Filosofia ayurvedica e aromaterapia Marika Argento

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A.S. 2013/2015

Filosofia Ayurvedica e Aromaterapia Equilibrio interiore come sorgente della bellezza esteriore

MARIKA GIOVANNA ARGENTO

Corso di Qualifica Professionale per Estetista C.F.P. Gruppo profilo


Indice Introduzione…………………………………………………………………………………….4

Capitolo 1: Storia e filosofia dell’Ayurveda………………………………………….6 1.1 Significato e origine del termine Ayurveda…………………………………………..…..6 1.2 La visione dell’ Ayurveda, da ieri a oggi……………………………………………..…...6 1.3 I quattro scopi della vita secondo l’Ayurveda……………………………………………8 1.4 La teoria dei cinque elementi………………………………………………………..…...10 1.5 I tre dosha………………………………………………………………………..………...13

Capitolo 2: Equilibrio individuale e tipi corporei………………………….……….17 2.1 Tipo Vata…………………………………………………...……………………………...18 2.2 Tipo Pitta…………………………………………………………………………………...19 2.3 Tipo Kapha………………………………………………………………………………...19 2.4 I sette tipi misti…………………………………………………………………………..…20

Capitolo 3: Aromaterapia………………………………………………………………23 3.1 I primi usi delle erbe e degli aromi……………………………………………………....23 3.2 Storia moderna…………………………………………………………………………….25 3.3 Gli oli essenziali: cosa sono?....................................................................................26 3.4 Oli essenziali ed interazioni con il corpo………………………………………………..27 3.5 Oli essenziali per la cura della pelle…………………………………………………….29 3.6 Metodi di produzione……………………………………………………………………...31 3.7 Cura e selezione degli oli essenziali………………………………………...................36

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Capitolo 4: Chimica ayurvedica……………………………………………………...37 4.1 Aromaterapia occidentale………………………………………………………………...37 4.2 Energetica Ayurvedica……………………………………………………………………40

Capitolo 5: Aromaterapia e correzione degli squilibri dei dosha………………45 5.1 Oli essenziali per gli squilibri di Vata………………………………………..................46 5.2 Oli essenziali per gli squilibri di Pitta……………………………………………………47 5.3 Oli essenziali per gli squilibri di Kapha………………………………………………….48

Capitolo 6: Miscele Ayurvediche…………………………………………………….49

6.1 Oli veicolanti……………………………………………………………………………….54 6.2 Punti marma ed oli essenziali……………………………………………………………56

Capitolo 7:

Metafisica e trattamenti Ayurvedici……………………………………59

7.1 L’aura……………………………………………………………………………………….59 7.2 Chakra……………………………………………………………………………………...60 7.3 Oli per i chakra…………………………………………………………………………….62

Sitografia e Bibliografia…………………………………………………………...63

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Introduzione Il benessere (da ben – essere = "stare bene") è uno stato che coinvolge tutti gli aspetti dell'essere umano e caratterizza la qualità della vita di ogni singola persona. Il concetto di benessere nel corso degli anni ha subito numerose modifiche ed ampliamenti, le quali hanno condotto ad una visione del termine più completa, non più incentrata sull’idea di assenza di patologie, ma come uno stato complessivo di armonia fisica e mentale. Mente e corpo, stati d'animo, pensieri e reazioni fisiologiche sono strettamente integrati e si condizionano a vicenda istante per istante. Benessere psichico e benessere fisico sono due aspetti imprescindibili l'uno dall'altro, pertanto, anche da un punto di vista fisiologico e non solo filosofico, l’individuo deve essere considerato in termini olistici (olos in greco significa “tutto”, “intero”). Questa visione è punto cardine di molte discipline e correnti di pensiero filosofico, orientali e occidentali. Tra esse troviamo l’Ayurveda: la filosofia del benessere. L’Ayurveda è il sistema di medicina più antico di cui si abbia testimonianza scritta, il suo scopo è quello di raggiungere lo stato di salute rivolgendosi al mantenimento dell’equilibrio e dell’armonia, senza combattere direttamente la malattia: l’enfasi è posta sulla prevenzione piuttosto che sulla cura. L’interesse che mi ha portato verso lo studio dell’Estetica, mi ha incuriosito e pian piano avvicinato a questo modo diverso di guardare e vivere la propria esistenza. L’Ayurveda riconosce l’importanza dell’equilibrio fisico, della liberazione delle emozioni, della salute mentale, del rispetto per l’ambiente e del progresso spirituale in una cornice di salute globale. Essa è un sistema che può essere adattato a tutte le persone e a tutti i climi: utilizza forze naturali come calore, freddo, luce, erbe, cibi, minerali, esercizio 4


fisico e lavoro con la mente. A livello più basilare, i pazienti possono praticare da soli i trattamenti con semplici cambiamenti della dieta e dello stile di vita. Gli oli essenziali possono essere una componente molto efficace dell’auto-trattamento. L’Ayurveda che per noi occidentali è spesso soltanto un metodo per rilassarsi, per gli orientali è un modo di vivere e di affrontare la vita, così ho deciso di approfondirne lo studio e successivamente approcciarmi anche alla pratica di tutte le tecniche e i modi di viverla.

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Capitolo 1: Storia e filosofia dell’Ayurveda 1.1 Significato e origine del termine Ayurveda Ayurveda è una parola composta da “ayur”, cioè “vita” e da “veda”, cioè conoscenza, traducibile quindi come “scienza della vita”. Viene citata per la prima volta nel Charaka Samhita, un trattato di 500 principi medicinali compilato intorno al 1000 a.C. durante il regno dell'imperatore Kanishka. L’Ayurveda venne scoperto e sviluppato da antichi saggi indiani chiamati “Rishi”. Grazie alla loro relazione con il mondo spirituale e fisico, potevano capire la natura basilare dell’universo e il ruolo dell’uomo in esso. Con la scoperta di nuove terapie e nuove erbe, con le nuove informazioni giunte da altre culture tramite il commercio, si formò il corpo dell’Ayurveda.

1.2 La visione dell’ Ayurveda, da ieri a oggi I Rishi erano scienziati molto progrediti nella conoscenza di vari aspetti della medicina: chirurgia, medicina erboristica, effetto curativo di minerali e metalli, esercizio fisico, fisiologia, anatomia umana e psicologia. Il loro lavoro e studio si sviluppò ed ebbe grande importanza in Tibet, Cina, Persia, Egitto, Grecia, Roma ed Indonesia. Intorno al 1833, l’Ayurveda venne soppressa in India durante la colonizzazione inglese, venne definita “la medicina dei poveri” e vennero bandite tutte le scuole per quasi cento anni. Con l’indipendenza dell’India, l’Ayurveda è rinato e si è messo al passo della medicina Occidentale, attualmente il 70% della popolazione dell’India si cura con essa. 6


Nel 1978 ad una conferenza sulla medicina del terzo mondo sponsorizzata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità delle Nazioni Unite, si giunse alla conclusione che l’Ayurveda è il miglior sistema di medicina per le nazioni sottosviluppate. C’è la speranza che venga creata una medicina globale che si fondi sull’Ayurveda: il basso costo, l’uso delle erbe e dei rimedi locali, l’adattabilità ad ogni tipo di clima e la ridotta dipendenza da prodotti farmaceutici, sono tutti aspetti favorevoli alla popolazione del mondo. La teoria ayurvedica sostiene che la salute sia il risultato di uno stato di armonia con il proprio sé. Per una buona salute deve esistere armonia tra lo scopo dell’esistenza, i pensieri, i sentimenti e le azioni fisiche. Se, per esempio, si ha uno scopo pacifico, ma i propri pensieri sono pieni di paura e le emozioni sono negative, nel corpo fisico si manifesteranno delle malattie con la funzione di “campanello di allarme” per stimolare un cambiamento. In Ayurveda e in tutte le filosofie orientali la manifestazione della malattia è considerata un buon segno perché porta alla luce un aspetto della persona che prima era nascosto, un aspetto che va curato. La salute è caratterizzata dall’armonia con tutti gli aspetti del sé. Questa armonia interiore si manifesta anche come armonia con la famiglia, gli amici, i colleghi, la società e la natura. Spesso le prime domande che un medico ayurvedico pone sono:” Qual è lo scopo della tua vita? E in quale forma si manifesta? Come sono le tue relazioni?” Quando esiste armonia in queste aree, la guarigione fisica è molto più semplice. 7


Lo scopo dell’ Ayurveda è di raggiungere uno stato di libertà dalla morte e dalla malattia, il godimento ininterrotto della felicità e della realizzazione nel fisico, nella mente e nello spirito. La cosa potrebbe sorprendere, ma secondo la filosofia ayurvedica, la gioia è uno degli scopi della vita. La capacità di gioire però, si può perdere se si indulge troppo nei piaceri della vita e la malattia è uno dei modi in cui la natura ci fa sapere che abbiamo esagerato; o ci si pone dei limiti o la natura stessa ci limiterà.

