83 whats up settembre 2012

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SOLO T! EN C 0 3

Anno X, n° 83 SETTEMBRE 2012 - 0,30 euro

www.uozzap.com il

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mensile Per i giovani scritto dai giovani

UNIVERSITÀ /

ditoriale

QUANTO CORAGGIO SE SI COMBATTE CONTRO LE BIBITE

IL BUSINESS DEL NUMERO CHIUSO

GERMANIA /

Debora

di Riccardo Severi

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rillo è un fascista”, attacca Bersani. “Bersani, allora tu sei un fallito e un piduista”, risponde Grillo che poi se la prende con Benigni, reo di aver intascato soldi alla festa del Pd per la sua esibizione. Il Pd risponde a Grillo: “Nel ’99 lui ci chiese 10 milioni di lire in nero!”. Intanto il quotidiano Il Giornale attacca Fini (“Indiana Jones”) che, scortato durante una immersione all’Argentario, sostiene di avere scoperto casualmente un’àncora di un galeone del ’700. E c’è anche un’altra scorta (sempre pagata dai contribuenti), come quella (8 agenti) che proteggeva, alla modica cifra di 900mila euro l’anno, la villa di Calderoli (dal 2006 la scorta presidiava la villa dell’ex ministro anche quando lui non era presente). Si apprende poi (Il Tirreno) che autorevoli ex della politica italiana possono spendere duecento euro al giorno per qualche lettino sulla spiaggia, niente meno che in un esclusivo stabilimento frequentato da Minetti e company (ma no, c’è persino il compagno Bertinotti al Cinquale beach, in Toscana!). Dulcis in fundo, ecco il baldo Renzi, sindaco di Firenze, pronto alle primarie del Pd con la promessa, se eletto, di far fuori tutti i vecchi leader, che snobba il Festival del Libro di Capalbio per “impegni istituzionali improrogabili” e, sfiga, in contemporanea alla premiazione lo si vede in televisione, in diretta, a tifare Fiorentina a squarciagola (con tanto di maglietta indosso) per la partita d’esordio della Serie A. Signore e signori, bentornati dalle vacanze! Se pensavate che l’incubo dell’indecenza pubblica e mediatica degli scorsi mesi fosse passato, eccovi serviti. A farci tornare sulla terra ci pensa subito il consiglio dei ministri di fine agosto, riunito dal premier Monti, l’unico al lavoro durante l’estate. Buono e cattivo ad un tempo; motore trainante di un’Italia che si tiene in piedi grazie alla sua credibilità internazionale e micidiale caterpillar di impopolari, drastiche misure volte a mantenere ben saldo il triste record di Paese tra i più tassati d’Europa.

CERCARE LAVORO AI TEMPI DELLA CRISI / LA RIAFFERMAZIONE DELL’AUTOCANDIDATURA

È REATO pUBBLICARE STORIE OmOSEx Facciamolo strano, il lavoro

mESTIERE pONy ExpRESS

Annalisa

Modà

(segue a pag. 002)

Che legge fa

TERRA PROMESSA DEI GIOVANI EUROPEI

International

L’ALTERNATIvA GRECA: SI TORNA NELLE CAmpAGNE Art & The City

vOINA CONTRO pUTIN. LA SfIDA ALLA pAURA

Etica e Scienza

STERmINARE LE ZANZARE (CON qUALCHE DUBBIO, NON SOLO ETICO) Emergenti Moda

BENEDETTA BRUZZICHES DESIGNER DI BORSE


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EDITORIALE

QUANTO CORAGGIO SE SI COMBATTE CONTRO LE BIBITE (segue dalla prima)

di Riccardo Severi

E quale migliore “bentornati!” che promuovere una nuova tassa? A farne le spese, stavolta, gli amanti delle bibite gassate, dannose alla salute quindi “cattive” e pertanto da tassare. A rimetterci saranno le grandi industrie, è vero, che già minacciano battaglia, ma soprattutto - come al solito - i cittadini consumatori (le bibite aumenteranno di prezzo) e i lavoratori (quale migliore occasione per le aziende di speculare licenziando i propri lavoratori?). Non pago della nuova tassa (non sanno più dove metter mano), visto che c’era, il Governo ha buttato nel calderone anche una serie di misure utilissime. Ne elenchiamo quattro. Apporre cartelli dove si vende pesce crudo per informare il cliente sulle precauzioni da prendere. Ovvero informare consumatori modaioli e gente di mare, notoriamente ignara che il pesce crudo non va conservato al sole fuori dalla finestra (e per una settimana) prima di consumarlo. L’esercente che non lo comunica rischia una multa fino a 3.500 euro. Poi: i videopoker (quelli autorizzati, s’intende) non possono essere installati in un raggio di 500 metri dalle scuole. Come se un sedicenne (che oggi, peraltro, oltre al motorino o la minicar, tra geolocator e navigatore installati sul telefonino se ne potrebbe andare da solo in Papuasia) avesse difficoltà ad avventurarsi oltre 500 metri dal proprio istituto per intrufolarsi in un bar dotato di giochi d’azzardo. I gestori dei bar ringraziano, i giovani pure che avranno nuove opportunità di navigare sui propri I-phones. Ancora, attenzione a questa: chiunque frequenti palestre e piscine, a livello non agonistico, dovrà presentare un certificato ad hoc dopo una visita accurata del medico di famiglia. Ovvero fra qualche mese dovremmo tutti andare dal nostro medico di famiglia, quello che ci conosce da vent’anni, e pretendere un’oculata visita perché altrimenti non potremo prendere parte alla lezione di pilates, di ginnastica, o alzare qualche peso in palestra. Previste multe. Infine, il monito ai tabaccai: se date sigarette ai minori di 18 anni rischiate una multa fino a 1000 euro. Epocale! Insomma, se i provvedimenti del Governo non entrano nella categoria tasse, entrano in quella “se non è zuppa, è pan bagnato”. Nella lotta al fumo, l’Australia ha promosso - e vinto - la guerra contro le Multinazionali del tabacco, ottenendo dal primo dicembre prossimo che tutti i pacchetti di sigari e sigarette siano identici, e senza loghi. È andata persino oltre, iniziando a discutere un disegno di legge che proibisca il fumo a tutti i cittadini australiani nati dal 2000 in poi. Il dibattito è aperto. Sulla tassazione delle bibite non bisogna andare invece così lontano. Prendiamo ad esempio la Danimarca, che applicando un metodo di trasparenza a noi inconsueto, nel 2011 ha introdotto una “fat tax” sui cibi grassi e le bevande caloriche i cui proventi - di dominio pubblico - verranno utilizzati per mettere in atto manovre che creeranno 1.250 nuovi posti di lavoro ogni anno per i ricercatori universitari: previsti diecimila nuovi assunti entro il 2020 (vedi What’s Up dicembre 2011: “Finanziare lo sviluppo? partiamo dalle tasse… ai vizi”). Combattere contro i poteri forti non è però virtù del nostro Governo, che forte dei propri intoccabili privilegi starà festeggiando il mancato attacco speculativo previsto nell’estate e pregustando il prossimo cin cin a base di bevande analcoliche, rigorosamente tassate.

ttualita’

UNIVERSITÀ: IL BUSINESS DEL NUMERO CHIUSO di Giada Porchera

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ettembre è un mese caldo per le future matricole. E non parliamo di meteo, ovviamente. Chiuse a fine agosto le iscrizioni ai test d’ingresso, è iniziata come da tradizione una sfida all’ultimo punto tra chi sogna di frequentare i corsi di laurea ad accesso programmato. Una lotteria che coinvolge migliaia e migliaia di ragazzi. Una lotteria e, anche, un business. I corsi che prevedono lo sbarramento del quiz sono in aumento: oltre alle facoltà di medicina, odontoiatria, veterinaria, professioni sanitarie, architettura e scienze della formazione primaria, regolati a livello nazionale, c’è da fare i conti con gli atenei che sbarrano le porte ai candidati in sovrannumero. Risultato, quest’anno un corso su due è a numero chiuso, contando le sole università statali. Anche a Bologna l’accesso programmato è un trend in crescita: secondo il prorettore, Roberto Nicoletti, “mettere dei tetti di ingresso ai corsi è il modo per garantire la qualità della didattica”. Ma è Palermo a detenere il record: tutti i corsi universitari, lì, sono a numero chiuso. Per il rettore Roberto Lagalla si tratta, di nuovo, di mantenere “un certo standard di qualità”. E di salvaguardare un “rapporto credibile tra numero di laureati e potenzialità occupazionali”. Eppure i maligni ritengono che un’altra motivazione sia quella, allettante, di fare cassa. Mentre l’Udu, il sindacato degli universitari, lamenta che “il numero chiuso è lesivo del diritto allo studio”, in alcune università, come a Pavia, alla Cattolica, alla Luiss e al San Raffaele di Milano, il test di ammissione arriva a costare dai 75 ai 150 euro. “Non rimborsabili”. Se si calcola che in molti scelgono di tentare la sorte in più di un ateneo, l’investimento delle aspiranti matricole non è certo indifferente. È forse anche per questo che qualche università si attrezza con tariffari “anti-crisi”. A Padova, ad esempio, per la pre-immatricolazione si spendono 27 euro. A voler fare i conti in tasca agli studenti universitari di domani, però, bisogna considerare dell’altro: i libri e i corsi per prepararsi ai quiz, innanzitutto. Alcuni atenei mettono a disposizione corsi gratuiti, come La Sapienza e l’Università del Molise. Ma chi sceglie di studiare privatamente rischia un vero e proprio salasso. La casa editrice Alpha Test, per citare uno dei leader del settore, organizza corsi brevi e lunghi in diverse città italiane. Stando alle cifre rese note da Universita.it, i corsi di preparazione da 18 ore costano fino a 590 euro. Mentre per un corso da 150 ore si può arrivare a sborsare anche 4.400 euro. Un prezzo contenuto, se paragonato alle tariffe del Cepu, che propone pacchetti superintensivi a 9mila euro. I sindacati degli studenti non ci stanno. Del resto, i dati di Almalaurea parlano chiaro: in Italia circa il 20% della popolazione compresa tra i 30 e i 34 anni è laureata, mentre l’obbiettivo europeo è quello di raddoppiare tale percentuale entro il 2020. Allora che senso limitare gli accessi alla formazione universitaria? Per dirla con Michele Orezzi, leader dell’Udu, “l’Italia è il paese d'Europa con il minor numero di laureati ogni 100 abitanti, ma gli ultimi governi non hanno fatto altro che aumentare gli ostacoli all'accesso universitario. E, approfittando della riforma Gelmini, i corsi a numero chiuso si sono moltiplicati, con uni-

