PratoReview n. 47

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n. 47 inverno 2021

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Trimestrale di cultura, economia e moda spedizione in abbonamento postale 45% - art. 2, lettera b - legge 662/96 - filiale di Firenze - contiene IP

prato

TIME TO BLOOM Drusilla Foer

L’ A T T R I C E E P E R F O R M E R T O S C A N A C I R AC C O N TA I S U O I E S O R D I A P R AT O

Antony Gormley

S H Y, E N E R G I A P U R A I N P I A Z Z A D U O M O

Paolo Rossi

IL NOSTRO OMAGGIO AL GRANDE CAMPIONE AT T R AV E R S O L E PA R O L E D E L F R AT E L L O R O S S A N O

Itinerari

ALLA SCOPERTA DEI LUOGHI DI DANTE E A LT R E P E R L E D E L T E R R I T O R I O


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7 PRATOREVIEW


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n. 47

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prato

13 EDITORIALE

L’anima di Prato

14 AGENDA LIBRI 16 LO SGUARDO DA FUORI

Valentina Banci.

Lavorare con il cuore

30 SIMBOLI

In occasione della mostra

su Henry Moore a Firenze, la storia

di amicizia e passione che ha portato

a Prato la grande opera diventata

icona della città

34 CIAO, PAOLOROSSI

La pratesità dell’indimenticabile

18 A TU PER TU CON DRUSILLA

Pablito raccontata dal fratello Rossano

L’attrice e performer toscana parla

di Matteo Grazzini

del suo speciale legame con Prato.

La città che l’ha lanciata e ancora

l’accompagna. di Teresa Favi

38 IRONMAN? NO JURY CHECHI

Il campione olimpico ci racconta

la sua ultima passione: il Calisthenics

24 SHY

40 FORZA DELLA NATURA

La Scultura di Antony Gormley:

Lavinia Biancalani, influencer

energia pura in piazza Duomo

e molto di più

di Francesca Lombardi

di Sabrina Bozzoni


CHIUSO IL LUNEDÌ E IL SABATO A PRANZO


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42 TIME TO BLOOM Dolci visioni in versione moda.

66 LUOGHI ANTICHI INCONTRANO

IL CONTEMPORANEO

Colori confetto per lei, forme audaci

11 artisti hanno dato un nuovo volto

per lui

ai vicoli della città

50 ALLA SCOPERTA DEL TERRITORIO Dalla piana ai monti della Val di Bisenzio, ecco alcune idee per passeggiate

72 MACROLOTTO ZERO. LA CITTÀ DEL FUTURO Alla scoperta del nuovo Playground: uno spazio di aggregazione, una piazza contemporanea

che lasciano il segno

60 RICORDANDO UN POETA

E I SUOI TEMPI

74 SAPORI AUTENTICI I piatti della cucina pratese tra tipicità, versioni locali e grandi cult

In occasione dei 700 anni dalla scomparsa di Dante Alighieri, ripercorriamo

81 PRATO ESSENTIAL GUIDE

i luoghi e i personaggi che ne raccontano il suo rapporto con Prato

82 MESSAGGI DALLE STELLE


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DIRETTORE RESPONSABILE

Matteo Parigi Bini MODA

Sabrina Bozzoni, Teresa Favi REDAZIONE

Matteo Grazzini, Francesca Lombardi, Maria Lardara Virginia Mammoli, Mila Montagni, Elisa Signorini CONTRIBUTORS

Claudio Cannistrà FOTO COVER

Serena Gallorini FOTOGRAFI

Artimino spa, Marco Badiani, Chiara Bettazzi, Ela Bialkowska, Francesca Bolognini, Flavio & Frank, Errol Jackson, Elena Mannocci, Margherita Nuti, Nigel Moore, Adriana Pagliai, Pasquale Paradiso, Massimo Sestini GRAFICA

Martina Alessi, Melania Branca DIRETTORE COMMERCIALE

Alex Vittorio Lana PUBBLICITÀ

Gianni Consorti, Alessandra Nardelli SOCIETÀ EDITRICE

Alex Vittorio Lana, Matteo Parigi Bini via Piero della Francesca, 2 - 59100 Prato - Italia tel +39.0574.730203 - fax +39.0574.730204 redazione@gruppoeditoriale.com Registrazione Tribunale di Prato - n° 5/2009 del 10.03.2009 Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2, lettera b – legge 662/96 – Filiale di Firenze - Contiene IP STAMPA

Baroni & Gori - Prato Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana



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EDITORIALE

L’ANIMA DI PRATO

U N O M A G G I O A L L’ A R T E E A I G R A N D I P R O T A G O N I S T I DELLA NOSTRA CITTÀ DI IERI E DI OGGI Quella che stiamo vivendo è una città che continua a rafforzare la propria identità attraverso l’arte. E lo fa, questa volta, con l’installazione di un grande artista come Antony Gormley, che ci ha raccontato la sua idea di arte e architettura da cui è nata SHY, l’imponente scultura in ghisa protagonista di piazza Duomo fino a questo giugno. Un’onda di contemporaneo che invita i cittadini e i visitatori a ripensare gli spazi pubblici in chiave artistica, grazie a sorprendenti iniziative come Vicoli d’arte, che vede le creazioni di 11 artisti pratesi animare altrettanti vicoli del centro storico. Ripercorriamo l’origine di questa importante identità prendendo spunto da una mostra allestita fino a luglio al Museo Novecento di Firenze, dedicata allo scultore Henry Moore, autore di quella che è diventata l’opera simbolo di Prato, Forma squadrata con taglio, di cui s’innamorarono due illustri pratesi, Loriano Bertini e Giuliano Gori, in seguito alla prima grande mostra fiorentina su Moore avvenuta ormai quasi 50 anni fa, nel 1972, al Forte Belvedere. Consacrata così come città d’arte contemporanea Prato non ha però mai dimenticato anche la sua ricchezza più antica, di cui vi portiamo alla scoperta attraverso itinerari culturali fuori dagli schemi, cui abbiamo unito, in occasione del 700esimo anniversario dalla scomparsa del Sommo Poeta, il racconto di un Dante meno conosciuto, ma non meno autentico, legato a Prato e alle sue personalità. Passiamo poi all’arte del teatro con Drusilla, la nostra copertina. Attrice e performer fiorentina che, come ci svela nella nostra intervista esclusiva, deve molto a Prato. Una città a cui si è affezionata e che ama frequentare anche al di fuori del palcoscenico. Infine, un ultimo omaggio, quello della nostra redazione a Paolo Rossi, che ricordiamo attraverso le parole del fratello Rossano, anche lui ex affermato calciatore, e alcune foto inedite dei loro album di famiglia.

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AGENDA LIBRI

Quanto dura un attimo

Economia sentimentale

Scritto con l’amata seconda moglie, la giornalista Federica Cappelletti, queste pagine aiutano a seguire i passi di uno sportivo di valore che fu un gentiluomo discreto e un uomo onesto. Travolto da uno scandalo che lo squalificò rischiando di distruggerlo come atleta e come uomo, seppe mantenere integra la propria figura e uscì vittorioso e trionfante (portando con sé tutta una nazione col fiato sospeso) da uno dei Mondiali più belli e coinvolgenti che l’Italia azzurra riuscì a giocare. In questo libro una vicenda che entusiasma e commuove ancora perché vera e vissuta con coraggio. Euro 19

La parola “economia” riesce a sempre a sospendere una riflessione buttata a caso, anche in un discorso tra amici. È una parola che evoca la Grecia antica e l’ordine da attribuire e riconoscere alle cose che consentono di vivere, una parola da non usare in modo casuale. E accostarla all’aggettivo “sentimentale” costringe a ripensarla, a voler seguire il ragionamento di Nesi dilatato nei tempi strani dell’ultimo anno e di una quarantena a singhiozzo nelle case e nelle strade e nelle aziende di Prato. A parlare sono persone che nei mesi discesi da marzo 2020 hanno subìto un cambiamento che si è sommato ad altri altrettanto seri e che, una volta di più, non è riuscito ad abbatterli ma a renderli, semmai, più “filosofi”. Euro 17

Paolo Rossi

Io sono mio fratello Venite venite B-52

Edoardo Nesi

Giorgio Panariello

Sandro Veronesi

Non tutte le storie delle persone famose sono uguali; ci sono quelle “normali” e quelle straordinarie, quelle felici e quelle dolorose. Una storia che porta con sé la felicità di saper far ridere le persone e un dolore privato lungo decenni è quella dell’Autore, comico di successo, attore intenso e autore curioso, la cui vita fino a 9 anni fa è stata indissolubilmente legata a quella del fratello Franco, incatenato nel mondo di una tossicodipendenza che alla fine lo ha divorato. Un racconto che è identità d’amore e sofferenza, struggente come ogni tragedia che finisce con la morte e onesto come ogni volta che si trova il coraggio forte di fissare su carta la propria verità. Euro 18

Grazie a La Nave di Teseo è tornato nelle librerie questo volume che riesce a disegnare, in modo implacabile e ironicamente onesto, due decenni della recente storia italiana difficili da rendere senza cadere nel mito facile di quegli anni anni in cui chi li ha vissuti ha creduta la felicità come possibile ogni giorno. Il ritmo serrato e il titolo apocalittico (almeno nelle aspirazioni) lo mantengono sospeso e intrigante, inevitabilmente musicale e intensamente malinconico. Un’occasione per guardare al passato e non farsi assoggettare dalla tristezza che talvolta assale in questo anomalo presente. Euro 13

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LO SGUARDO DA FUORI

LAVORARE CON IL CUORE

L’ I N F A N Z I A , I L C I N E M A , I L G R A N D E A M O R E P E R I L T E A T R O : VA L E N T I N A B A N C I S I R A C C O N TA DI FRANCESCA LOMBARDI

L’ATTRICE PRATESE VALENTINA BANCI NE I GIGANTI DELLA MONTAGNA DI PIRANDELLO ALLESTITO ALLE CAVE DI FIGLINE

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LO SGUARDO DA FUORI

Valentina Banci, intensa e bellissima attrice pratese. Si diploma alla Bottega Teatrale di Vittorio Gassman e lavora tra gli altri con Giancarlo Cobelli, Gianluigi Pier’Alli, Marcello Bartoli, Giorgio Albertazzi, J.S.Sinisterra, Paolo Magelli, Massimo Castri, Valerio Binasco, Roberto Latini, Michela Cescon. Oggi vive a Milano ma è ancora legata alla città Cinema e teatro due cuori. Quale batte di più? Inizio col dire che il mio mondo è il teatro. Vengo da lì per formazione, per ispirazione, è stato il mio primo grande amore, indubbiamente. Con gli anni però ho cominciato a guardare al cinema con maggiore passione ed oggi vorrei davvero provare ad approfondire questa esperienza. Forse è troppo tardi; il tempo ci corre sempre dietro con troppa foga. E a un’attrice il tempo sta alle calcagna: quello tra femminilità e schermo è un rapporto sbilanciato. Quindi, per tornare alla tua domanda, diciamo che ho un cuore enorme capace di contenere due grandi amori. Uno già esiste, l’altro lo aspetto. Cosa ti ha fatto innamorare della recitazione? Mi sono innamorata della possibilità che la recitazione dà di stare dentro l’umano e nello stesso tempo nell’oltre-umano. Forse perché ha molto a che fare con la parte spirituale dell’uomo. Direi che l’animo umano con le sue vette e le sue miserie mi hanno fatto innamorare della recitazione, sì. Un ruolo che ti sei sentito particolarmente cucito addosso? La bambina iperattiva e matta di Giochi di Famiglia, testo meraviglioso di Biljana Srbljanovic, che parla di come un bambino possa sopravvivere alla violenza del mondo. Ovvero di come non possa sopravvivere alla violenza. Il Domani di Laura, con cui hai vinto il premio come Miglior Attrice all’Eurasia International Monthly Film Festival di Mosca: un ruolo complesso e intenso. Ci racconti come ti sei preparata? Il film parla di una donna che in età adulta subisce violenza sessuale da un caro amico di famiglia. La violenza è raccontata da un punto di vista particolare, insolito. Un film molto intelligente. Ho cercato di avvicinarmi il più possibile a una parte di me: chi non ha avuto esperienze di dolore e sopraffazione? Tutti, anche se fortunatamente nel mio caso non sono mai state così

