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OLTRE GLI ANELLI

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EDITORIALE

EDITORIALE

JURY CHECHI, UNO DEI VOLTI PIÙ NOTI DI PRATO, GRAZIE AI SUOI ORI NELLA GINNASTICA ARTISTICA MONDIALE

JURY CHECHI, I SUOI NUOVI PROGETTI E QUELL’INFORTUNIO CHE GLI HA CAMBIATO LA VITA

DI MATTEO PARIGI BINI

È uno degli atleti più amati e conosciuti degli anni ’90 ma il suo successo è andato oltre ai suoi anelli di cui rimane il re indiscusso. Jury Chechi, classe ’69, ci racconta i suoi tanti progetti, il suo amore per i figli e per la nostra città, e quell’infortunio senza il quale non sarebbe diventato il Signore degli Anelli…

Come è nata la tua passione per la ginnastica?

Quasi per caso. Ho iniziato da bambino a Prato. Mia madre mi portò a prendere mia sorella in palestra e fu amore a prima vista. Avevo provato altri sport ma la ginnastica mi è subito piaciuta, sicuramente anche il bellissimo clima che si viveva, per i tanti compagni che sono diventati amici e per i bravissimi allenatori che mi hanno accompagnato… da quella palestra è nato tutto.

È vero che da piccolo avevi scritto già un tema in cui sognavi di vincere un oro alle Olimpiadi?

Sì, era già un paio d’anni che facevo ginnastica, sai come tutti i bambini avevo un sogno ed era molto chiaro!

Nell’84 hai vinto i campionati toscani e da lì è iniziata la tua carriera da professionista…

Avevo 15 anni. Fu una decisione molto difficile, dovevo abbandonare Prato per spostarmi a Varese e io a casa stavo molto bene. Però era talmente tanta la voglia di raggiungere l’obiettivo che non ebbi dubbi, incoraggiato anche dal mio allenatore dell’epoca Tiziano Adolfetti, e mi trasferii in collegio a Varese. A Prato non era pensabile, da un punto di vista sia tecnico che di strutture, riuscire ad arrivare ad alti livelli.

Nel ’92 ti ha fermato un infortunio prima delle Olimpiadi. Nel ’96 ad Atlanta però è arrivato il successo più importante. Come sei riuscito a reagire e addirittura a vincere l’oro olimpico?

Non è stato per niente facile anche perché dopo la rottura del tendine di Achille, purtroppo, non potevo più eccellere in alcuni attrezzi e nel corpo libero. Quindi fu proprio quell’incidente che mi costrinse a specializzarmi solo in alcune discipline… soprattutto gli anelli. Sono stato sfortunato ma da quella criticità ho trovato un’opportunità. Gli anelli mi hanno aiutato a uscire da quella situazione difficile, perché insomma, ho rotto il tendine una settimana prima di partire per le Olimpiadi di Barcellona!

Nel 2004 un altro podio molto importante, la medaglia di bronzo ai giochi di Atene…

Forse paradossalmente ancora più importante dell’oro di Atlanta. È stata una vera e propria sfida, una cosa che per molti era impossibile. Per me era ancora importante mettermi in gioco e finire la mia carriera agonistica come dicevo io. Avercela fatta mi ha gratificato moltissimo. Oggi mi considero un uomo più forte proprio per l’impegno che ho messo per raggiungere quel bronzo. Chiaro che l’oro è la vetta più alta… ma a 35 anni, dopo l’incidente, quel recupero ha un valore davvero unico per me.

Oggi lo sport è ancora il tuo mondo e hai addirittura aperto un’Academy di Calisthenics. Come è nata la passione per questa disciplina?

È una ginnastica tutto a carico naturale, che in qualche modo deriva un po’ dalla ginnastica artistica. Mi piace perché si lavora molto a corpo libe-

JURY CHECHI È FONDATORE E COACH DELL’ACADEMY DI CALISTHENICS

ro, utilizzando attrezzi come le sbarre, le parallele e gli anelli. È una disciplina nuova ma molto divertente e gratificante e che può fare chiunque anche se logicamente se sei allenato a fare quegli esercizi da sempre come me è tutto più facile.

Hai vissuto in tanti luoghi per lavoro, però Prato è sempre stata la tua città. Che cosa ti lega così tanto a questo luogo?

È la mia città. È quella che mi ha dato l’opportunità di iniziare questa carriera importante, quella che mi ha formato, non solo come atleta, ma anche come uomo. Sono contento che i miei figli vivano e stiano crescendo in questa città. Credo che sia un luogo che dà grandi opportunità, al momento, secondo me, non sono sfruttate al massimo, ma mi auguro fortemente che questa cosa possa cambiare.

Quali sono i tuoi luoghi preferiti della città?

Abito praticamente in piazza del Duomo ormai da diversi anni e amo molto vivere nel cuore pulsante della città. Quando i miei amici mi vengono a trovare mi piace fargli vedere i tanti bellissimi luoghi che abbiamo e che spesso diamo per scontati: il Castello dell’Imperatore, Palazzo Pretorio, l’ex Campolmi con il Museo del Tessuto, il Centro Pecci… Se riuscissimo a far arrivare qualche turista in più da Firenze sono sicuro che non rimarrebbe deluso dalla bellezza della città.

Oltre allo sport quali sono le tue passioni?

Lo sport rimane sempre la mia grande passione, anche se non lo faccio come prima, lo pratico per quel poco che posso e quando ho il tempo, ma mi fa stare ancora molto bene. Ma la cosa che mi sta gratificando di più, a parte le attività di lavoro, è di essere padre e di poter veder crescere Dimitri e Anastasia. Al momento è la cosa più bella che ho fatto e che sto facendo. Sono loro due le mie vere passioni.

Ti vediamo spesso in televisione. A quali programmi sei più legato e i tuoi prossimi progetti?

Mi piace molto la televisione ma solo quando mi offrono proposte interessanti. L’altra estate ho partecipato a Il circolo degli anelli con Alessandra De Stefano che attualmente è direttore di Rai Sport, che ha avuto un grande successo. A dicembre andrà in onda lo speciale della trasmissione condotta da me, Alessandra e Sara Simeoni. A dicembre condurrò anche gli awards della Gazzetta dello Sport, dove si premieranno i 10 atleti più importanti dell’anno. Quando si parla di sport, raccontato magari anche con un po’ di leggerezza, ma sempre con competenza amo andare in tv. Non amo invece partecipare ad altre trasmissioni come i reality, ma questo è un mio limite.

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TRA I SUOI PIÙ GRANDI TRAGUARDI

L’ORO NEGLI ANELLI ALLE OLIMPIADI

DI ATLANTA DEL 1996 E IL BRONZO

A QUELLE DI ATENE NEL 2004, ANCORA PIÙ PREZIOSO PERCHÉ OTTENUTO

DOPO UN GRAVE INFORTUNIO

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