1.3 I quattro scopi della vita secondo l’Ayurveda 1. Il compimento dei propri doveri nei confronti della società. 2. L’accumulo di ricchezze conseguente al compimento dei propri doveri. 3. Soddisfare i propri desideri legittimi con le proprie ricchezze. 4. Comprendere che nella vita non esistono solamente i doveri, le ricchezze e i desideri.

La filosofia ayurvedica afferma che solamente una persona dotata di un sistema immunitario forte può essere in buona salute. I medici ayurvedici considerano il sistema immunitario come una parte della natura, questo dono di natura ci crea, ci sostiene, ci nutre e ci protegge dalle invasioni esterne. Fino a che il nostro sistema immunitario è forte, non compaiono malattie. L’antica parola vedica che definisce l’immunità significa letteralmente “remissione delle malattie” e nasce dal concetto che i pensieri negativi e lo stile di vita negativo creano malattia. La malattia è quindi un messaggio che suggerisce la necessità di un cambiamento, ma solo se siamo in grado di comprendere questo punto. In questo senso la forza viene dal trasformare il proprio atteggiamento nei confronti della malattia, la guarigione viene dal fatto di vedere le avversità come una sfida e dal fatto di rivedere i propri pensieri 8


negativi riguardo le persone e gli eventi. La malattia si può trasformare in una “perfetta opportunità”. La salute spirituale è quindi un equilibrio dinamico fra una personalità fortemente integrata e la natura. Questo è possibile solo quando le persone si ricordano del debito contratto nei confronti della natura. L’Ayurveda afferma che la salute sia il risultato della relazione (connessione) tra il sé, la personalità e tutto ciò che accade nel nostro essere mentale, emotivo, psichico e spirituale. Crede che la salute dipenda anche dalle buone relazioni con gli altri, dal riconoscimento del debito contratto con madre natura, dalla realizzazione del proprio scopo e dal fatto di avere nella vita delle mete legittime. La filosofia ayurvedica sostiene che sia importante un sistema immunitario forte, che il perdono sia rinforzante e che l’immortalità sia possibile.

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1.4 La teoria dei cinque elementi Secondo la teoria dei cinque elementi l’essere umano è un modello in miniatura dell’universo. Quel che esiste nel corpo umano, esiste in forma diversa nel corpo universale. L’Ayurveda sostiene che tutto è composto di cinque elementi o fondamenti: terra, acqua, fuoco, aria e etere. Le loro proprietà sono importanti per comprendere l’equilibrio e lo squilibrio del corpo umano.

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1. LA TERRA

Essa rappresenta lo stato solido della materia; manifesta la stabilità, la fissità e la rigidità. Vediamo intorno a noi le rocce e il suolo che resistono all’erosione dell’acqua e del vento. Anche il corpo manifesta questa struttura di terra/stato solido: ossa, cellule e tessuti sono strutture fisiche attraverso cui scorre il sangue e viene trasportato l’ossigeno. La terra è considerata un elemento stabile.

2. L’ACQUA

Essa caratterizza il cambiamento. Nel mondo esterno vediamo l’acqua che si muove in cicli di

evaporazione,

nubi,

condensazione,

pioggia, vediamo che si muove intorno alla materia

solida

composta

da

rocce

e

montagne e la vediamo infine erodere la materia solida e immobile nel flusso che va dalle montagne al mare. Il sangue, la linfa e gli altri fluidi del corpo si muovono tra le cellule e nei vasi distribuendo energia, portando via le sostanze di rifiuto, regolando la temperatura, trasportando gli anticorpi e portando le informazioni ormonali da un’area all’altra. L’acqua è considerata una sostanza senza stabilità.

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3. IL FUOCO

Esso ha il potere di trasformare i solidi in liquidi, in gas e viceversa. Il calore del sole scioglie il ghiaccio in acqua che sotto la sua influenza diventa vapore. Il fuoco dà potere all’acqua e crea i cicli climatici della natura. L’energia del sole dà inizio a tutti i cicli di energia presenti sulla terra, incluse tutte le catene alimentari. All’interno del corpo si trova il fuoco (energia) che tiene insieme gli atomi delle molecole, che converte il cibo in grasso (energia immagazzinata) e in muscolo, che trasforma il cibo in energia, che crea gli impulsi delle reazioni nervose i sentimenti e anche il processo del pensare. Il fuoco è considerato una forma senza sostanza.

4. L’ARIA

Essa è la forma gassosa della materia, è mobile e dinamica. Noi non vediamo l’aria che soffia attraverso le foglie degli alberi, ma la possiamo sentire. Sappiamo quanto possa

essere

materiale

quando

osserviamo o sperimentiamo un uragano, un tifone o un tornado. Noi sentiamo l’aria che scende attraverso la gola e si diffonde nei polmoni; se interrompessimo questo flusso per più di qualche minuto ci renderemmo conto di quanto l’aria sia fondamentale per la nostra vita.

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5. L’ETERE

Esso è lo spazio in cui accade ogni cosa. Lo spazio esterno dove i corpi celesti distano tra loro milioni di chilometri. Lo spazio, la distanza tra le cose è ciò che aiuta a distinguere una cosa dall’altra. L’etere è solamente la distanza che separa la materia.

1.5 I tre Dosha Nella filosofia ayurvedica gli elementi si combinano a coppie per formare tre forze dinamiche (interazioni) chiamate DOSHA. Dosha significa “ciò che cambia” perché i essi si muovono costantemente in equilibrio dinamico tra di loro. I dosha sono forze primarie della vita o umori biologici. Essi si trovano solamente nelle forme di vita animata e il loro dinamismo è ciò che rende possibile la vita.

1. VATA E’ una forza fatta degli elementi etere ed aria. Le proporzioni fra etere ed aria determinano il grado di attività di Vata. L’ammontare di etere (spazio) influenza la capacità dell’aria di avere un movimento che viene espresso da Vata. Nel corpo Vata è movimento e si manifesta nelle cose viventi con il movimento degli impulsi nervosi, dell’aria, del sangue, del cibo, degli escrementi e dei pensieri. Vata ha sette caratteristiche che sono: freddo, leggero, irregolare, mobile, 13


rarefatto, secco e ruvido. Queste qualità caratterizzano l’effetto sul corpo. Il Vata in eccesso può causare irritazione dei nervi, alta pressione, gas e confusione. La carenza di Vata determina perdita di coraggio, congestione, costipazione e sbadataggine.

Quando il movimento dell’aria non è ristretto dallo spazio (come in mare aperto) essa può acquistare velocità e diventare il vento di un uragano che si muove a più di 200 km/h. Quando l’aria è confinata in una scatola non si può muovere e diventa stagnante.

2. PITTA E’ una forza creata dall’interazione dinamica di acqua e fuoco. Queste due

forze

apparentemente

antagoniste

rappresentano

la

trasformazione. Non possono scambiarsi l’una con l’altra ma possono influenzarsi a vicenda e sono fondamentalmente necessarie l’una all’altra nei processi della vita. Pitta si manifesta nel corpo con la qualità della trasformazione. Esso è rappresentato dagli enzimi che digeriscono il cibo e dagli ormoni che regolano il metabolismo. Nella mente la forza di Pitta trasforma gli impulsi chimico/elettrici in pensieri comprensibili. Un eccesso di Pitta può causare ulcere, squilibri ormonali, acne ed emozioni distruttive quali rabbia. Una carenza di Pitta causa indigestione, incapacità di comprendere e metabolismo pigro. La forza di Pitta viene descritta sulla base di otto caratteristiche che influenzano il corpo: caldo, leggero, fluido, sottile, acuto, maleodorante, soffice e chiaro.

Quando l’acqua bolle sul fuoco, se il fuoco è troppo forte tutta l’acqua si prosciuga e la pentola brucia; se si mette troppa acqua nella pentola, l’acqua trabocca e spegne il fuoco. 14


3. KAPHA E’ l’equilibrio fra acqua e terra. Kapha è struttura e lubrificazione; si rifà alle caratteristiche concettuali degli elementi terra ed acqua. A un certo livello Kapha è rappresentato dalle cellule che costituiscono gli organi e dai fluidi che nutrono e proteggono gli organi. Nell’organizzazione ayurvedica di causa ed effetto, un eccesso della forza di Kapha causa un aumento del muco nelle vie respiratorie e nelle narici, nei polmoni e nel colon, crea rigidità nella mente, fissazione su certi pensieri e mancanza di flessibilità. Quando Kapha è carente, causa la secchezza delle vie respiratorie, bruciori di stomaco e incapacità di concentrazione. La forza di Kapha si esprime con le seguenti qualità: untuosa, fredda, pesante, stabile, densa e liscia.

