85 whats up novembre 2012

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Anno X, n° 85 NOVEMBRE 2012 - 0,30 euro

www.uozzap.com il

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mensile Per i giovani scritto dai giovani

Giuliano dei Negramaro

ditoriale

ECCO, FORSE, COSA INTENDEVA LA FORNERO. MA SIA MENO gummY. di Riccardo Severi

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i cosa pensassi del Ministro Elsa Fornero non ho fatto mistero fin dal suo insediamento, quando insieme al Premier Monti incontrò il Forum Nazionale Giovani per parlare di futuro e lavoro. In quell’occasione, anziché affrontare il male peggiore che attanaglia le nuove generazioni, minacciò di fare saltare la seduta poiché la delegazione era composta da cinque maschi e nessuna femmina. Grave, per carità, ma non quanto il milione e mezzo di under 35 senza un lavoro (“Cosa ne sarà dell’incontro storico, pure con la tirata d’orecchie, tra governo e giovani…”, editoriale Dicembre 2011). Non aggiungo nulla al diluvio di critiche sull’incosciente choosy rivolto ai martoriati giovani italiani, che segue, messi in fila, quel “posto fisso che noia” di Monti e quel “chi si laurea dopo i 28 anni è uno sfigato” pronunciato dal rampante sottosegretario Michel Martone, che a vent’otto anni aveva già (si sa come) una cattedra universitaria. Rispetto a lui - tenuto poi opportunamente lontano dai microfoni - i giovani italiani sono davvero sfigati. È acquisito che i professori al Governo siano maldestri nella comunicazione e che non riescano a colmare quel profondo deficit di percezione della realtà. Chiamati un anno fa a Palazzo Chigi per Salvare l’Italia, si è capito subito che si sono sentiti (e continuano a sentirsi) i Migliori, seduti per merito nell’Olimpo del potere politico. Nell’Olimpo degli altri poteri - baronie universitarie, lobby economico-finanziarie-industriali - c’erano già. Migliori anche per reddito. Non dimentichiamo che tutti i professori al Governo rappresentano, con quei 300mila euro e oltre, fino a 9 milioni, dichiarati al fisco, lo 0,7 per cento delle popolazione. Più Migliori di cosi! È solo difetto di comunicazione? C’è dell’altro. Prendiamo il pensier Fornero espresso con quel fichetto e antipatico choosy; qualche fondamento lo ha, non nel merito, però, del drammatico 35% e oltre di disoccupati tra i più giovani. (segue a pag. 002)

Che legge fa

Cassazione sCatenata. il dito tra moglie e marito Facciamolo strano, il lavoro

mestiere panettiere

EMERGENZA ERASMUS /

QUEL BUCO DI 9 MILIARDI DI EURO

230 MILIONI PER ASSUMERE GIOVANI E DONNE /

CHI NE HA DIRITTO, E PER QUALI IMPORTI

CRISI /

LA TECNOLOGIA HA DELUSO LE ASPETTATIVE. MA SI PUÒ RIMEDIARE.

Grandi & Bollani

Dario Formazione e Lavoro

dal 2012 nuovi sboCChi per i dottorandi Art & The City

a spasso tra le nuvole, Con tomás saraCeno

Scienza & Psiche

i loghi dei fastfood mangiano il Cervello dei bambini Moda

il meglio dalle sfilate


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ttualita’

EMERGENZA ERASMUS / “MA NON FATE CONFUSIONE CON ERASMUS MUNDUS”

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reciso, a seguito di articoli usciti nei giorni scorsi sulla stampa italiana e che continuano a fare confusione, che Erasmus ed Erasmus Mundus sono due programmi diversi e indipendenti. A differenza di Erasmus, Erasmus Mundus offre la possibilità di frequentare un intero corso di studi e ottenere un titolo congiunto; allo stesso modo di Erasmus, Erasmus Mundus offre anche la possibilità di svolgere un periodo di mobilità in un altro paese: nel caso di Erasmus si tratta di un paese UE, nel caso di Erasmus Mundus di un paese non-UE”. È quanto tiene a precisare Giovanni Finocchietti, Responsabile Erasmus Mundus - Punto Nazionale di Contatto Italia, raggiunto da What’s Up. In comune, tuttavia, i due Programmi sembrerebbero avere anche i propri destini. “Il futuro di Erasmus Mundus, come dell’intero Lifelong Learning Programme - nell’ambito del quale funziona Erasmus -, di Tempus e degli altri programmi Ue di mobilità studentesca dipenderà dalle decisioni del Parlamento e della Commissione sulla

editoriale

ECCO, FORSE, COSA INTENDEVA LA FORNERO. MA SIA MENO gummY. (segue dalla prima)

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di Riccardo Severi

n Italia, da qualche anno, ha preso piede il minaccioso fenomeno sociale degli “Inattivi”, ragazzi e ragazze che scelgono di non studiare e non cercare lavoro. Gli Istituti di ricerca, che ne indagano l’incidenza in Italia e in Europa, li chiamano i Neet (Not in education, employment or training). Di motivi che li spingono a non darsi da fare ne esistono tanti: dalla sfiducia sul clima generale avvertito nel proprio Paese, alla condizione di sostanziale benessere delle fami-

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di Giada Porchera

(L’approfondimento a pagina 5)

lregolamento che disciplinerà il gradino più alto della formazione universitaria è quasi pronto e, tra le linee guida annunciate, c’è una più stretta alleanza tra università e mondo del lavoro. Ai dottorandi apriranno le porte gli istituti di ricerca, le aziende e la pubblica amministrazione. Non solo gli atenei. Maggiore attenzione sarà dedicata anche ai dottorati internazionali: ai corsi, cioè, istituiti dalle nostre università in collaborazione con le università straniere, che prevedono momenti di formazione in Italia e all’estero e che rilasciano il doppio titolo o il titolo congiunto. Il terzo punto del nuovo regolamento è, infine, l’avvio di un “dottorato industriale” degli enti e delle professioni. Perché “l’obiettivo”, ha dichiarato il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, in un’intervista al quotidiano Il Messaggero, “è quello di prevedere uno sbocco che non sia prevalentemente all’interno degli atenei e degli enti pubblici”. Il modello è quello finlandese. Anche il governo Monti interviene dunque sui modi di fare ricerca in università: l’ultima a provarci era stato l’ex ministro Mariastella Gelmini, la quale ci ha lasciato in eredità la riforma universitaria, ma non il Regolamento attuativo che avrebbe dovuto garantire a tutti gli effetti l’applicazione della legge. Il ministro è ripartito da qui, per mettere ordine in un campo che, ora più che mai, ha bisogno di una svolta decisiva. Ai corsi di dottorato accedono ogni anno più o meno 12mila laureati. Da quando il dottorato è stato introdotto, nel 1980, le modalità di reclutamento hanno funzionato solo per una decina d’anni. Mentre la borsa di studio dei dottorandi aumentava fino a raggiungere gli attuali circa 1000 euro, si stabiliva anche che il dottorato è compatibile con altre forme di impiego. E si introducevano così i criticatissimi posti per candidati “senza borsa”. Il dottorato in azienda voluto da Profumo sembrerebbe trovare più consensi tra gli studenti delle facoltà tecnico-scientifiche rispetto a quelli delle facoltà umanistiche.

glie in cui si vive, seppur circostanziata ad una vita sobria, e infine, ecco il punto, la scarsa propensione ad accontentarsi di un lavoro umile. Grossolanamente, choosy. È un dato di fatto. In Italia se ne occupano da anni, tra gli altri, Istat, Cnel e Bankitalia. I Neet, in Italia, sono circa il 20% della popolazione under 30. Le ragazze italiane (il 25% del totale), insieme a quelle bulgare, rappresentano il più alto tasso di inattive nell’intera Europa. Un dato che va ridimensionato perché non tiene conto del non quantificabile tasso di occupazione “in nero”, comunque un dato alto e preoccupante. Forse, è il choosy del ministro. Non c’è dubbio che se parte degli Inattivi italiani under 30 venissero incontro alla domanda dei mestieri ritenuti più umili, ne trarrebbero vantaggio loro e l’Italia intera. Ma il punto non è questo. La disoccupazione giovanile italiana, quella di cui si discute nelle aule universitarie e in inutili convegni con velleità da anni, e per la quale i giovani italiani si battono e scendono in piazza, è la disoccupazione qualificata e di chi cerca di trovare un lavoro o intraprendere un mestiere senza riuscirci. Chi ha studiato 12 anni medicina con una specializzazione in chirurgia, non si immaginava un giorno di incidere una pizza al taglio da servire

ad un cliente di una rosticceria. Un avvocato non ha mai sognato, quando studiava giurisprudenza, che avrebbe venduto gelati dando ai gusti il nome degli antichi latini, così come chi studiava architettura non si sarebbe visto a contemplare capitelli e arcate di un monumento mentre serviva bibite, birre fresche e salatini al turista di turno. Questi sono i disoccupati italiani, che non trovano lavoro qualificato e coerente con il loro titolo di studio, benché lo cerchino. Il ministro Fornero ha di recente vinto una piccola sfida: lo stanziamento di 230 milioni di euro per promuovere l’occupazione di giovani e donne (vedi p.4). Gliene va dato atto. Ma quando parla di choosy, fa un triplo errore e un triplo danno. Non ha chiaro chi siano gli interlocutori e si rivolge, in un unico calderone, a Inattivi, a disoccupati impegnati attivamente a cercare un lavoro e, tra questi, quelli che lo cercano qualificato. Alimenta pertanto polemiche e con esse il disagio che incoraggia gli Inattivi ad esserlo, accresce l’incazzatura dei disoccupati perché non trovano un lavoro decente, seppur umile, e promuove la già copiosa emigrazione dei cervelli all’estero. Assieme al 20% di Inattivi, c’è un 35.1% di disoccupati, un 71% di under 35 pronti ad emigrare se venisse offerto loro lavoro (Ial Nazionale) e non sarà un caso che il numero degli emigranti italiani abbia raggiunto quota 60mila l’anno (Ansi). Se il ministro vuole parlare di disoccupazione giovanile, lo faccia con tutti i dati alla mano e abbia chiaro chi sono gli interlocutori. E quando si rivolge loro, magari, sia meno gummy.