versità che hanno fatto proliferare i test d'ingresso per incassare soldi dagli studenti”. E “la cosa paradossale”, continua, “è che gli sbarramenti coinvolgono anche corsi che formano figure, come i laureati in Farmacia, di cui l’Italia ha assolutamente necessità”. Intanto, il destino del numero chiuso nel nostro Paese è legato a una sentenza della Corte costituzionale, di cui si attende il pronunciamento. Poiché infatti non esiste una graduatoria nazionale degli ammessi, ma il sistema delle graduatorie varia da ateneo ad ateneo, ai candidati non è garantita un’eguaglianza di trattamento. Già il Consiglio di stato, a giugno, aveva ritenuto che in questo modo, “a fronte di una prova unica nazionale, l’ammissione al corso di laurea non dipende in definitiva dal merito del candidato, ma da fattori casuali e aleatori legati al numero di posti disponibili presso ciascun ateneo e dal numero di concorrenti presso ciascun ateneo, ossia fattori non ponderabili ex ante”. Cosa succederà?

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ormazione&lavoro

IL LAVORO AI TEMPI DELLA CRISI. COME LO CERCANO I LAUREATI?

Si riafferma l’auto-candidatura, con positivi riscontri di Giada Porchera

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e è vero che la necessità aguzza l’ingegno, è vero anche che questi anni difficili sul fronte occupazionale fanno registrare un aumento delle auto-candidature. Chi esce dall’università con una laurea non sta ad aspettare, si propone alle aziende. A dirlo è una ricerca dell’Università Milano-Bicocca, che ha rielaborato i dati delle indagini Stella-Cilea sull’occupazione dei laureati dal 2007 al 2011, confrontandoli con quelli forniti da ExcelsiorUnioncamere, che monitora il fabbisogno di personale di oltre 100 mila aziende italiane. Ma l’analisi, coordinata da Paolo Mariani, professore straordinario di Statistica Economica, rivela anche che neolaureati e aziende continuano a cercarsi in modo diverso. Veniamo ai numeri: la candidatura spontanea batte dunque il contatto diretto e gli altri canali di ricerca del lavoro. I neolaureati si propongono in prima persona 56 volte su 100, mentre il contatto diretto, come la conoscenza e la presentazione, è preferito solo dal 25,2 per cento dei casi. Con la crisi economica, l’auto-candidatura è aumentata di oltre 7 punti percentuali in appena tre anni. Anche i servizi di job-placement che gli atenei offrono ai loro studenti e laureati per facilitarne i contatti con le aziende segnano il passo. Nel caso di Milano-Bicocca, se nel 2007 l’aiuto dell’università pesava per il 12,5 per cento, nel 2010 si è ridotto all’8,8 per cento. Non stanno meglio le agenzie per il lavoro, che solo cinque anni fa servivano al 3,9 per cento dei neolaureati e nel pieno della crisi a poco più del 2. I tempi bui ci hanno reso proattivi: chi ha una laurea triennale sceglie la candidatura spontanea ancora più dei laureati magistrali.

(segue a pag. 004)

FOLLONICA Pinacoteca Civica 21 giugno - 29 luglio TUTTI I GIORNI: 17.30 - 20.00 / 21.00 - 23.30 (Chiuso il lunedì)

ORBETELLO Museo Archeologico “Polveriera Guzman” 5 agosto - 2 se embre TUTTI I GIORNI: 18.00 – 22.00 (Chiuso il lunedì)

MONTE ARGENTARIO PORTO SANTO STEFANO Fortezza Spagnola 6 agosto - 2 se embre TUTTI I GIORNI: 18.30 – 23.30 (Sempre aperto)

ARCIDOSSO Castello Aldobrandesco 6 se embre - 4 novembre da MARTEDÌ a VENERDÌ: 16.00 – 19.00 SABATO e DOMENICA: 10.00 – 13.00 / 16.00 – 19.00 (Chiuso il lunedì)

Tutti gli eventi su:

A cura di

MAURIZIO VANNI

www.museidimaremma.it Sponsor

Comune di Follonica

Comune di Orbetello

Comune di Monte Argentario

Organizzazione

CASTEL DEL PIANO Palazzo Nerucci 6 se embre - 4 novembre da MARTEDÌ a VENERDÌ: 16.00 – 19.00 SABATO e DOMENICA: 10.00 – 13.00 / 16.00 – 19.00 (Chiuso il lunedì)

CASTELL’AZZARA Villa Sforzesca 7 se embre - 4 novembre da MARTEDÌ a VENERDÌ: 16.00 – 19.30 SABATO e DOMENICA: 10.00 – 13.00 / 16.00 – 19.30 (Chiuso il lunedì)


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l PERSONAGGIO Gratificazioni e stress. Il “tira e molla” di

ANNALISA SCARRONE

“Più difficile affrontare la Commissione per la mia tesi di laurea in Fisica, che il mio pubblico” di Gabriella Poggioli

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e vinci un premio, vuol dire che sei brava. Se vinci il premio della critica, vuol dire che sei un vero talento. Se lo vinci per ben due volte, vuol dire che sei Annalisa Scarrone. Trionfatrice nelle stagioni 2010 e 2012 di Amici, la giovane interprete di Savona spicca il volo dal nido televisivo di Maria de Filippi con l’album Mentre tutto cambia, e il suo primo tour, che la sta portando sui palchi dei principali teatri italiani. In attesa di vederla il 27 ottobre all’Auditorium Conciliazione di Roma e il 30 ottobre al

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Teatro Dal Verme di Milano, l’abbiamo incontrata a fine luglio in occasione del Premio Lunezia. Serve dire che era lì per ritirare un’altra menzione speciale? Benvenuta su What’s Up! Premi, popolarità televisiva, concerti e il nuovo disco, Mentre tutto cambia: in effetti, molto è cambiato intorno a te negli ultimi due anni. Anche tu? In mezzo a degli stravolgimenti così grandi, modificarsi è necessario, ma fino a un certo punto. Il titolo dell’album sta un po' a significare questo: crescete e cavalcate il cambiamento, ma in modo naturale, rimanendo fedeli a voi stessi. Vieni da anni di gavetta e di studi musicali: non si può certo dire che tu abbia scelto di partecipare a un talent show alla ricerca di successo facile. Che cosa ti ha spinto verso la scuola di Amici? Davvero non capisco le critiche di tanti artisti al sistema dei talent: per me,Amici è stato soltanto un mezzo in più per arrivare dove volevo. Per fare il mestiere del cantante e del musicista, prima avevi soltanto una strada a disposizione: quella che ti portava a bussare alla porta delle case discografiche inviando demo o sperando che la persona giusta capitasse a un tuo concerto. Oggi c’è anche questa via nuova,

he legge fa È REATO PUBBLICARE STORIE OMOSEX (ANCHE SENZA FARE NOMI)

Parola, anzi sentenza, dei supremi giudici della quinta Sezione penale di Mario Relandini

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iritto parruccone-diritto di cronaca 1-0. Ma ecco la storia. Il Corriere adriatico, un bel giorno, pubblica la vicenda di un uomo che aveva tradito la moglie con un suo dipendente di sesso maschile. La signora legge il giornale, dove peraltro non sono pubblicati i nomi e i cognomi degli amanti, ma individua ugualmente suo marito in uno dei due. E di qui la separazione con addebito a lui. Lui, però, non ci sta e sporge denuncia contro l’estensore dell’articolo e, per omesso controllo, contro il direttore del giornale. Il Tribunale di Ancona, al quale il caso viene affidato, esclude tuttavia ogni colpevolezza del giornalista e del suo direttore con la motivazione che l’articolo non è da ritenersi in alcun modo offensivo in quanto non sono stati pubblicati i nomi e i cognomi delle persone coinvolte nella “storia”, ma si è fatto soltanto un riferimento così generico da impedire ogni identificazione personale. Lui, però, non ci sta neppure questa volta e decide di arrivare in Cassazione. Dove la quinta Sezione penale, con un vero e proprio “coup de théatre”, gli dà piena ragione ribaltando la sentenza del Tribunale di Ancona. Perché? Perché – sostengono i supremi

giudici –“ai fini dell’individuabilità dell’offeso non occorre che l’offensore ne indichi espressamente il nome, ma è sufficiente che l’offeso possa venire individuato per esclusione in via deduttiva, tra una categoria di persone, a nulla rilevando che in concreto venga individuato da un ristretto gruppo di persone” (nel caso specifico, però, soltanto da una moglie la quale, sicuramente, avrà avuto inequivocabili segnali anche prima della lettura dell’articolo sul Corriere adriatico). Non solo. I supremi giudici della quinta Sezione penale tengono anche a sottolineare che l’articolo, riferendo una situazione di fatto riconducibile alle scelte di vita privata del soggetto offeso, avrebbe potuto violare la sua “privacy” senza avere neppure alcun rilievo sociale. Poi, però, presi da un improvviso scrupolo finale, gli stessi supremi giudici, nell’annullare comunque la sentenza di assoluzione dell’articolista e del suo direttore, rinviano le carte al Tribunale di Ancona affinché verifichi se effettivamente, nel caso in questione, ci sia stata quella “esistenza dell’interesse pubblico” che fa parte del diritto di cronaca e che, allora sì, avrebbe potuto giustificare la pubblicazione dell’articolo. Tutto dunque, ora, ai tempi supplementari. Intanto, però, diritto parruccone-diritto di cronaca 1-0.