Quando si getta una manciata di sabbia in un contenitore d’acqua, i due si separeranno e la sabbia cadrà sul fondo. Solo con un continuo rimescolamento la miscela rimarrà in equilibrio. La forza di Kapha è come il rimescolamento che mantiene l’equilibrio.

Forze mutevoli In tutte le cose viventi queste tre forze dinamiche sono in costante equilibrio mutevole, esse fanno si che la vita abbia luogo. In una pianta Vata è concentrato nei fiori e nelle foglie (che si protendono nello spazio e nell’aria), Kapha è concentrato nelle radici (dove l’acqua viene immagazzinata nell’abbraccio con la terra) e Pitta si trova negli oli essenziali delle piante, nella resina e nella linfa (specialmente nelle spezie che stimolano la digestione). Piante diverse hanno diverse concentrazioni di V-P-K. Possiamo usare cibi diversi, piante e parti specifiche delle piante per alterare le proporzioni di V-P-K nel corpo. Mangiare radici vegetali, derivati del latte o prendere 15


erbe sedative come la valeriana aumenta il Kapha. Bere infusi di fiori come il gelsomino o mangiare cereali secchi aumenta la forza di Vata. Mangiare cibi piccanti e speziati come il pepe aumenta le tendenze di Pitta.

Influenze del clima Il clima in cui viviamo ed i cambiamenti di stagione influenzano anch’essi l’equilibrio di V-P-K. Il caldo dell’estate o i climi caldi aumentano Pitta. I climi secchi o il vento freddo dell’autunno aumentano Vata. Gli inverni piovosi ed i climi umidi aumentano Kapha.

Stadi della vita Anche i periodi della vita influenzano l’equilibrio di V-P-K. L’aumento della massa corporea che avviene durante la crescita dei bambini significa che questo periodo della vita è dominato dalle forze di Kapha. I cambiamenti ormonali che trasformano un adolescente in un adulto indicano che gli anni della giovinezza e della maturità sono sotto l’influenza di Pitta. Quando si invecchia, il corpo si assottiglia e diventa più asciutto, ciò indica un aumento delle forze di Vata.

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Capitolo 2: Equilibrio individuale e tipi corporei

Ognuno di noi è nato con un certo equilibrio di V-P-K che determina le caratteristiche personali ed i punti di forza o di debolezza della persona. Non esistono due persone uguali, ma si dice che esistono tre tipi puri e sette tipi misti (questa standardizzazione viene usata a scopo di valutazione e trattamento). Per esempio, una persona nata con un’alta percentuale di Pitta ed una presenza limitata di Vata e Kapha verrà considerata un tipo Pitta dominante. La visione ayurvedica di ogni singolo paziente differisce dal sistema di medicina occidentale in cui tutti vengono trattati allo stesso modo. A causa di cambiamenti climatici e stagionali, a seconda delle fasi della vita e dei cambiamenti di dieta o di stile di vita, con il passare del tempo si può andare fuori equilibrio. Se aumentiamo di 15 chili, cambia il rapporto V-P-K e ci sentiremo di nuovo “noi stessi” quando ritorneremo alle proporzioni tra i dosha con cui siamo nati.

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L’Ayurveda può aiutare le persone ad individuare il proprio equilibrio originale e a ritornare ad esso.

2.1 Tipo VATA Un individuo con influenza primaria di Vata mostrerà molte delle seguenti caratteristiche: corporatura sottile, sia esso alto che basso; le articolazioni scricchiolano facilmente, l’irregolarità è di abitudine, sono possibili articolazioni sporgenti, gambe arcuate, corpo sproporzionato con gambe lunghe e torace corto, scoliosi, struttura irregolare del viso (setto deviato e naso ricurvo, ecc). Se prende peso accumula grasso attorno alla vita. La pelle avrà la tendenza a essere secca, ruvida e fredda al tatto. La colorazione della pelle sarà più scura di quella del resto della famiglia. I capelli potranno essere scuri, secchi e crespi. I denti spesso sono storti, sporgenti, spaziati e con tendenza alla ritrazione delle gengive. Gli occhi possono essere piccoli, asciutti, mobili, neri o marroni. L’appetito è variabile o scarso, quando sono distratti spesso saltano i pasti e poi diventano affamati riempiendosi il piatto con più cibo di quello che possono mangiare. Le dita delle mani e dei piedi sono lunghe ed affusolate con unghie fragili che si rompono facilmente. Se si ammala soffre di dolori e disturbi nervosi. Fisicamente i Vata sono persone attive, ma spendono facilmente le loro energie e per continuare le attività si affidano a caffeina, zucchero e stimolanti vari. La mente non si ferma mai, è attiva, curiosa e creativa. Sotto stress possono diventare timorosi, insicuri ed ansiosi. Cambiano idea facilmente, hanno una buona memoria a breve termine, ma si dimenticano facilmente delle cose. Sognano spesso di volare, correre, saltare e fanno sogni paurosi. Il sonno è difficoltoso, con interruzioni e possono soffrire di insonnia. La parlata è veloce, caotica, impulsiva e spesso gesticolano. Hanno le “mani bucate” perché spendono impulsivamente. Il polso è esile, debole ed irregolare. I tipi dominanti 18


da Vata possono essere molto diversi l’uno dall’altro, ma condivideranno molte delle caratteristiche appena descritte.

2.2 Tipo PITTA Un individuo con predominanza di Pitta avrà una corporatura media ben proporzionata. Può prendere o perdere peso con relativa facilità, spesso ha la pelle delicata, untuosa, si brucia facilmente e ha un tono di colore giallastro. Lentiggini e nei sono molto comuni insieme alla tendenza all’acne. I capelli sono morbidi, biondi o rossi e si imbiancano prematuramente con tendenza al diradamento. Le dita sono ben formate e proporzionate, le unghie hanno un aspetto roseo. Gli occhi sono acuti, penetranti, grigi, verdi e con una tinta giallastra sulla sclera. Se si ammala il tipo Pitta, avrà febbre, infiammazione ed infezione. Spesso è assetato e va di corpo spesso, due-tre volte al giorno. Preferisce l’attività moderata e ama la competizione per via della sua natura aggressiva. I tipi Pitta sono intelligenti e determinati e hanno una memoria acuta. Sotto stress possono diventare irritabili, autoritari, collerici e gelosi. I sogni sono impetuosi, appassionati e pieni di colori. Il sonno è moderato e profondo, la parlata tagliente e sarcastica, spendono con moderazione e con metodo. Il polso è forte e regolare. Spesso si può riconoscere un Pitta dalla passione con cui fa le cose, dall’energia focalizzata e dall’impegno.

2.3 Tipo KAPHA Il Kapha puro è facile da riconoscere, è corpulento e ha una struttura fisica possente. La pelle è spessa, untuosa, fredda al tatto e pallida. Sudano poco ed ingrassano facilmente e devono fare esercizio fisico per perdere peso. I capelli sono spessi, oleosi, ondulati e con sopracciglia e ciglia spesse. I denti sono forti, bianchi, grossi e bene 19


formati. Gli occhi sono grandi ed attraenti. L’appetito è debole ma costante, possono saltare i pasti facilmente senza risentirne gli effetti. Se il Kapha si ammala soffre comunemente di congestione, eccesso di muco e ritenzione di liquidi. Raramente hanno sete e vanno di corpo regolarmente. Pacifici e contenti, si muovono lentamente e consumano poca energia, hanno buona resistenza. Le tendenze negative possono essere l’egocentrismo, l’avidità e un’eccessiva sensibilità. Sono amici e lavoratori attendibili e leali. Sono lenti ad imparare cose nuove, ma dimenticano difficilmente le cose imparate. I sogni sono spesso romantici e riguardano l’acqua. La parlata è lenta e melodiosa. Spendono con accuratezza risparmiando con facilità. Il polso è lento e costante.

2.4 I sette tipi misti In india, dove le persone spesso si sposano all’interno del loro gruppo etnico o sociale, predominano i dosha singoli. In Occidente siamo una mescolanza, la maggior parte delle persone si sposa scegliendo liberamente il consorte, così predominano i tipi misti. Di solito un tipo misto ha un dosha dominante e un secondo dosha che segue da vicino. Infine esiste il tipo equilibrato chiamato tridosha, nel quale sono allineati i dosha V-P-K e non predomina nessuno dei tre.

1. Vata-Pitta Sono tipi snelli come il Vata puro, si muovono velocemente, sono amichevoli e chiacchieroni, ma più intraprendenti e di intelletto acuto rispetto ai Vata. Non arrivano agli eccessi dei Vata e non sono così ipertesi ed irregolari. Hanno una digestione più forte ed una maggiore tolleranza al freddo. Tollerano meglio il rumore ed i disagi fisici. Hanno la forte spinta di Pitta con l’immaginazione del tipo Vata. Sono facilmente preda di comportamenti che creano dipendenza ed hanno bisogno di stabilità. 20


2. Pitta-Vata Hanno una corporatura più vicina alla media ed hanno più muscolatura rispetto ai precedenti. Anche loro si muovo velocemente, hanno una buona capacità di resistenza e si fanno valere con intensità e allo stesso tempo con leggerezza. Hanno una digestione forte e quando sono sotto stress possono reagire con paura o rabbia che può renderli tesi ed insicuri. Amano mangiare, hanno una buona memoria e parlano fluentemente. Il troppo calore può dar loro fastidio.