drammatiche. Ecco la mia preparazione: avere la forza di andare fin là, dove fa un po’ male. Vivi a Milano da qualche anno. Cosa ti manca di Prato? A parte gli affetti più cari che vivono tutti a Prato, la Calvana. Mi manca sempre, terribilmente. Hai progetti legati ancora alla città? Sì, un progetto a cui credo molto e che affonda le radici nella bellissima esperienza della scorsa estate in cui ho portato una mia rivisitazione dei Giganti della Montagna di Luigi Pirandello in scena nella Cava di Marmo Verde di Figline.. Incrocio le dita... Sei sposata con un attore, Alberto Astorri. Cosa vi divide e cosa vi unisce? Vivere un amore tra attori può essere molto bello perché la condivisione è profonda, ma anche faticoso a tratti. È proprio ciò che ci unisce che a volte ci divide. Un sogno nel cassetto Vivere su un’isola… Il tuo prossimo futuro? Un film in uscita a cui tengo molto: Occhi Blu di Michela Cescon, con Valeria Golino. Un noir alla Francese in cui interpreto la moglie di Jean – Hugues Anglade, per me un mito da quando, diciotenne, lo vidi nel capolavoVELENTINA VIVE A MILANO. ro Betty Blue HA IN USCITA UN FILM DI MICHELA CESCON CON Un ricordo legato all’infanzia? VALERIA GOLINO DAL TITOLO Un telo di naylon molto granOCCHI BLU de. Sotto alcune persone con delle lampade che dicevano delle cose. Era notte, era il giardino della casa di mio padre… Le persone sotto erano attori che stavano provando. Io ed i miei fratelli guardavamo quel miracolo, dopo una giornata passata nei campi in bicicletta. Perché quel naylon diventava tutto l’universo, una magia. Io sono rimasta lì.

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REGINA DEL TR ASFORMISMO DRUSILL A FOER È BALZ ATA AL SUCCESSO CON LO SPET TACOLO TEATR ALE ELEGANZISSIMA


COVER T E AT R O

A TU PER TU CON DRUSILLA

L’ A T T R I C E E P E R F O R M E R T O S C A N A P A R L A D E L S U O S P E C I A L E L E G A M E C O N P R AT O . L A C I T T À C H E L’ H A L A N C I A T A E A N C O R A L’ A C C O M P A G N A D I T E R E S A FAV I P H O T O S E R E N A G A L LO R I N I

“Prato mi ha battezzata artisticamente e emotivamente. Mi ha donato affetti insostituibili: Franco Godi il mio produttore, Roberta Betti, Elvira, Davide Drago e la ‘gente’ del Politeama, e alleati collaboratori come Serena Gallorini, amica e fotografa, e Iacopo Nucciotti che mi ha pettinata per la prima volta in questa città. È una città che mi piace perché ha uno sguardo contemporaneo, non polveroso”. Parla così Drusilla Foer con la sua voce calda e musicale mentre in uno studio fotografico in Corte Genova è seduta alla consolle del trucco assorbita da una impegnativa preparazione per il nostro servizio fotografico. Per una mattinata, è tutta nostra. Ha la grazia di Marlene Dietrich, i motti di spirito di Marta Marzotto, l’intelligenza snob di Franca Valeri. Drusilla è una grande signora. Personaggio irriverente e antiborghese, si presta spesso a sostegno di cause sociali importanti. Attrice, cantante, autrice, icona di stile e regina del web. Nel mondo dello spettacolo da una decina di anni, si divide fra televisione, radio, cinema e teatro. Prima della ribalta televisiva come giudice di Strafactor 2017 (talent nel talent di X Factor) e poi come editorialista di Matrix Chiambretti su Canale 5 e La Repubblica delle Donne in prima serata su Rete 4, si fa già notare nel

2012 al cinema con Özpetek in Magnifica Presenza e ancora in TV con Serena Dandini per The Show Must Go Off su La7. Ha all’attivo due spettacoli teatrali Eleganzissima e il nuovo Venere Nemica. Entrambi hanno riempito il Politeama di Prato ogni sera. Signora Foer come nasce il suo nome? Mi è stato dato come tutti i nomi ma devo ammettere che una sera, durante una cena alla quale ero stata imbucata, ho conosciuto una donna che si chiamava Drusilla. Una creatura incantevole, priva di pregiudizi. Diciamo che sono contenta di chiamarmi come lei. Foer è il cognome di monsieur Foer, Hervè. Mio marito, che non è più fra noi. Talmente presente è il mio sentimento per lui, che quasi non mi manca la sua presenza fisica. Se accade, raggiungo suo nipote a Parigi, Hans de Foer. Sono simili, nei pensieri, nei gesti, nell’aspetto. Un giovane artista che mi ha ispirato molto. Molti la considerano un’icona di stile, altri la vedono come il personaggio che combatte i pregiudizi con ironia. Ma qual è la vera vocazione di Drusilla? Ho la devozione all’intrattenimento inteso come luogo piacevole in cui esprimo la mia visione della vita, senza alcun tentativo di persuasione. C’è però un messaggio che vorrei riuscire a trasmettere al mio pubblico, ed è il seguente: “La cosa più bella è accoglier-

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COVER T E AT R O

UN’IMMAGINE DI BASCKSTAGE DELLO SHOOTING FOTOGR AFICO REALIZZ ATO PER PR ATOREVIEW. GLI OUTFIT DI DRUSILL A PER QUESTO SHOOTING SONO DI GIULIET TE BROWN

si e la più brutta è vivere all’insaputa di sé stessi”. Recentemente, la sua popolarità si è impennata sul web. Il segreto del suo successo? Se proprio devo rispondere, credo di piacere perché non sono una minaccia al pensiero degli altri, perché mi espongo senza vergogna, e cerco di farlo con garbo. E perché sono simpatica. Questo me lo riconosco teneramente. Come lavora Drusilla? Scelgo i tessuti e i tagli dei miei outfit che realizza Ornella la mia sarta. Sovrintendo con prepotenza a fotoritocchi moderati e ai montaggi dei miei video. Mi trucco spesso da sola prima che Iacopo domi la mia chioma ingestibile. Scrivo i miei testi, intervengo nella scelta delle musiche per miei spettacoli fino a mettere bocca persino dove non dovrei. Sono un’overcontroller maniacale e insopportabile. Ma questo limite mi mette in contatto con l’umanità delle persone con cui lavoro che sono molte, competenti e pazienti. Siamo come il meccanismo d’orologio, ogni rondella è fondamentale. Certamente la figura fondamentale è Franco Godi, a lui

devo molto, se non tutto. Come è nato il suo speciale legame con Prato? La prima volta che ho messo piede in questa città fu perché Davide Drago, un sacerdote della musica Indi italiana, mi chiese di partecipare a una trasmissione Radio che conduceva per una emittente pratese. Fu una bellissima esperienza proprio in quegli anni durante i quali non avevo nessuna ambizione di visibilità. Poi, fu la volta di Paolo Nieri che mi invitò a presenziare all’apertura di un locale del centro, sensibile ai temi LGBT. Ebbene, quella fu la mia prima apparizione pubblica. Alcuni giorni dopo un’amica mi propose di far parte della giuria del concorso musicale Eroticanzoni al Politeama di Prato. Rifiutai gentilmente inviandole la registrazione di un pezzo di Milly a sfondo erotico. Fu allora che il direttore artistico dell’evento, Franco Godi, volle conoscere quell’anziana signora che cantava bene... Finì che condussi la serata. Tra gli ospiti c’era anche Patty Pravo. Fu un successo. In tema di legami con Prato, vorrei ricordare anche un episodio abbastanza recente. Sempre al Politeama. Due giorni dopo la scomparsa di Roberta Betti, la sera

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GIÀ NEL 2012 SI FA NOTARE AL CINEMA CON FERZ AN ÖZPETEK IN MAGNIFICA PRESENZA

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COVER T E AT R O

ALL’ANAGR AFE, DRUSILL A FOER RISPONDE AL NOME DI GIANLUC A GORI: FOTOGR AFO, PIT TORE, AUTORE, C ANTANTE E AT TORE DI FIRENZE. UN GIORNO, DAL NULL A , HA CREATO QUESTO PERSONAGGIO DIVENTATO IN BREVE UN FENOMENO DEL WEB

della prima replica toscana di Venere Nemica, per lei abbiamo aperto il lucernario di Nervi facendoci consolare dalle stelle… È stato emozionante. A proposito di emozioni, qual è stato il momento più emozionante della sua carriera? Fu durante una serata di Eleganzissima, sempre al Politeama, dopo aver interpretato Sognando una canzone molto intensa di Don Backy. In sala c’era l’autore che piangendo mi raggiunge sul proscenio e mi dice: “Nessuno mi ha mai restituito questo pezzo così”. Sono rimasta senza parole… Il complimento più bello? Quello di un giovane tecnico del suono alla fine di una replica di Venere Nemica: “Signora, lei mi sposta!”. Il suo itinerario fra le vie del centro storico tra arte, gusto e buoni amici? Via Garibaldi con il Politeama e la meravigliosa pizzeria a taglio, le fugaci visite all’amica Silvia Bacci, gli shooting in Corte Genova, i negozietti di tessuti, i sedani al sugo indigeribili, il Museo d’arte contemporanea, i Kinkaleri e il Fabbricone dove venni folgorata dagli spettacoli dei Magazzini Criminali. Quali sono i progetti in cantiere a cui si sta

dedicando anima e corpo? Un libro dove racconto la vita di Drusilla a episodi. Scrivere è catartico, smuove cose… Un disco, di brani inediti di grandi autori italiani. La televisione, in qualche modo apparirò. E cosa vorrebbe fare che ancora non ha fatto? Mi piacerebbe molto doppiare un cartone animato e incidere una hit estiva. Drusilla, qual è il libro che le ha cambiato la vita? I racconti di San Francisco di Armistead Maupin. La sua colonna sonora in una playlist? Prince, Steve Wonder, Lady Gaga, Jaques Brail, Ivano Fossati, Debussy, Carmen McRae, Aznavour, Jobim. Ma non riesco a perdonare Madonna. L’opera che vorrebbe avere a tutti i costi nel caveau? La veduta di Delft di Vermeer. Possiedo però un quadro che amo molto dipinto da Gianluca Gori. Era un artista abile, dovrebbe tornare a dipingere e basta. La vera eleganza è? Mi creda, l’eleganza non esiste, esiste solo la naturalezza.