e a me sembra che funzioni: quando ho visto che la prima non mi portava da nessuna parte, ho semplicemente tentato una direzione diversa. Che cosa consiglieresti a chi, come te, volesse tentare la strada della musica? Lasciate a casa gli atteggiamenti da snob: avete molte possibilità, provatele tutte. E se poi quella che avete guardato dall'alto in basso fosse stata quella buona? Pro e contro dell’esperienza di Amici? I momenti più belli sono stati senz'altro i riconoscimenti, cioè il premio della critica, che mi hanno dato per ben due volte di fila. Il contrappunto negativo è lo stress: sentirsi sempre in forse, non capire se le cose che hai fatto sono arrivate davvero agli altri… Insomma, la classica sensazione di tira e molla. È come nella vita di tutti i giorni, solo amplificato all'ennesima potenza! E le prime grandi emozioni fuori dalla tv? L'anno scorso ho cantato con Claudio Baglioni sul palco di O’ Scià, a Lampedusa, e questo mi rimarrà dentro per sempre. Di recente, invece, sono stata ospite di Antonello Venditti all’Arena di Verona, e lì ho pensato: sono esattamente dove ho sempre voluto essere! Leggendo la tua biografia, si scopre che, tra una canzone e l’altra, sei anche riuscita a laurearti in Fisica: artista e scienziata! Come sei riuscita a conciliare studi così impegnativi con la musica? Ho finito per essere un po’ schizofrenica, nel senso che mi sono costretta a vivere a compartimenti separati: durante la settimana stavo a Torino e mi buttavo sui libri e in laboratorio, mentre dal venerdì alla domenica tornavo a casa mia, a Savona, e pensavo solo alla musica. Che cos'è più difficile: affrontare il pubblico oppure la commissione di laurea? (Ride) Decisamente la seconda: mai stata così tesa! A proposito di emozioni forti, dal 27 luglio sei in giro per l’Italia con il tuo primo tour… (Ci interrompe) Sì, aspettavo questo momento da mesi! Sono i miei primi concerti come “Annalisa post-Amici”: insomma, la prova del nove della mia maturità artistica. Anche in passato ho girato tanto da sola, però troppo spesso sono finita in posti dove la gente non aveva granché voglia di starmi a sentire: il classico locale in cui la musica fa da contorno, nonostante sia dal vivo. Questa volta, chi ci sarà avrà comprato quel biglietto e sarà arrivato davanti a quel palco apposta per me. Che responsabilità! Farò del mio meglio per non deludere le aspettative. Per salutarci, lascia un messaggio ai lettori di What's Up! Vi abbraccio tutti e, se avete velleità artistiche, vi invito a non lasciarvi scappare nessuna occasione: ragazzi, carpe diem!


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FORMAZIONE E LAVORO

IL LAVORO AI TEMPI DELLA CRISI. COME LO CERCANO I LAUREATI?

Si riafferma l’auto-candidatura, con positivi riscontri (segue da pag. 002)

di Giada Porchera Ma le aziende apprezzano i nostri sforzi? Non sembra, stando ai risultati dell’analisi. Per la ricerca e la selezione del personale, le aziende si affidano ancora principalmente alla conoscenza diretta: meno di una volta su quattro i datori di lavoro ricorrono alle banche dati interne, che di solito sono popolate

dai curricula inviati per auto-candidatura. Consoliamoci. La candidatura spontanea paga, almeno nel senso proprio della parola. “Rispetto alla retribuzione”, spiega il professor Mariani, “si può affermare che, pur registrando una generale diminuzione, coloro che riescono a ‘spuntare’ uno stipendio di ingresso più alto, con un valore intorno ai 1.090 euro, sono i laureati che si rivolgono ad agenzie o uffici per il lavoro. Ma il dato interessante è che i laureati che cercano lavoro con iniziativa personale ottengono mediamente retribuzioni più elevate rispetto ai laureati che hanno avuto un’opportunità grazie a contatti diretti. Infatti, per i primi lo stipendio si aggira intorno a 1.034 euro, per i secondi intorno a 978 euro”. E non è tutto: sembra che, con l’aumentare delle dimensioni di un’impresa, nella selezione del personale diminuisca il peso della ricerca diretta e aumenti il ricorso a banche dati interne. In altre parole, un po’ di spirito d’iniziativa conviene anche quando si cerca lavoro in una grande azienda.

IL DESTINO OCCUPAZIONALE DEGLI STUDENTI L’università Bicocca ha anche indagato più a fondo sul destino occupazionale dei suoi studenti. Che tipo di lavoro hanno trovato? Dai dati del 2010, che per lo più riflettono le rilevazioni nazionali dell’indagine Excelsior per lo stesso anno, risulta diminuita l’occupazione nelle aree legate alla ricerca e sviluppo e addirittura dimezzata quella nelle risorse umane. Il primato spetta al settore della produzione, che dà lavoro a più della metà degli ex studenti della Bicocca. In periodi di crisi le aziende sembrerebbero privilegiare le funzioni più “concrete”. Quanto alla retribuzione, salta all’occhio un elemento sconfortante: l’area Ricerca e sviluppo, tra i fanalini di coda perché a chi esce dall’università promette uno stipendio da meno di 1000 euro al mese, è un settore che resta appannaggio dei più bravi. Secondo il professor Mariani, “il 68,4% dei laureati impiegati in questa area ha un voto di laurea compreso tra il 106 ed il 110 e lode”. Eppure, negli ultimi quattro anni, hanno superato i fatidici 1000 euro al mese solo nel 2008. In generale, è chi trova lavoro nell’ambito finanza o nei sistemi informativi che se la passa meglio, arrivando a guadagnare quasi il doppio di un neolaureato inserito nell’area legale: 1.160 euro contro 668 euro.

Up sottotitolo “Il mensile per i giovani PUBLISHING What’s scritto dai giovani” (www.uozzap.com). Anno X n.

83 settembre 2012. Autorizzazione Tribunale di Roma n. 440 del 14/10/2003 Direttore Responsabile Riccardo Severi. In redazione Luisa Foti, Emanuela Brugiotti, Marica Ciraci. Stampa Seregni Roma s. r. l., viale Enrico Ortolani, 00125 Roma. Distribuzione Servizi Editoriali Regionali s.r.l. Via Stadera, 76 Napoli. In copertina: Annalisa Scarrone, Debora Caprioglio (Foto Marinetta Saglio), Modà (Foto Paolo Santambrogio). Immagini di questo numero Archivio What’s Up e autori vari riportati in didascalia. Editore HelpSos Soc. Coop. a r. l. Piazza San Giovanni in Laterano 18/b, 00184 Roma tel. e fax +39 06 9003132, +39 345 2366761, contatto Skype: redazione.uozzap. Il materiale pervenutoci non viene restituito. L’editore si riserva di ottemperare a involontarie omissioni. La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla Legge 7 Agosto 1990, n. 250. Chiuso in redazione il 3 settembre 2012, finito di stampare nel mese di settembre 2012. Per informazioni redazione@uozzap.com. Il responsabile del trattamento dei dati raccolti in banche dati ad uso redazionale è il direttore responsabile. Per esercitare i diritti previsti dal dlgs n. 196/03 ci si può rivolgere alla redazione in Largo Enea Bortolotti 38, 00146 Roma. Comunicazione all’abbonato ai sensi del dlgs 196/2003. I suoi dati (nome cognome indirizzo) presenti nel nostro archivio informatico verranno da noi utilizzati esclusivamente per il rapporto editore-abbonato. Potrà chiederne l’aggiornamento o la cancellazione. Il responsabile del trattamento è: Riccardo Severi. Emanuela Brugiotti, Massimo Canorro, Marica Ciraci, Ilaria Crestini, Valerio D’Angelo, Elena Del Duca, Luisa Foti, Roberta Isceri, M.L. Kevin, Fabio Melandri, Alessandro Mercanti, Christian Mezeckis, Gabriella Poggioli, Giada Porchera, Mario Relandini, Mauro Scansa, Romeo Scansa, Andrea Severi, Andrea Giovanni Sorge, Silvia Tempesta, Maria Flavia Vecchio.

