo senso non aiuta. “Se si vuole maggiore stabilità bisogna ridurre i costi per i contratti a tempo indeterminato. Con gli sgravi degli ultimi anni i tempi di transizione che citavamo prima si sono accorciati. E questo dovrebbe essere un segnale”, ha detto Reyneri al riguardo. Lo dimostrano i dati che hanno visto un numero di assunzioni di giovani con meno di 29 anni di età pari a 386mila nel 2015 a seguito dello sgravio di 8.060 euro. Nel 2016, invece, lo sgravio è stato di 3.250 euro, e le assunzioni sono state 188mila. Dunque la situazione dei giovani talentuosi e laureati potrebbe migliorare facendo leva sui bonus per l’inserimento dei lavoratori. Da non sottovalutare è poi l’offerta del mondo del lavoro, che richiede determinate figure professionali di cui in Italia si è carenti. A dimostrarlo è un report di Gidp, il Gruppo intersettoriale direttori del personale. Più del 40% delle aziende ha avuto problemi nel reperire lavoratori quali soprattutto ingegneri gestionali. Conta perciò anche la qualifica che si possiede, perché alcune lauree possono costituire davvero una strada preferenziale per l’ingresso nel mondo del lavoro. Gli ingegneri gestionali possono ambire anche ad una retribuzione più elevata rispetto ai coetanei specializzati in altri ambiti, con uno stipendio di circa 1.600 euro netti rispetto ai 1.278 euro delle altre figure professionali. C’è però da dire che nel resto d’Europa questi lavoratori potrebbero guadagnare molto di più, a parità di competenze e studi, e dunque ecco che si arriva ad un’altra caratterizzazione tutta Italiana: la fuga dei cervelli. Insomma, il mondo del lavoro non sembra avere la disponibilità sia economica che professionale di assumere giovani con determinate qualifiche e titoli di studio. Dunque la categoria degli under 30 fatica a trovare una propria dimensione in Italia e spesso si vede costretta a fuggire in realtà meglio strutturate e che danno sicuramente maggiori sicurezze. E’ necessario attuare delle politiche che consentano ai laureati italiani di trovare il proprio spazio nel mondo del lavoro, per non sentirsi dire ancora una volta di essere troppo qualificati e per non dover accettare l’ennesimo stage sottopagato che ne sminuisce le competenze. Assunta De Rosa
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intervista La visione e l’enigma: intervista a Enzo Pellegrino
Professore di Filosofia, pittore e scrittore Enzo Pellegrino sarà al centro dell’evento organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Cetraro (CS) intitolato La visione e l’enigma. Nell’occasione sarà allestita la mostra personale di pittura e presentato il libro Come ombra d’amore. Memorie dell’ultimo Vicario che racconta in esclusiva a Lo_Speciale. Salve Enzo, come nasce quest’opera? Son stato l’ultimo ad abitare a Cetraro nel Palazzo del Vicario Benedettino che nel 1086 é stato dato da Sichelgaita la moglie di Roberto il Guiscardo, ai monaci benedettini. Ho raccolto personalmente molti documenti sulla loro storia ed altri li ho reperiti nello studio dell’avv. Carmelo Adamo che custodiva scritti di suo zio ( monsignor camerlengo del Papa Paolo VI) don Ilario De Carlo, già parroco della chiesa di San Nicola. Partendo quindi da una base documentale, con uno sforzo di fantasia e libera elaborazione ho narrato il periodo storico tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800 parlando dell’ultimo Vicario che ha abitato il palazzo. Un personaggio che si sente smarrito per il potere che sta per perdere e tormentato per una contorta storia d’amore. Nel mezzo ci saranno processi di varia natura, un rapimento, e accadimenti storici. Quali? Le rivolte locali con personaggi come un monaco capobanda che guida la lotta per il riscatto dei contadini, la rivoluzione del’99 a Napoli, ed i primi moti insurrezionali. A cosa si deve la scelta del titolo La visione e l’enigma? L’ho rubata a Nietzsche! La visione é intesa come immagine e l’enigma è ciò che sta dietro il romanzo. In che date si terrà l’iniziativa? Sabato 12 Agosto 2017, alle ore 18. 30, sarà inaugurata la Mostra alla presenza dell’Assessore alla Cultura Fabio Angilica, e si protrarrà fino al 23 agosto con orario dalle ore 18 alle 24. Mercoledì 16 Agosto alle ore 19 sempre a Palazzo del Trono ci sarà la presentazione del Romanzo dove interverranno il Sindaco di Cetraro Angelo Aita, il Consigliere Regionale Giuseppe Aieta, Antonio Cosentino, docente di Filosofia che terrà un dibattito, il giornalista Rai Amedeo Ricucci e Don Ennio Stamile di Libera Calabria, coordinerà Fabio Angilica. Inoltre io presenterò il libro The High Road di Kitta Angel (Michela Romagnolo), ragazza di origine cetrarese che ha usato la scrittura per difendersi dal bullismo. Quando uscirà il libro? Sarà ufficialmente in commercio a livello nazionale nel mese di in ottobre 2017, pubblicato da Pendragon, prestigiosa Casa Editrice bolognese, ma alcune copie saranno già disponibili per l’evento. Vittorio Zenardi
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