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1. 3. 4 DRUSILL A DUR ANTE LO SPET TACOLO ELEGANZISSIMA CHE HA DEBUT TATO NEI PRINCIPALI TEATRI ITALIANI 2. SULLE SCENE DEL SUO ULTIMO SPET TACOLO VENERE NEMICA

DRUSILL A È CORTEGGIATA DA TEMPO ANCHE DAL PICCOLO SCHERMO. È STATA PER TRE STAGIONI OSPITE FISSA , IN PRIMA SER ATA TELEVISIVA , SU RETE 4 A LA REPUBBLICA DELLE DONNE CON PIERO CHIAMBRET TI 4


SHY DI ANTONY GORMLEY, DA DICEMBRE PER 6 MESI AL CENTRO DI PIAZZ A DUOMO


SHY

L A S C U LT U R A D I A N T O N Y G O R M L E Y : ENERGIA PURA IN PIAZZA DUOMO

DI FRANCESCA LOMBARDI PHOTO ELA BIALKOWSKA, OKNO STUDIO

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ANTONY GORMLEY, SHY, 2017 GHISA , INSTALL AZIONE PIAZZ A DUOMO, PR ATO, ITALIA COURTESY DELL’ASSOCIAZIONE CULTUR ALE ARTE CONTINUA APS


INTERVISTA ARTE

A metà dicembre è apparsa in piazza Duomo: forte e fragile allo stesso tempo, realizzata con 3600 kg di ghisa, è stata una presenza importante da subito e ha portato in una piazza del XVIII secolo i materiali e i metodi della rivoluzione industriale. Stiamo parlando di SHY di Antony Gormley, un’opera di arte contemporanea di altissimo livello che testimonia ancora una volta il costante impegno del Comune di Prato nell’aggiornamento della sua identità contemporanea, grazie anche al lavoro svolto sul territorio del Centro Pecci. Sfruttando una struttura architettonica semplice, la scultura di piazza Duomo vuole evocare la timidezza nella sua stessa esposizione: “Voglio fare qualcosa che sia sicuro della sua presenza come punto di riferimento, ma che all’esame si connetta con il nostro io interiore e si confronti con quelle emozioni umane più timide e silenziose come la tenerezza e la vulnerabilità” ha spiegato l’artista. Antony Gormley, nato e residente a Londra, ha posto proprio al centro della sua ricerca artistica il rapporto tra il corpo, come sede della mente, in relazione agli spazi architettonici o naturali con cui si relaziona: il silenzio e l’immobilità della scultura sono le sue qualità più forti, che le permettono di essere aperta a tutti i nostri pensieri e sentimenti. L’artista ha scritto in esclusiva per Pratoreview una bellissima riflessione sul ruolo degli spazi pubblici rispetto al passato e sul senso della scultura. Vi lasciamo alle sue parole che danno a SHY un significato ancora più profondo, al di là della empatia che trasmette ogni volta che si attraversa la Piazza: “ L’Italia, forse più di ogni altra nazione al mondo, ha riconosciuto il potenziale sociale della scultura in spazi collettivi. Per questa ragione considero un grande privilegio che mi sia stato offerto di esporre temporaneamente una mia opera nella piazza principale di Prato. Che si tratti della grande piazza del Campo semicircolare a Siena, di piazza Signoria a Firenze,

della grande piazza di fronte alla Cattedrale di Milano o di questo meraviglioso spazio aperto di fronte al Duomo di Prato, è lo spazio in sé che viene celebrato. La spaziosità stessa di questo luogo è un’evocazione della vita civica. É impossibile non collegare questi preziosi spazi aperti con la classica agorà dove la verità personale poteva essere pubblicamente condivisa. Sono la spaziosità e il vuoto delle piazze italiane ad invitare il cittadino a passeggiare, adunarsi, esprimersi ed essere testimone. Piazzare un oggetto in una simile arena è un esame per l’oggetto stesso: sia della sua solidità che della sua capacità di comunicare. Quindi vi è un certo grado di incertezza, se non addirittura di ansia, nel mio inserire SHY in questo grande parco giochi di pietra. É un rischio e una scommessa allo stesso tempo. Il rischio è che quest’opera possa non essere capita. La scommessa è che propone un cambiamento fondamentale nel potenziale civico e nella funzione della scultura stessa. Nell’agorà o nelle piazze di fronte al ginnasio nell’antica Roma o Grecia erano le statue dei governanti come Cesare o degli dei come Apollo, di bravi atleti o di potenti senatori che decoravano gli spazi pubblici. Attraverso queste statue, il potere gerarchico religioso e politico avvalorava il proprio status. Ne abbiamo un esempio tangibile qui con la statua di Giuseppe Mazzini, uno degli unificatori dell’Italia. Il XIX secolo ha relegato l’uso delle statue a monumenti commemorativi, un meccanismo mnemonico per ricordarti chi sono i tuoi dei o chi comanda. La funzione primaria di una statua era di avvalorare lo status quo attuale appellandosi al passato. Io credo che la scultura possa in realtà creare il futuro. Qui abbiamo una scultura costruita con la sintassi dell’architettura modernista: il linguaggio dell’ambiente costruito, strutture che offrono rifugio al corpo. Sono usate qui per descrivere lo

SHY SI CONFRONTA CON QUELLE EMOZIONI UMANE PIÙ TIMIDE E SILENZIOSE COME LA TENEREZZA E LA VULNERABILITÀ

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INTERVISTA ARTE

ANTONY GORMLEY, CHE HA R ACCONTATO IN ESCLUSIVA PER NOI IL SIGNIFIC ATO DI SHY

spazio umano nello spazio. Il contesto diventa contenuto. La mia sensazione è che man mano che l’opera diventa più geometrica diventa anche più empatica. Voi cosa ne pensate? Perché installare un’opera di ferro bitorzoluta oltre la grandezza naturale al centro di una piazza che invita a congregarsi? Perché io credo che la scultura possa essere convissuta, ma anche perché voglio avvalorare il potere supremo dell’esperienza soggettiva. Questa scultura non rappresenta un’ideologia, una narrazione, non vuole commemorare una persona specifica né vuole sostenere un sistema di credenze. È un oggetto libero che invita all’interpretazione. Ha massa, volume, dimensione, invita alla circumnavigazione, alla proiezione, pone domande. Voi potreste ben domandare “cosa ci fa questo oggetto nel mio mondo?”, ma l’opera vi rigira la domanda e chiede “e voi cosa siete e cosa ci fate?” Più che un’opera che avvalora un sistema esistente o una narrazione, qui è dove una nuova narrazione ha inizio. Qui vi è la possibilità che sorga qualcosa di valore. Ciò che io vorrei comunicare è che questa opera adotta un materiale audace per celebrare e avvalorare il primato e il potere supremo dell’esperienza individuale. Lungi dal celebrare il potere, quest’opera celebra la porosità, la provvisorietà,

l’incertezza, la vulnerabilità umana: un’opera fisicamente forte che celebra la debolezza. Per meglio dire, essa celebra l’apertura all’esperienza e la nostra consapevolezza del contesto, delle condizioni e degli altri. Per alcuni, quest’opera sarà solo un ostacolo sul loro cammino a piedi o in bicicletta attraverso uno spazio aperto, ma per me è l’affermazione del primato della scultura come catalizzatore sociale. Questa scultura potrebbe essere vista come l’esempio di un cambiamento necessario e continuo dalla cultura gerarchica dominante ad una di inclusione ed apertura” SHY ha dato vita a un progetto parallelo: una serie webinair con cadenza mensile visibili in diretta sui canali social del Comune di Prato, del Centro Pecci e dell’Associazione Arte Continua, durante i quali verranno affrontate macro tematiche tra le quali distretto industriale, forestazione urbana, economia circolare, arte pubblica / qualità urbana / architettura, arte / tradizione ed innovazione. Un dialogo che coinvolge grandi artisti internazionali ma anche economisti, scienziati, sociologi e storici. Tra gli artisti presenti Loris Cecchini, che aprirà il ciclo di appuntamenti, a cui seguiranno David Tremlett, Tobias Rehberger, Tomas Saraceno. Il ciclo di webinair si concluderà giugno con un seminario in presenza di Antony Gormley.

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FORMA SQUADRATA CON TAGLIO DI HENRY MOORE, PER I PR ATESI, CON AFFETTO, IL BUCO DI MOORE (PH. PASQUALE PAR ADISO)


MOSTRE ARTE

SIMBOLI

IN OCCASIONE DELLA MOSTRA SU HENRY MOORE A FIRENZE, L A S T O R I A D I A M I C I Z I A E PA S S I O N E C H E H A P O RTAT O A P R AT O L A G R A N D E O P E R A D I V E N TATA I C O N A D E L L A C I T TÀ

Forma squadrata con taglio di Henry Moore è la prima grande opera di arte contemporanea di cui si è dotata la città di Prato (1974), tanto da rappresentarne il simbolo della modernità.
 Trenta grandi blocchi di marmo, scelti personalmente dal grande scultore nelle cave del monte Altissimo delle Apuane, esposta per la prima volta nel 1972 nell’ambito della retrospettiva dedicata all’artista a Forte Belvedere a Firenze. Le 170 tonnellate di marmo che ancora oggi sembrano sfiorare l’erba di piazza San Marco regalando al mondo la dichiarazione d’amore di una città per l’arte contemporanea, nascondono ricordi e una bella storia di amicizia, quella tra due noti pratesi: l’industriale e mecenate Loriano Bertini, scomparso nel 2019, e l’imprenditore e collezionista Giuliano Gori. Una storia che ripercorriamo in occasione di Henry Moore. Il disegno dello scultore, la mostra allestita al Museo Novecento di Firenze fino al 28 luglio. Un nuovo omaggio fiorentino al maestro della scultura inglese - di cui l’esposizione indaga un aspetto meno conosciuto, ma non meno interessante, attraverso circa settanta disegni, insieme a grafiche e sculture - e che include come evento collaterale, dal 18 gennaio al 30 maggio 2021, la mostra Henry Moore in Toscana, nelle sale al secondo piano, con focus anche sull’opera iconica di Prato. Furono appunto Loriano Bertini e Giuliano Gori, da sempre appassionati d’arte, ad acquistare l’enorme scultura di Henry Moore. Tutto nacque da una visita che i due fecero

allo scultore Vangi a Pietrasanta. Fu però nel piazzale del laboratorio Henraux che Bertini notò la grande scultura. “Tornando a Prato in auto - ci raccontò Loriano Bertini in un’intervista di qualche anno fa - dissi a Giuliano che forse, se quella scultura era ancora nel piazzale, significava che non era stata venduta: potevamo cercare di acquistarla per la nostra città chiedendo ad altri amici pratesi un concorso nell’acquisto. Giuliano fu un po’ scettico all’idea di trovare aiuti. Comunque andai avanti nella ricerca d’informazioni. Chiesi allo scultore Pietro Cascella, di cui ero amico e collezionista, se conosceva Henry Moore e cosa pensava della nostra idea riguardo a quell’acquisto per Prato. In quei giorni Moore era a Vittoria Apuana dove da anni aveva comprato una casa e dove trascorreva l’estate con la famiglia dividendosi tra le cave di Carrara, il laboratorio di Henroux e la spiaggia. Cascella gli raccontò della nostra idea. Fummo convocati a Pietrasanta, Cascella ci fece conoscere Moore e alla fine andammo tutti e quattro a cena. Ricordo che in quell’occasione Moore e io prendemmo un pesce bollito, stavo ordinando del vino bianco quando lui mi consigliò di bere il rosso come faceva sempre. E aveva ragione! Disse che provava ammirazione per due persone che avevano avuto l’idea di donare un’opera d’arte alla loro città. Non poteva certo regalarcela perché solo il materiale, una montagna di marmo, pesava 170 tonnellate. Ci chiese 60 milioni, solo il compenso del marmo e del trasporto, (comunque non pochi per l’epoca) dandoci tutto il tempo

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FOTO DELLA MOSTRA DEL 1972 A FORTE BELVEDERE E OPERE DELLA NUOVA MOSTRA AL MUSEO NOVECENTO 1. HENRY MOORE AL L AVORO SULL’ACQUAFORTE ELEPHANT SKUL (PH. ERROL JACKSON) 2. THE ARTIST ’S HANDS (PH. NIGEL MOORE, MENOR) 3. MOORE THE ARCH AL FORTE BELVEDERE 4. ROCK (PH. NIGEL MOORE, MENOR)

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MOSTRE ARTE

HORSE ’S HEAD (PH. NIGEL MOORE, MENOR)

che ritenevamo necessario per raccogliere l’intero pagamento. Confermò il nostro invito a visitare Prato; sarebbe venuto nel giro di due o tre settimane accompagnato dalla moglie Irina e da un amico medico di Pietrasanta. Dopo una ventina di giorni come concordato, venne Henry Moore, al quale avevamo dato appuntamento in piazza della Carceri perché pensavamo di collocare la scultura in quella piazza proprio davanti alla fortezza antica, il Castello dell’Imperatore voluto da Federico II. Arrivò, guardò e giudicò quello spazio bellissimo, ma già completo con il Castello e la pregevole Chiesa di Santa Maria delle Carceri di Giuliano da Sangallo. Poi aggiunse che lì vicino, passando, aveva visto una bella piazza con un grande prato verde nel mezzo che fungeva da rotatoria. Quella secondo lui era il miglior giusto per la sua scultura. Raggiungemmo subito piazza San Marco e fummo tutti d’accordo con lui. Aveva portato un piccolo modellino della scultura, e mentre se lo rigirava tra le mani ci raccontò che l’opera altro non era che l’ingrandimento esasperato di una vertebra anche se intitolata forma squadrata con taglio. Con quel modellino traguardando l’asse dei due viali trovò la posizione precisa per il suo collocamento.”