(Il futuro di entrambi, tuttavia, dipende dal Parlamento Europeo) di Christian Mezeckis

“NUOVI SBOCCHI PER I DOTTORANDI DALL’ANNO ACCADEMICO 2013/14”

proposta di una nuova generazione di programmi di mobilità per il periodo 2014-2020, proprio in questi giorni in discussione nel Parlamento europeo a Strasburgo”. Di quali proposte si tratta? “La Commissione propone di riunire in un unico contenitore tutti i precedenti programmi; per tale ‘contenitore’ era stata inizialmente proposta dalla Commissione la denominazione Erasmus for all, che è stata fortemente criticata. Attualmente è all’ordine del giorno una proposta del Parlamento europeo sulla denominazione del nuovo programma, che potrebbe essere Yes Europe. Al momento attuale - conclude Finocchietti Erasmus Mundus, come Erasmus, Tempus, etc, termineranno tutti l’attuale periodo di operatività alla fine del 2013. Ciò che avverrà successivamente è al momento ancora in discussione; in ogni caso, qualunque sarà la decisione presa, essa conterrà anche indicazioni sulla copertura finanziaria”.


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I GIULIANO SANGIORGI (NEGRAMARO) l PERSONAGGIO

“mi sento un centro di un tutto, ma di un universo costruito insieme ai negramaro. la nostra è una storia magica” di Emanuela Brugiotti

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opo l’album multiplatino "Casa69" ed un lungo tour sold out nei palasport delle principali città italiane, i Negramaro tornano a far parlare di loro con “Una storia semplice” (Sugar), la raccolta delle loro grandi hit insieme a sei nuovi brani inediti… ed è già un successo. Anche questo nuovo progetto discografico irrompe, infatti, nel panorama musicale italiano con tutta l’intenzione di scalarne la vetta e conquistarla. Noi di What’s Up, che con i Negramaro abbiamo da sempre un rapporto speciale, non ci facciamo scappare l’occasione di far quattro chiacchiere con Giuliano (voce). Il 6 novembre è uscito il vostro primo best, “Una storia semplice”… in epoca di spending review, che ruolo pensi abbia, oggi, la semplicità in Italia? Credo sia una tendenza del popolo italiano. Siamo un popolo di poeti, navigatori, artigiani, un popolo che fa della sostanza e della genuinità anche un marchio di fabbrica. Mi auguro che questa caratteristica rimanga tale. What’s Up vi ha conosciuto quando stavate partecipando nel 2005 a Sanremo, ancora emergenti. Prendo spunto dal titolo di uno degli inediti dell’album. “Ti è mai successo” in questi anni di avere dei dubbi sulla tua carriera da musicista, di metterla in discussione? La discussione sta alla base dell’energia dei Negramaro. Mi rendo conto che per me la fortuna più grande non è solamente essere quello che ho sempre voluto essere,

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ma anche come questo si è realizzato. Avevo voglia di condividere questa passione con un gruppo di amici. La cosa più bella che mi è successa in questi anni è che si è creato un binomio pazzesco di musica e amicizia, un’esplosione di emozioni. Non abbiamo avuto mai ripensamenti né cambieremmo nulla, dalla cantina da cui abbiamo iniziato ad oggi: una storia magica, una fiaba di sei amici che vorrei non finisse mai. Però, ci concederai, tu sei un po’ il front man della band. Ti senti particolarmente responsabilizzato in questo ruolo di centro dell’universo dei Negramaro? Mi sento un centro di un tutto, ma non nel senso che sento me stesso al centro dei Negramaro, mi sento parte di un universo, appunto, che abbiamo costruito insieme. Delle tue colleghe musiciste, quella che a pelle ti affascina di più. Florence and the Machine! È una novità del panorama musicale europeo ma ogni volta che la guardo penso che mi piacerebbe molto se potessimo, noi Negramaro, fare qualcosa insieme. Sento un’affinità di stile, un’affinità nel potere comunicativo. Se dovessi pensare ad una collaborazione importante anche all’estero mi piacerebbe fosse lei. “Felicità è qualcosa da cercare senza mai trovare gettarsi in acqua e non temere di annegare” (da “Ti è mai successo”). Giuliano invece oramai adulto, uomo, cosa identifica oggi con la felicità? Quello che ho scritto nella canzone. Tante volte guardando il mare avrei voluto scrivere qualcosa che rispecchiasse quelle emozioni. Il mare mi ha sempre dato una sensazione di libertà assoluta, di una possibilità nuova che ci aspetta aldilà di quella che stiamo vivendo. Allo stesso tempo mi ispira felicità. Per me la felicità è cercare qualcosa, anche senza mai trovarla. Cercare l’amore per

he legge fa CASSAZIONE SCATENATA. IL DITO TRA MOGLIE E MARITO

Quattro recenti significative sentenze su episodi di straordinari rapporti familiari

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di Mario Relandini

ra moglie e marito – ammonisce la saggezza popolare – non mettere il dito”. Alle volte, però, tra moglie e marito è costretta a mettere la sua saggezza la Suprema Corte di Cassazione per risolvere questioni coniugali di varia natura ed entità. C’è un marito, ad esempio, che maltratta ormai quotidianamente la moglie perché, continuando gli studi universitari, non va a lavorare e non contribuisce al “ménage familiare”? E che, in attesa della separazione legale chiesta dalla donna per quei maltrattamenti, tenta di violentarla? Ecco che la Cassazione non esita a sancire la condanna del marito reo di “avere instaurato un regime di vita logorante, volto al discredito della moglie, annientandone la personalità e ignorando il suo diritto di rifiutare, in tale situazione, ogni rapporto sessuale. Conclusione: due anni di carcere per “maltrattamenti in famiglia”. C’è un marito che prende l’abitudine di portarsi a casa una sua amica (anche il giorno di Natale) e riaccompagnarla ogni volta a casa e c’è una moglie che, stanca di questo comportamento ritenuto al di là della gentilezza, chiede infine la separazione? Ecco che la Cassazione, respingendo la tesi del marito secondo la quale lui si comportava solo da “paladino” nei confronti dell’amica, lo ha condannato perché il particolare atteggiamento nei confronti dell’amica “mal si conciliava con un generico rapporto di amicizia per la cui salvezza non aveva esitato a mettere in discussione la sopravvivenza della famiglia”. Conclusione: separazione per sua colpa, pagamento degli alimenti alla ormai ex moglie e duemila euro di spese processuali.

C’è un marito che, essendo la moglie tornata dai suoi in attesa della separazione e bussando un giorno alla porta della casa coniugale per stare un po’ con il figlio, lui la insulta, la colpisce con uno schiaffo ed un pugno, dà in escandescenze distruggendo alcuni beni comuni e poi la sbatte per le scale? Ecco che la Cassazione respinge la tesi del marito, secondo il quale la casa familiare era ormai rimasta nel suo uso esclusivo, e sancisce che la moglie aveva invece “diritto ad entrare e ad uscire da quella casa quando volesse”. Conclusione: severa condanna per violenza privata, lesioni personali, danneggiamento di cose comuni e ingiurie”. C’è un marito che, offeso nell’orgoglio perché sua moglie ribadisce anche pubblicamente di non volere figli da lui, va a “consolarsi” con la sua segretaria e viene però trascinato in giudizio, per questo, dalla moglie a sua volta offesa? Ecco che la Cassazione sancisce che avere un’amante è assolutamente giustificato, per un marito, nel caso in cui la moglie dichiara espressamente di non volere figli da lui e determina così una crisi di coppia. Conclusione: rigetto della separazione per colpa di lui e nessun diritto di lei agli alimenti. “Tra moglie e marito non mettere il dito”? Una parola per la Suprema Corte di Cassazione…

Photographer: Maurizio Bresciani

me è già l’amore stesso. A proposito di amore. A differenza di altri colleghi musicisti, preferite mantenere riserbo sulla vostra vita privata. Giuliano, oggi, può ritenersi sentimentalmente soddisfatto? Assolutamente sì, mi ritengo soddisfatto. L’amore poi ha il suo tempo, può essere un giorno, un mese, una vita, confezionarlo in un tempo preciso sarebbe presuntuoso. Diciamo che amo per come voglio amare. Una curiosità, scrivi testi che vanno a braccetto con la poesia, quasi colti in un’atmosfera onirica. Ti vengono mentre dormi e sogni, o soffri di sonnambulismo? Io sogno ad occhi aperti! Sono molto realista e concreto, ma la canzone mi permette di avere sempre una porta aperta sui sogni. È uscito da poco anche il tuo primo libro, “Lo spacciatore di carne” (Einaudi Stile Libero). Un messaggio per i vegetariani? Né per i vegetariani né per quelli che mangiano carne (ride), semplicemente per noi uomini fatti di carne. È quasi una provocazione, il protagonista inizia a spacciare banconote fatte di carne per rendere più plausibile il confronto con i soldi sporchi di sangue, sporchi di un universo che finisce per considerare il denaro al di sopra di tutto, anche dell’uomo. Ti dai alla scrittura, mentre Ermanno (basso) è il creatore delle vostre copertine. Non stupirebbe volesse un giorno valersene per una Grande Mostra Evento, magari una miscellanea: prosa, musica e immagini. Ci avete mai pensato? Noi tutti sproniamo Ermanno per far una mostra delle sue opere che sono fantastiche, credo che prima o poi ci stupirà! La miscellanea potrebbe essere una buona idea, perché c’è inevitabilmente una contaminazione reciproca! Prendiamo spunto da un altro inedito, “La giostra”. Di questi tempi fa pensare a quella politica che invece di risolvere i problemi spesso ruba dalle tasche degli italiani. Chi la stacca la corrente di questo Luna Park? Mi auguro che tutti si mettano una mano sul cuore e guardino al passato politico dell’Italia, dai patrioti alle stesse persone comuni che hanno perso la vita per una cosa così importante come la Costituzione italiana, a prescindere da qualsiasi orientamento politico. La Costituzione italiana è la più bella che esista nel mondo, con l’uomo al centro della politica, delle diversità, dei diritti e dei doveri. La Costituzione italiana è una poesia incredibile. Secondo me la giostra va oliata dal rispetto per questa Carta che non è un testo antico, ma solo saggio. L’angolo dei desideri. Ormai è tradizione tra What’s Up e i Negramaro il gioco della lampada dei desideri… tre desideri di Giuliano per i Negramaro? Continuare ad essere amici prima di tutto, suonare in tantissimi posti nel “prossimissimo” futuro e tornare per iniziare a scrivere un altro grande film! Un bel saluto con dedica ai lettori di What’s Up. La dedica è tutta dentro il ritornello di “Ti è mai successo”, accorgiamoci che ci sono cose molto più profonde di quelle che alle volte ci affanniamo a raggiungere. Il mio augurio è che riusciamo a godere di noi stessi, della nostra umanità, della nostra giovinezza. La profondità sta sotto pelle e non nelle cose.


