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Anno IX, n° 76 DICEMBRE 2011 - 0,20 euro
www.uozzap.com
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il mensile Per i giovani scritto dai giovani
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INCONTRO STORICO TRA GOVERNO E GIOVANI
(PURE CON LA TIRATA D’ORECCHIE) di Riccardo Severi “Non sarà una riforma lacrime e sangue, forse sacrifici sì”, aveva detto il premier Mario Monti il 14 novembre, proprio all’indomani dell’incarico di formare un nuovo esecutivo. Una promessa, questa, per ora non mantenuta. Le lacrime sono state versate, prima ancora che dai cittadini, proprio da uno dei suoi ministri di punta, quello del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elsa Fornero, e proprio quando in conferenza stampa lei stessa delineava al mondo (cittadini, governi e borse) i piani del governo in tema di lavoro e pensioni. Una immagine indelebile, quella della ministra sconsolata, che ha conquistato l’apertura delle principali testate internazionali, incluso l’autorevole Wall Street Journal. Lacrime versate per “essere costretta” a castigare i pensionati non certo ricchi. Per il sangue, staremo a vedere. Certo è che la manovra ha scontentato un po’ tutti, chi più e chi meno. Di più il ceto medio, salassato, e chi vedeva vicina la meritata e giusta pensione dopo una vita dedita al lavoro. Meno scontenti i ricchi veri, che hanno evitato la patrimoniale, una misura che non sarebbe stata nemmeno troppo coraggiosa, come invece poteva esserlo un coinvolgimento della Chiesa nella tassa Ici. Restano inoltre molti dubbi sui tagli ai costi della politica, su cui si parla sempre con apparente velleità. Malumori o meno, comunque, sta minestra “s’ha da mangiare”. Alzi la mano chi, oggi, con l’incubo del crack Italia e dell’euro (le cui conseguenze sono ancora tutt’altro che chiare), sarebbe disposto a tornare al governo Berlusconi o a quello Prodi per evitare di subire passivamente una manovra così pesante. Per non parlare dell’opposizione della Lega di Bossi, che in nome della secessione si riunisce nel Parlamento padano, in una location privata che si affitta per pranzi, cene e feste (se il banchetto è prenotato? “Niente seduta in Parlamento”, racconta telefonicamente ad un giornalista del tg3 il proprietario della sede autorevolissima).
DISOCCUPAZIONE /
I GIOVANI DA MONTI: ECCO LE PROPOSTE
“TASSE UNIVERSITARIE TROPPO ALTE” / ORA TREMANO GLI ATENEI
SCATENATO MOVIMENTO OCCUPY / DALLA PROTESTA ALL’ ARTE
segue a pag. 005
Energia & Lavoro
pag. 004
AUSTRALIA LA NUOVA TERRA PROMESSA Approfondimenti
pag. 010
LO SVILUPPO? TASSARE FUMO, ALCOL E DOLCI
Che legge fa
pag. 005
“FAMOLO STRANO”. MA ATTENZIONE AL REATO Moda
pag. 020
I GIOIELLI LOW COST DELL’INVERNO. TENDENZE E STILI
Formazione
pag. 007
MASTER: TROPPI, CARI, MA FORSE NECESSARI Scienza & Psiche
pag. 021
SMEMORATI, ECCO IL PERCHé DEI BLACK OUT
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ommario
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ATTUALITÀ Pag. 4 Disoccupazione giovanile dalla protesta alle proteste L’intervento del Forum Nazionale dei Giovani, accolto per due volte dal Premier Mario Monti EnergEticaMente / Energia e lavoro Australia terra promessa
INTERNATIONAL Pag. 9 Giovani europei, anti-europei. Alle radici del rifiuto dell’UE World News Pag. 10 APPROFONDIMENTI / Finanziare lo sviluppo tassando i vizi TESTIMONIANZE / Occupy Oakland. Gli scontri, le voci dalla piazza
Pag. 5 Lo spread non è uno spritz Che legge fa / “Famolo strano”, ma attenzione al reato
SPECIAL Pag. 12 Tasse universitarie troppo alte. Tremano gli Atenei
Pag. 6 Non si fa / Colera ad Haiti. “Colpa dell’Onu”. Che prende tempo… Social / TSDTV. La televisione – laboratorio Interculturale Capodanno a Cuba o in Sicilia, ma “responsabile” De Cupolone / Stanze per pregare all’Università FORMAZIONE E LAVORO Pag. 7 Master: troppi, cari, ma forse necessari Se Facebook, oltre social, è anche work “Think green, be efficient”. Il concorso IL PERSONAGGIO Pag. 8 L’x factor di… Simona Ventura
CHAT UP Pag. 13 Una chattata con… Alessandro Mannarino! Mondo web / Google Music. Il mercato dei music store si “googlizza” Unthink, l’anti-Facebook L’INTERVISTA Pag. 14 Il talento da record di… Jason Derulo MUSICA Pag. 15 Live & Surprise What’s Sound In-Die(‘S)- Andrea Ra - “Nessun riferimento” CINEMA & SPETTACOLO Pag. 16 Al cinema con What’s Up Indie Up / “Il calamaro e la balena” Prossimamente… forse… in Italia / “La Brindille” Chi c’è in tv / Joe Bastianich – Masterchef Italia
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PLACCAGGI Pag. 17 Placcaggio su… Simona Molinari! Consigli & Sconsigli Teatro ART & THE CITY Pag. 18 Art & The City / Occupy Art! Artisti di troppo Must have: i quadri-scultura di Marcello Reboani Pag. 19 Radar MODA Pag. 20 I gioielli dell’inverno, tendenze e stili Scienza & PSICHE Pag. 21 Smemorati, ecco il perché dei black out SPORT Pag. 21 Sportivamente Parlando / Gli sport nazionali, ufficiali… e non Noi figli di uno sport minore / Mondiali di sci alpino P.22 THE BOOKCASE Post Event / Celebrata la V Edizione Premio What’s Up Giovani Talenti WHAT’S UP EMERGENTI P.23 Repartonumero6 Emergenti a 360° / HR-Stamenov (Arte Con temporanea)
PUBLISHING
What’s Up sottotitolo “Il mensile per i giovani scritto dai giovani” (www.uozzap.com). Anno IX n. 76 Dicembre 2011. Autorizzazione Tribunale di Roma n. 440 del 14/10/2003 Direttore Responsabile Riccardo Severi. In redazione Elena Del Duca, Emanuela Brugiotti, Maria Flavia Vecchio. Stampa Rotopress s. r. l. , viale Enrico Ortolani, 00125 Roma. Distribuzione Servizi Editoriali Regionali s.r.l. Via Stadera, 76 Napoli. In copertina: Simona Ventura, Jason Derulo. Immagini di questo numero Archivio What’s Up e autori vari riportati in didascalia. Editore HelpSos Soc. Coop. a r. l. Piazza San Giovanni in Laterano 18/b, 00184 Roma tel. e fax +39 06 9003132 . Il materiale pervenutoci non viene restituito. L’editore si riserva di ottemperare a involontarie omissioni. La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla Legge 7 Agosto 1990, n. 250. Chiuso in redazione il 6 Dicembre 2011 finito di stampare nel mese di Dicembre 2011. Per informazioni redazione@uozzap.com. Il responsabile del trattamento dei dati raccolti in banche dati ad uso redazionale è il direttore responsabile. Per esercitare i diritti previsti dal dlgs n. 196/03 ci si può rivolgere alla redazione in Largo Enea Bortolotti 38, 00146 Roma. Comunicazione all’abbonato ai sensi del dlgs 196/2003. I suoi dati (nome cognome indirizzo) presenti nel nostro archivio informatico verranno da noi utilizzati esclusivamente per il rapporto editore-abbonato. Potrà chiederne l’aggiornamento o la cancellazione. Il responsabile del trattamento è: Riccardo Severi.
COLLABORATORI
Fabrizio Assandri, Emanuela Brugiotti, Massimo Canorro, Marica Ciraci, Riccardo Angelo Colabbattista, Ilaria Crestini, Valerio D’Angelo, Francesca D’Archino, Alma Daddario, Davide Del Duca, Elena Del Duca, Stefano Elena, Luisa Foti, Giada Frana, Irene Iorio, Roberta Isceri, M.L. Kevin, Osvaldo Marchese, Ilaria Marchetti, Adriana Matone, Fabio Melandri, Alessandro Mercanti, Christian Mezeckis, Maria Teresa Pagnotta, Lucia Paoloni, Gabriella Poggioli, Giada Porchera, Mario Relandini, Mauro Scansa, Romeo Scansa, Andrea Severi, Silvia Tempesta, Annachiara Tortorella, Raffaele Tostini, Carlotta Urbani, Maria Flavia Vecchio, Ivan Vincenti.
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ttualita’
DISOCCUPAZIONE GIOVANILE
e
nergeticamente
ENERGIA E LAVORO AUSTRALIA LA NUOVA TERRA PROMESSA
di Ivan Vincenti *
Tra gli esperti del settore dell’energia è comune di questi tempi parlare dell’Australia come il nuovo Qatar. Il Qatar è un emirato del Medio Oriente, situato in una piccola penisola della più grande penisola arabica ed è conosciuto perché ricchissimo di gas naturale: 25.4 miliardi di metri cubi di riserve, ovvero il 14% di tutte le riserve di gas naturale conosciute e finora il terzo più grande al mondo dopo Russia ed Iran. Sebbene il Qatar sia anche un membro dell’OPEC e un significante produttore di petrolio, il governo ha investito più risorse allo sviluppo del gas naturale negli anni recenti, in particolare per l’esportazione come LNG (liquefied natural gas). Dal 2006 il Qatar ha sorpassato l’Indonesia ed è diventato il più grande esportatore al mondo di LNG. LNG è il processo che consente al gas di viaggiare per lunghi tratti del mondo via nave. Per capire come funziona bisogna partire da quando il gas viene estratto. In un impianto di processo viene purificato rimuovendo l’acqua, il fango e il petrolio e gli altri gas che possono far parte della miscela estratta come l’anidride carbonica ed solfuri. Il gas, in questo modo purificato, è raffreddato fino a -160° in diversi stadi fino a quando non viene liquefatto. In questo modo viene sensibilmente ridotto il suo volume e viene stoccato in appositi contenitori pronto per essere caricato e trasportato con speciali navi in tutto il mondo. Per essere riutilizzato una volta arrivato nella destinazione finale sono necessari impianti che lo riportano alla sua forma gassosa, detti rigassificatori. In Australia sono stati recentemente scoperti nuovi ed enormi giacimenti di gas naturale ed è atteso che supererà il Qatar come più grande produttore al mondo di LNG entro il 2020 quintuplicando gli attuali livelli di produzione. Gli impianti già approvati e che inizieranno le operazioni entro la fine di questa decade sono sette tra cui citiamo Gorgon, PNG, Gladston e Curtis Island. Il gas lì prodotto può contare su una sicura domanda a partire dal Giappone che dopo il disastro nucleare di Fukushima vuole essere sempre meno dipendente dall’atomo e sempre più dalle importazioni da gas naturale. Ma ci sono poi i grandi mercati della Cina e degli altri paesi asiatici che necessitano di sempre maggiore energia per sostenere la propria crescita. L’Australia è quindi una nuova terra promessa per il lavoro. Tanti ingegneri e non solo di tutto il mondo che faticano sempre più a trovare un lavoro adeguato nel mezzo di questa crisi e che sono disposti a vivere all’estero possono trovare lì diverse opportunità. Solo per la realizzazione di questi impianti sono necessari nei prossimi tempi più di 25.000 nuovi posti di lavoro! E una volta che gli impianti saranno operativi una sostanziale forza lavoro sarà necessaria per assicurare che la produzione sia mantenuta ed incontrare la domanda dei consumatori.
*ingegnere,ivanvincenti@hotmail.com
DALLA PROTESTA ALLE PROPOSTE L’intervento del Forum Nazionale dei Giovani, accolto per due volte dal Premier Mario Monti
“Tra il 2007 e il 2010 il numero degli occupati è diminuito di 980.000 unità e tra i soli italiani le perdite sono state pari a oltre 1.160.00 occupati”. (Dal rapporto CENSIS sulla situazione sociale del Paese 2011)
“I
di Elena Del Duca
l lavoro va così, tutti dicono c'è crisi ma io, io non mollo”. Nel 1991 Eros Ramazzotti cantava proprio queste parole nella celebre “Ciao pà” che descriveva le difficoltà di un giovane che voleva farsi strada. A distanza di vent’anni è ancora questa la riflessione di molti, anzi di troppi, di milioni di italiani cosiddetti “in sofferenza”: disoccupati, inattivi, cassintegrati, precari e part time involontari. “Contrazioni fisiologiche” dell’economia, conseguenze del mercato unico europeo, cattiva gestione politica: sono molte le spiegazioni che impazzano nella “Babele mediatica”, tanti i fattori di un quadro dalle tinte scure, esattamente come il mercato del lavoro. I numeri sono di quelli che continuano “a scendere”… proprio come in alcune giornate, le quotazioni dei titoli di Stato! A fine novembre l’Eurostat ha reso noto che in Italia la disoccupazione è aumentata all'8,5% nel mese di ottobre rispetto all'8,3% di settembre. Secondo il rapporto annuale della Banca d’Italia “L’economia delle regioni italiane” (novembre 2011), “nel 2010 la probabilità per un disoccupato di trovare un'occupazione entro l'anno è stata pari al 26,7%, in netto calo rispetto al 2008, quando si attestava al 33,5%”. Nei mesi appena trascorsi ed ancora oggi, la voce dei giovani si è alzata molto per rivendicare il diritto di decidere sul proprio futuro, ma alla luce amara di una fine d’anno disincantata, questa voce rischia di diventare un’eco, se non riesce a superare gli ostacoli di chi non vuole ascoltare o di chi si presta al dialogo ma ha altre priorità da perseguire. Il Forum Nazionale dei Giovani, che in Italia associa oltre 80 organizzazioni giovanili per una rappresentanza complessiva di circa quattro milioni di ragazzi, è stato ascoltato dal Premier Mario Monti per ben due volte. Per sapere di più di questi incontri, e su quali siano le proposte avanzate dal Forum, abbiamo intervistato il Presidente e Portavoce Antonio De Napoli. Per la prima volta una delegazione di giovani è stata ascoltata da un Presidente del Consiglio. Quali sono state, nello specifico, le vostre richieste alle Istituzioni in tema di occupazione? Nel primo incontro abbiamo avuto modo di consegnare molti dei nostri documenti che vanno nella direzione di una lotta al precariato nella misura in cui noi abbiamo sempre auspicato: una maggiore tassazione del lavoro precario e più spazio a forme di contratti che possano garantire stabilità ai giovani lavoratori. Nel secondo colloquio abbiamo chiesto un’agenda e degli strumenti, quali i tavoli tecnici di lavoro, in modo strutturato e continuativo per potersi confrontare concretamente. Abbiamo chiesto che ci fossero delle modalità di consultazione e di concertazione. Insomma, vorremmo passare ai fatti. Il Ministro Fornero vi ha criticato per la mancanza di una rappresentanza femminile. È molto triste percepire che si banalizzi in questo modo il tema della partecipazione femminile. Noi lo conosciamo da
anni e non sappiamo se il Ministro Fornero lo abbia scoperto solo ieri vedendo che, purtroppo, nel Direttivo siamo tutti maschi. È estremamente frustrante essere usciti sui giornali unicamente per la storia della Delegazione piuttosto che per i temi proposti. A quando il prossimo colloquio con Monti? Vediamo. Adesso preferiremmo incontrare i Ministri singolarmente per scendere nel concreto delle singole questioni. Proprio in occasione del primo incontro con il neo Presidente del Consiglio hai affermato: “Non possiamo essere rappresentati da una dozzina di ottantenni” e che non bisognava cedere alla “gerontocrazia”. Attualmente, il Governo italiano è l’esecutivo più anziano d’Europa. Delusi? In una lettera aperta avevamo chiesto a Monti il mantenimento sia del Ministero sia del Dipartimento della Gioventù. Il primo è scomparso per il taglio noto a tutti. Noi siamo fiduciosi che almeno il Dipartimento venga mantenuto perché è un punto di riferimento molto chiaro. Ci teniamo ad avere un interlocutore all’interno del Governo; l’età media del governo è la più alta in Europa! Non abbiamo mai pensato che la questione giovanile sia sinonimo di questione di età anagrafica: un Ministro di ventotto anni non è migliore di uno di settanta, ma sicuramente è diverso per i temi che vive quotidianamente nella sua condizione di giovane. Ci teniamo a ribadire che al di là della passerella mediatica, a noi interessa la sostanza dell’interlocuzione. Il Forum Nazionale Giovani quanto è “indignado”? Il Forum è sicuramente indignato, proviamo forte rabbia per la condizione che viviamo. Rispetto ai movimenti studenteschi o agli “indignados”, crediamo che debba esserci un rapporto molto forte con le Istituzioni per poter far sentire la nostra voce. Abbiamo avviato altre forme di interlocuzione con altri tipi di forme di rappresentanza giovanile, validi ma sicuramente differenti da noi, che siamo una piattaforma di organizzazioni giovanili. Nel 2011 alcune Regioni (poche) hanno promosso politiche specifiche: incentivi alle aziende che assumono giovani e agevolazioni per la casa. Pensi che questo tipo di misure, promosse a livello Governativo, possano essere decisive per alleviare i numeri della disoccupazione giovanile in Italia? È una questione di opportunità. Al di là dell’occupazione giovanile, che rimane uno dei nostri temi fondamentali, ci sono altri temi che sono complementari. Per esempio, l’accesso al credito va a braccetto con il tema accesso alla casa. Pensiamo che in questi settori le Regioni possano fare molto ma è necessaria una riforma strutturale su questi temi. L’ex Ministro della Gioventù Giorgia Meloni si è fatta portavoce di queste esigenze con l’iniziativa “Diritto al futuro” che è uno degli esempi a livello nazionale di come si possano fare delle politiche per i giovani stanziando dei fondi e mettendo degli strumenti a disposizione. Ora questi strumenti vanno implementati e messi a regime in un sistema di riforme globali che possa coinvolgere più livelli di governo, anche gli enti locali. Ma è un progetto presentato la scorsa estate. E adesso? Adesso bisognerà capire che cosa intende fare questo governo per i giovani. A noi non interessano gli slogan ma unicamente le misure concrete. Non si può parlare solo di spread per tutta la durata del governo. È necessario riflettere e operare su precariato, sugli strumenti di partecipazione, sulle pensioni, ossia su una serie di temi che questa generazione vive sulla propria pelle quotidianamente. Un buon auspicio per il 2012? L’auspicio è che i ragazzi italiani possano capire che senza un impegno in prima persona, sporcandosi le mani, non riusciranno ad ottenere nulla. Questa generazione deve salvarsi da sola; deve prendersi gli spazi che deve, nessuno ci regalerà mai nulla. L’auspicio è che questo si capisca e si agisca di conseguenza passando dalla protesta alla proposta.
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he legge fa
LO SPREAD NON È UNO SPRITZ UN PO’ DI CHIAREZZA SULLA CRISI E SULLA TERMINOLOGIA ECONOMICA
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di Andrea Severi
ella trasmissione “L’Infedele” su La7 da mesi ormai si parla di Spread come fosse un temibile squalo bianco pronto a divorare chiunque passasse sotto le sue temibili mascelle. La riuscita trasmissione di Gad Lerner non ha proprio una vocazione “popolare” - è probabilmente seguita da chi la politica la fa, aspira a farla o ha interesse a seguirla con attenzione -, ma ciò che rimane ai più, in merito all’attuale crisi economica e alla terminologia che la connota, è la sensazione di una minaccia temibile per i portafogli nostri, per quelli delle nostre famiglie e di milioni di italiani (quelli che la crisi la sentono di più). Ma di cosa parliamo, in parole povere?
SPREAD, BTP, BUND TEDESCHI Lo Spread non è tema da “bar sport”, non è uno spritz (non ce ne vogliano i lettori che si sono già informati!), ma indica la salute finanziaria di uno Stato e la sua capacità di pagare un debito. Prendiamo ad esempio l’Italia. Lo spread si calcola facendo la differenza tra il valore dei buoni del tesoro poliennali italiani (BTP) e quelli con miglior rendimento in Europa, ovvero i buoni (BUND) tedeschi. Al momento della nostra pubblicazione, questo spread (quindi questo differenziale) gira intorno ai 450 punti. Da qui due conclusioni: cosa comporta questa differenza e soprattutto perché si tratta di un’insidia pericolosissima, come appare? Il tema è più facile di quello che si pensi, in effetti chiunque sa che il tasso di interesse, ovvero ciò che ti pago per il fatto che tu mi presti i soldi, è tanto alto quanto ritengo sia rischioso prestarti i soldi. Con questo tasso di inte-
EDITORIALE INCONTRO STORICO TRA GOVERNO E GIOVANI (PURE CON LA TIRATA D’ORECCHIE) (segue dalla prima)
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di Riccardo Severi
Eppure la recessione - ormai lo sanno anche i muri - è correlata non solo all’esigenza di appianare il debito, ma soprattutto all’impellente necessità di permettere all’Italia di svilupparsi, di incrementare il prodotto interno lordo, il che significa in soldoni permettere alla gente di lavorare per guadagnare e spendere. Allo stato dell’arte (è il 5 dicembre), si continua a parlare di tagli, ma poco, po-
resse il debitore paga anche il rischio di insolvenza, ovvero il rischio che un giorno possa non restituire il prestito al creditore. Però il creditore è il cittadino e il debitore è lo Stato, quindi tutto sommato per il cittadino il rischio è doppio in quanto se fallisce lo Stato di cui fa parte fallisce lui in quanto prestatore di soldi e sempre lui in quanto cittadino di questo Stato.