Per confermare definitivamente l’acquisto io e Giuliano versammo un assegno di dieci milioni ciascuno e andammo tutti a desinare a Celle nella villa di Giuliano, che aveva preparato una simpatica sorpresa. Vicino alla villa, davanti a una siepe d’alloro c’è una scultura di Pietro Cascella in travertino, che non è proprio una fontana ma potrebbe anche sembrare. Nella siepe d’alloro Giuliano aveva nascosto una damigiana di vino rosso e a un cenno concordato, mentre Henry Moore si trovava davanti, la fontana iniziò a buttare vino rosso. Moore sorpreso si accostò incredulo, con un dito fece l’assaggio gridando al miracolo, arrivarono subito anche i bicchieri per tutti ed iniziò quella memorabile giornata a Celle. Era l’estate del 1974. Moore era un uomo delizioso, con occhi, volto ed espressioni che trasmettevano serenità. Era curioso di conoscenza, ma anche semplice nel trasmettere le sue osservazioni sulla vita e la natura. Era nato nel 1898, come mio padre. Sono andato con Giuliano più volte a trovarlo a Perry Green noleggiando una macchina a Londra con autista. Ho un bellissimo ricordo di tutti i nostri incontri inglesi e italiani. Sempre e comunque pasteggiando a vino rosso”.

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PAOLO ROSSI DUR ANTE I MONDIALI DI C ALCIO DI SPAGNA ‘82


ICON SPORT

CIAO, PAOLOROSSI L A P R A T E S I T À D E L L’ I N D I M E N T I C A B I L E P A B L I T O R AC C O N TATA D A L F R AT E L LO R O S S A N O D I M AT T E O G R A Z Z I N I

Un simbolo di Prato, forse il Simbolo, con la S maiuscola, il più importante di sempre. Perso per un male incurabile in prossimità di un Natale diventato all’improvviso tristissimo. Paolo Rossi è stato per questa città un ambasciatore nel mondo, accompagnato dall’aura che solo i più grandi, nello sport come in altre discipline, possono avere. Un campione di tutti, capace di unire i tifosi italiani in un affetto talmente diffuso da far dimenticare i colori delle squadre di club, che da queste parti valgono quanto uno strato di pelle. Paolorossi, tutto attaccato, come veniva pronunciato nelle formazioni recitate a memoria da grandi e piccini. O Pablito, soprannome nato nei giorni dei mondiali in Argentina del 1978 e diventato un marchio di fabbrica, o brand, come si dice oggi, a quaranta anni di distanza. Ma più dei gol, dei dribbling e delle coppe alzate, chi ha conosciuto Paolo Rossi ne ricorda la gentilezza ed i sorrisi, gli stessi che si ritrovano nel fratello Rossano, altro testimone della famiglia Rossi di Santa Lucia, esempio di pratesità. Probabilmente quei sorrisi sono nati quando

i due fratelli, due anni e mezzo di differenza, inseguivano insieme il pallone nell’uliveta dietro casa, a due passi dal Bisenzio: più grande e potente Rossano, più esile e scattante Paolo. “Passavamo ore al campo – racconta Rossano, con la voce identica a quella di Pablito – ma anche sul Bisenzio, a fare le dighe coi sassi o anche a fare il bagno. Avevamo l’ordine della mamma di non attraversarlo per andare sulla sponda opposta e allora lo facevamo di nascosto”. Mamma Amelia e babbo Vittorio, le due guide. Ci hanno insegnato i veri valori della vita come la correttezza, l’umiltà, l’onestà, l’importanza della famiglia, la semplicità di vivere con quello che avevamo a disposizione allora, insieme con gli zii. Una famiglia allargata di brava gente, di correttezza morale, già a iniziare dai nonni. Dal 53 e finché gli zii non presero la casa vivevamo insieme, poi c’erano altri zii, i fratelli del nonno, i parenti della nonna. Quasi un centinaio di persone tutte a Santa Lucia… Alla domenica sempre alla messa con il vestito migliore e le scarpe pulite dal babbo, che ogni mattina si alzava e le lucidava a tutti perché diceva che se avevamo la testa a po-

‘GIOCARE IN SERIE A E IN NAZIONALE ERA IL SOGNO DI ENTRAMBI. LUI CE L’HA FATTA GRAZIE AI SACRIFICI’

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ICON SPORT

PAOLO ROSSI TR A BELLUGI E BET TEGA AI MONDIALI DI ARGENTINA ‘78

sto e le scarpe pulite potevamo anche indossare una balla e saremmo stati perfetti. Rossano e Paolo, insieme sin da quando la mamma chiese al maggiore di portare con sé il minore quando usciva per andare con gli amici a giocare a pallone. E insieme anche alla Cattolica Virtus, di Soffiano, vicino a Scandicci, punto di snodo per entrambi sulla strada verso la Juventus, Rossano prima, Paolo poi. “Quando la sera andavamo a letto – dice ancora Rossano, che da anni fa parte di un’associazione per l’affidamento familiare dei minori - io e Paolo parlavamo dei sogni e delle speranze, di quello che volevamo fare da grandi. Entrambi volevamo arrivare in serie A e in Nazionale. Paolo ce l’ha fatta, aveva più costanza di me, un carattere diverso, voleva arrivare lì e ha fatto tanti sacrifici e rinunce in nome di questa passione”. Ti sei mai sentito come primo maestro di calcio di Paolo? No, mai. Ci confrontavamo come compagni di squadra ma ognuno aveva un suo modello. Lui era mingherlino e scattante, come Hamrin, che il babbo ci portava a vedere a Firenze. Aveva le stesse movenze, le stesse caratteristiche e giocava all’ala destra, faceva finte che mandavano i ragazzi dalla parte opposta della palla.

Io preferivo giocatori più potenti, come Riva. Quindi la passione del calcio in casa Rossi era nel DNA? Sì, fin dal nonno, passando poi dal babbo, che aveva anche giocato nel Prato. Anche io ho giocato in biancazzurro due anni. In casa la passione cresceva quando c’erano i Mondiali. Nel 1970 io, Paolo e il nonno passavamo le ore notturne (per il fuso orario col Messico, ndr) a fare un tifo sfegatato per l’Italia. Prato e Vicenza. È una vera rivalità? Macchè. Paolo ha sempre amato le sue origini pratesi, le ha sempre rivendicate e sottolineate, aveva l‘indole di un pratese. A Vicenza arrivò giovane, ha trovato la prima moglie e soprattutto una città che era lo specchio di Prato per dimensioni e familiarità. Lì è stato accolto in una dimensione umana e vivibile come da noi, non come nelle grandi città, dove invece Paolo non è mai stato a suo agio. Gli piaceva la vita di paese, con le persone più disponibili e dove c’è familiarità. “Al momento del commiato mi abbracciò e con una lacrima agli occhi mi baciò sulle guance. Sapeva che non sarei tornato. Da allora non ho più pescato nel Bisenzio” (Paolo Rossi, parlando della sua mamma, nel libro 1982. Il mio mitico mondiale).

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IN ALTO: I FR ATELLI ROSSI INSIEME ALL A MADRE E NEL SALOTTO DI CASA A SANTA LUCIA IN BASSO: UNA FORMAZIONE DELL’AMBROSIANA NEL 1968 (PAOLO ROSSI È L’ULTIMO IN BASSO A DESTR A)


JURY CHECHI, NATO A PRATO NEL 1969. LEGGENDA DELLA GINNASTICA ARTISTICA MONDIALE


INTERVISTA SPORT

IRONMAN? NO JURY CHECHI IL CAMPIONE OLIMPICO CI RACCONTA L A S U A U LT I M A P A S S I O N E : I L C A L I S T H E N I C S DI VIRGINIA MAMMOLI

Orgoglio mondiale pratese, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atlanta 1996, bronzo a quelle di Atene nel 2004, cinque volte oro nei Campionati Mondiali, tanto da diventare per tutti “il Signore degli anelli”. La passione per lo sport di Jury Chechi, 52 anni a ottobre, non si è certo spenta con la conclusione della sua carriera da atleta professionista. Negli ultimi anni si è dedicato al Calisthenics, aprendo la Jury Chechi Academy, con la quale insegna questa disciplina insieme altri 7 coach altamente qualificati. Di recente è diventato virale un suo video dove esegue alcuni incredibili esercizi calisthenici a casa. In cosa consiste la disciplina del Calisthenics? È una declinazione della ginnastica artistica, seppur con caratteristiche molto diverse. L’etimologia viene dalle due parole greche kalòs “bellezza” e sthénos “forza”. Rappresenta un’espressione di forza, fatta però con una grande attenzione alla bellezza del gesto. Nasce negli Stati Uniti, nei primi anni del 2000, da ragazzi che utilizzavano inizialmente location e attrezzature improvvisate in natura. Si tratta di un allenamento fatto soprattutto a corpo libero, che si è sviluppato integrando alcuni attrezzi della ginnastica artistica come gli anelli, la sbarra e le parallele. Dal video sembrano esercizi complessi e non per tutti… Per fare gli esercizi più avanzati ci vuole allenamento e anche un bel po’ di doti fisiche, ma le basi sono alla portata di tutti, dai bambini agli adulti. Un allenamento da fare in casa adatto anche ai non professionisti? Sono gestualità ben precise con le quali si va a attivare le muscolature del corpo in posizioni

corrette che non vanno a inficiare le articolazioni. Esistono esercizi mirati per le varie zone del corpo, in particolare per il core, che è la parte centrale, ma ci sono anche esercizi di base per spalle e per gambe. Tutte cose difficili da spiegare a voce, ma molto semplici da spiegare con una piccola lezione. La cosa divertente e che riflette perfettamente lo spirito con cui è nata questa disciplina è che molti esercizi si possono fare anche a casa utilizzando quel che si ha a disposizione, come ad esempio due sedie della stessa altezza che possono fare da parallele. Quanto incide l’alimentazione? Qualche consiglio? È fondamentale, sempre, a prescindere dall’attività fisica. Per star bene con se stessi. Considerando che la nostra dieta mediterranea è una delle più equilibrate al mondo, il primo consiglio è non esagerare e lavorare sulle quantità che spesso sono più del necessario. Qualche luogo a Prato dove ama praticare sport? Hanno aperto di recente uno spazio per gli esercizi calisthenici, lungo la ciclabile che da Ponte Datini va verso Vaiano. Come lavoro aerobico amo la bicicletta (da asfalto) e quando ho tempo mi godo le nostre straordinarie bellezze paesaggistiche, muovendomi tra le colline pratesi, pistoiesi e fiorentine, andando per esempio a Vinci o facendo il San Baronto, una salita storica per gli appassionati di ciclismo. Giovani talenti pratesi promettenti? Chiara Cecchi, una bravissima atleta dell’Etruria del trampolino elastico, disciplina olimpica. Penso possa darci delle grandi soddisfazioni in futuro.