3. Vata-Kapha Di solito è un tipo difficile da identificare per la presenza di aspetti opposti in molte caratteristiche, dovuti soprattutto alla natura indecisa del Vata. Spesso hanno una corporatura snella con un comportamento rilassato e tranquillo. Sono di buon carattere fino a che non sono stressati. Spesso sono veloci ed efficienti e sono anche consapevoli della loro tendenza Kapha a procrastinare. Desiderano accumulare e risparmiare ed hanno una forte avversione per il freddo. Possono avere una digestione lenta o irregolare.

4. Kapha-Vata Sono simili a V-K, ma hanno una corporatura più solida e si muovono più lentamente. Hanno un carattere equilibrato e sono più rilassati dei V-K, ma hanno anche minore entusiasmo. Tendono ad essere atletici e con grande resistenza. Anche loro possono essere irregolari nella digestione e sopportano male il freddo.

5. Pitta-Kapha Hanno l’intensità del Pitta e la corporatura forte del Kapha. Sono più muscolosi del tipo K e possono essere piuttosto corpulenti. La loro personalità mostra una stabilità del tipo 21


Kapha con la forza del Pitta che porta alla rabbia ed alla critica. Hanno energia e resistenza e non saltano mai un pasto. Digestione lenta e grande resistenza alle malattie.

6. Kapha-Pitta Sono persone che hanno una struttura Kapha, ma più grasse di un tipo P-K. Sono più rotondi nel viso e nel corpo, si muovono lentamente e sono più rilassati dei tipi P-K. Hanno un energia ed una resistenza stabile. Possono essere arroganti ed insensibili alle critiche.

7. Vata-Pitta-Kapha Sono i più difficili da descrivere perché possiedono la stessa quantità di ogni dosha. Sono i più equilibrati con tendenza ad avere vita lunga, buona salute e buone difese immunitarie. I medici ayurvedici dicono che questi tipi sono i più difficili da curare quando si ammalano. Ci sono pochissimi veri tipi di V-P-K. Le persone che pensano di appartenere a questo gruppo di solito sono un tipo misto di due dosha.

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Capitolo 3: Aromaterapia L’Aromaterapia è un metodo terapeutico che si avvale dell’uso di essenze aromatiche, dette anche oli essenziali, per curare vari disturbi a livello fisico, mentale e spirituale. Il termine aromaterapia è stato coniato verso il 1920, ma le sue origini sono molto più remote.

3.1 I primi usi delle erbe e degli aromi

Nei tempi antichi gli esseri umani vivevano una naturale esperienza di intimità con la natura. Tutti i loro sensi erano molto acuti, soprattutto l’olfatto, centomila volte più sensibile del tatto, per proteggersi da un’eventuale presenza di animali e nemici pericolosi, per la ricerca di cibo ecc… 23


Gli uomini primitivi osservavano gli animali malati che si cibavano di erbe particolari e vedevano che in quel modo riuscivano a riguadagnare un po’ di benessere e salute, accumularono così la saggezza dell’uso delle piante e questo fu l’inizio dell’erboristeria. Scoprirono che le erbe e le spezie aiutano a conservare i cibi, che favoriscono la digestione, che migliorano i sapori, che se vengono buttate erbe e radici sul fuoco esse producono un fumo dall’odore piacevole e salutare dando vita così a riti di purificazione ecc... Le erbe aromatiche diventarono così una delle poche cose che valeva la pena trasportare, conservare e custodire. Anche i templi egizi erano dei “laboratori” dove venivano lavorati erbe e fiori importate da altri paesi per ricavarne oli, profumi e i primi deodoranti, quest’ultimi prodotti ponendo gli aromi in un cono di cera che, sciogliendosi al calore del sole, rilasciava il suo fragrante profumo. Così anche per le civiltà della Mesopotamia, dell’India e della Cina, che commerciavano le erbe e davano vita a nuovi modi per usare questa grande risorsa. In India l’Ayurveda ha dato alle erbe e agli aromi una parte importante nella filosofia della guarigione; si usano erbe fresche, erbe secche per infusi, erbe secche o fresche ridotte in polvere insieme al succo fresco delle piante per confezionare a mano delle pillole. Una forma primitiva di estrazione di oli essenziali prevedeva la polverizzazione e la macinazione di erbe fresche o essiccate con conseguente spremitura dell’olio essenziale. I Greci e poi i Romani impararono dagli Egizi e dai contatti con la cultura indiana, l’uso dell’aromaterapia, dei profumi, degli oli profumati e la conoscenza della medicina erboristica. La profumazione del corpo era un aspetto importante della vita, il massaggio giornaliero con oli essenziali era una pratica raccomandata da Ippocrate. Greci e Romani commercializzarono per la prima volta un profumo, una riproduzione della ricetta egiziana (Kyphi) che si dice contenesse sedici erbe.

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3.2 Storia moderna

Fino ai primi anni del 900 gli oli essenziali erano i medicinali più potenti a disposizione. Il cambiamento venne con lo sviluppo di potenti preparazioni e derivati dal catrame di carbon fossile. Questo fu l’inizio della farmacologia e della medicina allopatica ( a base scientifica). Nei tempi moderni il padre dell’aromaterapia è considerato il Dr. Renè Maurice Gattefosse. Era un chimico francese che lavorava nel laboratorio di profumi di famiglia, un giorno ebbe una grave ustione a causa di un’esplosione nel laboratorio, egli immerse velocemente la mano ferita in un contenitore di olio essenziale di lavanda e si stupì nel notare un immediato sollievo dal dolore, osservò poi una susseguente rapida guarigione senza traccia di cicatrice. Rimase così impressionato da questa esperienza che dedicò il resto della sua vita alla ricerca e alla scoperta delle proprietà terapeutiche degli oli essenziali su base strettamente scientifica. Coniò per primo la parola “aromaterapia” e pubblicò un libro con questo titolo nel 1937. Un medico francese durante la seconda guerra mondiale sperimentò anch’egli con successo il trattamento delle ferite con soluzioni di oli essenziali antisettici.Nel 1964 pubblicò un libro intitolato: “Aromaterapia: Trattamento delle malattie con le essenze delle piante”, è il responsabile dell’ addestramento di molti medici francesi che usano gli oli essenziali nella loro pratica. In Francia gli oli essenziali sono stati accettati come terapia valida. Numerosi esperimenti hanno provato le qualità antisettiche degli oli essenziali, come ad esempio il timo, che è otto volte più potente del fenolo. I ricercatori russi hanno inoltre verificato la stimolazione dei processi digestivi del fegato con l’olio di rosa. Ricercatori italiano hanno verificato gli effetti psicologici degli oli essenziali. Margarite Mallory, sviluppò in Inghilterra l’uso moderno degli oli essenziali nella terapia del massaggio e della cura della pelle.

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3.3 Gli oli essenziali: cosa sono?

Gli oli essenziali sono la costituente volatile

aromatica delle

o

piante,

contengono sostanze con proprietà molto attive sulla fisiologia.

Alcuni

esperti

dicono che contengano la forza vitale della pianta. Chimicamente gli oli essenziali sono costituiti da alcoli, aldeidi, chetoni, fenoli, terpeni, sesquiterpeni, eteri ed esteri di cui parleremo in dettaglio più avanti. Nelle piante viventi queste componenti degli oli essenziali vengono usate come ormoni per la crescita e la riproduzione, ferormoni per il profumo che attrae gli insetti impollinatori, meccanismi di difesa che proteggono la pianta dai predatori (erbivori ed insetti) e anche protezione dalle invasioni di batteri, virus o funghi. Alcune piante hanno un’alta concentrazione di oli essenziali che hanno sviluppato per protezione. Noi le chiamiamo erbe e le abbiamo usate per migliaia di anni per integrare i nostri meccanismi naturali di difesa. Gli oli essenziali possono essere estratti da tutte le parti della pianta. I fiori producono oli essenziali che spesso hanno un effetto sedativo, narcotico o rilassante sul corpo. Le resine, i legni, le cortecce e gli essudati producono oli essenziali riscaldanti che muovono attivamente i fluidi nel corpo. Le foglie hanno spesso proprietà curative e rinfrescanti che derivano dal colore verde della clorofilla. Le radici contengono invece le proprietà terrestri della pianta e possono avere un effetto molto stabilizzante. I frutti producono oli che hanno un effetto di espansione, apertura o stimolo. Possiamo usare tutte queste proprietà degli oli per influire sul nostro squilibrio del dosha. 26