IL RISCHIO DEGLI INTERESSI ALTI IN PERIODO DI CRISI Seconda questione. Lo Stato nella propria pianificazione economica deve tener conto l’ipotesi dei buoni in scadenza, ovvero di quanto interesse, oltre al capitale iniziale, dovrà rendere ai cittadini alla scadenza dei buoni del tesoro. Chiaramente più è alto l’interesse più sarà gravoso l’onere finanziario. In tal senso, se uno Stato si appresta ad un periodo medio lungo di ristrettezze, se non di recessione vera e propria (che qualcuno vede profilarsi per l’Italia nel 2012), il rischio di insolvenza diventa ancor più verosimile. E’ un circolo vizioso rischierebbe di far precipitare l’economia nazionale in un baratro. Senza considerare che nell’Economia aperta, europea e mondiale se fallisce un Paese avanzato rischierebbero il fallimento tutti i Paesi fortemente creditori nei confronti del primo. Il ragionamento lo facciamo sugli Stati ma è “facile” immaginarlo anche sulle persone o sul rapporto con le banche dove depositiamo i nostri soldi. Se fallisce la Banca, fallisco anch’io perché ho depositato i miei risparmi in quella banca.
GLI SPECULATORI Per ultimo è da considerare che il tasso alto dei buoni del tesoro richiama come le mosche gruppi crescenti di speculatori che, se pur ad alto rischi, decidono di investire una porzione dei propri capitali in titoli ad alto rendimento alimentando così il circolo vizioso del rischio finanziario. Questi titoli spazzatura o meglio polizze assicurative del credito vengono chiamate default swaps e già il nome è tutto un programma. La Bundesbank (banca centrale tedesca) tra i molti ne è un’esperta poiché, udite udite, nel 2008 acquistò molti default swaps “scommettendo” , ad essere maliziosi, sul fallimento dell’economia italiana. Alla faccia dell’Unione Europea.
chissimo, di sviluppo. L’occupabilità giovanile e femminile sembrerebbe essere promossa prevalentemente da sgravi Irap per le aziende. Cioè, secondo il Governo, e se non verranno messe in atto misure incisive e di largo respiro, l’Italia ricomincerà a spendere e a sostenere l’occupazione dei giovani solamente perché si fa uno sconto di poche centinaia di euro l’anno alle aziende che vogliano assumere, appunto, giovani e donne. Un po’ troppo ottimista. Senza altre misure forti per la crescita al più presto, la recessione non ce la toglie nessuno. D’altronde, è lo stesso Governo a vedere nero, come confermano le previsioni di un meno 0,5 di Pil nel 2012 e di uno 0 nel 2013. E se queste sono le previsioni, alla faccia dello sviluppo. Un segnale politico forte Monti ce lo ha però dato; oltre a rinunciare al proprio stipendio da Premier (non da senatore a vita, però), ha accolto il Forum Nazionale Giovani (che ne rappresenta tantissimi sulla carta, meno nella realtà, ma è meglio di niente) ben due volte per una consultazione. La prima appena eletto, la seconda il 4 dicembre. Un ma-
“FAMOLO STRANO” MA ATTENZIONE AL REATO Entro i limiti è lecito. Oltre, secondo la Cassazione, è da condannare per violenza sessuale
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di Mario Relandini
amolo strano” può anche andare, ma attenzione a non esagerare perché la Suprema Corte di Cassazione è, lì, pronta a intransigenti e severe punizioni. Ne sanno qualcosa un marito sessantenne e un convivente quarantenne i quali, ognuno sotto le proprie lenzuola, avevano ritenuto di poter avere tutto e di più dalle rispettive compagne. Il marito sessantenne, venuto forse a noia del “tradizionale” praticato per anni ed anni, da un certo giorno aveva cominciato a pretendere, dalla moglie, rapporti di natura sadomasochista. La moglie, però, aveva retto per poco cosicché tutto era finito prima in Tribunale e poi in Appello. Ma il sessantenne marito del “famolo tantissimo strano” non aveva voluto accettare le due sentenze di condanna ed era ricorso in Cassazione. Anche qui, però, ha trovato – pur se questa volta da involontario sadomasochista passivo – una bella frustata dai supremi giudici. I quali, affermando che in rapporti come quelli “la donna, anche se non assume un atteggiamento di remissione nei confronti del partner, resta sempre in una condizione di debolezza e di fragilità rispetto a lui”, lui andava quindi correttamente e giustamente condannato - come avvenuto nei due precedenti gradi di giudizio - non solo “per maltrattamenti fisici”, ma anche per “avere tenuto un atteggiamento mentale di vero e proprio disprezzo nei confronti della moglie”. Non è andata meglio al quarantenne il quale, dopo avere praticato a lungo sesso tradizionale con la sua convivente e dopo avere avuto da lei un figlio, ad un certo punto aveva cominciato a pretendere rapporti arcispinti, difficili da ottenere anche dalle escort più spregiudicate, e ad averli con la forza. Una, due, tre, quattro volte, poi la donna era ricorsa ai giudici. Anche in questo caso, condanna dell’uomo in primo e in secondo grado. Lui, però, niente. Convinto che il superspinto dovesse essere considerato un suo diritto, non aveva esitato a ricorrere in Cassazione. Ma la Cassazione lo ha torchiato di brutto: quattro anni di reclusione e risarcimento di 25 mila euro in favore della convivente in quanto riconosciuto colpevole del reato di violenza sessuale. “Farlo strano” alla Verdone, dunque, vada pure. Ma mai – sentenze di Cassazione – farlo tipo giapponese shibari o anglosassone deep throating. Mai vagheggiando rinnovate Sodoma e Gomorra.
nifestazione di attenzione importante, anche se non ha ancora portato a risultati concreti. Forse uno sì, una bella pubblicità sui media del Forum Nazionale Giovani per la reazione stizzita del ministro Elsa Fornero (sempre lei, sempre lo stesso giorno), con delega alle Pari Opportunità, proprio nel momento epico in cui i giovani, finalmente alla ribalta nazionale per qualcosa di costruttivo, stavano per confrontarsi con il premier. Ebbene il ministro Fornero, vedendo di fronte a sé cinque maschietti, i delegati del Forum eletti democraticamente, ha pensato bene di minacciare di fare saltare la seduta perché tra di loro non c’era nemmeno una donna. In quell’esatto istante per il ministro era la priorità, non che il 30% dei giovani (ragazze e ragazzi) fosse disoccupato. Monti, come per le lacrime della conferenza stampa, va oltre con grande aplomb, ascolta i ragazzi e cerca di capire. È Natale, e fra poco l’anno nuovo. Auguriamoci qualcosa di più e, magari, qualche quotina rosa, perché no, anche per il nostro Forum dei ggiovani.
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LA TELEVISIONE – LABORATORIO INTERCULTURALE
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COLERA AD HAITI: “COLPA DELL’ONU”. CHE PRENDE TEMPO… di Christian Mezeckis
di Ilaria Marchetti
C’è Riccardo che parla di crescita personale e di un’occasione unica per mettere in pratica quello che ha studiato all’Università. E c’è Beatrice, che presta servizio civile e si concentra sui temi dell’integrazione e dell’immigrazione. Oltre a loro, tanti altri: tutti giovani under 30. Italiani e non solo, che stanno imparando dal vivo un mestiere tra i più difficili, “da casta” per intenderci: quello di video-giornalisti, di produttori e di tutte le professionalità che ruotano intorno al mondo dell’informazione televisiva. Non stiamo parlando dell’ultimo master che costa migliaia di euro in qualche supercampus universitario privato e che poi non è detto ti introduca veramente nel mondo del lavoro. Stiamo parlando della particolare e bella realtà dell’emittente televisiva TSDtv che invia il suo segnale dalla provincia di Arezzo. A pochi chilometri dalla Madonna del Parto del Mantegna si realizza, con fatica ed entusiasmo puro, ciò che sarebbe dovuto essere il vero switch off italiano: con l’apertura al digitale terrestre e alla pluralità delle informazioni. “Nasce tutto vent’anni fa dalla classica televisione di parrocchia - ci spiega Andrea Fagioli, già direttore di Toscana Oggi . Ma nell’ultimo anno e mezzo, grazie al passaggio al digitale terrestre, siamo riusciti a fare il famoso salto”. L’emittente toscana ha anche un sito che offre la possibilità di scaricare i programmi direttamente sul pc. TSDtv tra l’altro non si limita a parlare di intercultura se consideriamo che il telegiornale è direttamente parlato in sei lingue diverse. Il melting pot, qui, è pane quotidiano: è la redazione vera e propria. Come ci spiega Maria: “Non ci limitiamo a parlare degli immigrati. I ragazzi di origine straniera sono dentro la televisione, la fanno, la producono. Si tratta di una vera e propria televisione-laboratorio”. Fagioli conclude: “Tutto ciò è stato reso possibile grazie a questi ragazzi, spinti dal desiderio di imparare e che si organizzano autonomamente”. Per maggiori informazioni: www.tsdtv.it.
L
a storia ricorda come il passaggio di truppe e milizie nel corso di guerre e campagne militari abbia portato con sé, oltre a saccheggi e carestie, malattie gravissime in grado di mietere più vittime di quante ne causi la guerra in sè. Nel II secolo d.C. le legioni romane, in rientro dai confini orientali dell’Impero, propagarono un’epidemia di peste. Alessandro Manzoni ci ricorda di quando simile “dono”, decisamente poco gradito, venne portato in Italia dalle milizie straniere, che nel XVII secolo avevano fatto del Bel Paese terreno privilegiato di scontro. In maniera analoga si diffuse – importata direttamente dalla neo-scoperta America – la sifilide, che in Italia venne pure chiamata “mal spagnolo” o “mal franzese”, perché portatori della malattia furono soldati spagnoli e francesi, primi a colonizzare il nuovo mondo. Che la storia si ripeta ora ad Haiti è tuttavia abbastanza paradossale e, se possibile, più grave. L’isola caraibica è vittima di una crisi politica ultradecennale che, tra elezioni e colpi di stato, pare non avere fine. Le Nazioni Unite sono state presenti sul terreno dal 1993 e, da ultimo, con la Missione di Stabilizzazione (MINUSTAH), avviata nel 2004 e non ancora giunta a termine. Hanno affrontato, insieme alla popolazione haitiana, le terribili conseguenze del terremoto del 2010, a causa del quale molti caschi blu e dirigenti dell’ONU hanno perso la vita. La loro presenza ha contribuito ad alleviare le sofferenze della gente del posto, che, come detto, sembrano non trovare fine. Tuttavia, la missione MINUSTAH lascerà ad Haiti anche un ricordo molto meno gradito: il colera. L’isola è vittima di un’epidemia che dal-
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CAPODANNO A CUBA O IN SICILIA… MA “RESPONSABILE” di Carlotta Urbani Dal Sud America, all’Africa o semplicemente rimanendo nella propria città in Italia, il turismo responsabile è un modo diverso di conoscere il mondo. Dai viaggi culturali, alle “passeggiate migrande”, sono moltissime le proposte delle agenzie che si occupano di confezionare viaggi solidali e sostenibili. Tanzania, Messico, Algeria sono alcune delle mete previste da Viaggi Solidali, una cooperativa torinese che da anni lavora nel settore della solidarietà internazionale. Viaggi e Miraggi assieme alla cooperativa Pangea Niente Troppo propone invece di passare il capodanno a Cuba alla scoperta della Isla grande, un viaggio sperimentale con l’obiettivo di conoscere i vari aspetti dell’isola; oppure il Natale in Cambogia alla scoperta di un paese tormentato ma ancora pieno di fascino. Rimanendo in Italia c’è Tour Sicilia, le cui visite a tesori siciliani d’inestimabile valore saranno l’occasione per entrare in contatto con persone, gruppi e associazioni che lavorano per uno sviluppo legale e sostenibile dell’isola e che si impegnano ogni giorno sia sul fronte della lotta alla mafia sia su quello dell'integrazione e sostegno a realtà urbane disagiate o di diversa origine culturale. La Città migranda a Roma, Torino, Milano e Firenze è invece l’occasione per conoscere il mondo restando nella propria città. “Porta Palazzo” è il mercato più grande d’Europa che si svolge tutte le mattine a Torino. Volti, sapori e suoni da tutto il mondo s’incontrano partecipando a questa passeggiata che mostra la città multiculturale, raccontata da speciali “guide mirgande” di prima o seconda generazione, ossia persone di origine straniera che da anni vivono in Italia. La stessa cosa accade a Roma intorno al quartiere di Piazza Vittorio: farmacie cinesi, chiese e moschee, botteghe “etniche” e l’antica storia della città si susseguono svelando agli occhi degli stessi romani una città diversa. Info su: www.viaggisolidali.it; www.viaggiemiraggi.org e http://commercioequo.org.
l’ottobre 2010 ad oggi avrebbe contagiato mezzo milione di persone e causato la morte di oltre 6.500 haitiani. Il tutto sarebbe stato originato – a quanto viene riportato dall’americano Institute for Justice and Democracy in Haiti – da caschi blu nepalesi e dalla pessima organizzazione logistica delle stesse basi militari, che non avrebbero trovato miglior soluzione allo scarico dei liquidi fognari nel principale fiume dell’isola. Per questi motivi l’Istituto, attivo nel settore della tutela dei diritti umani, ha presentato domanda di risarcimento alle Nazioni Unite, per una cifra pari a 50.000 dollari per ogni malato e a 100.000 per ogni vittima. Somme che, moltiplicate per i numeri di cui sopra, rappresenterebbero un conto molto salato per la missione ONU. Non è chiaro se ed in quali termini verranno accertate le responsabilità delle Nazioni Unite per l’epidemia. Di certo la risposta fin qui ricevuta non sembra molto confortante per chi ha presentato domanda di risarcimento che, riferisce uno dei portavoce onusiani, verrà valutata dalle “parti competenti del sistema ONU”. Risposta che, per chi conosce un po’ il Palazzo di Vetro, le sue dinamiche non propriamente fulminee ed il numero infinito di uffici e di funzionari che in esso dimorano e che spesso condividono gli stessi dossier e competenze, potrebbe essere volgarmente tradotto, per le vie di Roma, con un “aspettate e sperate”.
e cupolone
UNA STANZA PER PREGARE ALL’UNIVERSITÀ
LA RICHIESTA DI UNA GIOVANE TURCA
T
di Fabrizio Assandri
orino. Un posto in cui pregare Allah in santa pace all’interno dell’Università. Un luogo neutro – mica una moschea con mirhab e minareto – per poter rispettare le cinque preghiere giornaliere, come prevede l’Islam, tra una lezione e l’altra. La richiesta è arrivata all’Università di Torino da una ragazza turca, Melek, che ha spedito una lettera alla Facoltà di Matematica per chiedere se ci fossero spazi dedicati alla preghiera. Interrompere le attività della giornata per ricordarsi di Dio, pur con tutte le possibili deleghe, è una necessità per ogni buon musulmano. Di certo non pensava di suscitare un vespaio di polemiche, con la Lega Nord sulle barricate in un’insolita quanto appassionata difesa della laicità delle istituzioni (evidentemente brucia ancora la bocciatura del ricorso al Tar con cui la Lega puntava a impedire la costruzione della prima moschea cittadina). Un’analoga richiesta, l’anno scorso, era arrivata al Rettorato del Politecnico anche da un gruppo di studenti musulmani, che non ha però ottenuto risposta. Almeno finora. Già, perché il clamore mediatico ha spinto l’Università, pur con un certo imbarazzo, a riconoscere che è giusto porre la questione. “Ci si potrebbe orientare su un modello simile a quello trovato all’ospedale Molinette – ha dichiarato ai giornali il prorettore Sergio Roda – in cui c’è uno spazio neutro, aperto a chiunque voglia pregare”. A Palazzo Nuovo, intanto, gli studenti si sono già organizzati da anni, trovandosi a piccoli gruppi nei sottoscala, con il tappetino della preghiera e
l’iPhone in mano per trovare dov’è La Mecca. Per le università, in cui i giovani musulmani non sono ancora in percentuale così elevata, quella della stanza riservata alla preghiera è in effetti una novità. Non così, però, nelle fabbriche in cui la percentuale dei fedeli dell’Islam è elevata, specie nei settori della metalmeccanica e dell’edilizia. Mescolando buon senso e un certo pragmatismo, sono diversi gli imprenditori “illuminati” che hanno addirittura predisposto in fabbrica spazi destinati alla preghiera. E cosa ne dice la Chiesa? Pur con accenti diversi, com’è normale, la diocesi spinge per un luogo “neutro”, in cui tutti possano pregare. Non ha dubbi don Tino Negri, consigliere dell’arcivescovo di Torino sui rapporti con l’Islam nonchè direttore del Centro Peirone, dedicato al dialogo con i musulmani: “All’Università non c’è una chiesa e non vedo perché mai dovrebbe esserci uno spazio dedicato esclusivamente all’Islam”.
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F mASTER: TROPPI, CARI, ormazione&lavoro
mA FORSE NECESSARI di Giada Porchera
Sono molti i giovani che trovano una occupazione dopo avere frequentato un master. Attenzione, però, agli “specchietti per le allodole”.
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ontinuare a studiare dopo la laurea, magari iscrivendosi ad un master, è una scelta che accomuna molti giovani, almeno a giudicare dalla crescita impetuosa del settore negli ultimi anni. È, soprattutto, un investimento di tempo e (molto) denaro, che promette di essere un passaporto per il mondo del lavoro. Ma è davvero così? E quali strumenti abbiamo a disposizione per capire se un master è valido o meno? Alla ricchezza della formazione post-laurea nazionale fa da contraltare un’offerta ancora poco controllata. Una delle poche indagini che vanno in questa direzione è quella, sperimentale, condotta dal consorzio interuniversitario AlmaLaurea nel 2010 su un campione, un po’ ristretto in realtà, di cinque atenei. Quest’anno, quindi, si è pensato bene di estendere lo studio: “Il monitoraggio sui master è stato avviato dalle Università di Bologna, Bolzano, Ferrara, Padova, La Sapienza, Roma Tre e Ca’ Foscari. E altri Atenei stanno per partire”, spiega a What’s Up il direttore di AlmaLaurea, Andrea Cammelli. Ed avverte subito: “Nella galassia dei master si può trovare di tutto: proposte formative eccellenti, sapientemente coordinate con il mondo produttivo e delle professioni, e specchietti per le allodole frutto dell’improvvisazione o concepite come temporaneo ‘parcheggio’ per i giovani dopo la laurea”. COME ORIENTARSI? “Tra i criteri di scelta consiglierei di guardare alla qualità e al grado di internazionalizzazione dei docenti e, certamente, alla presenza ma anche alla qualità degli stage proposti. Occorre considerare inoltre le relazioni che il corso offre con il mondo produttivo e l’accreditamento di organismi riconosciuti a livello nazionale e internazionale”. La Bocconi di Milano e la sua scuola di management (SDA), per esempio, guadagna posizioni nel ranking annuale del Financial Times, passando dal trentaduesimo al ventottesimo gradino. Una classifica che premia le migliori Business School al mondo, e mette in vetta la London Business School e la Wharton, in Pennsylvania. Ma al di là degli MBA (Master in Business Administration), riservati in genere a chi ha qualche anno di esperienza lavorativa alle spalle, è “difficile segnalare i percorsi che danno più sbocchi”, anche perché si tratta appunto di “differenziare tra master pensati per neolaureati e corsi invece per chi vuole progredire nella carriera lavorativa, aggiornarsi, acquisire competenze maggiori e diverse”, ci spiega Andrea Cammelli. “In generale noi verifichiamo che i master universitari sono poco appetibili nei corsi dove il numero di persone che si iscrive alla specialistica è maggiore, in particolare, alla facoltà di Ingegneria e in quelle dei gruppi Scientifico, geo-biologico; più gettonati, invece, nell’area delle professioni sanitarie, in quella umanistica e delle scienze sociali”.
DAI MASTER, PIÙ GIOVANI OCCUPATI (E CON REDDITI PIÙ ALTI) Dai master a distanza, a quelli con partnership aziendale, dai corsi realizzati interamente in lingua a quelli svolti in sede estere, tra le motivazioni che spingono a frequentare c’è senza dubbio la prospettiva di inserimento nel mondo del lavoro. Una scelta che premia? “Dalla nostra documentazione emergono alcuni risultati, dal punto di vista occupazionale, confortanti: a un anno dalla conclusione del master risultano occupati 82 diplomati su 100; anche considerando solo coloro che non lavoravano al momento del conseguimento del titolo, la condizione occupazionale risulta elevata: è occupato il 62%”. Quanto al “fare carriera” e al “guadagnare di più”, chiarisce il direttore del consorzio, che “stabilità del lavoro e reddito sono influenzati dal peso consistente di diplomati ai corsi di master che proseguono il lavoro iniziato prima. Secondo la nostra indagine sono il 62%”. Perché tra gli iscritti ai corsi post lauream c’è anche chi già lavora ed è spinto da motivi di arricchimento culturale o di promozione professionale. “Fatta questa premessa, registriamo che a un anno dalla laurea i diplomati dei corsi di master occupati guadagnano 1.425 euro mensili netti contro i 1.115 euro dei laureati specialistici che lavorano dopo un anno. Anche la stabilità è più elevata: coinvolge il 66% dei diplomati nei master contro il 38% dei laureati specialistici”, aggiunge Cammelli.