COLLABORATORI

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ACCIAMOLO STRANO... IL LAVORO

PONY EXPRESS

STERMINARE LE ZANZARE

di Alessandro Mercanti

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meglio conosciuto col nome di fattorino ma i più romantici continuano a chiamarlo Pony Express. Un nome che nasce dal servizio di consegna che si era sviluppato negli Stati Uniti durante il XIX secolo, quando uomini a cavallo consegnavano messaggi o pacchi sostituendo appieno il servizio postale. Oggi all’interno delle grandi città, e anche nei piccoli centri, si cercano sempre più persone che possano consegnare in poco tempo qualsiasi oggetto con uno scooter. Per poter svolgere questo lavoro non è necessaria una formazione particolare: requisiti fondamentali sono un mezzo di locomozione, meglio se uno scooter, aver raggiunto la maggiore età ed una buona conoscenza delle strade della città. Le retribuzioni sono variabili anche se generalmente si aggirano sui 30 euro al giorno. Il profitto muta se il vostro impegno è full o part time e a seconda che si usi un mezzo proprio o uno messo a disposizione dalla società. I contratti solitamente stipulati sono “a chiamata” o di lavoro occasionale, in altre soluzioni potrebbero generarsi rapporti di collaborazione o a progetto. Questo tipo di mestiere è molto flessibile e si adatta bene a differenti situazioni: può infatti essere l’ideale per uno studente che vuole dedicare parte della sua giornata agli studi o anche per colui che, in cerca di lavoro, ci si può dedicare a tempo pieno; magari in questi casi si riesce a strappare un contratto più solido. Molte sono le agenzie in tutta Italia, basta cercare in un semplice portale Internet per trovare molteplici opzioni. Per contattarle ci si può rivolgere direttamente a loro o magari utilizzare le varie agenzie interinali come tramite sul territorio. Negli ultimi tempi pare stia prendendo piede un nuovo sistema di lavoro, decisamente più ecologico rispetto a quelli già noti, la consegna in bicicletta. Assicuratevi però di dover fare consegne solo in zone pianeggianti, a meno che non vogliate competere al prossimo Giro d’Italia.

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portivamente parlando

ARCO, FRECCE E BERSAGLIO

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olti lo avranno seguito in estate durante le Olimpiadi, altrettanti se ne saranno appassionati ed avranno apprezzato gli atleti di quello che può essere considerato uno sport quanto un’arte. Il tiro con l’arco è infatti una disciplina che, oltre a necessitare di una buona preparazione fisico-atletica, è basata su molta tecnica, concentrazione e soprattutto su un’ottima preparazione mentale. È uno sport dalle origini antiche e generalmente si pratica all’aria aperta. Diffusissimo nelle località turistiche e nei villaggi vacanza, è praticamente accessibile a chiunque abbia voglia di cimentarvisi, a partire dai 9 anni in su. Per chi volesse avvicinarsi a tale disciplina consigliamo di visitare prima il sito web della Federazione Italiana, FITArco, dove si trovano molte indicazioni utili, tra le quali le strutture predisposte sul territorio italiano. I principianti inizieranno con l’acquisire padronanza degli arti superiori, affinando equilibrio e ritmo per poter migliorare la precisione al tiro. Si passerà poi alla tecnica ed alla concentrazione. La fase di tiro si divide in posizionamento, precarica, trazione, ancoraggio, mira e rilascio: ciascuna vi verrà insegnata da un allenatore che vi istruirà anche sull’attrezzo e sulle norme di sicurezza, dalle quali non potrete prescindere. Una volta pronti, inizierete a tirare al bersaglio. Esistono più discipline ma la logica rimane sempre la stessa. Nelle gare olimpiche, ad esempio, i bersagli erano posti a 70 o 90 metri. Quanto alla sfida, si divide solitamente in 12 sessioni da 3 tiri ciascuna, ovviamente vince chi si avvicina al centro del bersaglio totalizzando più punti e chi ne riesce a racimolare di più alla fine di tutte le sessioni. Il tiro con l’arco non è solamente una disciplina da praticare all’aria aperta: nei mesi più freddi molte sono le strutture che consentono di esercitarlo indoor. Non diventeremo tutti dei buoni Robin Hood, ma già prendere il bersaglio può ritenersi una soddisfazione. Un ultimo consiglio: mi raccomando, durante le gare controllate che la vostra faretra sia sempre piena! (Alessandro Mercanti)

TICA&SCIENZA

(CON QUALCHE DUBBIO, NON SOLO ETICO) di Christian Mezeckis

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odificare il dna delle zanzare, con il fine la loro estinzione, affinché non procurino danni all’uomo. È questo l’obiettivo della Oxitec, società inglese specializzata nel combattere (eliminare) insetti che provocano danni alle coltivazioni e soprattutto all’uomo. Intendiamoci, i danni di cui si parla non sono relativi al fastidio della tipica puntura d’insetto, ma alle malattie di cui le zanzare sono portatrici, in primis malaria e dengue, malattia virale, peraltro, per la quale ad oggi non esistono cure efficaci per l’uomo. La Oxitec ha creato delle zanzare transgeniche con un gene in grado di produrre una proteina tossica che, al momento della riproduzione con la femmina, uccide le larve della propria progenie. Il progetto è stato già sperimentato nelle Isole Cayman con successo, ma soprattutto è in programma in alcune aree del Sud est asiatico, particolarmente afflitto, appunto, da Dengue e Malaria. Sebbene in pochi piangerebbero un genocidio di zanzare, in particolare in zone povere e represse del globo dove le zanzare causano decine di decessi tra gli esseri umani, più di qualche perplessità emerge se tale progetto è in attesa di essere operativo nella super sviluppata costa della Florida, in zona Key West, dove opera da decenni la Florida Keys Mosquito Control District, organizzazione che dà lavoro a più di 90 persone e con l’obiettivo dichiarato di “mantenere e controllare le zanzare al fine di preservare e proteggere l’integrità ecologica…”. L’Organizzazione è stata contattata dall’inglese Oxitec per realizzare il progetto di rilasciare nel territorio zanzare transgeniche e così debellare – come ufficialmente sostenuto – la malattia Dengue. La questione è, però, che da anni in quell’area della Florida nessuno muore più di Dengue, come confermato da Coleen Fitzsimmons, biologo dipendente dell’Organizzazione statunitense, contattato da What’s Up: “Nel nostro territorio - ci dice - i rischi in cui incorre l’uomo sono quelli di essere punti e la possibilità di contrarre la Dengue, sebbene quest’anno non si sia registrato alcun caso”. Nessun caso nel 2012. E negli scorsi anni? “Nessun morto, ci sono stati dei ricoveri. Si sono ammalate 90 persone su una popolazione di circa 26mila unità, ma con un afflusso di turisti nell’area di Key West fino a 3milioni l’anno”. Sterminare un specie intera di insetti per qualche ricovero tra gli umani? Poco sostenibile. Ci saranno interessi in ballo? Quanti e quali? Fatto sta, come ci dice Fitzsimmons, che “questo progetto è molto più eco-friendly delle tecniche correnti perché mira a uccidere solo un tipo specifico di zanzara, la Aedes aegypti, che rappresenta il 5% delle zanzare nel nostro territorio, piuttosto che sterminare con l’insetticida anche insetti che portano benefici all’ecosistema”. Sarà, ma lui stesso ammette che “per renderlo operativo stiamo aspettando un permesso dal Governo, ma non è chiaro quale agenzia lo rilascerà. Se lo rilascerà…”. Permessi ed etica a parte, la domanda nasce spontanea. Una volta sterminata una specie intera di zanzare, che fine faranno altrettanti milioni di zanzare transgeniche rilasciate nell’ambiente?


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nternational

COME CAMBIA LA MIGRAZIONE DEI GIOVANI EUROPEI

GERMANIA, LA TERRA PROMESSA Aumenta ovunque in Europa la domanda di corsi di lingua tedesca di Valerio D'Angelo

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a figura folkloristica dell’emigrato con la valigia di cartone e le scarpe rotte, memoria dei nostri nonni, rientra oramai (e fortunatamente) nel nostro immaginario, ma non per questo l’immigrazione ha smesso di essere un disagio economico e sociale per chi la vive come ultima scelta di una spesso lunghissima e fallimentare ricerca di lavoro. Certo, oggi sono cambiate le modalità e le mete per le quali si emigra, ma il disperato tentativo di miglioramento delle proprie condizioni materiali, per non dire l’esigenza di un riscatto dalla povertà, rimane lo stesso. Scopriamo poi che nemmeno le mete sono in fondo nuove più di tanto, visto che gli immigrati di oggi sembrano ripercorrere le rotte di un secolo fa. Meta privilegiata per i giovani europei sembra infatti essere ancora la vecchia Europa, fatte salve le dovute eccezioni, come nel caso dei portoghesi che si dirigono soprattutto nelle ex colonie (Angola - per via di un’economia in espansione grazie alle riserve petrolifere -, Mozambico e naturalmente Brasile). La Spagna è la più colpita da questo esodo di massa: con una disoccupazione giovanile al 52,8%, il Paese vede i propri giovani (più di 400mila solo nello scorso anno) emigrare soprattutto verso l’Argentina, in virtù delle politiche di maggiore apertura all’emigrazione europea.

L’EMIGRAZIONE DEGLI ITALIANI Discorso a parte per i nostri connazionali che, da buoni “veterani” dell’emigrazione, privilegiano le mete piú sicure, come Germania, Inghilterra e Stati Uniti; secondo le stime dell’ANSI (Anagrafe degli italiani all’estero), il numero degli emigranti italiani sarebbe raddoppiato negli ultimi due anni, raggiungendo la ragguardevole cifra di circa 60mila esodi l’anno. Qualche cifra su chi emigra è importante: cercano lavoro in 3.348 laureati in materie geo-biologiche, 6.795 laureati in materie letterarie, 3.298 psicologi, 5.182 esperti in materie giuridiche. Molti di loro lasciano il Paese “all’avventura”, senza la certezza di un nuovo posto di lavoro in quello di destinazione, utilizzando per lo più il passaparola di amici e conoscenti che sono già all’estero, o magari cercando lavoro direttamente sul posto.