3.4 Oli essenziali ed interazioni con il corpo

Come e perché gli oli essenziali hanno effetto sul corpo? Le vie attraverso cui gli oli essenziali reagiscono con il corpo ed il metabolismo sono chiamate percorsi. Nella prima fase gli oli essenziali penetrano nel tessuto epiteliale: la pelle, le narici, i bronchioli, i polmoni e il tratto gastrointestinale. Dopo

essere

superficiale,

stati gli

oli

assorbiti essenziali

dallo

strato

penetrano

velocemente nel sistema linfatico e nei capillari sanguigni entrando nella circolazione generale. Questo è vero per tutti i tessuti epiteliali del corpo, comprese le cavità paranasali e i polmoni. Dal sistema circolatorio linfatico gli oli essenziali possono essere portati direttamente al fegato o inseriti nella circolazione sanguigna. Quando l’olio circola nel corpo, i tessuti corporei o gli organi possono utilizzare qualunque porzione dell’olio essenziale nel loro processo metabolico, oppure possono ricevere semplicemente lo stimolo, l’azione sedativa o le proprietà benefiche dell’olio portate con il suo passaggio. E’ importante ricordare che ne corpo nulla rimane per molto tempo (consideriamo le decine di chili di cibo e bevande che consumiamo in un mese). Gli oli essenziali, a causa della loro natura volatile, lasciano il corpo entro le 48 ore. Il terzo stadio del percorso comprende il processo di eliminazione. Alcuni componenti degli oli essenziali sono assorbiti dalla superficie dei polmoni e vengono espulsi sotto forma di vapore. L’eucaliptolo (un alcool che si trova nell’olio di eucalipto) viene trasportato alla superficie dei polmoni dal flusso 27


sanguigno e uscendo ha un’azione calmante sulle membrane mucose. Altri componenti, come i terpeni dell’olio di ginepro, vengono filtrati dai reni ed hanno un effetto stimolante sul

tessuto dei reni, l’uretere, la vescica e l’uretra. Alcuni componenti dell’olio

essenziale vengono estratti dal fegato, tenuti brevemente nella cistifellea e riversati nel tratto gastrointestinale con effetti profondi su questo sistema di organi. L’olio di rosa stimola la produzione di bile prodotta dal fegato. Alcuni costituenti tendono a migrare verso la pelle da dove escono attraverso le ghiandole sebacee diventando parte del mantello acido protettivo (strato idrolipidico della pelle). Alcuni componenti dell’achillea quado vengono escreti aumentano la traspirazione. Il sapone danneggia la pelle perché la sua alcalinità toglie lo strato acido. Le persone che applicano correttamente la cosmesi usano prodotti con un pH equilibrato in modo da non danneggiare la pelle esponendola alla secchezza e alle infezioni. Gli oli essenziali che si muovono lungo questo percorso vanno ad aggiungersi allo strato protettivo della pelle. Il percorso più importante, nel senso degli effetti profondi sul corpo, passa attraverso il senso dell’odorato. Quando annusiamo gli oli essenziali, i vapori stimolano le piccole protuberanze ciliari del nervo olfattivo. Il nervo olfattivo è l’unico che ha un contatto diretto con l’ambiente esterno e va direttamente al cervello. Tutti gli altri sensi (tatto, udito, vista e gusto) mandano impulsi che passano attraverso vari nervi e congiunzioni sinaptiche prima di raggiungere il cervello. Il nervo olfattivo stimola la parte più primitiva del cervello conosciuta come sistema limbico. Questa parte del cervello è importante per l’elaborazione e la relazione a emozioni, desideri, appetiti e ricordi. La comunicazione diretta del nervo olfattivo con il cervello è la ragione per cui gli oli essenziali possono avere effetti così profondi ed immediati su un aspetto così importante del nostro essere. Le ricerche indicano che quantità infinitesimali sono sufficienti per creare uno stimolo e dosi più elevate non aumentano la risposta in modo apprezzabile. 28


3.5 Oli essenziali per la cura della pelle La pelle è un meccanismo di difesa molto elaborato creato per proteggere il corpo dalle invasioni esterne di batteri e dalla perdita di idratazione. Si forma dall'interno verso l'esterno spingendo progressivamente gli strati piu vecchi della pelle verso la superficie. Quando le cellule si allontanano dalla sorgente di nutrimento dei capillari muoiono, per questa ragione i tre strati superficiali della pelle sono costituiti da cellule morte e questo spesso strato di cellule morte funziona come barriera contro le invasioni di batteri o virus. Lo strato esterno della pelle viene costantemente rimosso e rimpiazzato dallo strato sottostante che viene spinto verso l'alto. Un periodico scrub della pelle permette e favorisce la rimozione delle cellule morte e stimola la formazione di nuove cellule sottostanti. Il mantello acido della pelle Ê composto da oli e sevo secreti dalle ghiandole sebacee; esso forma uno strato protettivo che trattiene l'umidità e protegge dagli agenti esterni. Di solito i saponi hanno una natura alcalina, essa toglie lo strato acido della pelle e per questa ragione si consiglia di non utilizzare saponi o shampoo che non hanno un pH equilibrato. Il pH varia da individuo ad individuo ma di solito Ê 5,5 ( neutro tendente all'acido). PoichÊ gli oli essenziali penetrano attraverso gli strati esterni della pelle, fino ad arrivare alle terminazioni nervose, ai capillari, ghiandole sebacee e follicoli piliferi, possono avere un effetto benefico su tutte le funzioni della pelle. Gli oli essenziali possono aumentare o diminuire la presenza di olio naturale sulla pelle, stimolare il sistema circolatorio e per diminuire le infiammazioni. Qualunque terapia di scelga di attuare per correggere un 29


disturbo della pelle, avrà bisogno di circa quaranta giorni per essere realmente valutata, poiché bisogna dare il tempo alle nuove cellule di essere spinte in superficie. La pelle è anche un grandissimo organo di escrezione: elimina fini ad un quarto di tutti i rifiuti metabolici. Per questo é buona norma effettuare scrub per permettere la fuoriuscita di queste sostanze

di rifiuto affinché non restino bloccati ed eliminati da altri organi

escretori quali fegato e reni, ad esempio. Gli oli essenziali che stimolano la traspirazione sono quelli di Achillea, zenzero e ginepro. Come abbiamo già accennato, gli oli essenziali penetrano profondamente negli strati della pelle e agiscono non solo sulla superficie della pelle, ma assorbiti dai capillari, entrano in circolo in tutto il corpo, agendo anche a livello fisiologico e psicologico. Gli oli essenziali sono considerati dall’Ayurveda come un dono che ci viene dato dalle piante per nutrire, purificare, disintossicare, migliorare la circolazione, tonificare e sostenere tutte le funzioni della pelle. Solo alcuni oli possono essere usati direttamente sulla pelle, questo può essere fatto perché la pelle ha un naturale manto oleoso protettivo. Quando si friziona una goccia di olio essenziale sulla pelle, in realtà la si friziona nell’olio naturale che si trova in quel punto e quindi l’olio essenziale si diluisce da sé. Camomilla, lavanda, rosa, sandalo e achillea sono oli che possono essere usati direttamente sulla pelle. Le persone con pelle sensibile devono fare più attenzione, mentre le persone con pelle più coriacea possono usare in piccole quantità e senza effetti negativi oli più forti, come quello di rosmarino. La regola generale è che la maggior parte degli oli essenziali deve essere sempre diluita prima di essere applicata sulla pelle. Essi possono essere aggiunti alla crema o lozione per la pelle, oppure si può acquistare una crema senza profumo ed aggiungere oli essenziali per profumare e specifici per le proprie necessità. Vata si trova bene con tutti gli oli vegetali, specialmente quelli di sesamo s nocciola; Pitta è più sensibile, predilige olio di oliva, di girasole e cocco; Kapha, invece, olio di mandorle e senape. 30


3.6 Metodi di produzione degli oli essenziali Esistono molti metodi per estrarre la frazione aromatica dalle piante: infusi, tinture, decotti, oli medicati, birra

e

vini

estraggono

e

di

erbe;

tutti

concentrano

la

componente volatile delle piante, ma

questi

non

sono

gli

oli

essenziali. Gli oli essenziali sono molto più concentrati e vengono prodotti per distillazione in corrente di vapore, pressione a freddo, estrazione iperbarica con CO2 ed estrazione con solventi. Ogni metodo ha i suoi vantaggi e svantaggi e produce una qualità diversa di olio. 1. Distillazione in corrente di vapore

Esso è il metodo più comune

di

estrazione

degli oli essenziali. La distillazione

si

avvale

delle capacità estrattive del vapore e a volte della pressione per estrarre la parte

aromatica

dal

materiale erbaceo. La pianta scelta per l’estrazione viene posta su una reticella sopra l’acqua in ebollizione, oppure un flusso di vapore surriscaldato viene incanalato in modo che passi attraverso la pianta. Quando il vapore passa attraverso la pianta i componenti 31


volatili vengono trascinati via si condensano in una serpentina e precipitano sotto forma di acqua distillata e componenti volatiti. La miscela viene raccolta in un imbuto separatore (che ha una forma a clessidra) e nella maggior parte dei casi l’acqua distillata, che è la più pesante, si dispone sul fondo del recipiente mentre gli oli essenziali che sono più leggeri rimangono sulla superficie, a questo punto si apre una valvola e gli oli essenziali vengono separati dall’acqua. Esistono metodi di distillazione con il vapore molto primitivi che impiegano poco calore e necessitano anche di un mese per distillare una certa quantità di olio essenziale. Il vantaggio della distillazione “lenta” è che i tempi lunghi permettono di estrarre delicatamente alcune delle molecole più grosse, producendo così un’essenza che ha una varietà più ampia di aromi. I metodi di distillazione moderni usano temperature più alte per estrarre molto velocemente gli oli essenziali, a volte nel giro di minuti.