SE FACEBOOK, OLTRE SOCIAL, È ANCHE WORK
ECCO (SEPPURE IN RITARDO) IL mASTER IN DESIGN PER APPLICAzIONI SmARTPHONE
di Gabriele Pieroni
App-licatevi. Il consiglio e l’imposizione che tutti i docenti hanno impartito almeno una volta ai loro alunni, oggi acquista un nuovo significato. Per lo meno nei confronti degli studenti del primo Master italiano in Design di applicazioni e servizi per tablet e smartphone di Siena “MAD”, Mobile Application Design. Il corso, che verrà inaugurato a partire da febbraio 2012, vuole fornire ai suoi partecipanti gli strumenti per l’ideazione e lo sviluppo, attraverso i moderni e-store, di applicazioni per dispositivi digitali mobili. Una vera e propria palestra di App che promette di sfornare i prossimi talenti dell’ Internet mobile, preparandoli a cogliere le opportunità di commercializzazione offerte da piattaforme quali AppStore di Apple e Android Market di Google. In Italia, per ora, il mondo delle App è stato dominato da dilettanti autodidatti, anche geniali. Come il caso di Francesco Cucari, diciottenne lucano, che quest’autunno ha lanciato la prima applicazione al mondo per la raccolta differenziata: funziona in tutta Italia ed è in grado di suggerire agli utenti come vadano smaltiti gli oltre 700 rifiuti schedati nella sua memoria. Anche se in ritardo di qualche anno, MAD tenta di colmare questo buco di offerta formativa mettendo in contatto gli allievi del Master con realtà industriali interessate ad espandere la loro presenza su Internet: Seco, Softec, Indesit, Assist e AidiLab. Non mancheranno le possibilità di sbocchi lavorativi. Secondo una ricerca Ipsos Media CT, infatti, gli smartphone attivi nel nostro Paese sono più di 20 milioni, il 52% in più rispetto al 2010.Gli italiani li usano soprattutto per ottenere informazioni per passare il tempo libero. Con una crescita di utilizzo su base annua che raggiunge il 224%.
di Annachiara Tortorella Facebook, il social network creato e lanciato da Mark Zuckerberg il 4 febbraio 2004, ad oggi il secondo sito più visitato al mondo dopo Google, ricerca nuove figure professionali che siano in grado di affrontare la dinamicità del mercato e la continua evoluzione della tecnologia. Ad accomunare le caratteristiche richieste per ciascuna tipologia di profilo professionale, oltre all’eccellente qualificazione, l’ottima conoscenza della lingua inglese e la disponibilità a trasferimenti. Nello specifico i profili ricercati sono professionisti in Software Engineering, IT & Security, Product Management, Online Operations, Technical Operations. Per il primo settore, le posizioni vanno dall’analista scientifico dei dati fino alle figure più specializzate nelle singole applicazioni. I requisiti richiesti, una laurea specialistica in Scienze Informatiche o simili e un’ottima conoscenza delle tecnologie del web. Con IT&Security ci si riferisce invece all’area più tecnica dell’azienda. Per concorrere è necessario possedere una laurea o un master in Informatica nonché esperienze maturate nel settore. I candidati prescelti per le due categorie verranno destinati alle sedi di Palo Alto (California) e Dublino. E a Palo Alto andranno anche coloro che verranno selezionati per l’area Product Management, settore che comprende tutte le funzioni destinate al miglioramento del prodotto a livello globale. L’Online Operations invece opera a supporto degli utenti e degli inserzionisti, risolvendo tutte quelle problematiche che rendono poco fluide le operazioni. Libere le posizioni di Manager di gestione e Account Manager per le sedi di Palo Alto, Dublino, Singapore, California, India. Si occupano di Technical Operations, infine, tutti coloro che consentono a Facebook di rimanere attivo e funzionante trovando il modo più veloce ed efficiente di risolvere tecnicamente ogni tipo di problema. I ruoli da ricoprire consistono quindi nella progettazione di hardware e nella gestione delle varie operazioni necessarie. Per maggiori informazioni e/o per inviare la propria candidatura si rimanda al sito internet www.facebook.com/careers.
THINK GREEN, BE EFFICIENT!
PRImO CONCORSO NAzIONALE UNIvERSITARIO SULL’ENERGIA Al via il primo Concorso Nazionale Universitario sui temi della gestione dell’energia istituito da Schneider Electric in seguito al protocollo d’intesa siglato con EnSiEl, Consorzio Interuniversitario Nazionale per Energia e Sistemi Elettrici. Il concorso “Think Green, Be Different” è volto infatti a premiare la migliore tesi di laurea specialistica o magistrale che verta sull’efficienza energetica, con lo scopo di valorizzare innovative soluzioni per il miglioramento di quest’ultima nel settore terziario alla luce dell’evoluzione della normativa europea e nazionale sulla questione. Ci si riferisce in particolare ai laureandi, iscritti ad università distribuite su territorio nazionale, di Ingegneria, come a quelli di Architettura o Economia. Per partecipare è necessario iscriversi tramite un modulo disponibile sul sito internet www.schneider-electric.it entro e non oltre il 31 marzo 2012 (saranno accettate solo le tesi discusse entro il 30 luglio 2012). Il premio per il primo classificato consisterà in 3000 euro e la partecipazione gratuita ad un corso formativo di “Energy Manager” presso un istituto accreditato. Al secondo e terzo candidato andranno invece rispettivamente 2000 e 1000 euro. (A.T.)
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l PERSONAGGIO L’X FACTOR DI
SIMONA VENTURA “Le mie ragazze sono delle artiste fenomenali, ma restino con i piedi per terra. Non voglio rovinare la loro adolescenza”
I SIMONA…
di Emanuela Brugiotti
l 17 novembre scorso ha preso il via dal Teatro della Luna di Milano, e per la prima volta su Sky Uno HD, la fase finale del talent più seguito della tv, X Factor. Ebbene sì, la nuova edizione che ha visto il ritorno come giudici di Simona Ventura e Morgan, la conferma di Elio ed il debutto di Arisa è sbarcata su Sky e non ha deluso le aspettative.Dodici concorrenti, quattro categorie in gara (gruppi vocali, over 25, under 24 uomini, under 24 donne) che ogni giovedì sera sotto la direzione del bravo e simpatico Alessandro Cattelan si sfidano a colpi di canzoni per dimostrare di avere quell’x factor in grado, crisi permettendo, di farli diventare le nuove stelle del firmamento della musica. Tra le novità di questa edizione si segnala anche Xtra Factor, trasmesso in diretta a seguire le puntate live, per dare spazio ai commenti a caldo degli ospiti e del pubblico a casa. Noi di What’s Up che di talenti ne abbiamo scovati diversi decidiamo di avvicinare la “Simona Nazionale” e fare quattro chiacchiere con lei sul programma (e dintorni…). Ci travestiamo da concor- “L’assegnazione dei brani? Altri li renti, ci intrufoliamo alle prove e appena la vediamo arrivare scelgono poco noti perché fa più non ci facciamo sfuggire l’occasione…. figo, io sono stata molto più corag-
WHAT’S UP?
Ciao Simona, come procede questa avvenso che è molto difficile fare le cose bene. Anche le mie ciambelle non sono tura? venute tutte col buco, ho fatto i miei flop, ci può stare. Ognuno di noi deve Beh, non devo dirlo io, mi sembra che lo dicano avere nella propria vita dei fallimenti perché questi ti fanno crescere più dei i numeri. Il fatto che il programma sia cult per successi. me è molto importante, era il nostro obiettivo. Il Quelli che il calcio invece sta andando bene, la brava Victoria funziona, resto viene da sé, quando un programma vuoi farle un in bocca al lupo? piace, tutti ne parlano e di questo siamo molto Assolutamente sì, in bocca al lupo! felici. Torniamo ad X Factor… avete fatto delle selezioni molto dure, i preTu eri diventata praticamente un’istituzione scelti sono davvero molto bravi. Cosa devono avere per vincere la per Rai 2… per lasciare baracca e burattini trasmissione, i “super poteri”? o te le hanno fatte davvero girare oppure I ragazzi hanno sicuramente l’x factor, devono però pensare che questo è avevi una gran voglia di cambiamento. un punto di partenza non di arrivo; la nostra non è neanche una scuola. Quale delle due? Una tua prima impressione su di loro? (ride)… La seconda che Tra di loro sono molto comhai detto! Io sinceramente “Io e la Rai? Era giusto brillare petitivi perché sono tutti ho avuto moltissimo dalla anche un po’ per la mia assenza. molto bravi, per cui quetv di Stato, però era giusto Ho dato l’anima, la salute, la feli- st’anno più che mai sarà brillare anche un po’ per scegliere il migliore. cità familiare. Non è detto che non difficile la mia assenza. Ho dato Le ragazze della tua l’anima, la salute, la felicità ritorni in Rai, come anche che squadra sono giovanisfamiliare e l’ho fatto molto vada a Mediaset o resti in Sky, che sime. Per ognuna di loro volentieri per dieci anni. ha un’anima commerciale e meri- hai già chiaro un perAvevo voglia di novità, ho tocratica...” corso da intraprendere o avuto l’opportunità di andecidi volta per volta? dare a Sky ed è stata un’occasione che ho Cerco di rispettare la loro personalità anche perché sono completamente colto. diverse l’una dall’altra, ma sono tutte e tre a loro modo dei fenomeni. Jessica Una scelta definitiva o un giorno ti si vedrà di nuovo in Rai? ha un carattere, un’interpretazione, un fuoco impressionante; Francesca è Io non chiudo mai le porte, quindi non è assolutamente detto che non ritorni una ragazzina, ma anche lei ha una grandissima vena artistica e Nicole è in Rai, come invece che vada a Mediaset, dove sono stata per sette anni digià una cantante veramente incredibile, anche se ha solo 17 anni. Hanno vinamente bene. Può darsi anche che rimanga in Sky per sempre… delle grandi opportunità. Mii piacerebbe sicuramente Anche se un giudice dovrebbe essere imparziale… un pronostico ce moltissimo, perché la trovo lo puoi fare. Chi secondo te ha le carte in regola per arrivare alla fine? un’azienda internazionale Tutti! fantastica, che si basa sui nuEhhhhh… meri e che ha un grande Guarda, poi dipende dai brani… Io combatto abbastanza il pensiero che anima commerciale e meritose uno fa dei brani non conosciuti è bravo: non è vero. Per esempio, seguire cratica. Ragioni per le quali Morgan è molto difficile, sceglie dei brani non usuali, anche se ne dà cosono molto felice di far parte munque una motivazione molto lucida. Devo dire invece che altri giudici di questo progetto. scelgono dei brani così, che non cantano tutti, perché fa figo, e poi non Il talent di Rai 2 che ha sosanno spiegare il perché della loro scelta. stituito X Factor, Star AcaEcco, a proposito degli altri giudici, con Morgan si sa c’è un bel feeling, demy, è stato un grande anche se non sempre avete la stessa opinione… flop. Tu l’hai guardato? No, mai! Siamo molto amici, ma non siamo il gatto e la volpe come si è voNo, mai. Tra l’altro, ci lavorava luto far credere, cosa assolutamente falsa che tra l’altro ci ha fatto del male. una mia autrice fantastica, TiAbbiamo intrapreso tante cose insieme, quindi ci conosciamo e se ci dobziana Martinengo, con la quale biamo dire delle cose ce le diciamo… ho fatto otto Isole dei Famosi e Mi viene in mente il botta e risposta che avete avuto sulla canzone tanto altro, una grandissima proche avevi scelto, La guerra è finita dei Baustelle, non particolarmente fessionista. Non ho avuto il piaapprezzata da Morgan… cere ed il tempo di vederlo, però Esattamente, ma lui ha ne ha un’opinione per partito preso. A me sorprende
giosa. Ma per il popolo di Internet sono sempre la più scarsa…”
che la musica italiana sia così poco rispettata, nel nostro panorama musicale ci sono delle canzoni meravigliose. Poi sai, mi ripeto, fa molto figo sparare su Tiziano Ferro e i Baustelle, ma lascia il tempo che trova, visto che il pubblico queste mie scelte le ha premiate. Sono stata molto più coraggiosa di altri, che danno dei branetti così… parlo di Morgan, eh. Sì sì, per carità. Ancora (incalza), dare brani in inglese? No, secondo me bisogna dare brani in italiano o meglio bisognerebbe cercare di farlo, perché per esempio domani (1 dicembre, ndr) abbiamo una puntata “disco music” ed in questo di italiano effettivamente c’è ben poco. Con gli altri due giudici, invece, come va? Benissimo! Con Elio siamo in grande sintonia, con Arisa anche, va tutto bene, siamo una bella squadra! Come giudice, quale voto daresti agli altri giudici? Guarda, per il popolo di Internet io sono sempre la più scarsa, quindi non mi sento di dare voti agli altri. Lavorate molto con i giovani del vostro gruppo. Cos’è la cosa più importate che vorresti insegnare loro per affrontare la professione a cui ambiscono? Ehhhhhhh… il problema è che non è assolutamente detto che fuori di qui possano avere una vita musicale. Ci sperano, ovviamente, però quello che dico sempre loro è di rimanere con i piedi per terra. Non voglio che si illudano, ma che si godano questa esperienza. Tutto qui? Ma sono molto giovani, magari arriveranno a fare dei dischi di successo, ma anche no. La mia grande preoccupazione è creare delle infelicità, rovinare l’adolescenza e la giovinezza di queste splendide ragazze che sono grandissime artiste. Non è così automatico essere bravi ed avere successo nel mondo discografico, che è un mondo profondamente in crisi, come il mondo economico generale italiano e non solo. Chiarissima. Un'anticipazione: farai qualche altro programma su Sky? Sì, abbiamo in cantiere un programma ad aprile 2012 e prima farò degli speciali sugli Oscar Awards! Wow, complimenti. Prima di lasciarci un messaggio e una dedica a tutti i lettori di What’s Up! Auguro a tutti i lettori di What’s Up un anno pieno di salute e di serenità.
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nternational
GIOVANI EUROPEI, ANTI-EUROPEI ALLE RADICI DEL RIFIUTO DELL’UE di Valerio D'Angelo
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Unione Europea ha emozionato e deluso, creato consensi e fomentato dissensi. In seguito alla crisi economica degli ultimi anni molti, soprattutto i giovani, hanno iniziato a dubitare dell'efficienza e dell'utilità delle istituzioni comunitarie, della loro validità e del loro fine ultimo. Sì, perché l'atteggiamento dei giovani italiani nei confronti dell'U.E. è oggi ben diverso rispetto a pochi anni fa ed è simile a quello dei loro coetanei europei: si tratta di un dubbio che oscilla tra il rifiuto dell'Europa da un lato e la richiesta di maggiore intervento delle istituzioni europee dall'altro.
OLTRE AI PARTITI
Accanto ai numerosissimi europeisti convinti, si stanno affermando anche tendenze di segno opposto che oltrepassano qualsiasi identità politica definita e si diffondono tanto tra i giovani di sinistra, quanto di destra. Può sembrare un “paradosso” che siano proprio i giovani europei di oggi, che si trovano a vivere in un'Europa multiculturale, che sfruttano programmi Erasmus, Leonardo e simili e che sono costantemente informati e partecipi delle sorti dei loro coetanei europei, ad aver sviluppato idee anti-europeiste. Come mai?
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L'attitudine nei confronti dell'Europa è sicuramente cambiata rispetto agli anni del dopoguerra, quando l'idea di un'Europa forte era vista come baluardo di libertà e un antidoto allo spettro del totalitarismo: là dove le divisioni politiche e i piccoli e particolari interessi economici degli Stati nazionali avevano fallito, portando al secondo conflitto mondiale, l'Europa si presentava come condizione di unione, di libero scambio di merci e persone e soprattutto come prospettiva di pace di lungo periodo. Già allora i “dissidenti” delle giovani generazioni erano molti, per lo più confinati tra le ali estreme di destra, che rivendicava un forte stato nazionale di tipo autarchico, e sinistra, la quale temeva, come disse il filosofo Jean Paul Sartre, che la Comunità europea sarebbe stata solo un utile strumento nelle mani del capitalismo franco-tedesco.
I GIOVANI FUORI DAI GIOCHI NELLE DECISIONI
Oggi, a più di 50 anni dalla nascita della Comunità Economica Europea, i motivi del dissenso, oltre ai due tradizionali, sono del tutto nuovi. Al di là delle possibili divisioni politiche, sembra che i giovani europei sentano un'insoddisfazione comune dovuta alla mancata partecipazione alle decisioni che pure ricadono sulle loro teste, a quello che i politologi chiamano in gergo tecnico deficit democratico: le istituzioni europee vengono avvertite gigantesche, costose e dirigiste, e soprattutto “chiuse” alla partecipazione non istituzionale. Le vicende legate alla crisi economica globale hanno infatti dimostrato la rigidità
delle istituzioni europee di fronte al carattere fluido e mobile dei movimenti giovanili, rendendo palese la differenza tra un approccio decisionale dall'alto e uno partecipato dal basso.
I MOVIMENTI SPONTANEI E LA SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE
Le ragioni dell'anti-europeismo giovanile non vanno dunque cercate in un abbietto razzismo e in una revanche nazionalista (come la vecchia destra), ma nemmeno nella pretesa della lotta di classe secondo cui si è l'anti-europeisti perché si è mondialisti in quanto la lotta è tra padroni e sfruttati (come la vecchia sinistra), ma in una diversa prospettiva. Quanto più l'Europa è formale e istituzionale, tanto più i movimenti giovanili (lo dimostrano gli indignados) sono informali e spontanei, e all'apparato burocratico dell'U.E. fa da contraltare la coesione sociale dei movimenti giovanili europei. Non più quindi rinchiusi dentro partiti xenofobi, i movimenti antieuropeisti si sviluppano un po' in tutta Europa e trovano sbocco nelle competizioni elettorali divenendo componenti fondamentali dei governi nazionali (come in Finlandia e in Olanda) o prendono la forma di movimenti d'opinione radicati e capaci di influire nell'opinione pubblica (come appunto nel caso degli indignados spagnoli). A ciò si aggiunge lo scontento per il ruolo eminentemente economico e poco sociale svolto dalle istituzioni comunitarie, da alcuni considerate co-responsabili della crisi economica. Si tratta quindi non più come rivendicazione di un tipo di anti-europeismo nuovo quello che si sta affermando e che si qualifica di una identità. Gli stessi movimenti giovanili, gli indignados tra tutti, ne danno prova: un'onda che, nata in Spagna, si sviluppa in tutta Europa (e nel mondo), suscitando solidarietà che superano i confini nazionali, dando vita ad alleanze trasversali tra chi vuole condividere pratiche ed esperienze e partecipare direttamente al processo decisionale. Che li si condivida o no, questi giovani euro-scettici, vale la pena ascoltarli. Sempre.
orld news di Silvia Tempesta
AEREO SENZA BENZINA: LA FANNO I PASSEGGERI
MAMMA FUMA MARIJUANA. IL FIGLIO LA DENUNCIA
Una situazione “incresciosa”, per dirla con aplomb inglese, quella vissuta dai seicento passeggeri costretti a una colletta per l’acquisto del carburante dell’aereo charter che doveva condurli da Amristar in India fino a Birmingham. Sì, perché la compagnia austriaca low-cost (ma non troppo) Comtel Air, avendo finito i soldi per l’approvvigionamento di benzina, ha pensato bene di allungare le mani sui portafogli dei suoi avventori alleggerendoli di circa centotrenta sterline a testa. Pena (naturalmente?) la mancata conclusione del viaggio. Il Daily Mail riferisce che i passeggeri hanno atteso educatamente nello scalo di Vienna per sei ore, finché non è terminata la raccolta dei contributi utili al rifornimento del jet.
Stanco di respirare fumo di marijuana in casa, un adolescente del Minnesota ha denunziato la madre e il patrigno, inviando alla polizia le immagini che comprovavano l’abituale consumo di droga. Il ragazzino ha raccontato alle autorità che da tempo si lamentava inutilmente con la madre della puzza provocata dall’erba. Il padre naturale gli ha consigliato allora di fotografare la marijuana coltivata in casa e di consegnare alla polizia gli scatti. Una denunzia che ha condotto all’arresto della coppia per impiego di sostanze stupefacenti. La donna si è difesa raccontando all’emittente KMSP-TV che il marito fumava per scopi terapeutici. Ne dà notizia l’agenzia LaPresse.
ELEZIONI VICINE: L’IRAN PERMETTE IL NARGHILÈ
Invece di elargire doni, li rubava. Passando dal caminetto. Ma è finita male per il diciassettenne americano di Atlanta che, nel tentativo di fuggire dall’abitazione dove aveva sottratto un bottino di cinquecento euro, è rimasto incastrato per dieci ore nella canna fumaria. Il giovane è stato estratto dai vigili del fuoco allertati da una vicina di casa che aveva intercettato le grida di aiuto. Sorprendendo la padrona di casa che, rientrata dopo la sua giornata di lavoro, ha trovato giornalisti della televisione e, in cima al tetto, l’anti Babbo che veniva recuperato e ammanettato dalla polizia. “Sono solo uno stupido”, ha commentato il giovane, pensando forse di esorcizzare con l’autocritica lo spettro di una comicità involontaria. Salvo spiegare poi alla polizia come i soldi gli servissero solo per… pagare le tasse!