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INTERVISTA LIFESTYLE

FORZA DELLA NATURA L A V I N I A B I A N C A L A N I , I N F L U E N C E R E M O LT O D I P I Ù DI SABRINA BOZZONI

Lavinia Biancalani è una donna dalle mille risorse, instancabile imprenditrice, influencer e molto di più. Nata a Prato il 26 aprile 1987, a Milano in pianta stabile dall’ottobre 2008, due città lontane ma unite dalla moda. Quella stessa moda che l’ha fatta partire, verso orizzonti inesplorati. Lavinia, la tua è un’energia contagiosa. Quali sono i tuoi segreti per non stancarti mai? Nessun segreto, amo il mio lavoro perché lo vivo come si vive una passione: finisce la giornata, magari sono un po’ stanca ma niente mi pesa. Sono ben organizzata, quando è nata mia figlia Bianca ho aperto la sede dei nostri studi a pochi metri da casa, per poterla avere sempre con me. Le giornate in ufficio o sul set iniziano molto presto, ho imparato a gestire il tempo con le giuste priorità, il mio è un piccolo team, super efficiente. Parliamo del tuo Thestylepusher. Mi sono specializzata in marketing e comunicazione del settore moda e ho mosso i primi passi sul web nel 2011. Nel 2013 ho fondato Thestylepusher, il mio blog. Nel 2016 l’ho trasformato Thestylepusher in un piccolo magazine autogestito e autofinanziato collaborando con diversi contributors. I brand lo hanno notato ed è in questo momento che hanno iniziato ad ingaggiare Thestylepusher come agenzia creativa. Oggi lavoriamo con diversi brand e in diverse industrie. Abbiamo fissato un nuovo obiettivo: trasformare la nostra piccola azienda in una realtà sostenibile entro il 2022. Recentissimo è il lavoro realizzato per Contatto il nuovo album dei Negramaro. Contatto è un concept album pieno di significati, fotografa il nostro presente ma guarda al futuro.

Abbiamo contribuito a questo bellissimo progetto costruendo un nuovo immaginario, rappresentando il contatto come connessione tra mondi, un ponte che lega le diverse canzoni e trova in ciascuna di esse una speciale declinazione. Lavinia, portaci con te nella tua Prato, dal mattino alla sera. Il Cicognini, dove ho frequentato gli studi e passato 12 anni della mia vita dalle scuole elementari al liceo, una struttura bellissima che vanta anche un teatro e una cappella; il centro storico, da piazza San Francesco a piazza del Comune, dove ho passato tante belle serate in compagnia degli amici dell’epoca, passando per piazza delle Carceri, con il suo Castello dell’Imperatore, tappa fissa per il cinema all’aperto. E poi il Centro Pecci, riconosciuto a livello internazionale per l’arte contemporanea ma anche la zona degli Ex Macelli, dove ricordo degli eventi molto interessanti organizzati presso Officina Giovani. Non ho ancora avuto il piacere ma sarei contenta di poter visitare le Manifatture Digitali del Cinema, vista anche la connessione con il mio lavoro e sto seguendo con passione anche le news relative al progetto Urban Jungle che proietterà la città verso un futuro sempre più sostenibile. Il primo ricordo della tua infanzia. Un’immagine di me riflessa nello specchio, sorridente, seduta a gattoni su una cassapanca, con indosso la tutina estiva. Lavinia in: un piatto, una canzone, un libro, un capo. Una bella tazza di caffè bollente, Creep dei Radiohead, Sapiens di Yuval Noah Harari e un paio di jeans comodi, a vita alta.

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LAVINIA BIANCALANI, NATA E CRESCIUTA A PRATO, OGGI A MILANO È IL CUORE DELL’AGENZIA THEST YLEPUSHER (PH. FLAVIO & FRANK)

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REVIEW MODA

Time to Bloom

DOLCI VISIONI IN VERSIONE MODA. COLORI CONFETTO PER LEI, FORME AUDACI PER LUI


REVIEW MODA

SALVADORI - LISTE NOZZE DAL 1960 - L’ICONICA COLLEZIONE PASSIFOLIA FIRMATA HERMÈS - VIA POMERIA, 79/81, PRATO


DOLCE&GABBANA - BORSA A MANO COLLEZIONE POWER PASTEL SS21 - VIA DEGLI STROZZI, 12-18R, FIRENZE


MARNI - ECHI SEVENTIES PER QUESTO SOPRABITO FIORITO - VIA ROMA, 4R, FIRENZE


GUCCI - E’ LA IT BAG DEL MOMENTO, LA JACKIE 1961 - VIA DE’ TORNABUONI, 73R, FIRENZE


OTTICA DANIELA RIGHI - ISPIRAZIONI FIFTIES PER IL MODELLO JAX DI JACQUES MARIE MAGE - VIA G.GARIBALDI, 117, PRATO


VIALE PIAVE 3 TAILOIRING - TRENCH TRASPIRANTE E IMPERMEABILE: MODELLO MINOSSE BY MOORER - VIALE PIAVE, 3, PRATO


STIL LAMP - LAMPADA DA TAVOLO PORTATILE EASY PEASY BY LODES - VIA MARINO, 1, PRATO


L’AFFACCIO DALL A ROCC A DI C ARMIGNANO (PH. FR ANCESC A BOLOGNINI)


ALLA SCOPERTA DEL TERRITORIO

D A L L A P I A N A A I M O N T I D E L L A VA L D I B I S E N Z I O , E C C O A L C U N E I D E E P E R PA S S E G G I AT E CHE LASCIANO IL SEGNO DI VIRGINIA MAMMOLI

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L’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE È UN ASPETTO IDENTITARIO DI PRATO 1. 3. DUE IMMAGINI DEL L ANIFICIO VAL DI BISENZIO EX-PEYRON (PH. MARGHERITA NUTI PER TAI GR AND TOUR 2017) 2. L ANIFICIO MICHEL ANGELO C AL AMAI (PH. CHIAR A BETTAZZI PER TAI 2019) 4. L ANIFICIO BALLI DENTRO IL FABBRICONE (PH. ELENA MANNOCCI PER TAI 2019)

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ITINERARI ARTE E STORIA

IL L ANIFICIO FIGLI MICHEL ANGELO C AL AMAI (PH. ELENA MANNOCCI, PER TAI 2019)

Amate percorrere strade storiche? Subite il fascino dei luoghi industrial e steampunk o di antichi tracciati immersi nella natura? Allora, tra questi splendidi percorsi che vi stiamo per raccontare ne conoscete già qualcuno, ma scommettiamo non tutti! Iniziamo con la Via Medicea, inaugurata nel 2019. Un percorso di 78,3 km di media difficoltà, da fare in 4 o più giorni. Partenza dalle Cascine di Tavola e arrivo a Fucecchio. Il cammino è diviso in quattro tappe, di cui le prime due si trovano nella nostra provincia: da Prato a Artimino, da Artimino a Bacchereto, da Bacchereto a Vinci e da Vinci a Fucecchio. Si deve a Lorenzo il Magnifico il piano di bonifica da cui sono sorte le belle Cascine di Tavola, così come il progetto della Villa medicea di Poggio a Caiano, di cui le Cascine erano la tenuta agricola annessa. Un complesso monumentale e paesaggistico di quasi 300 ettari, oggi area naturale protetta. All’interno, oltre a incantevoli viali, la fattoria attribuita a Giuliano da Sangallo, con elementi ispirati al modello delle cascine delle corti padane. Per collegare il Parco in maniera più agevole alla Villa fu costruito dall’architetto Alessandro Manetti nel 1833 (epoca Asburgo-Lorena) il Ponte Leopoldo II, secondo ponte so-

speso costruito in Italia e primo del suo genere in Toscana, realizzato con un’innovativa tecnica di cavi e funi di fili avvolti. Distrutto durante la Seconda guerra mondiale è stato ricostruito di recente tornando a collegare le due rive dell’Ombrone. Da qui si può quindi raggiungere il Parco del Bargo e, a pochi passi, la quattrocentesca Villa di Poggio a Caiano, una delle dimore medicee più conosciute. Tanto amata dai Granduchi da essere teatro di importanti matrimoni come quelli tra Alessandro de’ Medici e Margherita d’Austria (1536), Cosimo I ed Eleonora da Toledo (1539), Francesco I e Bianca Cappello (1579). Vicino alla Villa di Poggio a Caiano si trovano, le Scuderie, una struttura di 3.500 metri quadrati, dove stavano 200 cavalli e il personale addetto. Dal 2000 questi spazi ospitano la biblioteca e il Museo Soffici, con le opere di uno dei protagonisti dell’arte del Novecento. Amico e allievo di Ardengo Soffici fu il pittore e scultore Quinto Martini, cui è dedicato un parco raggiungibile con una piccola deviazione nel tratto della Via Medicea che va da Bonistallo (tappa successiva a Poggio a Caiano), a Carmignano. Di quest’ultima, da non perdere, la Rocca medievale con il panorama mozzafiato sul Montalbano e i monti

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ITINERARI ARTE E STORIA

VISTA DA FILET TOLE (PH. MARTINA ALESSI)

della Calvana. Da qui si giunge ad Artimino e all’altro gioiello medicieo in provincia di Prato, Villa La Ferdinanda detta “Villa dei cento camini”, il cui progetto risale alla fine del Cinquecento e all’ingegno di Bernardo Buontalenti. A partire da qui si incontrano tre capolavori in stile romanico: la Pieve di Santa Maria e San Leonardo, la cui fondazione si attribuisce tradizionalmente alla contessa Matilde di Canossa, l’Abbazia di San Martino in Campo, già ricordata nel 1140 come monastero vallombrosano, e l’Abbazia di San Giusto al Pinone, della metà del 1100 circa, caratterizzata, come nel caso della Pieve di Santa Maria e San Leonardo, da tre absidi. Usciamo dalla Via Medicea, attraversando la piana verso il centro, ma restiamo in tema di architettura sacra. Ecco altre tre piccole perle poco conosciute, non proprio a portata di passeggiata, ma degne di menzione:

l’Oratorio di San Bartolomeo nella frazione di San Giusto, esempio di architettura gotica, costruito nella seconda metà del Trecento (se avete la fortuna di prenotare una visita guidata, all’interno potrete ammirare dei bellissimi affreschi); la Chiesa di Sant’Andrea a Tontoli, a Mezzana, del 1100 e, dello stesso periodo, l’Oratorio di Santa Maria Maddalena dei Malsani, in via Firenze, con il suo portale ad arco bicromo sormontato da una bifora. Raggiungiamo ora il centro e lasciando l’auto in zona San Marco la nostra passeggiata può riprendere sulle sponde del Bisenzio per ammirare i bastioni e il ponte Mercatale. Percorrendo il lungo-fiume si può scegliere la riva destra e passare dalla Chiesa dei Cappuccini per imboccare il bucolico percorso pedecollinare, che a nord della città va verso Filettole, con la Villa del Palco e il borgo di Carteano, mentre a sud va verso la zona di Poggio Secco, passando

UN PERCORSO PEDECOLLINARE COLLEGA LA CHIESA DEI CAPPUCCINI A FILETTOLE

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DALL’ALTO IN SENSO ORARIO: LA CHIESA DI SANTA CRISTINA A PIMONTE E DUE FOTO DELLA CHIESA DI SANT’ANNA IN GIOLICA

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SI DEVE A LORENZO IL MAGNIFICO IL PIANO DI BONIFICA DA CUI SONO SORTE LE CASCINE DI TAVOLA 1. ANDANDO DALLE C ASCINE DI TAVOL A VERSO IL PONTE LEOPOLDO II (FOTO 3) 2. L A FATTORIA DELLE C ASCINE DI TAVOL A 4. L A PIEVE DI SAN LEONARDO AD ARTIMINO (PH. ADRIANA PAGLIAI)

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IN ALTO A SINISTR A E IN BASSO: C ASCINE DI TAVOL A; IN ALTO A DESTR A: PARCO MUSEO QUINTO MARTINI