GERMANIA, INVIDIA DEI GIOVANI EUROPEI In Germania - nel 2011 ha vissuto il più alto tasso d’immigrazione degli ultimi 15 anni – il numero totale (residenti e non) dei nuovi immigrati è pari a 958.000 unità. I motivi di questa massiccia immigrazione nei confini tedeschi sono molteplici; oltre ad essere il Paese meno toccato dalla crisi, la Germania offre opportunità lavorative che i giovani europei invidiano e rincorrono. Si stima infatti che in seguito al calo demografico degli anni ’90, avrà bisogno di 500.000 lavoratori ogni anno per rimpiazzare il turn over e reggere il suo sistema produttivo. E c’è di più: il modello tedesco riesce a garantire salari di ingresso per i diplomati di quasi 35.000 euro l’anno e di oltre 43.000 per i laureati, contro i 20.500 e i 23.500 rispettivamente per l’Italia. È quanto si legge su Mittle, il quotidiano degli italiani in Germania. Le stime, non a caso, parlano di 200.000 nuovi arrivi solo dall’Italia. Il lavoro si cerca (e si trova) soprattutto in settori quali alberghiero, gastronomico, edile, metalmeccanico, elettronico e socio-sanitario. A

ciò si aggiunga un tasso di disoccupazione praticamente nullo, se confrontato con la media europea: in Baviera (Monaco) e BadenWürttemberg (Stoccarda), due dei Land piú ricchi, si attesta attualmente intorno al 3,8%.

L’accoglienza tedesca degli immigrati Il vero fiore all’occhiello dell’amministrazione tedesca sono le politiche di accoglienza. Oltre ai corsi d’integrazione per adulti, i bambini vengono inseriti nelle ormai collaudate Internationale Klassen, classi plurietniche che con un insegnamento mirato fanno sì che il bambino possa presto essere inserito in una classe regolare, e i risultati sono ottimi. I dati del Goethe-Institut (che promuove la lingua e la cultura tedesca in tutto il mondo) stimano rispetto all’anno precedente l’aumento delle domande dei corsi di lingua tedesca del 50% in Grecia, del 35% in Spagna, del 30% in Italia, solo nel primo trimestre 2012. Dato il grande flusso, il governo di Berlino ha anche creato un sito (www.make-it-in-germany.com) per facilitare l’impresa a chi vuole emigrare, formendo consigli pratici sulla ricerca di un impiego, di un alloggio, ecc.

L’ALTERNATIVA GRECA, SI TORNA NELLE CAMPAGNE La Grecia ha una lunga storia di emigrazione: durante l’ultimo grande esodo, negli anni’60, tra i 3 e i 7 milioni di greci lasciarono il Paese, cercando occupazione nelle miniere e nelle fabbriche di tutto il mondo. Oggi però ad emigrare sono giovani con un buon titolo di studio (circa il 60% dei ragazzi greci parla una lingua straniera, contro il 40% della media dei loro coetani europei ). L’anno passato 24.000 di loro sono emigrati in Germania, ma anche Regno Unito e Stati Uniti sono mete ambite. Tuttavia l’esodo è anche verso le campagne: molti giovani qualificati fuggono infatti dalle città e tentano fortuna nelle campagne. Stanchi di lavori precari e malpagati, i giovani ellenici sfuggono anche ad affitti troppo alti e ai costi extra delle città. Le famiglie greche hanno per tradizione hanno investito sempre nel possesso della terra, ed è comune anche tra i greci più poveri possedere un qualche piccolo appezzamento di terra. L’agricoltura inoltre costituisce ancora l’unico settore che possa offrire una seria opportunità professionale: la Confederazione Pan-Ellenica delle Associazioni di Agricoltura stima che il settore primario abbia offerto tra il 2008 e il 2010 circa 32.000 posti di lavoro, e un recente studio riferisce che il 68% dei greci sarebbe pronto a cambiare stile di vita e abbracciare la vita di campagna, sicuramente più rilassante. Del resto la Grecia, nonostante non abbia un territorio troppo favorevole, puó vantare delle eccellenze nel campo alimentare, come i cereali, la viticoltura e la produzione olearia. (Valerio D’Angelo)

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orld news di Silvia Tempesta

AUSTRIA, SCOPERTO REGGISENO DEL ’400 Il reggiseno a coppe? Roba medioevale. Lo testimonia la sensazionale scoperta di un team archeologico dell’Università di Innsbruck che, nel corso di lavori di ristrutturazione del castello di Lengberg nel Tirolo, hanno rinvenuto quattro reggipetti di lino molto simili ai modelli di oggi e risalenti al Quattrocento. “All'inizio siamo rimasti increduli - ha spiegato la responsabile del ritrovamento Beatrix Nutz - poiché ritenevamo impossibile che tali indumenti venissero usati già nel Medioevo. Le coppe cucite come quelle attuali sono un'invenzione moderna”. In realtà i reggipetti sono stati trovati nel 2008 ma ci sono voluti numerosi test, fra cui quelli del carbonio 14, per assicurarsi che gli indumenti fossero autentici.

IN ARRIVO IL “VERO” BACIO VIRTUALE Amanti a distanza? Niente paura: per voi è in arrivo l’e-kiss. Secondo gli scienziati della società Lovotics di Singapore sarà presto possibile baciarsi virtualmente su Internet. Apparso sulla rivista inglese New Scientist e presentato alla conferenza Designing Interactive Systems svoltasi a Newcastle, nel nord dell’Inghilterra, il nuovo metodo consiste nella creazione di due ovoidi con delle labbra sporgenti. I sensori all’interno di ogni paio di labbra raccolgono i dati necessari affinché le stesse sensazioni prodotte da una parte siano ricreate in maniera fedele sulle labbra collegate a distanza, permettendo così agli utenti della Rete di baciarsi in remoto. Fra le possibili applicazioni della tecnica, persino la registrazione di baci “celebri”. Gli appassionati di tutto il mondo, secondo i creatori, sarebbero così liberi di infilare la lingua nella bocca virtuale della loro star preferita.

USA, ALL’ASTA I QUADRI DI CAVALLO PITTORE I seguaci dell’arte astratta avranno un altro zoccolo duro: quello di Justin, professione cavallo. Con l’hobby della pittura. Una passione per tele e pennelli, quella del maestro equino, che ha già attratto gli interessi di numerosi acquirenti: dal suo primo lavoro venduto a soli quindici dollari fino all’ultima “bestiale” opera d’arte dal titolo “Chevaux”, che è stata battuta all’asta dell'Art annuale Equine, Antique e Auction Rare Book, presso il museo Saddlebred di Lexington, nel Kentucky. Il fienile è oggi decorato con dipinti coloratissimi, fra cui anche una sorta di autoritratto.

UOMINI SEXY… SE CON UN LIBRO Se gli uomini preferiscono le bionde, alle donne piacciono gli intellettuali. Almeno, quelli che leggono sotto l’ombrellone. Lo sostiene un sondaggio effettuato da Tappeto Volante, società specializzata nella creazione e organizzazione di grandi eventi artistici e culturali, su un campione di 2.600 donne tra i 25 e 60 anni. Oltre la metà delle intervistate ha dichiarato di sentirsi attratta dal maschio “interessante” che, in spiaggia, si dedica ad un buon libro dimostrando di avere estro, fantasia e capacità di sorprendere. E i “machi”? Niente paura: il “fisico bestiale” continua a farsi notare dal 57 per cento del gentil sesso, che preferisce spalle e braccia robuste e un po’ meno gli addominali a tartaruga.

L’AMORE RENDE STUPIDI. LA SCIENZA CONFERMA Imbambolati, ottusi di fronte all’innamorato. Oggi, una ricerca condotta dal Prof. Robin Dunbar, esperto dell’evoluzione della psicologia umana dell’Università di Oxford e apparsa sul Times di Londra, conferisce sostegno scientifico al fenomeno del “rincretinimento” da infatuazione. Quando le persone “cotte” guardano un’immagine del partner, le aree razionali del cervello smettono di funzionare. “Ciò che sembra succedere”, ha spiegato Dunbar, “è che viene disabilitata la parte razionale del cervello; una reazione comprensibile dal punto di vista evolutivo: “L’individuo razionale non combinerebbe mai niente per la paura di farsi ferire emotivamente. Se non ti lasci andare, non formi il rapporto”, ha precisato il ricercatore.

IRAN: CENSURA PER POLLAME Il capo della Polizia iraniana ha sconsigliato la trasmissione di immagini sulla tv di Stato che ritraggono il consumo di pollame. Motivo? La paura di scatenare una guerra di classe. “Fanno vedere mangiare il pollo nei film, mentre altri potrebbero non permetterselo… Ci sono persone che, osservando questo gap tra le classi sociali, potrebbero dire, ‘Prendiamo su i nostri coltelli e riprendiamo i nostri diritti dai ricchi’”, ha spiegato durante una conferenza a Teheran il Generale Esmail Ahmadi-Moghaddam. Secondo l’inglese The Telegraph, l’avvertimento del Capo militare è da leggersi come un’indicazione che le sanzioni internazionali contro il Paese, per la sua insistenza nel volere armarsi di bombe nucleari, cominciano ad avere un impatto sulla sua economia e sulla coesione sociale.