Il narghilè, bandito dal governo nel 2005, è riapparso nelle sale da tè iraniane. Voluta dal presidente Mahmoud Ahmadinejad per raccogliere consensi in vista delle elezioni parlamentari di marzo prossimo, la manovra popolare è una boccata di ossigeno, anzi di fumo, per i quindici milioni di amanti della tradizionale pipa ad acqua. Escluse dal provvedimento le donne iraniane, alle quali è stato proibito di recente l’accesso alle case del tè. Resta vivo, inoltre, il divieto di fumo nei ristoranti, nei parchi e in generale nei luoghi pubblici. Per la maggioranza della popolazione, dunque, la speziata melassa continuerà ad essere aspirata soprattutto in casa.
IL LADRO DEL CAMINETTO
PAGELLE SCOLASTICHE CON LO SPONSOR
La pubblicità non risparmia la scuola. In base all’iniziativa lanciata dalle autorità della contea di Jefferson, in Colorado, le pagelle degli alunni delle classi elementari si apriranno presto agli inserzionisti. Gli annunci riguarderanno piani di investimento per i genitori che nei prossimi anni sosteranno per i loro figli le spese di mantenimento all’università. Il progetto coinvolge circa novanta istituti scolastici che, grazie a una previsione di fatturato di novantamila dollari, affronteranno così i tagli all’istruzione provocati dalla crisi economica. Spazi pubblicitari, del resto, sono già stati affittati sulle fiancate degli scuolabus. Lo riferisce l’Agence France-Press.
BADMINTON VIRILE PER L’ESERCITO RUSSO
Considerato a torto uno sport poco virile, il badminton si diffonderà presto nelle file dell’esercito russo. Lo ha stabilito il ministero della Difesa dopo che il Cremlino aveva postato, nel suo blog, uno video nel quale il presidente Medvedev e il premier Putin facevano da testimonial ad uno fra i giochi più diffusi al mondo. “Seguire il volano consente di allenare i muscoli degli occhi e di sviluppare la velocità delle reazione”, ha spiegato al quotidiano Izvestia Alexander Schepelev, capo del dipartimento per l'addestramento sportivo del ministero. “Si mettono in funzione tutti i muscoli utilizzati nel lancio di una bomba a mano, di un coltello e di altri oggetti”, ha aggiunto. Dalle parole lo Stato Maggiore è passato ai fatti, cioè all’acquisto di diecimila racchette per l’addestramento delle reclute e a una campagna di volantinaggio sui militari. Fra gli amanti del badminton, ha ricordato Medvedev, anche il primo cosmonauta Iuri Gagarin.
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PPROFONDIMENTI
FINANZIARE LO SVILUPPO?
PARTIAMO DALLE TASSE… AI VIZI (FUMO, ALCOL, DOLCI) Così, almeno, fanno Svizzera e Danimarca di Romeo Scansa
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assare i vizi dei cittadini per combattere la disoccupazione e ridare vigore alla ricerca universitaria. Non è solo un’idea, ma una serie di misure adottate sia dalla Svizzera che dalla Danimarca. Per quest’ultima, che le renderà operative dal primo gennaio, ecco qualche numero, convertito dalla corona all’euro: sigarette più 40 centesimi, una cassetta di birra (e in Danimarca il consumo è assai elevato) più un euro, una bottiglia di vino quasi 50 centesimi. Non solo fumo e alcool, però. Ad essere tassato anche il vizio capitale: la golosità. Via quindi a tasse sia a cioccolata e marmellate (più 80 centesimi al chilo), sia alle bibite (7 centesimi in più al litro) e più in generale a ciascun alimento che contiene oltre il 2,3% di grassi saturi. Non a caso l’imposta è stata battezzata “fat tax”. Una tassa che si aggiunge alle altre in un Paese, la Danimarca, dove il sistema di pressione fiscale è tra i più elevati d’Europa. Eppure i cittadini sembrerebbero non volerne rinunciare, come confermato da una recente indagine. Il motivo è semplice: tasse sì, ma alta qualità dei servizi resi. Un prezzo che a queste condizioni si può pagare. Non solo. Il governo danese ha giustificato gli aumenti e le nuove tasse per mettere in atto manovre che creeranno 1.250 nuovi posti di lavoro ogni anno per i ricercatori universitari (previsti diecimila nuovi assunti
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entro il 2020). Ovvero la Danimarca dichiara con chiarezza in che modo verranno investiti gli introiti derivanti dai prelievi fiscali. Un criterio di trasparenza che in Italia ci sogniamo. Perché? Lo chiediamo ad un esperto avvocato tributarista, Mario Miscali. L’Italia è al terzo posto tra i paesi europei più tassati, sopra di noi proprio la Danimarca e poi la Svezia. Ma il boccone forse ancora più amaro per i contribuenti italiani, quantomeno per quelli che pagano le tasse, è il fatto che non sempre ad una imposizione fiscale elevata corrisponde ad una maggiore qualità dei servizi offerti. É questo il problema? E quanto pagano di tasse gli italiani? Le tasse si pagano per i servizi pubblici ricevuti e per solidarietà sociale: non c’è una diretta relazione tra qualità dei servizi ricevuti e ammontare delle tasse pagate. Il tema di fondo è che le tasse devono essere misurate sulla capacità economica dei singoli cittadini senza compromettere la possibilità di piena realizzazione personale. E’ difficile dire quanto pagano gli italiani individualmente perché oltre all’Irpef, e alle imposte sul reddito, ci sono l’Iva, imposte sulla benzina, le tasse sulla circolazione, bolli, etc. Comunque e sulla base di un calcolo medio e molto approssimativo non meno del 50% di quanto si guadagna và nelle casse dello Stato in tasse. Il ministro danese delle Finanze, Bjarne Corydon, ha annunciato aumenti di tasse su alcol, bibite, dolci e sigarette. Insomma, si è deciso di tassare i principali vizi dei danesi per finanziare la ricerca, l'educazione e una parte del welfare. Sarebbe ipotizzabile, anche in Italia, un provvedimento simile? Non ci sono limitazioni a tassare questo tipo di consumi ed il gettito può essere espressamente destinato ad uno scopo preciso. Fa riflettere, nei provvedimenti di questi Paesi, la relazione tra ricerca, welfare e vizi. È giusto finanziare servizi indispensabili in questo modo?
Due considerazioni. La prima è che i dolci e le sigarette sono bisogni non essenziali e le tasse sui vizi concorrono anche con tutti gli altri prelievi fiscali a finanziare il welfare e la ricerca. La seconda è che questo è un modo trasparente e chiaro di impostare il rapporto. Lo Stato dice dove prende i soldi e come li intende destinare così il cittadino potrà meglio controllare se sono stati spesi bene o no. Se invece lo Stato prima spende e poi va a caccia dei soldi nelle tasche dei cittadini si realizza una ingiustizia sostanziale. Infatti li cerca dove è più facile: al distributore di benzina, sugli stipendi e sui pagamenti soggetti alle ritenute dei redditi o con tributi iniqui. Si pagano le tasse senza sapere quanto effettivamente è il debito complessivo. Nuove tasse per i danesi, ma stando ad una recente indagine in Danimarca sono “soddisfatti” di essere tassati, e tassati così. Come mai? Le tasse sono il modo di partecipare economicamente alla vita della comunità. Il patto fiscale tra Stato e cittadino è fondato sulla trasparenza e la fiducia: quantità di servizi pubblici ricevuti, imposte calcolate sulla effettiva capacità economica e personale del cittadino, etc. In Danimarca il patto fiscale è quindi solido e forte. Una parte dei provvedimenti, la cosiddetta “fat tax”,una tassa su tutti i cibi che contengono più del 2,3% di grassi saturi, va ad incidere su tutti quegli alimenti considerati dannosi per la salute. Ma un’imposta di questo tipo secondo lei potrebbe riuscire a modificare un’abitudine alimentare? Le tasse possono avere anche diverse finalità rispetto a quella di finanziare la spesa pubblica. Pesanti prelievi fiscali possono incentivare o disincentivare il consumo di determinati beni e pregiudicare fortemente i consumi: dipende dalla misura delle aliquote. Non mi sembra però il caso della fat tax dove le aliquote proposte sembrano modeste anche per l’intervento delle lobbies dei produttori alimentari e della grande distribuzione. (F.D’A.)
ESTIMONIANZE
OCCUPY OAKLAND
LA MOBILITAZIONE CALIFORNIANA CONTRO LA FINANZA. GLI SCONTRI, LE VOCI DALLA PIAZZA
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servizio di Roberta Isceri
ccupare tutto, liberare Oakland. È arrivato il tempo di prendere il potere nelle nostre mani”: è uno degli slogan con cui è nata Occupy Oakland (dal nome della città californiana), la protesta che ormai conosciamo bene, anche per le immagini violente trasmesse dai mass media nel mondo. Il copione è sempre lo stesso: protestanti pacifici, una manciata di delinquenti che ne approfitta per scaricare un po’ di adrenalina e la polizia che reprime, pacifici e non. Come quanto accaduto a Roma con i black bloc (che poi ancora non è mai stato chiarito chi fossero, tolto qualche ragazzino in cerca di emozioni), i vandalismi di pochi hanno occultato le ragioni dei molti.
“PIANI D’AZIONE E RESISTENZA” La protesta di Oakland è una ramificazione di quella più nota “Occupy Wall Street”, movimento di contestazione pacifica (senza precedenti negli ultimi anni), per denunciare gli abusi del capitalismo e l’ingiustizia economica e sociale, causata dalla crisi economica globale. Gli indignados californiani reclamano tuttora il loro diritto a mantenere due accampamenti in città, con lo scopo di condividere risorse e prendere decisioni collettive all’interno di un’Assemblea Generale. Una mobilitazione dai nobili intenti, seppure non sia chiaro, forse, dove voglia andare a parare. Sul sito ufficiale del movimento c’è scritto, tra le linee programmatiche, quella di “costruire piani d’azione e mobilitare una resistenza per difendersi da una vera e propria
guerra contro la nostra comunità”. Il riferimento - un po’ ambiguo, per la verità - è al tentativo delle Forze dell’Ordine di smantellare gli accampamenti. A partire dallo scorso 19 ottobre, infatti, le istituzioni politiche ed economiche hanno deciso di farla finita con la tolleranza e di perseguire la decisione degli occupanti di dare via anche ad una serie di scioperi dei lavoratori. Una situazione insostenibile per l’Amministrazione cittadina, anche perché da un sit in pacifico non ci aspetta certo che volino pietre contro gli agenti, si incendino le autovetture e si deturpino i muri della città.
VOCI DALLA PIAZZA Controsensi, insomma. Eppure se si fa un giro tra gli occupanti di Oakland non ci si imbatte nei facinorosi, anzi per la maggiore gli indignados vogliono subito prendere da loro le distanze. “Il nostro movimento non è da confondere con una moda, come molti scalmanati pensano che sia”, afferma ai microfoni di What’s Up Colin Stackleberry, uno dei militanti di punta di Occupy. “Ma l’importante è che la nonviolenza, principio di qualsiasi manifestazione democratica, non lasci spazio a una violenza ben più organizzata, come quella pubblica. Le macchine bruciate e le devastazioni in generale sono solo opera di vandali che non c’entrano nulla con quello che noi reclamiamo”. Viola, 28enne argentina ma studentessa da 4 anni all’Università di San Francisco, prova a fare chiarezza sui principi del movimento: “Noi di Occupy pensiamo che il sistema sia profondamente corrotto in tutte le sue aree: finanza, commercio, sanità e chi più ne ha più ne metta. Tra l’uti-
lizzo della violenza e la riforma del sistema dall’interno, personalmente prediligo la seconda scelta. Anche se mi rendo conto che è molto difficile che parta una riforma, dal momento che il denaro pubblico e il potere sono utilizzati quasi esclusivamente per mantenere lo status quo”. Con Occupy Oakland, e più in generale Occupy Wall Street, “vogliamo riscoprire cosa significa democrazia. Invito tutti a scendere in piazza almeno una volta”, esorta Ricardo, fratello di Violeta. “Possiamo migliorare sempre più - continua - e dimostrare, sia ai manifestanti estremisti che, soprattutto, alla polizia, che ci ha riservato momenti di terrore, che noi vogliamo la pace. Come dichiarato recentemente da un nostro amico ai microfoni della Cnn - conclude -, siamo convinti che ai poliziotti facciano gioco le azioni dei delinquenti. Non diamogli soddisfazione!”.
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LE TASSE UNIVERSITARIE SONO TROPPO ALTE VINTO IL PRIMO RICORSO DEGLI STUDENTI (E GLI ATENEI TREMANO)
L’Unione degli Universitari: “Altri 33 Atenei italiani sono fuorilegge” di Maria Flavia Vecchio
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a sentenza definitiva è stata depositata lo scorso 16 novembre: il Tar di Milano ha ufficialmente condannato l’Università di Pavia a risarcire l’intera somma sottratta agli studenti dell’ateneo (in particolar modo dottorandi con borsa fornita da enti esterni all’Università e studenti extracomunitari) che pagavano tasse ben oltre il limite consentito dalla legge. Il ricorso è partito nel marzo del 2010 grazie ad un lavoro minuzioso dell’Unione degli Universitari (Udu), confederazione di associazioni studentesche presenti nei più importanti Atenei italiani, ed in particolare di Michele Orezzi, coordinatore nazionale Udu nonché membro del consiglio di amministrazione dell’Università di Pavia. Nei giorni scorsi sono stati presentati nuovi ricorsi ai danni di ben 33 Università statali italiane (vedi tabella), sulle 61 in Italia (quindi la maggioranza) che avrebbero applicato un regime di tassazione oltre il limite consentito. È proprio Orezzi a parlare con What’s Up per spiegare come è avvenuto l’iter del ricorso e precisare che il “sistema dei ricorsi” non vuole mettere in ginocchio gli Atenei, ma “spronare i rettori ad alzare la voce contro uno Stato che pone l’Istruzione in fondo alla classifica delle proprie priorità”. Michele, quando e perché l’Udu ha presentato il ricorso ai danni dell’Università di Pavia? Il ricorso è stato presentato nel marzo 2010. Dopo aver fatto delle verifiche nel corso del consiglio di amministrazione dell’Università, era evidente anche al direttore amministrativo ed al prorettore che l’Università di Pavia aveva superato il limite previsto dalla legge per quello che riguarda le tasse universitarie. Qual è questo limite? Le tasse applicabili agli studenti non devono superare il 20% rispetto al 100% dei fondi ministeriali che vengono erogati ad un singolo Ateneo. Quindi se il Ministero gira un Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) ad un ateneo pari a 100, la sommatoria di tutte le tasse studentesche di quell’Ateneo non può essere maggiore a 20. In che modo sei venuto a conoscenza di questa situazione a Pavia? Io faccio parte del consiglio di amministrazione dell’Università di Pavia. Stando lì mi sono accorto che questo 20% veniva sforato. L’università stava aumentando le tasse per cercare di andare a coprire i buchi di bilancio causati dai tagli seguiti alla legge 133 Gelmini-Tremonti. La sentenza del Tar prevede che questa quota in eccesso venga restituita dall’Università di Pavia agli studenti? Dopo una serie di verifiche fatte dal Ministero dell’Istruzione e da quello dell’Economia, il Tar ha decretato che l’eccedenza è dell’1,33%, pari ad 1 milione e 700 mila euro circa che devono essere in toto restituiti agli studenti. Non solo l’Università di Pavia avrebbe tassato oltremodo i propri studenti. Ben 33 atenei sarebbero nell’occhio del ciclone. È quanto almeno ha denunciato l’Udu. Sì, in qualità di Udu abbiamo da poco pubblicato la situazione dei singoli Atenei in tutta Italia. I dati li abbiamo presi dal sito del Miur, li abbiamo confrontati ed abbiamo calcolato il gettito totale di questa situazione: gli atenei fuori legge sono 33 e la sommatoria delle tasse universitarie pagate dagli studenti italiani oltre il limite previsto dalla legge è di 280 milioni di euro.
State prendendo provvedimenti in questo senso? Abbiamo deciso di intraprendere per ogni Ateneo la strada del riscorso. In un momento in cui le Università non navigano certo in buone acque… Gli studenti sono in piazza dal 2008 a gridare che il sistema d’istruzione pubblica non funziona, che il diritto allo studio viene completamente cancellato. Noi facciamo questi ricorsi non per mandare sul lastrico le Università, ma per denunciare la situazione attuale nel nostro Paese in cui lo Stato, per impegni europei, dovrebbe investire nell’Università più del 3% del proprio PIL e invece ne investe meno dello 0,8%, con diritto allo studio completamente cancellato. Dal 2013 saranno 15 milioni di euro contro i 3 miliardi di Francia e Germania. È intollerabile, noi facciamo tutto questo per denunciare che non devono essere gli studenti a pagare per questa situazione dell’Università pubblica. Peraltro le Università pubbliche che tassano in eccedenza gli studenti sono la maggioranza, 33 su 61nel 2010. E nel 2011 la situazione peggiora. Qualche Università ha cercato una mediazione con l’Udu per evitare i ricorsi? Per il momento no, ma la notizia dei ricorsi ai danni dei vari Atenei è ancora fresca. Anche se, da quando si è diffusa la voce della sentenza
emessa ai danni dell’Università di Pavia, gli studenti ci stanno contattando per potere fare ricorso e per chiederci come si fa. Noi diamo come punto di riferimento la nostra mail che è organizzazione@udu.it, indirizzo a cui mandare i propri dati (nome, cognome, mail, numero di telefono e ateneo di provenienza) in modo da poter organizzare con loro il ricorso qualora ce ne siano le condizioni. Poi ci possono trovare su FaceBook in Unione degli Universitari e sul sito www.udu.it. Per ora una vittoria è stata ottenuta. Hip hip urrà? Non canteremo vittoria finché nel nostro Paese non ci sarà un sistema di istruzione pubblica di qualità e finché il diritto allo studio non tornerà ad avere dei finanziamenti adeguati per essere definito tale. Sono le prime cose che chiediamo al nuovo premier Mario Monti ed al ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. Queste sono le vere esigenze per far ripartire il Paese.
Tasse universitarie fuorilegge: 218 milioni di euro “rubati” agli studenti Ecco i numeri dei 33 atenei fuorilegge
IL PARERE DELL’ESPERTO “LA SENTENZA È ESECUTIVA, MA PUÒ ESSERE IMPUGNATA DALL’UNIVERSITÀ” L’intervento di Marco Di Folco, Docente di Diritto delle Autonomie Territoriali, Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Luiss di Roma.
di Christian Mezeckis
Ecco i numeri dei 6 atenei a rischio sforamento a partire dall’anno accademico attuale
Professore, lei ha avuto occasione di vedere la tabella dell’UDU. Che ne pensa? È possibile, secondo Lei, che così tante Università Italiane abbiano “sforato” il limite delle tasse consentito a carico degli studenti? Premetto che non conosco con esattezza le situazioni specifiche. Partiamo però dalla constatazione che, in base alla normativa vigente, il contributo a carico degli studenti costituisce una frazione dei finanziamenti ordinari assegnati dallo Stato ai singoli Atenei, per una quota comunque non eccedente il 20%. Ora, poiché i finanziamenti statali hanno subito una contrazione, il rischio di un superamento del limite evidentemente cresce. È contemplata un po’ di flessibilità nella tassa applicabile agli studenti? O deve essere, per così dire, “rigida” rispetto a quel 20%? Come afferma il TAR Lombardo, la flessibilità c’è, ma verso il basso: gli studenti possono essere chiamati a versare un contributo inferiore, non superiore. Il limite del 20% è, insomma, perentorio e non indicativo, a garanzia del diritto allo studio. In che modo l’Università di Pavia dovrebbe procedere al rimborso degli studenti? Con quali tempi? In prima battuta va osservato che la sentenza del TAR lombardo è esecutiva; ciò significa che l’Università deve dare seguito a quanto disposto dal giudice. Questo nell’ipotesi più semplice. L’ipotesi più plausibile, invece? Qualora l’università impugni la sentenza dinanzi al Consiglio di Stato chiedendo, ed ottenendo, la sospensione dell’esecutività, bisognerà attendere la conclusione del giudizio di appello. Data la situazione critica in cui versano molti Atenei, cosa comporterebbe un rimborso agli studenti, sia in termini economici che di erogazione di servizi? Naturalmente una contrazione ulteriore delle risorse. Con conseguenze non solo sul piano dei servizi offerti, ma anche sul terreno del reclutamento, specie dei giovani ricercatori. Se una Università fosse in crisi tale da rischiare la chiusura, o l’interruzione di gran parte delle proprie attività, è previsto un intervento di emergenza dello Stato per ripianare un bilancio di uno, ed un solo Ateneo? Al di là delle misure emergenziali, la strada maestra dovrebbe essere quella di erogare congrui finanziamenti ordinari, commisurati anche alla qualità della ricerca e della didattica. Aggiungo che la legislazione più recente prefigura il commissariamento degli atenei nelle ipotesi più gravi di dissesto.