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ITINERARI ARTE E STORIA

VILL A L A FERDINANDA AD ARTIMINO (PH. ARTIMINO SPA)

per le duecentesche Chiesa di Sant’Anna in Giolica e Chiesa di Santa Cristina a Pimonte, fino all’ex-Cementificio Marchino. Si tratta di un luogo iconico dell’archeologia industriale pratese, un aspetto identitario della nostra città indagato e divulgato negli ultimi anni dal laboratorio-manifestazione TAI - Tuscan Art Industry, che di recente ha lanciato sul proprio sito l’Osservatorio Arte e Industria, un contenitore digitale di tutte le attività svolte e che si svolgeranno in futuro nel territorio. Restando in tema di archeologia industriale, di grande interesse è anche lo stabilimento del Fabbricone, del 1889: un vero e proprio villaggio industriale che vedeva ogni giorno ben 2.000 operai a lavoro. Di enormi dimensioni anche il vicino Lanificio Figli Michelangelo Calamai, affacciato su viale Galilei con il suo ingresso monumentale, costruito negli anni ’20 del Novecento. Proseguendo sul Lungobisenzio verso nord, si arriva alla Diga del Cavalciotto, snodo di un complesso sistema idrico nato forse per bonificare l’ampia pianura paludosa, e diventato cruciale per l’alimentazione idrica delle fabbriche pratesi. A pochi chilometri da qui si trova anche la Cartaia Vecchia della Briglia, e, spostandoci nella parte più settentrionale

della provincia, l’Ex Lanificio Peyron (a Mercatale-San Quirico) costruito alla fine dell’Ottocento, e l’Ex Fabbrica Meucci, oggi sede del MUMAT (Museo delle Macchine Tessili). Esplorando la Val di Bisenzio non mancano certamente moltissimi percorsi di trekking immersi nella natura - tra cui uno dei più noti è quello che porta al Mausoleo di Malaparte, in cima a Monte Le Coste. Rimanendo però sulle pendici del Monte Ferrato un ultimo piccolo, ma intrigante itinerario culturale è quello che parte dal borgo medievale di Figline, dove si trova anche la Pieve di San Pietro, il cui nucleo risale al XII secolo. A pochi passi da qui, svoltando l’angolo di via di Cantagallo, si trova il tabernacolo di Sant’Anna, opera di Agnolo Gaddi (autore degli affreschi della Cappella Maggiore della Chiesa di Santa Croce a Firenze e, a Prato, di quelli della Cappella del Sacro Cingolo del Duomo), uno dei tabernacoli esterni più grandi e, a detta di Vittorio Sgarbi, tra i più belli d’Italia. Da qui, con una breve passeggiata, si raggiungono infine le cave del famoso serpentino, detto anche marmo verde, di Prato e la suggestiva cava della Strega che ricorda un piccolo tratto delle cave etrusche in Maremma.

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IN ALTO: ARTIMINO (PH. PASQUALE PAR ADISO); IN BASSO: LO SC ALONE ESTERNO DELL A VILL A L A FERDINANDA AD ARTIMINO


C AT TEDR ALE DI SANTA MARIA DEL FIORE: IL GIUDIZIO UNIVERSALE DI VASARI E ZUCC ARI NELL A CUPOL A DEL BRUNELLESCHI


RICORDANDO UN POETA E I SUOI TEMPI I N O C C A S I O N E D E I 7 0 0 A N N I D A L L A S C O M PA R S A D I D A N T E ALIGHIERI, RIPERCORRIAMO I LUOGHI E I PERSONAGGI C H E N E R AC C O N TA N O I L S U O R A P P O RT O C O N P R AT O DI MILA MONTAGNI PHOTO MASSIMO SESTINI

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C U LT U R A ANNIVERSARIO

LE IMMAGINI DI MASSIMO SESTINI SONO PARTE DEL PROGETTO CHE IL FAMOSO FOTOGR AFO HA REALIZZATO PER L’ANNIVERSARIO DANTESCO

Era un mercoledì, probabilmente ventoso e non poco, come sa bene chi si trovi ancora oggi a camminare tra piazza delle Carceri e piazza San Francesco nei primi giorni di primavera, quando il nonno, gli zii e il babbo di Dante Alighieri si trovarono in piazza dell’Appianato (oggi san Francesco) per vendere a messer Toringo Pugliesi sei appezzamenti che la famiglia fiorentina possedeva in Tavola. Era il 21 marzo del 1246 e dai documenti che ci sono rimasti Alighiero non era ancora stato emancipato dalla potestà paterna, ma di sicuro sappiamo che alla fine di quel 1246 (l’anno cominciava il 25 marzo) fu lui a ricevere le 140 lire che fruttò la vendita, insieme a quella di altri terreni che vennero venduti in san Giusto in Piazzanese e al Petriccio (oggi san Paolo). Si potrebbe quasi dire che cominci così la relazione tra Prato e il Sommo Poeta, con una compravendita di famiglia, e che prosegua sempre con affari di denaro, visto che il 20 ottobre del 1257 Alighiero si trova a Montemurlo per concedere un prestito a persone che lì vivevano. D’altronde la famiglia che prese poi il nome Alighieri frequentava il bando di Accordo - da considerarsi situato nell’allora via de’ Banchi e oggi via Cesare Guasti - dove si erano concentrati i cambiatori di denaro. Il lavoro di cambiatori, usurai secondo i più impietosi, la mise in contatto con le famiglie più in vista della città, come i Dagomari di antica nobiltà feudale, e quelle ‘di popolo’ salite grazie ai subiti guadagni al ceto magnatizio. Che il rapporto con Prato fosse stretto, per gli Alighieri, lo conferma anche il fatto che Geri e Cione (biscugini di Dante) cercaro-

no di sfuggire alla giustizia fiorentina rifugiandovisi, perché la famiglia vi manteneva possedimenti. Anche il famigerato Corso Donati guelfo nero fiorentino, il Gran Barone che l’Alighieri confina nel suo Inferno, per lungo tempo risiedette a Prato e secondo le cronache morì per mano di un mercenario catalano - dopo il fallito tentativo di sottomettere Firenze - mentre cercava di raggiungere la città sul Bisenzio. Dante, dunque, certo più di altri fiorentini conosceva Prato e i suoi abitanti dal carattere irruento, tanto che nel canto XXVI dell’Inferno, quando esplode contro l’amatissima Fiorenza - famosa nel buio del primo regno perché abitata da ladri e disonesti - la rassicura che proprio la vicina Prato le augura tutto il male possibile insieme alla rovina totale. Addirittura l’Anonimo fiorentino, commentatore in volgare della Comedìa, scrive commentando questo punto che i pratesi erano più ringhiosi che non fosse lor possa, insomma città piccola ma agguerrita quella nata da Borgo al Cornio e già proprietà dei conti Alberti. Perché se il castello di Montemurlo è menzionato nel XVI del Paradiso dall’avo di Dante, Cacciaguida degli Elisei - morto secondo la tradizione mentre partecipava alla seconda Crociata in Terrasanta e ‘padre’ della nobiltà degli Alighieri - come un simbolo dei conti Guidi quali signori degni di dominare la turbolenta Firenze di quei secoli, Prato è stata per secoli terra degli Alberti, che ebbero come soprannome quello de “i Conti rabbiosi”, per la loro aggressività e la loro mancanza di scrupoli. Gli Alberti, di origine franca e dunque una delle stirpi feudali più antiche di Toscana, erano signori di Prato,

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PONTE VECCHIO DI FIRENZE, DOVE SI RICORDA UN PASSO DEL SOMMO POETA

di Mangona e di Vernio (almeno nel ramo che interessa il Nord della Toscana), per quanto Prato dal XII secolo si fosse data un’organizzazione comunale e addirittura i Conti avessero venduti i loro diritti sulla città e sulla sua fortezza federiciana. Il Castello garantiva infatti il controllo sulle vie che consentivano di accedere all’Impero, i cui amministratori - dopo la morte di Federico II - non intendevano perdere il castrum imperatoris che ancora troneggia sulla piazza delle Carceri. E Dante menziona gli Alberti più volte nel suo capolavoro, così intriso di Toscana; nel VI del Purgatorio pone il conte Orso, ucciso dal cugino Alberto nel 1286, tra coloro che chiedono al Poeta di ricordarli nella vita serena, mentre la scena più violenta riferita alla famiglia si vede nella Caina (canto XXXII dell’Inferno), dove sono puniti i traditori dei parenti. Qui si trovano proprio il padre del conte Orso, Napoleone, e suo fratello Alessandro, uniti per l’eternità a causa dello scontro fratricida che li condusse alla morte nel novembre del 1286. Ma a Prato si può ricondurre una figura luminosa, paradisiaca, della scrittura dantesca. Nel IX dell’ultima Cantica, infatti, si

trova Cunizza da Romano che il Poeta conobbe poco più che bambino nella dimora fiorentina dei Cavalcanti. Cunizza visse lungamente e fu figlia e sorella dei signori della potente Marca di Treviso, poiché nacque da Ezzelino II e da Adelaide dei conti Alberti di Mangona; i suoi genitori di erano sposati nella Rocca di Cerbaia che ancora oggi domina la valle del Bisenzio nella quale passava la “strada di Lombardia” e lei stessa secondo la tradizione vi morì, avendo trascorsi gli ultimi suoi anni tra questa Rocca e appunto Firenze. Cunizza da Romano rimane nella memoria degli appassionati d’amor cortese - per i suoi amori turbinosi e fuori dal matrimonio con il poeta Sordello da Goito e diverse legittime nozze, e che in Paradiso racconta d’esser stata “vinta” dalla luce di Venere e dalla generosità che da questa deriva. Dante, infatti, sapeva bene che la nobildonna, già molti anni prima di morire, liberò gli uomini che erano stati della sua masnada familiare. Un gesto che in una signora di famiglia così potente e violenta non poteva che impressionare e stupire quel giovane battezzato nel bel san Giovanni che uomo avrebbe messa a punto una lingua meravigliosa.

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SOPR A: L’OPER A DI IGNAZIO FRESU, IN VICOLO DE’ BONCONTI; SOT TO: GAIA VET TORI IN VICOLO FIOR DI VET TA

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ITINERARI ARTE

LUOGHI ANTICHI INCONTRANO IL CONTEMPORANEO 1 1 A R T I S T I H A N N O D A T O U N N U O V O V O LT O AI VICOLI DELLA CITTÀ DI FRANCESCA LOMBARDI PHOTO MARCO BADIANI

11 vicoli 11 artisti: una iniziativa inaugurata a dicembre, che attraverso l’arte contemporanea, incentiva i pratesi a riscoprire e valorizzare luoghi dimenticati del nostro centro, in particolare gli antichi vicoli, poco frequentati e spesso lasciati in uno stato di degrado. Il progetto, che contribuisce a rafforzare l’identità della città legata all’arte contemporanea, ha preso il via in un momento in cui i suoi musei e gli spazi della cultura erano chiusi, e continua fino a metà giugno per promuovere la poliedrica e multiforme comunità di artisti della città. Le installazioni si snodano in un’ampia area del centro storico e mettono in connessione i vicoli che vanno da piazza Mercatale fino a via Santa Trinita. Il percorso parte da Vicolo del Gini che ospita l’opera di Eleonora Santanni Tuttescapate, prosegue per Vicolo de’ Gherardacci in cui il duo Simoncini.Tangi espone Sé-Me. Morfogenesi Sapiente.