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ormazione&lavoro

230 MILIONI PER ASSUMERE GIOVANI E DONNE ECCO CHI NE HA DIRITTO, E PER QUALI IMPORTI

di Giada Porchera

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giovani sarebbero anche choosy, se solo avessero opportunità tra cui scegliere. Prima dell’infelice uscita che ha suscitato il solito putiferio, il ministro Elsa Fornero qualcosa di concreto per i giovani l’ha fatto davvero. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha stanziato 230 milioni di euro per promuovere l’occupazione dei giovani e delle donne. Il “Fondo per il finanziamento di interventi a favore dell’incremento in termini quantitativi e qualitativi dell’occupazione giovanile e delle donne” ha, in realtà, un carattere straordinario: nasce dalla difficile congiuntura economica in cui ci troviamo e per le due categorie più colpite dalla crisi. I 230 milioni serviranno, quest’anno e l’anno prossimo, per finanziare una serie di interventi, dagli incentivi alle assunzioni fino ai contributi per trasformare contratti atipici in contratti “veri”. Per la precisione, le aziende che decideranno di assumere o regolarizzare giovani fino a 29 anni, e donne di qualunque età, riceveranno dai 3mila ai 12mila euro. Ma solo se rispetteranno alcune condizioni: non dovranno esserci, nel frattempo, sospensioni dal lavoro di altri dipendenti per crisi o riorganizzazioni aziendali. E i nuovi contratti non dovranno essere stipulati a danno di altri lavoratori licenziati o col contratto a termine scaduto che hanno il diritto a essere riassunti per primi. Gli incentivi di minore entità andranno ai datori di lavoro che assumono a tempo determinato: 3mila euro per assunzioni di almeno un anno, 4mila euro per almeno 18 mesi e 6mila per più di due anni. I contributi maggiori sono riservati alle imprese che propongono l’indeterminato a chi ha già contratti diversi, come il tristemente noto contratto a progetto. Che siano già scaduti o no: 12mila euro il finanziamento per ogni lavoratore. In tutti i casi, però, ogni azienda può assumere dieci persone al massimo. E i termini sono chiari: regolarizzazioni e assunzioni saranno da concludere entro il 31 marzo 2013. Ovviamente i contributi, erogati dall’Inps, verranno distribuiti a chi ne fa richiesta. Finalmente una buona notizia da segnalare al datore di lavoro, se non ne è già al corrente. Chi ha orecchie per intendere, si spera, intenderà.

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portivamente parlando

TIRARE DI BOXE

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el pensiero comune vige lo stereotipo che questo sport sia poco adatto ai ragazzi perché molto violento, in realtà è considerato molto salutare poiché basato su movimenti rapidi, capacità atletiche e molta concentrazione. È certo opportuno indossare le protezioni necessarie. Per imparare a tirare di boxe potrete rivolgervi a qualsiasi palestra sotto casa, solitamente molte sono anche in grado di fornirvi l’attrezzatura per un semplice allenamento di prova. Per chi invece volesse diventare proprio un boxeur, lo invitiamo a cercare attentamente una palestra specializzata per questa disciplina. La boxe è considerato uno sport accessibile a tutti ed inoltre è uno dei migliori modi per essere in forma. I movimenti tipici del pugilato consentono infatti di bruciare molti grassi e di acquisire flessibilità, rapidità e forza in brevissimo tempo. Per boxare sarà necessario munirvi di guantoni, caschetto protettivo e paradenti, in alcuni casi anche appositi stivaletti. Infine indosserete dei pantaloncini che prevedono una cintura protettiva, sotto la quale non si può colpire (e non si può indossare in stile ascellare, alla Fantozzi). Prima di combattere contro un avversario vi preparerete con un allenatore che vi insegnerà a tirare i colpi (diretti, ganci, montanti), a schivarli, e a come stare sul ring. Con il tempo acquisirete le vostre caratteristiche e potrete diventare un out-fighter, un puncher, un picchiatore o un aggressore, a seconda delle vostre peculiarità. Da qualche anno questo sport viene definito per signorine. Non si offendano i maschietti, ma è un dato di fatto che molte ragazze si stiano avvicinando a questa disciplina, un po’ per imparare regole di autodifesa ma anche per semplice passione. In genere, tuttavia, nelle vere palestre di pugilato (non fit box o simili, tanto di moda), di donne se ne vedono proprio poche. (Alessandro Mercanti)

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ACCIAMOLO STRANO... IL LAVORO

IL PANETTIERE

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di Alessandro Mercanti

ornaio, panettiere, pasticcere, pizzaiolo e molti altri nomi ancora. Definire questa professione con uno solo di questi appellativi è riduttivo. Il panettiere oggigiorno deve saper cucinare qualsiasi prodotto, anche il babà! Figura professionale considerata dalla popolazione notturna alla stessa stregua di un paladino, sforna qualsiasi tipo di leccornia: pizzette, bruschette, grissini, stuzzichini di ogni genere e appunto anche cornetti, bomboloni, cannoli, sorchette con la panna (a Roma) e quant’altro. Mestiere di antiche origini, necessita di molta dedizione e grande sacrificio, non solo per i pesanti orari di lavoro, ma soprattutto per il tempo necessario ad apprendere le tecniche di cottura e di cucina per sfornare la varietà di prodotti, dolci e salati. In cucina dovrà quindi sapersi dedicare ad entrambi. Dovrà poi apprendere rapidamente, sempre che sia la prima esperienza nel genere, destrezza con i macchinari di lavoro: impastatrici, stampi, agitatori, miscelatori, i loro sistemi di manutenzione e di pulizia. Per lavorare in una panetteria o pasticceria è richiesta anche un’approfondita conoscenza delle norme igieniche, tanto meglio se si è dotati di un attestato HACCP, certificato di riferimento per tutti gli operatori del settore alimentare all’interno della UE. La figura del panettiere risulta essere molto ricercata, dagli ultimi dati pare infatti che la domanda sia di gran lunga superiore all’offerta. Le retribuzioni sono mediamente buone, dopo un primo periodo di prova i contratti sono quelli previsti dal CCNL, se poi si ha voglia di aprire una panetteria di proprietà, allora i ricavi possono essere senz’altro maggiori. Per diventare panettieri ci sono molti corsi di formazione, organizzati dalle stesse associazioni, diffusi su tutto il territorio italiano. Noi però vi consigliamo di fare tanta pratica, d’altronde la migliore scuola rimane sempre quella sul campo. Per la ricerca del primo impiego, invece, potrete rivolgervi alle normali agenzie interinali anche se l’offerta nei siti on-line è piuttosto diffusa. Se i primi tempi brucerete qualche rosetta o sfilatino non scoraggiatevi, a casa avreste fatto lo stesso.

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cienzA&PSICHE

I LOGHI DEL FAST FOOD MANGIANO IL CERVELLO DEI BAMBINI Lo confermerebbe un team di ricercatori della MissouriKansas City University, rintracciati da What’s Up

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di Luisa Foti

n happy meal”, chiedeva la bimba girando su se stessa con un faccino dolce e gli occhi desiderosi di addentare il suo panino alla commessa del fast food che, con tanto di cappello e cartellino con nome e cognome, quasi a rendere umano il proprio lavoro figlio della globalizzazione, rispondeva “Sì, arriva subito. Chi è il prossimo?” Chi non ricorda le pubblicità dei fast food più famosi al mondo? Il cibo spazzatura più desiderato dagli adolescenti del pianeta? Mc Donald’s, Burger king, Kentucky Fried Chicken e tante altre catene: cartelli coloratissimi, insegne spettacolari, foto che pubblicizzano panini da urlo, luminosi quasi fosse un’apparizione divina. Fotografie del National Geographic che definirle “fotoshoppate” sarebbe banale. Ma soprattutto loghi geniali. Ed è proprio su questi che si occupa un recente studio sulle conseguenze che i loghi delle catene dei fastfood avrebbero sui bambini, soprattutto su quelli obesi. Un gruppo di ricercatori dell’Università del Missouri Kansas-City ha condotto un esperimento avente ad oggetto, appunto, l’effetto ammaliante dei loghi sul cervello dei bambini. “Senza esaminare pubblicità, video o audio abbiamo esaminato la risposta dei bambini a 60 loghi alimentari e 60 loghi non alimentari”, racconta Amanda Bruce, ricercatrice presso l’Università del MissouriKansas Ciy contattata da What’s Up. “Mio marito, Jared Bruce, ed io abbiamo lavorato insieme a questo studio. Volevo vedere - continua - come il cervello dei bambini rispondeva ai loghi alimentari e non alimentari”. E quindi “Abbiamo verificato che i bambini erano attratti dai loghi dei fastfood, anziché da loghi generici”. Come si spiegherebbe? “Il cervello non è completamente sviluppato fino a quando una persona non arriva al ventesimo anno di età. La regione responsabile dell’autocontrollo e dell’inibizione è l’ultima parte del cervello che si sviluppa. Fare delle buone scelte è particolarmente difficile per i bambini e ragazzi, in sostanza”. E basterebbe, questo, per prendersela con gli esperti della comunicazione? “No - afferma decisa -, loro fanno solo il loro lavoro ed evidentemente lo fanno pure bene!”. Prima di congedarci, non resistiamo dal chiederle: ma lei, ogni tanto, mangia cibo spazzatura? “Seppur stia lavorando a questo studio da diversi anni, sì - confessa! - io, mio marito e le nostre tre figlie di tanto in tanto mangiamo cibo spazzatura. Cerchiamo di limitarci, però”. Ah, beh.