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Perché, a volte, è meglio non (ri)metterci la faccia
UNA CHATTATA CON…
ALESSANDRO MANNARINO! di Molly Malone
Classe 1979, cantautore romano de Roma, Alessandro Mannarino fa un genere musicale piuttosto anomalo per il panorama dei giovani cantanti italiani di oggi, eppure piace… e tanto! Dopo il suo album d’esordio “Bar della rabbia” nel 2009, per due stagioni è stato uno degli ospiti fissi musicali della trasmissione televisiva Parla con me, condotta da Serena Dandini su Rai 3. A marzo 2011 è uscito “Supersantos”, il suo secondo disco di inediti, seguito dal fortunato tour live che lo ha accompagnato in giro per l’Italia. Se l’anno si chiude in bellezza, anche il 2012 si apre sotto i migliori auspici di un nuovo tour teatrale già in cantiere… Insomma Mannarino s’ha proprio da intervistare! Lo cerchiamo sull’etere e… W: benvenuto su Chat Up, Alessandro! Come va? A: bene, grazie! W: partiamo con la nostra Chat Up! Tre aggettivi per descrivere il tuo sound? A: diretto, scenografico, muscolare! W: per muscolare che intendi? A: che mi affido molto al ritmo, l'immagine che mi viene in mente è quella delle gambe che camminano o che pedalano, gli occhi guardano panorami diversi e la fantasia ne gode, ma è la pedalata costante che te lo permette... poi queste so’ chiacchiere, non è che capisco tutto quello che faccio. W: ahhhhhhhhhh, ecco A: ehehehe W: c’è un cantautore a cui ti piacerebbe essere accostato? A: No! non ne sento il bisogno. W: CHAT CONFIDENCE... nella tua carriera hai mai dovuto dire grazie a qualcuno? A: dovuto no, voluto sì! Il regista Massimiliano Bruno. Mi ha dato una grande mano, soprattutto per trovare fiducia ad andare avanti. Erano tempi veramente duri, ma più era difficile più sentivo forte l'esigenza di difendere il mio sogno da chi mi diceva di lasciar perdere, dalle pressioni e dagli sguardi dei miei genitori. Ma forse uno ce la fa proprio quando trova la forza di distaccarsi dai propri genitori, di non compiacerli, di non pensare come loro, di non assomigliargli. W: "Fatece largo che passamo noi... sti giovanotti de sta Roma bella...",
Graphic: nazariograziano.com Photo: gabriellacaponigro.com
Alessandro Mannarino dove vuole arrivare? A: voglio arrivare a scrivere quella canzone per cui scrivo canzoni da quindici anni. W: “oste portace n’altro litro”… ai concerti ti porti spesso un fiasco di vino… A: una bottiglia sul palco, la porto. Quando mi sento allegro mi bevo un bicchiere. W: alla salute! A: cin! W: il 6 dicembre è uscito “Capitolo Uno”, il cofanetto che raccoglie l’album "Bar della Rabbia", una versione speciale di “Supersantos" ed il brano inedito "Vivere la Vita"... CHAT PROMOZIONALE... tre motivi per metterlo sotto l'Albero di Natale. Che fa pure rima. A: per spararlo a palla durante il collegamento di Rai 1 col Vaticano, per tirarlo di taglio in faccia al parente che ti regala il 15°paio di pantofole, per lanciarlo sui pastori del presepe e urlare "un ufo"! W: nel 2012 sarai in giro con un tour teatrale “L'ultimo giorno dell'umanità”… ce voi anticipà quarcosa? A: La verità è che per ora ho solo il titolo, voglio fare una cosa diversa da quello che ho fatto finora. L'improvvisazione è meglio, molto meglio della premeditazione. La pena è minore! Forse vado verso questo tipo di reato. W: fico! A: Pensa che bello, estrarre a sorte gli strumenti con cui suonare un brano e farlo alla grande. Nella vita bisogna saper usare la fantasia. Riuscire a suonare il tuo pezzo con gli strumenti che ti sono capitati. Quando sei innamorato ogni volta scopi diversamente ed è questo il bello. L'ho sparata grossa? W: … hai dato l’idea, ahahaha A: va beh comincio a fa le prove, ho capito! W: non prima della DEVIL CHAT. Prendo spunto dal titolo di una tua canzone, "Statte Zitta". A chi diresti oggi di starsi zitto (presenti esclusi )? A: agli sdolcinati, ai romanticoni infidi, ai filosofi del Pigneto (N.d.R. quartiere cool di Roma). W: siamo giunti alla fine, Alessandro lascia un messaggio a tutti i lettori di What's Up A: non amo i messaggi, né chi manda messaggi o verità. Forse è meglio l'augurio per me e chi legge di un fatto di cui sono certo: cambiare è possibile.
GOOGLE MUSIC IL MERCATO DEI MUSIC STORE SI “GOOGLIZZA” di Raffaele Tostini Google ci riprova. Dopo aver sfidato il mondo dei Social Network proponendo Google+, lancia adesso sul mercato la sfida ai Music Store. E il paragone con i più famosi iTunes e Amazon regge. Google Music, questo il nome scelto per la neonata piattaforma, è infatti un servizio di distribuzione di musica digitale che consente la gestione della propria “libreria” su più livelli: dall’acquisto delle canzoni al servizio di Cloud listening. Per l’acquisto dei brani musicali è possibile scegliere tra oltre 13 milioni di titoli, pagando da un minino di pochi centesimi a un massimo di appena 1,29 dollari, importo inferiore a quanto richiesto da iTunes. Inoltre, cosa non da poco, Google propone ogni giorno un brano da scaricare gratuitamente (era ora!) e consente ai gruppi indipendenti di autopromuoversi, dando loro l’opportunità di mettere in vendita i propri lavori in un Artist Hub e fissare persino loro stessi il prezzo. E se il nostro hard disk non ce la fa a contenere tutti le canzoni che vorremmo inserire? Risolto, c’è il Cloud listening, servizio di hosting di brani musicali su server dedicati: un po’ come funziona per la posta elettronica, non c’è bisogno di salvare i file musicali sui dispositivi, ma basta averli nella propria libreria musicale virtuale. Google ha investito molto sulle potenzialità offerte da questo servizio: prima di tutto lo ha reso totalmente gratuito consentendoci di caricare 20mila brani sul server, oltre quelli normalmente acquistati. La nostra libreria musicale, in questo modo, è accessibile da qualsiasi dispositivo, smartphone o PC, e possiamo condividere le tracce con i contatti di Google+. Google Music è già disponibile negli Stati Uniti e presto lo sarà anche da noi. Se volete sbirciare, fate un salto su music.google.com.
UNTHINK L’ANTI-FACEBOOK LA RIVINCITA DEGLI EMANCIPATI di Osvaldo Marchese Non poteva trovargli nome migliore la programmatrice statunitense, Natasha Dedis, che lo scorso mese ha lanciato online il primo vero diretto concorrente di Facebook, Unthink. Grazie a un generoso finanziamento di 2,5 milioni di euro, in poche settimane il social network ha rastrellato più di 100mila utenti e il numero di visitatori non accenna ad arrestarsi. Fino a qualche anno fa un risultato del genere sembrava impensabile. Il motivo di questo grande successo è in un principio molto semplice: “I dati sono tuoi, ci fai quello che vuoi”. Unthink lascia l’utente libero di gestire i propri dati, pagando per condividerli (2 dollari all'anno), oppure dandogli la possibilità di farsi “sponsorizzare” da un marchio con cui si sente una affinità. In pratica l’utente diventa il legittimo proprietario della sua pagina personale. Sarà proprio lui, quindi, a decidere l’utilizzo che ne vorrà fare, a chi aprire i contatti e cosa mostrare. In questo senso anche la condivisione di foto, video diventa assolutamente innovativa rispetto alle piattaforme concorrenti. “L’obiettivo – si legge sul sito – è emancipare i social media e ridare agli utenti il totale controllo sulla loro privacy”. Al momento il progetto è ancora in fase sperimentale. La versione beta lanciata per “sondare” il mercato, però, ha già raccolto dati incoraggianti. Basta pensare che il boom iniziale ha messo ko il sistema per quasi una giornata. Poco male per una mamma che più di quattro anni fa impedì al figlio 17enne di iscriversi a Facebook. Questa la curiosa storia di Unthink. Natasha Dedis, infatti, considerava le condizioni di utilizzo del popolare social “troppo opprimenti”. Per contro il figlio voleva assolutamente il suo profilo on-line. Connettersi come tutti gli altri. Da qui l’idea di inventare una piattaforma capace di ribaltare il concetto stesso di file sharing. L’arrembaggio a Zuckerberg è soltanto alle prime battute.
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IL TALENTO DA RECORD DI
JASON DERÜLO!
“E Il mEglIo dEvE aNCora arrIvarE” di Gabriella Poggioli
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a scorsa estate ci ha fatto ballare con Don’t Wanna Go Home, un energetico campionamento della storica Day-O (Banana Boat Song) portata al successo negli anni ’50 da Harry Belafonte. Reduce da una performance applauditissima agli MTV Europe Music Awards del 6 novembre, abbiamo incontrato Jason Derülo a Milano per la presentazione del suo secondo album, Future History: un concentrato di brani urban dance ultra sexy e ballate pop che promettono ancora una volta di sbancare le classifiche con vendite a sei zeri…
Ciao Jason, benvenuto su What’s Up! Allora raccontaci, com’è stato il tuo “battesimo” agli EMA? Direi grandioso! Ho fatto il soundcheck di mattina presto e, siccome la location era all’aperto, mi sono trovato davanti 7mila persone, che per il concerto serale sono salite addirittura a 20mila. La mia perfor-
“Il mio calendario? Non potevo tirarmi indietro, è stato il mio contributo per la lotta contro il cancro. Certo, vedermi come poster sui muri, come screensaver sui computer, come sfondo sui cellulari… mi ha fatto una certa impressione” mance è durata circa mezz’ora. Tutto quello che è stato ripreso andrà poi in onda su MTV: alcuni brani vecchi, come Whatcha Say, e altri tratti dal nuovo album, per esempio i prossimi singoli Breathing e Fight For You. A proposito del tuo disco fresco d’uscita, Future History: soddisfatto dei primi riscontri dal pubblico? Ho lavorato duramente a questo album, per realizzare una sorta di mix perfetto tra diversi stili: c’è un lato molto emotivo, ma allo stesso tempo uno sexy e divertente, perché volevo che il disco fosse puro svago, una via di fuga dai disastri che stanno accadendo in tutto il mondo. La scelta è stata premiata: Future History sta andando benissimo, anche qui in Italia… E il meglio deve ancora arrivare! (sorride)
Anche se sei molto giovane (è nato il 21 settembre 1989, n.d.r.), hai una già una gavetta lunghissima alle spalle: hai sempre studiato musica e danza e scrivi canzoni per artisti del calibro di Diddy, Danity Kane e Lil Wayne da quando avevi 16 anni. Un percorso che sembra lontano mille miglia dalla strada dei talent show, oggi forse fin troppo battuta… In realtà c’è mancato davvero poco che partecipassi ad American Idol! Mi ero deciso a tentare le audizioni, ma è stato a quel punto che ho cominciato a comporre per i grandi nomi del business musicale. E da lì ho imboccato la direzione giusta verso un altro livello. E che livello! Al momento su Facebook hai oltre 6 milioni e 300mila fan, addirittura più di Michelle Obama, e il tuo canale YouTube ha superato i 470 milioni di visualizzazioni complessive. È innegabile che gran parte del tuo successo sia legata ai social network… Direi una parte consistente, sì, ma non quella preponderante. Certo, YouTube è il migliore strumento di promozione dal punto di vista visivo, e io lo sto usando bene: credo che il mio canale sia tra i 13 più visti in assoluto. Ma lo strumento più efficace per la promozione della musica resta la radio, perché è l’unica in grado di raggiungere miliardi di ascoltatori in tutto il mondo, anche là dove Internet non arriva. È vero che hai scritto una canzone per Cher? Verissimo! Al momento Cher è nel bel mezzo della preparazione del suo nuovo album, quindi sta registrando un sacco di canzoni, molte più di quelle che in effetti userà… La richiesta mi è arrivata direttamente dal suo entourage, quindi credo che il mio pezzo abbia ottime chance di essere scelto. Si tratta di un mid-tempo in cui si invoca l’aiuto di un angelo. Ti sei buttato sulla religione? Beh, io sono cristiano, cattolico per la precisione. Ma niente a che vedere con i Jonas Brothers! (ride) Non lo mettevamo in dubbio! Anche perché lo scorso maggio hai posato senza veli per Cosmopolitan… (Sorride, visibilmente imbarazzato) La prima volta che me l’hanno chiesto ho risposto di no, perché sapevo che non mi sarei sentito a mio agio. Poi mi hanno spiegato che si trattava di una buona causa: accendere l’attenzione sull’importanza dei check-up preventivi nella lotta contro il cancro. Allora non ho più potuto tirarmi indietro: è stato il mio piccolo contributo per aiutare gli altri. Avrai ricevuto molti complimenti… (Ride) Beh, mi sono ritrovato come poster sui muri, come screensaver sui computer, come sfondo sui cellulari… Il secondo singolo estratto dal tuo album è It Girl. È dedicato a qualche ragazza in particolare? (Sorride) No, al momento non ho nessuna “it girl” al mio fianco. Ma posso dirvi come dovrebbe essere. Prendiamo nota. Una ragazza che pensi agli altri prima che a se stessa, che abbia sogni, desideri e aspirazioni da seguire. Qualcuna con cui sia divertente trascorrere il tempo: deve essere non solo un’amante, ma anche la mia migliore amica. E un po’ fuori di testa, proprio come me!
“Ho scritto una canzone per Cher, me lo ha chiesto il suo entourage. lei sta lavorando al suo nuovo album, penso di avere ottime chance che il mio pezzo ne faccia parte…” Prossimi appuntamenti in agenda? Ti vedremo in tour anche in Italia? Il tour comincerà a febbraio. Spero che sia prevista una data italiana, ma lo stiamo ancora mettendo a punto… Se mi promettete un piatto di pasta, preferibilmente ai frutti di mare o ai quattro formaggi, vengo di corsa! (ride) Siamo certi che sarai accontentato! Sperando di rivederti presto, allora, lascia un saluto ai lettori di What’s Up! Hey What’s Up! Sono il vostro Jason Derülo. Voglio mandarvi tutto il mio affetto e augurarvi buon Natale e felice anno nuovo! Future History è uscito, quindi affondateci i denti! (Ascolta l’audio saluto su www.uozzap.com)
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ive&surprise what’sound di Massimo Canorro
CHRISTMAS: CON MICHAEL BUBLÈ UN NATALE CON I FIOCCHI di Silvia Lamia Dopo il successo dell’album “Crazy Love”, 7 milioni di copie vendute in tutto il mondo, Michael Bublè ritorna. Cold december, già in radio dall’11 novembre, è il primo singolo del suo nuovo album “Christmas” (Warner Music). Ma tutt’altro che freddo sarà per noi questo dicembre: la nuova ballad, che a tratti rievoca le atmosfere di Home, è in realtà un soffio di aria calda, pronta a cullarci e a riscaldare le nostre malinconiche e fredde giornate invernali. Christmas, registrato principalmente ai Capitol Recording Studios di Hollywood e ai Warehouse Studios di Vancouver, vede la partecipazione di Shania Twain in White Christmas e delle Puppini Sisters in Jingle Bells. Traccia dopo traccia verrà proprio voglia di fare l’albero di Natale, il presepe e riempire la casa di tante piccole ghirlande, luci e candele. E così, tra inediti e classici “evergreen” come Silent Night, Have yourself a merry little Christmas e Santa Claus is coming to town, ci sembrerà di sentire gli scampanellii delle renne di quella famosa slitta che tutti siamo quasi sicuri di aver visto almeno una volta, da bambini. E, forse… torneremo a credere, almeno un po’, e solo per un po’, a Babbo Natale.
COLDPLAY – MYLO XYLOTO di Davide Del Duca Chris Martin e compagni, al secolo Colpday, sono riapparsi sulle scene mondiali con un disco dal suono diverso: “Mylo Xyloto”. Un titolo, che come ha dichiarato lo stesso gruppo non ha alcun senso. Melodie sognanti e fuori dal tempo costellano l'intero quinto lavoro (Emi Music) in studio della fortunata band britannica, a partire da Paradise ormai onnipresente in tutte le radio, passando per la splendida e ipnotizzante Every teardrop is a waterfall. Due singoli che bastano a sintetizzare un lavoro fatto con attenzione e cura dei particolari. Un brano degno di nota è Princess of China che per i suoni sintetizzati è molto lontano dai Coldplay dei primi album ma sicuramente adatto allo stile di Rihanna con cui Chris Martin duetta proprio in questa canzone. Rispetto a “Viva la Vida” c’è un perfetto equilibrio tra acustico ed elettronico e proprio per questo è un lavoro meno sperimentale ma più intimista rispetto al precedente, ritornando alle origini in una nuova maturità artistica. Non importa cosa voglia dire “Mylo Xyloto”, sappiate soltanto che è sicuramente il nome perfetto per l'atmosfera incantata dell'intero lavoro.
Il fantasma di Amy Winehouse infesta la casa di Pete Doherty. Non è la trama di un film horror poco originale quanto la convinzione del vocalist dei Libertines. E mentre a Jennifer Lopez vengono attribuiti flirt su flirt, Whitney Houston torna a recitare per il grande schermo. Chissà se Gianna Nannini, presa dai suoi nuovi impegni di mamma, troverà il tempo per andare ad applaudirla al cinema.
NON FINISCE COSÌ TOUR: I MINISTRI LIVE di Riccardo Angelo Colabattista Dopo le indecisioni sullo svolgimento della serata, I Ministri, come da buona tradizione, hanno messo in scena uno spettacolo in cui la musica e l’energia l’hanno fatta da padrona. Non è un mistero che la band milanese riesca a dare il 100% dal vivo. Lì dove non può arrivare un iPod, un cd o un vinile arriva il palco, le chitarre distorte a pochi centimetri dalla folla e un microfono che molte volte è stato lasciato in balia dei fans. I Ministri si confermano essere una delle band più interessanti del panorama rock italiano. Originali nello stile e con un riconoscibilissimo modo di suonare e scrivere i testi. Nonostante ciò, soprattutto nei live, si percepisce la grande possibilità di miglioramento di questo terzetto che, per i concerti, si fa aiutare da un secondo chitarrista. Diritto al tetto, Gli alberi e l’ultimo singolo Noi Fuori scaldano l’ambiente che partecipa in maniera fisica ad ogni nuova traccia proposta dai ragazzi in divisa. Dopo due ore di rock nudo e crudo forse è l’acustica Bel Canto ad emozionare di più e a far emergere l’anima cantautorale di una band che ha sempre qualcosa d’interessante da dire.
SCALA & KOLACNY BROTHERS: IL POP - ROCK DIVENTA “CLASSICO” di Adriana Matone Benché in Italia non siano ancora molto conosciuti, gli Scala & Kolacny Brothers all'estero sono una realtà già molto consolidata, tanto da essere stata scelta da David Fincher per prender parte alla colonna sonora del suo fortunato film “The social network”, che include nella tracklist la loro versione di Creep dei Radiohead. Il progetto, nato in Belgio quindici anni fa, ma acclamato da critica e pubblico solo dopo il successo del film, è composto da un coro di duecento ragazze diretto da Stijn Kolacny e accompagnato al piano da suo fratello Steven. Interessante ed innovativa l’idea che sta alla base dell’ensemble: prendere brani rock e riproporli in versione corale, nella maggior parte dei casi con l’accompagnamento solo del pianoforte, altre volte con l’aggiunta di chitarre elettriche e sintetizzatori. Ora l’album di questa rivelazione musicale è arrivato anche in Italia: un doppio cd (Carosello Records) che contiene il meglio del loro repertorio tra cui Nothing else matters dei Metallica, Ironic di Alanis Morissette, With or without you degli U2, Everlong dei Foo Fighters, Smell like teen spirit dei Nirvana, nonché due brani particolarmente conosciuti da pubblico italiano, Sere nere di Tiziano Ferro e Non mi va di Vasco Rossi.
