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Pag. 2 News Il Sic Supermoto Day si trasforma in tragedia Muore Tom Walker il divo di Fast and Furios
Page 4 Up...puntamenti
Cinema, musica, libri - Il diavolo veste ancora Prada ed ha sete di vendetta - Semplicemente “Job“ - Take Five
Page 3 Formazione e lavoro Gruppo BNP Paribas Ristorante pugliese con sede nella capitale del Regno Unito
Page 5 up...puntamenti musica
Page 6 rubriche (social & co.)
Il genio Leonardo Da Vinci in mostra a Milano Ti regalo la luna Al Museo Egizio di Torino Incredibile ma vero
Page 7 up...profondimenti Le recensioni del festival del cinema di Roma - Fear of falling - I corpi estranei - Il dolore e il piacere raccontati da Polanski - Manto Acuifero
Page 8 l’intervista I Simpson e il cinema
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news
E’ l’anno delle sfide e delle vittorie shock ai Festival del Cinema nostrani, dopo la sorpresa a Venezia di Sacro Gral, anche al Festival del Cinema di Roma trionfa inaspettatamente “Tir”, di Alberto Fasulo. Anche Tir come Sacro Gra è un film documentario, anche il film di Fasulo è italiano e ha sbaragliato la concorrenza straniera, in questo caso specifico si tratta di “Her” di Spike Jonze, favoritissimo fino alla vigilia. Premio della giuria per il rumeno in bianco e nero Quod Erat Demonstrandum, con Matthew McConaughey meritatamente eletto Miglior Attore grazie a Dallas Buyers Club (anche Premio del pubblico) e il turco Ben o Değilim (I Am Not Him) a cui è andato il premio come Miglior Sceneggiatura.
IL SIC SUPERMOTO DAY si trasforma in tragedia
Her si è dovuto accontentare di un unico riconoscimento, quello come migliore attrice andato a Scarlett Johansson, la curiosità di questa scelta sta nel fatto chre l’attrice non appare mai fisicamente nel film ma al contrario, l’unica parte di lei che si vede, anzi si sente, è la sua voce.
Ma prima degli Accademy, per fortuna il film di Jonze ha potuto beneficiare del favore dei siti web dedicati al mondo del cinema, i quali gli hanno conferito il “Mouse d’oro”, premio istuito nel 2009 che coinvolge 79 tra i più importanti siti web cinematografici e oltre 100 giurati.
Davvero inspiegabile che al film sia stato riconosciuto solo questo premio sottraendogli i meritati riconoscimenti, c’è da scommetterci che si rifarà agli Oscar di cui farà incetta di nomination.
Il Mouse d’argento è andato invece a “Snowpiercer” di Joon-ho Bong, altro capolavoro indiscusso.
Muore Paul Walker il divo di Fast and Furios Lutto nel mondo del cinema: l’attore Paul Walker protagonista della fortunata serie “Fast and Furios” è morto la scorsa notte in un incendio d’auto, mentre ritornava da uno show automobilistico di beneficenza in favore delle Filippine. Alla guida della Porsche Carrera c’era un amico, morto anche lui sul colpo, si pensa che l’eccessiva velocità abbia fatto perdere il controllo dell’auto al conducente mentre percorreva una strada di Santa Clarita, in California.
Sembra un crudele scherzo del destino quello che è accaduto all’ex pilota ligure Doriano Romboni. Doveva essere una giornata commemorativa in ricordo dell’amico Simoncelli e invece si è trasformata in tragedia anche per lui: Doriano Romboni, 45 anni, , è morto per le conseguenze di un incidente avvenuto durante le prove del ‘Sic Supermoto Day’ a Latina. Nel corso della seconda sessione di prove libere Romboni ha perso il controllo della moto durante un cambio di direzione, è caduto in un punto in cui i due tratti inversi della pista corrono paralleli. Scivolando, l’impatto con l’asfalto è stato tale da catapultarla in un altro punto della pista in cui gli altri piloti stavano correndo nel senso opposto. Mentre era ancora aggrappato alla sua moto, è stato travolto dal compagno Gianluca Vizziello. Come due anni fa per Simoncelli, la dinamica dell’incidente è la stessa: dopo aver perso il controllo della moto è caduto e poi è stato investito da un suo collega. “Non l’ho praticamente visto, ho sentito solo un colpo fortissimo”, le parole a caldo di Vizziello ancora sotto shock. I soccorsi sono stati immediati: sulla pista gli hanno praticato un massaggio cardiaco di 11 minuti, ha riferito Guido Meda, telecronista del Motomondiale su Italia1. Le condizioni sono apparse gravissime sin da subito e purtroppo i soccorsi sono serviti a poco. Dopo l’incidenti numerosissimi sono accorsi sulla pista per aiutare e, nel momento in cui si è appreso che si trattava di Romboni, lo sconforto è stato grande per tutti. Luca Brambilla, 24 anni, pilota che avrebbe dovuto gareggiare in coppia con Romboni, ha spiegato l’assutrdità del momento: “Ci davamo il turno per le prove, io avevo appena finito i miei giri ed era entrato lui. Ero appena uscito dalla pista quando mi sono accorto dell’incidente. Sono corso in pista. Ho chiesto chi fosse quello a terra e mi hanno risposto che era Doriano. Lo avevo conosciuto pochi giorni prima qui a Latina. Non riesco ancora a credere che sia successo”.
La notizia è stata data sulla pagina Facebook dell’attore tramite il portavoce che ha scritto cosi: “È con il cuore a pezzi che dobbiamo confermare la notizia che Paul Walker è morto in un tragico incidente stradale mentre rientrava da un evento di beneficenza organizzato dalla sua associazione Reach Out Worldwide. Le immagini di ciò che resta della Porsche stanno facendo il giro del web: si vede l’auto in fiamme mentre i due passegeri sono ancora a bordo. E’ davvero una morta tragica e ingiusta per un uomo amato da colleghi e fan e che soprattutto era sempre impegnato in attività benefiche. Walker cosi come il suo personaggio più conosciuto, quello dell’agente sottocopertura che indagava sulle corse d’auto, Brian O’ Connor, amava le auto da corsa. Acquistò la Nissan GT
utilizzata per Fast and Furios e lui stesso ha girato le scene in cui ne era al volante, si preparava a girare il settimo episodio della serie cinematografica. “Tutti noi abbiamo il cuore spezzato – scrive la Universal Pictures, la casa di produzione dell’attore, in una dichiarazione ufficiale – Paul è stato uno dei membri più amati e rispettati della nostra famiglia per 14 anni e questa perdita è devastante per noi, per tutti quelli che hanno lavorato a Fast and Furios e per tutti i fan” !Ciao amico mio, il cielo ha un angelo in più”, sono le parole del suo amico e collega nella serie, Vin Diesel. Qualcuno su Facebook ricorda il lato più tragico della vicenda: oltre ai colleghi e ai fan, Walker lascia una figlia di 15 anni e la sua famiglia.
MILANO, episodio di Omofobia in pieno centro Un altro episodio di omofobia ha portato agli onori della cronaca l’Italia, il nostro paese sembra sempre più lontano dalla tolleranza verso i gay e dalla naturale integrazione di quest’ultimi nella società.
L’invito all’azione va sicuramente al sindaco della città Giuliano Pisapia, affinchè l’amministrazione comunale si mobiliti per diffondere il principio di eguaglianza e la tolleranza e per evitare che atti del genere possano ripetersi.
Stavolta l’episodio è accaduto a Milano all’esterno di un locale noto ai cittadini per essere frequentato dagli omosessuali e che si trova proprio in una delle zone gay friendly della città, per la precisione a Porta Venezia.
L’Arcigay ha infatti subito sporto denuncia e invitato la giunta Pisapia a mettere un freno a qwuesti episodi che potrebbero anche sfociare nella violenza: “L’amministrazione ormai in sella da più di due anni non può continuare ad invocare l’alibi del bilancio e rinviare azioni concrete di inclusione e lotta alle discriminazioni capaci di generare quel cambiamento promesso e più volte annunciato”, è quanto ha riferito Marco Mori, presidente del circolo milanese.
Qui un auto in corso ha lanciato insulti e poi bottigliette piene di urina destinate ai frequentatori del locale, il tutto è accaduto domenica 27 ottobre poco dopo l’una di notte. Nessuno scandalo per il gestore del bar, Davide Rossi, che riferisce con rammarico di “essere abituati a questo genere di insulti”.