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INEMA E SPETTACOLO

“CHE COSA ASPETTARSI QUANDO SI ASPETTA” (REGIA DI KIRK JONES) HHIII

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di Maria Flavia Vecchio

ameron Diaz, Jennifer Lopez, Elizabeth Banks e Anna Kendrick alle prese con la maternità: fantascienza? No. È il nuovo film di Kirk Jones che vede le dive hollywoodiane interpretare le storie di quattro donne che si accingono a diventare madri. Jules, star del fitness televisivo che resta incinta del fidanzato ballerino; Wendy, titolare di un negozio di prodotti per neonati, esperta di maternità ma estremamente impreparata quando la gravidanza la riguarderà in prima persona; Holly, che vuole adottare un bambino col marito Alex, il quale non è ancora pronto a diventare un genitore; infine Rosi, giovanissima, che resta incinta ancora prima del primo appuntamento con Marco. Una commedia che diverte e fa riflettere, che per una volta tiene conto anche del punto di vista dei padri, non solo uomini impauriti e impreparati ma anche comprensivi e coraggiosi. Simpatica l’idea del “club dei papà”, a cui alcuni dei futuri padri aderiranno per prender fiato da mogli ingestibili.

“MONSIEUR LAZHAR” (REGIA DI PHILIPPE FALARDEAU)

(REGIA DI MALGOSKA SZUMOWSKA)

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uando la maestra di una scuola elementare di Montreal decide di impiccarsi nella classe in cui insegna, i bambini porteranno per sempre con loro i segni del tragico avvenimento. Bachir Lazhar (Fellag), uomo dolce e sensibile ma dal passato misterioso, si propone come futuro maestro e viene accolto dalla direttrice della scuola. Bachir impara a conoscere il suo gruppo di bambini che, tra molte difficoltà, gli si affezionano e contribuiscono a colmare il vuoto che alberga dentro di lui. Monsieur Lahzar è un rifugiato politico, la cui famiglia è stata sterminata in un attacco terroristico. Sarà Alice (Sophie Nélisse), una bambina molto sveglia ma che soffre l’assenza del padre, ad instaurare con Bachir un rapporto speciale. I due si aiuteranno reciprocamente a sopportare la solitudine, anche dopo che il passato di Bachir, ritornando a galla, lo costringerà ad allontanarsi dalla scuola. Una delicata storia di dolore e affetto tra grandi e piccini. (Maria Flavia Vecchio)

prossimamente… forse… in Italia

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LES LYONNAIS (2011) (REGIA DI OLIVER MARCHAL)

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econdo un rapporto del sindacato SUR, in Francia ogni anno 40mila studenti si prostituiscono per pagarsi gli studi. È la schiacciante realtà al centro del film “Elles” in cui Juliette Binoche interpreta Anne, una giornalista parigina dalla vita tranquilla che decide di pubblicare un’inchiesta sulle studentesse universitarie che si prostituiscono. Per farlo incontra Charlotte e Alicja: le loro storie travolgono la vita della protagonista in un vortice di violenza, voglia di riscatto sociale e perversione. Le due ragazze iniziano a prostituirsi spinte dalla voglia di guadagnare e permettersi una vita di agi anziché di stare in piedi 8 ore dietro la cassa di un supermercato per quattro soldi. Imparano a capire presto che, in nome del desiderio sessuale, gli uomini sono disposti a pagare qualsiasi cifra. Un vero pugno nello stomaco “Elles”, esplicito e a tratti brutale, che inquadra perfettamente la difficoltà di chi per mestiere racconta storie per non farsi coinvolgere da queste. (Maria Flavia Vecchio).

’ IN TV? UARDA UN PO’ CHI c’e...

DEBORA CAPRIOGLIO

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liver Marchal, il regista, da ex poliziotto della Securitè sa bene di cosa parla quando mette in scena quel mondo da guardia e ladri protagonista dei suoi film. Conosce la violenza di alcune frange di polizia che dipinge in modo verosimile e lontano dalla didascalica messa in scena italica (Diaz); conosce il mondo dei fuorilegge, quelli della vecchia scuola che seguono una loro "etica" e quelli che puntano tutto sulla violenza senza alcuna pietà per niente e nessuno. Lo conosce e lo rappresenta attraverso uno stile riconoscibile che si rifà in parte al western, in parte al poliziesco americano “alto” alla Michael Mann. Lo ha fatto con i precedenti Gangsters, 36 Quai des Orfevres, L'ultima missione e torna sull'argomento con l'ultimo Les Lyonnais. Se Roma negli Anni Settanta era attraversata dalle scorribande criminali della Banda della Magliana, Lione lo era da quelle della Banda dei Lionesi, che come gli omologhi nostrani finirono per scannarsi l'uno contro l'altro. Marchal ricostruisce le vicende del gruppo partendo dalle vite dei singoli, in particolare quella del capobanda Edmond Vidal, in arte Momon, che a distanza di 30 anni si ritrova a fare i conti con un passato mai limpido in cui le colpe dei padri tendono a ricadere sempre sui figli. Affidandosi ad attori di grande impatto anche fisico (ieri Gerard Depardieu e Daniel Auteuil, oggi Gerard Lanvin e Tcheky Karyo), Marchal dosa alla perfezione azione ed approfondimento psicologico di personaggi capaci di portarsi dietro tutto un mondo che si rivela attraverso dialoghi asciutti, evitando facili ma noiose elucubrazioni dialettiche. Shakespeariano e avvincente, filosofico e cadenzato, il film presenta un unico difetto: la durata. Un’ora e quaranta minuti che passano troppo velocemente per un mondo in cui è facile entrare ma che è così difficile abbandonare. (Fabio Melandri)

“ELLES”

“Questo nostro amore”

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di Elena Del Duca

opo l’annuncio estivo dei palinsesti, la stagione delle fiction, seguite da milioni di telespettatori, è ormai ai nastri di partenza. Nell’offerta RAI spicca la serie con i toni della commedia sentimentale “Questo nostro amore”, sei puntate girate a Torino che vedono come co – protagonista Debora Caprioglio, insieme a Neri Marcorè ed Anna Valle. L’attrice veneta, abbandonate per una sera le prove teatrali, si concede con noi una scorpacciata tv. Debora: vai con il telecomando! Debora, siamo davanti alla televisione per seguire la prima puntata: hai lo stomaco chiuso per lo “stress da auditel” o mangiamo qualcosa insieme? Per come sono fatta, mangiamo qualcosa insieme! Non sono una persona particolarmente ansiosa e poi sono molto ottimista quindi, spero sempre che le cose vadano bene. È bello guardare la tv… anche se ci sono io (ride, ndr) con un bel piatto di pasta e un buon prosecco. Ecco, a cosa brindiamo? Io brindo sempre, perché secondo me porta fortuna. Poi quando va in onda un nuovo lavoro… è certamente un brindisi benaugurante. Qual è la prima cosa che pensi quando ti rivedi in tv? Sono molto critica verso me stessa. Non mi piaccio quasi mai (ride, ndr) e penso che quella o quell’altra scena avrei potuta farla in modo diverso. A teatro questo non ti succede. Lì il tuo referente è il pubblico: sia durante, sia alla fine dello spettacolo, ci si rende perfettamente conto se si è fatta una buona performance

oppure no. Possiamo rivederci solo attraverso dei filmati che però non rendono quasi mai l’emozione che si prova sul palcoscenico. In tv il riscontro del pubblico lo hai solo il giorno dopo, magari quando scendi di casa, se incontri i tuoi vicini e ti dicono: “Ti abbiamo vista!”, allora la fiction ha avuto Foto Marinetta Saglio successo! (ride scherzosa, ndr). Una confidenza. Nella fiction hai una rivale in amore, interpretata da Anna Valle. Nella vita ti è mai capitato di doverti contendere un uomo con un’altra donna? No, in genere non mi è mai successo e spero che non mi succeda mai visto che sono sposata… non ho mai invaso i territori altrui! Pausa pubblicità: dove andiamo con lo zapping? In tv di solito cosa ti piace seguire? Amo molto guardare i canali tematici, quindi soprattutto i documentari che riguardano i viaggi. A causa del mio lavoro, posso concedermi pochissime vacanze, allora me le faccio “virtualmente”, guardando la tv. Allora quale sarà il tuo prossimo viaggio? Mi piacerebbe andare negli Stati Uniti, un “coast to coast”… on the road! Puntata terminata. In seconda serata cosa seguiamo? In seconda serata vado a dormire ma c’è Gigi Marzullo con “Sottovoce”: “La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?” Oppure c’è “Applausi” (va in onda domenica notte, ndr) dove spesso sono ospite per presentare i miei spettacoli teatrali. Un messaggio ai lettori di What’s Up! Tenetevi informati con questo meraviglioso giornale… su chi apparirà in tv!