Questo metodo risulta tranquillamente realizzabile anche tra le proprie mura domestiche,

in estrema semplicità. Abbiamo bisogno di un distillatore, di un fornello a gas o elettrico, di acqua e, ovviamente, di piante aromatiche ad elevato contenuto di oli essenziali (Menta, Lavanda, Timo, Rosmarino, Santoreggia, Salvia, ecc..). Servono circa 2 kg di pianta fresca, raccolta nel cosiddetto tempo balsamico, ossia il periodo in cui la pianta raggiunge la massima concentrazione di principi attivi. I prodotti della distillazione saranno l’ olio essenziale puro e l’acqua aromatica. Quest’ultima, non è un prodotto “di scarto” ma è il secondo prodotto della distillazione di cui se ne può fare un ampio utilizzo, dall’acqua per il ferro da stiro, a tonico per detergere il viso ma anche per innaffiare le nostre piante con un’acqua potenziata di un’importante potere antisettico. L’olio essenziale appena distillato, non sempre ha un profumo piacevole,

perché necessita di un periodo di maturazione (alcune settimane), in cui deve essere lasciato riposare. 32


2. Pressione a freddo

Essa viene al secondo posto tra i metodi usati per la produzione di oli essenziali, è il metodo più adatto per il trattamento delle bucce degli agrumi

come

limone,

arancia,

pompelmo,

bergamotto e mandarino. Le bucce e in alcuni casi tutto il frutto, vengono spezzettate o macinate e poi pressate in questo genere di macchinario per estrarre la componente di olio essenziale che vi è contenuta. Nei tempi antichi ed in certi posti ancora oggi, la buccia degli agrumi viene spremuta su delle spugne che si impregnano di olio essenziale.

Se si prende un pezzo di buccia di agrume, si piega con la buccia verso l’esterno, si noterà lo spruzzo di oli essenziali. Fatelo sulla fiamma di una candela e osservate la fiamma blu che si forma quando bruciano le sostanze volatili. La pressione a freddo produce una combinazione di oli essenziali e componenti acquosi, si lasciano separare questi e poi si raccoglie la componente essenziale. La natura meccanica di questo procedimento produce oli essenziali non molto puri che tendono a ossidarsi o a perdere le loro proprietà se sono conservati senza refrigerazione per più di due anni. Gli oli essenziali distillati con il vapore, invece, sviluppano con gli anni un aroma più ricco e in alcuni casi hanno un tempo di conservazione illimitato. 33


3. Produzione iperbarica

La produzione iperbarica con CO2 utilizza CO2 pura alla pressione di circa 22 atmosfere (la stessa pressione che si trova ad una profondità subacquea di circa duecento metri). Ad alta pressione la CO2 diventa liquida e può estrarre gli oli essenziali dalla pianta. Il liquido viene poi fatto defluire e depressurizzato, a questo punto la CO2 diventa un gas innocuo e quel che rimane sul fondo del recipiente è olio essenziale puro. Questo metodo è utile soprattutto per gli aromi più volatili come la tuberosa ( nella foto a sx) e il gelsomino (nella foto a dx) in cui i fiori hanno delle componenti molto leggere che si perdono facilmente. Il costo dell’apparecchiatura per la compressione è molto alto e gli oli prodotti con questo sistema sono più costosi di quelli prodotti con la distillazione in corrente di vapore.

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4. Estrazione con solvente

Anche questo metodo è adatto per i fiori

con

aromi

molto

volatili.

Vengono racconti i fiori e su di essi viene versato un solvente come l’esano

o

l’etere.

I

solventi

evaporano in depressione e quello che rimane è un residuo molto spesso e colloso conosciuto come “concreta”. La concreta può essere diluita in alcool, quest’ultimo viene fatto evaporare e l’olio essenziale che rimane viene chiamato “assoluta”. I profumieri preferiscono questo metodo perché non usa calore, pressione o spremitura meccanica che possa alterare il profumo dei fiori. Sostengono che l’assoluta si avvicini di più al profumo originale del fiore rispetto agli oli prodotti con qualsiasi altro metodo. Gli aromaterapisti però, sanno che nell’ olio rimane sempre una piccola frazione dell’idrocarburo usato come solvente, questo può essere dannoso per il sistema immunitario umano e causare reazioni nelle persone sensibili. Per l’aromaterapia è il sistema meno adatto e gli oli prodotti in questo modo non vengono mai prescritti per uso interno.

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3.7 Cura e selezione degli oli essenziali

Gli oli essenziali sono sensibili

alla

luce

e

devono essere tenuti in bottigliette ben tappate e colorate

lontano

da

temperature troppo alte o basse. Tutto ciò che viene venduto non in bottigliette colorate, probabilmente non è un olio essenziale. Il vetro trasparente può indicare, nella migliore delle ipotesi, che il prodotto viene distribuito da persone poco esperte di oli essenziali. Essi devono essere etichettati con il nome botanico della pianta da cui sono estratti, l’etichetta dovrebbe fornire anche delle indicazioni sul metodo usato per la produzione. Gli oli essenziali hanno una grande variabilità di prezzo dovuta alle variabili dei costi di produzione. Addirittura possono essere necessari circa mille chili di petali di rose per produrre con il sistema della distillazione mezzo chilo di olio essenziale di rosa. Se si trovano oli essenziali diversi venduti allo stesso prezzo, è probabile che siano diluiti con olio vegetale. Diffidare sempre dai profumi venduti normalmente in vetro trasparente, questi non sono oli essenziali ma sono composizioni chimiche fatte in laboratorio per creare un profumo che sia una copia di quello naturale. I profumi possono contenere una componente di oli essenziali, ma contengono anche prodotti sintetici ed alcool per aumentare la loro diffusibilità (movimento nell’aria). 36


Capitolo 4: Chimica ayurvedica 4.1 Aromaterapia occidentale

In Occidente l’uso tradizionale delle erbe e dei profumi prevede la classificazione e l’uso delle varie sostanze secondo le proprietà terapeutiche generali. Con questo sistema un sintomo come l’indigestione viene trattato di solito con categorie di erbe che possano risolverlo e cioè erbe classificate come carminativi. Questo uso sintomatico delle erbe e degli oli è il risultato di migliaia di anni di osservazione sugli animali e di sperimentazione umana. La cosa positiva riguardo questo sistema è che dà informazioni sulle proprietà delle varie erbe, lo svantaggio è che ci possono essere situazioni in cui l’erba selezionata è adatta al sintomo, ma non è adatta al paziente e può produrre un effetto negativo. Per esempio, una persona Pitta (fuoco) cerca su un 37


libro di erbe un rimedio per l’indigestione e trova fra i vari carminativi la possibilità di scegliere tra coriandolo e origano. L’Ayurveda sceglierebbe un carminativo rinfrescante come il coriandolo perché l’origano, essendo un carminativo riscaldante, aggraverebbe la condizione Pitta. L’Ayurveda fa la distinzione fra le energie di varie erbe ed oli, tiene in considerazione non solo i disturbi che essi possono trattare, ma anche se gli effetti sono riscaldanti o rinfrescanti, disidratanti o idratanti. Con queste variabili l’Ayurveda è in grado di determinare quale olio essenziale sarà più adatto ai tipi Vata, Pitta o Kapha o ai disturbi specifici che riguardano i subdosha.

Proprietà terapeutiche generali La seguente è una lista di proprietà terapeutiche generali corredata dal loro significato. Verranno usate più avanti nell’elenco di alcuni oli essenziali insieme alla classificazione energetica secondo l’Ayurveda.