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Formazione e lavoro
Assunzioni in vista nel settore bancario con il Gruppo BNP Paribas. Per chi desidera lavorare in banca sono disponibili nuove opportunità di lavoro e stage per diplomati e laureati. Ecco le figure ricercate attualmente: FINANCIAL ADVISOR La ricerca è rivolta a giovani da inserire nell’Accademia Finanziaria BNL per avviarli alla professione di Promotore Finanziario. Si ricercano neolaureati in discipline economiche, giurisprudenza o scienze politiche ad indirizzo economico, con ottima conoscenza del Pacchetto Office e buona conoscenza della lingua inglese.
Del gruppo fanno parte anche le società Arvalk e Findomestic, vediamo le offerte attive in questa azienda: LAVORO E TIROCINI IN ARVAL LAUREATI IN STATISTICA Richieste laurea in Statistica, con padronanza della lingua inglese e ottimo utilizzo di Excel, gradita precedente esperienza in analisi dati (anche breve). SOFTWARE ANALYST I candidati ideali sono diplomati ragionieri programmatori o con conoscenza dei processi contabili, laureati ad indirizzo tecnico e con 2 anni di esperienza, in possesso di buona conoscenza dell’Inglese.
STAGE LEGALE E COMPLIANCE / ORGANIZZAZIONE E RISORSE UMANE / LINEE DI BUSINESS / IT E IMMOBILIARE / FINANZA E RISCHI Si selezionano laureati in Giurisprudenza, Economia, Ingegneria gestionale, Statistica, Psicologia, Scienze della formazione, Finanza e Controllo, Risk Management, Statistica, Informatica, telecomunicazioni, Matematica, Ingegneria Edile, Architettura, con ottima conoscenza del Pacchetto Office e buona conoscenza della lingua inglese o francese, a seconda dei ruoli. OFFERTE DI LAVORO FINDOMESTIC OPERATORI DEL CREDITO Sede di lavoro: tutta Italia Sono aperte le candidature per candidati in possesso di diploma o laurea in vista di assunzioni a tempo determinato nei ruoli operativi della rete commerciale, ovvero Consulenti Prestiti Personali, Consulenti Gestione Recupero e Analisti del Credito. le principali sedi di lavoro sono Milano, Firenze, Roma, Napoli e Catania, ma la ricerca è attiva per tutto il territorio nazionale. Gli interessati possono candidarsi visitando la pagina lavora con noi e registrare il curriculum vitae nell’apposito form.
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha indetto un bando di concorso pubblico, per titoli ed esami, finalizzato alle assunzioni a tempo indeterminato di 32 Ingegneri presso gli uffici tecnici per le dighe. I candidati saranno inquadrati con un contratto di lavoro a tempo pieno, nell’Area funzionale III, fascia economica iniziale F1, profilo professionale ingegnere – architetto. Gli Ingegneri saranno inseriti nell’organico del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per le esigenze della Direzione generale per le dighe, le infrastrutture idriche ed elettriche, nelle seguenti sedi: - 4 posti a Torino; - 4 posti a Milano; - 4 posti a Venezia; - 2 posti a Firenze; - 2 posti a Perugia; - 4 posti a Napoli; - 2 posti a Cagliari; - 10 posti a Roma.
CONCORSO Gli esami consisteranno in due prove scritte ed una prova orale. L’amministrazione si riserva la facoltà, qualora il numero delle domande sia superiore a venti volte il numero totale dei posti messi a concorso, di effettuare una prova preselettiva ai fini dell’ammissione alle prove scritte. La domanda deve essere presentata online entro il 23 dicembre compilando il form disponibile nel sito concorsodighe. mit.gov.it . Dopo aver compilato il modulo è necessario salvare il file in formato pdf e spedire lo stesso come allegato all’e-mail che dovrà essere inviata all’indirizzo PEC: concorsi-div2@pec.mit.gov.it. Per maggiori informazioni vi invitiamo a scaricare il bando.
L’Agenzia per il Lavoro Articolo1 è al momento alla ricerca, per conto di varie aziende clienti operanti nel settore gioco, intrattenimento e scommesse, di diverse figure sia in Italia che all’estero. Gli interessati a lavorare nelle sale slot possono valutare le opportunità di lavoro attive in questo periodo, ecco le ricerche in corso: ADDETTI SALA SLOT VLT
La testata fruisce dei contributi statali di cui alla legge 7 agosto 1990, numero 250 e successive modificazione. Testata iscritta nella sezione per la stampa ed informazione del tribunale di Roma in data 14.10.2003 al n.440/2006
DIRETTORE RESPONSABILE Dorotea De Vito IN REDAZIONE Ugo Rossolillo Tommaso D’Angelo Michele Acquaviva CONTATTI Website: www.uozzap.com
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lavorazione della pasta fresca, come le famose orecchiette, e della focaccia tipiche della zona.
Un ristorante pugliese con sede nella capitale del Regno Unito è alla ricerca, infatti, in collaborazione con la rete EURES, di giovani cuochi esperti di cucina regionale della Puglia. L’offerta di lavoro per cuochi italiani a Londra è rivolta a candidati esperti non solo nella preparazione dei piatti tipici della regione, ma anche nella
Le risorse selezionate saranno inserite con assunzioni a tempo indeterminato, con orario full time organizzato su turni a rotazione ed una retribuzione tra i 1.200 e i 2.000 euro netti al mese, commisurata alle reali capacità professionali. E’ previsto, inoltre, un mese di training iniziale. I candidati ideali hanno un’età non superiore ai 30 anni, possiedono il diploma di Scuola Alberghiera, una conoscenza media della lingua
Sede di lavoro: Italia In riporto al Responsabile della sala si occuperà di: - accoglienza e registrazione clienti; - assistenza e supporto alla clientela; - fornire informazioni sulle macchine da gioco; - monitoraggio e pulizia della sala; - gestione cassa.
Si offre: contratto di un mese, scopo assunzione diretta in azienda (5 Livello del CCNL Turismo Pubblici Esercizi). Gli interessati possono candidarsi inviando il cv via mail all’indirizzo di posta elettronica intrattenimento@articlolo1.it.
Si richiede: - diploma; - esperienza come hostess o receptionist, addetta alla cassa; - attitudine ai rapporti interpersonali e predisposizione al lavoro in team; - gradita esperienza pregressa svolta presso minicasino, o sale slot; - disponibilità a lavorare su turnazione, nei weekend, festivi e in fascia notturna.
inglese ed almeno un anno di esperienza. Gli interessati possono candidarsi inviando il curriculum vitae ed una lettera di candidatura via mail, entro il 30 dicembre 2013, all’indirizzo di posta elettronica golafulham@gmail.com, indicando in oggetto “Chef Puglia /EP”.