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INTERVISTA

L’ARENA DEI MODà di Emanuela Brugiotti

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impegno del 16 settembre all’Arena di Verona - sold out già a pochi giorni dalla messa in vendita dei biglietti -, con la collaborazione della Grande Orchestra diretta dal Maestro Charles Burgi, di Pau Donés degli Jarabe de Palo e di tanti altri ospiti ancora, è solo l’antipasto offerto dai Modà che si affacciano alla stagione autunnale con la portata principale: il prossimo disco, “Gioia”, che uscirà all’inizio del 2013. Noi di What’s Up, rilassati al mare, abbiamo incontrato Kekko (Francesco Silvestre -voce) e non ci siamo fatti scappare l’occasione di fare quattro chiacchiere con lui…

di Romeo Scansa

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Foto di Paolo Santambrogio

anni attraverso un mio racconto personale, come un diario. Non avevo intenzione di fare libri. Poi è arrivata una proposta dalla Sperling di scrivere una biografia, ho risposto che avevo già scritto un racconto, l’hanno letto ed è piaciuto molto. Volevo e volevamo noi Modà mandare un messaggio alle persone che ci hanno sempre seguito, cioè credere nei propri sogni, come abbiamo fatto Il 16 settembre vi aspetta l’arena di Verona, un po’ di tremarella? noi. Siamo cinque persone, non cinque super eroi. Beh, sì! La tremarella c’è sempre, se mancasse probabilmente non doLeviamoci qualche sassolino dalla scarpa allora. Cosa ti ha dato più favremmo più fare questo lavoro perché sarebbero finite le emozioni, invece stidio in questi anni di gavetta? posso garantirvi che non è così. I pregiudizi! Spesso ci arrabbiavamo perché non avevamo la possibilità di parSarà il vostro unico live del 2012… meglio pochi ma buoni? tecipare a vetrine importanti per farci ascoltare oppure ci veniva detto che suoIn realtà è sempre bello suonare tanto, quest’anno invece abbiamo deciso navamo musica troppo semplice, troppo banale. Invece, quando sono arrivate di stare fermi, ma per sentire meno la malinconia del live sia per noi e che le occasioni, è stata una rivincita. Anche se, in generale, preferisco vivere di per i nostri fan abbiamo voluto fare quest’esperimento, trovare un posto soddisfazioni personali piuttosto che di rivincite su altri. Alla fine la gara non è molto bello, molto grande e rinomato. È andata bene, cercheremo di giocon il mondo, ma con me stesso. carcela al meglio. Sul palco con voi ci sarà anche Pau Donés degli spagnoli Jarabe de Palo, Sold out, wow. Come vi state preparando all’evento? con cui avete cantato la canzone “Come un Pittore”… Siamo molto felici di aver riempito in sei giorni l’Arena, è una cosa che sognaEra il mio idolo! Nella mia prima vacanza nel 2000, a Palma di Mallorca, con la vamo ma non ce l’aspettavamo. Per ora si sta lavorando dal punto di vista ormia ragazza ascoltavo sempre la sua canzone “Agua”. Quando c’è stata la chestrale, noi subentreremo più avanti. possibilità di fare un duetto il mio manager, Lorenzo Suraci, mi ha chiesto con Bravi, recuperate le forze? chi lo volessi fare, io ho detto Pau. Lui ha ascoltato il pezzo, gli è piaciuto e Eh sì, anche perché negli ultimi dieci anni di carriera non c’è mai successo di adesso è nato un rapporto di collaborazione molto bello. Speriamo che contiessere liberi ad agosto, è una cosa un po’ strana, ma è sempre piacevole nui. stare in vacanza. Prendo spunto dalla canzone “Come un pittore”. Se fossi un pittore come Qualche esclusiva per i nostri lettori? dipingeresti il cielo dei Modà? Verranno uniti due generi musicali completamente differenti, il pop rock e la muIn questo momento azzurrissimo o blu pieno di stelle e desideri realizzati e da sica classica, in più ci saranno cori, gospel, tenori, quindi ci saranno delle cose esprimere. molto diverse da quello che facciamo di solito. Anche io sono molto curioso. Hai mai immaginato di farti fare un ritratto nudo? Speriamo che la voce tenga fino alla fine e che le gambe reggano! (ride) Un No, mai, non amo molto apparire, faccio il cantante perché mi piace, cerco po’ d’ansia fa bene per non pensare di essere arrivato chissà dove solo perché di mandare messaggi, per il resto la mia vita privata me la tengo per me. hai l’Arena di Verona lì davanti. È ora che Cos’altro vi aspetta quest’autunno? devi dimostrare di avere le palle! Sicuramente andremo in Bulgaria per reUna curiosità, a maggio è uscita una biogistrare le sessioni d’archi del nuovo grafia dei Modà scritta proprio da te, disco, già scritto ed inciso, che si chiamerà “Come un pittore” (Sperling&Kupfer): “Gioia”. Poi ci sarà tutta l’organizzazione siete nel pieno successo della vostra legata al progetto e al tour. carriera, perché hai sentito la necessità Sai già dirci quanto uscirà? di scrivere addirittura una biografia? Credo a febbraio! In realtà quando ci siamo fermati ad ottobre Un bel saluto ai lettori di What’s Up! è stata la prima volta dopo due anni, è nata Un abbraccio e un saluto a tutti gli amici mia figlia e mi sono dedicato a lei. Poiché di What’s Up! Per chi verrà al concerto comunque non so stare con le mani in all’Arena di Verona prometto il massimo mano, mi è venuto in mente di ripercorrere impegno e per chi non ci sarà lo aspetto quello che è successo in questi ultimi due al tour del prossimo disco! Foto di Paolo Santambrogio

what’sound di Massimo Canorro

Tu chiamale, se vuoi, emozioni. Quelle che regalerebbero al pubblico i Sepultura, puntando sulle cover di Justin Bieber. Da pelle d’oca. Nel frattempo Lady Gaga pensa ad allargare la famiglia (con prole altrui) e Lennon rimane indimenticato. Come i Guns n’ Roses, al primo posto nel cuore del vincitore di Euromillions, disposto a spendere di tasca propria per la reunion della band. Proposta indecente non è solo il titolo del film drammatico interpretato da Robert Redford e Demi Moore nel 1993, ma è anche quella che si è vista recapitare Andreas Kisser, il chitarrista della metal band brasiliana Sepultura, da un cronista. Nel corso di un festival in Inghilterra, l’arguta penna ha chiesto al musicista se, previo pagamento di un milione di sterline, sarebbe disposto a registrare una cover di Justin Bieber. Nulla di più lontano tra la popstar canadese per teenager è la band

EMERGENTI A 360° GIOVANI SCIENZIATI IN GARA

carioca, che ha fatto dei suoni aggressivi il suo marchio di fabbrica. Stupito e divertito, Kisser ha replicato: “Abbiamo suonato cover di Bob Marley e U2, generi talmente diversi. Per noi sarebbe una sfida affascinante e stimolante. Certo, dovrei svolgere alcune ricerche su Bieber e vedere se trovo qualcosa di adatto”. Tutt’altra ricerca riguarda quella dei papabili acquirenti della magione di John Lennon nella contea britannica del Surrey: diciassette stanze al prezzo di quindici milioni di sterline. Tanto chiede il proprietario della villa appartenuta all’ex Beatles, tra le cui mura iniziò la relazione tra lo stesso John e Yoko Ono. L’acquisto potrebbe far gola a Lady Gaga, madrina di Zachary Jackson Levon Furnish-John (figlio di Elton John), che sta facendo edificare una grande abitazione a Creta con un’intera ala a disposizione del figlioccio. Il piccolo avrà una nursery con ampia camera da letto, stanza ludica e bagno. La sua grande, grossa, casa greca. Da un investimento sui figli (degli altri) a quello

al 21 al 26 settembre prossimi a Bratislava si svolgerà la 24a edizione del concorso dell’Ue per giovani scienziati, organizzato dalla Fast (Foundation for Advancement of Science and Technology). Tre progetti di due ragazze e quattro ragazzi italiani provenienti da Malignani di Udine, Cavanis di Possagno (Treviso), Marconi di Rovereto (Trento) si confronteranno con altri 80 lavori di 104 studenti delle superiori. 36 i Paesi coinvolti: 24 dell’Unione europea più le scuole europee e 12 di Asia, America e Oceania. La biologia e l’ingegneria sono i campi scelti dai nostri ragazzi. La finale europea mette in palio premi fino a 7mila euro e soggiorni studio presso primarie istituzioni di ricerca. I “National Organizer” dei vari Paesi (in Italia la Fast-Federazione delle associazioni scientifiche e tecniche) hanno fatto le loro proposte alla Commissione europea e i 19 componenti la giuria sono al lavoro per valutare i testi scritti ed essere pronti per visionare gli stand e intervistare i finalisti durante l’esposizione. La manifestazione è rivolta a studenti con più di 14 anni e meno di 21, che possono gareggiare da singoli o in gruppi di non più di tre. Complessivamente i partecipanti all’edizione del 2012 sono 107 con 83 progetti nei seguenti settori: ambiente, biologia, chimica, fisica, ingegneria, matematica, materiali, medicina, scienze sociali, tecnologie dell’informazione. L’obiettivo è promuovere idee di cooperazione e di interscambio tra i giovani in una vetrina annuale delle migliori scoperte scientifiche da parte di ragazze e ragazzi che hanno così l’opportunità di confrontarsi con colleghi con simili interessi ed attitudini. L’appuntamento si tiene annualmente a fine settembre in un Paese a rotazione. È stato già ospitato nel 1997 in Italia, a Milano, in occasione del centenario della Fast-Federazione. All’olimpiade della scienza non parteciperanno però - con qualche polemica - Olanda, Romania e Cipro, a causa di intoppi burocratici: la Commissione europea non riesce ad individuare un’Organizzazione nazionale di riferimento. Ci auguriamo in futuro che anche i giovani di questi Paesi avranno l’occasione di presentare i propri progetti.

sulle proprie passioni. Chiedere a Adrian Bayford, l’inglese che ha vinto 148 milioni di sterline alla lotteria Euromillions. L’uomo, titolare di un negozio di dischi e strumenti musicali, ha dichiarato che vorrebbe offrire parte del premio ai Guns n’ Roses, qualora accettassero di tornare insieme nella formazione originale. Per intenderci, si tratta del quintetto – formato da Axl Rose, Slash, Duff McKagan, Steven Adler e Izzy Stradlin – che nel 1987 registrò il decisivo “Appetite for destruction”. Un sogno, quello di Adrian, destinato a rimanere tale, considerando che Axl e Slash non dividono il palco da quattro lustri. Per una coppia rock che si lascia, eccone una che, sentimentalmente parlando, si unisce. Stiamo citando Chad Kroeger, cantante dei Nickelback, e della dolce (ma indomabile, stando alle cronache rosa) Avril Lavigne. Entrambi canadesi, i due hanno iniziato a frequentarsi casualmente nel corso delle sessioni di registrazioni dei rispettivi nuovi album. Il vocalist avrebbe già regalato ad Avril un prezioso anello, preludio – secondo alcuni bene informati – al matrimonio.


