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SCALA REALE
NEL FUTURO DI CHRISTIAN GIAGNONI GARE INTERNAZIONALI CON L’OBIETTIVO GIÀ PUNTATO SU PARIGI 2024
SCALA REALE
QUINTA VITTORIA AL GIRO D’ITALIA PER CHRISTIAN GIAGNONI, PUNTA DI DIAMANTE DELL’HANDBIKE TRICOLORE
DI MATTEO GRAZZINI
“Non c’è due senza tre. E il quattro vien da sé”: per il quinto però, non previsto dal noto proverbio, c’è voluto Christian Giagnoni, che anche quest’anno ha portato a casa il Giro d’Italia di categoria, mentre tra gli Assoluti è il terzo titolo. Una corsa infinita quella del 45enne atleta di handbike, con una carriera che passa di titolo in titolo con una regolarità che ha pochi uguali: il trionfo ad Assisi, nell’ultima tappa del Giro d’Italia, è solo l’ultimo tratto di un viaggio che ha già altre mete. Da quel maledetto 23 dicembre 2010 che strappò Giagnoni al suo sport preferito, l’hockey su pista, di strada sotto le ruote dell’handbike ne è passata tanta, tra curve e salite ed esaltanti sprint in rettilineo. Giagnoni è uno che guarda sempre avanti, ma la cronaca sportiva ci impone di fargli voltare lo sguardo indietro di qualche mese: nello specchietto retrovisore c’è infatti ancora il rimpianto per la mancata convocazione alle Paralimpiadi di Tokyo. “Se possibile - ammette - il rimpianto è più grande adesso di quando ho capito che non sarei andato in Giappone, perché a giochi fatti, guardando il percorso, che era adatto a me, ed i tempi fatti da chi ha vinto le medaglie non posso dire che sarei salito di sicuro sul podio ma di certo ci saremmo potuti divertire”.
Quindi l’obiettivo è già puntato su Parigi 2024 o è troppo lontano?
No, è troppo vicino. Ho due anni di tempo per giocarmi il tutto per tutto e dimostrare quello che valgo. Anche perché stanno arrivando dei ragazzi giovani e forti che danno filo da torcere. Pur mantenendo la stessa tipologia di allenamento ho deciso che nel 2022 farò solo competizioni internazionali, dove c’è più selezione e dove potrò confrontarmi con tutti gli atleti che puntano alle Paralimpiadi.
Cosa c’è all’orizzonte più vicino?
Per questa stagione rimane da fare il Mallorca Paracycling Tour, dal 21 al 24 ottobre, e poi pensiamo solo a programmare gli allenamenti. Di sicuro tornerò al caldo di Maiorca verso febbraio o marzo alla vigilia della ripresa delle gare.
Gli ultimi anni però si sono portati dietro anche incidenti, come quello di Zanardi o di Andrea Conti a Verona. Vi sentite particolarmente a rischio durante gli allenamenti?
Sì, perché già vengono visti pochi i ciclisti, figuriamoci noi che praticamente viaggiamo rasoterra. Zanardi e Conti sono solo i due esempi più gravi ma ci sono stati anche altri incidenti, per fortuna con conseguenze minori.
Dopo tanti anni di vittorie senti che Prato riconosca il tuo valore e il tuo impegno?
Direi di sì. Prato ha anche ospitato una tappa del Giro d’Italia e la cronometro dei campionati italiani, che è un evento di primo piano. Sia Prato che Montemurlo hanno dato risalto a quello che ho fatto.
Che effetto fa avere anche una pagina su Wikipedia?
È una piccola soddisfazione. Per ora non c’è scritto moltissimo ma se qualcuno vuol sapere qualcosa su di me può iniziare da lì. In più può essere una vetrina promozionale per il nostro sport, che non fa mai male.