Attraversa via Garibaldi e si inoltra nel Vicolo de’ Bonconti in cui ci si imbatte nell’opera di Ignazio Fresu E il naufragar m’è dolce in questo mare, per poi proseguire in Vicolo degli Inghirami in cui è esposta l’opera di Simone Ridi per CUT|Circuito Urbano Temporaneo dal titolo Re- náscere, Serie Botanica/Varietas. Camminando poi in via dell’Accademia e in via de’ Manassei, si arriva in Vicolo degli Arrigoni con l’opera Nuovo Giorno di Antonio Bruno e proseguendo ci si inoltra in Vicolo della Lupa in cui è allestita l’opera di Victoria De Blassie e Leonardo Moretti Trame Plastiche - Bridge. Il percorso prosegue poi per via Muzzi e via dell’Altopascio, dove è possibile ammirare in Vicolo dell’Altopascio l’opera di Adriana Leati Le Luci delle Lanterne e in Vicolo del Ceppo l’opera fotografica di Andrea Abati I Luoghi del Mutamento, Pistoia, Ospedale del Ceppo2018#13. Ancora passeggiando oltre e percorrendo via Ti-

LE INSTALLAZIONI METTONO IN CONNESSIONE I VICOLI CHE VANNO DA PIAZZA MERCATALE FINO A VIA SANTA TRINITA

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EDOARDO NARDIN IN VICOLO DE’ BARDI

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DALL’ALTO IN SENSO OR ARIO: MARTINA JONES LOMBARDI, ANTONIO BRUNO, ANDREA ABATI

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INOLTRE CAMICIE E ABITI SU MISURA by Alessandro Gherardi e Corneliani

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ITINERARI ARTE

ELEONOR A SANTANNI IN VICOLO DEL GINI

naia, si incontra Vicolo della Zecca con l’opera Il Risveglio di Martina Jones Lombardi. Continuando per vicolo de’ Bizzocchi e piazza San Francesco, il percorso si chiude andando in direzione di Piazza Santa Maria delle Carceri, percorrendo Vicolo de’ Bardi in cui Edoardo Nardin espone Ego DADA_La Rinascita e infine attraverso via Pugliesi arriviamo all’ultima tappa in Vicolo Fior di Vetta dov’è allestito il percorso fotografico Aleph (n.3) di Gaia Vettori. Proseguendo poi in via Verdi e in via dei Saponai si ritorna in piazza Mercatale. Un percorso tutto all’interno di un centro storico tornato a essere frequentato soprattutto la sera da giovani e giovanissimi, a cui è necessario insegnare il rispetto e l’appartenenza nei confronti della propria città. Con queste opere

giovani artisti aprono un confronto con i loro coetanei, danno un volto e riconoscibilità a luoghi di passaggio, spesso nascosti, dimenticati e trattati senza alcun riguardo. In un momento di grande cambiamento non è facile cambiare passo e educazione, ma l’arte fa parte del Dna della città e trasmettere questo patrimonio ai giovani può essere una strada per aprire un dialogo. Vicolo d’Arte nasce dalla collaborazione tra Confartigianato Imprese Prato, CNA Toscana Centro, Unione Prato Imprese, Palazzo delle Professioni e Comitato Provinciale Area Pratese: coloro che operano quotidianamente in centro si sono uniti per valorizzarlo, non solo durante il giorno ma anche la sera. Oggi come quando torneremo alla normalità.

QUESTE OPERE DANNO UN VOLTO E RICONOSCIBILITÀ A LUOGHI DIMENTICATI

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OLTRE 7MIL A METRI QUADR ATI DI VERDE E AT TREZZ ATURE SPORTIVE IN UN’AREA DENSAMENTE ABITATA

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ARCHITETTURA SPORT

MACROLOTTO ZERO. LA CITTÀ DEL FUTURO

A L L A S C O P E RTA D E L N U O V O P L AY G R O U N D : U N O S PA Z I O DI AGGREGAZIONE, UNA PIAZZA CONTEMPORANEA DI SABRINA BOZZONI

Creare uno spazio pubblico che coniughi la classica funzione ‘tempo libero’ a quella dello sport favorisce anche stili di vita sani e l’incontro delle persone. È l’obiettivo del nuovissimo Playground a Macrolotto Zero, zona che un tempo era uno dei motori produttivi del distretto industriale tessile, mentre oggi è una delle principali zone urbane europee per concentrazione di famiglie di lavoratori migranti di origine cinese. Ci troviamo al Playground tra via Giordano, via Colombo e via da Verrazzano, alle porte delle mura del centro storico di Prato: oltre 7mila metri quadrati di verde e attrezzature sportive in un’area densamente abitata. È il primo dei tre cantieri del Piano di Innovazione Urbana al Macrolotto Zero - insieme al mercato metrolitano e medialibrary - ad essere ultimato. Le coloratissime resine smorzacaduta, il campo da calcio a 5, lo skatepark,

la piazza per le manifestazioni pubbliche e l’area verde hanno preso il posto di un deposito dismesso ai margini di un complesso industriale abbandonato. Strutture estremamente moderne, tanto che ogni attrezzo è dotato di un Qr-code attraverso il quale è possibile scaricare l’App ufficiale MyEquilibria sul proprio smartphone, così da accedere a diverse modalità di allenamento e a dei video tutorial. Un’area di svago tout court estremamente all’avanguardia e con un alto valore estetico, grazie al silos per la raccolta dell’acqua a servizio dell’ex rifinizione, diventato un’installazione artistica, e alla grande scultura che domina l’area fitness su cui poter fare esercizi e arrampicata. È una Prato rivolta verso grandi progetti di riqualificazione, è una Prato ‘europea’, è una città che pensa al benessere delle nuove generazioni, è una Prato che amiamo.

SIAMO AL NUOVO PLAYGROUND NEL CUORE DI MACROLOTTO ZERO, UN LUOGO DI SVAGO ALL’ AVANGUARDIA

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ITINERARI FOOD

SAPORI AUTENTICI I P I AT T I D E L L A C U C I N A P R AT E S E T R A T I P I C I TÀ , V E R S I O N I L O C A L I E G R A N D I C U LT D I T E R E S A FAV I I L L U S T R A Z I O N I M E L A N I A B R A N C A

C’è poco da fare... la cucina autentica di Prato è fatta da un piatto, i Sedani alla Pratese, e da due dolci Le Pesche di Prato e i Biscotti di Mattonella. Ma se usciamo fuori dalle mura e ci inerpichiamo tra i colli della Val di Bisenzio o di Carmignano, la faccenda cambia. E poi ci sono piatti che, serviti da una vita in qualche ristorante storico, fanno parte ormai di diritto dell’identità e del gusto della città. E allora vediamo quali sono, dai primi al dolce, i piatti top da gustare oggi a Prato e nella sua provincia con gli indirizzi per trovarli a colpo sicuro. MINESTRA DI PANE Pane raffermo, cavolo nero, fagioli sono gli ingredienti principali di una portata che in ogni famiglia pratese viene interpretata in modo diverso, attraverso piccole varianti tramandate di madre in figlia. Lo scrittore pratese Armando Meoni dedicava alcuni brani a quella che solo a Prato chiamano Minestra di Pane, che deve essere preparata con pane sfornato da almeno una settimana “onde ogni freschezza e mollezza ne sia rigorosamente scomparsa” e in Età proibita racconta come la preparava Saturno nella frequentatissima mescita di via Pomeria, vici-

no a piazza San Marco. Oggi chi vuole gustare una Minestra di Pane con tutti i crismi fissi dalla Delfina ad Artimino, tel. 055 8718074. TORTELLI DI PATATE Questo piatto è nato dall’incontro tra pastori e boscaioli che si muovevano tra l’Alto Casentino, il Mugello e la fascia appenninica tra prato e Pistoia. Gli ingredienti, si elencano alla svelta: farina, uova, patate, noce moscata e formaggio, ma ogni zona ha la sua variante per il ripieno. In Val di Bisenzio il ripieno punta solo su patate, noce moscata e sale però aggiunge il parmigiano. Dove mangiarli? A Montepiano, i tortelli si mangiano al ristorante albergo Ca’ del Setta, tel. 0574 959829; a Vernio, al ristorante Stefanacci di Costozze, tel. 0574 950146. Terza opzione, da Beatrice a Luicciana di Cantagallo, tel. 0574 933125. STRACCI SUL PAPERO Base di sfoglia (acqua, uova, farina e sale) tirata a mano e tagliata in modo irregolare. Il sugo di papero è una variante territoriale del più conosciuto sugo d’anatra legata alla festa della mietitura o della vendemmia. Ordinateli da Soldano in Duomo, tel. 0574 830913, in pieno centro storico a

DAI PRIMI AL DOLCE, I PIATTI DELLA TRADIZIONE LOCALE DA GUSTARE A PRATO E NELLA SUA PROVINCIA

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ITINERARI FOOD

UN PIAT TO INVERNALE TIPICO DELL A VAL DI BISENZIO, RICC A DI BOSCHI DI C ASTAGNI

Prato, dove gli stracci diventano “toppe” e al sugo d’anatra o di papero si aggiungono i rocchini (polpettine) di sedano. TORTELLACCI DI FARINA DI CASTAGNE A Prato si dice che la migliore farina di castagne sia quella di Migliana. Sta di fatto che questo prodotto eccellente della Val di Bisenzio ha prodotto nella cucina ottimi risultati. I tortellacci sono dei grossi tortelli a base di sfoglia realizzata con un misto di farine di castagne e grano tenero, acqua e sale, farcita con un ripieno di ricotta e parmigiano, condita col burro fuso e salvia. I migliori sono quelli del ristorante La Castagna a Migliana che al condimento aggiunge anche la pancetta, tel. 0574 981791. FETTUCCINE DI PASTA FRESCA AI FICHI DI CARMIGNANO Non è certo un piatto tipico della tradizione pratese, ma è un piatto che prevede l’uso di un’eccellenza prodotta a Carmignano, i fichi secchi. Per questo merita una lodevole menzione. Per questo piatto si tagliano i fichi a piccole listerelle, si fanno rosolare appena con il porro in poco olio d’oliva, si sfuma col vino bianco, mentre le fettuccine lessano nell’acqua salata le fettuccine. Si scola la pasta, gli si aggiunge il sugo di fichi, si salta tutto e il gioco è fatto. Per gustare questo piatto bisogna

andare all’Osteria dei Mercanti, ovviamente a Carmignano, tel. 055 8711587. SEDANI ALLA PRATESE È il piatto tipico di Prato per eccellenza. Filosofia del riuso per una portata che veniva preparata il giorno della Madonna della Fiera, l’8 settembre. Le prime tracce di questa ricetta sembrano risalire addirittura al Medioevo. Alla base, le costole più dure dei grossi sedani coltivati negli orti lungo le rive del Bisenzio. E’ un piatto robusto che viene fritto e ripassato nel ragù di carne. Quasi tutti i ristoranti di cucina tipica pratese lo propongono nel menù. La versione più ricca - preparata utilizzando il sedano per intero - è quella di Baghino tel. 0574 27920 nel centro storico. Imperdibili anche quelli di Soldano tel. 0574 830913in centro e alle Farnete tel. 055 8719747 tra Poggio a Caiano e Carmignano. Il Capriolo tel 0574 1825326 in via Roma invece trasforma i sedani in polpettine preparate utilizzando solo i rametti con le foglie. POLLO E CONIGLIO FRITTO È un piatto della tradizione toscana più che pratese, ma quello che si mangia da una vita dal Logli a Filettole tel. 0574 23010, merita una menzione d’onore. Che dire, andateci e finta che sia pratese.