1. Alterativo: tendente a ristabilire un normale stato di salute, depura e purifica il sangue, agisce sui processi nutritivi ed eliminatori in corso, ristabilendo gradualmente una normale funzione corporea. 2. Antipiretico: disperde il calore, il fuoco e la febbre. 3. Antispasmodico: allevia gli spasmi dei muscoli volontari ed involontari 4. Afrodisiaco: dà vigore al corpo rinforzando gli organi sessuali 5. Astringente: rassoda i tessuti e gli organi, riduce l’eliminazione e l’escrezione. 6. Tonico amaro: erbe amare che in piccole quantità stimolano la digestione e aiutano a regolare il fuoco nel corpo 7. Carminativo: allevia i dolori intestinali e il gonfiore causati dall’aria; promuove la peristalsi. 8. Diaforetico: causa la traspirazione e aumenta l’eliminazione attraverso la pelle. 38


9. Diuretico: stimola l’attività dei reni e della vescica e aumenta l’orinazione. 10. Emetico: provoca il vomito. 11. Emmenagogo: favorisce e regola le mestruazioni. 12. Emolliente: lenisce, ammorbidisce e protegge la pelle. 13. Espettorante: promuove la fuoriuscita del flemma e del muco dai polmoni e dalla gola. 14. Emostatico: ferma la fuoriuscita del sangue, una sostanza astringente che ferma il sanguinamento o le emorragie interne. 15. Lassativo: favorisce la defecazione. 16. Nervino: rafforza l’attività funzionale del sistema nervoso; possono essere sostanze stimolanti o sedative. 17. Ringiovanente: previene il decadimento, pospone l’invecchiamento, rivitalizza gli organi 18. Sedativo: calma e tranquillizza, abbassando le attività funzionali degli organi o di parti del corpo 19. Stimolante: aumenta il calore interno, disperde il freddo interno, rafforza il metabolismo e la circolazione. 20. Tonico: aumenta il peso e la densità, nutre il corpo. 21. Vulnerario: aiuta a guarire le ferite proteggendo dalle infezioni e stimolando la crescita delle cellule.

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4.2 Energetica Ayurvedica

Riscaldante/Rinfrescante

L’Ayurveda sostiene che, a causa della loro composizione chimica, tutti gli oli essenziali hanno un effetto riscaldante o rinfrescante sul corpo. Gli oli essenziali possono essere disposti su una linea verticale di un grafico dove gli oli più rinfrescanti sono posti in alto, gli oli neutri in mezzo e gli oli riscaldanti in basso. Tutti gli oli essenziali possono essere disposti in un punto di questa linea secondo le loro

proprietà.

La

camomilla

è

un

olio

rinfrescante, la lavanda è un esempio di neutralità e il timo è un olio essenziale riscaldante. Provate a fare un bagno con camomilla e menta e sentite la freschezza quando ne uscite. Gli oli che stanno in posizione media, gli oli neutri come la lavanda, sono considerati equilibranti perché se si è febbricitanti aiutano a far scendere la febbre e se si ha una sensazione di grande freddo e si aggiunge la lavanda ad una base di olio da massaggio per il corpo, questo può aiutare a riscaldare. La lavanda è un olio per tutte le stagioni, gli equilibratori porteranno sempre verso la neutralità, vero una funzione normale. Se si mette una goccia di timo o di chiodi di garofano sulla pelle dell’avambraccio, si noterà una sensazione di calore nel giro di 15 minuti. Il sistema orientale di Yin e Yang corrisponde esattamente a questa classificazione: lo Yin corrisponde al freddo e lo Yang corrisponde al caldo. La chimica occidentale può 40


adattarsi a questo schema ponendo gli oli essenziali elettronegativi in alto sul grafico; essi hanno elettroni in sovrappiù e sottraggono calore al corpo. Gli oli essenziali posti in basso sul grafico sono elettropositivi, mancano di elettroni nell’orbita più esterna e sono pronti ad acquisirne dall’esterno producendo calore nel corpo. Lo spettro cromatico entra anch’esso in questa line a verticale con il rosso in basso, poi l’arancio, il giallo, il verde al centro (neutro) e in alto il blu. Molti degli oli essenziali che sono raggruppati lungo questa linea hanno un colore corrispondente. L’origano, il timo e la santoreggia in basso sono molto rossi, l’olio di limone ha un tono giallo, gli oli come lavanda, camomilla romana e salvia sclarea hanno un tono verdastro e la camomilla in alto ha un colore blu scuro. Tutti gli oli possono dunque essere classificati come rosso-caldoYang-positivo, neutro, blu-freddo-Yin-negativo.

Idratante/disidratante

L’Ayurveda classifica gli oli essenziali anche secondo la qualità secca o umida. Gli oli umidi hanno un’altra polarità e si mescolano bene con l’acqua, messi nell’acqua del bagno si diluiscono e diventano parte dell’acqua; questa proprietà viene chiamata anche idrofila (che ama l’acqua). Gli oli a bassa polarità non si mescolano con l’acqua, rimangono sulla superficie dell’acqua del bagno formando un “anello” sul bordo della vasca. Questi oli hanno affinità e si mescolano bene con gli oli vegetali ed i grassi e sono chiamati lipofili (che amano il grasso).

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Tutti gli oli essenziali possono essere disposti su una linea orizzontale che va da sinistra (umido) a destra (secco). Fra gli oli essenziali umidi abbiamo geranio e rosa per l’alta percentuale di costituenti alcolici, fra gli oli secchi e amanti del grasso abbiamo gli oli terpenici come il limone ed il pino. Gli oli neutri sono per esempio lavanda, salvia sclarea, camomilla romana, basilico, anice ed estragone. E’ possibile quindi prendere queste due linee (una verticale e l’altra orizzontale) e combinarle per formare un grafico. Combinando queste due scale dimensionali potremmo vedere dove si colloca sul grafico a due dimensioni l’energia predominante di un olio. Un olio caldo ed umido si troverà nel quadrante in basso a sinistra e corrisponderà alla caratteristica energetica di Pitta che, essendo composto dagli elementi acqua e fuoco, è caldo ed umido. Un olio essenziale freddo e umido apparirà nel quadrante in alto a sinistra e corrisponderà all’energia di Kapha che è fredda ed umida. Un olio essenziale freddo e secco corrisponderà all’energia di Vata e apparirà nel quadrante in alto a destra del grafico. E’ quindi possibile disporre gli oli essenziali in questo grafico a due dimensioni in modo da individuarli secondo l’energia calda-fredda, umida-secca e secondo l’effetto su Vata, Pitta o Kapha.

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Costituenti chimici Un singolo olio essenziale può essere composto da più di 150 sostanze chimiche diverse che lavorano in sinergia per produrre vari effetti sul corpo. Questo può spiegare le diverse proprietà farmacologiche e terapeutiche di un olio essenziale.

Gruppi funzionali: 1. Aldeidi: Le aldeidi sono note per le proprietà antinfiammatorie, calmanti, sedative e antivirali. La formaldeide è un prodotto chimico industriale usato come conservante. Gli oli che contengono alte percentuali di aldeidi sono considerati di qualità Kapha (essendo freddi e umidi). Gli oli essenziali ricchi di aldeidi hanno un caratteristico odore di limone come la melissa e la citronella.

2. Chetoni: Sono una classe di sostanze chimiche con effetti cicatrizzanti e mucolitici. La caratteristica di stimolare la crescita di nuove cellule è stata utilizzata nella cura della pelle. Le donne usano l’acetone per togliere lo smalto dalle unghie. La canfora è un esempio di olio essenziale che è quasi un puro chetone. Altri oli essenziali con alto contenuto di chetoni sono rosmarino, salvia, eucalipto e issopo.

3. Alcoli: Sono battericidi, energetici, vitalizzanti, antivirali e diuretici. Gli oli essenziali che hanno un alto contenuto di alcoli sono la rosa, la menta, il mirto, il tea tree, il patchouli, il sandalo e lo zenzero.

4. Fenoli: un gruppo simile agli alcoli, entrambi fortemente battericidi. Stimolano il sistema immunitario, sono rinvigorenti, riscaldanti , potenziali irritanti della pelle e possono essere leggermente tossici per il fegato se vengono presi in forti dosi per un lungo periodo di tempo. I fenoli vengono usati nei balsami per le labbra e nelle gocce per la 43


tosse. Esempi di oli che hanno un alto contenuto di fenoli sono i chiodi di garofano, cannella, timo, origano e cumino.

5. Terpeni: Sono molto stimolanti e sono potenziali irritanti della pelle con proprietà antivirali. Tra gli oli che contengono alte concentrazioni di terpeni troviamo il limone, l’arancio, il bergamotto, pepe nero e noce moscata. In aromaterapia i terpeni sono fra le molecole più piccole, arrivano molto velocemente al naso ed evaporano molto velocemente.

6. Sesquiterpeni: Essi hanno le catene di carbonio più lunghe, sono molto densi e il loro odore rimane a lungo. Si trovano nella camomilla, nell’elicriso e nell’achillea. Le proprietà sono antiflogistiche, antinfiammatorie, sedative, antivirali, batteriostatiche ed immunostimolanti.