Nel film “Il sesto senso”, il piccolo Cole Sear (Haley Joel Osment) confida al dottor Malcolm Crowe (Bruce Willis) il suo inquietante segreto: “Vedo la gente morta”. La stessa convinzione che ha Pete Doherty, sicuro che il fantasma di Amy Winehouse stia infestando la sua abitazione londinese. Ad affermarlo è una fonte vicina al leader dei Libertines. “Pete è fuggito a Parigi perché crede di aver visto più volteAmy aggirarsi per le stanza di casa sua”. In molti potrebbero pensare che l’ex fidanzato di Kate Moss non si sia ancora liberato dalle sue “dipendenze”, ma la fonte rivela che Pete era “pulito” nel corso delle apparizioni. Chi non si è fatto mancare nulla, in termini di vizi e stravizi, è Jimmy Page, storico chitarrista dei Led Zeppelin, che la parlamentare britannica Louise Mensch vorrebbe insignire del titolo di Sir. “Non c’è nessuno che meriti questo riconoscimento più di lui”, ha dichiarato la parlamentare, che appartiene allo schieramento dei Tory ed è la moglie del manager dello stesso Page, Peter Mensch. Titoli alquanto diversi sono quelli che sta conquistando sui magazine la procace Jennifer Lopez che, dopo la fine del matrimonio con Marc Anthony, si è vista attribuire un flirt dopo l’altro. Avvistata prima con il modello William Levy, poi con l’attore Bradley Cooper, quindi con il ballerino Casper Smart, la splendida portoricana ha bollato pubblicamente queste frequentazioni come amicizie. Ma nessuno vuole crederle. Bravissimo a mentire, invece, è l’ex bassista dei Clash, Paul Simonon, che per una buona causa è finito in manette. Imbarcatosi con una spedizione dell’associazione ecologista Greenpeace, destinazione Groenlandia, Paul non ha reso pubbliche le proprie generalità, spacciandosi per un aiuto cuoco. Successivamente è stato arrestato insieme ad altri compagni per aver partecipato all’assalto della piattaforma petrolifera Leiv Eriksson della compagnia Cairn. “Gli dissi che non poteva aderire alla missione come un rockstar– ricorda il coordinatore della sezione inglese di Greenpeace, Frank Heweston – e lui accettò di buon grado, mostrandosi disponibile con il resto del gruppo”. La stessa umiltà che ha spinto Whitney Houston a rivestire i panni di attrice. Il film, in uscita il prossimo anno, si intitola “Sparkle” ed è ambientato nella Detroit degli anni Sessanta. A dirigere la popstar, che non recitava dal 1996, è Salim Akil. In bocca al lupo. Augurio che non serve se destinato alla già infaticabile Gianna Nannini, la cui vita è cambiata dopo la nascita della sua Penelope. “Standole dietro consumo molte energie, passano le ore senza che me ne accorga e a volte mi dimentico anche di mangiare”, ha ammesso la rocker toscana. Con tutta la nostra ammirazione.
IN - DIE(’S) - SOUND La novità indie in itaLia ANDREA RA “NESSUN RIFERIMENTO” di Riccardo Angelo Colabattista Andrea Ra, cantante e bassista romano, ha pubblicato il suo ultimo album: “Nessun Riferimento” (edizioni Modern Life). Un titolo che proviene da quel sentimento profondo che ogni giovane sente dentro. Una lacerazione tra il passato e il futuro, tra ciò che si vorrebbe e quel che è la realtà. Per Andrea Ra si capisce bene che esiste solo “una libertà apparente di un viaggio mentale ambientato in acque sconosciute”. L’unico riferimento per l’autore è il suo strumento: il basso. Le quattro corde vengono fatte suonare con effetti, con la tecnica dello slap ed in assoli che lo fanno emergere fin troppe volte dalle belle linee melodiche e armonie create da un ottimo mix di elettronica e chitarre distorte. Una scelta coraggiosa quella di Andrea Ra che, pur avvicinandosi al pop-rock e al dark-wave anni ottanta, riveste le proprie canzoni con testi attuali. Oltre al coraggio della scelta stilistica c’è quella di presentare, nell’epoca di iTunes e degli ascolti fugaci, un album complesso con ben 23 tracce dalla durata complessiva di quasi un’ora. Questa è la vera sfida di “Nessun Riferimento”. Una sfida che Andrea Ra vorrà vincere e per farlo ha lasciato a casa le strategie di mercato per affidarsi alla sua ispirazione e al suo inseparabile strumento.
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l cinema con what’s up
THE TWILIGHT SAGA: BREAKING DAWN – PARTE I
TOWER HEISTCOLPO AD ALTO LIVELLO
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(REGIA DI BILL CONDON)
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di Maria Flavia Vecchio
inalmente nelle sale il nuovo capitolo dell’amatissima “Twilight Saga” dal titolo “Breaking dawn - Parte I”. In questo quarto episodio, Bella ed Edward, storici protagonisti della saga, si trovano ad affrontare nuove avventure, non prive di ostacoli e sofferenza. Il loro amore si corona in un matrimonio da favola con una luna di miele in perfetto stile “umano”. Nella magnifica isola di Esme, in cui Edward conduce a sorpresa Bella per il viaggio di nozze, i due cresceranno insieme al loro amore. Ma un inatteso imprevisto è alle porte: dall’amore tra un’umana ed un vampiro può nascere un bambino. Le emozioni che si scatenano tra i due e tra i clan dei vampiri e dei licantropi sono contrastanti. Il feto è forte e sfianca il già debole fisico di Bella. Edward e Jacob, il già noto capo (assieme a Sam) del branco di licantropi innamorato di Bella, decidono di allearsi per proteggerla, anche a costo di eliminare la creatura che cresce dentro di lei. Il suo istinto materno prevale, decide con fermezza di portare la gravidanza a termine ma Edward dovrà iniettarle nel sangue, a sua insaputa, il proprio veleno da vampiro. Cosa succederà al suo risveglio? Lo scopriremo solo nella Parte II dell’episodio…
l’indie up
IL CALAMARO E LA BALENA
(REGIA DI NOAH BAUMBACH)
B
rooklyn, 1986. Bernard Berkman (un superlativo Jeff Daniels) era destinato ad un brillante futuro come scrittore, ma per mandare avanti la famiglia ha dovuto ripiegare sull'insegnamento. Quando sua moglie Joan (Laura Linney) scopre di avere anche lei un grande talento come scrittrice, la coppia scoppia e l’unica soluzione è il divorzio. A farne le spese saranno i figli Walt (Jess Eisenberg pre“Social network”) e Frank (Owen Kline) che usciranno da questa esperienza traumatizzati e disillusi nei confronti del matrimonio. “Il calamaro e la balena” (2005), forte di una scorpacciata di premi un po’ ovunque nel mondo, è l’opera più matura e indipendente di Noah Baumbach, pregevole sceneggiatore di Wes Anderson e da qualche anno autore anche di un paio di chicche del cinema d’essai d’oltreoceano. Sono i rapporti esistenziali al centro della scena, con personaggi che si muovo come a teatro e recitano battute dal forte sapore del Woody Allen d’annata. Uscito in sordina in sala, la Sony lo riedita in dvd (da non perdere). Salutare. (Giacomo Ioannisci)
prossimamente… forse… in Italia
LA BRINDILLE
(REGIA DI EMMANUELLE MILLET)
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i sono opere prime capaci di lasciare un segno indelebile nella memoria dello spettatore, perché riescono a parlare di temi delicati, anzi delicatissimi con una sensibilità fuori dal comune, evitando il facile melodramma da una parte ed il pistolotto moralistico dall'altro. Trattansi di un piccolo film francese, La Brindille, premiato all'ultimo Festival del cinema di Roma con il premio Marc’Aurelio per il miglior esordio. Un giorno Sarah, in seguito ad un malore, scopre di essere
IL BUONO IL MATTO IL CATTIVO (REGIA DI KIM JEE-WON) HHIII
(REGIA BRETT RATNER)
di Maria Flavia Vecchio
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uando uno degli uomini più potenti di Wall Street investe tutti i soldi del tuo fondo pensione e di quello dei tuoi amici e dipendenti, c’è una sola cosa da fare: andare a riprenderseli. The Tower è un lussuoso condominio di Central Park amministrato da Josh Kovacs (Ben Stiller), in cui abita il magnate di Wall Street, Arthur Shaw. Quando l’FBI lo arresta per truffa ai danni dei suoi investitori è già troppo tardi: tutti i soldi del fondo pensione dei dipendenti della Torre sono stati affidati a lui ed ormai sono andati perduti. È Josh a mettere in piedi un piano per eludere gli infallibili sistemi di sicurezza della Torre ed entrare nell’appartamento di Shaw per riprendersi il denaro rubato ai suoi dipendenti. Per riuscire nell’impresa, si affida ad un impacciato gruppo di ladri capitanati dal maldestro delinquente Slide (Eddie Murphy) che, dalla sua, ha un’arma vincente… “Tower Heist” non è la solita action comedy e conta su un cast di grandi nomi (davanti e dietro la macchina da presa). Il risultato diverte ed emoziona.
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di Maria Flavia Vecchio
olano pallottole in Manciuria. Il regista Kim Jee-woon ci presenta un vero e proprio spaghetti western in versione coreana sulla scia de “Il buono il brutto il cattivo”. Il buffo bandito Tae-gu si trova casualmente in possesso di una mappa del tesoro appartenente al governo giapponese mentre svaligia un treno. Ma sulle tracce della cartina si sono già messi lo spietato killer Manciuria Kid e le forze dell’ordine giapponesi, che incaricano il cacciatore di taglie Do-won di impossessarsi del prezioso documento. Ognuno dei tre protagonisti, però, oltre a lottare all’ultimo sangue per il possesso del fantomatico tesoro, ha un conto in sospeso con l’altro. Si troveranno tutti e tre faccia a faccia proprio nel luogo in cui sono sepolti i preziosi. Solo uno ne uscirà vivo e potrà vedere con i suoi occhi in che cosa consiste il tanto agognato tesoro. Per quanto simile nella trama al capolavoro di Sergio Leone, lo spaghetti western coreano indugia eccessivamente sulle scene di sangue, mostrandoci proprio tutti i passaggi degli efferati omicidi che si susseguono nel corso del film. Ben girato, a tratti esilarante.
hi c’e ’ in tv?
JOE BASTIANICH / MASTERCHEF ITALIA di M.L. Kevin
Joe Bastianich, di mestiere Ristoratore (con la “r” maiuscola, possiede una ventina di ristoranti italiani tra New York e Los Angeles), da quest’anno è anche giudice, assieme ai due chef Carlo Cracco e Bruno Barbieri, del nuovo talent show di successo Masterchef Italia, format vincente nel mondo (in 18 Paesi) e già collaudatissimo negli States dove Joe ha avuto occasione di sperimentare le sue doti televisive cimentandosi giurato, assieme anche a quel pazzo geniale di Gordon Ramsey. Da settembre Masterchef va in onda su Cielo tutti i mercoledì alle 21.00.La finalissima è fissata per il 7 dicembre (mercoledì 21 dicembre sarà trasmessa la sintesi dei momenti salienti). Prendiamo appuntamento con Joe, ci presentiamo a casa sua pochi minuti prima dell’inizio della trasmissione, e… Joe, la puntata sta per iniziare. Cosa ci offri per aperitivo? Un bianco friulano fresco. Grazie. Che facciamo, cucini tu o… vuoi che lo facciamo noi? Assolutamente voi! Ma non deludetemi… incinta di sei mesi. In un primo momento non l'accetta e pensa di abortire, poi decide di partorire ma darlo subito in affidamento. Troppo orgogliosa per appoggiarsi ad una famiglia lontana, è costretta a ricoverarsi in una clinica per ragazze nella sua stessa situazione ma con una differenza: loro vogliono il proprio bambino. L'incontro con un ragazzo, l'esperienza del parto, scuoteranno in un crescendo emotivo appassionante le certezze della giovane. Il film punta forte su una sceneggiatura capace di raccontare ma non giudicare, di una protagonista in stato di grazia nell'interpretare un personaggio complicato, sfaccettato ma sempre in ogni passaggio della storia coerente e credibile. Un insieme di dettagli rendono contesto e personaggi secondari funzionali alla storia di questa ragazza di cui sarà impossibile non affezionarsi e dimenticare. (Fabio Melandri)
Ahia… (per fortuna si distrae, inizia la puntata). Joe, trovi differenze tra i partecipanti italiani e americani di Masterchef? Beh, gli italiani sono più versatili, hanno una sensibilità migliore sul cibo e sanno usare meglio una grande varietà di ingredienti. Ai partecipanti americani piace invece prendere più rischi, forse non sono allo stesso livello degli italiani, ma sono meno spaventati dal provare qualcosa di non familiare, che sia un ingrediente o un tecnica di cottura. La volta in cui hai assaggiato un piatto dei concorrenti italiani ed hai veramente pensato: “Non ho mai mangiato qualcosa di così disgustoso”. Le rane al latte con salsa di cipolle e gorgonzola di Federico erano assolutamente terribili. Il peggio. Invece, la volta in cui hai assaggiato un piatto di un concorrente ed hai pensato: “Dovrei offrirgli un lavoro in uno dei miei ristoranti”. Assolutamente Luisa, per la sua quaglia croccante. Pubblicità. Zappiamo un po’ o… che ci vediamo? “Uno psicologo da cani”, su Cielo! Troppo politically correct! Dopo questa esperienza televisiva italiana, hai considerato di aprire un ristorante anche da noi? Gli impegni di lavoro sono al momento sufficienti, ma chi lo sa… certo non lo scarto. Se Carlo e Bruno (gli altri due giurati, ndr) venissero un giorno a trovarti in un tuo ristorante… sconto del 20%? Li inviterei entrambi a casa mia, che di certo sarebbe sempre gratis! Un po’ di competizione tra di voi, su? No, assolutamente no. Se loro vogliono, si fumano tutti.
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laccaggio su...
SIMONA MOLINARI! di Irene Di Gioia
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ola me ne vo’ per la città…”: chi di voi non ha beccato in radio, almeno una volta, questo ritornello dal sapore vintage? La voce è quella di un’artista giovane e raffinata: Simona Molinari. Abbiamo placcato la cantante dalle spiccate tonalità jazz prima della partenza per un favoloso tour in Asia, dove ritorna a grande richiesta, con le canzoni del suo ultimo album “Tua”. Ma prima si gode l’atmosfera natalizia... Ciao Simona, benvenuta su What’s Up! L’album “Tua” è stato preceduto del singolo duettato con Peter Cincotti, In cerca di te, rivisitazione di un successo del 1945: Simona oggi cosa cerca, il grande amore (come nella canzone) o il grande successo? (Ride, ndr) In realtà, cerco una grande serenità che poi non si sa se è data dal sesso o dall’amore. In un momento di alti e bassi la cosa che si può desiderare maggiormente è questa. Be’, a dire la verità avevamo ipotizzato una risposta tipo: il grande amore già c’è, il grande successo me lo auguro… magari sotto l’albero come regalo… (Ride divertita, ndr) Sto cercando entrambi ma il grande successo mi auguro davvero di trovarlo sotto l’albero! “Non sono di plastica… amami libera” (rif. brano La Donna di plastica). Pensi che la donna, in un rapporto di coppia, ancora non sia “libera” del tutto? Se sì, cosa dovrebbe fare per esserlo? Sì, credo che la donna ancora non sia libera del tutto a causa di tutte le categorie a cui deve sottostare per piacere e per piacersi. Tante volte è proprio lei a non accettarsi. La prima cosa da fare è proprio prendersi per quello che si è: è in quel momento che la donna da il meglio di sé. “Povera e piccola Italia, bene o male il mondo parla sempre di te… C’è il mandolino… Pasta, pizza e vino… E la Bellucci”, (rif. brano Povera Piccola Italia). Ma la Bellucci ti ha mica fatto una telefonata per…? No, non mi ha chiamato, ma spero che non se la sia presa. Il mio non voleva essere un buttar già la Bellucci, anzi. Pasta, pizza e mandolino: io sono orgogliosa di tutto questo ma l’Italia è anche molto di più. Appunto, canti: “l’Italia è molto di più”: descrivila con tre aggettivi. L’Italia è nella gente. Credo che il nostro patrimonio umano sia grandissimo come anche quello artistico e culturale. Io vedo uno Stato in questo momento ferito, ma allo stesso tempo solidale e in un certo senso, anche nei momenti peggiori, allegro, ossia non perde il senso dell’umorismo e non si prende troppo sul serio. Fra poco Sanremo… ci devi dire qualcosa? La volontà di esserci c’è. Ma chi può dirlo? Fino all’ultimo è sempre un’incognita. Nel brano Non credo canti: “Non credo a chi sa far l’amore, non va mai al di là delle parole”. Mi sa che il tuo pubblico maschile ne vuole sapere di più… ce la spieghi? (Ride, ndr) È un’affermazione che nasce quando ti trovi in una situazione di cinismo dovuta al fatto che hai vissuto una storia dalla quale ti senti ingannata.
Non credi un po’ più a niente e, in particolare, a chi è bravo a fare l’amore, a farti sentite desiderata e a metterti al centro dell’attenzione ma poi capisci che non è amore perché oltre a quel modo di fare non ti da molto di più. Sei nata a Napoli, ma cresciuta all’Aquila, dove hai studiato conservatorio. Hai avuto occasione di tornarci di recente? Torno abbastanza spesso perché ho lì tutta la mia famiglia. È ancora una città ferita… Devo dire che appartengo alle città più ferite d’Italia: Napoli e l’Aquila. Sento un grande senso di appartenenza e per questo ho inserito nell’album anche un brano in napoletano. (Maruzzella, ndr) Nella tua carriera hai già vinto molti premi… pensi che oggi abbiano ancora una ragion d’essere? I premi servono egoisticamente al cantante specialmente in una fase iniziale come la mia. Danno una gratificazione che ti spinge a continuare e pensi: “C’è qualcuno che si è accorto di me!”. Hai anche ricevuto molti consensi in Canada e dal 27 dicembre all'8 gennaio prossimi sarai impegnata in un nuovo tour in Asia con concerti a Hong Kong, Macao e Shanghai. Come ti stai preparando? Prima di questi tour passo dei lunghi periodi di sedentarietà profonda dove in pratica non esco mai! Preparo le forze perché quando sono in giro non mi ferma nessuno e non vedo l’ora di partire! Be’, hai tempo fino a Natale… mi sa che almeno qualche regalo dovrai comprarlo! Esatto… questa è una cosa che dovrò fare assolutamente! Per finire, un bell'augurio di buone feste a ritmo di “swing” per tutti i lettori di What's Up? Tanti auguri a tutti i lettori di What’s Up, spero che le prossime feste portino anche a voi tanta serenità.
CONSIGLI E SCONSIGLI
TEATRO
CONSIGLI
di Alma Daddario
“NERDS”
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volte vale la pena di frequentare i piccoli teatri. È il caso dell'Agorà, storico spazioalternativo della Capitale, che ha favorito il successo di autori importanti e impegnati, e giovani attori. In scena un testo ironico e ben scritto: “Nerds”, di Emiliano Luccisano, che ne cura anche la regia. Nerd è un termine della lingua inglese con cui viene chiamato chi ha una certa predisposizione per la ricerca intellettuale (associata a un quoziente superiore alla media), ed è contemporaneamente poco predisposto a socializzare. Le complicazioni possono nascere, come accade ai due protagonisti dello spettacolo, quando ci si innamora. Una soluzione possibile, per due individui non abituati a frequentare l'umanità, piuttosto libri e computer, potrebbe essere quella di affidarsi a due maestri esperti in “seduzione”. A partire da questa decisione, i nostri giovani nerds saranno coinvolti in una serie di situazioni paradossali ed esilaranti. Perfettamente in parte i giovani attori: Claudio Cappotto, Beatrice Conti, Ilary Artemisia Rossi, Simone Corda, Alessio D'Amico.
SCONSIGLI
“MAMMA MIA”
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luricelebrato e pluritradotto, dopo il debutto milanese è sbarcato anche a Roma, al teatro Brancaccio, il musical “Mamma Mia”! La protagonista della storia è la giovanissima Sophie, che vive in una minuscola isola greca, e ha un sogno: quello di conoscere finalmente il padre, di cui la madre non ha mai voluto svelare l'identità. La storia si complica quando la giovane, leggendo di nascosto il diario della genitrice, scopre che in realtà i padri potrebbero essere tre. A quel punto escogita il modo di invitarli tutti e tre alle sue imminenti nozze, per studiarne il comportamento. Il film omonimo, interpretato da una Meryl Streep piena di verve, aveva il pregio di una colonna sonora accattivante con le belle canzoni degli Abba, che qui purtroppo sono state tradotte in italiano, lingua che per i musical di matrice anglosassone risulta assolutamente inadatto. Chissà come sarà la versione in cinese mandarino, che è stata realizzata da poco. Il cast dei giovani attori è meritevole, tournée nelle maggiori città italiane.
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rt and the city
OCCUPY ART!