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ITINERARI FOOD

I BISCOT TI E LE PESCHE DI PR ATO, I DOLCI PER ECCELLENZ A DELL A NOSTR A TR ADIZIONE

LA FRANCESINA È il lesso di manzo del brodo tagliato a fettine sottili ‘rifatto’ cioè brasato con le cipolle e il sugo di pomodoro. Quella di Soldano tel. 0574 830913 si scioglie in bocca. CALVANINA La razza bovina Calvana, più conosciuta col nome di calvanina, è una specie autoctona allevata almeno dal XVI secolo sulle aree collinari e montuose dell’Appennino ToscoEmiliano tra le province di Firenze e Prato, in particolare sui Monti della Calvana. E’ più piccola e muscolosa della Chianina, perché selezionata per lavorare nei campi. Da una trentina d’anni è stata riscoperta e rivalutata, perché il posteriore presenta più muscolo e meno grasso. Il filetto di Calvanina con porcini nostrali lo servono da Ghirighio a Migliana tel. 0574 981103, mentre per la Tagliata vi consigliamo di provarla quella del Pepe Nero in via Valentini tel. 0574 550353. PESCHE DI PRATO Il primo cenno storico scritto sulle pesche si ha quando nel 1861 alla locanda Contrucci in piazza del Duomo di Prato l’oste servì questo dolce durante la festa per l’Unità d’italia, da qui il nome Pesche di Prato. Un dolce composto da due semisfere di pa-

sta brioche, farcite con crema pasticcera che lega le due metà, dal sapore accentuato di una bagna speziata, l’alkermes, con sfumature di vaniglia. Il maestro di questo capolavoro altri non è che il premiatissimo Paolo Sacchetti della pasticceria Nuovo Mondo, tel. 0574 27765. BISCOTTI DI PRATO Come si intuisce dal nome sono il dolce simbolo della città di Prato. La prima ricetta trascritta dei biscotti di Prato, chiamati in origine biscotti alla genovese, risale al 1700 ed è conservata nell’archivio di Stato di Prato. Un secolo nel 1858 dopo il pasticcere pratese Antonio Mattei ripropone la stessa ricetta cambiando il nome in Biscotti di Prato (o cantucci di Prato) o biscotti di Mattonella (in riferimento al nomignolo del Mattei). Nel 1867 all’esposizione universale di Parigi, Mattei ricevette un riconoscimento speciale proprio per la presentazione di questi biscotti. Pellegrino Artusi ne era appassionato estimatori. Da più di un secolo e mezzo la ricetta e gli ingredienti sono sempre gli stessi - farina, zucchero, uova, zucchero, mandorle e pinoli - come anche il biscottificio Antonio Mattei tel. 0574 25756.

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LO SCOGLIO Via Giuseppe Verdi, 42 ph. +39 0574 22760 MADDALENA Piazza Sant’Agostino ph. +39 0574 31734 MANGIA Via Ferrucci, 175 ph. +39 0574 57291 MEGABONO Via Ser Lapo Mazzei, 20 ph. +39 347 8908892 MOKHA Piazza San Marco, 5 ph. +39 0574 400412 MOLO16 FISHBAR Via Settesoldi, 16 ph. +39 333 3254569 MYO BISTROT MYO RISTORANTE Viale della Repubblica, 277 ph. +39 0574 1597312 MYSEA Via Benvenuto Cellini, 9 ph. +39 375 6088656 OSTERIA SU SANTA TRINITA Via Neroni, 4 ph. +39 0574 605899 PACA Via Fra’ Bartolomeo, 13 ph. +39 0574 1820222 PEPE NERO Via Zarini, 289 ph. +39 0574 550353 RAGIONA Via del Melograno, 40 ph. +39 0574 1597416 SCHIACCINO Via Giuseppe Verdi, 28 ph. +39 0574 1826528 SHARK Piazza S. M. delle Carceri, 5 ph. +39 0574 20523 SOLDANO Via della Sirena, 10 ph. +39 0574.830913 Via Pomeria, 35 ph. +39 0574 34665 TONIO Piazza Mercatale, 161 ph. +39 0574 21266 TO WINE Viale della Repubblica, 23 ph. +39 0574 550462 TO WINE IN PIAZZETTA Via Cairoli, 15 ph. +39 0574 965874 TRATTORIE LA FONTANA Via di Canneto, 1 ph. +39 0574 27282 LAPO Piazza Mercatale, 141 ph. +39 0574 23745 OSTERIA CIBBÈ Piazza Mercatale, 49 ph. +39 0574 607509 OSTERIA LE CENTO BUCHE Via degli Abatoni, 7 ph. +39 0574 694312 PIZZERIE CAVALLINO ROSSO DA GIOVANNI Via Pistoiese, 26 ph. +39 0574 23143 FANCY KING Via Valentini, 21 ph. +39 0574 581343 IL BORGO ANTICO Via Gherardacci, 25/27 - Iolo ph. 0574 622707

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I CAVALIERI DI PIAZZA MERCATALE Piazza Mercatale ph. +39 0574 400830 LA TORTELLERIA Via Bologna, 196 ph. +39 0574 692641 IL RAGNO Via Valentini, 133 ph. +39 0574 596700 KING’S PUB Via Garibaldi, 148 ph. +39 0574 28641 NOMAD Via Carradori, 50 ph. +39 392 0575675 PASSAPAROLA Viale Galilei, 8 ph. +39 0574 468350 PIZLAND Via Gelsomino, 7 ph. +39 0574 35081 8 LANTERNE BLU Vicolo degli Arrigoni, 4 ph. +39 0574 33139 PIZZA E BOLLICINE Via Quirico Baldinucci, 3 ph. +39 0574 1825821 PIZZERIA MAGGIE Via Bologna, 326 ph. +39 0574 460493 VOGLIA ‘E TURNA! Via dei Lanaioli, 30 ph. +39 0574 754592 CUCINA ETNICA E BIO ANDALOUSSIA Piazza del Duomo, 44 ph. +39 0574 1746380 CIBINO Via Pomeria, 84 ph. +39 0574 23989 ELEMI Via Roma, 74 ph. +39 0574 055536 FUJIYAMA Via Valentini, 5 ph. +39 0574 623857 KALDI’S KAFFE Via Settesoldi, 31 ph. +39 339 535 5010 KOTO RAMEN Via Valentini, 102 ph. +39 0574 603162 LA COVA TAPAS BAR Via Santa Trinita, 3 LA FABBRICA ALIMENTARE Via Valentini, 102 ph. +39 0574 870315 L’ORTO DI NENÈ Via Santa Trinita, 47/A ph. +39 349 8478186 MOI OMAKASE Viale Piave, 14 ph. +39 0574 065595 NAGOYA Via Avignone, 34 ph. +39 0574 400183 NAGA THAI Via Santa Trinita, 53 ph. +39 0574 074031 RAJA Piazza del Collegio, 8 ph. +39 0574 32032 RAVIOLI LIU Via Fabio Filzi, 39 ph. +39 0574 830973 RAVIOLI DI CRISTINA Via Cavallotti, 36 ph. +39 0574 1820920 YOP Via Santa Trinita, 80 ph. +39 0574 1823429

YOXI YOXI Via Valentini, 61 ph. +39 0574 596942 OUTSIDE ARTIMINO BIAGIO PIGNATTA Viale Giovanni XXIII, 1 ph. +39 055 8718086 CANTINE DEL REDI Via 5 Martiri, 29 ph. +39 055 8751408 DA DELFINA Via della Chiesa, 1 ph. +39 055 8718074 CANTAGALLO IL GHIRIGHIO Loc. Migliana, 29 ph. +39 0574 981103 LA BUA DELLA TONIA Via S. Quirichello, 2 ph. +39 0574 956171 LA CASTAGNA Via di Migliana, 40 ph. +39 0574 981791 CARMIGNANO ANTICA TORRE Piazza G. Matteotti, 15 ph. +39 055 8712096 IL BARCO REALE P.zza Vittorio Emanuele II, 28 ph. +39 055 8711559 SU PE’I’ CANTO Piazza Matteotti, 25/26 ph. +39 055 8712490 VILLA LE FARNETE Via Macia, 134 ph. +39 055 8719747 FILETTOLE LOGLI MARIO Via Carteano, 1 ph. +39 0574 23010 GALCIANA A MANGIA’ FORA Via Sant’Ippolito, 16 ph. +39 328 3032343 MONTEMURLO LA TAVERNA DELLA ROCCA Piazza Castello, 2 ph. +39 0574 680459 VICTORY CAFÉ Viale A. Labriola, 243 ph. +39 0574 650438 POGGIO A CAIANO LA FURBA Via Statale, 99 ph. +39 055 8705316 LA FRUGOLA Viale Aldo Moro, 33 ph. +39 055 8778143 VAIANO LA LOCANDA DEGLI ARTISTI Via Bertini 76 - Schignano ph. +39 0574 983436 LA NUOVA TIGNAMICA Via Val di Bisenzio, 112 ph. +39 0574 984424 VERNIO CIRCOLO ARCI Via Del Bisenzio 292 ph. +39 0574 957466


OROSCOPO FEBBRAIO - APRILE 2021

MESSAGGI DALLE STELLE

Consigli a trecentosessanta gradi seguendo il percorso degli astri ARIETE (21 marzo - 20 aprile)

BILANCIA (23 settembre - 22 ottobre)

Gli effetti della passata Grande Congiunzione tra Giove e Saturno, in Acquario, si fanno ancora sentire. Ottimi marzo e aprile, soprattutto per prima e seconda decade. Chirone nel segno spinge a “conoscere”.

I trigoni della coppia Giove/Saturno dall’Acquario aiutano i nati 1-13 ottobre con marzo e aprile veramente positivi per astralità energetiche. Chirone opposto spinge verso esperienze strane i nati in settembre.

TORO (21 aprile - 20 maggio)

SCORPIONE (23 ottobre - 22 novembre)

Fino ai primi di marzo siete nervosi e poco lucidi nelle valutazioni. In particolare sono i nati a fine aprile che devono confrontarsi con una serie di problemi pratici e con importanti cambiamenti.

Marte si mostra aggressivo dal Toro per tutto febbraio: un forcing che richiede impegno. Inoltre, Giove, Saturno e Urano scompaginano piani e progetti dei nati a fine ottobre. Seguite la salute con attenzione!

GEMELLI (21 maggio - 21 giugno)

SAGITTARIO (23 novembre - 21 dicembre)

Giove, che avanza rapidamente in Acquario, vi offre occasioni di espansione e miglioramento, che riguardano soprattutto i nati in giugno. Dovete, però, mantenere impegno e giusto equilibrio tra marzo e aprile.

L’asteroide Giunone attraversa la zona centrale del segno e mette l’accento sul campo relazionale. Marzo e aprile sono delicati, ma Giove e Saturno aiutano recuperi costruttivi, soprattutto per i nati a fine novembre.

CANCRO (22 giugno - 22 luglio)

CAPRICORNO (22 dicembre - 20 gennaio)

Vi siete liberati dalle opposizioni dei pianeti in Capricorno e potete cominciare a costruire secondo i vostri progetti. Urano, poi, continua a supportare i cambiamenti dei nati a fine giugno. Approfittatene!

Fino a inizio marzo vi supporta Marte dal Toro, che offre energia e spirito di iniziativa. I nati a fine dicembre contano sempre sul trigono di Urano, mentre i nati 1417 gennaio sono in fase trasformativa.

LEONE (23 luglio - 23 agosto)

ACQUARIO (21 gennaio - 19 febbraio)

Nati fine luglio/inizio agosto sotto pressione per vari aspetti contrari, che invitano a non pretendere troppo dalle situazioni e a rendersi conto dei limiti personali. In marzo contate, però, sull’aiuto di Marte.

Siete al centro dell’interesse zodiacale perché i due pianeti lenti, Giove e Saturno, transitano nel vostro segno. Scelte importanti e concrete vi attendono! Per farle, preferite i mesi di marzo e aprile.

VERGINE (24 agosto - 22 settembre)

PESCI (20 febbraio - 20 marzo)

In febbraio, godete dell’appoggio di Marte, ma tra marzo e aprile il pianeta rosso diventa contrario, invitandovi alla prudenza. Evitate, però, atteggiamenti distruttivi e masochisti, che vi sono propri.

In febbraio avete l’appoggio di Marte e in marzo quello di Venere, che addirittura attraversa il vostro segno; per non parlare del sestile di Urano, che dal Toro apre nuovi scenari ai nati 24-28 febbraio.

a cura di Claudio Cannistrà, la “Bottega dell’Astrologo” Le indicazioni interpretative si riferiscono alla sola posizione del Sole nei segni, perché un’analisi previsionale specifica richiede la conoscenza di data, ora e luogo di nascita del soggetto. Per informazioni sui corsi e le attività culturali organizzate scrivere a: labottegadellastrologo@gmail.com; canniclau@libero.it Disegni dei segni zodiacali opera di Pacpainter - www.pacpainter.it 82 PRATOREVIEW




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