LONDRA PUGLIA
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Up...puntamenti IL 26 NOVEMBRE MARIO BIONDI AL TEATRO AUGUSTEO DI NAPOLI CON IL “SUN TOUR 2013” Arriverà a Napoli il prossimo 26 Novembre al Teatro Augusteo il “Sun Tour 2013” del crooner catanese Mario Biondi. Un bianco con la voce da “soul-man”, dote da sempre riconosciuta ai cantanti di colore, si fa notare nel lontano 2004 con il singolo “This is What you are” che squarcia il velo del panorama musicale italiano imponendosi come assoluta novità soprattutto nel circuito radiofonico, la musicalità e il ritmo trascinante portano Marco Biondi ad essere uno dei primi artisti italiani a far riemergere la “black-music” nel nostro Bel Paese. Due anni dopo, il suo primo disco “Handful of Soul” diventa dopo tre mesi doppiamente disco di platino. L’album è registrato in collaborazione con il gruppo High Five Quintet, a testimoniare il coinvolgimento e l’ apertura artistica di Marco Biondi verso il mondo del jazz. Nel 2007 giunge l’ora, come in ogni carriera di qualsiasi artista, di provare l’ebbrezza del palco del Festival di San Remo. L’occasione gli viene proposta da Amalia Grè, che lo invita a duettare nel brano “Amami per Sempre”, scritto dalla stessa artista. Il salto di qualità per Marco Biondi arriva quando una signora della canzone italiana, come Ornella Vanoni lo invita a partecipare nel suo album “Una bellissima ragazza”. La Vanoni anche lei proveniente dall’ambiente jazz, opta per una scelta stilisticamente perfetta sposando la sua voce sottile e raffinata con quella di Biondi da crooner di eccellenza. L’artista catanese omaggia nella sua carriera il grande Bill Joel rinterpretando una versione di “ Just the Way you are” in chiave moderna. Pur essendo dal 2004 sulle scene musicali, Biondi si è saputo ritagliare un enorme spazio nella musica italiana diventando un protagonista assoluto non solo della soul-music ma anche del pop e della musica leggera, collaborando con diversi artisti italiani. Negli ultimi anni un mito assoluto della canzone italiana, come Claudio Baglioni lo ha voluto fortemente all’interno dell suo album Q.P.G.A, gruppi storici come i Pooh si sono avvalsi della sua collaborazione per alcuni concept-album, insomma Biondi è diventato un protagonista dell’ultimo decennio musicale italiano. L’ultimo suo album, che da
anche il titolo alla sua attuale tournee’, si intitola “Sun”. L’album è un progetto molto ambizioso, che sin da subito a saputo conquistarsi un posto nelle classifiche internazionali. Un disco notevole, prodotto dallo stesso Marco Biondi e da Jean Paul Maunick, alias Bluey, leader della storica band jazz britannica Incognito. Eleganza con cui è stato plasmato è proporzionale alla qualità presente nel disco, Biondi non lascia nulla al caso, infatti le collaborazioni jazzistiche presenti nell’album lo rendono ancora di più apprezzato dagli appassionati di jazz e non solo. Biondi con assoluta naturalezza lavora al fianco di artisti di livello mondiale come Chaka Kan, con cui interpreta il brano “Lowdown” di Boz Scaggs, si avvale dell’ arrangiamento in alcuni pezzi di compositori e musicisti di livello mondiale come Simon Hale. Artisti di assoluto spessore, per un esemble musicale di tutto rispetto. L’ottimo successo della tourneè estiva del “Sun Tour 2013”, a grande richiesta dal 24 novembre partirà dall’ Auditorium Parco della Musica di Roma il tour nei teatri italiani, successivamente il crooner catanese si esibirà nelle maggiori città italiane, Napoli, Sanremo, Brescia, Varese, Firenze, Parma, Torino, Milano e Bologna. Sul palco del Teatro Augusteo di Napoli, sarà accompagnato sul palco dalla “The Italian Jazz Players”, la storica band dell’artista composta da ben 11 elementi. La cornice teatrale dell’ Augusteo di Napoli farà da sfondo ad una notte in cui si viaggerà dalla soul-music al jazz, il tutto racchiuso tra i capolavori del passato della musica americana e quelli più moderni ed eleganti di “SUN”, del resto il binomio si sposa perfettamente tra la “Citta del Sole” per antonomasia e il progetto musicale di un crooneer passionale come Mario Biondi.
Semplicemente “Jobs”
Si può rendere omaggio ad una figure illustra dei nostri tempi facendone un film? Impresa ardua, difficile, la possibilità di fare flop è alta perché, se carichi di aspettative fan e beniamini di un personaggio, quelle aspettative bisogna poi soddisfarle in pieno con la consapevolezza che anche facendo il più brillante dei film, nel cuore di questi fan non avranno mai reso davvero giustizia alla figura a cui è ispirato. Se poi i fan e i beniamini sono quelli di Steve Jobs, allora l’impresa è da veri temerari. Uscito nelle sale il 14 novembre, “Jobs”, ultimo film nato in tema biopic, regia di Joshua Michael Stern, ha incuriosito moltissime persone con la voglia di vedere il genio di casa Apple raccontato sul grande schermo. Il film ripercorre una buona parte della sua carriera sin da quando Steve Jobs non era ancora il Signor Apple: si apre con una scena ambientata nel 2001 quando fervono i preparativi per il rivoluzionario I-Pod, pochi frammenti e poi un salto nel passato,agli anni 70 quando Jobs riceve
un primo incarico da 5000 dollari. Ed’ questa la prima occasione sfruttata da Stern per mettere in evidenza l’egocentrismo e l’egoismo dello Steve Jobs che non t’aspetti, quello che contattata l’amico d’infanzia Steve Wozniak per collaborare al progetto e anziché dirgli la cifra esatta del guadagno, afferma che riceveranno solo 700 dollari da dividere in parti uguali. Bel riconoscimento per l’amico che lo aiuterà ad assemblare il primo computer nel garage di casa! Difficile ingoiare questo aspetto della sua personalità, ma la storia racconta che ogni genio ha quel pizzico di egoismo che lo caratterizza e che soprattutto lo porta al successo.Cosi il film segue l’escalation della sua carriera: dagli anni passati in Apple prima di essere cacciato via per una divergenza con il CEO John Sculley, per poi passare da Lisa a Machintosh, il tutto mentre il giovane Steve si concede agli amori liberi, non disdegna le droghe leggere e compie insoliti viaggi in India. Chiude la pellicola la scena del suo famoso ritorno in Apple che sarà poi il punto
CINEMA, MUSICA, LIBRI
Il diavolo veste ancora Prada ed ha sete di vendetta Chi non ha mai sentito parlare almeno una volta de “Il diavolo veste Prada”? In molti conosceranno il fortunato romanzo di Lauren Weisberger grazie all’omonimo film portato al successo da Meryl Streep e Anne Hathaway, che interpretano rispettivamente Miranda Priestly, direttrice di Runway e spietato guru della moda, e Andy, assistente personale di Miranda col sogno di diventare giornalista. Da pochi giorni è in libreria il sequel del romanzo, uscito a distanza di dieci anni: “La vendetta veste Prada”. Anche in questo caso, come nel primo libro, l’autrice ha affermato che il racconto è “frutto della fantasia ma anche della vita personale, con elementi tratti dalla propria quotidianità come la maternità e il matrimonio”. Andy ha finalmente detto addio ai maglioncini acrilici ed è diventata una donna in carriera, fondatrice di un’importante rivista dedicata alle spose, insieme alla sua rivale di un tempo e oggi migliore amica Emily. In più sta per coronare anche il suo sogno di
sposare l’uomo che ama, Max.
TAKE FIVE, secondo film italiano in concorso, prende il nome da un classico del jazz, registrato dal Dave Brubeck Quartet nel 1959. Divenuto celebre soprattutto per il suo caratteristico ritmo in 5/4, un irregolare tempo quintuplo in cinque beat. È da allora anche un’espressione idiomatica, il cui senso, letteralmente, è Prendine cinque. E cinque sono appunto i protagonisti di Take Five. Altrettanti personaggi che portano nella finzione gli stessi nomi (e in qualche caso le stesse esperienze) che nella realtà hanno i loro interpreti. Cinque “assolo”, in una delle città più jazzy del pianeta: Napoli Il regista Guido Lombardi che aveva ben impressionato nel 2011 con il film Là-bas – Educazione criminale, presentato alla 68. Mostra del Cinema di Venezia, premiato come “Miglior Film” tra quelli presentati nella Settimana della Critica e con il “Leone del Futuro – Premio Opera Prima”, crea un noir malinconico e mai scontato. Una rapina apparentemente facile che coinvolge cinque personaggi che hanno sempre ruotato intorno al mondo del crimine. Carmine (Carmine Lanzetta), un idraulico con il vizio del gioco indebitato con la mala, Gaetano (Gaetano Di Vaio) ricettatore con diversi anni di
carcere alle spalle, Sasà (Salvatore Striano) fotografo di matrimoni che prima era il miglior scassinatore della piazza eRuocco (Salvatore Ruocco) pugile dotato masqualificato a vita per aver rotto una sedia in testa a un arbitro. Infine si aggiunge pure lo Sciomen(un grande Peppe Lanzetta)il più leggendario tra i gangster cittadini, sia pure di un altro decennio, appena uscito da una lunga reclusione, oggi fragile e depresso. Il colpo e la spartizione del bottino innescheranno dinamiche imprevedibili che porteranno lo spettatore in una girandola d’emozioni e colpi di scena. Seppur con qualche “attesa” di troppo nella parte centrale, Lombardi riesce bene a disegnare e farci conoscere le psicologie dei personaggi riuscendo a farli interagire insieme con abile alchimia. Riuscita la scelta di riprodurre alcune scene in slow-motion, come quella della piscina, per dare maggior intensità emotiva. Da segnalare, in conclusione,il bel montaggio serrato e la splendida fotografia, nati da un cast tutto al femminile con le brave Annalisa Forgione e Francesca Amitrano. Vittorio Zenardi
di svolta più importante della sua carriera. Come abbiamo premesso, rendere giustizia ad una figura cosi complessa in poco più di due ore è un’impresa ardua, la figura di Steve Jobs è stata ed è ancora d’ispirazione per molti giovani che più che come uomo disposto a tutto per avere successo e portare avanti le sue folli e geniali idee preferiscono ricordarlo con quel discorso che incantò tutti, rivolti ai laureati di Stanford a cui augurò di essere folli e affamati, “stay hungry, stay foolish”. Ed’ questo il motivo per cui il film non dovrebbe essere soggetto a molte critiche; certo si poteva fare di meglio, basti pensare a “The Social Network” decisamente meglio riuscito, ma
raccontare la nascita di Facebook, senza voler ridurre il merito di Mark Zuckerberg che certamente ha rivoluzionato il modo di comunicare dei giovani, non è come raccontare la storia di una vita interamente votata alla ricerca dell’innovazione, inseguendo un sogno che avrebbe fatto sognare molti altri. In conclusione, il film probabilmente delude perché le aspettative sono all’altezza del sogno, molto alte, ma nel complesso passano due ore piacevoli che raccontano aspetti a volte sconosciuto di qualcuno che è stato tra gli uomini più influenti dell’era moderna
Dei tempi in cui Miranda la faceva tremare con uno sguardo rimane solo uno sbiadito ricordo, ma in fondo al cuore Andy sa bene che non si voltano le spalle al diavolo rimanendo indenni e cosi, ogni volta in cui partecipa ad un party glamour, ha paura di imbattersi di nuovo in Miranda Priestly. Del resto la vendetta è un piatto da consumare freddo, e il diavolo è sempre dietro l’angolo e sa essere spietato, anche se si nasconde dietro ad un abito di alta moda. Riuscirà Andy a conciliare la vita matrimoniale, il lavoro, e a lasciarsi definitivamente alle spalle Runway e Miranda? 476 pagine vi separano dal saperlo, enjoy!
