n. 48 primavera 2021
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prato
WHITE RENAISSANCE Riccardo Onori
CHITARRISTA E AUTORE RACCONTA LA SUA VOGLIA DI SUONARE E DI COMUNICARE
Cristiana Perrella
LA DIRETTRICE DEL CENTRO PECCI A N T I C I PA I L F U T U R O P R O S S I M O D E L M U S E O
Colazioni
I MIGLIORI BAR DELLA CITTÀ: DOVE ANDARE E COSA ORDINARE
Itinerari
SENTIERI OFF-ROAD IN MOUNTAIN BIKE N E L T E R R I T O R I O P R AT E S E
VIA F. FERRUCCI, 240 - 59100 PRATO MAURIZIO 335/6697807
n. 48
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prato
11 EDITORIALE
Spring beats
12 AGENDA LIBRI 14 LO SGUARDO DA DENTRO
Marco Biscardi
Lanarchico
30 MODA
White Renaissance
di Teresa Favi
38 CRISTIANA PERRELLA
La mia idea di Museo
di Francesca Lombardi
18 LA MUSICA CI SALVERÀ
Riccardo Onori, chitarrista, autore,
storica colonna portante della musica
di Jovanotti, racconta la sua voglia
di suonare e di comunicare di Sabrina Bozzoni
24 SENTIERI OFF-ROAD
Tips and tricks sui più bei percorsi da fare
in mountain bike nel territorio pratese
di Virginia Mammoli
44 UNA STRAORDINARIA TURANDOT
La prima scaligera del capolavoro
di Puccini ricostruita al Museo del Tessuto
46 NICCOLÒ DA PRATO. CARDINALE
A 700 anni dalla morte,
la storia di un uomo di potere
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P R O F E S S I O N A L ITÀ
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V E LO C ITÀ
S TA M PA T I P O G R A F I C A C U R A N E I PA RT I C O L A R I E RICERCA D E L D E T TA G L I O RENDONO I L P R O D OT TO U N I C O... BARONI&GORI Via Sabadell 80/18 - 59100 Prato Italia | tel. 0574 591315 | www.baroniegori.it | tipografia@baroniegori.it
n. 48
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52 IL TESORO NASCOSTO DEL MET
62 SULLA STRADA DEL MITO La Mille Miglia fa tappa a Prato.
Le registrazioni clandestine
Storie e leggende di Ella Fitzgerald e Duke Ellington
della “corsa più bella del mondo”
ritrovate negli archivi del Metastasio
di Teresa Favi
66 ENOTURISMO A CARMIGNANO Idee per svagarsi in collina tra filari di viti, buon cibo e vini eccellenti a due passi
58 DRYPHOTO. ARTE E CITTÀ IN PRIMO PIANO Storia, presente e futuro di una realtà lunga più di quarant’anni
dalla città
di Marzia Morganti Tempestini
74 IL MATTINO HA L’ORO IN BOCCA Le migliori colazioni a Prato: dove andare
60 CINEMA FA RIMA CON TOSCANA Manifatture Digitali Cinema, i nuovi spazi
e le specialità da ordinare
81 PRATO ESSENTIAL GUIDE
in Santa Caterina e i progetti in cantiere per Prato e la Toscana
82 MESSAGGI DALLE STELLE
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DIRETTORE RESPONSABILE
Matteo Parigi Bini MODA
Sabrina Bozzoni, Teresa Favi REDAZIONE
Sabrina Bozzoni, Sofia Doni, Teresa Favi, Matteo Grazzini, Francesca Lombardi, Maria Lardara, Virginia Mammoli, Mila Montagni, Elisa Signorini CONTRIBUTORS
Claudio Cannistrà FOTO COVER
Toni Thorimbert FOTOGRAFI
Federica Belli - TIWI, Claudia Cataldi, courtesy Fondazione Teatro Metastasio, courtesy Leonardo Da Vinci Bike Area, Rowena Dumlao, Thierry Golard, Michele “Maikid” Lugaresi, Alessandro Moggi, Alberto Natili, Pasquale Paradiso, Renè courtesy 1000 Miglia GRAFICA
Martina Alessi, Melania Branca DIRETTORE COMMERCIALE
Alex Vittorio Lana PUBBLICITÀ
Gianni Consorti, Alessandra Nardelli SOCIETÀ EDITRICE
Alex Vittorio Lana, Matteo Parigi Bini via Piero della Francesca, 2 - 59100 Prato - Italia tel +39.0574.730203 - fax +39.0574.730204 redazione@gruppoeditoriale.com Registrazione Tribunale di Prato - n° 5/2009 del 10.03.2009 Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2, lettera b – legge 662/96 – Filiale di Firenze - Contiene IP STAMPA
Baroni & Gori - Prato Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
“...ho sognato la tua carne... Divina e profumata...”
pablo neruda
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EDITORIALE
SPRING BEATS
C O N L A P R I M AV E R A R I T O R N A Q U E L L A N O R M A L I TÀ C H E È TA N T O M A N C ATA . . .
È stato dimostrato scientificamente che la musica è la colonna sonora del benessere. Ascoltare e suonare uno strumento influenza le attività umane, comprese quelle immunologiche. Citiamo l’incipit del nostro articolo per introdurre Riccardo Onori, storia di copertina di questo numero, uomo di musica con Prato nel cuore, chitarrista, autore e produttore, ci ha raccontato gli effetti benefeci della musica sul nostro benessere. Stiamo tornando alla normalità. Intanto seguitici in queste pagine di itinerari in mountain bike all’insegna della libertà. E poi: colazioni buonissime di croissant alla crema o focaccia con la mortadella, a seconda dei vostri gusti e del momento; di mostre di respiro internazionale al Museo Pecci e al Museo del Tessuto. In queste pagine abbiamo anche celebrato i 700 anni di Niccolò da Prato. Quando in città si dice “San Niccolò”, pensiamo subito allo splendido Conservatorio. In realtà è il nome di un cardinale vissuto in pieno Medioevo e in occasione dei settecento anni dalla sua morte, abbiamo scoperto qualcosa in più… Il 18 giugno la corsa più bella del mondo, come la definì con una frase rimasta scolpita in modo indelebile nel cuore degli appassionati di motori il Drake Enzo Ferrari, passerà da Prato durante la tappa Roma-Bologna: un lungo trasferimento dal Centro al Nord nel penultimo giorno della rievocazione storica, il ‘museo viaggiante’, come viene chiamata la Mille Miglia dal giorno del suo ritorno sulle strade italiane nel 1982. E poi la moda dell’estate, l’ampliamento degli spazi delle Manifatture Digitali Cinema a Santa Caterina e, per finire, l’anteprima di una meravigliosa storia tutta pratese: tra il ’64 - quando il teatro Metastasio riaprì dopo un lungo periodo di restauri – e la metà degli anni Settanta, la nostra città è stata lo scenario di una lunga serie di concerti jazz che hanno segnato la storia. Con nomi come Ella Fitzgerald a Duke Ellington, Ray Charles, Dizzy Gillespie, Charlie Mingus, Oscar Peterson, Dave Brubeck, Sarah Vaughan, Count Basie, Thelonius Monk, Ornette Coleman, Mc Coy Tyner e poi i recital di Josephine Baker, Miriam Makeba, Amalia Rodrigues, i concerti di Mikīs Theodōrakīs e di Giorgio Gaber. In esclusiva per noi foto e ricordi.
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AGENDA LIBRI
Sviluppo economico Il colibrì Cristofano Sandro Veronesi e governo locale. e la peste Il distretto industriale Il secondo Premio Strega Carlo M. Cipolla di Prato 1944-2009 vinto apre di nuovo le por- Un raffinato classico della Marco Romagnoli
L’autore del corposo studio è stato sindaco della città dal 2004 al 2009, anno quest’ultimo che vide la fine del governo della sinistra in un distretto che si era sempre contraddistinto per una marcata ideologia capace di segnare la formazione e l’evolversi di un sistema produttivo che proprio nel 2009 dovette riconoscere i segni del proprio declino. Lungo dieci capitoli si perfeziona la riflessione dell’ex primo cittadino, che presta particolare attenzione anche al ruolo che il Comune ha avuto nella crescita di Prato e del suo circondario, un ruolo che si auspica da più parti sia di ausilio a una ripartenza non troppo di là da venire. Euro 25
te del cinema all’autore pratese, e a dare un volto definitivo al protagonista - Marco Carrera - sarà Pierfrancesco Favino, cui si affiancheranno Nanni Moretti e Kasia Smutniak. A dirigere il film, rigorosamente tratto dal romanzo ambientato tra Roma, Parigi, Firenze e la costa toscana, sarà Francesca Archibugi, la cui sensibilità narrativa è stata applicata anche alla sceneggiatura che ha firmata con Laura Paolucci e Francesco Piccolo. Dopo Caos calmo, dunque, l’avventura cinematografica si ripete e dona nuova forza visiva a un libro appassionante. Euro 20
storia della Medicina, questo snello volume, che racconta di un Provveditore alla sanità che si trovò ad affrontare con mano ferma la peste che nell’ottobre 1630 s’abbatté anche su Prato, e non soltanto sulla Milano raccontata da Manzoni nei Promessi Sposi. Un delicatissimo banco di prova fu quello che si trovò ad affrontare il Cristofano del titolo, che disponeva - a un certo punto del suo mandato: “Ordinerete subito che le persone della sua famiglia si serrino nella casa dove è morto, che le robbe dove è stato il malato e morto si separino dalle altre. La porta di casa per di fuori si spranghi.” Le catastrofi delle epidemie non erano facili da affrontare, per quanto ormai conosciute, e nonostante già fossero attivi medici, chirurghi e ufficiali sanitari. Euro 10
12 PRATOREVIEW
Prato, i Pratesi e gli enti assistenziali. Ricerche sugli ospedali e sui ceppi tra XIII e XV secolo Alberto Luongo e Paolo Nanni
La storia di Prato può raccontarsi seguendo tanti e diversi percorsi e uno dei più originali è sicuramente quello degli enti assistenziali, la cui organizzazione e capillare diffusione sul territorio, dal Medioevo, ha caratterizzato il tessuto connettivo profondo della città. Attraverso lo studio dei due Ospedali originari e dei due Ceppi, la cui natura cambiò nei giorni della Riforma e della Controriforma, gli autori evidenziano la radicata sensibilità civica dei pratesi e l’importanza dell’attenzione ai più fragili che non li ha mai lasciati indifferenti. Una storia della carità che è anche storia economica e sociale, analizzata grazie alla ricchezza documentaria propria dell’Ospedale delle Misericordia e Dolce e della Casa Pia de’ Ceppi. Euro 20
LO SGUARDO DA DENTRO
LANARCHICO
MARCO BISCARDI E IL SUO NUOVO STUDIO IN CITTÀ DI FRANCESCA LOMBARDI
UN’OPERA DI MARCO BISCARDI, DOVE TEMI FORTI E SOCIALI VENGONO AFFRONTATI IN MANIERA IRONICA E POP
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LO SGUARDO DA DENTRO
Pittura, fotografia, disegno… Linguaggi diversi con un messaggio univoco: scuotere le coscienze con ironia. È l’arte di Marco Biscardi, artista nato a Bari e molto conosciuto all’estero che ha scelto Prato per aprire il suo nuovo studio, Lanarchico, che – come svela il nome, è anche un progetto fortemente legato alla città. Ci racconti la tua arte? Un amico giornalista ha coniato l’aggettivo “crit-ironico” per descrivere il mio lavoro. Mi sembra più che azzeccato. L’arte deve dire qualcosa, anche di scomodo. Nel mio mondo non c’è posto per la pesantezza…Cerco di far riflettere strappando allo stesso tempo un sorriso. I tuoi inizi, tra Roma e NY? Ho studiato cinema a Cinecittà, i miei esordi lavorativi sono come attore. In quegli anni presi la decisione di trasferirmi per alcuni mesi negli Stati Uniti. Al mio ritorno in Italia, ero profondamente cambiato: ho chiamato la mia agente, l’ho ringraziata per tutto e mi son diretto verso il negozio di articoli di belle arti più vicino. Da lì è iniziato un percorso molto simile alle montagne russe…con tante soddisfazioni e tante imprecazioni… Chi sono stati i tuoi modelli nell’arte? Jean Tinguely, mi ha insegnato che anche una sorta di scienziato pazzo può trovare il suo posto d’onore in un mercato spesso conservatore come quello dell’arte. Donald Judd e Piet Mondrian: da loro vorrei prendere quel minimo di rigore e disciplina di cui necessito fortemente. Julian Schnabel, che ha cancellato quel triste pregiudizio per il quale un pittore non può essere anche un grande cineasta, e viceversa. Mio figlio Lorenzo che dipingendo solo per se stesso mi ha insegnato a non creare in ottica commerciale. Oggi a cosa stai lavorando? Al momento sono completamente concentrato su Lanarchico. Lo merito io, ma soprattutto lo merita Prato e lo meritano i giovani… Lanarchico. Partiamo dal nome… Lanarchico sorge nell’ex lanificio Calamai (da qui il gioco di parole con la parola lana). E’ appena nato, naviga a vista nel bel mezzo di una pandemia… Qui c’è il mio studio, ma sogno un luogo completamente aperto al pubblico, un posto deputato ad accogliere musica dal vivo, presentazioni di libri, video mapping, sfilate di moda per presentare collezioni indipendenti,
classi di pittura, scultura, yoga, recitazione, e molto altro. Cosa ti piace della città e perché? A Prato ho amici, ho il mio gallerista di riferimento, il mio studio artistico, e tanti collezionisti. Non so cosa mi abbia portato fino a qui, ma è un posto che ormai profuma di casa. È una città all’avanguardia, che ha intuito quel potenziale decenni prima del resto del paese. Non a caso il Pecci, un vero gigante del settore, sorge qui. Sosteniamo tutti in questo momento difficile che l’arte ci salverà, in che modo secondo Marco Biscardi? Domanda complessa.Credo che l’emozione e il benessere psicofisico siano tutte armi delle quali necessitiamo, ora più che mai. Il sistema immunitario viene aiutato da una mente solare e positiva. E non lo dico io, ma la scienza.Un museo, con i suoi corridoi infiniti e le sue sale gigantesche, non ha motivo di restare chiuso. Ne perdono tutti, i cittadini in primis. Aggiungo un altro quesito. È solo l’arte che deve salvare noi, o piuttosto siamo noi a dover salvare l’arte stavolta? L’arte ci ha insegnato la bellezza, il senso estetico, il gusto. L’arte ci ha permesso MARCO BISCARDI È NATO di costruire belle strade, opere A BARI MA HA SCELTO LA TOSCANA COME PATRIA sontuose, monumenti, chiese, D’ADOZIONE. A PRATO HA CREATO strutture architettoniche all’aLANARCHICO, LUOGO DI ARTE vanguardia. Forse è il momenE SPERIMENTAZIONE APERTO to di ricambiare… ALLA CITTÀ E AI GIOVANI I tuoi progetti oltre Lanarchico? Vorrei rendere le mie opere interattive; sogno un mondo in cui un collezionista possa giocare e interagire con una mia scultura virtuale in ologramma, magari toccandola e modificandola. Il futuro è alle porte. Anzi, è già qui. Guai a restare indietro.
