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anno 13 | numero 113 | settembre 2016

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Black Mass: recensione

04 staff

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A dicembre grande cena nella sala grande per i fan di Harry Potter

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cinema Black Mass: recensione Francofonia: La recensione (Venezia 72) Venezia72: Non essere cattivo (Fuori Concorso)

serie tv Grey’s Anatomy 12, tutto quello che vedremo dopo la morte di Derek

musica Baby K torna con un nuovo disco

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A dicembre grande cena nella sala grande per i fan di Harry Potter

Potteriani all’appello: la Warner Bros Studio Tour London - The Macking of Harry Potter, ha annunciato che il 3 dicembre si svolgerà un evento davvero particolare. Sarà infatti possibile abbianare il classico tour negli studios tra gli scenari di Harry Potter ad una vera e propria cena nella mitica Sala Grande. Un’occasione imperdibile anche perchè è prevista quest’unica data, quindi ai fortunati che si troveranno a Londra quel giorno o a chi potrà andarci, consigliamo di segnare questa data sul calendario e approfittare dell’evento. La cena sarà in perfetto stile potteriano: aperitivo di benvenuto, cracker e bevande, l’immancabile burrobirra e in più ad ogni commensale sarà data la possibilità di scegliere e portarsi a casa una bacchetta a scelta tra quella di Harry, Hermione, Ron, Voldemort e Silente. Sarà inoltre data la possibilità di scegliere una cena vegetariana, il tutto ad un costo di 230 sterline. Non parliamo di una cifra irrisoria, ma parliamo di una cena decisamente magica! Dopo la cena si proseguirà col classico tour, si potrà poi gustare un tris di dolci serviti direttamente sul binario 9 e 3/4 e infine tutti i partecipanti prenderanno parte al gran ballo finale. Sarà come partecipare al ballo del ceppo, un vero sogno! Per chi non potesse partecipare alla cena ma si trova comunque a Londra nel periodo natalizio ricordiamo comunque che è possibile partecipare al tour Hogwarts sotto la neve, interamente a tema natalizio, dal 13 novembre al 30 gennaio.

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cinema Black Mass: recensione

Boston (1970), l’agente dell’FBI John Connolly (Joel Edgerton) persuade il gangster irlandese James “Whitey” Bulger (Johnny Depp) a collaborare con l’FBI per eliminare un nemico in comune: la mafia italiana. Il dramma racconta la vera storia di questa alleanza che permise a “Whitey” di eludere l’applicazione della legge, consolidare il potere, e diventare uno dei gangster più spietati e potenti nella storia Boston. Il film basato sul libro Black Mass: The True Story of an Unholy Alliance Between the FBI and the Irish Mob, libro-inchiesta pubblicato il 22 maggio 2001 scritto da Dick Lehr e Gerald O’Neill, autori del giornale Boston Globe, racconta con autenticità e assoluta verosimiglianza i fatti realmente accaduti. Scott Cooper pare ispirarsi a quelle atmosfere care a Scorsese (“Quei bravi ragazzi”) aiutato dalla splendida fotografia del giapponese Masanobu Takayanagi e dalla scenografia della nostra Stefania Cella (La Grande Bellezza). La ricostruzione d’epoca risulta così impeccabile, quello che manca, rispetto al capolavoro di Scorsese e semmai il pathos, la presa emozionale sullo spettatore. Sia ben inteso, si tratta di un’opera coerente e formalmente impeccabile, che manca però di una vera e propria anima. Da segnalare la strepitosa interpretazione di Johnny Depp che alla Mostra del Cinema di Venezia parlando del suo personaggio, aveva dichiarato: “Molte persone sono cresciute idolatrandolo; molti avrebbero voluto essere lui, perché ha fatto sempre le cose a modo suo e, la maggior parte delle volte, ha avuto successo. Ma era anche un uomo molto carismatico. Attirava la gente. Volevano conoscerlo. Volevano sapere tutto di lui. Ho trovato James Bulger un personaggio affascinante, ed ero interessato a saperne di più sulla sua figura”. Deep, sguardo glaciale e movenze attentamente studiate, fa suo il ruolo, tanto è vero che quando nei titoli di coda, scorrono i filmati e le immagini di repertorio, ci rendiamo conto della stupefacente somiglianza con il vero James “Whitey” Bulger. Un’altra eccellente prova d’attore a conferma del suo talento.