ARTISTI DI TROPPO di Stefano Elena
di Gabriella Poggioli
Berlino. A quanto pare in questa città, che è Berlino, non si può mai stare tranquilli. Neanche passeggiando nella più piena assenza di crucci estetici tra le foglie cadute di fresco di un Tiertgarten quasi desolato grazie ai primi accenni di gelo si può evitare di imbattersi nell’arte (o in qualcosa che le somigli). Su una delle tante panchine del parco una macchina fotografica usa e getta è legata ad una delle assi. Accanto uno scritto chiede che i passanti scattino una fotografia. Scoprirò più tardi, consultando l’indirizzo web indicato, che il progetto consiste in una sorta di archiviazione on-line dei volti delle persone che hanno accettato l’invito. Nulla quindi di particolarmente “dotato”, creativamente parlando, ma ho ritenuto interessante fare alcune considerazioni in merito alla negazione dell’autore nel processo di realizzazione di un lavoro che preveda il coinvolgimento di altri individui. Specie nel caso del metodo fotografico, è piuttosto infrequente che accada di poter comparire in uno scatto senza conoscere o anche soltanto vedere il fotografo. E poi, non secondo, c’è lo sbalordimento di duplice sorpresa a costituire un ulteriore argomento di fascino: tanto l’autore quanto il soggetto ignorano l’identità dell’altro pur avendo condiviso un’esperienza così perfidamente e minacciosamente intima come una fotografia. Questa partecipazione a togliere può essere un congegno “attivo” nell’abitudinaria passività del rapporto tra artista e pubblico, valido inoltre alla realizzazione dell’opera alternata tra i due. L’artista potrebbe finalmente essere tenuto a condividere...
ll’inizio erano i giovani della Primavera araba, poi gli Indignados di Puerta del Sol a Madrid. Di lì il virus della contestazione è dilagato come un contagio positivo delle coscienze fino a colpire oltre Atlantico, dritto al cuore di La ballerina e il toro, manifesto simbolo del Mammona: insediatosi lo movimento Occupy Wall Street. scorso ottobre in Liberty Plaza, il movimento Occupy Wall Street denuncia gli abusi del capitalismo finanziario con uno slogan degno del miglior copywriter al servizio delle corporation, “We are 99%”. E dalla miccia newyorkese alle piazze di ogni città americana, l'innesco è stato fulminante. Mentre l'onda di Occupy aumenta di energia, il confine tra 'attivista' e 'artista' diventa sempre più sfuocato. Testi, video e immagini trasmettono i messaggi e gli eventi legati al movimento a qualsiasi sito Internet, blog, feed di Twitter e su qualsiasi superficie disponibile. In effetti, ogni sede di Occupy negli Stati Uniti è diventata essa stessa un'opera d'arte: un'installazione vivente o una scultura sociale. È successo a Occupy Oakland (vedi servizio a pagina10) che ha trasfor-
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No Comment art exhibition, 23 Wall Street, New York, 8-14 ottobre 2011
Hella Occupy Oakland, poster realizzati e distribuiti ancora freschi di stampa da Jon-Paul Bail di Political Gridlock, un collettivo di street artist locale.
mato lo sciopero generale indetto il 3 novembre scorso in un autentico happening, con interventi di artisti visivi, musical, spettacoli di danza e letture di poesie. Ed è successo, naturalmente, a Wall Street, dove, a metà ottobre, la mostra 'No Comment' ha occupato per una settimana gli spazi tra l'edificio di JP Morgan e il New York Stock Exchange con dipinti, fotografie, installazioni e opere di video arte. Non stupisce, dunque, che la fiamma accesa da OWS abbia attaccato presto anche il sistema dell'arte contemporanea. Il nuovo movimento si chiama, manco a dirlo, Occupy Museums e nasce dall'iniziativa di Noah Fischer, artista newyorkese autore di installazioni sonore, video e performance (www.noahfischer.org). Leggiamo dal manifesto pubblicato sul blog di Paddy Johnson (www.paddyjohnson.tumblr.com), nota critica d'arte fondatrice della rivista Art Fag City (www.artfagcity.com): "Il gioco è finito: finalmente vediamo oltre le piramidi dell'elitarismo culturale controllate dall'1%. Noi, gli artisti del 99%, non tolleriamo più l'inganno di un sistema
MUST HAVE: I QUADRI SCULTURA DI MARCELLO REBOANI di Maria Teresa Pagnotta Parola d’ordine “Must Have”: assolutamente da avere. Con questa idea nasce la mostra di Marcello Reboani, artista romano, classe ’57. Tra le sue passioni, il mare e i viaggi. Questi ultimi sono stati d’ispirazione per i lavori sulle carte geografiche e i planisferi attraverso cui ha rivisitato artisticamente luoghi lontani, dando inizio alla sua lunga carriera. La mostra Must Have, a cura di Melissa Proietti, sarà aperta al pubblico dal 2 dicembre fino al 30 gennaio 2012 presso la Galleria “La Nuvola” di Roma. Esposte una serie di opere-sculture in tecnica mista, composte
Macello Reboani, Kelly bag, legno, alluminio, smalti, cm. 37x42, 2007
da diversi materiali di recupero come il legno, l’alluminio, il rame e il vetro, il tutto creando una sorta di collage tridimensionale nel quale, osservandolo, anche il tatto viene stimolato insieme agli altri sensi. Traspare un ricordo della più tradizionale arte pop in quanto le sculture plasmate dall’artista simboleggiano la società del consumo mettendo in contrap-
Macello Reboani, Nikon, legno, pneumatico, vetro, alluminio, cm. 37x47, 2007
posizione i materiali più poveri con gli oggetti più costosi, caricandoli d’ironia. La Kelly Bag di Hèrmes, la Sac di Chanel, la Mini, il Rolex, le Converse All Star e altri accessori, diventano icone accessibili: chi di noi non ha mai desiderato uno di questi oggetti da copertina di rivista glamour? Reboani li ha trasformati in trenta opere che “sfileranno” sotto gli occhi del visitatore, con un nuovo vestito. Un vernissage inedito e soprattutto… stimolante per tutte le età.
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Il volantino di Occupy Wall Street illustrato da Shepard Fairey.
gerarchico corrotto, basato su una propaganda che sostiene l'assurda elevazione di un solo genio individuale al di sopra di un altro essere umano, per il vantaggio economico della più elitaria delle élite. Per oltre un decennio, gli artisti e gli amanti dell'arte sono stati vittime della sua intensa commercializzazione e cooptazione. Noi diciamo che l'arte è per tutti, attraverso ogni classe sociale, cultura e comunità". Per cominciare, Fischer ha proposto l’occupazione della Frick Collection, del New Museum e del MoMA, l'unica concretamente messa in atto al momento in cui scriviamo. Certo, le rivendicazioni suonano piuttosto vaghe e le conclusioni banalmente populiste ("Musei, aprite la mente e il cuore! L'arte è per tutti! La gente è alla vostra porta!"), ma le premesse fotografano una realtà incontestabile di asservimento del sistema artistico agli umori dei capitali privati, la cui messa in discussione ha comunque il sapore di una boccata d'aria fresca. Non è poi così scontato, dunque, che, tra i numerosi sostenitori d’eccezione conquistati dal movimento Occupy, sia proprio un artista corteggiato dal gotha dell'arte contemporanea a distinguersi per un attivismo tanto discreto quanto appassionato. Annoverato dall’Institute of Contemporary Art di Boston tra gli street artist più influenti a livello internazionale, Shepard Fairey (www.obey-
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giant.com) espone al MoMA, al LACMA di Los Angeles e al Victoria and Albert Museum di Londra. Opere valutate oggi decine di migliaia di dollari, ma frutto di una riflessione politico-sociale coerente, che l’11 novembre scorso gli è valsa il riconoscimento di ‘Artist as Activist 2011’ dalla Robert Rauschenberg Foundation di New York per un progetto a favore dei senzatetto. E se la sera ha donato un quadro, Harmony, e una serie di cento poster alla Coalition for the Homeless, al mattino aveva già distribuito agli occupanti di Wall Street quattro serie di sticker ispirate alle istanze del movimento. Un impegno destinato a rinnovarsi presto: è del 19 novembre la rivisitazione di Hope, il ritratto di Obama che diede visibilità a Fairey nel 2008, ora coperto da una maschera di Guy Fawkes. Liberamente riproducibile, il nuovo lavoro ha un titolo che più esplicito non si può: Mr. President, we HOPE you are on our side, signor Presidente, SPERIAMO che lei sia dalla nostra parte. “Questo poster rappresenta il mio sostegno a Occupy, un movimento popolare nato per opporsi alla corruzione, allo squilibrio di potere e al fallimento della nostra democrazia nel rappresentare e assistere gli americani medi”, ha spiegato Fairey sulla sua pagina Facebook (www.facebook.com/ObeyGiant). “Per quanto carente sia il sistema, vedo Obama come un potenziale alleato del movimento Occupy, se l’energia del movimento viene percepita come costruttiva, non distruttiva. Per me Obama è ancora la cosa più vicina a ‘un essere umano prestato alla politica’ che abbiamo attualmente. Certo, non basta votare. Abbiamo bisogno di utilizzare tutti i nostri strumenti per aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi e ideali. Tuttavia, sono dell’idea che idealismo e realismo debbano esistere mano nella mano. Il cambiamento non riguarda solo un’elezione, una campagna, un leader: si tratta di una costante dedizione al progresso e di una costante spinta nella direzione giusta.Lasciateci essere gente che fa la cosa giusta all’esterno del palazzo e, allo stesso tempo, spingiamo chi è dentro a fare la cosa giusta per la gente”.
In alto, Shepard Fairey, Corporate Violence for Sale, Top-Elite Faschions for Sale, Legislative Influence for Sale ed Enjoy Small Privileges, sticker, 2011. Gli sticker sono stati donati dallo street artist a sostegno del movimento Occupy Wall Street. A sinistra, Shepard Fairey, The Future Is Unwritten, 2011. L’opera è stata donata dall’artista all’associazione Coalition for the Homeless in un’edizione limitata di 100 poster, acquistabili online su artnet.com.
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Peter PAn iL MuSiCAL
A interpretare il ruolo del “bambino che non voleva crescere” torna, a grande richiesta, Manuel Frattini, star del musical italiano, che accompagnerà il pubblico fino alla magica “Isolachenonc’è”. “Peter Pan il musical”, tratto dal capolavoro di James Matthew Barrie, vede in scena una compagnia di venticinque artisti, diretti da Maurizio Colombi, che si muovono sulle trascinanti musiche dello storico concept-album “Sono Solo Canzonette” di Edoardo Bennato, arrangiato in versione musical Peter Pan - Manuel Frattini dallo stesso autore. Ad appassionare gli spettatori le entusiasmanti coreografie acrobatiche, lo sbarco della nave pirata ed il personaggio di Trilly, realizzato con tecnologie laser. In tournèe fino al 22 aprile nelle maggiori città italiane (dal 24 gennaio al 12 febbraio al teatro Sistina di roma). (Lucia Paoloni)
A MiLAno: “PAzienzA un Corno”
Il suo nome ha fatto la storia del fumetto italiano. Ad Andrea Pazienza (1956 -1988), o come amava firmarsi al “Paz”,
è dedicata la mostra di disegni a matita “Pazienza un corno” presso la Galleria Ca’ di Frà, Arte Contemporanea a Milano (Via Carlo Farini 2 – zona Isola). L’esposizione raccoglie circa trenta opere del disegnatore pugliese realizzate con diverse tecniche: a china, a pennarello e anche collage su carta o cartoncino che in parte sono state tratte dal “Bestiario”, raccolta di illustrazioni pubblicata dallo stesso Pazienza. La mostra sarà aperta fino al 28 gennaio 2012 con chiusura natalizia dal 24 dicembre al 9 gennaio, dal lunedì al venerdì e sabato su appuntamento.
CArtoon HeroeS: APPuntAMento neLLA CAPitALe
Gli storici cantanti dei cartoni assieme live. Il 17 dicembre prossimo alle 21.00 presso il Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica a roma appuntamento con “Cartoon Heroes”. L'originalissimo e inedito progetto vede gli autori e gli interpreti originali delle più celebri sigle tv dagli anni Settanta ad oggi, unire i loro reA.Pazienza, Orso con farfalle, matita, pertori per raccon-
china e pennarello su carta Cm 18x22, firmato con monogramma
Cartoon Heroes - Attak
tare l’intera storia dei cartoons in Italia, da Mazinga a Ken il guerriero, da Lady Oscar a Hello Kitty. Uno straordinario spettacolo per grandi e piccini nel corso del quale gli autori, i musicisti e i cantanti originali delle sigle che hanno fatto storia, ripropongono i loro successi in versione acustica.
A LondrA, “MAnzoni: AziMut”
Dopo lo straordinario successo della mostra “Manzoni: A Retrospective” presentata a New York nel 2009, Gagosian Gallery ha inaugurato “Manzoni: Azimut” presso lo spazio espositivo di Davies Street, Londra. Con la partecipazione della Fondazione “Piero Manzoni”, la mostra celebra il lavoro svolto da Manzoni in his home - Milano1961 Manzoni e da alcuni artisti che con lui hanno condiviso l’esperienza della galleria Azimut a Milano, tra il1959 al 1960. La sua breve carriera, è morto a soli trent’anni, è stata una delle più radicalmente innovative del ventesimo secolo, grazie a un corpus di opere che tutt’oggi sfida le definizioni di autorialità e virtuosismo artistico. Fino al 6 gennaio 2012. Info su: www.gagosian.com.
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I GIOIELLI DELL’INVERNO
Miss Sixty
TENDENzE E sTILI, cON uN OcchIO a TEschI E GufI
BRaccIaLI, Da “MEscOLaRE” MaXI aNELLI
Ilary Blasi indossa Skin Jewel, esclusiva Stroili Oro
di Ilaria Crestini
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on è solo perché il Natale è alle porte e e si possono chiedere in dono piccoli sogni, non è nemmeno perché siamo naturalmente orientate a cercare la luce laddove possiamo trovarla: è certamente per vanità che si desidera e si sceglie un gioiello. E per fortuna per far felice una ragazza oggi non servono follie. Così come è stato per gli abiti, ma anzi, probabilmente, ancora di più, la democratizzazione della moda ha coinvolto o meglio stravolto i gioielli. Allo stesso modo del sarto, che creava abiti su misura, anche il maestro gioielliere, che produceva creazioni one off che esaudivano sogni da indossare nelle grandi occasioni, è ormai quasi solo un ricordo. Le occasioni non sono più solo le grandi serate di gala ma i pomeriggi improvvisati, le protagoniste non più ragazze dell'alta società ma quelle creative e naturalmente dotate di senso dello stile. I gioielli non sono più creazioni di oro e pietre preziose ma bijoux adorabili da indossare con tutto. Dando un rapido sguardo alle tendenze emergono chiari i riferimenti e le influenze retrò. Fortissimi i richiami dal passato che regalano bijoux romantici, in stile sia vittoriano che gotico dalle forme piene e lavorate.
cOLLaNE,Da PRINcIPEssa
Capaci di rappresentare appieno il mood che accomuna un po’ tutti i bijoux, troverete proposte con grande forza quelle "da principessa" capaci di riempire il decolletè in uno scintillio di pietre. Il fatto che siano palesemente realizzate con quelle non preziose, oltretutto non necessariamente montate su oro o argento, è il loro punto di forza. Divenendo accessorio allo stato puro, non più quindi propriamente gioielli, arricchiscono ogni tipo di scollatura in un gioco di ironiche citazioni di un mondo ormai passato da far rivivere con leggerezza. Alternativa per tutte coloro che preferiscono avere al collo oggetti dall'eleganza più discreta, capaci di vestire look più moderni, sono gli intramontabili fili con pietre da portare lunghi o doppi su maglie e camicie: i sautoir semplici, ma sufficienti a dare luce, sono perfetti soprattutto per il giorno.
Resta forte la tendenza dei bangle - i rigidi alti che riempiono il polso -, delle maglie morbide e dei cerchi rigidi. Imperativo è quello di indossarne in quantità mescolando forme, stili e colori. Dimenticate per questi il detto “less is more” perché è proprio questo il gioiello con cui potrete eccedere. Sentitevi libere di sceglierli in ogni tipo di materiale: dal legno al tessuto, dal plexiglass colorato alla bachelite, dal cuoio con borchie fino all'acciaio, ognuno con la sua particolarità ed il merito di poter essere indossato senza per questo doverne sacrificare un altro, vi offriranno l'imperdibile opportunità di mescolare gli stili in un mix & match creativo.
Continuano ad avere la meglio le grandi dimensioni. Tanti cocktail con pietre colorate, fasce alte, sia lisce che incise, martellate o arricchite da strass e zirconi, solitari rivisitati per i quali si utilizzano pietre sintetiche colorate che lo rendono puro gioiello e non più necessariamente pegno d'amore.
Bijou Brigitte
TEschI E sTELLE
In argento, ricoperti di strass, smaltati, con brillanti incastonati teschi e stelle sono ovunque assieme agli altrettanto Swarovski proposti gufi e ragni, uno degli emblemi dello stile gotico di gran moda. Soggetto unisex capace di incontrare il gusto di un pubblico 2Jewels variegato per stile ed età, quasi sicuramente non manVincono più che mai i pendenti. Fortissima è l'ispirazione che cherà di far capolino dai vostri bideriva dai modelli opulenti del passato: uno su tutti il joux. modello chandelier. Parola che letteralmente significa “lampadario”, descrive Brosway perfettamente quelli costituiti da elementi pendenti ricchi di cristalli. Bianchi o colorati, si usano anche di giorno e, fortemente vittoriani nello stile, sono l'altra grande opportunità di indossare un pezzo fintamente importante ad ogni ora del giorno e della sera. Se volete alternative non faticherete a trovarne, a patto però che non siate alla ricerca di dimensioni ridotte. Scoprirete infatti cerchi arricchiti da pendenti, grappoli di pieBreil tre dure, modelli realizzati con materiali insoliti come l'uncinetto che ricordano le tecnica della filigrana, riprodotta anche da piastre di metallo sottili e leggerissime tagliate al laser, fili con charm di ogni genere. Ancora una volta il gioco è quello delle continue ciSwatch Anna Rachele Nomination tazioni dal passato.
OREcchINI, MEGLIO a LaMPaDaRIO
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ECCO IL PERCHÉ DEI BLACK OUT di Giada Frana
Lo studio condotto da una équipe dell’Università Notre Dame de Paris
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uante volte vi è capitato di entrare in una stanza e dimenticarvi all’improvviso quello che eravate venuti a fare o cercare? Un’esperienza frustante, che pone diversi interrogativi sulla propria capacità di memoria. Grazie a un’équipe di psicologi dell’Università di Notre Dame, guidati da Gabriel Radvansky, si è riusciti a trovare il motivo di questi continui e irritanti “black out”. Secondo il team del professore Radvansky, il fatto di attraversare una porta creerebbe una sorta di “confine mentale”, capace di “inghiottire” il ricordo e archiviare involontariamente i pensieri del momento. La ricerca è stata pubblicata recentemente sul Journal of Experimental Psychology. Noi di What’s Up siamo andati ad intervistare il professore Radvansky, per saperne di più e capire come poter prevenire questi “black out”. Professore, la sua ricerca sostiene che quando attraversiamo una porta, a volte non ci ricordiamo più quello che volevamo fare. Cosa succederebbe esattamente in quel momento? L’attraversare una porta, per passare da una stanza all’altra, non causa una vera e propria perdita della memoria, ma ci rende più difficile ricordare quello che stavamo cercando di tenere in mente. Esistono delle interferenze che rendono le persone meno portate a ricordare quello di cui avrebbero bisogno, anche nel caso in cui le informazioni da memorizzare siano davvero poche. Come ha fatto ad arrivare a queste conclusioni? Abbiamo chiesto al nostro campione, tutti studenti dell’Università di Notre Dame, di andare a prendere degli oggetti o spostarli, però in modo che non potessero vederli, ad esempio mettendoli in una scatola delle scarpe. Essi dovevano in entrambi i casi attraversare una stanza grande o spostarsi da una stanza all’altra: un’operazione svolta sia nella realtà virtuale che in quella reale. In seguito abbiamo testato la loro memoria, chiedendo cosa stessero trasportando. In che modo possiamo evitare questi “black out”? Esiste uno stratagemma per ricordarci meglio le cose? Per quanto riguarda il ricordarsi le cose, suggerirei di portare con sé un oggetto, ad esempio un cacciavite nel caso in cui dobbiamo sistemare qualcosa. La domanda giusta è però “perché dimentichiamo le cose”? In genere facciamo cose diverse come fossero parte di eventi differenti. Così, invece di ostinarci a pensare a cose che non sono più rilevanti, eventi di confine, come ad esempio oltrepassare una porta, ci dovremmo invece preparare a quello che verrà dopo. Esiste invece uno stratagemma per ritrovare la nostra memoria cancellata?