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V E LO C ITÀ
S TA M PA E R I L E G AT U R A E D ITO R I A L E: C A RTO N AT I E L I B R I | pieghevoli, volantini, locandine, riviste e Cataloghi. Stampa Digitale | REALIZZ AZIONE E S TA M PA C A M P I O N A R I P E R T E S S U T I E F I L AT I S TA M PA E C O N F E Z I O N A M E NTO Packaging
e etichette
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Lavorare dal 1968 a livelli sempre più alti nel campo della stampa ci ha permesso di avere, esperienza, flessibilità e facilità di esecuzione. In questi anni abbiamo continuato a investire sull’innovazione, sulla tecnologia e sui macchinari per mantenere inalterati i nostri standard qualitativi e rispondere alle richieste di una clientela italiana e
internazionale sempre più esigente e raffinata. Oggi più che mai Baroni & Gori è sinonimo di tradizione e innovazione, grazie anche a una sinergia di forze in grado di mettere in campo creatività, strumenti e risultati in tempi brevissimi, che oggi più che mai accorciano le distanze tra idea, progetto e prodotto finito.
PH. TONI THORIMBERT, ALL’INTERNO DI RICORDI STAMPATI, INIZIATIVA CHE INTENDE PROMUOVERE L A NECESSITÀ DI RI-DARE VALORE ALL A FOTOGR AFIA AT TR AVERSO L A STAMPA
COVER MUSIC
LA MUSICA CI SALVERÀ
RICCARDO ONORI, CHITARRISTA, AUTORE, STORICA COLONNA P O RTA N T E D E L L A M U S I C A D I J O VA N O T T I R A C C O N TA LA SUA VOGLIA DI SUONARE E DI COMUNICARE DI SABRINA BOZZONI
È stato dimostrato scientificamente che la musica sia la colonna sonora del benessere. Ascoltare e suonare uno strumento influenza le attività umane, comprese quelle immunologiche. E in questo clima di sconvolgimento di cui siamo attoniti spettatori, la nostra esclusiva chiacchierata con Riccardo Onori, uomo di musica con Prato nel cuore, è un segno di speranza ma anche un SOS nei confronti di chi con la musica e le arti ci lavora ed è stato troppo spesso costretto ad un muto silenzio. Chitarrista, autore e produttore, il legame musicale di Riccardo Onori con Jovanotti è ormai leggendario. Ma i terreni musicali sui cui ama camminare sono infiniti e hanno un principale obiettivo: l’empatia. Questo e molto altro ci racconta il celebre musicista, in una mattinata in cui si affaccia timidamente una salvifica primavera. Riccardo, questa intervista avviene in un periodo davvero particolare, in cui la musica e le arti in generale vivono e ‘salvano’ più che mai nonostante il loro esilio forzato. In che modo la musica ci salva e come ha salvato te, personalmente. La musica mi ha sempre salvato, l’ho sempre usata come un’ancora di salvezza, una sorta di analisi inconsapevole di me stesso. Prendere la chitarra e creare è quasi come una seduta dallo psicologo, dove sfogare tutti i miei sentimenti comunicando qualcosa di me stesso, la parte più intima direi. E in questo periodo la musica ci ha salvato e continua a salvarci ma bisogna prestare attenzione anche alla condizione di noi
musicisti e di chi crea musica. Io personalmente provo molta difficoltà a seguire la mia vena creativa senza dialogare con quegli input esterni che reputo essenziali. L’assenza di fini empatici con gli altri e di ispirazioni è una grande ferita, che spero possa essere risarcita presto. Come intravedi il futuro prossimo della musica? E live come quelli del Jova Beach Party pensi possano essere ancora contemplabili o si tornerà ad eventi più intimi, con meno pubblico? Penso che questo ritorno non sia così immediato, in materia di grandi live come quello che hai appena citato, dal punto di vista organizzativo dovremo aspettare ancora. Nel frattempo si stanno sommando medi e piccoli eventi a cui il pubblico non vorrà rinunciare a discapito degli enormi eventi estivi che potrebbero essere posticipati ancora un altro anno. L’altro lato della medaglia è che il pubblico non vede e non vedrà l’ora di assistere a concerti dal vivo. Ho un esempio lampante, quello che riguarda il mio evento a luglio 2020 per Pecci Summer Live con Saturnino: il pubblico si piombò letteralmente con un’affluenza incredibile. La tua storia nasce con una chitarra in mano, poi diventi autore, produttore e solista. Raccontaci i punti cruciali di questa grande storia d’amore. Ho dei ricordi vividi di me a 4 anni, quando la musica usciva dal giradischi dei miei genitori, Beatles, Battisti, Santana: fu lì che posso ammettere di aver provato le mie prime emozioni,
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COVER MUSIC
RICC ARDO ONORI E JOVANOT TI DUR ANTE IL GR ANDE EVENTO DEL JOVA BEACH PART Y (PH. MICHELE “MAIKID” LUGARESI)
i miei primi brividi. Dopo un primo approccio al pianoforte conobbi la chitarra e decisi che doveva essere lei il mio strumento. Uno strumento da abbracciare, su cui aggrapparsi letteralmente. Suonandola ho sempre sentito un rapporto comunicativo quasi ancestrale. Dai 14 anni in poi tutta la mia vita si è allineata all’utilizzo di questo strumento, inizialmente anche in maniera molto ossessiva (si, non parlavo d’altro) ma di fatto questo interesse ha contribuito a conoscere molte persone connesse a questo mondo. Cito il mio primo maestro pratese Riccardo Galardini, fu lui stesso ad indirizzarmi verso altri nomi che avrebbero potuto ampliare le mie conoscenze. Da lì ho iniziato a girare l’Italia alla ricerca scuole e insegnanti. Ho frequentato l’Università del Jazz a Terni, ho partecipato a vari seminari con musicisti fondamentali, come Pat Metheny e Bill Frisell: una fase necessaria che mi ha permesso di capire il mio livello, di confrontarmi. Ho iniziato poi a conoscere musicisti con cui ho realizzato le mie prime collaborazioni, come la band fiorentina Diaframma, per poi passare ai Dirotta su Cuba, Irene Grandi e poi il fatidico incontro con Jovanotti, con cui suono ormai da 20 anni. Un incontro prezioso, che mi ha permesso di “salire di livello”, scrivendo canzoni. Parallelamente sono
nate nuove collaborazioni come quelle con Le Luci della Centrale Elettrica o Samuel che dal punto di vista personale mi hanno davvero lasciato tanto. Nel 2018 esce il tuo primo disco Sonoristan. Come nasce? Le sue influenze? Premetto nell’ammettere che non sono mai stato un chitarrista dimostrativo, è un aspetto che non mi ha mai interessato, perciò non ho mai trovato la formula giusta nella creazione di un disco che portasse il mio nome. Ma nell’estate 2017 qualcosa cambia: ho partecipato a una residenza di una decina di giorni con musicisti africani con il Festival Au Desert, a Firenze e da lì ho capito che sarebbe nato un disco. Come? Realizzando brani con i musicisti con cui avevo collaborato, sperimentando con loro e creando musica. Per farlo mi sono ispirato ad un paese immaginario, dove convivono tutte le culture, dove l’ego non esiste, alla ricerca di preziose connessioni personali. Nel 2001 entri come protagonista del poliedrico universo di Jovanotti. Vorremmo che ci raccontassi il fil rouge che vi lega, come tu influenzi lui e viceversa. Il 2001 è stato un anno in cui Lorenzo era già un artista affermato e, come accade nel bioritmo naturale di ogni creatore, era alla ricer-
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RICC ARDO ONORI, NATO A PR ATO IL 26 MARZO DEL 1969. CHITARRISTA , AUTORE E PRODUT TORE (PH. CL AUDIA C ATALDI)
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COVER MUSIC
IL 2018 E’ L’ANNO DI USCITA DEL SUO PRIMO L AVORO DA SOLISTA SONORISTAN (PH. CL AUDIA C ATALDI)
ca di ispirazioni per evolversi, per generare. Sono stato chiamato in una giornata invernale a Cortona per quello che reputavo fosse un vero e proprio provino: suonare davanti a lui i suoi pezzi per venire giudicato, come comunemente succede in questo mondo. Così non fu. Lorenzo mi fece ascoltare un suo nuovo pezzo e mi chiese: “che cosa faresti tu qua?”. Il brano era Noi, all’interno dell’album Il quinto mondo. Da lì capii che avevo davanti qualcuno che guardava oltre, verso il futuro, senza contemplare il suo passato, benchè ricco di successo. Finita quella giornata mi chiese se fossi libero quella estate per un tour europeo… E’ iniziata così una collaborazione fondamentale, dove ho sempre respirato continuamente una positiva ricerca evolutiva, un atteggiamento di evasione dalla comfort zone che mi ha cambiato fortemente. Stando accanto a lui mi trovo a scoprire i suoi pensieri visionari che nascono già nella forma canzone, quello che faccio è dargli una forma più fruibile. Il brano creato con Jovanotti a cui sei più legato? Dopo l’album Il Quinto Mondo ricevetti una chiamata di Lorenzo, dove mi chiese di fare un giro armonico “epico”, che avesse una sua unicità. Mentre sentiva il mio giro, lui girava
le pagine del suo quadernone dove di solito scrive i suoi versi, ad un certo punto disse: “ho il disco”. Era il brano Mi fido di te. Prato e la Toscana, la tua classifica personali dei tuoi luoghi del cuore. Prato è sempre stata la città del ritorno, dello stare bene. Nel mio lavoro viaggio molto e qui sono sempre tornato con amore, con una sensazione di conforto. Penso alla Chiesa di San Domenico, al Castello dell’Imperatore. Luoghi davvero del cuore, dove affondano le mie radici. In Toscana invece mi viene in mente il Sanesi a Lastra a Signa, un nome per cui ho rinunciato al mio veganismo (ma mangio comunque poca carne): qui assaggerete la vera bistecca. Un brano, un libro e un piatto che raccontano il Riccardo di oggi. Voce di Madame: un’artista davvero unica; Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond e il sugo di carne toscano (solo manzo, solo cipolla, solo concentrato di pomodoro) di mia madre. Che cosa vorresti lasciare di te a tuo figlio? La mia curiosità. Un sogno, un incubo. Fare qualcosa che resti di me per le persone che verranno, non salire più su un palco.