PUBLISHING

What’s Up sottotitolo “Il mensile per i giovani scritto dai giovani” (www.uozzap.com). Anno X n. 85 ottobre 2012. Autorizzazione Tribunale di Roma n. 440 del 14/10/2003. Direttore Responsabile Riccardo Severi. In redazione Luisa Foti, Emanuela Brugiotti, Marica Ciraci. Stampa Seregni Roma s. r. l., viale Enrico Ortolani, 00125 Roma. Distribuzione Servizi Editoriali Regionali s.r.l. Via Stadera, 76 Napoli. In copertina: Bollani & Grandi (Foto di Erminando Aliaj), Dario Argento, Negramaro (foto di Maurizio Bresciani).Immagini di questo numero Archivio What’s Up e autori vari riportati in didascalia. Editore HelpSos Soc. Coop. a r. l. Piazza San Giovanni in Laterano 18/b, 00184 Roma tel. e fax +39 06 9003132, +39 345 2366761, contatto Skype: redazione.uozzap. Il materiale pervenutoci non viene restituito. L’editore si riserva di ottemperare a involontarie omissioni. La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla Legge 7 Agosto 1990, n. 250. Chiuso in redazione il 2 novembre 2012, finito di stampare nel mese di novembre 2012. Per informazioni redazione@uozzap.com. Il responsabile del trattamento dei dati raccolti in banche dati ad uso redazionale è il direttore responsabile. Per esercitare i diritti previsti dal dlgs n. 196/03 ci si può rivolgere alla redazione in Largo Enea Bortolotti 38, 00146 Roma. Comunicazione all’abbonato ai sensi del dlgs 196/2003. I suoi dati (nome cognome indirizzo) presenti nel nostro archivio informatico verranno da noi utilizzati esclusivamente per il rapporto editore-abbonato. Potrà chiederne l’aggiornamento o la cancellazione. Il responsabile del trattamento è: Riccardo Severi.

COLLABORATORI

Emanuela Brugiotti, Marica Ciraci, Ilaria Crestini, Valerio D’Angelo, Elena Del Duca, Jacopo Domenicucci, Luisa Foti, Roberta Isceri, M.L. Kevin, Fabio Melandri, Alessandro Mercanti, Christian Mezeckis, Gabriella Poggioli, Giada Porchera, Mario Relandini, Mauro Scansa, Romeo Scansa, Silvia Tempesta, Maria Flavia Vecchio.


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nternational IL FUTURO DELL’ERASMUS, E IL BUCO DI 9 MILIARDI DI EURO di Valerio D'Angelo

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opo 25 anni di vita il programma Erasmus chiude. O probabilmente no. È stata questa notizia, incerta e preoccupante, a diventare in pochissimo tempo una delle più lette dai giovani e meno giovani di tutta Europa quando, ad inizio Ottobre, il commissario europeo al bilancio, Janusz Lewandowski, ha informato il Parlamento Europeo e il Consiglio che una dozzina di programmi comunitari avevano utilizzato oltre il 95% della dotazione annuale. Tra questi, rientravano alcune iniziative di ricerca, di sostegno all'occupazione, e anche il famoso Erasmus. Infatti, il programma più conosciuto dai giovani europei, che deve il suo nome ad un fortunato mix tra l’omaggio a Erasmo da Rotterdam, grande viaggiatore, e l’acronimo di EuRopean Community Action Scheme for the Mobility of University Students, è una delle azioni del programma quadro Life Long Learning inserito all'interno del corrente ciclo di bilancio comunitario 2007-2013. Che significa? Che il 2013 è l’anno di chiusura di programmi di finanziamento pluriennale (tra cui appunto il Life Long Learning, e di conseguenza l’Erasmus) ed è proprio il bilancio dell’anno ad essere minacciato da forti proposte di taglio da parte del Consiglio europeo, che dovrà fronteggiare i mancati incassi degli anni precedenti: un buco da 9 miliardi di euro. In pericolo quindi non è solo l’Erasmus, ma i finanziamenti alla ricerca, all’occupazione, e alle moltissime iniziative culturali che vedono i giovani come protagonisti. Il problema circa la sopravvivenza dell’Erasmus dunque si pone, ma non immediatamente, visto che lo stesso Lewandowki ha rassicurato che il 70% degli studenti, attualmente Erasmus, ha già ottenuto le borse e il restante 30% non ha nulla di cui preoccuparsi perché le agenzie nazionali hanno ancora i soldi in cassa. Tuttavia resta l’amaro in bocca a chi, molto giovane, non ha ancora avuto la possibilità di fare l’Erasmus, ma che non aspetta altro. Alla notizia, solo alcuni dei 33 Paesi coinvolti (oltre gli Stati membri dell’UE, Croazia, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera e Turchia) stanno pensando a soluzioni alternative, ma chi più protesta sono senza dubbio i giovani di tutta Europa, che fanno sentire la voce firmando appelli su blog e giornali online, creano gruppi di sostegno su Facebook con diramazioni locali, oltre al coordinamento nazionale e dall'hastag #erasmus, che sta registrando un grande seguito su Twitter. La maggior parte di loro ricorda con nostalgia la propria esperienza all’estero, anche se non mancano le voci critiche di chi “ammette” il tanto divertimento e il poco studio, auspicando quindi il taglio, in tempo di austerity, di fondi ritenuti superflui. A conti fatti, è probabile che il programma non verrà completamente abolito, ma solo si “scaricherà” il costo dall'U.E. (che oggi finanzia gli l’intercambi con una borsa di studio da 230 euro, per una durata massima di dodici mesi) agli atenei (che attualmente contribuiscono con somme che variano tra i 100 e i 300 euro) e alle famiglie dei partecipanti (che già oggi si fanno carico di tutti gli altri costi come l'alloggio, gli spostamenti da e per il Paese d’origine, e il vitto); ed è questo spostamento di competenza a preoccupare i giovani visto che, in epoca di tagli, è prevedibile che gli Stati non vogliano addossarsi questa spesa. In ogni caso, l’entità dei futuri tagli ancora non è chiara e la stessa Commissione U.E. ha deciso di intervenire direttamente nella vicenda, assicurando che presenterà una bozza di “rivisitazione del budget” (la data del 22 novembre è quella dell’approvazione definitiva, allora sapremo) così da permettere di mantenere in vita l’Erasmus, e simili conferme sono arrivate anche da alcuni europarlamentari. In ogni caso la decisione finale spetterà al Consiglio europeo, cioè alla volontà dei governi, che su questi passaggi in genere operano con un orizzonte annuale. Staremo impazientemente ad aspettare (e nel caso, protestare).

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LA TRAGICA IRONIA DELLA SPAGNA. PROMOTRICE DELL’ERASMUS, NE VIENE ORA AFFONDATA DAI DEBITI

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l Ministero dell’Educazione spagnolo taglierà, nel 2013, le borse di studio Erasmus di circa il 60%, cioè 21,5 milioni in meno rispetto al 2012 e, se confrontato con gli aiuti erogati nel 2011, si tocca la percentuale del 75%. Ma, oltre ai tagli dei futuri programmi, la Spagna rischia di essere doppiamente penalizzata perché non riceverà dalle Istituzioni comunitarie i rimborsi delle borse già pagate agli studenti, e potrebbe così perdere ben 900 milioni, superando quindi anche la Grecia (600 milioni). Tragica ironia se pensiamo che sono stati proprio gli spagnoli a giocare un ruolo decisivo nella nascita del programma. Correva infatti l’anno 1987 quanto il Decano della Facoltà di Economia di Oviedo, Juan Vazquez, preparava, con l’aiuto dell’allora vicepresidente della Commissione Europea, Manuel Marin, e insieme all’Università di Glasgow e Sheffield, questo nuovo programma che sarebbe diventato internazionalmente riconosciuto. Allora vi participarono solo 11 paesi (oggi sono circa 33), ma fu immediatamente chiaro il potenziale che poteva apportare ai giovani, sicuramente lo fu per lo Stato spagnolo che fu fin da subito tra i promotori e uno dei maggiori finanziatori (e minor beneficiario in termini economici) del programma: la Spagna è infatti il paese che invia all’Europa più studenti Erasmus (nell’ultimo anno 36.183) e quello che più ne ospita (37.432), nonostante sia anche quello che riceve meno aiuti dall’Europa (una media di 110 euro per studente). Il programma che per 25 anni ha permesso a tre milioni di giovani europei di spostarsi, trova il suo punto morto proprio nel Paese che ne è stato un convinto sostenitore e che, a dispetto di buchi di bilancio e statistiche favorevoli, prova ad esserlo ancora: non solo il mondo accademico iberico sembra unanime nell’affermare l’importanza formativa dell’Erasmus, ma le Comunità e gli studenti stessi fanno del proprio meglio, nella convinzione forse che il programma Erasmus è la realizzazione di un’Europa sociale, una rete di vicinanza che rende tangibile l’idea di convivenza europea. Certo, molte convocatorie non sono nemmeno state aperte (tra queste Madrid), ma l’Andalusia, Aragona, le Asturie, Estremadura, la Catalogna e la Galizia “stoicamete” resistono e continuano a finanziare i programmi. Si tratta pur sempre di un equilibrio precario, di uno sforzo congiunto che vede le Comunità a braccetto con gli stessi studenti: basti pensare che 1/3 dei giovani spagnoli (secondo statistiche dell’Eurobarometro) che vogliono formarsi all’estero, sono privi dei mezzi economici per farlo e il 63% parte lo stesso con il supporto finanziario delle famiglie o ricorrendo a risparmi privati. Interessante, infine, un’iniziativa della Generalitat di Valenzia,Aprendem de 9, che mira a inglobare il tradizionale Erasmus con programmi di integrazione al lavoro nel Paese ospitante ma che, per ora, è limitato all’ambito strettamente economico-impresariale. Ancora non è detta l’ultima parola visto che, proprio in questi giorni, la Commissione Europea sta riesaminando la spesa pubblica comunitaria ma, se dovessimo dire l’ultima parola, allora forse sarebbe adatta la frase che lo scrittore Jorge Semprun, non a caso un madrilegno emigrato a Parigi durante la guerra, disse nel 2009 durante una conferenza nella capitale francese: “La cosa migliore che ha fatto l’Europa sono gli Erasmus”. (Valerio D’Angelo)