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Francofonia: La recensione di Vittorio Zenardi (Venezia 72) Presentato in Concorso uno di film più attesi di questa 72° edizione: Francofonia di Aleksandr Sokurov. Il regista russo già Leone d’oro a Venezia con Faust e autore di capolavori come Arca russa, Moloch e Madre e figlio si conferma un autore di rara sensibilità e ingegno narrativo. In Francofonia viene indagato in particolar modo il rapporto tra arte e potere, tra l’uomo e la sua Storia. Al centro della narrazione due uomini eccezionali: il direttore del Louvre Jacques Jaujard interpretato da Louis-Do de Lencquesaing e l’ufficiale dell’occupazione nazista il conte Franziskus Wolff-Metternich, (Benjamin Utzerath) prima nemici, poi collaboratori. Sarà grazie alla loro alleanza che molti dei tesori del Louvre saranno salvati. Louvre come emblema salvifico, tempio d’Europa dove gli occhi dei numerosi autoritratti ci ridanno il segno di epoche passate. “Cosa sarebbe stata la mia vita senza il Louvre?” si chiede Sokurov, voce narrante che si fa sberleffo dei potenti e ci accompagna in questa appassionante avventura. E cosa saremo noi senza i musei, senza quella creazione artistica dove “la mano è più viva dello spirito, crea la forma prima del pensiero”? L’arte come conoscenza del mondo e dei nostri piccoli frastagliati mondi interiori. Specchio riflesso che mostra e a volte cela. In una struttura originalissima che intreccia Storia e finzione Sokurov fa dialogare i due protagonisti intervallandoli con le apparizioni dei fantasmi di Napoleone e Marianne, simbolo della Republica francese. Al suo” informale” Napoleone, che fu il primo a comprendere che attraverso i musei era possibile realizzare azioni di grande impatto politico ed educativo farà dire :”tutto ciò che vedi esiste grazie a me, tutto quello che ho fatto l’ho fatto per loro”( riferendosi alle opere del Louvre)”. L’arte come rappresentazione del potere, croce e delizia, la sola in grado di salvarci dal sonno in cui sembra essere caduta l’Europa. Un risveglio possibile però, secondo Sokurov, solo con la mobilitazione del popolo. Francofonia può essere letta a mio avviso come un’opera documento/ monumento, intesa nell’accezione che ne dà lo storico Jacques Le Goff, dove lo spettatore/visitatore diventa protagonista della storia, acquisisce informazioni attraverso lo sguardo colto e raffinato di un maestro del nostro tempo accrescendo quella consapevolezza necessaria al cambiamento. Un’opera sfaccettata come un diamante, con un linguaggio innovativo e provocatorio, che si candida prepotentemente per un premio qui al Lido.


cinema Venezia 72: Non essere cattivo (Fuori Concorso)