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STORICO CHITARRISTA DI JOVANOT TI DA 20 ANNI, CON LUI ANCHE NEL 2019 PER IL JOVA BEACH PART Y (PH. MICHELE “MAIKID” LUGARESI)
IL MONTALBANO È UNA META MOLTO AMATA DAI RIDER (PH. COURTESY LEONARDO DA VINCI BIKE AREA)
SENTIERI OFF-ROAD TIPS AND TRICKS SUI PIÙ BEI PERCORSI DA FARE IN MOUNTAIN BIKE N E L T E R R I T O R I O P R AT E S E DI VIRGINIA MAMMOLI
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ANCHE NEL VERSANTE NORD SINGLETRACK PER TUTTI I GUSTI 1. VISTA DALL A COLLINA DI SCHIGNANO 2. MASSACORBI, DA DOVE PASSA LE CASCATELLE (PH VIRGINIA MAMMOLI) 3. L A CROCE DELL A RETAIA , SULL A C ALVANA
(PH
ALBERTO NATILI)
4. NEL NOSTRO TERRITORIO PASSANO GARE MTB COME TOSCANO ENDURO SERIES, CHE QUEST’ANNO DIVENTA UNA COMPETIZIONE NAZIONALE (PH ALBERTO NATILI)
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ITINERARIO SPORT
Guadagnarsi la salita e godersi a tutta la discesa, o avventurarsi in montagna, macinando chilometri e dislivello a stretto contatto con la natura. Qualsiasi sia la vostra filosofia della mountain bike, una cosa è certa, oltre all’estremo senso di libertà, il fascino di questo sport sta anche nel forte spirito di comunità che lo caratterizza. E non solo perché, visti i sentieri tortuosi, è sempre meglio muoversi almeno con un compagno, ma anche perché ci si tiene informati sulle condizioni e novità dei sentieri, ci si consiglia su come percorrerli (nessun biker, per quanto ‘smanettone’, vi augurerebbe mai di trovarvi in salita su un sentiero percorso dai più in discesa) o, ancora, si prende sotto la propria ala chi è alle prime armi o inesperto della zona. A questo scopo esistono anche piattaforme specifiche, come www. trailforks.com, database mondiale con tutti i sentieri fuoristrada, aggiornato in diretta da chi li percorre, dove non mancano certamente quelli del territorio pratese, che, racchiuso com’è tra una corona di montagne, offre davvero l’imbarazzo della scelta per i ciclisti off-road. Ve ne raccontiamo alcuni dei più belli da nord a sud della provincia. La Calvana è uno dei luoghi più amati di Prato per gli appassionati di natura tout court, ma attenzione, perché essendo in parte un’area naturale protetta, in alcune aree sommitali non bisogna uscire dai sentieri tracciati segnalati. I percorsi MTB sono circa 15, dai più semplici fino ai più complessi, come Le Scalette, il cui nome è tutto un programma: la discesa estrema che da Casa Bastone, uno dei luoghi iconici delle Calvana, arriva fino alle pendici in zona Santa Lucia. Punti collegati anche da un altro tracciato, Casa Bastone Flow, questa volta di media difficoltà e transitabile in entrambe le direzioni, che copre lo stesso dislivello percorrendo però più del doppio della distanza. Se dal bivio del sentiero 40, invece di prendere
il 24 che arriva a Casa Bastone, si prosegue in direzione Valibona arrivando fino al crinale, la zona più spesso frequentata dai bellissimi cavalli selvaggi della Calvana, si raggiunge invece la Retaia, percorsa principalmente in discesa e adatta a rider esperti. Mentre un’opzione più alla portata di tutti, perfetta per i pedalatori che hanno voglia di godersi la passeggiata, è raggiungibile da Casa Bastone prendendo il sentiero 28 e poi il 20: circa 2,5 km lungo il crinale e si arriva alla Casa Rossa, trail con dislivello minimo ad eccezione dei primi 300 metri che all’andata saranno in discesa. Naturalmente c’è poi il versante ovest della Val di Bisenzio, anche questo ben fornito di percorsi MTB. Partendo da Prato si può salire verso la Collina di Schignano passando dalle cosiddette svolte di Figline, una salita molto ripida completamente su asfalto, per i meno abituati già di per sé una bella impresa, agevolata senz’altro dall’avvento delle bici a pedalata assistita, oppure da via delle Sacca, prendendo poi il sentiero 10 del CAI, che passa appena sotto il Mausoleo di Curzio Malaparte (tracciato percorso in entrambe le direzioni, ma più impegnativo in discesa) e prosegue sul soleggiato Sentiero Aurora, che sbuca infine alla Collina. Un’alternativa in gran parte fuori strada ma dalla pendenza decisamente più progressiva, nonché tratto spesso incluso nella famosa Da Piazza a Piazza, storica maratona MTB, la più antica della Toscana e una delle tre più anziane d’Italia, in programma quest’anno per il 30 maggio. Dalla Collina si arriva agevolmente in Vallupaia, da qui si può salire a Pian de Massi, seguendo un tratto piuttosto sconnesso e ripido, per poi scendere lungo la veloce Botox e proseguire per la Rooftop che passa da Poggio Prato Tondo e da qui prendere il Sentiero 10 che porta in direzione Galceti. Oppure, sempre da Vallupaia si può proseguire sul sentiero del-
PASSAGGI DI OGNI DIFFICOLTÀ, DAL SENTIERO PRATIVO E SCORREVOLE A QUELLO ROCCIOSO E MOLTO TECNICO
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GODERSI UNA DISCESA A TUT TA VELOCITÀ IMMERSI NELL A NATUR A (PH. COURTESY LEONARDO DA VINCI BIKE AREA)
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ITINERARIO SPORT
LA BELLEZZA DI QUESTI SENTIERI STA ANCHE NELLA COMMISTIONE TRA NATURA E CULTURA (PH. COURTESY LEONARDO DA VINCI BIKE AREA)
le Cavallaie da dove si diramano gli altri percorsi del Monte Javello. Sul versante di Vaiano si può scendere da un trail MTB storico come La Lisca, piuttosto impegnativo, oppure dal più recente Il Faggione, che lo segue quasi in parallelo; mentre sul versante di Montemurlo un’altra storica discesa è quella delle Carbonaie, per medio-esperti, che poi si collega alle suggestive Cascatelle, a Massacorbi. Alla fine delle Cascatelle ci troviamo a poche pedalate da un luogo veramente bucolico, Casa Le Cave, affacciata su un magnifico panorama. Da cui si può scendere e rientrare verso Prato prendendo il raccordo e scegliendo o di nuovo il Sentiero 10 o Le Paline, che invece arriva alla Quercia dei Termini da cui si raggiunge facilmente la Collina o nell’altro senso Bagnolo. A sud della provincia la meta dei biker è il Montalbano, dove si trova la Leonardo da Vinci Bike Area: circa una ventina di singletrack per tutti i gusti, noleggio MTB ed e-bike, servizio shuttle e tour con guida su tutta l’area del Montalbano, dalla zona di Vinci (dove si trovano trail che prendono ispirazione dal grande genio come il Vitruviano, oppure percorsi storici come La Cupola) fino a quella del territorio della nostra Carmignano, dove il 23 maggio fa tappa il Toscano Enduro Series che quest’anno
diventa una competizione a livello nazionale. Per quanto riguarda alcuni bei giri da fare nella parte della nostra provincia, si può cominciare la salita da Il Mulino, che parte da un punto del torrente Furba vicino Santa Cristina a Mezzana, per poi proseguire su La Poiana. A questo punto si può cominciare la discesa e tornare vicino al punto di partenza imboccando La Furba, da fare con molta attenzione visti alcuni passaggi piuttosto complessi, oppure salire ancora prendendo la Fonte del Gattice, recentemente mantenuta, che arriva fino a Fornia. Da qui si può scendere con la Cava che porta di nuovo su via Madonna del Papa tra Bacchereto e Santa Cristina a Mezzana, oppure continuare a salire passando per il valico asfaltato del Pinone e arrivare al crinale, da dove ci sono diverse opzioni di discesa: l’Etrusco, che prende il nome dalla vicina Pietramarina - il famoso parco archeologico sito su un piccolo colle la cui sommità è racchiusa da una cinta muraria di origine etrusca - e riporta vicino Fornia, oppure la sequenza, adatta solo ai più esperti, che inizia con le vertiginose Vedove, la più ‘tranquilla’ Medicea e la di nuovo impervia Capanno, che sbuca a Bruceto, sotto Bacchereto. Se credevate che questa area fosse solo morbide colline, vigneti e uliveti, vi ricrederete.
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White renaissance D I T E R E S A FA V I ILLUSTRAZIONI MELANIA BRANCA
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G U C C I - B O R S A JA K I E B I A N C A
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G I O R G I O A R M A N I - C I NT U R A-K I M O N O I N P E L L E C O LO R B U R R O
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DA SALVADORI
PA L A I S R OYA L - B U S TO A RT E M I D E B I A N C O
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G U G H I - C O M P L E TO B A BY I N L I N O
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M A R N I - S A B OT B A S S I B I A N C H I
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DA CASSETTI GIOIELLI
R O L E X - OY S T E R P E R P E T UA L 4 1
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DA OTTICA DANIELA RIGHI PRATO
P R A DA - O C C H I A L I TA LC G R E Y G R A D I E NT
AAA
CRISTIANA PERRELL A , DIRET TRICE DEL CENTRO PECCI, CONFERMATA PER ALTRI TRE ANNI (PH. FEDERIC A BELLI - TIWI)
INTERVISTA ARTE
LA MIA IDEA DI MUSEO
CRISTIANA PERRELLA, DIRETTRICE DEL CENTRO PECCI, C I R AC C O N TA C O M E È C A M B I AT O I L M U S E O I N Q U E S T I T R E A N N I E C I A N T I C I PA I L S U O F U T U R O P R O S S I M O DI FRANCESCA LOMBARDI
Cristiana Perrella dirigerà il Pecci per altri tre anni: l’abbiamo incontrata dopo la bella notizia per parlare del Museo e di una città che ha imparato a conoscere nei suoi tanti difetti ma anche nei suoi aspetti più coraggiosi e innovativi La riconferma per 3 anni, tempo di bilanci… I lati vincenti e le cose da migliorare? Sono stati 3 anni unici direi. Quando sono arrivata il Museo era nel corso di un importante cambiamento iniziato con Cavallucci; ancora più della metà degli spazi erano da ristrutturare. Il primo anno è stato l’anno del Trentennale: un periodo di celebrazioni ma anche di riflessione sull’identità del Centro. Nel 2019 siamo riusciti a lavorare su tanti aspetti… ci ha rallentato il Covid! Sono stati comunque anni di grandi soddisfazioni in cui siamo riusciti, grazie al nostro programma, a raggiungere un pubblico più giovane. Lo vediamo dai flussi dei visitatori sia in presenza che online. Oggi siamo percepiti come un luogo di ricerca e di sperimentazione a livello italiano e internazionale: anche questo è un obbiettivo raggiunto molto importante per noi. Non ultimo abbiamo recuperato il Museo con tutte le sue funzioni: la messa a norma dei depositi, con
annesso un importante laboratorio di restauro che verrà gestito in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure; i lavori che hanno coinvolto il bar e il bistrot e che finalmente vedono la conclusione; il recupero di tutta l’area didattica che raccoglie l’eredità di Munari e rappresenta una eccellenza del Centro fin dall’esordio; infine – e lo dico con grande orgoglio perché si tratta di un progetto a cui tengo tantissimo – con l’importante lascito di Lara Vinca Masini del suo archivio, avremo i fondi per riaprire il Cid, gli spazi della biblioteca dedicata al contemporaneo che è una delle più importanti in Italia. Un bilancio positivo quindi. Vorrei ancora lavorare sul rapporto con la città: nei prossimi tre anni ci piacerebbe che il Pecci diventasse un luogo che appartiene ai cittadini, da frequentare al di là delle mostre. Un importante calendario di mostre per il 2021. Ci racconta i progetti a cui tiene di più? Abbiamo riaperto l’8 maggio con la mostra di Chiara Fumai: a tre anni dalla sua scomparsa la retrospettiva Poems I Will Never Release racconta un’ artista controversa che ha rinnovato profondamente il linguaggio della performance.