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Up...puntamenti musica Con il video del suo ultimo singolo, “Ultramondi”, ha vinto il premio speciale Plindo dei Pivi, il riconoscimento per i migliori videoclip indipendenti che viene attribuito ogni anno dal Mei: conosciamo meglio Luca Janovitz, cantautore fiorentino giunto al suo secondo disco. Ciao Luca e benvenuto su What’s Up. Iniziamo subito con qualche domanda per conoscere meglio te e i tuoi lavori, quindi. Quando hai mosso i tuoi primi passi nel mondo della musica? Ho iniziato a suonare a Firenze negli anni 90, negli ambienti underground, ed ho sempre suonato le mie canzoni, non ho mai fatto cover. La svolta l’ho avuta nel 2008 quando Mario Fabiani, grande arrangiatore e autore di numerosi brani divenuti famosi, mi chiamò per propormi di fare un disco con la sua casa discografica che aveva aperto da poco. Tutto è partito in quel momento, scrissi il brano “Morirò a settembre” e l’ho portato in giro ai festival della musica indipendente riscuotendo un discreto successo, nel 2010 seguì il video tratto dalla canzone finalmente nel 2012 il primo disco: “One Day Only, Nov 23”. Una curiosità spontanea: perché questo titolo? E’ un aneddoto abbastanza curioso! Il titolo è quello che compare sulla copertina del disco, è fatta interamente a meno da una mia amica che l’ha disegnata e rappresenta la locandina di uno spettacolo circense che doveva svolgersi il 23 novembre, il giorno del mio compleanno. AL disco avevamo deciso di dare il mio nome, chiamarlo “Luca Janovitz”, ma quando lo abbiamo pubblicato sulle varie piattaforme online, ci è stato detto che quello che c’era scritto in copertina doveva essere anche il nome dell’album. Di cambiare la copertina non se ne parlava proprio, e quindi ecco da dove è nato il titolo. Cosa volevi comunicare quando hai scritto “Ultramondi”? Ultramondi è una canzone che parla di ricerca, protagonista è un argonauta che viaggia verso mondi migliori, in realtà è un viaggiatore degli stati d’animo. Viene da un “mondo pallido e
Dal 22 al 24 novembre si assegneranno gli Oscar per la musica indipendente a Pistoia e per l’occasione il MEI di Faenza festeggerà anche i suoi 20 anni di attività. Presso il Palazzo Comunale e al Teatro Bolognini di Pistoia, il MEI consegnerà il PIMI (Premio Italiano Musica Indipendente), il PIVI (Premio Italiano Videoclip Indipendente) e un’interessante novità, il Premio per l’Editoria Musicale Indipendente Italiana, che si terrà per la prima volta sabato 23 novembre 2013 alle 15,30 nelle Sale Affrescate del Palazzo Comunale. Il premio sarà consegnato alle migliori realtà editoriali (web, quotidiani, riviste, libri, case editrici, radio e persino festival letterari) che durante tutto il 2013 hanno raccontato l’evoluzione della musica indipendente. Va inoltre ricordato che il Il PIMI – Premio Italiano Musica Indipendente e il PIVI – Premio Italiano Videoclip Indipendente a cura del
sbiadito”, come dice la canzone, e cerca un mondo fertile e splendente. Dopo tanto viaggiare finalmente trova la sua perfetta ambientazione. Con il singolo “Ultramondi” tratto dall’omonimo EP hai vinto il Premio Speciale Plindo ai Pivi che ti verrà consegnato nei prossimi giorni a Pistoia. Come hai accolto la notizia? E’ stata una soddisfazione grandissima soprattutto perché il video è fatto da amici, nessun professionista. E’ stato girato a fine luglio a Firenze con materiale di riciclo (sd esempio il casco dell’argonauta è tratto da un pezzo di
Qualcosa è sicuramente cambiato. Il primo disco era una sorta di raccolta antologica, racchiudeva canzoni scritte in un periodo di tempo molto lungo, parliamo di anni e anni, alcune sono vecchie anche di 18 anni. In Ultramondi ci sono canzoni frutto del tempo che vivo ora e anche l’arrangiamento musicale è diverso. Ad esempio grazie al fatto che negli ultimi anni ho compiuto numerosi viaggi a Zanzibar alcune canzoni dell’ultimo disco, come “Eden”, sono di ambientazione etnica. C’è un genere o un artista a cui ti ispiri? Ne ho più di uno, paradossalmente ti potrei dire che mi ispiro a Mozart, che secondo me è il primo artista pop, inteso come popolare. Con questo non voglio assolutamente paragonarmi a lui, sia chiaro, dico solo che mi piace spaziare tra i generi. In generale però mi ritrovo nella scuola dei cantautori italiani degli anni 70, come Vecchioni, Branduardi, Fossati o Dalla. Con chi ti piacerebbe duettare? Renato Zero, assolutamente! Duettare con lui per me sarebbe n sogno.
motorino!), altro che morirò a settembre, qui parliamo di sopravvivere! Scherzi a parte, devo ringraziare in particolare due miei amici artisti, Marco ballerini e Eugenio Casini per l’aiuto che mi hanno dato, facendo a mano anche tutti i costumi, e l’attrice Eleonora Cappelletti per aver partecipato. Quanto è importante per te il messaggio visivo? E’ molto importante, soprattutto al giorno d’oggi. Un’immagine arriva subito e aiuta farti conoscere, inoltre ti da la possibilità di coinvolgere molte persone. La realizzazione del video mi ha infatti permesso dirivolgermi ad artisti che hanno dipinto a mano molte cose,tutti professionisti che hanno il giusto spirito d’intraprendenza. Il tuo secondo disco Ultramondi è uscito a distanza di un anno dal primo, quanto è cambiata la tua musica in quest’arco di tempo?
Oggi il mercato musicale è molto competitivo, cosa pensi ti differenzi dagli altri? SLa capacità di scrivere testi anticonformisti e abbinarli ad una musica che invece è molto orecchiabile, più commerciale. Progetti per il futuro? Mi piacerebbe molto continuare a fare musica, ma il mio pallino è quello di poter fare un live un po’ speciale, una sorta di spettacolo polifunzionale. Un “circo delle arti” dove possano incontrarsi musica, pittura, teatro e altro, mi piacerebbe portare in tour uno spettacolo del genere, ma non mi interessano i grandi palcoscenici, vorrei avere anche solo 15 persone ma che fossero realmente interessate allo spettacolo. In bocca al lupo Luca, e grazie! Dorotea De Vito.