Voluto fortemente da Valerio Mastandrea, che ne è il produttore, Non essere cattivo può essere considerato il testamento artistico di Claudio Caligari, che ha concluso il montaggio poco prima di morire il 26 maggio scorso. Outsider del cinema italiano, mai imbrigliato nel Sistema, Caligari ritorna, dopo Amore tossico, a parlare di quelle borgate a lui care, questa volta per certificare la fine di quel mondo pasoliniano, ormai diventato sempre più succube di un’omologazione volgare. Il film è ambientato a Ostia, nel 1995, Vittorio (Luca Marinelli) e Cesare (Alessandro Borghi) hanno poco più di vent’anni e conducono una vita di eccessi: notti in discoteca, alcool, droghe sintetiche e spaccio di cocaina. Vivono in simbiosi ma hanno anime diverse, entrambi alla ricerca di una loro affermazione. L’iniziazione all’esistenza per loro ha un costo altissimo e Vittorio col tempo inizia a desiderare una vita diversa: incontra Linda (Roberta Mattei) e per salvarsi prende le distanze da Cesare, che invece sprofonda inesorabilmente. Si ritrovano qualche tempo dopo e Vittorio cerca di coinvolgere l’amico nel lavoro. Cesare, dopo qualche resistenza, accetta: sembra finalmente intenzionato a cambiare vita, frequenta Viviana (Silvia D’Amico) ex di Vittorio e sogna di costruire una famiglia insieme a lei. Ancora una volta però il richiamo della strada avrà la meglio sui suoi propositi. Nonostante le continue cadute dell’amico – e anche a dispetto delle discussioni che deve affrontare con Linda su questo punto – Vittorio non abbandonerà mai veramente Cesare, in virtù del legame fortissimo che li unisce e nella speranza di poter guardare insieme al futuro con occhi nuovi. Cesare è un Accattone moderno che si scontrerà con la circolarità della Storia. Con il consueto realismo che lo caratterizza, Caligari, firma un’opera violentemente dissacratoria, mostrandoci uno spaccato fedele, dove ogni dimensione religiosa è perduta. Quest’aspetto é ben evidenziato nella scena dove sembrano piovere dal cielo croci di legno. Soli davanti al proprio destino, i protagonisti ci vengono mostrati con le loro fragilità, paranoie ed insicurezze. Caligari è magistrale nel ricreare un’atmosfera rarefatta, facendoci sentire tutta l’angoscia dei due amici. Lo spettatore non può che fare sua la storia, immergendosi nel loro mondo. Merito di un ottima sceneggiatura scritta insieme a Giordano Meacci e Francesca Serafini. Una regia stilisticamente curata, richiama suggestioni che hanno trovato spazio nel cinema di Scorsese e Pasolini. Da segnalare l’ottima prova attoriale di Luca Marinelli, che si sta affermando come uno dei più preparati attori italiani e di Alessandro Borghi, che vedremo in Suburra di Stefano Solima. Tutto il cast comunque, complice l’ottima direzione di Caligari risulta estremamente convincente. Il vuoto che ha lasciato, impossibile da colmare potrà però essere attenuato con la visione e comprensionen delle sue opere perché: “La morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi”

Vittorio Zenardi

Voluto fortemente da Valerio Mastandrea, che ne è il produttore, Non essere cattivo può essere considerato il testamento artistico di Claudio Caligari, che ha concluso il montaggio poco prima di morire il 26 maggio scorso. Outsider del cinema italiano, mai imbrigliato nel Sistema, Caligari ritorna, dopo Amore tossico, a parlare di quelle borgate a lui care, questa volta per certificare la fine di quel mondo pasoliniano, ormai diventato sempre più succube di un’omologazione volgare. Il film è ambientato a Ostia, nel 1995, Vittorio (Luca Marinelli) e Cesare (Alessandro Borghi) hanno poco più di vent’anni e conducono una vita di eccessi: notti in discoteca, alcool, droghe sintetiche e spaccio di cocaina. Vivono in simbiosi ma hanno anime diverse, entrambi alla ricerca di una loro affermazione. L’iniziazione all’esistenza per loro ha un costo altissimo e Vittorio col tempo inizia a desiderare una vita diversa: incontra Linda (Roberta Mattei) e per salvarsi prende le distanze da Cesare, che invece sprofonda inesorabilmente. Si ritrovano qualche tempo dopo e Vittorio cerca di coinvolgere l’amico nel lavoro. Cesare, dopo qualche resistenza, accetta: sembra finalmente intenzionato a cambiare vita, frequenta Viviana (Silvia D’Amico) ex di Vittorio e sogna di costruire una famiglia insieme a lei. Ancora una volta però il richiamo della strada avrà la meglio sui suoi propositi. Nonostante le continue cadute dell’amico – e anche a dispetto delle discussioni che deve affrontare con Linda su questo punto – Vittorio non abbandonerà mai veramente Cesare, in virtù del legame fortissimo che li unisce e nella speranza di poter guardare insieme al futuro con occhi nuovi. Cesare è un Accattone moderno che si scontrerà con la circolarità della Storia. Con il consueto realismo che lo caratterizza, Caligari, firma un’opera violentemente dissacratoria, mostrandoci uno spaccato fedele, dove ogni dimensione religiosa è perduta. Quest’aspetto é ben evidenziato nella scena dove sembrano piovere dal cielo croci di legno. Soli davanti al proprio destino, i protagonisti ci vengono mostrati con le loro fragilità, paranoie ed insicurezze. Caligari è magistrale nel ricreare un’atmosfera rarefatta, facendoci sentire tutta l’angoscia dei due amici. Lo spettatore non può che fare sua la storia, immergendosi nel loro mondo. Merito di un ottima sceneggiatura scritta insieme a Giordano Meacci e Francesca Serafini. Una regia stilisticamente curata, richiama suggestioni che hanno trovato spazio nel cinema di Scorsese e Pasolini. Da segnalare l’ottima prova attoriale di Luca Marinelli, che si sta affermando come uno dei più preparati attori italiani e di Alessandro Borghi, che vedremo in Suburra di Stefano Solima. Tutto il cast comunque, complice l’ottima direzione di Caligari risulta estremamente convincente. Il vuoto che ha lasciato, impossibile da colmare potrà però essere attenuato con la visione e comprensionen delle sue opere perché: “La morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi”