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orld news di Silvia Tempesta

UOMO CAMBIA SESSO. POI CI RIPENSA

Stanco di essere donna, un 75enne inglese operatosi per transitare al sesso opposto cambia idea. E dopo un “vezzo” durato ventitré anni, chiede al Servizio Sanitario Nazionale la restituzione dei genitali sottratti. “Ora mi accorgo che dentro di me sono un vero uomo, vorrei un rapporto fisico con una donna, ma non ho più l’attrezzo necessario… Ho fatto un errore terribile”. La richiesta viene respinta dalle autorità sanitarie britanniche, disposte al più ad asportare i seni femminili. L’uomo, che ha interrotto la cura ormonale ed è tornato a vestirsi da maschio, naviga però nell’incertezza: “Esco con le donne, ma quando scoprono che ho un corpo femminile, finisce lì”. Ne dà notizia The Sun.

USA, IN ARRIVO I CAPELLI GONFIABILI

Bisogno urgente e struggente di capelli? Basta con le cure a base di fialette o, peggio, con gli antiquati parrucchini. Da oggi gli afflitti dalla calvizie (dotati di autoironia) possono ricorrere ai… capelli tascabili (e gonfiabili) pronti all’uso. Il prodotto smart, lanciato sul mercato dalla ditta americana Archie McPhee con lo slogan “Instant hair when you need it”, sembrerebbe facile da usare. Realizzata in vinile, si espande in un attimo e costa solo tre o quattro euro. Non solo. Si attacca bene alla testa con un elastico sotto il mento, resistendo anche ai soffi di vento più forti. Effetto Ken Carson? Forse. Ma il risultato è assicurato.

LA VITA DELL’I-PHONE FINISCE… IN UN WATER

Due iPhone su dieci perdono la vita in un incidente domestico. Questo il drammatico risultato emerso da un’indagine statunitense. Secondo la testata finanziaria Investors Business Daily, che riferisce la notizia, gli apparecchi finiscono spesso nel water, vengono dimenticati sul tetto dell’auto e, soprattutto, subiscono ogni tipo di vessazione in cucina, la stanza più pericolosa della casa a causa di sughi, caffè, acqua ecc. Si calcola che il venti per cento degli iPhone e il sedici per cento degli iPad cadano così sul lavoro o ricevano un danneggiamento nei primi due anni di servizio.

PHILADELPHIA, NATIVITÀ IN METROPOLITANA

Al posto della stalla, i corridoi della metropolitana. E al posto del bue e dell’asinello, il calore prodotto dal transito dei passeggeri. Così una donna americana ha dato alla luce un bimbo nella stazione di Olney, a Philadelphia, e si è poi rivolta ad un agente con il neonato in braccio e il cordone ombelicale ancora attaccato per chiedere aiuto. La mamma e il bambino sono stati portati via dall’ambulanza, chiamata dal poliziotto, mentre un’intera folla stazione si fermava per osservare, rivolgere auguri e scattare foto all’insolita scena di natività. Lo riferisce l’agenzia LaPresse.

GERMANIA: RUBANO ORI DELLA MAMMA PER ANDARE A DONNE

Le donne, si sa, possono costar caro. Soprattutto se si è giovani e squattrinati. Così due 14enni tedeschi hanno “combinato un bordello” rubando i gioielli della mamma per finanziare una loro visita nel quartiere a luci rosse di Karlsruhe, in Germania. Ma la polizia li ha arrestati per furto: “sorridevano felici per tutto l’interrogatorio” come al termine di una notte brava. Il bottino, svenduto al monte dei pegni per la somma di trecento euro, cioè per una decima parte del suo valore, è stato recuperato. Lo riferisce il quotidiano The Local.

GRATTA E VINCI, RISCUOTONO DOPO 6 ANNI

Sei anni per prepararsi ad una clamorosa vincita. Tanto hanno impiegato due fratelli di origine palestinese e residenti a New York per decidersi ad incassare i cinque milioni di dollari di premio del Gratta e Vinci. I due, dopo aver acquistato il biglietto fortunato nel 2006, avevano ritardato a ricevere il “bacio della fortuna” preferendo anteporre il bacio delle mogli, cioè per timore che la ricchezza improvvisa potesse influenzare negativamente, a detta loro, i rispettivi fidanzamenti e matrimoni. Messi alle strette, con undici giorni di anticipo rispetto alla scadenza del ritiro della somma, hanno però presentato richiesta di riscossione alla New York Lottery.

ISPOSTE ALLA CRISI

LA TECNOLOGIA HA DELUSO LE ASPETTATIVE. di Jacopo Domenicucci MA SI PUÒ RIMEDIARE.

La “Smart City Exhibition” che si è tenuta a Bologna dal 29 al 31 ottobre, e a cui ha partecipato il Programma Operativo Nazionale Ricerca e Competitività rilancia il tema dell’importanza del settore R&D nelle misure anticrisi, in un Paese in cui solo il 52% della popolazione ha accesso ad una connessione Internet a banda larga (ovvero poco meno della Slovacchia), a fronte dell’80 % nel Regno Unito (EUROSTAT 2011). Che si propongano misure di austerità o d’incentivazione del consumo, la parola d’ordine di questi tempi è: ritrovare la competitività. Non è altro che l’eterno problema fordista della produttività, ormai esteso a ogni sfera della vita. La chiave dell’aumento della produttività? L’innovazione. Ma cos’è l’innovazione di cui si parla? È il progresso tecnologico, ovvero, essenzialmente, lo sviluppo informatico. Cosa significa contare sui bytes per portarci fuori dalla crisi? Finora il progresso della tecnologia ha soltanto permesso ai prezzi dei prodotti hightech di scendere, e non al costo del carrello della spesa. È il succo di un analisi fatta, già nel 2009, dall’economista Daniel Cohennel suo rapporto per il Consiglio di analisi strategica della Francia. I prodotti high-tech creano nuovi bisogni senza dare diretta-

mente ai consumatori i mezzi per soddisfarli. E se in tre anni il prezzo della micro-informatica scende del 50%, quello del riscaldamento sale del 56%. Se per ora la tecnologia, malgrado l’indubbio contributo, ha deluso le aspettative sul miglioramento delle condizioni di vita, è perché i suoi manager sono rimasti in un paradigma neoliberista, quello degliinstant trader per i quali essa è solo uno strumento in più al servizio della speculazione. Pensiamo invece al progetto Smart Cities and Communities and Social Innovation a cui hanno aderito i comuni di Parma e di Piacenza. Qui la tecnologia è messa al servizio di una regia intelligente delle risorse energetiche. In particolare verranno messe in piedi delle smart micro grids, micro-reti intelligenti, che animeranno la vita dei prosumer, ovvero del complesso consumatori-produttori di una stessa comunità residenziale, consentendo condivisione e interazione nella gestione dell’energia. Oltre al lavoro di aziende come l’italiana The Innovation group, che mettono al centro delle loro attività la ricerca di strategie di crescita, pensiamo anche ad una serie di progetti realizzati da leader dell’universo tecnologico comeIBM o Google. In alcuni casi la frontiera tra sincero impegno per il pianeta e lavoro di marketing aziendale può essere labile, ma i loro programmi forniscono sia risposte informatiche a problemi locali che modelli di regia

generalizzabili. Ad esempio nei lavori dell’IBM del progetto Smarter Planet che trova applicazioni nell’ambito dell’eco-efficienza nella gestione dell’acqua o del traffico in cui la città viene considerata come un insieme di flussi, connessioni elink. Possiamo esplorare questo progetto attraverso la sua app (The smarter planet) per android e i-phone, creata da Jack Mason. Insomma, come recita proprio il blog del creatore dell’applicazione, per Internet si tratta di passare dal World Wide Web al “Web Wide World”, un mondo animato da una struttura informatica d’interconnessione tra mondo virtuale e mondo reale. In altre parole si tratta di riprendere il sogno galileiano del mondo “scritto in lingua matematica” (Il Saggiatore). Per dissipare l’“oscuro labirinto” a cui somiglia il mondo della crisi, possiamo tentare di ritrovare una sintonia con “il libro della natura” proprio sfruttando le capacità di questi calcolatori, i nostri computer, che possono macinare analyticse che, in fondo, parlano lo stesso linguaggio della realtà. Intanto, nell’ambito del programma del MIUR “Smart Cities and Communities and Social Innovation”, (655,5 milioni di euro di fondi), avete fino al 9 novembre per presentare un’idea progettuale per lo sviluppo di città intelligenti e fino al 7 dicembre per i progetti di Social Innovation.