MEI (www.meiweb.it) quest’anno verranno consegnati durante l’anteprima di PoPistoia ’70.
Tripoti e al fiorentino Luca Janovitz. Brando De Sica e Saku i migliori registi.
CI sarà ovviamente tantissima musica, dopo ogni premiazione è prevista l’esibizione degli artisti.
Dando il dovuto merito ai vincitori, non bisogna però dimenticare l’importante anniversario che fa da sfondo a questa kermesse.
Il PIMI 2013 sarà consegnato a Teho Teardo, conosciuto per le sue colonne sonore di importanti film italiani, e Blixa Bargeld, leader della band avant-rock Einsturzende Neubauten per il miglior disco indipendente intitolato “Still Smiling”. Tra i premiati delle altre categorie: Luminal miglior gruppo, Alessandro Fiori miglior solista, Gazebo Penguins miglior live, Cosmo miglior disco d’esordio, Roberto Angelini e C+C=Maxigross, migliori autoproduzioni. Per quanto riguarda i migliori videoclip, Velvet, Clementino, Salmo, About Wayne, Sycamore Age e Diego Buongiorno si aggiudicano il PIVI nelle sue varie sezioni. Premi speciali a Francesco Nuti e L’Orchestraccia e per i giovani a Giulia
Il MEi infatti 20 anni fa era nato come una semplice manifestazione rock con pochi artisti indipendenti, contro tutti i razzismi al Palasport di Faenza. Riscuotendo sin dal 1993 un grande successo, da allora la manifestazione è diventata il trampolino di lancio per molti artisti vedendo sino a questa edizione oltre 500mila presenti di cui 10mila solo tra artisti e band.
Esce “Amo – capitolo II” nuovo disco di Renato Zero E’ pronto un nuovo ed intenso appuntamento nei negozi di musica per i cosiddetti sorcini, i fan di Renato Zero infatti finalmente possono acquistare il nuovo disco del cantante, “Amo – capitolo II “. Uscito da due giorni in tutti i negozi di dischi e digital store, l’ultimo lavoro di Renato Zero è il secondo di una trilogia: il terzo ed ultimo disco infatti uscirà il 26 novembre in un cofanetto speciale contenente anche i primi due capitoli oltre ad alcuni contenuti speciali. Se nel primo disco si potevano trovare le tracce di tutto il meglio che caratterizza la sua musica con molta autoreferenzialità, una sorta di inno alla sua carriera, in questo secondo cd troviamo invece u n Renato Zero comunicatore, che vuole dire la sua sulla società. I brani sono 15 e tutti molto intensi, parlare di tutti potrebbe portarci a storie da mille e una notte, ma ce ne sono alcuni che meritano sicuramente qualche parola e un po’ del nostro tempo. Prima fra tutti la canzone che apre il disco, “Nuovamente”, definito da molti una sorta di “lato B”, ma dalle atmosfere molto più intimiste della famosa “Chiedi di me”. Un brano dal mood classico dove gli strumenti suonano dolci e accompagnano l’ascoltatore in una sorta di romantico viaggio. Più a sfondo sociale è “La fabbrica dei sogni”, una canzone che rifiuta la depressione dei nostri tempi e al contrario invita a non disperare e ad andare alla ricerca di nuovi orizzonti. Anche per Renato, la speranza è l’ultima a morire. Per tornare in tema di romanticismo non possiamo non citare “L’eterno ultimo” e Nessuno tocchi l’amore”: la prima è una ballata romantica che parla delle grandi figure di riferimento nella vita, come può essere un padre che da consigli ad un figlio. La seconda parla degli aspetti più genuini dell’amore respingendone i lati oscuri come la gelosia, le bugie, l’aggressività. Come non parlare poi della canzone in cui viene dichiarato l’amore di Renato per Roma? “AmoR” è cantata proprio in dialetto romano ed è un bellissimo affresco della capitale. Il disco è tutto da sentire, resta solo da aspettare il terzo ed ultimo apitolo di questa trilogia che, dopo quattro anni di raccolte e “best of”, ha segnato il rientro in grande stile di Renato con nuovi inediti.
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rubriche - social $ co In GERMANIA il primo documentario che insegna a fare l’amore Incredibile ma vero, da ieri in Germania sulla televisione pubblica va in onda il primo documentario incentrato sul sesso, con tanto di scene esplicite e esemplificative. Volendo ironizzare potremmo dire che la differenza tra l’Italia e la Germania non si misurerà più solo in termini di spread, ma anche in termini di sex! Se infatti il nostro paese viene additato sempre come il retrogrado d’Europa in materia di libertà sessuale (basti pensare che il nostro sistema scolastico è l’unico a non prevedere l’educazione sessuale tra le materie di ordinanza), non si può dire altrettanto per i tedeschi che anzi, sbalordiscono tutti creando il primo documentario che parli di sesso a scopo didattico. Il documentario viene mandato in onda sulle due reti più importanti del network tedesco: Mdr per la Germania dell’Ovest e Wdr per la Germania dell’est, trasmesso in seconda serata, precisamente alle 22.10, sotto il nome di “Make Love”, della serie “Fare l’amore fa bene”. La prima puntata come c’era da aspettarsi ha fatto il boom di ascolti, ne seguiranno altre quattro, per un totale di 220 minuti improntati sul come far bene l’amore, come raggiungere il piacere, sulla scoperta dell’intimità più nascosta. Protagonisti dell’insolito documentario non sono due attori con alle spalle anni di mestiere che faciliterebbero le riprese togliendone l’imbarazzo, ma bensì una coppia che si sono offerte volontarie, la cui vita sessuale è stata seguita passo per passo dalle telecamere che li hanno scrutati nell’intimo.
Loro sono Oliver e Jessica e da ieri l’intera Germania li ha potuti vedere senza veli, senza tabù, in immagini più che esplicite! “E’ inutile parlare tanto di libertà sessuale e sesso sicuro e non passare mai ai fatti. Noi mostriamo le cose, come realmente sono”, cosi ha detto il responsabile dell’emittente Mdr. Certo qui da noi gioca facile pensare subito al trash, a un documentario pseudo pornografico, ma sia chiaro, non è niente di tutto ciò. Il produttore Christian Beetz e l’autrice Ann-Marlene Henning, già autrice del quasi omonimo maniuale “Make Love, Un manuale d’educazione sessuale”, sono stai chiari: il documentario è a puro scopo educativo e si rivolge ai ragazzi alle prime armi e ai tutti i «telespettatori che vogliono scoprire la propria sessualità e in Germania, devono essere in molti. Una delle recenti indagini sul sesso ha infatti evidenziato che almeno un tedesco su due si sente insoddisfatto della propria vita sessuale. I tedeschi sono famosi per il loro pragmatismo e, con grande apertura mentale, hanno pensato di aiutare gli insoddisfatti a diventare più che soddisfatti, ricorrendo all’informazione di Stato e scegliendo come canale quello più accessibile a tutti: la tv. Questa si che è avanguardia, altro che l’ennesima fiction perbenista di casa Italia.