Vittorio Zenardi

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cinema “La famiglia”, il di Ettore Scola

capolavoro

Gli ammiratori del cinema italiano degli anni ottanta di certo non possono dimenticare “La famiglia”, film di Ettore Scola presentato nel 1987. L’opera ricevette molti riconoscimenti e un grande consenso da parte della critica. Scola racconta le vicende di una famiglia borghese a partire dagli inizi del novecento attraverso il succedersi delle sue generazioni e il vissuto quotidiano dei suoi componenti. La narrazione si svolge nell’arco di ottant’anni descrivendo le vicende esistenziali dei personaggi all’interno di un appartamento romano. Per il regista la realtà familiare è un microcosmo che racchiude e custodisce valori, legami ed affetti ma nello stesso tempo è anche il luogo nel quale possono nascere, nel tempo, ipocrisia, sfiducia, rancori. I ruoli sono quelli tradizionali e ben definiti tipici di una famiglia formata in un primo momento da un suo piccolo nucleo ma poi costituita, con lo scorrere del tempo, da figli e nipoti a rappresentarne la continuità. Vivere in famiglia produce un senso di sicurezza e di stabilità ma talvolta genera incomprensioni che condizionano gli individui per il resto della loro esistenza. Un padre e un figlio, ad esempio, possono scoprire avanti negli anni di non conoscersi affatto e continuare a comportarsi come due perfetti sconosciuti. E’ proprio quello che Ettore Scola fa accadere ai protagonisti di “Che ora è”, altra sua pellicola del 1989: padre e figlio, interpretati rispettivamente da Marcello Mastroianni e da Massimo Troisi, sono accomunati da una parentela che è solo anagrafica perché di fatto sembrano due estranei che non sanno praticamente nulla l’uno dell’altro. Questo particolare punto di vista di Scola sulla possibile indifferenza nei rapporti familiari per alcuni aspetti può avvicinarsi al concetto di famiglia presente nella cinematografia di Ferzan Ozpeteck. Basta ricordare “Le fate ignoranti”, film nel quale il regista turco mostra come una famiglia può anche essere un gruppo di amici legati tra di loro semplicemente dall’affetto, dalla condivisione, dal senso di comunità. In questo caso il legame di amicizia è molto più forte del vincolo di parentela tra i componenti di una famiglia. Secondo Ettore Scola il legame di sangue è in grado di far riscoprire l’affetto familiare anche dopo molti anni di indifferenza. Vittorio Gassman è Carlo, protagonista e narratore ne “La famiglia” che impara a stimare il fratello solo in vecchiaia scoprendo quelle qualità e quei pregi che fino a quel momento aveva trascurato di vedere. Nel film le vicende di Carlo e degli altri personaggi si svolgono essenzialmente all’interno della loro casa, spazio simbolico della vita familiare. Non ci sono riprese all’esterno, la famiglia è come un piccolo mondo che vive in modo autonomo e che è indifferente rispetto a ciò che accade fuori. Contrariamente agli altri personaggi che quotidianamente escono e rientrano nell’appartamento, Carlo vi resta sempre come per difendersi dall’esterno. La famiglia è un luogo che “protegge” dalla Storia, da ciò che accade fuori, e che per questo motivo vive di un proprio tempo interiore. Scola, dunque, racconta il susseguirsi delle generazioni all’interno di una grande famiglia. Come dice Gian Piero Brunetta, “il suo è un percorso che aspira alla circolarità e alla continuità più che alle rotture e che, partendo da situazioni molto comuni, progressivamente, grazie quasi ad un gioco di specchi o di obbiettivi a pro- fondità variabile, entra nelle dimensioni della memoria, della fantasia, dell’immaginazione, del sogno”.