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INEMA E SPETTACOLO

“UN’ESTATE DA GIGANTI” (REGIA DI BUOLI LANNERS)

“VIVA L’ITALIA”

“OLTRE LE COLLINE”

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(REGIA DI MASSIMILIANO BRUNO)

HHHHI di Maria Flavia Vecchio

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ak (Zacharie Chasseriaud) e Seth (Martin Nissen) sono due fratelli adolescenti che, come ogni anno, trascorrono l’estate nel cottage di famiglia lasciati a loro stessi dalla madre sempre assente. Senza un soldo e con tanta voglia di cambiare le cose, i due decidono di avventurarsi nella natura belga. Incontrano Dany (Paul Bartel), ragazzo del posto, e con lui iniziano il viaggio della vita. Se in un primo momento si dilettano fra spinelli e piccoli furti, col passare dei giorni i ragazzi si troveranno di fronte a situazioni che li metteranno alla prova. Forti della loro amicizia, si mostreranno più maturi di quel mondo adulto che tanto li ha delusi e, da veri “giganti”, supereranno tutti gli ostacoli con la forza e la spensieratezza tipiche della loro età. Un film “dolceamaro”, quello di Lanners, che vanta paesaggi fiamminghi mozzafiato sapientemente fotografati da Jean-Paul de Zaeytijd ed un’ottima interpretazione da parte dei tre ragazzi protagonisti.

prossimamente… forse… in Italia

EXCISION

(REGIA DI RICHARD BATES JR)

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n cast a 5 stelle per il secondo film diretto da Massimiliano Bruno, regista di Nessuno mi può giudicare. È infatti un Michele Placido più in forma che mai ad interpretare l’Onorevole Michele Spagnolo, uomo che vanta 40 anni di carriera politica nella più totale disonestà. Colto in flagrante mentre tradisce la moglie perché colpito da malore, viene cacciato via dal Partito. In questo momento difficile, i suoi tre figli (interpretati da Alessandro Gassman, Raul Bova e Ambra Angiolini) decidono di stargli affianco. Sarà molto difficile per loro, che non sono mai stati una vera famiglia, vivere sotto lo stesso tetto. Soprattutto dal momento che Michele, il quale ha perso i freni inibitori a seguito del malore, non può fare a meno di dire tutta la verità. E dopo 40 anni di raccomandazioni e mazzette è molto dura stargli dietro. Nonostante dia l’idea di essere l’ennesimo film che fotografa una situazione politico-sociale italiana vergognosa, Viva l’Italia non è privo di messaggi che vogliono scuotere e indirizzare al rinnovamento. (Maria Flavia Vecchio)

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lina (Cristina Flutur) e Voichita (Cosmina Stratan) sono cresciute insieme in orfanotrofio e tra loro si è instaurato un legame speciale. La vita le porta a dividersi: la prima parte per la Germania in cerca di fortuna, la seconda entra nel convento ortodosso sulle colline della Moldavia. Quando Alina torna dalla Germania perché senza Voichita si sente sola al mondo, trova la situazione estremamente cambiata. Voichita è appagata dall’amore di Dio e la vita del convento con le sue regole ferree non permette a nessuno di frapporsi tra le religiose ed il culto. La ragazza, disperata perché Dio è l’amante di cui è più difficile essere gelosi, viene identificata dalle suore con il maligno. Di conseguenza, subisce i terribili esorcismi del convento oltre le colline nella totale noncuranza della comunità. Film lento e drammatico, non manca di porre l’attenzione sul fatto che, tra i 464 peccati che il Libro dei Peccati ortodosso elenca, a mancare è proprio l’indifferenza. (Maria Flavia Vecchio)

l cinema con... dario argento

“DRACULA”. IN 3D

di Fabio Melandri o, non è un’altra commedia adolescenziale. E lo si intuisce sin dal titolo che in italiano significa “asportazione, estrazione”. Pauline è la classica ragazza freak. Bruttina, antipatica, sociopatica, piena di sé e sbeffeggiata da tutta la scuola. Lei non se ne cruccia, anzi ne va fiera. La sua unica preoccupazione è salvare la vita alla sorella Grace, afflitta da fibrosi cistica e condannata senza un trapianto di polmoni. Una madre dominante, un padre succube, vanno a completare il quadro di una classica famiglia americana di provincia. Ma è intorno a Pauline, ai suoi incubi, alle sue perversioni, alla sua attrazione per il corpo e le viscere ivi contenute, che ruota questo glaciale horror presentato al “Sundance Film Festival” di quest'anno. Disturbante, diretto, ai limiti della sopportabilità in alcune sequenze, Excision alza di qualche centimetro il limite della tollerabilità cinematografica, mostrando senza compiacimento la follia che alberga nella mente degli adolescenti americani, coltivata, allevata da genitori troppo attenti a loro stessi, delegando ad altri (psicologo o prete che sia) la cura fisica e/o mentale dei propri figli. Tratto da un cortometraggio dello stesso regista con un cast di sconosciuti nei ruoli protagonisti ed una serie di partecipazioni straordinarie in quelli di contorno - da Marlee Matlin (Figli di un dio minore) a Robert Wise (Twin Peaks), da Malcom McDowell (Arancia meccanica) al regista freak per eccellenza John Waters - Excision è un film adatto ad un pubblico adulto per le sue immagini ossessive, degenerate e per il peso psicologico disturbante della storia. In una parola, agghiacciante.

(REGIA DI CRISTIAN MUNGIU)

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di Romeo Scansa

el luglio di due anni fa, confidò proprio a What’s Up: “Sto pensando ad un nuovo progetto, ma non sono ancora sicuro al cento per cento di farlo. Vorrei fare Dracula in 3D, ma ancora non ho scritto la sceneggiatura”. Nel frattempo l’ha scritta eccome, ha scelto un cast di tutto rispetto in cui compare, per la quinta volta con il papà, la figlia Asia (“è un’attrice molto brava anche al di fuori dei miei film”), pregusta pop corn (“senza aglio, grazie”) e freme dalla voglia di vedere proiettata la scena in cui vengono assassinate 6 persone in 3 minuti. Eccoci qui, alle porte del cinema, per vedere “Dracula in 3D” (in uscita il 22 Novembre) con il Maestro dell’Horror, Dario Argento. Ma durante il film non posategli una mano sulla spalla… Al bar. Cosa le porto da sgranocchiare, pop corn all’aglio? No, pop corn normali, grazie. “Dovete credere, credere ciò che la vostra mente sa non essere vero… perché l’inimmaginabile esiste” (Bram Stoker). Vedo muoversi la tenda laggiù… scappiamo? No, spero di no, scappare è vigliacco, però stiamo in allerta! Maestro, nel luglio 2010 svelò proprio a What’s Up il progetto di realizzare Dracula in 3D. Su cos’altro ha in mente di lavorare nei prossimi anni? Penso di alternare il 2D al 3D per ora, poi se ci saranno dei nuovi sistemi che verranno fuori li sperimenterò con piacere. Il film sta per iniziare. È emozionato? Sì, sono molto emozionato. Ecco sua figlia Asia. È la quinta volta che la dirige in un film. Come la vede, sia come figlia che come attrice? Come figlia ho un rapporto importante e speciale. Come attrice trovo che sia molto sensibile e brava, anche al di fuori dei miei film.

Ha un caratterino... Sullo stage si è visto scorrere del sangue (il suo o di lei)? Non ho problemi con lei, è un’attrice collaborativa, molto. Parliamo spesso, finita la lavorazione, circa le scene che dovremo girare il giorno dopo. Parliamo sempre, siamo molto legati. Le immagini scorrono, quale scena non vede l’ora che venga proiettata sul grande schermo? Forse la scena della caserma, dove in tre minuti vengono uccise 6 persone. C’è tensione nell’aria. Se ora una mano le sfiorasse le spalle… ma è solo uno spettatore che vuole un suo autografo... Se fossi al buio e preso dal film farei un salto sulla poltrona. Poi firmerei l’autografo. Siamo a metà film. Un salto al bar. Ora cosa le porto? Adesso un vino bianco. Non solo Dracula, ma anche i vampiri in generale vanno alla grande, belli e positivi, emblematica la saga di Twilight. Insomma, i cattivi dove li dobbiamo andare a cercare? Nella vita comune. La cosa più orribile che ha fatto durante le riprese? Ne ho fatte tante, una in particolare non me la ricordo. In quale scena horror, invece, le più fragorose risate? In questi film di solito il nervosismo che prende lo spettatore fa esplodere le risate nei momenti più imprevedibili. Accade così. Il film è finito. Cosa avrebbe cambiato? Adesso ancora deve uscire, non saprei… Forse dopo averlo visto col pubblico avrei le idee più chiare. Il punto di forza e di debolezza? Il punto di forza sta nel messaggio di Dracula. Quello di debolezza forse che il film è in costume e quando giro in costume mi sento un po’ imbarazzato. Coming Soon. Cosa ci andiamo a vedere la prossima volta al cinema? Non l’ho visto ma vorrei tanto vedere “Skyfall”.