OGGI SIAMO PERCEPITI COME UN LUOGO DI RICERCA A LIVELLO ITALIANO E INTERNAZIONALE
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SOPR A: CHIAR A FUMAI. POEMS I WILL NEVER RELEASE. SOT TO: FORMAFANTASMA . C AMBIO
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ALCUNI IMMAGINI DELLE PROSSIME MOSTRE DEL PECCI. DALL’ALTO IN SENSO OR ARIO LE RETROSPET TIVE DEDIC ATA A CHIAR A FUMAI, SIMONE FORTI, C AO FEI. INFINE L A MOSTR A C AMBIO, DEL DUO DI DESIGNER FORMAFANTASMA
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INTERVISTA ARTE
DOMUS AUREA . MARTINO GAMPER, FR ANCESCO VEZZOLI E LE CER AMICHE DI GIÒ PONTI
Il 15 maggio abbiamo inaugurato Formafantasma. Cambio: un’indagine condotta da Formafantasma - due designer italiani che vivono in Olanda e rappresentano l’avanguardia più interessante del design internazionale - sulla governance dell’industria del legno. La mostra, organizzata con la Serpentine di Londra, evidenzia il ruolo cruciale che il design può svolgere nella consapevolezza ambientale. A ottobre avremo una grande personale di Cao Fei in collaborazione con il Museo Maxxi e a novembre la mostra Musei di Carta con il Castello di Rivoli, per sottolineare il grande lavoro di collaborazione con le istituzioni che stiamo portando avanti. (il programma completo delle mostre su Centropecci.it ndr) Dopo 3 anni, cosa ama di Prato? Mi piace molto il rapporto dei pratesi con la loro città e la loro forte propensione al nuovo Il suo luogo in città? Ce ne sono due: piazza delle Carceri con il suo confronto tra Rinascimento e Medioevo e il grande spazio vuoto al centro. E poi il fiume: me l’ha fatto scoprire mio figlio perché ama pescare. L’ho accompagnato molto spesso. Una città fortemente vocate al contemporaneo, è ancora così? Oggi questa vocazione la riscontro molto in certi progetti legati all’urbanistica della città, che
coinvolgono la forestazione urbana, l’economia circolare, la sostenibilità ambientale. Un lavoro di ricerca, non a caso molto vicino anche ai temi che il museo sta affrontando, percepito anche a livello internazionale. In ambito artistico mi piacerebbe veder nascere una nuova generazione di collezionisti, giovani e appassionati. Un artista toscano emergente che sta tenendo d’occhio? Giulia Cenci, nata a Cortona. È senz’altro un nome da tenere sotto stretto controllo, bravissima.Pratesi? Manuele Becheri, Chiara Bettazzi… Ci sono progetti che state portando avanti con il Comune? Il più importante è Urban Center: al piano terreno del Museo dedicheremo uno spazio alla città che cambia, un luogo di confronto, dibattito e esposizione intorno all’urbanistica di Prato. Oggi come ieri. L’arte ci salverà: è ormai un mantra che ci ripetiamo senza sosta. Ma Per Cristiana qual è il reale significato di queste parole? Non lo so se l’arte ci può salvare ma sicuramente ci insegna ad andare oltre la superficie delle cose, a avere uno sguardo diverso su quello che accade. E questo, se non salva ci aiuta a poter essere migliori.
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OTTICA
AGLIANA (PT)
Via Roma, 76 Tel. 0574.673.393
PRATO
Via Garibaldi, 117 Tel. 0574.607.575
PRATO DRY OUTLET Via Garibaldi, 72 Tel. 0574.25.838
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MOSTRA ARTE
UNA STRAORDINARIA TURANDOT L A P R I M A S C A L I G E R A D E L C A P O L AVO R O DI PUCCINI RICOSTRUITA AL MUSEO DEL TESSUTO DI FRANCESCA LOMBARDI
Tutto ha avuto inizio da un baule acquistato nei primi mesi del 2018 dal Museo del Tessuto. Conteneva oggetti provenienti dal guardaroba del soprano pratese Iva Pacetti. Il baule era misteriosamente scomparso da decenni. Gli studi condotti dalla conservatrice del Museo, Daniela Degl’Innocenti, hanno permesso di riconoscere in due costumi e in due gioielli di scena quelli disegnati e realizzati dal costumista del Teatro alla Scala Luigi Sapelli (in arte Caramba) per la prima assoluta dell’opera e indossati da Rosa Raisa, il primo soprano della storia a interpretare il ruolo della Principessa di gelo. Dal fortunato recupero nasce l’idea di creare una mostra che ricostruisca le vicende che hanno portato alla progettazione di questi costumi, e che ha come focus lo straordinario sodalizio tra Giacomo Puccini e l’artista e amico Galileo Chini, a cui segui il successivo coinvolgimento del costumista del Teatro alla Scala Caramba. Puccini scelse di affidare l’ambientazione a Chini perché aveva vissuto l’Oriente veramente da vicino, vivendo in Thailandia per ben tre anni, Dal suo soggiorno orientale Chini tornò con un bagaglio di centinaia di manufatti artistici di stile e produzione cinese, giapponese, siamese che influenzarono la sua produzione artistica e il lavoro per l’opera Turandot. Il percorso espositivo Il percorso espositivo della mostra si apre nella Sala dei Tessuti Antichi con una selezione
di circa 120 oggetti della collezione Chini, proveniente dal Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze. Nel 1950 l’artista stesso donò la sua collezione al Museo fiorentino. L’esposizione prosegue al piano superiore con una sezione dedicata alle scenografie per la Turandot. La terza e ultima sala mette finalmente in mostra, dopo decenni di oblio, gli straordinari costumi della protagonista dell’opera, corredati dalla meravigliosa corona realizzata dalla ditta Corbella di Milano nonché dalla parrucca e dallo spillone originali, anch’essi provenienti dal misterioso baule di Iva Pacetti. Rinvenuti in pessimo stato conservativo, i due costumi e i gioielli di scena sono stati sottoposti a importanti e complessi interventi di conservazione e restauro. Accanto alle opere di proprietà del Museo, sono esposti 30 costumi straordinari provenienti dall’archivio della Sartoria Devalle di Torino, comprendenti i ruoli primari e comprimari – l’Imperatore, Calaf, Ping, Pong e Pang, il Mandarino – e i secondari – i Sacerdoti, le Ancelle, le Guardie, i personaggi del Popolo. In mostra anche il manifesto originale della prima dell’opera e la riduzione per canto e piano editi da Casa Ricordi e illustrati con la celebre immagine di Turandot realizzata da Leopoldo Metlicovitz, a oggi una delle immagini più iconiche del melodramma italiano. A Iva Pacetti, protagonista silenziosa della nostra mostra, il Museo ha dedicato una sezione espositiva multimediale a conclusione del percorso.
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UN DETTAGLIO DI UN ABITO DEL II ATTO DELL A PRIMA ASSOLUTA DELL A TUR ANDOT ALL A SCAL A DI MIL ANO
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UN DET TAGLIO DEL CONSERVATORIO DI SAN NICCOLÒ, INTITOL ATO AL GENEROSO E POTENTE C ARDINALE PR ATESE
C U LT U R A ANNIVERSARIO
NICCOLÒ DA PRATO. CARDINALE A 700 ANNI DALLA MORTE, LA STORIA DI UN UOMO DI POTERE DI MILA MONTAGNI PHOTO ALESSANDRO MOGGI
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C U LT U R A ANNIVERSARIO
Quando in città si dice “san Niccolò”, gli occhi della memoria corrono subito allo splendido Conservatorio che s’affaccia su una piazza arricchita da una vasca e intitolata appunto a un cardinale di nome Niccolò. Chi poi sia questo Cardinale basta di solito sapere che era originario di Prato, ma in occasione dei settecento anni dalla sua morte, avvenuta il I aprile 1321 ad Avignone (in quei giorni sede pontificia) all’allora venerabile età di 71 anni, diventa importante e fors’anche doveroso saperne qualcosa in più… Le origini familiari di Niccolò da Prato hanno come dato certo l’appartenenza della madre alla famiglia dei Bolsinghi e dagli eventi della sua lunga vita si comprende che proveniva da una famiglia di tendenze ghibelline; il fiorentino e contemporaneo Dino Compagni scrive di lui che fu di piccoli parenti, ma di grande scienza e infatti intorno ai 16 anni entrò a Firenze nelle schiere del prestigioso Ordine domenicano, dove fece la professione in Santa Maria Novella. Da lì fu poi inviato a Parigi per proseguire gli studi, e insegnò a Roma nel convento di santa Maria sopra Minerva. Uomo di grande cultura umanistica si rivelò negli anni un mecenate generoso e raffinato, come si comprende dalla fondazione del monastero domenicano femminile che fu appunto costruito in città grazie al suo ricco lascito testamentario e che oggi è il Conservatorio - così trasformato per volontà del granduca Pietro Leopoldo nel 1785. La carriera di Niccolò da Prato si rivelò di altissimo profilo politico, nell’Italia dilaniata dalle fazioni di quegli anni e nella Chiesa tormentata dal trasferimento da Roma ad Avignone, ovvero sotto lo stretto controllo dei sovrani francesi che favorivano smaccatamente l’ascesa al soglio pontificio di cardinali ugualmente francesi. Il contemporaneo cronista fiorenti-
no, Giovanni Villani, annota nella sua Nuova Cronica che era molto savio di Scrittura e di senno naturale, sottile e sagace e avveduto e grande pratico caratteristiche che gli consentirono nel 1296 di essere eletto Procuratore generale dell’Ordine domenicano, mentre l’anno successivo ottenne nel prestigioso Ordine il titolo di Provinciale romano e fu istituito predicatore generale. Era così aperta la via al vescovado, che il I luglio del 1299 arrivò per la città di Spoleto, ma che significò diventare più tardi anche vescovo di Ostia e di Velletri, finquando nel 1303 il papa domenicano Benedetto XI gli attribuì la porpora cardinalizia. Come Cardinale, Niccolò da Prato, fu scelto come paciaro per la Toscana, la Romagna e la Marca Trevigiana e fu proprio nei primi giorni di marzo del 1304 che entrò a Firenze, con grandissimi festeggiamenti da parte del popolo che sperava di raggiungere grazie a lui e al potere del Papa finalmente una pace interna. Purtroppo la situazione della città, spaccata tra Bianchi e Neri inconciliabili e disposti alle più subdole trame, non poté esser sanata e quando lui stesso venne minacciato di morte lasciò nella notte Firenze col suo seguito e il 10 giugno le lanciò addirittura un interdetto, che vietava ai fedeli gli uffici divini, l’uso di alcuni sacramenti e la sepoltura secondo le regole della Chiesa. Il fallimento in Toscana, tuttavia, non indebolì la sua carriera poiché nel 1311 fu nominato Legato in Italia per il papa Clemente V che risiedeva stabilmente ad Avignone e fu uno dei tre cardinali presenti nell’Urbe in occasione dell’incoronazione di Enrico VII di Lussemburgo a imperatore del Sacro Romano Impero, mentre due anni dopo divenne addirittura decano del Sacro Collegio, ovvero il cardinale che presiede il Collegio cardinalizio che convoca il conclave per l’elezione di un nuovo pontefice.