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serie tv Grey’s Anatomy 12, tutto quello che vedremo dopo la morte di Derek

Mancano meno di dieci giorni all’attesissima dodicesima stagione di Grey’s Anatomy. Bisogna ammettere che Shondona sta creando una delle serie tv più longeve di sempre, c’è chi pensa sia troppo e chi invece (come me) crede che di Grey’s Anatomy non ci siano mai abbastanza episodi, e che per quante morti ci possano essere, per quanto dolore, alla fine il 24 settembre staremo lì pronti a rivedere Meredith & co. C’eravamo lasciati con Meredith che inneggiava all’ottimismo (cosa strana detta da lei) e al fatto che il sole sorge anche nei giorni più bui. Dopo la perdita traumatica di Derek da cui credo nessuno si sia ancora ripreso, Meredith sembrava aver rivisto uno spiraglio di luce. Cosa accadrà nella prossima stagione? - Il primo episodio della stagione sarà ambientato tre mesi dopo il finale di stagione precedente. - Tra Callie e Arizona l’undicesima stagione sembra aver messo la parola fine, ma ci sono novità in vista per la Torres. Non si sa molto del nuovo interesse amoroso del chirurgo ortopedico, ma sappiamo che sarà qualcuno definito “insospettabile”- forse per il carattere chi sa -, e che il suo nome è Penny. Arizona proverà a fare lo stesso per accendere la scintilla della gelosia dell’ex moglie, ma con risultati assai diversi. - La bisessualità di Callie verrà approfondita ulteriormente: nonostante la prossima relazione sarà con una donna, non è escluso che ci possa essere qualcosa anche con un uomo. - La convivenza tra Alex e Jo andrà a gonfie vele, quest’ultima si concentrerà sempre di più sul suo lavoro e vedremo un’accesa competizione tra lei e Stephanie. Inoltre Stephanie, dopo la delusione di due anni fa con Jackson, avrà finalmente un nuova storia d’amore. - Tra April e Jackson continueranno ad esserci problemi dovuti alla differenza di obiettivi: April vuole continuare la sua esperienza nell’esercito, ma Jackson non accetterà che la moglie si allontani da Seattle, ciò li porterà a scontrarsi numerose volte. - Meredith avrà un nuovo interesse amoroso, ma probabilmente si tratterà solo di sesso, con una new entry che sarà interpretata da Martin Henderson. - Tra Meredith e Amelia si instaurerà un rapporto sempre più profondo e le due si confronteranno sulla morte di Derek. - In generale, l’intero show sarà molto più leggero rispetto alle stagioni precedenti, Shonda Rhymes ha infatti assicurato che si riderà molto di più. - La stagione sarà nuova anche dal punto di vista delle location. A parte Meredith che tornerà a vivere nella sua vecchia casa, ogni personaggio vivrà in posti diversi rispetto a quelli dove li abbiamo sempre visti. Per oggi è tutto, oramai manca davvero poco, speriamo che non ci deluda!

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musica Baby K torna con un nuovo disco

Baby K torna con un nuovo scoppiettante ed accattivante album. La cantante, di origini asiatiche ma molto nota in Italia grazie alla canzone“Roma – Bangkok”, in coppia con la nostrana Giusy Ferreri, che è stata uno dei tormentoni dell’estate 2015, torna l’11 settembre con il nuovo disco “Kiss Kiss Bang Bang”. Il disco racconta il suo vissuto, le sue esperienze, con una spontaneità degna di una ragazza della sua età.

“Kiss Kiss Bang Bang” si compone di quattordici tracce, pezzi molto diversi tra loro che si alternano tra lavori da solista e altri in coppia. Nel disco si trova quindi il brano con Giusy Ferreri, “Chiudo gli Occhi e Salto” con Federica Abbate, “Fakeness” con Madh e “Licenza di uccidere” con Fred De Palma. Come già successo precedentemente, al disco ha collaborato e supervisionato Tiziano Ferro, grande amico della rapper. La varietà dei brani contenuti in Kiss Kiss Bang Bang fa capire che ci si troverà davanti ad un disco tutt’altro che piatto ed omogeneo. Se siete alla ricerca di un disco puro e assolutamente rap probabilmente non è quello che troverete, ma se invece siete pronti a immergervi nelle molteplici sonorità in cui Baby K è in grado di trasportavi, allora siamo certi che l’ultimo lavoro della cantante non potrà che stupirvi.