Il genio LEONARDO DA VINCI in mostra a Milano In questi ultimi scampoli del 2013 la mostra che What’s Up consiglia per voi è sicuramente quella dedicata a Leonardo Da Vinci che si tiene in Piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II. Una mostra che mette in risalto le prodezze del genio e che è del tutto innovativa: grazie a dei particolari supporti con tecnologia 3d infatti gli spettatori potranno interagire con le opere. I visitatori potranno qui di osservare in una veste del tutto nuova capolavori che raccontano la vita di Leonardo Da Vinci, sia come pittore ma soprattutto come ingegnere e scrittorie. Un’esposizione ricche di oggetti, in particolare va segnalato il Codice Atlantico, in versione integrale ma soprattutto digitalizzata, cosa che permette ai visitatori fi consultare in maniera più pratica e veloce le oltre mille pagine. Altro fiore all’occhiello è la versione digitale dell’Ultima Cena dove è possibile, grazie allo zoom e al restauro multimediale, consultare dettagli del famoso dipinto che difficilmente un occhio poco esperto potrebbe cogliere di fronte l’opera originale. E poi ancora altri dipinti e una galleria con 200 opere di macchine leonardesche che ne confermano la personalità geniale ed intuitiva, insieme agli schizzi e ai bozzetti di progetti che il genio aveva in mente. Tale è stato il successo della mostra inaugurata in primavera che si è deciso di prolungarla fino al 28 febbraio. Il costo del biglietto varia dai 9 ai 12 euro, a seconda dell’età e delle varie promozioni, ma è una mostra davvero eccezionale. Antonio Navarra
Al Museo Egizio di Torino parte la sperimentazione dei Google Glass per i non udenti. Avevamo già parlato in passato dei Google Glass, i mitici occhialini che sembrano venire dallo spazio e comunicano con immagini 3D. Dopo le dovute sperimentazioni ieri a Torino per la prima volta sono stati utilizzati in una realtà pubblica, quello del Museo Egizio, dove è iniziata la sperimentazione di GoogleGlass4Lis, un modello che permette alle persone sorde di non perdersi nemmeno una parola durante i tour guidati nei musei. Torino vanta il primato in questo: è infatti la prima sperimentazione a livello mondiale. Ma come funzionano questi speciali occhiali? L’avatar compare sulla lente in alto a destra e non da nessun fastidio alla vista, al contrario: con il linguaggio dei segni comunica ai visitatori
ciò che òla guida reale sta spiegando. L’ applicazione è completamente “made in Italy” sviluppata per i Google Glass grazie alla collaborazione tra il progetto Atlas, guidato dal professor Paolo Prinetto del Politecnico di Torino, con il supporto dell’Università di Torino e del dottor Carlo Geraci, ricercatore dell’Institut Jean-Nicod di Parigi. Gli occhiali sono facili da usare: funzionano come i tablet o gli smartphone, attraverso la tecnologia touch gli utenti possono selezionare le varie applicazioni presenti, tra cui appunta quella Lis. Sono studiati in maniera tale da non compromettere mai la capacità visiva, tant’è
che sono stati sviluppati anche per guidare gli scooter, e si pensa addirittura a un prototipo con lenti graduate per chi ha problemi di vista. Una rivoluzione annunciata da tempo, da quando Google ha lanciato il primo modello
sperimentale, e che sta portando grossi risultati migliorando in questo modo anche la qualità di vita delle persone. Dorotea De Vito
IL PRIMO VIAGGIO SULLA LUNA…DA TURISTI Quante volte ci siamo sentiti dire, o abbiamo detto a qualcuno che amiamo, “se mi chiedessi la luna ti porterei anche quella” ? E’ un’espressione inflazionata, la luna viene usata come metafora i qualcosa impossibile, irraggiungibile da ottenere.
A meno di 50 anni dall’impresa Apollo 13, quando Neil Armstrong e compagni in diretta tv lasciavano il mondo senza fiato per essere riusciti nell’impresa ritenuta fino a allora impossibile, quella di camminare sulla luna, un’agenzia di viaggi ha fatto si che quest’emozione possa essere provata da tutti.
Ma non sarà più cosi: se fin’ora l’impresa di calpestare la superficie lunare è stata esclusiva di pochi, pochissimi fortunati astronauti (circa 27), adesso le cose stanno per cambiare.
Ha infatti aperto la prima campagna di vendita per un volo nello spazio, biglietti che portano dritti dritti sulla luna, un viaggio d’alta classe.
Non è ancora possibile prendere la luna e incartarla facendone un prezioso pacchetto regalo, ma potrebbe invece essere fattibilissimo portare qualcuno nello spazio per atterrare proprio sulla luna.
A studiare la cosa è stata la compagnia privata americana Space Adventure che opera principalmente in Virginia e che non è proprio nuova a questo genere di iniziative (come del resto si ocmprende già dal nome). La Space Advenutre infatti ha già
fatto si che un certo flussi di turisti con le sonde soyuz potesse raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale, a fronte di una spesa non proprio irrisorio, un sogno a caro prezzo insomma. Nulla in confronto a quello che però è il costo del biglietto per il viaggio sulla luna: ben 150 milioni di dollari a testa! Si tratta del viaggio più costoso della storia che tuttavia garantisce un’esperienza unica: quella di veder tramontare la terra. Antonio Navarra
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Up...profondimenti LE RECENSIONI DEL FESTIVAL DEL CINEMA DI ROMA “Fear of Falling”(CinemaXXI): la magia di un sogno Cosa succede quando un regista premio Oscar decide di tornare alle origini del cinema indipendente per celebrare il teatro sullo schermo? Accade che la magia di un sogno si materializzi davanti ai nostri occhi,portandoci dentro le fantasie di redenzione di Henrik Ibsen, autore dell’opera teatrale, Bygmester Solness,da cui è tratto il film. Demme fa suo il postulato eisensteiniano, che vede il cinema come “sistema delle arti”. Fear of falling é un esperimento riuscito di cinema puro. Un’operabasata sulla recitazione degli attori, che tocca vette espressive altissime, grazie anche ai perfetti dialoghi che la nutrono. Un Wallace Shawn in splendida forma, ci regala un’interpretazione magistrale, calandosi nella psicologia del personaggio con un’intensità davvero strabiliante. La figura dell’architetto Solness alle prese con i suoi fantasmi, in letto di morte, viene dall’attore americano, resa con quell’illusione di realtà che solo i grandi sanno dare. Non da meno gli altri protagonisti del cast: Julie Hagerty, moglie dell’architetto, Andre Gregory, collega del protagonista e Lisa Joyce la ragazza che nel infanzia era stata
“ I CORPI ESTRANEI”: prove d’incontro fra culture diverse
ammaliata dal fascino di Solness. Tutti riescono a dare consistenza a un’opera onirica ed eterea, grazie anche alla disponibilità del regista a mettersi al loro servizio, valorizzandone le qualità, e filmandoli sì con rigore ma con una certainquetudine formale. La macchina da presa si avvicina ai volti, fermandosi sugli sguardi allucinati e severi. L’effetto straniente che introduce flashback e visioni è introdotto da intervalli che mostrano le chiome degli alberi , con un veloce camera car. Rendere visibile l’invisibile, i tormenti interiori dei protagonisti, le scissioni con il proprio “Io”, questo è il miracolo a cui ci fa assistere Demme. Lui stesso nella Masterclass con il pubblico e gli a ddetti ai lavori ha dichiarato: “La prima mondiale di Fear of falling è senza dubbio l’esperienza più impegnativa e gratificante della mia vita. Quest’opera mi ha fatto commuovere e volevo portarla sullo schermo. Nella realizzazione di questo film mi sono reso conto che non è facile portare al cinema un’opera teatrale, che performance come queste non sono adatte al cinema, ma era mia ferma intenzione celebrare il teatro sullo schermo”. L’operazione, infatti, non era affatto semplice ma Demme non ha avuto “paura di cadere” e ha vinto la sua sfida. Vittorio Zenardi
Dal 14 novembre il nuovo struggente lavoro del regista polacco Lei indossa lucidi stivali di pelle, una pelliccia d’ermellino e porta una frusta in mano; lui è il suo schiavo, pronto e voglioso d’accoglierne i colpi. “Strike dear mistress and cure his heart” cantava Lou Reed con i suoi Velvet Underground qualche anno fa. Frase quantomeno indicativa, semplice e diretta, per descrivere un tipico
Questi “corpi estranei” si attrarranno e respingeranno per tutto il film per poi arrivare nel finale a rispettarsi.
rapporto sado-masochista: lei, la padrona, si prende cura del suo schiavo colpendolo con la sua frusta. L’emozione del piacere misto al dolore, l’eccitazione che deriva dal dominare e dall’essere dominato trae spunto dal romanzo erotico dell’austriaco Leopold von Sacher – Masoch (da cui il termine masochista) in cui il rapporto d’amore tra una coppia di nobili consisteva in umiliazioni e vessazioni da parte della donna nei confronti del suo amante. Un tema trasgressivo,
Il regista, filma con delicatezza i gesti di Antonio con il piccolo Pietro,e riesce a farci vedere il dolore di chi sta vicino a chi soffre, con il pudore che serve quando si affronta la malattia. I corpi estranei di Mirko Locatelliè il primo film italiano in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma. La storia narrata è quella di Antonio (Filippo Timi), un padre che si trova da solo in un ospedale (il San Giuseppe di Milano) per assistere suo figlio Pietro, malato di tumore al cervello.
Tuttavia la struttura narrativa risulta troppo fragile e non può essere riempita con il solo apporto di Timi, che seppur con un’impeccabile e intensa recitazione a volte sembra depotenziato, come utilizzato a metà. L’opera non riesce ad avere un ritmo adeguato per tutta la durata del film, perdendosi in silenzi quasi forzati.