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A DOPPIA

GRANDI&BOLLANI

VENT'ANNI DI AMICIZIA, UN DISCO E UN TOUR “ma non aspettatevi troppo casino o ospiti a sorpresa: abbiamo voluto ricreare un'atmosfera intima, da club”

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di Gabriella Poggioli

incontro casuale da ragazzi all'inizio degli anni Novanta, quando la musica era per entrambi una passione e poco più di un sogno. Poi il successo, sette cammei nei rispettivi progetti e, dal 23 ottobre, finalmente un disco insieme: Irene Grandi e Stefano Bollani celebrano vent'anni di amicizia con due inediti e dieci cover che spaziano dai suoni del Brasile all'Europa, dai classici del passato ai successi contemporanei, nel segno di un’incantevole eleganza. Benvenuti su What's Up! Prima che di una collaborazione artistica, il disco è il frutto di vent'anni di amicizia. Ci raccontate il vostro primo incontro? (Irene Grandi) Ci siamo conosciuti nel 1992 a Firenze, durante una jam session tra amici in una vecchia scuola di musica. Lui era già sul palco, io sono salita senza conoscerlo e ci siamo piaciuti da subito. Ero già orientata a fare canzoni nella vita e stavo incidendo un demo con il mio gruppo di allora (La Forma, ndr), ma ci serviva un musicista in grado di aggiungere al nostro progetto del talento strumentale. Mi è venuto spontaneo chiedere a Stefano di aiutarci. E lui spontaneamente ha detto di sì. Un colpo di fulmine! (I.G.) Fulmini, saette, ma anche un po' di annebbiamento: il giorno dopo sono passata a prenderlo per cominciare a registrare... e non ci siamo riconosciuti! (ridono) (Stefano Bollani) Ma perché la sera prima avevamo sfoggiato entrambi un look un po' diverso… (I.G.) È vero: sul palco io non portavo gli occhiali mentre tu indossavi la cravatta, cosa che peraltro non credo sia mai più successa. (S.B. sorride e annuisce) Dopo il nostro incontro abbiamo preso direzioni artistiche diverse, frequentandoci soprattutto lontano dal palco. Torniamo a suonare insieme come si deve solo con questo disco, che quindi chiude un cerchio ventennale. (I.G.) Ma spero solo per aprirne uno nuovo! Irene, vieni dal rock. Stefano dal jazz. È stato difficile incontrarvi a metà strada? (S.B.) Direi di no, perché, al di là delle differenze artistiche, siamo due spiriti profondamente affini. Io suono uno strumento, quindi ho il curriculum del “bravo bambino” che ha fatto il conservatorio, ha studiato l'armonia e la tecnica. Irene, invece, è la tipica “cattiva ragazza”... (I.G. ride) Ah, grazie! (S.B.) Prego! Intendo, comunque, che hai cominciato a fare musica lanciandoti sul palco e cantando prima soul e blues, poi pop e rock, ma sempre animata da grande grinta ed energia. Ogni tanto le invidio questa naturalezza e questa spontaneità, perché io, invece, penso alla musica in modo più tecnico. (I.G.) Che poi è la cosa che io gli invidio: con la mia sola voce non potrò mai

Foto di Erminando Aliaj

riempire un intero teatro come fa lui con il pianoforte. Facciamo un test: la vostra canzone preferita del disco? (Entrambi contemporaneamente) Olhos nos olhos di Chico Buarque! Direi test già concluso e superato. (I.G.) Evviva! Tutte le canzoni dell’album, comunque, sono state scelte in base alla naturalezza con cui da subito abbiamo cominciato a eseguirle insieme. Prossimi passi di questo progetto comune? (I.G.) Un tour nei teatri, che partirà a novembre. Non aspettatevi troppo casino o ospiti a sorpresa: abbiamo voluto ricreare un'atmosfera intima, da club. Saremo solo io e Stefano, la mia voce e il suo pianoforte, a diretto contatto con il pubblico, con l'unico effetto di speciali giochi di luce, studiati per amplificare la suggestione della musica. Prossimi passi da single? (S.B.) Comincio io: niente, finalmente! Dopo la tv, la radio e il tour con Irene me ne voglio stare tranquillo il più possibile. Almeno fino a giugno, quando ricomincerò a registrare un album di brani miei, puro jazz, che finirò... chissà quando! (I.G.) Io ora mi sento molto in pace. Non so bene che cosa mi aspetti dopo questo tour… Irene, manchi dalle scene da un po’: il tuo ultimo disco, Alle porte del sogno, risale al 2010… A dirla tutta, sto accarezzando l'idea di nuove canzoni, in una situazione più acustica di quanto non abbia fatto in passato, proprio alla luce dell’esperienza con Stefano. Ci sono dei pezzi nuovi in cui sto cominciando a credere, ma stavolta voglio partire da me, per poi confrontarmi con altri autori solo in una fase successiva, e per fare un lavoro del genere ci vuole tempo. Me lo sto concedendo. Prima di salutarci, svelatecelo: qual è il segreto di un'“intesa ventennale”? (S.B.) La comunanza di idee sui punti cardine della vita, somigliarsi. È più facile trovare delle differenze tra noi sul piano artistico, perché umanamente ci somigliamo. Non dico che ci intendiamo con uno sguardo perché parliamo un sacco. Ma parliamo la stessa lingua.

emergenti ANDREA PENDIBENE SKIPPER di Roberta Isceri

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ssendo viareggino, fin da bambino ho sempre respirato l'aria salmastra delle libecciate. L'amore per il mare è nato guardando i cantieri navali di Viareggio sempre all'opera e questo mi ha spinto ad iscrivermi all'Istituto Nautico cercando di fare di una passione una professione”. A parlare è Andrea Pendibene, trentuno anni, skipper della Marina Militare. Andrea è diventato famoso pochi anni fa, quando ancora ventiseienne concluse la Transat 650, una regata in solitario di 4100 miglia divisa in due tappe e che si svolge ogni due anni, piazzandosi come il più giovane italiano di sempre ad averla portata a termine. La sua prima volta a ventiquattro anni, quando solo soletto fece La Rochelle – Madeira, Madeira – Funchal (Brasile): “La Transat 650 è una regata molto impegnativa sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista mentale, perché trascorri molti giorni in mezzo al mare senza comunicare con nessuno. Sei tu, la tua barca, il vento, il mare e naturalmente gli avversari! Grazie alla mia esperienza ho potuto recuperare una barca ormai vecchia in un pollaio e metterla a punto”. E se navigare significa gioia, avventura e aria buona, è anche vero che il mare può essere molto pericoloso: ma “se si affronta una navigazione arrivando preparati e in sicurezza, i pericoli si riducono e, soprattutto, si è pronti a fronteggiarli”. Laureato in ingegneria nautica e con due master alle spalle, conseguiti uno a Southampton e l’altro in Olanda, Andrea è oggi uno degli 84 skipper migliori del mondo. Se gli si chiede cosa lo abbia aiutato ad arrivare a questo punto, non ha dubbi: grinta e determinazione ma anche “i miei familiari, i miei partner e non ultimo la Marina Militare di cui faccio parte da luglio 2011 in qualità di atleta oceanico”. È per questo che raccomanda vivamente a chi voglia diventare un novello Bernard Moitessier di entrare a farne parte. Ma solo dopo aver concluso “l’Istituto Nautico, per capire se il mare è veramente il proprio futuro”. Se intanto volete saperne di più, Andrea ha anche scritto un libro: “Minitransat. Diario di bordo di un sogno che si avvera” (Nutrimenti editore). E se avete pura di rimanere isolati dal mondo, niente paura: ci sono sempre Facebook e Twitter, dove aggiornare le vostre tappe di viaggio tra un porto e l’altro. Allora, pronti a salpare?

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APERITIVO IN CONCERTO 2012-13

Al Teatro Manzoni di Milano, dal 28 ottobre al 3 marzo 2013 di Elena Del Duca

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e i milanesi “ammazzano” il sabato, amano la domenica… soprattutto quando è “in concerto”! Ventottesimo appuntamento con “Aperitivo in Concerto”, la rassegna musicale ospitata dal Teatro Manzoni di Milano e finanziata Maestro Gianni da Mediaset, Publitalia ‘80, Peugeot e Morelenbaum Gualberto H3G Italia, con What’s Up, “il mensile per i giovani scritto dai giovani”, anche quest’anno Media Partner. “Abbiamo dedicato una maggiore attenzione alle nuove commistioni nell’ambito delle cosiddette ‘nuove musiche’, - esordisce con entusiasmo il Direttore Artistico, il Maestro Gianni Morelenbaum Gualberto - cioè quella creatività che oggi punta a superare l’impasse un tempo esistente fra musica accademica da un lato e un coacervo di esperienze che venivano svalutate o sottovalutate”.I battiti musicali che si diffonderanno dal Teatro Manzoni saranno davvero molto “caldi”. L’“afrocentrismo” sarà, infatti, il concetto di mu-

sica sperimentale declinato attraverso ben dodici concerti dal respiro internazionale: “Gli africanoamericani hanno riportato nella nostra creatività il ritmo, il linguaggio del corpo, l’improvvisazione, lasciando segni incancelDave Douglas labili nella nostra contemFoto di Roberto Bill Laswell - Foto di Cifarelli Toshiya Suzuki poraneità, accademica e popolare - sottolinea Morelenbaum -;con il jazz, hanno riletto i linguaggi musicali europei attraverso la “memoria” di un’Africa da cui erano stati strappati via”.Nonostante i lunghi anni di crisi, “Aperitivo in Concerto” rimane una realtà virtuosa che continua a vivere grazie a sovvenzioni di imprenditori privati: “I già miseri finanziamenti statali alla cultura, in larga parte appannaggio di enti e manifestazioni da tempo ridotti a baluardi della conservazione, sono stati ridotti a piccole elemosine - continua Morelenbaum -. Milano è una città che si va riducendo a una

sfilata di scintillanti vetrine in cui, oltretutto, i clienti non possono che essere non italiani. L’avanguardia, la ricerca, la contemporaneità che non sia quella istitu- Nicole Mitchell Foto di Kristi zionalizzata sono, salvo rare eccezioni, ormai Sutton Elais assenti”. Un occhio di riguardo è riservato ai giovani: “Oltre ad uno sconto per i giovani, il costo del biglietto è di 8 euro, rispetto a 12 euro, che è stato sempre mantenuto basso a fronte di una programmazione di grande qualità - chiosa Morelenbaum -, abbiamo una serie di convenzioni con Feltrinelli, Teatro Franco Parenti e la pubblicazione Jazzit che permettono di beneficiare della riduzione”. In cartellone Domenica, 11 novembre 2012, alle ore 11.00, è in programma la prima italiana del concerto di Idris Ackamoor & The Pyramids. Il 18 novembre 2012 sarà sul palco Michael Henderson’s Electric Miles in prima europea. Il 25 novembre 2012, in cartellone “Mama Afrika” di Hugh Masekela Sextet. Il 2 dicembre 2012 si esibiranno Steven Bernstein & Millenial Territory Orchestra & MTO plays SLY with Bernie Worrell. Il programma completo su: www.aperitivoinconcerto.com.