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BENEDETTA BRUZZICHES

Designer di borse, con un ingrediente segreto di Ilaria Crestini

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oi di What's Up, non fosse altro che per la nostra impronta editoriale, abbiamo sempre dato spazio ai giovani perché, si sa, sono loro il futuro, la fonte più pura e vivace di entusiasmo e creatività. La ragazza che vogliamo presentarvi oggi, però - qualora non la conosciate già - oltre la giovane età ha molto di più. Benedetta Bruzziches, 27 anni, è originaria di Caprarola in provincia di Rieti, sogna da bambina la scuola di moda, la frequenta, esce con lode dall'Istituto Europeo di Design di Roma e diventa, poco dopo, assistente personale di Romeo Gigli. Un ascensore le cambia però la vita facendole incontrare un indiano che, colpito dal suo look, le chiede di disegnare per lui una linea. Benedetta accetta subito e inizia un anno di viaggi tra Emirati Arabi, India, Cina e Brasile. Le esperienze si moltiplicano ma Caprarola chiama e Benedetta risponde: “La moda è comunicazione e comunicare la nostra storia

è fondamentale per comunicare il nostro prodotto”… Iniziano a nascere le sue creazioni. Quando hai capito cosa volevi fare davvero nella tua vita? Lo capisco ogni giorno. Voglio fare tante cose, raccontare storie attraverso le collezioni di borse, sto scrivendo un libro, progetto la casa dei miei sogni e sogno sette figli, di diventare una ballerina di tip-tap, di lanciare una collezione di cose da mangiare… La mia vita la voglio avventurosa. Come nascono le tue borse? Le borse io le disegno molto poco, ma le sogno e le scrivo. Posso dire che nascono dal racconto e vengono subito scritte sul banco. Antonio, il mio modellista, deve spesso fare i conti con

sensazioni ed emozioni più che con misure e rinforzi. Le scrivo come se fossero personaggi o situazioni e quando sono pronte è chiaro a tutti, basta leggerle. Leggendo di te qua e là si scopre che settembre è ancora il periodo della raccolta delle nocciole piuttosto che quello della fashion week. Nel mondo della Moda esistono ancora le favole? Le favole esistono se vogliamo farle esistere. La mia storia si nutre della favola, è il mio ingrediente segreto, anche se per mantenerla viva non c’è stata solo magia, ma sacrificio e fatica. Le problematiche da affrontare sono innumerevoli e se non ci fosse la favola del racconto non farei questo lavoro. Qual è il più grande desiderio realizzato finora e quale il prossimo che vuoi realizzare? Il più grande desiderio di ieri è leggere le poesie del mio amico Simone Nardocci sdraiata sotto una pianta, con i piedi nel lago. Quelli ancora da realizzare: il giro del mondo, una comune in campagna in cui mischiare tutte le arti, una casa sugli alberi collegata da ponti di foglie, una famiglia piena di figli ed un uomo tutto da ballare.

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rt&the city

VOINA CONTRO PUTIN

QUANDO L'ARTE SFIDA LA PAURA

L'

di Gabriella Poggioli

ultima notizia è che il nome Pussy Riot si appresti a diventare un marchio registrato. Nessuna sorpresa, perché ammettiamolo: è anche grazie a quel nome così ammiccante, unito alla loro immagine fresca e colorata, che le tre punk rockers di Mosca sono riuscite a catturare nel mondo un inedito appoggio trasversale al movimento anti-Putin (per dire, non risulta che i nomi del campione di scacchi Garry Kasparov e della giornalista Anna Politkovskaya abbiano mai smosso sulla faccia di Madonna neanche un sopracciglio). Al di là di una produzione musicale francamente discutibile, tuttavia, Nadezhda Tolokonnikova, Yekaterina Samutsevich e Maria Alyokhina hanno il merito di aver sbattuto sulle prime pagine sonnacchiose dei nostri giornali una nuova Russia giovane, arrabbiata e creativa, di cui qui, nell'Occidente assuefatto a decenni di retorica sovietica prima e putiniana poi, ancora non ci eravamo accorti. Ma che d'ora in avanti faremmo bene a seguire con attenzione: perché, nell’anno di Occupy Wall Street e delle “primavere arabe”, anche i figli di Madre Russia non sono rimasti alla finestra (vedi servizio “Giovani, dinamici e intellettuali, i 20mila delle strade contro Putin”, What’s Up marzo 2012). La contrarietà al sistema di corruzione e clientelismo governativo su cui si fonda il potere di Putin, rafforzata dal clamoroso ricorso a brogli e illegalità durante la tornata elettorale del dicembre 2011, ha dato vita negli ultimi mesi a un ampio movimento di opposizione capace di mobilitare piazze intere, in città come in provincia, e di esprimersi attivamente attraverso la creatività di intellettuali e artisti. Quelli che vi presenteremo nelle prossime righe sono gli interpreti forse più radicali del movimento, per cui vale il seguente disclaimer: non c'è mai bisogno di gridare per farsi sentire, a meno che non si rischi di essere costretti a un silenzio ancora più assordante. Si chiamano Voina, che in italiano significa “guerra”, e sono un collettivo di street artist d'azione nato a San Pietroburgo nell'ottobre 2005 (en.free-voina.org). Composto attualmente da oltre 200 membri (fino al 2009 appartenevano al gruppo anche le pussy rioters Tolokonnikova e Samutsevich), Voina è stato fondato da un pugno di giovani studenti di fisica e di filosofia: Oleg Vorotnikov, leader carismatico, la sua compagna Natalia Sokol, Leonid Nikolaev e Alexei Plutser-Sarno, il solo riuscito a fuggire al-

l'estero e attuale portavoce del collettivo (il suo blog: plucer.livejournal.com) Associate curators della settima edizione della Biennale di Berlino, i Voina hanno esposto i loro 1 lavori con successo anche al di fuori dei confini nazionali, tanto che, in seguito alla repressione orchestrata contro il gruppo dalla polizia russa a partire dal 2010, in tutto il mondo (da Roma a Fukushima, fino a New York) si sono moltiplicate le performance in loro solidarietà. Noi li abbiamo visti ai Magazzini del Sale di Venezia (www.saledocks.org/voina/), dove la scorsa primavera è stata proiettata gran parte delle loro azioni, dai primi anni di attività fino a oggi. In pratica, una celebrazione del politicamente scorretto: come il 2 famoso fallo gigante dipinto a Mosca sul ponte mobile di fronte alla sede del FSB, i servizi segreti russi, o l’ironica invasione di un commissariato sotto il travestimento di sostenitori del regime, o ancora la saldatura delle porte di un ristorante moscovita di proprietà di una star televisiva filo-Cremlino. Non è un caso, dunque, che su alcuni dei membri di Voina penda oggi un mandato di arresto federale e internazionale, e che Oleg Vorotnikov e Leonid Nikolaev abbiano scontato quattro mesi di prigione a causa della loro militanza artistica. Artisti e clandestini, i Voina suscitano grande entusiasmo o grande contrarietà, non ci sono sfumature intermedie. Il loro estremismo estetico, tuttavia, non è nuovo, ma affonda le radici 3 nella storia dell’arte moderna

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russa: in artisti ormai considerati classici, come Tretyakov e Eisenstein, che, sull’onda della Rivoluzione d’Ottobre, negli anni Venti del Novecento teorizzarono e sperimentarono la dissoluzione dell’arte nella vita, banco di prova delle avanguardie storiche. Come allora, 5 anche oggi, nella Russia di Putin, i Voina non si limitano a rappresentare la necessità del cambiamento, ma la mettono concretamente in atto, infrangendo una stabilità imposta attraverso la repressione e la paura. “Abbiamo invaso una stazione di polizia e la cosa non ci spaventa più”, ha dichiarato Vorotnikov. “Cosa c’è ancora che possa spaventarci? Con la morte faremo i conti in futuro. Presto saremo completamente privi 6 di paura”. 1. Alcuni membri del collettivo Voina. In coda alla fila, Leonid Nikolaev, Oleg Vorotnikov e Natalia Sokol con in braccio il figlio Kasper. 2. Mosca, 2007: veglia funebre per il poeta Dmitri Prigov, contestatore del regime sovietico e ispiratore di Voina, con un banchetto allestito in un vagone della metropolitana. 3. Novembre 2008: i Voina celebrano il centoventesimo anniversario della nascita dell'anarchico russo Nestor Makhno con una proiezione laser di 40 metri sulla facciata del Parlamento russo, prima di irrompere simbolicamente nell'edificio. 4. Mosca, 2008: i Voina inscenano l'invasione ironica di un commissariato di polizia. 5. Pig in a priest's robe, 2008: durante la performance, Oleg Vorotnikov indossa un abito da prete ortodosso sopra un'uniforme da poliziotto, entra in un supermercato di fascia alta e ne esce senza pagare, a dimostrazione dell'invulnerabilità delle due categorie. 6. Roma, 2012: manifesto di solidarietà al collettivo Voina nei pressi del Colosseo.


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