L’attesa per il delicato intervento chirurgico e il difficile percorso post operatorio sonomostrati con uno stile asciutto, scandito dalle piccole azioni quotidiane di Antonio.
L’elegante tema musicale dei Baustelleche ben incornicia le immagini, poteva essere maggiormente utilizzato per enfatizzare una colonna sonora ridotta all’osso.
L’incontro con Jaber, un ragazzo tunisino da poco in Italia, nello stesso ospedale per assistere un suo amico malato è solcato da una diffidenza atavica.
Resta comunque da apprezzare l’idea di spostare il tema della fragilità, dal figlio al padre,come quella di affrontare una tematica delicata da un’angolazione diversa.
Antonio non vuole relazionarsi con lui, che invece fa di tutto per essere gentile e solidale.
Vittorio Zenardi
IL DOLORE E IL PIACERE RACCONTATI DA POLANSKI moderno, fonte di riflessioni e ispirazioni che si traspone nel nuovo film di Roman Polanski, Venus In Furs, appunto. La storia racconta di un regista teatrale, alter-ego ideale dello stesso Polanski, alle prese con la messa in scena del romanzo di Masoch. L’uomo non riesce a trovare l’attrice protagonista finché una splendida donna non si presenta in ritardo al provino e per ottenere la parte lo trascinerà in un perverso gioco sessuale di violenza e sottomissione, tanto per rimanere in tema. Continui rimandi, giochi di specchi, scatole cinesi, in cui l’arte si riflette nella vita che a sua volta si riflette nell’arte: un film che racconta di una piéce che è tratta da un romanzo ispirato ad un quadro. Ancora una volta Polanski affascina lo spettatore
col suo modo unico di fare cinema, torna alle origini, lavorando in francese, calcando l’aspetto teatrale del suo lavoro, continuando l’unità di tempo e di luogo iniziata con lo splendido Carnage ma, stavolta, riducendo i personaggi da quattro a due. E sulle travi del palcoscenico, in un’architettura scarna e spoglia di artifici, si evidenziano le due personalità dei protagonisti, un bravissimo Mathieu Amalric e la musacompagna del regista, Emmanuelle Seigner. Ma per vedere questo interessante lavoro sul grande schermo, dovremmo aspettare un po’, il 14 novembre. Denise Penna
“Manto Acuifero”: la crisi della famiglia vista con gli occhi di un bambino Il primo film in Concorso all’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma è Manto Acuífero di Michael Rowe, autore di Año bisiesto, vincitore della Camera D’Or a Cannes nel 2010. Quest’opera è il secondo tassello della “Trilogia della Solitudine” (cominciata proprio con Año bisiesto) e racconta le difficoltà di Caro (una bravissima Zaili Sofía), una bambina di otto anni alle prese con il divorzio dei genitori. Il regista messicano in conferenza stampa ha spiegato com’è nata l’idea del film: “Ho letto a Berlino, mentre ero in aeroporto, un racconto di uno scrittore australiano di nome Tim Wilton. Sono rimasto molto colpito al punto che ho pianto per quarantacinque minuti. Ho tratto da lì la mia ispirazione per la sceneggiatura”. La storia è narrata dal punto di vista della piccola protagonista e la macchina da presa è sempre ad altezza del suo sguardo. Rowe, a poco a poco, ci fa entrare nel mondo di Caro, mostrandoci con i suoi occhi pieni di stupore la natura in cui è immersa la casa
in cui la madre (Tania Arredondo), si è trasferita con il nuovo compagno (Macías Galván). L’allontanamento dal padre ha provocato in lei una lacerazione profonda, sente la sua mancanza.
Per enfatizzarne la solitudine non fa ricorso alla colonna sonora, assente per tutto il film, bensì a calibrati movimenti di macchina. Il regista si scaglia contro quella che definisce la “Cultura del divorzio facile”, che non tiene conto degli effettivi sentimenti dei bambini.
Cerca di compensare questo vuoto, innalzando nel fondo di un pozzo che si trova nel giardino della casa, un altare con le foto dei suoi genitori.
Per rendere bene il realismo emotivo dei protagonisti e soprattutto il distacco fra Caro e il patrigno, il regista ha fatto incontrare gli attori solo sul set, senza fargli conoscere e interagire prima.
Il pozzo diventa così il suo rifugio e gli animali che popolano la casa sembrano essere gli unici che riescono ad alleviare il suo dolore e attenuare la sua nostalgia.
Quest’ attenzione fa sì che una certa tensione fra i due, aleggi e permei tutto il film.
Il patrigno cerca di avvicinarsi a lei ma senza tanta convinzione e la madre anche se affettuosa nei suoi confronti, sembra non dare troppa importanza al suo disagio. Con uno stile asciutto, al limite del documentarismo, Rowe ci mostra i moti interiori della protagonista.
Un’opera delicata e intensa che parla di una tema come il divorzio per una volta visto dalla parte dei più indifesi. Rowe dimostra di padroneggiare un suo stile con sempre maggior maestria e consapevolezza. Vittorio Zenardi
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l’intervista “I SIMPSON E IL CINEMA” RACCONTATO DAL SUO AUTORE: QUATTRO CHIACCHIERE CON MICHELE GALARDINI Diamo un’occhiata a “I SIMPSON e il Cinema”, ultimo nato del nostro Michele Gelardini. Ventiquattro anni ininterrotti in cui la famiglia Simpson ha invaso gli schermi di tutto il mondo hanno fatto si che venisse analizzata sotto diversi punti di vista, un vero fenomeno di successo che ha meritato di essere al centro di numerosi studi. L’ultima analisi di Michele Gelardini vuole studiare il rapporto che c’è tra questa famosissima famiglia e il mondo del cinema: le strizzate d’occhio da parte di questa serie alla settima arte sono infatti svariate. Gelardini si diletta nei capitoli di questo libro a fare dei paragoni con veri mostri sacri del mondo del cinema, qualche esempio? Kubrick e Hitchcock in primis, fino allo spettacolare parallelismo tra lo spietato Burns e il Kane di Quarto potere. Sotto questo punto di vista è un’analisi innovativa, fin’ora nessun altro studio dello stesso genere aveva osato tanto. Ma si parla poi di osare? L’autore spiega bene il motivo per cui ha scelto di fare questi parallelismi e alla fine il lettore ne esce convinto. Ovviamente, non poteva mancare una parte riguardante il piccolo schermo, perché è da li che nasce tutto. I Simpson rappresentano un punto di non ritorno, “il primo esempio televisivo di famiglia disfunzionale”. E poi il ruolo dello spettatore, di come è tramutato ed evoluto anche grazie all’opera di Groening “spettatore non più passivo ma curioso” quindi anche più difficile da accontentare poiché non più sprovveduto ma pieno di stimoli e con facile accesso alle informazioni. Piacevole da leggere, con una prosa scorrevole, il libro può abbracciare vari tipi di lettori. Da quelli che hanno una conoscenza profonda del cinema e che quindi senz’altro apprezzeranno i paragoni con i grandi, capiranno la sottigliezza del parallelismo con Quarto Potere, riconosceranno le citazioni di pellicole storiche che l’autore ogni tanto mette tra un rigo e l’altro. Allo stesso tempo, si rivolge anche a chi di cinema ne mastica poco ma che potrà comunque godere di ogni fotogramma e ella scelta di inserire citazioni anche da film certamente più famosi e di successo, senz’altro apprezzeranno i momenti in cui Gelardini si riferisce a questo o a quell’episodio della famiglia gialla. Ad accomunare questi due tipi di lettori, un’unica cosa: l’amore per questa serie televisivi, di cui si è fan e a volte anche ossessionati. Per scoprire il grado di ossessione l’autore mette in ultima pagina un bel giochino: un quiz, se si è in grado di rispondere bene a tutte e dieci le domande, allora si è dei veri Simpson dipendenti.