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IL MEGLIO DALLE SFILATE E IL TRIONFO DELL'ABBONDANZA Ilaria Crestini

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scati, sono capaci di donare ad ogni singolo capo un aspetto iper prezioso. Per il giorno, o semplicemente per le amanti dei colori, la moda, come sempre capace di far convivere in sé i contrasti, è un trionfo di tonalità calde. Fortissima la presenza dell'arancio, sia leggero che profondo come quello del curry, del bordeaux, del caramello, del verde in tutte le sue sfumature, e del blu, sia cobalto che ottanio o elettrico.

essere indossate con scarpe basse. Perfette le stringate o gli stivaletti. Se volete un consiglio in più, abbinatele ad una camicia. Per i pantaloni vale lo stesso discorso. Molti brand li propongono alla cavallerizza, con pences morbide e dalle forme abbondanti ma non temete, i tagli skinny non sono ancora scomparsi e non avrete problemi a trovarli. Lunghi sono anche i guanti, accessorio che riconquista importanza e che va scelto in pelle fino al gomito.

iete tra coloro che ogni stagione non si lasciano scappare la possibilità di adottare le maggiori tendenze che la moda propone? Mai come adesso sarà un piacere “essere nei vostri panni”. Le forme, l’attenzione alle donne over size Dando un'occhiata alle sfilate, si ha la sensazione di attraSono per le più over size le forme di questo inverno, soprattutto per Lavand versare set cinematografici e, French Connection i capispalla. Cappotti e giacche sono infatti proposti in tagli cocoon tra ispirazioni gotiche, look maschili, capi militari e trasparenze ce che, come da traduzione letterale, avvolgono comodamente la silhon’è davvero per tutti i gusti. Vediamo le tendenze nel dettaglio. uette senza segnarla. Le spalle sono scese, la vita non segnata ed anche le lunghezze sono abbondanti. Vincono i cappotti con I colori. Su tutti, il dark gothic taglio a kimono, le cappe ed i trench che, fedeli alla tradiTra oscurità e bagliori: così gioca la moda questo inMauro Grifoni zione militare cui sono legati, appaiono severi e maverno. Dominante il nero, proposto nella delicata schili e possono essere scelti sia a contrasto con opacità del velluto o nella calda luminosità della look bon ton che come completamento di quelli pelle. Tante le proposte di look in total black che mannish ed in stile dandy. Stesso discorso vale restano, ancora una volta, soluzione vincente per per i cardigan, anch'essi grandi protagonisti e la sera. Il dark gothic, tema che forse più di tutti capaci di sposarsi con ogni look. Lunghi anche identifica questa stagione, si nutre dell'oscurità al ginocchio, vanno scelti avvolgenti ed iper codel nero ma trova respiro nelle altrettanto drammodi. matiche variazioni che rosso scarlatto, verde bosco e viola ametista sanno offrirgli. Per questa tendenza Le lunghezze, e le gonne fino sembra un inverno senza giorno, con creature che veai piedi stono queste tonalità esibendo volti pallidi e labbra scuIn una stagione in cui è il trionfo dell'abbondanza, come rissime. Se amate questa ispirazione puntate molto Fornarina già visto per decori e forme, anche le lunghezze non anche sul make up, solo così sarete perfette. potevano che essere importanti. Soprattutto per la sera, l'alternativa sono oro e argento. ForFiorucci Must sono le gonne lunghe fino ai piedi che, temente presenti in paillette e nei tessuti broccati e damaPlaylife come per la scorsa estate, continuano a dover Foto Fabrica

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rt&the city

TOMÁS SARACENO

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ffetto farfalla” è una locuzione che racchiude la nozione più tecnica di “dipendenza sensibile alle condizioni iniziali”, presente nella teoria del caos. L'idea è che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema. Nella metafora della farfalla si suppone che un semplice movimento di molecole d'aria generato dal battito d'ali dell'insetto possa causare una catena di movimenti di altre molecole, fino a scatenare un uragano. In genere si ritiene che l'espressione sia stata ispirata da un racconto fantascientifico di Ray Bradbury del 1952, Rumore di tuono, ambientato in un futuro in cui, grazie alla macchina del tempo, vengono organizzati safari temporali per turisti: a spasso in una remota epoca preistorica, un escursionista calpesta una farfalla, e questo fatto provoca una catena di allucinanti conseguenze per la storia umana. Non stupisce, dunque, che l'artista argentino Tomás Saraceno (www.tomassaraceno.com) scelga quest’immagine per spiegare la sua ultima e più ambiziosa opera: la gigantesca installazione site-specific On Space Time Foam, a cura di Andrea Lissoni, visitabile all’HangarBicocca di Milano fino al prossimo 3 febbraio (www.hangarbicocca.org). Una struttura fluttuante a 20 metri dal suolo, realizzata con membrane di pellicola trasparente di 5 mm di spessore che formano 3 livelli praticabili dai visitatori. Ogni variazione di movimento, di respiro, di temperatura corporea influenza l’ambiente, composto al 99% di sola aria. Saraceno, classe 1973, deve la sua fama internazionale a opere visionarie e sorprendenti, che nascono dal desiderio di creare strutture aeree abitabili dall’uomo, energeticamente autosufficienti e a basso impatto. L’ispirazione viene da una manciata di nobilissime utopie: il superamento delle barriere geografiche, fisiche, comportamentali e

I materiali, beffa alla crisi Broccati e damascati, pelle e velluto sono protagonisti ma non mancano inoltre pellicce, sia vere che eco, panni di lana, sete, lane bouclé, tweed e tessuti "incrostati" di ricami, pietre e strass. L'opulenza che contraddistingue le collezioni, forse un modo ironico per contrastare la crisi, non si fa mancare accessori e dettagli che arricchiscono ogni singolo capo facendo dimenticare il famoso detto "less is more" destinato, almeno per questa stagione, ad un dolce letargo.

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A SPASSO TRA LE NUVOLE CON di Gabriella Poggioli

United Colors of Benetton - Foto Fabrica

sociali, la ricerca di modalità di vita sostenibili per l’uomo e per il pianeta, l’incontro e lo scambio tra discipline e saperi differenti e il modello di rete e condivisione applicato a tutte le fasi dell’ideazione e della realizzazione di opere e progetti. “Mi piace lavorare sulle interconnessioni, sulla reciprocità delle relazioni tra le persone”, spiega l’artista. “In maniera sperimentale, voglio costruire in modo da mettere in contatto la gente e ragionare sulla condivisione. In questo senso, l’opera presentata 2 all’HangarBicocca- solo l’ultimo capitolo del mio progetto Cloud Cities – è di assoluta importanza. Lo spazio si genera con l’ingresso delle per1

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sone, si modifica con il loro peso. Sarà interessante osservare la sincronicità dei movimenti”. On Space Time Foam (letteralmente, “Nella schiuma spazio-temporale”) ha un’apparenza fantascientifica, ma è frutto di una ricerca rigorosa, a lungo sperimentata con un team di ingegneri e la collaborazione dell’azienda Lindstrand Technologies, leader nella produzione di materiali aerostatici, mongolfiere e veicoli spaziali (tra i clienti, l’Agenzia Spaziale Europea). Saraceno è laureato in architettura, all’Università di Buenos Aires. “Ma possiamo considerare On Space Time Foam un progetto architettonico solo nel momento in cui vediamo il Pianeta Terra allo stesso modo: una grande struttura a livello spaziale”. Un discorso tutt’altro che astratto. “L’installazione volerà fuori dall’HangarBicocca per approdare sopra le Maldive. Proprio le stesse membrane: smonteremo tutto e ricostruiremo là, prima che le isole scompaiano tra una quindicina d’anni”, continua l’artista. Non si tratta solo di un intervento di sensibilizzazione. Saraceno ha appena vinto il nuovo progetto di residenza del Center for Art, Science & Technology del MIT (Massachussets Institute of Technology) di Boston. Insieme a studiosi, scienziati e ingegneri, verrà testata la fattibilità del modello abitativo presentato a Milano: una biosfera fluttuante dotata di pannelli solari e con un sistema per desalinizzare l’acqua marina. Mentre i visitatori si inerpicano incerti sulla nuvola milanese come in un mirabile spettacolo di ominidi, da lassù il futuro sembra un sogno 4 da costruire insieme. 5

1. Tomás Saraceno, On Space Time Foam, installazione, HangarBicocca, 2012 – Vista dall'interno 2. Tomás Saraceno, On Space Time Foam, HangarBicocca, 2012 – Vista da terra 3. Tomás Saraceno, installazione Cloud Cities sul tetto del Metropolitan Museum di New York, 2012 (foto dell'artista) 4. Tomás Saraceno, installazione Cloud Cities alla Hamburger Bahnhof di Berlino, 2011 (foto dell'artista) 5.Tomás Saraceno, Galaxy Forming along Filaments, like Droplets along the Strands of a Spider’s Web, installazione alla Biennale di Venezia 2009 (foto di Alessandro Coco)


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