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In genere, tornare nell’ambiente dell’evento precedente può aiutarci a dare dei suggerimenti alla nostra memoria e ricordarci così quello che avevamo dimenticato. Tutti, più o meno, abbiamo questa sorta di “black out”. Fino a quando possiamo considerarli “normali”? Quando una persona dovrebbe iniziare a preoccuparsi? Non saprei dire quanto spesso possiamo definirlo “normale”, ma quello che posso dire è che le persone commettono errori dal 5 al 15% delle loro tempo utile. Siamo cresciuti con genitori che ci hanno raccomandato di mangiare pesce, che contiene fosforo, per salvaguardare la nostra memoria (peraltro sembrerebbe una leggenda metropolitana). C’è la possibilità di migliorare la nostra capacità di memoria tenendo un particolare stile di vita, inclusa l’alimentazione? Il modo migliore per avere una buona memoria è di essere attivi su tre livelli: fisici, mentali e sociali. Essere fisicamente attivi comporta anche lo stare attenti a ciò che si mangia. Essere mentalmente attivi significa fare molte cose, come ad esempio guardare parecchi film, leggere molti libri, entrambi di genere diverso; viaggiare appena se ne ha la possibilità, o fare qualsiasi cosa di intellettualmente stimolante. Essere attivi socialmente significa uscire e interagire con altre persone, inclusa la propria famiglia e i propri amici. Questo fenomeno potrebbe essere in qualche modo legato ai “déjà vu”? Forse. Il déjà vu è la sensazione che qualcosa ci sia familiare, ma non riusciamo a capacitarci del motivo. Potrebbe essere che alcune persone si muovano da un evento all’altro, portando con sé degli aspetti che fanno sembrare l’evento più familiare, ma, a causa di alcune dimenticanze, non sappiamo spiegare il perché di questa familiarità. A lei non è mai capitato di avere questi “black out” durante una ricerca, e magari di perdere alcuni risultati? Mi dimentico spesso le cose. Per fortuna le appunto da qualche parte o, meglio ancora, il computer registra i dati, così non subisco le conseguenze delle mie dimenticanze. ... Dicevamo? (ride)
Noi figli di uno sport minore MONDIALI DI SCI ALPINO LA TAPPA ITALIANA di Alessandro Mercanti Nei mesi di Dicembre e Gennaio il Campionato del Mondo di Sci Alpino sarà di passaggio in Italia per alcune tappe, appuntamento molto interessante per gli appassionati che potranno godere, in diverse località dello stivale, delle prestazioni di questi sportivi dotati di grande atletismo e potenza fisica. I campionati sono iniziati come da tradizione a fine Ottobre e proseguiranno fino a metà Marzo. La tappa inaugurale si è tenuta al ghiacciaio di Sölden in Austria, da qui il mondiale diventa itinerante visitando l’Europa ed il Nord America. Le donne arriveranno in Italia a Gennaio, il 14 ed il 15 a Cortina (discesa libera e supergigante), mentre gli uomini verranno nel Belpaese a Dicembre, dal 16 al 19 saranno tra la Val Gardena (supergigante e discesa), l’Alta Badia (gigante e slalom speciale) e Bormio (discesa libera). Gli atleti, dopo aver viaggiato in lungo ed in largo, si riuniranno per la tappa conclusiva ancora in Austria, a Schladming, dove si terranno le ultime gare del 17 e 18 marzo. L’appuntamento è di quelli da non perdere, data soprattutto l’importanza della competizione visto che nella stagione 2011/2012 non sono previste Olimpiadi, (si terranno in Russia nel 2014) né Mondiali. Anche l’attenzione dei media sarà interamente rivolta a questi campionati, le gare potranno essere infatti viste sui canali di Eurosport, rete ufficiale, e di Rai Sport 1. L’Italia, nella categoria uomini, spera in Christof Innerhofer, l’atleta azzurro che ha subito un leggero infortunio nella fase iniziale in Austria, mentre per le donne la più quotata è Daniela Merighetti. Tuttavia sono poche le speranze per gli italiani che da anni non riescono a vincere in questa competizione. Storiche ed uniche per il tricolore furono le vittorie di Thoni e Tomba. Per poter conquistare il titolo sarà importante avere un’abilità polivalente, ricordiamo infatti che le discipline si dividono in slalom gigante, combinata, slalom speciale, supergigante e discesa libera; di recente è stato introdotto anche lo slalom parallelo. Ad ogni gara saranno assegnati punti a scalare, 100 al primo e 1 al trentesimo, chi, alla fine del campionato, avrà totalizzato più punti potrà avere l’onore di alzare la “Coppa di Cristallo”. Gli altri potranno comunque accontentarsi della vittoria nelle singole coppe disciplina.
portivamente parlando
CAMPANILISMO E RACCHETTONI GLI SPORT NAZIONALI, UFFICIALI… E NON di Irene Iorio
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n gruppo di persone comuni che giocano a racchettoni. Sono uno accanto all’altro e colpiscono le palle con forza e ritmicamente. Hanno la faccia rossa, il fisico non proprio atletico, ma si impegnano molto. Sembrerebbe una brutta pubblicità di un villaggio turistico ma per gli Israeliani si chiama “matkot” ed è lo sport nazionale. Un gruppo di uomini magri e dalla pelle olivastra trottano a cavallo su un terreno polveroso e arido. Si contendono la carcassa macilenta di una capra, prendendosi a frustate e buttandosi giù dal rispettivo “destriero”. Qualcuno lo sconsiglierebbe ad un pubblico dal cuore debole. Lo riterrebbe diseducativo per i bambini. In Afghanistan si chiama buzkashi ed è lo sport nazionale. Ogni Stato ha il suo, e spesso non corrisponde allo sport più seguito dal
proprio popolo. Per fare un esempio, non serve allontanarci troppo: in Italia lo sport nazionale ufficiale è il ciclismo. Ma se nove italiani su dieci sono in grado di recitare la formazione calcistica dell’Inter, anagrammando i nomi e senza prendere fiato, altrettanti pensano che “la maglia rosa” sia un capo di abbigliamento anni ’80. Ma non sarebbe nemmeno giusto dire che il calcio è lo sport nazionale. Semmai è l’ “evento mediatico” nazionale. Lo guardiamo seduti sul divano, facendo salti mortali per arrivare alla fine del mese senza rinunciare all’abbonamento alla pay tv. Certo, ci si può consolare prendendo in considerazione le piccole realtà locali che spesso creano fenomeni di campanilismo folle (vedi il palio di Siena). Almeno si parla di emozioni tangibili, vive. In altri Paesi lo sport nazionale si configura con quello che è lo sport “storico”, quello che caratterizza la nazione stessa. Tendenzialmente, si parla di arti marziali. Il sumo per il Giappone, la capoeira per il Brasile, il muay thai
per la Thailandia, l’arnis per le Filippine, il sambo in Russia, la lotta svizzera. Insomma, qualcosa che realmente rispecchia la storia e la cultura del popolo di riferimento. Un’attività che è cresciuta e si è sviluppata con la società stessa. Spesso infatti le manifestazioni legate allo sport nazionale non si riducono solamente alla competizione. In Messico ad esempio non c’è proprio uno sport nazionale, ma più che altro un “evento sportivo” nazionale: la charreria. I “Charros” sono il corrispettivo dei Cowboys, forse un po’ più bassi e scuri. Si sfidano annualmente in varie specialità (gare a cavallo, rodei di vario tipo, corse dietro ai tori, abilità col lazo…) in un ambiente circondato da colorati balletti, fiere culinarie, concerti ritmati tipici della tradizione locale. Insomma, circondati da tutte quelle manifestazioni che ravvivano il senso di appartenenza ad un popolo e che permettono di vivere realmente il territorio cui si è legati da quell’abitudine, a tratti pesante, a tratti rassicurante, che si chiama tradizione.
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“UN UOMO GIUSTO”
di Milena Mariano
Elena Stancanelli ci parla del protagonista del suo ultimo romanzo, Davide, un uomo la cui vita è stata, seppur inconsapevolmente, condizionata da un disturbo dell’apprendimento… Dietro questo romanzo c’è una storia vera. Alcune cose mi sono capitate, altre raccontate. Tra queste il racconto sulla dislessia. Mi ha incuriosito scoprire che ci sono delle persone - e non sono così poche che non sanno leggere e scrivere e nonostante questo arrivano a diventare adulte, fare dei mestieri, caELENA STANCANELLI varsela in un mondo in cui faticano Un uomo giusto a decifrare qualsiasi messaggio Einaudi verbale come un titolo sul giornale, Pp. 180 - € 16,50 dei segnali stradali complessi, la corrispondenza, le multe. Mi si è aperta davanti la prospettiva di un altro mondo che aveva regole diverse. Anna è colta, sa le cose, è armata rispetto al mondo, mentre Davide “non sa fare niente ma sa fare tutto”. Sono due possibilità per viverlo, il mondo? L’idea è che il mondo sta in mezzo. Credo che sia uno dei temi di questi anni, il fatto che si è aperta una forbice tra chi detiene tutti i mezzi e chi non ne ha nessuno e si muove per logiche diverse che sono, per certi versi, antagoniste. È una specie di guerra tra due posizioni. Ho voluto, invece, che nel romanzo ci fosse una comprensione, come due poli opposti che si guardano per la prima volta negli occhi, probabilmente perché innamorati e questo, in qualche modo, rompe un diaframma dando la possibilità di guardarsi e “guarirsi”. Alfredino Rampi, Mariele Ventre, lo scherzo televisivo a Sandra Milo. Un tendenza degli scrittori della tua generazione, quella di “raccontare” attraverso episodi e personaggi “comuni”?
La biografia di questa nazione, negli ultimi decenni si è svolta attraverso episodi che sono condivisi. La mia generazione si è “sverginata” attraverso il rapimento Moro ed è andata avanti attraverso alcuni avvenimenti che sono quelli intorno ai quali continuiamo a farci delle domande e che la rendono riconoscibile. Il mio personaggio è capitato attraverso alcune cose che possono essere condivise, nell’impossibilità di avere un terreno comune di conversazione; questi episodi permettono di stabilire un punto di incontro e di comunicazione. Qualsiasi persona a qualsiasi livello di istruzione conosce questi personaggi, sono come dei punti di congiunzione, delle sinapsi.
“CHIEDIMI L’AMICIZIA” Hanno identità reali disgiunte da quelle che artificiosi profili Facebook costruiti ad hoc intendono ostentare. A leggere i loro nomi “Lisa, Barbara, Paco, Sandro, Giovanni, Massimo…” sembra trattarsi dei componenti di una comitiva, una di quelle in cui in cui si condividono vacanze, acne e problemi adolescenziali. Invece è una mera lista di conoscenti, una comunità tale solo in quanto virtuale: i personaggi sono cronicamente soli e vittime di una diffusa incomunicabilità, che amplifica il malessere generico e diffuso di una generazione insofferente alla vita, MAURO EVANGELISTI tendenzialmente rassegnata o alla Chiedimi l’amicizia ricerca e talvolta all’evasione da Cartacantaeditore se stessi, spesso attraverso il Pp. 133 - € 14,00 viaggio, la droga, la trasgressione. Chiedimi l’amicizia, abusato leit motiv di tanti incontri quotidiani, è il sottile filo conduttore del libro, che assomiglia ad un primordiale grido di aiuto e affetto. (Milena Mariano)
“IL SUONO DELLA DOMENICA”
di Massimo Canorro
Ha scritto canzoni interpretandole con musicisti di livello assoluto, da Eric Clapton a Sting, dai Queen a Joe Cocker, da Bono Vox a Ray Charles, a B.B. King, guidato dall’istinto che gli è innato. Basti pensare a quando rammenta la genesi di uno dei suoi brani storici: “Dopo aver ascoltato Puccini, un giorno mi esce Miserere, che era una roba strana. La frase ‘Miserere misero me però brindo alla vita’, uscita di getto insieme alla musica. L’ho accantonata. L’idea di Pavarotti mi è venuta subito”. RiZUCCHERO FORNACIARI cordi che Adelmo Fornaciari, Il suono della domenica conosciuto al pubblico come Mondadori Zucchero, ha raccolto nella Pp. 300 - € 19 sua biografia. Una vita iniziata a Roncocesi, vicino a Reggio Emilia, dove nasce il 25 settembre 1955 e dove tutti lo chiamano Zucchero, soprannome attribuitogli dall’insegnante elementare. Nel piccolo centro Adelmo Fornaciari trascorre l’infanzia (fino al 1968), ma è tutta la Bassa Reggio, caratterizzata da gente e paesaggi unici, ad accompagnarlo emotivamente lungo un percorso artistico che lo porta a vendere oltre 50 milioni di dischi in tutto il mondo. Nella biografia Zucchero guida il lettore attraverso tutte le sue tappe, senza celare alcunché di un’esistenza a tratti difficile (“Sono passato attraverso il tritacarne della depressione, degli attacchi di panico”). Ma l’amore per la famiglia e per i fan, sempre al suo fianco, hanno spinto il bluesman emiliano a non lasciarsi andare. E oggi scrive: “Amo la vita. Da quando sto qui a Lunisiana Soul – il suo buon retiro della Lunigiana, ndr – questo posto che ho costruito a mia somiglianza e a mia misura, sto bene”.
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I GIOVANI PREMIATI DA WHAT’S UP PER LA RICERCA E LA CULTURA di Luisa Foti
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il Premio What’s Up va, continua nel suo percorso di scoperta di giovani talenti. Dopo la premiazione della giovane regista Giorgia Farina e del ricercatore Roberto Navigli nel 2010, questo è l’anno di tre ricercatori e di uno scrittore. La cerimonia, come di consueto, si è tenuta nella sala della Protomoteca in Campidoglio, luogo in cui da anni si celebra il Premio Minerva, omaggio all’indimenticabile fondatrice Annamaria Mammoliti, e il Premio What’s Up, il tributo al talento dei giovani. Quasi una “mission”, quella del premio. Quella di scoprire il talento, riconoscerlo e valorizzarlo in tempi in cui dei giovani sembra importare poco o nulla a nessuno. “In questa Italia, in questa società che non dà meriti al merito, il talento non è sufficiente, è una dote troppo povera per ottenere l'affermazione. I giovani che premiamo si sono affermati grazie alla loro determinazione, alla loro intraprendenza, alla loro caparbietà ed il loro coraggio. Sono simboli positivi di cui essere fieri”. È con queste parole che il Presidente Riccardo Severi, il “papà” e la mente del premio, parla del Premio What’s Up Giovani Talenti arrivato alla sua quinta edizione.
La giuria, presieduta dallo stesso Severi, Direttore Responsabile del mensile What's Up e composta da autorevoli giovani nel campo artistico, editoriale, scientifico e musicale, è arrivata, per questa quinta edizione, a premiare tre ricercatori e un talentuoso scrittore-intellettuale. È l’anno di Luca Ravagnan, Gabriele Corbelli e Cristian Ghisleri: sono loro i tre giovani ricercatori che hanno ricevuto il riconoscimento. Dopo aver intrapreso la loro attività di ricerca come dottorandi presso l'Università degli Studi di Milano, hanno sviluppato una nuova classe di elettrodi per la neuro-stimolazione della colonna vertebrale e del cervello (usati per la cura di patologie, quali ad esempio il dolore cronico e il Parkinson). Nel 2010 depositano una domanda di brevetto per tutelare i risultati della loro ricerca, fondano una loro società e continuano a ricevere numerosi riconoscimenti nazionali ed internazionali. Il Premio alla “Cultura” è andato a Marcello Simoni. Dopo aver conseguito la laurea in Lettere a Ferrara, si specializza in catalogazione di beni culturali. Scrive saggi ma non smette di coltivare la sua vena
creativa. Trova il tempo per scrivere un romanzo, che però viene notato solo in Spagna. Il protagonista del romanzo, Ignazio da Toledo, parte dall'Italia per un viaggio attraverso l'Europa che lo condurrà in Spagna. Solo nel 2011, però, il “Il Mercante dei libri maledetti” (questo il titolo del romanzo, edito da New Compton), troverà spazio nell’editoria italiana dove, dopo più di due mesi, è ancora tra i 10 libri più venduti in Italia. Sono prossime le uscite del suo libro in Brasile, Serbia, Grecia, Polonia, Israele, Russia e Corea del Sud. Un tributo per avere avuto la perseveranza nel credere che anche passando da umiliazioni, prima o poi l’Italia si sarebbe accorta di lui. Così è stato per Marcello, che ci confida avere finito il secondo romanzo e iniziato a scrivere il terzo… Chi saranno i premiati del 2012? Ricomincia la caccia ai talenti.
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mergenti e talenti
“Tutto ciò che potete immaginare è possibile. Quindi… andateci piano, con la fantasia”
REPARTONUMERO6 di Luisa Foti
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utto ciò che potete immaginare è possibile, quindi andateci piano con la fantasia”. Sono le parole di Gianfranco Dessì, il talentuoso cantautore piemontese, leader di “Repartonumero6” che pensa che l’Italia sia, più che un romanzo di Čechov, una “Una banda di idioti” di John Kennedy Toole. Dopo la vittoria nella sua categoria al Tour Music Fest 2011, concorso per band musicali con una giuria presieduta da Mogol, e aver ricevuto il premio discografia Alfa Music e il Premio Zimbalam, Dessì ci ha dedicato del tempo per parlare di come nascono le sue canzoni e del successo, inaspettato, che investe e riconosce il talento. Gianfranco, benvenuto su What’s Up! Sei “reduce” dalla vittoria nella tua categoria al Tour Music Fest… Sì! Avevamo partecipato, nel 2007, alla prima edizione del Tour arrivando in finale e riscuotendo un discreto successo di pubblico. La manifestazione era stata bene organizzata e il Piper fu una buona vetrina. Quest’anno ci inorgoglisce il fatto di aver vinto tre dei premi in palio per la categoria dei cantautori, un successo così era inaspettato. Ed è arrivato. Quando hai deciso che la musica sarebbe diventata il tuo pane quotidiano? Ho iniziato a suonare e a scrivere in maniera molto naturale, per il semplice piacere di “fare”. Dopo un periodo piuttosto breve di rodaggio mi fu proposto di partecipare ad una manifestazione locale, festival che vinsi e che mi spronò a creare una band che proponesse un repertorio inedito. Da allora, parlo di almeno dieci anni fa, di cose ne sono successe davvero tante: i festival Rock targato Italia e Musicultura, una produzione artistica, tre tour europei, tantissimi palchi e tantissime piazze da ricordare. La musica come necessità, sfogo o un mestiere come un altro? Credo che scrivere sia una passione. Prima di scrivere bisogna leggere. Si deve conoscere bene la propria lingua. Improvvisarsi scrittori è infantile e ridicolo. Nascere in provincia mi ha notevolmente condizionato; a Vercelli, dove vivo, la gente attribuisce al giudizio altrui una forte importanza, tutti sanno tutto di tutti. Una condizione che ti mette in imbarazzo, diventi consapevole che ciò che scrivi verrà ascoltato dalla tua “gente” e non da benemeriti sconosciuti. Scrivere per se stessi è sacrosanto, ma credo che sia diverso scrivere canzoni da far ascoltare al pubblico. … Hai uno scrigno segreto con testi inediti? Ci sono un sacco di cose che ho scritto e che mi guardo bene dal rendere “pubbliche”, per una questione di pudore e di rispetto nei confronti della scrittura stessa. “Repartonumero6” rimanda immediatamente a Čechov e al teatro. L’opera del drammaturgo russo narra della follia e dei manicomi, intesi come metafora della vita. Potrebbe oggi essere l’Italia un “Reparto numero 6”?
EMERGENTI A 360° HR-STAMENOV (ARTE CONTEMPORANEA)
Più che al romanzo di Čechov, l’Italia mi fa È nato in Bulgaria, ha studiato in Italia e vive in pensare ad “Una banda Germania. Una delle nuove promesse di idioti” di John Kendell’arte contemporanea, HR-Stamenedy Toole. nov, classe 1981, è stato il vincitore Come nascono le tue del Premio Giovane Emergente canzoni e qual è, se Europeo Trieste Contemporanea, c’è, il leitmotiv della giunto alla sua dodicesima editua produzione artizione. Dopo essersi diplomato nel stica? 2007 all’Accademia di Belle Arti di CarA volte penso alla mia ex rara, sì è fatto conoscere in Europa esponendo le sue opere in numemoglie e mi ritrovo a rose mostre collettive e personali in Bulgaria, Italia, Germania e Finlandia. scrivere del surriscaldaLa sua prossima tappa sarà a Trieste dove esporrà dal 10 dicembre mento globale. Non c’è 2011 all’11 febuna relazione fra ciò che provo e ciò che scrivo. Spesso attribuisco un braio 2012 presso significato alle mie canzoni dopo che ho finito di scriverle. I “Beoni”, brano lo Studio Tommacol quale abbiamo vinto il Tour Music Fest, parla di tre vecchi ubriachi seo. “Cacciatore di che si riuniscono all’osteria del Pellegrino. Avevo iniziato a scrivere con apparizioni e fenol’intenzione di affrontare un tema politico e invece… meni molto misteUna domanda “marzulliana”: l’ispirazione nasce nelle cose comuni riosi” - come lo ha viste con un occhio clinico o da cose complesse viste con uno definito Giuliana sguardo leggero? Carbi Jesurum nel Entrambe le cose. Un artista deve avere il dono della sintesi, servirsi di catalogo della moparole semplici per suscitare immagini complesse. Oppure può fare stra PRESENCE l’esatto contrario: “Battezzo col tuo nome del mio vegliar l’ultimo palpito”: - “mantiene un alto HR-Stamenov, The disappearance of the train, è un verso che scrissi durante le scuole medie ad una mia compagna grado di sorriso 2008, stage #8, series of 8 di classe. Tutte le notti prima di dormire pensavo a lei. “A Berlino ci son l’idea dell’artista di stato con Bonetti… era un po’ triste e molto grande!” (Lucio Dalla, Dipoter accedere a luoghi ‘altri’ dove, secondo le parole dell’artista, intersperato erotico, ndr). Chi è stato a Berlino deve ammettere che non c’è venti ed esperimenti si rispecchiano l’un l’altro creando un mondo aufrase più esaustiva di questa. tonomo che continua a crescere ed arricchirsi di nuove scenografie Dopo aver vinto questo mentre noi continuiamo a stare in coda premio, quali sono i proai check-in e in autostrada”. Interessato getti futuri? all’elaborazione spaziale della realtà, Innanzitutto produrre il crea visioni alternative alla routine della vita sociale, politica e culturale del luogo nuovo disco e promuoin cui interviene, e anche a Trieste preverlo. Ci sono alcune senterà al pubblico un’azione artistica proposte che dobbiamo inedita, progettata in occasione del prevalutare. Nell’immediato mio internazionale. La mostra, ospitata futuro vorrei registrare nel capoluogo dai tratti "mitteleuropei", un singolo: “Vuoto Atlanè curata da Iara Boubnova che di lui tico”. Parla di un tizio scrive: “Le opere di HR-Stamenov che non riesce più a ricreano sempre un qualche tipo di ‘eftrovare la macchina perfetto’. Ma non nel senso che sta alla ché ha bevuto troppo. base della ‘società dello spettacolo’; i Per concludere in belsuoi effetti sono più vicini a quelli della lezza, lascia una denatura, indagati e insegnati nei normali dica ai lettori di What’s Premiazione dei Repartonumero 6 con Marcello Balestra. corsi di fisica”. Up! Tutto ciò che potete immaginare è possibile. Quindi andateci piano, con la fantasia.
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