IL CARDINALE NICCOLÒ DA PRATO MORÌ IL 1°APRILE 1321 AD AVIGNONE, ALLORA SEDE PONTIFICIA
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IN QUESTE PAGINE I BELLISSIMI INTERNI DEL CONSERVATORIO DI SAN NICCOLÒ. PRIMA MONASTERO DOMENIC ANO FEMMINILE, TR ASFORMATO IN CORSERVATORIOPER VOLONTÀ DEL GR ANDUC A PIETRO LEOPOLDO NEL 1785, FU COSTRUITO GR AZIE AL L ASCITO DEL GENEROSO C ARDINALE PR ATESE DI CUI CELEBRIAMO I 700 ANNI
ITINERARIO SPORT
UNO DEI CHIOSTRI INTERNI DEL CONSERVATORIO DI S. NICCOLÒ
L’elezione di Giovanni XXII, decisamente guelfo, nel 1316, lo vide allontanarsi dalla politica e impegnarsi più profondamente negli studi e nella gestione della Curia, mentre sempre più il suo mecenatismo segnava i luoghi da lui amati e quelli affidatigli; Perugia, Pistoia, Prato, Viterbo, ma anche la stessa Avignone dove venne sepolto in un convento che aveva fatto restaurare, furono grazie a lui arricchite di monumenti e chiese. E se questo non fosse abbastanza, non si può passare sotto silenzio il fatto che segretario del Cardinale Ostiense, questo il titolo col quale era conosciuto vista l’importanza della Diocesi così prossima a Roma, fu ser Petracco un notaio e guelfo bianco esiliato da Firenze e celebrato come padre di Francesco Petrarca. L’autore del Canzoniere, nella prima epistola del XVI libro delle sue delle Seniles scrive che Niccolò da Prato ebbe splendore di nome non tanto dal grado e dalle ricchezze, quanto dalla prudenza, quanto dalla prudenza e dalle lettere. E se Petrarca lo racconta come un uomo di potere, con cui suo padre ha lavorato in un periodo tragico
della sua vita, è da Dante (di cui ugualmente ricorre quest’anno il centenario della morte) che si comprende bene il peso politico di Niccolò da Prato, al quale egli scrive proprio quando questi era stato inviato dal papa a Firenze per portarvi pace e concordia politica. La prima delle epistole di Dante è firmata dal conte Alessandro Guidi da Romena, che guida i dodici consiglieri - tra cui l’Alighieri - che stanno cercando di rientrare in una Firenze ormai guelfa e nera; è una lettera di gratitudine e di fiducia nei confronti del cardinale d’Ostia, riconosciuto come il personaggio cui rivolgersi supplicando (purtroppo invano) la pietà vostra clementissima con voce filiale e con infinito affetto di voler irrigare del sopore di tranquillità e pace quella Firenze così a lungo agitata e di tener raccomandati come pio padre noi che sempre siamo alla difesa del suo popolo e le cose che son nel nostro diritto; noi che, come non desistemmo mai dall’amore della patria, così non intendiamo mai uscire dai confini dei vostri ordini, ma ubbidire sempre tanto debitamente quanto devotamente a qualsiasi vostro comando.
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ALCUNI SC AT TI DEGLI INTERNI DEL CONSERVATORIO. NICCOLÒ DA PR ATO FU UN GR ANDE AMANTE E CULTORE DELL’ARTE
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R AY CHARLES IN CONCERTO IL 13 OT TOBRE 1969
SCOPERTE T E AT R O
IL TESORO NASCOSTO DEL MET
LE REGISTRAZIONI CLANDESTINE DI ELLA FITZGERALD E D U K E E L L I N GT O N R I T R O VAT E N E G L I A R C H I V I D E L M E TA S TA S I O D I T E R E S A FAV I P H O T O C O U RT E S Y F O N D A Z I O N E T E AT R O M E TA S TA S I O
Pochi sanno che il jazz ha vissuto in Toscana alcuni tra momenti i più importanti della sua storia in Italia. Già negli anni Venti in alcuni locali di Firenze e delle mete di villeggiatura che come Livorno, Viareggio e Montecatini, cominciavano ad arrivare i primi musicisti americani in tournée, stimolando la nascita delle prime grandi orchestre jazz italiane come la Ferruzzi di Firenze. Nel Dopoguerra Livorno apre il suo Jazzclub, soltanto Roma e Milano ne avevano uno all’epoca. E poi c’è la storia di Chet Backer a Lucca… La riassumo in poche battute, perché è davvero incredibile. Nell’estate del 1960 Chet Baker – già famoso e considerato il miglior trombettista al mondo - viene arrestato per droga nella toilette di un’area di servizio, sulla strada per la Bussola di Focette, e condannato a sedici mesi di reclusione nel carcere di San Giorgio a Lucca, in pieno centro, a ridosso delle Mura. Una sentenza che fa scalpore. Prima di finire dietro le sbarre, Chet chiede di poter continuare a suonare la sua tromba in prigione. “Cinque minuti due volte al giorno”, è la risposta del giudice. C’è ancora chi si ricorda di quel suono meraviglioso provenire dalla cella perché ogni giorno, quando suonava, sulla
passeggiata delle Mura si radunava un crocchio di giovani ad ascoltarlo. La liaison tra il grande trombettista dalla vita turbolenta e la Toscana era nata qualche anno prima, nel ’56 a Firenze, poi slittata verso Lucca e la Versilia per l’amicizia con il batterista del Quartetto Lucca, di cui entra a farne parte per qualche anno, e Sergio Bernardini della Bussola dove si è esibito molte volte. A Lucca Chet era ospite fisso all’Hotel Universo, camera n. 15 dove, suonava la tromba seduto sul davanzale della finestra. E Prato, direte voi, che c’entra in tutto questo? C’entra, eccome, perché tra il ’64 - quando il teatro Metastasio riaprì dopo un lungo periodo di restauri – e la metà degli anni Settanta, la nostra città è stata lo scenario di una lunga serie di concerti jazz che hanno segnato la storia. In quel decennio d’oro scaldato dal battere notte e giorno dei telai, affumicato dai vapori delle ciminiere delle fabbriche ma infiammato dalle serate in ghingheri ai Misoduli, sul palcoscenico del Metastasio salivano nomi da far tremare le vene ai polsi anche a chi di musica non ne capiva niente: da Ella Fitzgerald a Duke Ellington, Ray Charles, Dizzy Gillespie, Charlie Mingus, Oscar Peterson, Dave Brubeck, Sarah Vaughan,
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1. DUKE ELLINGTON, 24 FEBBR AIO 1967 2, 3. DAVE BRUBECK TRIO CON GERRY MULLIGAN, 22 OT TOBRE 1968 4. R AY CHARLES CON L A SUA ORCHESTR A NEL ‘69
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ELL A FITZGER ALD CON IL TOMMY FL ANAGAN TRIO, 5 GIUGNO 1969
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SCOPERTE T E AT R O
L A BIGLIET TERIA DEL METASTASIO PRESA D’ASSALTO DAI GIOVANI PER IL CONCERTO DI DAVE BRUBECK NEL ‘68
Count Basie, Thelonius Monk, Ornette Coleman, Mc Coy Tyner e poi i recital di Josephine Baker, Miriam Makeba, Amalia Rodrigues, i concerti di Mikīs Theodōrakīs e di Giorgio Gaber. Un battaglione di jazzomani pratesi è nato e cresciuto tra il sapore, le suggestioni e i ricordi di questa stagione eccezionale, resa possibile da una città lanciata in corsa sull’economia in ascesa, e dai tempi in cui un direttore come quello di allora Montalvo Casini poteva confrontarsi con la propria passione per il jazz, facendo vibrare il palcoscenico di un teatro di provincia le migliori star del mondo. Ora, tutto questo ben di dio, dopo cinquant’anni di oblio, sta per tornare alla luce grazie al ritrovamento, negli scantinati del Metastasio, di una scatola di cartone impolverata nell’angolo di uno scaffale che conteneva ben 130 bobine! E’ il frutto di un progetto di mappatura degli archivi degli enti culturali che è stato promosso sei anni fa dalla Regione Toscana e ha portato a questi ritrovamenti inattesi nel primo teatro della nostra città. La Fondazione Teatro Me-
tastasio ha investito risorse proprie per approfondire e completare l’opera di recupero dell’archivio e – come afferma l’attuale presidente del Met, Massimo Bressan, altro grande appassionato di jazz – si sta provvedendo alla sua digitalizzazione. Gran parte delle bobine sono state già convertite in un laboratorio della Scuola Normale Superiore di Pisa. La qualità era buona e non sono stati necessari particolari interventi per tornare al sound originale. Ma oltre alle preziose registrazioni, i tavoli degli uffici del Teatro Magnolfi dove si lavora alla catalogazione sono sommersi da centinaia di foto, per lo più scattate dai fotografi pratesi che venivano ingaggiati per le serate come Ranfagni e 1.500 tra manifesti e locandine storiche, scambi epistolari per corteggiare i musicisti e contratti, alcuni firmati addirittura su tovagliette e cartoni di hotel Parigi. Insomma, presto potremo tutti ascoltare quei suoni e vedere le immagini di quegli avvenimenti musicali storici, insieme ad altre sorprese del tesoro nascosto del Metastasio.
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COVER STORY T E AT R O
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L A R ASSEGNA STAMPA DELL’EPOC A CONSERVATA NELL’ARCHIVIO DEL TEATRO METASTASIO
IN ALTO: ANDREA ABATI, LUOGHI DEL SOGNO. IN BASSO: ANDREA ABATI, C ARTOLINE DA PR ATO
ANNIVERSARIO ARTE
DRYPHOTO. ARTE E CITTÀ IN PRIMO PIANO S T O R I A , P R E S E N T E E F U T U R O D I U N A R E A LT À LUNGA PIÙ DI QUARANT’ANNI DI SABRINA BOZZONI
Prato, 1977. In una città in pieno fermento culturale e artistico, da un’idea di Andrea Abati, artista che opera a Prato dagli inizi degli anni settanta, nasce uno spazio no profit che opera nel settore delle arti visive con una particolare attenzione al mezzo fotografico e video, che organizza conferenze, spettacoli, cineforum, workshop e mostre: è Dryphoto arte contemporanea. Diretto da Vittoria Ciolini, nel 1981 Dryphoto apre la sua prima sede in centro storico con una grande icona della fotografia italiana e internazionale: Luigi Ghirri con l’esposizione Iconografie, Topografie. Giungiamo al 2002, quando la galleria inaugura il suo primo spazio nel quartiere multiculturale per eccellenza, il Macrolotto Zero. Nascono così progetti che hanno un’attenzione particolare all’arte pubblica relazionale in alcuni casi creati appositamente per il quartiere: quello più famoso in questo senso è Piazza dell’Immaginario: la trasformazione di un parcheggio in uno spazio a disposizione di tutti, la costruzione condivisa di una piazza là dove di
piazze non ce n’è neanche l’ombra. Nel 2011 Dryphoto arte contemporanea si trasferisce nell’attuale sede di via delle Segherie. L’ultimo progetto in tempi di pandemia è Urban Story e racconta la storia di Dryphoto e mostra come negli anni è riuscita a mantenere l’interesse per il territorio che abita. Una raccolta di immagini e di documenti delle iniziative organizzate dal 1977 ad oggi, insieme a testimonianze audio e video delle persone che, in modi diversi, hanno contribuito alla formazione di un progetto e di uno spazio. Nel corso di questi quarant’anni anni infatti l’attività della galleria documenta, in special modo attraverso il lavoro di Andrea Abati, i vari passaggi, dalla città fabbrica, alla demolizione dei vecchi opifici, alla trasformazione socio-politica del territorio con l’arrivo dei nuovi cittadini e l’ingresso massiccio della comunità cinese, fino alla creazione di progetti site-specific che tendono conto anche delle istanze di gruppi di cittadini. Uno specchio sul contemporaneo raro e prezioso.