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up...puntamenti Arriva Mystarmovie, network italiano indipendente della distribuzione cinematografica

Concerti gratuti ad Expo

Mystarmovie, é il nuovo network italiano della distribuzione cinematografica indipendente capitanato da Andrea Compagnucci, che annuncia la fase di start up della company con l’uscita nelle sale, in autunno, delle prime quattro pellicole internazionali. In distribuzione theatrical troviamo: Oliver Stoned, commedia di Tom Morris con Brea Grant, Seth Cassel, Ryan Malgarini, Briana Lane che narra la storia del geniale e stravagante Stoned a cui viene presa la macchina di grossa cilindrata, per cercare di rintracciare il ladro Oliver ruberà un vecchio camion di gelati e arruolerà un gruppo di amici. Snazing Baby Panda, cartoon scritto e diretto da Lesley Hammond, Jenny Walsh con Amber Clayton, Jane Ubrien, Nick Stribakos. Basato su una storia vera che ha il suo inizio da uno starnuto di un panda che, utilizzato su Youtube per sensibilizzare il mondo sul problema di uno zoo in difficoltà, diventa virale e visto da oltre 250.000.000 persone. Da qui parte il film che narra la storia uno zoologo australiano che, con suo figlio, cerca di salvare un cucciolo di panda da bracconieri senza scrupoli, mentre la loro riserva di panda è minacciata di chiusura da fiscali burocrati. Sir Billy - cartoon scritto da Sacha e Tessa Hartmann, regia di Sascha Hartmann, con Sean Connery (voce), Miriam Margolies, Alan Cumming e Kieron Elliott, musiche di Dame Shirley Bassey. La storia di un veterinario in pensione (Sean Connery in versione cartoon) che vive in un villaggio Scozzese ed inizia ad avere una serie di incontri molto strani. The Shift, film drammatico di Lee Cipolla con Danny Glover, Leo Oliva, Casey Fitzgerald che narra la storia di un turno di notte al pronto soccorso (12 ore) dove un gruppo di infermieri storici e nuovi della struttura vivono una serie di contrasti spirituali e professionali su cosa è giusto o sbagliato per il bene del paziente. Vanaja (regia: R. Domalpalli - cast: Mamatha Bhukya, Urmila Dammannagari, Ramachandriah Marikanti, Karan Singh) e Just Sex Nothing Else (regia: Krisztina Goda, cast: Judit Schell, Sandor Csanyi, Kata Dobo, Karoly Gesztesi, Zoltan Seress), saranno distribuiti a ottobre in accordo con Nuova Alfabat, in Home Video saranno invece distribuiti 2 film a ottobre, e 2 a novembre, Waiting in Beijing, regia di Alan Zhang e Snow Doesen’t Melt Forever regia di Victori Markina.

Vittorio Zenardi

Expo Milano 2015 è senza dubbio l’evento dell’anno: il successo della manifestazione ha fatto si che si registrasse un notevole incremento di turisti nel nostro paese, e se non basta il clamore suscitato fin’ora, ecco che si aggiunge un motivo in più per visitare l’esposizione universale: i concerti gratuiti. Numerosi artisti si alterneranno all’interno dell’area espositiva per intrattenere i visitatori e rendere l’evento ancora più accattivante. Ad aprire la serie di concerti in programma saranno gli ultimi trionfatori nel prolifico cast di Amici di Maria De Filippi, i The Kolors, due giorni dopo, domenica 13 settembre, sarà invece la volta di Elisa, regina del panorama rock/pop italiano che non farà mancare ai fan il singolo “A modo tuo” scritto da Luciano Ligabue ma portato ad un enorme successo proprio dalla cantante triestina. Il 3 ottobre spazio all’hip hop con Guè Pequeno, Marracash e Emis Killa si alterneranno sul palco dell’ Open Air Theatre San Carlo, dedicato ai grandi eventi della manifestazione. Il 13 ottobre sarà la serata per i musicofili dal palato fine: l’orgoglio del soul italiano Mario Biondi presenterà il suo ultimo album “Beyond” nel quale al suo tradizionale soul jazz ha affiancato contaminazioni reggae ed anche dance riuscendo in un accattivante mix estremamente coinvolgente, così come quelli ai quali ci ha già abituato in passato. Tutti i concerti sono rigorosamente gratuiti, e c’è da scommettersi che saranno un motivo in più per il quale milanesi e turisti si affolleranno a Rho, rendendo l’esposizione già campione di incassi ancora più meritevole d’esser visitata.

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