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LO SGUARDO DA DENTRO

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RIVIVE IL PASSATO

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UN PO’ DI PRATO A NEW YORK

ALBERTO GRAMIGNI CON I SUOI DUE SOCI FRANCESCO BRACHETTI E ALESSANDRO BIGGI CONQUISTA LA GRANDE MELA CON L’AVOCADERIA

DI MARTINA OLIVIERI

DA PRATO A NEW YORK PER UN SOGNO INTERAMENTE DEDICATO ALL’AVOCADO

Preparano toast, bowl, insalate, smoothies e dolci. Tutto a base di avocado. Due pratesi doc, Alberto Gramigni e suo cugino Francesco Brachetti, e l’amico modenese Alessandro Biggi nel 2017 hanno aperto un bar dedicato al cremoso frutto verde a Brooklyn, New York. Si chiama Avocaderia e porta nella Grande Mela tutti i loro sogni.

Alberto, com’è iniziata la tua avventura nel mondo della ristorazione?

È iniziata proprio con il progetto Avocaderia! Mi sono laureato in architettura e dopo 2 mesi sono partito per New York, negli anni precedenti avevo organizzato eventi ma tutte iniziative spot anche se mi è sempre piaciuto dar vita a dei progetti in cui ci fosse anche il cibo.

Perché con i tuoi due compagni di viaggio avete scelto New York?

Stavo ultimando gli studi a Firenze, Alessandro abitava a Seattle dove lavorava per Zooppa una startup di HFarm e Francesco a Città del Messico. New York ci è sembrata il posto giusto in cui sviluppare Avocaderia, per vitalità, dinamismo, e perché è una città matura che ha il giusto spazio per far crescere un progetto come il nostro.

Oggi pranziamo all’Avocaderia: i piatti che ci consigli assolutamente di assaggiare?

Sicuramente gli open face toast, le bowl e gli smoothies... tutti a base di avocado! Sono piatti salutari ma gustosi. Da non perdere il Chill out con avocado schiacciato, lime, olio di oliva, peperoncino e fiocchi di sale, per apprezzare davvero l’avocado di qualità. Anche gli smoothies sono da assaggiare, l’avocado gli da una consistenza cremosa davvero unica.

C’è un po’ di Prato nel vostro menu?

C’è sicuramente un po’ di italianità! Fin dall’inizio ho sempre cercato di incorporare gusti mediterranei con ingredienti e preparazioni di ispirazione più globale. Quando dico italianità non intendo solo per le materie prime, ma proprio per l’approccio alla cucina e al gusto, su come fare cose buone mantenendo freschezza e semplicità. Ma c’è anche un po’ di Prato: i test del primo menu e tutte le ricette del nostro libro uscito a dicembre 2018 le ho provate in un bellissimo capannone industriale che condividevo con gli amici di associazione Chi-na in piena Chinatown in via pistoiese!

Che gusti hanno gli americani in tema di cibo?

Molto diversi dai nostri, ci siamo scontrati con queste differenze fin da subito. Avevamo pensato condimenti semplici e leggeri, mentre li è normale usare dressing particolari carichi di gusto. Ci sono tanti regimi dietetici e si tende a consumare meno carboidrati e molte proteine. Tuttavia, le persone sono molto più aperte e per tanti aspetti hanno una maggior conoscenza di ingredienti e ricette particolari.

Adesso sei tornato a Prato, hai altri progetti in cantiere? Ti va di raccontarci qualcosa?

Quando son tornato la prima volta ho rilevato un locale esistente con altri amici e lo abbiamo spostato in un bellissimo spazio accanto al teatro Metastasio. Si chiama Schiaccino, è un format di panificazione e vini naturali. Abbiamo cominciato da pochi mesi anche una collaborazione con Amblé, locale di Firenze che propone cibo salutare, tramezzini, insalate, bowls, centrifughe e spritz. Da più di un anno lavoro con altri amici anche ad un progetto di gastronomia contemporanea, Su.go - Supper to go che aprirà a fine dicembre in via pomeria. In cantiere c’è anche un progetto con un caro amico, lo chef pratese Edoardo Fiaschi, ma è un’idea troppo embrionale per rivelarvela.

Cosa ti mancava di Prato quando eri lontano?

A parte gli affetti, forse la maggior facilità che hai nel fare le cose, ma non so se è una

ALL’AVOCADERIA NATA

cosa positiva (ride, ndr). Ogni A BROOKLYN NEL 2017 tanto comunque fa bene uscire TUTTI I PIATTI SONO A BASE dalla comfort zone! DI AVOCADO.

Tre posti che ci consigli per TOAST, INSALATE, BOWL, bere con gli amici a Prato SMOOTHIS, COSÌ ALBERTO, FRANCESCO E ALESSANDRO

Per i vini tutti naturali all’Enoteca HANNO CONQUISTATO NEW YORK! Wild e da Schiaccino! Per i cocktail al Caveau.

Un sogno nel cassetto?

Mi piacerebbe creare un incubatore per aziende e progetti legati al cibo e all’enogastronomia, in modo da creare un ecosistema circolare tra tutti i progetti, che sia attrattivo di talenti e che possa anche creare valore sociale sul territorio.

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