UNO SPECCHIO SUL CONTEMPORANEO RARO E PREZIOSO. E’ DRYPHOTO
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ALCUNI DEI NUOVI SPAZI DI MDC PR ATO NELLO STORICO COMPLESSO DI SANTA C ATERINA
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CINEMA PRODUZIONI
CINEMA FA RIMA CON TOSCANA
M A N I FAT T U R E D I G I TA L I C I N E M A , I N U O V I S PA Z I I N S A N TA C AT E R I N A E I P R O G E T T I I N C A N T I E R E P E R P R AT O E L A T O S C A N A DI VIRGINIA MAMMOLI
“Ricorderemo il mondo attraverso il cinema.” Lo diceva Bernardo Bertolucci, leggenda del cinema italiano di cui quest’anno ricorrono 80 anni dalla nascita, regista di capolavori come L’ultimo imperatore e Novecento. Esagerava? Forse sì, ma certo non poi di tanto. Per questo, nonostante il periodo così complesso, l’impegno di Manifatture Digitali Cinema - progetto dell’Apq Sensi Contemporanei Toscana per il Cinema, attuato grazie al lavoro di Fondazione Sistema Toscana, Toscana Film Commission - non è né diminuito né tanto meno si è fermato. Molte le importanti produzioni a cui ha collaborato sia nel 2020 che in questa prima parte del 2021, realizzando ad esempio alcuni costumi della serie evento Leonardo, con Aidan Turner, Freddie Highmore e Matilda De Angelis, oppure ospitando alcune riprese di Gabriel’s Rapture, la trilogia internazionale diretta da Tosca Musk, cui hanno preso parte molti attori toscani e pratesi, come Francesco Ciampi, anima di Manifatture Digitali Cinema Prato, che nella miniserie appare nei panni di un sarto. Ma non solo, dopo l’apertura della sede a Pisa, avvenuta nel 2018, appena un anno dopo l’inaugurazione della ‘sede madre’ a Prato, e in attesa delle nuove aperture a Pistoia e Siena, Manifatture Digitali Cinema ha ampliato i propri spazi pratesi, inaugurati lo scorso febbraio nell’antica struttura di Santa Caterina. Il complesso di MDC Prato raggiunge così i 1800 metri quadrati di spazi attrezzati e i 950 metri quadrati di aree esterne disponibili. Una crescita che trova corrispondenza anche nell’implementazione delle attività, integrate già nel 2018 con l’apertura delle aule
per la formazione e il laboratorio di sartoria, nel 2019 con l’allestimento dello spazio dedicato all’animazione, e oggi, con l’apertura di una sala polifunzionale dedicata alla didattica per il cinema, un secondo laboratorio di sartoria tecnologicamente avanzato, una galleria espositiva e un’ampia corte esterna. Servizi che in futuro si avvarranno anche di un nuovo Teatro di posa in Virtual Reality e Real Time, un Campus e una Render Farm, la cui apertura, prevista all’interno dell’Ex Area Banci, è stata anticipata durante l’inaugurazione degli ambienti in Santa Caterina. Un nuovo tassello della trasformazione di Prato - città già vocata allo sviluppo digitale, scelta non a caso come una delle cinque città per la sperimentazione del 5G - in polo nevralgico di sistemi formativi e audiovisivi avanzati. Questo, secondo il principio di valorizzazione delle proprie vocazioni con cui sono state concepite tutte le sedi: Pisa, impegnata non solo nella ricerca nel campo delle tecnologie digitali ma anche in quello della ricerca scientifica; Pistoia, con un programma indirizzato in particolare verso progetti legati al riuso e alla produzione di scenografie, comprese quelle naturali per le quali sfruttare l’enorme risorsa delle aziende florovivaistiche locali, e Siena, volta specialmente, grazie alla presenza di un’eccellenza come l’Accademia Chigiana, a progetti legati alla filiera della musica e del suono. Creando così una rete regionale all’altezza delle più importanti produzioni internazionali. E confermando Prato e la Toscana come luoghi d’elezione per il mondo cinema e dell’audiovisivo.
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ALCUNI MOMENTI DELLA MILLE MIGLIA, STORICA COMPETIZIONE DI AUTO D’EPOCA, CHE IL 18 GIUGNO PER LA PRIMA VOLTA PASSERÀ DA PRATO
AUTO COMPETIZIONI
SULLA STRADA DEL MITO L A M I L L E M I G L I A FA TA P PA A P R AT O . STORIE E LEGGENDE DELLA “CORSA PIÙ BELLA DEL MONDO” D I M AT T E O G R A Z Z I N I P H O T O R E N È C O U RT E S Y 1 0 0 0 M I G L I A
Il design dei secoli scorsi a lambire l’arte contemporanea, la tecnologia delicata e preziosa di una volta attraverso i luoghi dell’industria moderna. La Mille Miglia a Prato sarà un contrasto tra epoche, un raffronto tra stili, idee e studi che si mischieranno nel volgere, sia pure breve, di un passaggio sulle strade cittadine e della prima periferia. Il 18 giugno “la corsa più bella del mondo”, come la definì con una frase rimasta scolpita in modo indelebile nel cuore degli appassionati di motori il Drake Enzo Ferrari, passerà da Prato durante la tappa RomaBologna: un lungo trasferimento dal Centro al Nord nel penultimo giorno della rievocazione storica, il “museo viaggiante”, come viene chiamata la Mille Miglia dal giorno del suo ritorno sulle strada italiane nel 1982. Prato, terra di motori, con appassionati legati tanto alla Formula Uno quanto al rally o al collezionismo di auto storiche, ritrova la Mille Miglia a distanza di due anni dall’ultima volta e di sette dalla penultima: ma se in questi due casi si trattò solo di un passaggio
quasi obbligato e limitato a pochissimi chilometri stavolta la carovana delle 375 auto in gara e delle 500 macchine al seguito attraverserà un’ampia fetta di territorio. Le auto sfileranno nelle strade del Macrolotto, impadronendosi dell’asfalto di solito battuto da camion e furgoni, arriveranno davanti al Museo di Arte contemporanea Luigi Pecci, dove le forme avveniristiche di oggi incontreranno linee che, nei secoli scorsi, facevano pensare più al futuro che al presente. Poi si caleranno in un contesto più abituale per auto e piloti entrando in centro da piazza San Marco e trovando il lastricato di piazza delle Carceri e il ciottolato di piazza del Comune. Dopo il saluto delle autorità la ripartenza, praticamente a passo d’uomo, verso San Domenico e porta Pistoiese ed infine il saluto alla città costeggiando il Bisenzio. Un pomeriggio che si prospetta lungo ed affascinante, un corteo colorato che porterà in città il meglio della produzione automobilistica della prima metà del XX secolo ma non solo: per qualche ora Prato rivivrà le gesta di campio-
LE AUTOMOBILIGIOIELLO DEL XX SECOLO PERCORRERANNO ANCHE LE VIE DEL CENTRO STORICO
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UNA ELEGANTE SFIL ATA A VELOCITÀ DI CROCIER A TR A ALMENO SET TE REGIONI ITALIANE, CON L A TOSC ANA GR ANDE PROTAGONISTA CON LE SUE CIT TÀ STORICHE. I PROPRIETARI DELLE AUTO, TR A I QUALI ALCUNI VIP, CI MET TONO GIOIELLI FIRMATI MERCEDES, MASER ATI, FERR ARI, ALFA ROMERO, JAGUAR, ASTON MARTIN
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AUTO COMPETIZIONI
L A SOSTA A PR ATO SERVIR À AGLI EQUIPAGGI PER SC AMBIARSI PARERI ED EMOZIONI SULL’ULTIMO TR ATTO PERCORSO
ni come Nuvolari, Varzi, Castellotti, Ascari, Fangio, Villoresi, Taruffi, che affrontavano le strade di campagna o di città come fossero circuiti di Formula Uno. Il drammatico incidente del 1957 a Guidizzolo, in provincia di Mantova, pose fine alla Mille Miglia intesa come gara contro il tempo e per un quarto di secolo la Brescia-RomaBrescia è vissuta solo nei ricordi degli appassionati finché, nel 1982, è risorta come un fenice riconquistando strade e viali di mezza Italia e diventando una elegante sfilata a velocità di crociera tra almeno sette regioni, con la Toscana solitamente grande protagonista con le sue città storiche, da Firenze a Siena, da Arezzo ai borghi della Val d’Orcia. Il territorio ci mette atmosfera e scenografia, i proprietari delle auto, tra i quali alcuni VIP, ci mettono gioielli firmati Mercedes, Maserati, Ferrari, Alfa Romero, Jaguar, Aston Martin. Anche la sosta a Prato, così come quella nelle altre città, servirà agli equipaggi per scambiarsi pareri ed emozioni sull’ultimo tratto percorso, magari con i volti arrossati dal caldo o anneriti dalla polvere o dagli scarichi dei motori, che non conoscono calendari e trattano i piloti come se fossero nel 1930.
Più fortunato chi ha un’auto coperta, più comoda ma anche più “moderna” rispetto alle altre. La sosta è un momento socializzante in cui i piloti, meccanici, assistenti e commissari di corsa, sponsor al seguito s’incontrano con la gente che scatta foto ricordo, anche se le disposizioni anti Covid renderanno tutto più difficile. Prato farà quindi per la prima volta da sfondo coreografico alla Mille Miglia: una cornice insolita che aggiungerà un nuovo tassello alla storia della corsa. E se i toscani sono stati nel secolo scorso vincitori della gara come Clemente Biondetti e Pasquino Ermini adesso sono possessori di auto storiche o appassionati collezionisti, come quelli che che a Prato si ritrovano in club come il Ruote Classiche, organizzatore negli anni pre Covid raduni, mostre e incontri con esperti. Prato lega il suo nome anche ad un capitolo curioso della storia dell’automobilismo da corsa italiano: nel 1927 si tenne all’Ippodromo del Soccorso la gara di velocità tra la Bugatti di Emilio Materassi e l’aereo di Vasco Magrini: vinse Materassi, che l’anno dopo sarebbe morto in un incidente al Gran Premio di Monza.