Che la perversa e brillante genialità di Matt Groening fosse argomento da libro, diciamocelo pure, lo abbiamo sempre pensato. Dai trent’anni in giù, infondo, siamo cresciuti un po’ tutti con Homer Simpson e tutta l’allegra compagnia di Springfield, facendone spesso oggetto di chiacchierate e discussioni con amici e conoscenti. Qualche impresa letteraria, in verità, c’è stata ma nessuno aveva ancora pensato ad un omaggio alla più forte contaminazione dei Simpson, dopo la critica sociale: il cinema. Alzi la mano chi non abbia mai riconosciuto, almeno una volta, una citazione di un film più o meno nazional-popolare. Da interi episodi ispirati a Shining di Stanley Kubrick, a citazioni disneyane ( La Carica dei 101, tanto per dirne uno), a Indiana Jones, a gusti per palati ancor più raffinati, come Citizen Kane di Orson Welles. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Un elenco di citazioni interessante, accurato e divertente è stato infine partorito dalla mente brillante del giovane Michele Galardini, ex studente del DAMS, che ha pensato bene, su questo rapporto di convergenza, di scriverci un libro. “I Simpson e il cinema”, edito da Felici Editori , ha una gestazione lunga e studiata ma, a quanto pare, sta dando molte soddisfazioni. Abbiamo incontrato Michele a Bologna ad una delle sue numerose presentazioni in giro per l’Italia e abbiamo esplorato nel dettaglio la sua creatura. Ciao Michele, benvenuto su What’s Up. Innanzitutto, vorremmo conoscerti meglio: parlaci un po’ di te. Sono un ex studente del Dams laureatosi nel 2011 con una tesi sulle forme ipertestuali tipo remake, sequel ecc. Vivo nella ridente Pistoia dove mi occupo di giornalismo online con due testate, Reportpistoia e CarnageNews. Ho scoperto il cinema tardi, nel senso che sapevo fin da piccolo di aver qualcosa in comune con tutti quelli che facevano il countdown per l’uscita del tale film del tale regista ma fino ai 15-16 anni l’ho vissuta come una distrazione. Poi mi sono messo a testa bassa a vedere film su film e a partecipare ai festival, per recuperare il tempo perso! I Simpson, invece, credo di averli nel sangue fin dalla nascita, anche se sono venuto al mondo 4 anni prima di Homer, Bart, Lisa, Marge e Maggie. Arrivato a 28 anni sono un caso patologico, anticipo le battute e le canzoni degli episodi: è snervante vedere I Simpson con me. Da studente/amante del cinema, passando per la tua passione per i Simpson, fino ad arrivare alla pubblicazione di un libro. Ci racconti la genesi della tua creatura? La mia creatura nasce nel 2008, quando mi metto in testa di preparare una tesi triennale a Pisa sui livelli di umorismo nei Simpson. Chiaramente un paio di capitoli dovevano essere dedicati al citazionismo, cioè a tutti quei momenti in cui la serie prende in prestito sequenze da alcuni dei film più belli della storia del cinema. Quella tesi era un embrione, l’assaggio di un mondo che negli anni successivi ho imparato a conoscere in profondità, tenendo quel testo in un cassetto, finché grazie a tre professori di Pisa, De Santi, Cuccu e Ambrosini, sono approdato alla Felici Editore. A convincerli delle potenzialità del progetto è stata l’assenza di una bibliografia dedicata al rapporto fra Simpson e cinema. Ad oggi posso dire che il mio è il primo volume che tratta di questo rapporto ma aspetto da un momento all’altro che qualcuno venga a smentirmi! Durante la presentazione del libro a Bologna, hai detto che sul web hai trovato tantissimi blog e siti sulla contaminazione cinematografica dei Simpson. Perché credi che una serie a cartoni animati sia così amata e seguita dal pubblico ormai da 25 anni? Anche se, dobbiamo ammetterlo, la serie ha perso mordente. Domanda complessa. Penso prevalentemente perché è una serie ben scritta; perché ha intercettato lo spirito di rinnovamento a cavallo fra gli anni ‘80 e ‘90; perché è stata postmoderna prima che il postmoderno diventasse uno status symbol; perché ha raccontato e continua a raccontare l’evoluzione del nostro mondo invece che rifugiarsi in un universo parallelo totalmente astratto. La serie ha perso di mordente perché nel corso degli anni si sono alternati registi e sceneggiatori più o meno capaci di portare avanti lo spirito delle prime 12 incredibili stagioni. Teniamo di conto che negli USA, già dopo la quarta stagione, si parlava di declino dei contenuti.
Qual è il punto di forza dei Simpson rispetto, magari, ai Griffin, altra serie amatissima dal pubblico? Il loro essere contemporaneamente elitari e popolari. Nel senso che in una puntata puoi riconoscere tutte le divertenti citazioni cinematografiche, letterarie, musicali oppure puoi non riconoscerne nessuna e il divertimento non cambierà affatto. Cioè, io rido tantissimo quando Homer dà un cazzotto a Lenny sulla nuca senza motivo e rido tantissimo quando rivedo per la millesima volta la parodia di Shining. I Griffin sono i figli più prossimi ai Simpson, assieme a South Park, ma riesco a vederli più come un divertissement puro, nato dalla mente del one-man show Seth MacFarlane, che come un momento per pensare, attraverso i mezzi dell’ironia, alle centomila ingiustizie o assurdità del nostro mondo. Ritorniamo all’argomento principale: le citazioni cinematografiche. Matt Groening ne usa a migliaia, alcune riconoscibili ai più, altre un po’ più raffinate ma certamente frutto dell’inventiva di un grande appassionato di cinema. Secondo te, si tratta di una strategia per strizzare l’occhio al pubblico e arruffianarselo? Oppure è semplice e puro amore per i film? Non penso sia un tentativo di ingraziarsi il pubblico, per due motivi. Il primo è che questo tipo di operazioni difficilmente sfondano e resistono nella tv, soprattutto se si tratta di un cartone animato che, per definizione, almeno fino a 20 anni fa, doveva essere un strumento di intrattenimento rivolto ai più giovani che non potevano avere consapevolezza delle citazioni. Il secondo è che i film citati non appartengono al mondo del blockbuster, cioè alla grande distribuzione, ma sono in gran parte pescati dalla storia del cinema. Lasciando da parte Hitchcock, Kubrick, Scorsese e Spielberg, ogni tanto ci imbattiamo in citazioni di film come Tom Jones, free cinema inglese, Quarto Potere, caposaldo del cinema ma sicuramente non trasmesso su Rai 1 in prima serata, e via discorrendo. Penso che sia nata spontaneamente questa necessità di raccontare attraverso le immagini di altri media, nel momento in cui il primo nucleo di creatori/sceneggiatori si sono accorti di voler davvero dire qualcosa attraverso le immagini animate. Qual è il tuo episodio/citazione preferito? E il personaggio preferito? Non è facile però, così su due piedi, mi viene in mente la puntata in cui Burns ritrova il suo orsetto Bobo, parodia di Citizen Kane di Orson Welles. Tutto l’episodio è un capolavoro di rimandi, strizzate d’occhio e cortocircuiti narrativi fra serie tv e film. Non ho un personaggio preferito, mi piacciono molto i comprimari come Boe, Disco Stu, Lenny e Carl e il mitico, inarrivabile, Hans Uomo Talpa. La scomparsa di Tonino Accolla è stato un grave lutto per tutti gli amanti della serie. Tu come hai reagito? Ero a Livorno, dovevo presentare il libro alle 18,30. Alle 17 una mia amica mi manda un messaggio: “E’ morto Tonino Accolla”. Nonostante fosse malato, ho pensato che qualcosa in quell’istante si era interrotto, qualcosa che aveva traghettato la mia esperienza di spettatore fin da giovanissimo. Non solo per la voce di Homer ma per la direzione del doppiaggio, capace di creare fin dalle prime stagioni neologismi intraducibili come “bacarospo” che sono entrati nell’immaginario comune italiano, proprio come in America è successo per “eat my shorts”. Dal punto di vista editoriale, quali difficoltà hai riscontrato? Poche, nel senso che la casa editrice si è subito attivata per organizzare presentazioni e interviste sulle testate cartacee e online. L’unico ostacolo sono state le immagini che purtroppo non abbiamo potuto inserire nel libro per problemi di copyright. Per il resto mi piace molto girare l’Italia e confrontarmi con i simpsoniani di tutte le regioni. Credi che il sodalizio tra te e Homer proseguirà? Non credo che si fermerà mai. Continuerò a guardare i Simpson e continuerò a convincere gli ultimi scettici rimasti a cominciare questo fantastico percorso. Non farò mai a meno di quei 20-40 minuti giornalieri di pace assoluta in cui alimento il mio cervello (o quello che ne è rimasto) e, ne sono certo, anche il mio spirito (sempre se esiste!). Denise Penna