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TENUTA DI C APEZZ ANA , BACCHERETO
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ITINERARI FOOD&WINE
ENOTURISMO A CARMIGNANO
I D E E P E R S VA G A R S I I N C O L L I N A T R A F I L A R I D I V I T I , B U O N C I B O E V I N I E C C E L L E N T I A D U E PA S S I D A L L A C I T TÀ DI MARZIA MORGANTI TEMPESTINI
Da Prato, bastano solo pochi chilometri per raggiungere l’area del Carmignano DOCG. Questo territorio collinare, ben ventilato a primavera e d’estate, è la culla di uno dei vini più antichi d’Italia. Il suo primo riconoscimento ufficiale risale al 1716 con l’editto del Granduca Cosimo III de’ Medici, ma le origini risalgono agli Etruschi. Basti pensare al ritrovamento di alcuni vasi da vino nelle tombe etrusche del Monte Albano, tra il Tumulo di Montefortini e l’area archeologica di Pietramarina. La presenza di questi insediamenti e, successivamente, la costruzione di ville signorili come buen retiro dalla vita cittadina, fanno pensare che in tempi non sospetti questo angolo di Toscana fosse già un luogo ideale per trascorrervi del tempo all’insegna del relax, di buon cibo e ottimo vino. Un primo, emblematico esempio di enoturismo ante litteram. A intuirlo per prima fu proprio la famiglia dei Medici, che nell’arco dei pochi chilometri fece costruire come residenze di campagna due tra le più
belle ville del Rinascimento, entrambe Patrimonio Unesco: Villa La Ferdinanda ad Artimino e Villa Ambra a Poggio a Caiano. L’impronta medicea sulla nascita e sullo sviluppo del Carmignano, considerato il progenitore degli odierni Super Tuscan anche grazie ai vitigni internazionali come Merlot e Cabernet, introdotti dalla Francia dagli stessi Medici, è tuttora forte e presente. Anche perché, molte delle cantine storiche dove oggi si produce questo vino hanno uno stretto legame con la famiglia dei Signori di Firenze. A partire dalla Tenuta di Artimino, un angolo di paradiso per un’esperienza indimenticabile a 360 gradi, in cui si fondono cultura, arte, bellezza paesaggistica, storia, buona cucina e vini di eccellenza. La ricetta per la ripartenza qui è giocare sul fattore plein air: suggestivi “chinic” a base di eccellenze del territorio e ricette della tradizione, da degustare insieme ai propri vini, in autonomia o raccontati da un sommelier, con vista
ENOTURISMO ALLE PORTE DI PRATO TRA CANTINE STORICHE, SCORCI MAGICI, BUON CIBO E GRANDI VINI
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ITINERARI FOOD&WINE
VILL A L A FERDINANDA , ARTIMINO
mozzafiato sui vigneti e sugli oliveti della proprietà. E su bike tour nei vigneti con soste in cantina per godersi visite guidate ed esclusive degustazioni. Non molto lontano, alle Tenute Cantagallo e Le Farnete di Pierazzuoli, si progettano fine settimana enogastronomici con cena in cui è “il vino a fare il piatto”, passeggiate con gli asinelli, visite al frantoio ed in cantina con degustazione, nonché corsi di cucina volti a valorizzare il concetto del Km0, riproposto anche nei menù dell’osteria e nei cestini da pic nic che possono essere consumati anche lungo i percorsi di trekking segnati, con i quali si possono raggiungere chiese romaniche e ritrovamenti etruschi o esplorare il bosco del Barco, spingendosi fino alla sommità del Montalbano da cui si gode una ineguagliabile vista sul tramonto. Non hanno niente da invidiare a tali scenari ad alto tasso di suggestione le cantine che si incontrano scendendo in direzione Prato verso Carmignano. Percorrendo la Via Vergheretana si giunge alla Fattoria di Bacchereto, anch’essa con tracce medicee nella propria storia. Edificata per loro
volere nel XV secolo, la tenuta dal 1925 è di proprietà della famiglia Bencini Tesi che ivi avvia negli anni ’60 una produzione di olio e vino, anche se l’accoglienza già negli anni ’70 diviene un must con lezioni sulle ceramiche tipiche del territorio e di cucina con Leo Codacci, narratore della storia delle pietanze prima ancora che delle ricette. Probabilmente il primo, embrionale, progetto di agriturismo diffuso tra le case coloniche abbandonate del circondario: la vecchia limonaia, la casa del guardiano e del sottofattore sono oggi il fulcro dell’ospitalità. Passata in mano alla nuova generazione Rossella, nel 2002 alla Fattoria di Bacchereto si inizia a praticare la biodinamica ed oggi l’esperienza si fa degustando ma prima ancora in vigna, partecipando alla vendemmia o alla raccolta delle olive. “Vorremmo far conoscere a più persone possibili il nostro metodo di lavoro – spiega Rossella Bencini Tesi - affinché i consumatori possano approcciarsi ai nostri prodotti, al biologico e al biodinamico in modo più convinto”. Non distante, si trova la Fabrizio Pratesi Winery del Presidente del Consorzio dei
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ROWENA DUMLAO THIERRY GOLARD IN ALTO A SINISTR A: TENUTA DI BAGNOLO. IN ALTO A DESTR A: CANTINA DI PR ATESI WINERY. IN BASSO: TENUTA DI BACCHERETO
VIGNETI DI C ARMIGNANO (PH. PASQUALE PAR ADISO)
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C ANTINA DELL A TENUTA DI C APEZZ ANA
ITINERARI FOOD&WINE
TENUTA DI ARTIMINO (PH. ALESSANDRO MOGGI)
Vini di Carmignano - quinta generazione della famiglia Pratesi impegnata nella produzione del vino - che ha ereditato dal nonno contadino il Podere Lo Locco acquistato nel 1875 e che oggi arriva a produrre annualmente circa 70mila bottiglie. “Nel Consorzio siamo 11 produttori – sottolinea Pratesi – con una produzione di un milione di bottiglie l’anno e per noi l’enoturismo è una risorsa fondamentale. La vicinanza con Firenze e la tradizione vinicola secolare di questo territorio sono elementi da sfruttare per raccontarsi. Nella mia azienda si fanno cene a tema e degustazioni – aggiunge Pratesi – perché è solo assaggiando che si lasciano emozioni importanti nella mente del turista e lo si fidelizza”. Sostenere politiche di sviluppo dell’enoturismo è fondamentale anche per Beatrice Contini Bonacossi della Fattoria di Capezzana (che vanta una delle più antiche e suggestive cantine della Toscana), altro baluardo mediceo che si narra fosse stato dato in dote a Isabella, figlia di Cosimo I in occasione del suo matrimonio con Paolo Giordano Orsini. Qui si produce
olio, vino ed un pluripremiato vinsanto e si stanno già organizzando degustazioni in prospettiva di una ripartenza del turismo. “Lo facciamo da 35 anni – spiega Beatrice – crediamo molto in questo messaggio tanto che nel tempo abbiamo aperto il wine bar La Vinsantaia e abbiamo da poco completato la nostra offerta con la ristrutturazione di alcune case divenute B&B La Fattoria”. Fuori dal circuito del Carmignano, ma ugualmente intrisa di storia e tradizione vitivinicola è la Tenuta di Bagnolo dei Marchesi Pancrazi, che val bene una deviazione di qualche chilometro in direzione nord-ovest. In questa residenza nobiliare che insiste sul territorio di Montemurlo, “Da noi - afferma Giuseppe Pancrazi - l’accoglienza si traduce in degustazioni delle principali etichette, quattro rossi ed un rosé fermentato in barrique che rappresentano la massima espressione sul territorio del Pinot Nero”, vitigno che ha dato e continua a dare, grazie a continue sperimentazioni, lustro e notorietà al progetto enologico dei Marchesi Pancrazi.
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GLI SCENDILET TO DELL A PASTICCERIA NUOVO MONDO
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ITINERARI FOOD
IL MATTINO HA L’ORO IN BOCCA L E M I G L I O R I C O L A Z I O N I A P R AT O : DOVE ANDARE E LE SPECIALITÀ DA ORDINARE D I T E R E S A FAV I E S O F I A D O N I
Togliete tutto a un pratese, ma non toccategli la colazione al bar. È il suo rito zen prima d’andare in battaglia. Dev’essere fatta come dio comanda. Una faccenda così solenne da generare due tra i migliori pasticceri al mondo, Paolo Sacchetti e Luca Mannori, venerati in città come due santi. È per questo che, al di là delle classifiche, abbiamo la nomea dei migliori cappuccini d’Italia. Ci sono bar e pasticcerie ogni 10 metri. Dove entri, caschi sempre bene. Ad ogni modo, ecco una mini-guida dei migliori bar e pasticcerie del centro e quartieri limitrofi, con i suggerimenti su cosa ordinare: dal caffè ai salati, passando per le paste dolci e i centrifugati. Parola d’ordine: esplorate! IN CENTRO Nuovo Mondo. Nel regno del re Paolo Sacchetti, appena dietro il Duomo, chiedete il cremino caldo o lo Scendiletto, una pasta dolce a base di sfoglia, crema pasticcera e sfoglia caramellata: è la prima cosa che Paolo fa la mattina, per questo viene chiamato così. I più golosi possono osare anche il suo cavallo di battaglia: le Pesche di Prato, due sfere di pasta brioches imbevute di alchermes, saldate con la sua famosa crema pasticcera. Via Giuseppe Garibaldi, 23 – ph 0574 27765. I Frari delle Logge. Il Cremino di cioccolato, una torta morbida monoporzione, del bravo e premiato giovane pasticcere Luca Borgioli, vi farà levitare dal suolo. In buona stagione, si può fare colazione seduti ai tavolini in piazza. Piazza del Comune, 16 - ph. 0574 35490. Bar Formica. Il miglior caffè di Prato a detta di
molti, da accompagnare con uno dei tanti pezzi salati di produzione. Via Giuseppe Mazzoni, 9 ph. 0574 24608. Bar Luciano. Altra istituzione per il caffè. Via Cairoli, 2 - ph. 0574 21138. Caffè Buonamici. Il caffè regna sovrano anche in questo locale che serve una miscela pregiatissima, ma senza gravare sul prezzo. Ottimi il cappuccino e il macchiato. In più, c’è la linea di caffè speciali: mocaccino, nocciolito, pistacchiello e nutellito. Le paste non sono della casa, ma reggono il passo col caffè. Via Bettino Ricasoli, 3/5 - ph. 0574 30170. Caffè Zero. Qui trovate una colazione diversa: pane, burro e una vastissima scelta di marmellate biologiche (arance, fichi, albicocca sono le più golose). Si può scegliere il tipo di pane preferito tra bianco, integrale, fette biscottate, baguette. Sono anche molto bravi con le spremute e i centrifugati. Via Giuseppe Garibaldi, 65 - ph. 331 4081808. Chicco d’Oro. Ordinate a colpo sicuro il budino di riso, oppure il budino ricotta e cioccolato, budino crema e mela, tutti da accompagnare con un buon cappuccino alla soia. Piazza San Marco, 35 - ph. 0574 28278. Pasticceria Mannori. Dal grande maestro cioccolatiere Luca Mannori non si può non fare colazione almeno una volta con una monoporzione del suo dolce più famoso il Setteveli: base di pralinato ai cereali contrastata dalla morbidezza di un pan di Spagna al cacao. Regalatevi una colazione così per il compleanno. Per tutti i giorni basta pescare dal banco e sarete soddisfatti. Via Alessandro Lazzerini, 2 - ph. 0574 21628.
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1. BANCONE DEL VICTORY FAFÈ 2. INTERNO DEL C AFFÈ ZERO 3. INTERNO DELL A TAZZ A D’ORO 4. IL BANCO DELL A PASTICCERIA FACCENDI
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ITINERARI FOOD
L’INTERNO DELL A PASTICCERIA L A GIOCONDA
FUORI DAL CENTRO Bar Leo. Indirizzo icona, famoso per le sfogliatine dolci e i semolini (crostatine di frolla, con crema di semolino e ganache morbida al cioccolato), le schiacciatine calde con cotto e fontina, le pizzette. Servono anche un cappuccino fatto come si deve. Via del Palco, 119 - ph. 0574 28033. La Gioconda/Machiavelli. Due grandi barpasticcerie a poca distanza l’una dall’altra, famose per le brioches, le sfoglie alla crema, il semolino al cioccolato, lo scendiletto, e i biscotti secchi. Da bere: marocchino e macchiato. Via Raffaello Lambruschini, 31 - ph. 0574 440300 e via Niccolò Machiavelli, 35 - ph. 0574 26651. Caffè Zarini. Un altro regno della colazione per la sfoglia alla crema, il cornetto ai 6 cereali, la sfogliatina mela e cannella. Cappuccino e caffè impagabili, a cui si aggiunge un plus, la Sabrina: se esistesse il premio miglior barista, uno dovrebbe andare per forza a lei. Via Adriano Zarini, 306 - ph. 0574 575263. La Tazza d’Oro. Nel bar che ha fatto la storia della colazione a Prato, si va per il cremino (impasto con lievito madre e crema pasticcera) e un leggendario budino di riso. Ma non perdetevi i salati, soprattutto le focacce far-
cite. Da bere: cappuccino e Capolavoro (caffè macchiato con spolverata di cacao in polvere) strepitosi. Viale della Repubblica, 290 - ph. 0574 593771. Pasticceria Guastini. La pasta ammiraglia è il cremino con crema e nutella e, l’ultima invenzione Ripartiamo Prato: una brioche tutta di cioccolato, dalla sfoglia alla glassa, creata dopo il primo lockdown. Da bere: il Trio (caffè freddo con crema di caffè e latte montato a freddo). E qui incontriamo un’altra grande barista, Simona. Viale Borgo Valsugana, 194 - ph. 0574 510950. Papillon. Siamo alla Querce, ma vale la pena fare qualche chilometro per questo bengodi della colazione coi tavolini anche all’esterno. Difficile consigliarvi cosa scegliere, perché qui tutto - dal dolce al salato - sfiora l’eccellenza. Ma il top assoluto è il pan di ramerino (panino dolce con uvetta e rosmarino). Via Etrusca, 83 - ph 0574 550329. Il Faccendi. Famoso per le crostatine (mora, albicocca, fondente e gianduia) e le pizzette di sfoglia. Iconico il Caffè Glacier (macchiato alto con giaduia/ cioccolato al pistacchio/ fondente e panna montata). Via dei Ciliani, 94 - ph. 0574 465859. Impero 2. Da provare lo scendiletto con cre-
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ITINERARI FOOD
MACCHIATO CON TOPPING AL C AC AO AMARO
ma e amarena, babà e cannoli siciliani. Altri amati: lo Sporcamuso (bombolone di sfoglia con chantilly) e il cornetto Napoli (crema pasticcera, amarena e zucchero in granella). Dimensioni delle paste generose. Via Fabio Filzi, 148 - ph. 0574 611305. Pasticceria Peruzzi. Ordini d’obbligo al banco: la sfogliatella alla crema, il cornetto con la glassa e lo storico budino di riso, per il quale si usa la stessa ricetta da oltre sessant’anni. Via Pistoiese, 301 - ph. 0574 22240. Tintori. In questo bar d’antan, si va per la Veneziana (bombolone al forno con la crema) e i cornetti integrali. Sul versante salato, optate per i tranci di schiacciate ripiene. E ordinate il ginseng amaro. Via E. Gherardi, 1 - ph 0574 463248. Bar Maurizio. Hanno 45 tipi di brioches! Nell’indecisione, provate il loro famoso Pappataccio (pasta brioches avvolta con crema chantilly cotta e uvetta) e andate sul cappuccino con topping al cioccolato. Via San Martino per Galceti, 36 - ph. 0574 464997. Pasticceria Vella. Il banco sfoggia 35 tipi di brioches, anche “special” con farina di camut, curcuma e zenzero. Pane, burro e marmellata, con pane della casa, burro scelto e marmellate naturali di un’agricola toscana. Altra spe-
cialità, la Colazione greca: ciotola di yogurt e 5 vasetti con diversi prodotti trafrutta secca, frutta fresca, cioccolata, cereali. Via Alfani, 5 ph. 0574 1821608. Pasticceria Nanni. Storico bar-pasticceria di Galciana, famoso per cremini e cornetti. Da bere, provate l’Arlecchino (latte caldo o freddo colorato con vari gusti). Fanno il Box Breakfast servizio delivery di colazione a casa o per una sorpresa a qualcuno. Il packaging è delizioso. Via Giovanni Pieraccioli, 1 - ph. 0574 811653. Mariella. Pasticceria classica ma straordinaria. Provate la Persiana (due sfoglie con tanta crema dentro), il conetto Toscano (più grande degli altri e glassato) e il cornetto alla crema di pistacchio. Via Roma, 480 - ph. 0574 635722. Victory. Bel localone moderno nella zona industriale di Bagnolo con una vasta scelta di paste. Le più amate: treccia doppio impasto con frutti di bosco, saccottino di grano antico e marmellata di arancia amara, cornetto curcuma e chia. Viale Antonio Labriola, 243 - ph. 0574 650438. L’ordine non segue una classifica ma la distanza dei locali dal cuore della città
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IN ALTO: COSTATA CON MERINGA E FR AGOLE. IN BASSO: CORNETTO ALL A MARMELL ATA DI ALBICOCCHE E BISCOTTI DI FROLL A
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ABBIGLIAMENTO
Viale della Repubblica, 274, Prato - tel. 0574 581984
PRATO ESSENTIAL GUIDE I luoghi del gusto in città e dintorni APERITIVO APOTHEKE Via Verdi, 17 ph. +39 0574 25099 BAR MAGNOLFI Piazza San Francesco, 24 ph. +39 0574 25633 BIG EASY Piazza Mercatale, 177 ph. +39 0574 1824218 BARTAT Via Pugliesi, 24 ph. +39 0574 35613 CAFFE’ 21 Viale Piave, 5 ph. +39 0574 42064 CAVEAU Via Settesoldi, 36/38 ph. +39 0574 063153 CUL DE SAC Via Santa Trinita, 25 ph. +39 348 8950467 DA LUCIO Piazza del Comune DA TOMMI RIDAMMI UN BACINO Via Cesare Guasti, 11 ph. +39 0574 1594200 FIASCHEMBERG Via Settesoldi, 42 ph. +39 393 3827850 FITZ GIN BAR Via Cesare Guasti, 14 GRADISCA 1973 Via Settesoldi, 30 ph. +39 0574 1827470 I FRARI Via Garibaldi, 120 ph. +39 334 3442532 I FRARI DELLE LOGGE Piazza del Comune,16 ph. +39 0574 35490 LAB 59100 Via Settesoldi, 25 ph. +39 348 0588472 LA DOLCE VITA Via Traversa Pistoiese, 37 ph. +39 0574 814748 LA GIOCONDA Via Raffaello Lambruschini, 25 ph. +39 0574 603091 LA TAZZA D’ORO Viale della Repubblica, 290 ph. +39 0574 593771 LE BARRIQUE Via G. Mazzoni, 19 ph. +39 0574 30151 MAG56 Via Don Giuseppe Arcangeli, 58 ph. +39 389 1689731 METHE Piazza Mercatale, 134 ph. +39 0574 965659 OPIFICIO JM Piazza San Marco, 39 ph. +39 0574 870500 OZNE Via Pugliesi, 35 ph. +39 0574 076857 PINCHOS BAR Via Settesoldi, 11 ph. +39 329 3925185 PO’STO Via Borselli, 89 ph. +39 0574 965208 PRATO CITY Via Valentini, 7 ph. +39 0574.1821183
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LO SCOGLIO Via Giuseppe Verdi, 42 ph. +39 0574 22760 MADDALENA Piazza Sant’Agostino ph. +39 0574 31734 MANGIA Via Ferrucci, 175 ph. +39 0574 57291 MEGABONO Via Ser Lapo Mazzei, 20 ph. +39 347 8908892 MOKHA Piazza San Marco, 5 ph. +39 0574 400412 MOLO16 FISHBAR Via Settesoldi, 16 ph. +39 333 3254569 MYO BISTROT MYO RISTORANTE Viale della Repubblica, 277 ph. +39 0574 1597312 MYSEA Via Benvenuto Cellini, 9 ph. +39 375 6088656 OSTERIA SU SANTA TRINITA Via Neroni, 4 ph. +39 0574 605899 PACA Via Fra’ Bartolomeo, 13 ph. +39 0574 1820222 PEPE NERO Via Zarini, 289 ph. +39 0574 550353 RAGIONA Via del Melograno, 40 ph. +39 0574 1597416 SCHIACCINO Via Giuseppe Verdi, 28 ph. +39 0574 1826528 SHARK Piazza S. M. delle Carceri, 5 ph. +39 0574 20523 SOLDANO Via della Sirena, 10 ph. +39 0574.830913 Via Pomeria, 35 ph. +39 0574 34665 TONIO Piazza Mercatale, 161 ph. +39 0574 21266 TO WINE Viale della Repubblica, 23 ph. +39 0574 550462 TO WINE IN PIAZZETTA Via Cairoli, 15 ph. +39 0574 965874 TRATTORIE LA FONTANA Via di Canneto, 1 ph. +39 0574 27282 LAPO Piazza Mercatale, 141 ph. +39 0574 23745 OSTERIA CIBBÈ Piazza Mercatale, 49 ph. +39 0574 607509 OSTERIA LE CENTO BUCHE Via degli Abatoni, 7 ph. +39 0574 694312 PIZZERIE CAVALLINO ROSSO DA GIOVANNI Via Pistoiese, 26 ph. +39 0574 23143 FANCY KING Via Valentini, 21 ph. +39 0574 581343 IL BORGO ANTICO Via Gherardacci, 25/27 - Iolo ph. 0574 622707
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I CAVALIERI DI PIAZZA MERCATALE Piazza Mercatale ph. +39 0574 400830 LA TORTELLERIA Via Bologna, 196 ph. +39 0574 692641 IL RAGNO Via Valentini, 133 ph. +39 0574 596700 KING’S PUB Via Garibaldi, 148 ph. +39 0574 28641 NOMAD Via Carradori, 50 ph. +39 392 0575675 PASSAPAROLA Viale Galilei, 8 ph. +39 0574 468350 PIZLAND Via Gelsomino, 7 ph. +39 0574 35081 8 LANTERNE BLU Vicolo degli Arrigoni, 4 ph. +39 0574 33139 PIZZA E BOLLICINE Via Quirico Baldinucci, 3 ph. +39 0574 1825821 PIZZERIA MAGGIE Via Bologna, 326 ph. +39 0574 460493 VOGLIA ‘E TURNA! Via dei Lanaioli, 30 ph. +39 0574 754592 CUCINA ETNICA E BIO CIBINO Via Pomeria, 84 ph. +39 0574 23989 ELEMI Via Roma, 74 ph. +39 0574 055536 FUJIYAMA Via Valentini, 5 ph. +39 0574 623857 KALDI’S KAFFE Via Settesoldi, 31 ph. +39 339 535 5010 KOTO RAMEN Via Valentini, 102 ph. +39 0574 603162 LA COVA TAPAS BAR Via Santa Trinita, 3 LA FABBRICA ALIMENTARE Via Valentini, 102 ph. +39 0574 870315 L’ORTO DI NENÈ Via Santa Trinita, 47/A ph. +39 349 8478186 MOI OMAKASE Viale Piave, 14 ph. +39 0574 065595 NAGOYA Via Avignone, 34 ph. +39 0574 400183 NAGA THAI Via Santa Trinita, 53 ph. +39 0574 074031 ŌPAHA Piazza del Collegio, 3 ph. +39 0574 968838 POKÉ BY KOTO Via Valentini, 102 ph. +39 331 7542523 RAJA Piazza del Collegio, 8 ph. +39 0574 32032 RAVIOLI LIU Via Fabio Filzi, 39 ph. +39 0574 830973 RAVIOLI DI CRISTINA Via Cavallotti, 36 ph. +39 0574 1820920
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OROSCOPO MAGGIO - LUGLIO 2021
MESSAGGI DALLE STELLE
Consigli a trecentosessanta gradi seguendo il percorso degli astri ARIETE (21 marzo - 20 aprile)
BILANCIA (23 settembre - 22 ottobre)
Marte dal Cancro vi crea tensioni e contrasti fino a metà giugno: evitate fretta e precipitazione! Saturno rende realisti e concreti i nati 1-5 aprile. L’eclisse del 10 giugno può essere un punto di svolta.
I nati 15-22 ottobre ricevono i positivi influssi di Giove utili per lo spirito e le questioni pratiche, fino a metà maggio, anche se in questo mese il quadrato di Marte crea tensioni un po’ a tutti.
TORO (21 aprile - 20 maggio)
SCORPIONE (23 ottobre - 22 novembre)
Mercurio e Venere, che, a fine aprile, si congiungono ad Urano nel segno, portano cambi inattesi, che vi chiedono flessibilità. Da fine maggio si aprono scenari interessanti per i nati 21-22 aprile.
Urano, Saturno e Giove vi sono sempre contrari, per cui dovete continuare a muovervi con prudenza, soprattutto se siete nati tra l’1 e il 6 novembre. Nati di ottobre in ripresa da metà maggio in avanti.
GEMELLI (21 maggio - 21 giugno)
SAGITTARIO (23 novembre - 21 dicembre)
Mercurio, vostro pianeta guida, si ferma nel segno dal 4 maggio all’11 luglio: è un’occasione unica per idee, progetti, viaggi, scambi mentali e nuovi stimoli per appagare la vostra innata curiosità.
Periodo di alti e bassi. Le opposizioni di Mercurio e Venere vi confondono le idee e solo da metà giugno avrete una potente ripresa energetica. I nati 14-21 dicembre sono in forma smagliante fino al 13 maggio.
CANCRO (22 giugno - 22 luglio)
CAPRICORNO (22 dicembre - 20 gennaio)
Dal 23 aprile l’entrata di Marte nel segno può rendervi tesi, nervosi e impulsivi; il passaggio interessa prima e seconda decade in maggio e la terza in giugno. Muovetevi con molta prudenza!
Marte nel segno da fine aprile a metà giugno segnala un periodo di stress e di squilibri energetici, però con tanti nuovi progetti per i nati dal 30 dicembre al 4 gennaio: difficile pensare a riposare!
LEONE (23 luglio - 23 agosto)
ACQUARIO (21 gennaio - 19 febbraio)
I nati 1-5 agosto attraversano una fase di vita molto delicata, che richiede impegno e costanza per far fronte a cambi non sempre piacevoli. La terza decade si mostra serena almeno fino a metà maggio.
Giove protegge e supporta la terza decade fino a metà maggio. Saturno porta qualche malinconia e un momento di bilanci alla seconda decade. Le brillanti energie mentali di Mercurio stimolano tutti.
VERGINE (24 agosto - 22 settembre)
PESCI (20 febbraio - 20 marzo)
Marte armonico vi carica di energia a partire dal 23 aprile; tuttavia, Mercurio dissonante dai Gemelli può rendervi poco lucidi fino all’inizio dell’estate. I nati in agosto evitino di voler strafare.
L’asteroide Pallade attraversa tutto il segno da aprile a giugno portando idee e stimoli mentali a tutti. Inoltre, dal 14 maggio Giove entra nel segno: per adesso festeggiano i nati in febbraio!
a cura di Claudio Cannistrà, la “Bottega dell’Astrologo”, Associazione culturale pratese Le indicazioni interpretative si riferiscono alla sola posizione del Sole nei segni, perché un’analisi previsionale specifica richiede la conoscenza di data, ora e luogo di nascita del soggetto. Per informazioni sui corsi e le attività culturali organizzate scrivere a: labottegadellastrologo@gmail.com; canniclau@libero.it Disegni dei segni zodiacali opera di Pacpainter - www.pacpainter.it 82 PRATOREVIEW
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