7. Esteri: Sono chimicamente la componente più neutra degli oli essenziali. Vengono prodotti da una reazione data dall’alcool e un acido. Sono antimicotici, sedativi, calmanti, fungicidi e sono noti equilibratori ed armonizzatori. Possono infatti favorire la normalizzazione di qualunque condizione energetica. Tra gli oli essenziali che contengono un’alta percentuale di esteri troviamo la camomilla, la lavanda, la salvia e il bergamotto.

8. Lattoni: Sono componenti dalla spiccata azione antinfiammatoria tra cui l’olio essenziale di arnica. 9. Eteri: Essi sono molto armonizzanti per il sistema nervoso. Sono antisettici, stimolanti, espettoranti (aumentano le secrezioni) e diuretici. Li troviamo nell’olio essenziale di cannella, di anice, basilico e prezzemolo. Sono caratterizzati da una fragranza molto dolce. 44


Capitolo 5: Aromaterapia e massaggio per gli squilibri dei dosha

Per tradizione nei trattamenti ayurvedici si usano piante sminuzzate ed oli medicati. Per un popolazione numerosa come quella indiana, questi ingredienti sono facili da reperire, da preparare e hanno un costo minimo. Gli autori classici affermano che le erbe fresche hanno le proprietà curative piÚ complete, le erbe essiccato e gli oli medicati sono una buona seconda scelta. Gli oli essenziali non hanno piÚ i componenti minerali ed idrosolubili, quindi sono una terza scelta, hanno però il vantaggio di essere concentrati, facili da usare, non perdono efficacia e non si deteriorano con il tempo. Nel mondo frenetico di oggi gli oli essenziali possono essere un aiuto al processo della guarigione facilmente reperibile.

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5.1 Oli essenziali per gli squilibri di Vata Poiché Vata è leggero, secco, mobile e freddo, viene trattato con oli umidi, pesanti, calmanti e riscaldanti. Vata viene diminuito dai sapori dolce, acido e salato. La carenza provocata da Vata è simile al processo della vecchiaia inoltrata. Per l’occlusione di Vata sono necessari degli oli essenziali piccanti al fine da rimuovere l’ostruzione con il calore, la leggerezza e la mobilità.

Per quanto riguarda il massaggio Vata, i movimenti devono essere decisi ma scorrevoli, poiché quelli improvvisi i bruschi possono creare irritazione e disturbo per i tipi Vata. Va usato molto olio caldo e l’olio in eccesso può essere lasciato sulla pelle, in modo che venga assorbito, il corpo di tipo Vata lo assorbirà. Tenere caldo il tipo Vata con lenzuoli e coperte.

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5.2 Oli essenziali per gli squilibri di Pitta Poiché Pitta è caldo ed umido viene trattato con oli rinfrescanti, che disperdono il calore, disidratanti, nutritivi e calmanti. I sapori per ridurre Pitta sono: dolce, astringente ed amaro.

Per quanto riguarda il massaggio Pitta, esso sarà calmante e rilassante. I Pitta hanno bisogno di meno olio rispetto al tipo Vata e il massaggio deve essere completo e vario. La mente della persona può essere tenuta occupata applicando tecniche di massaggio diverse. I tessuti Pitta a volte sono infiammati e irritati, quindi bisogna fare attenzione a queste eventuali zone. Movimenti troppo veloci possono peggiorare lo squilibrio, il massaggio perciò deve essere lento.

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5.3 Oli essenziali per gli squilibri di Kapha Poiché Kapha è composto di acqua e terra, per sua natura è prevalentemente freddo, umido, lento e pesante. Può essere trattato con terapie riscaldanti, disidratanti, dimagranti ed astringenti. Il piccante è il sapore più importante perché è l’esatto opposto di Kapha: leggero, caldo e secco.

Per quanto riguarda il massaggio Kapha, essi hanno bisogno di un massaggio vigoroso per stimolare il metabolismo tendenzialmente pigro e la mancanza di movimento dei fluidi. I movimenti veloci, a volte anche rudi, con una minima quantità di olio sono i più adatti. Se il Kapha è molto squilibrato, sarà bene aumentare la dose di oli essenziali diaforetici e diuretici. Poiché si usa meno olio, si può aumentare la quantità di oli essenziali. Durante il massaggio è importante conversare, in questo modo possono prendere coscienza dei loro sentimenti ed aprirsi, cosa che di solito fanno con reticenza. 48


Capitolo 6: Miscele Ayurvediche Miscelare è l’arte di mettere due o più oli essenziali insieme per avere un effetto sinergico. Un principio importante da osservare quando si miscelano le essenze è di evita l’uso degli opposti perché un olio potrebbe annullare gli effetti di un altro. Per esempio, se si mescolano oli per calmare o rinfrescare l’ambiente, sarebbe contraddittorio aggiungere alla miscela un olio essenziale riscaldante e stimolante. Il metodo francese per creare

le

miscele

suddivide gli oli su due assi

secondo

opposte:

qualità sull’asse

orizzontale sono disposti da sinistra a destra gli oli erogeni.

Ognuna

di

queste funzioni ha valori opposti, oli che hanno un forte non

effetto devono

stimolante essere

mescolati con oli che hanno qualità narcotiche. Narcotico è l’opposto di stimolante, puro è opposto a erogeno, se si mescolano oli con qualità opposte si annulleranno l’un l’altro. Nel corso di aromaterapia di Kurt Schnaubelt, viene spiegato questo sistema di miscelazione e dice che gli oli puri e anti-erogeni mescolati con quelli stimolanti diventano rinfrescanti, gli oli stimolanti mischiati con quelli erogeni diventano eccitanti, gli oli erogeni mescolati con i narcotici diventano ottenebranti e gli oli narcotici mescolati con quelli anti-erogeni diventano calmanti. 49


Un altro dei sistemi più utilizzati in aromaterapia per miscelare gli oli essenziali è basato sulla velocità di evaporazione. Tutti gli oli sono divisi in note di testa, note medie e note di base secondo appunto questa velocità. Le prime, sono formate da oli che hanno un’evaporazione veloce e altrettanto velocemente arrivano al naso. E’ l’odore che si percepisce per primo annusando un olio essenziale, spesso sono anche le note più forti, ma sfortunatamente si disperdono molto velocemente. Gli oli di agrumi sono molto conosciuti per le note di testa. Esse formano per il 10-15% di una miscela. L’evaporazione veloce si spiega con l’alto contenuto di terpeni (molecole piccole che evaporano velocemente). Una goccia messa su una carta assorbente diffonde la sua nota di testa e scompare in un tempo che di solito va da 15 minuti a 2 ore. La nota di mezzo è il secondo profumo che si percepisce dopo che è scomparsa la nota di testa. Queste note formano il corpo della miscela, normalmente sono il 40-80% di essa ed hanno il compito di armonizzare l’odore acuto della nota di testa con la profondità della nota di base. Per le note di mezzo vengono utilizzate normalmente delle piante definite erbacee: legno di rosa, camomilla, lavanda e geranio. Queste piante sono tipicamente calde, soffici, dolci, equilibranti e stabilizzanti. Spesso influiscono sulla parte mediana del corpo, sulle funzioni digestive e sulle funzioni degli organi, mentre le note di testa agiscono soprattutto sulla mente. Le note medie possono rimanere su un pezzo di carta assorbente da alcune ore ad alcuni giorni. Le note di base sono chiamate anche fissatori perché fissano o trattengono il profumo e rallentano l’evaporazione delle note di testa. Tipiche note di base sono il patchouli, il cedro e il vetiver. Di solito questi oli sono densi e scuri, quando si odorano dalla bottiglia non hanno un aroma molto forte, ma quando il calore del corpo o della lampada diffonde il loro profumo questo è tenace e rimane per giorni. Le note di base hanno di solito un odore sgradevole, ma nella miscela sono estremamente importanti anche se occupano solo il 5% del totale. Le note di base sono sempre state usate per scopi spirituali (unzione dei chakra) e hanno 50


affinità con gli organi sessuali maschili o femminili. Esse possono rimanere su una carta assorbente addirittura per settimane. E’ importante ricordare che gli oli essenziali contengono centinaia di composti chimici. Alcuni di questi componenti saranno note di testa, altre note medie o note di base. Il vantaggio di miscelare vari oli è che possono avere diversi effetti con una miscela. Nel trattamento dell’acne, per esempio, si vogliono ottenere dalla miscela delle qualità disinfettanti per contrastare i batteri opportunisti che causano irritazione sulla superficie della pelle; questo requisito può essere soddisfatto da un olio come la lavanda. Poi si potrebbe avere bisogno di un olio essenziale che diminuisca la produzione di sebo della bella ed il metabolismo sempre di essa, per questa azione si può scegliere l’olio di semi di carota o il cedro. L’acne a volte porta con sé uno stato infiammatorio, così può essere adatto un olio come l’iperico o la camomilla. Molte persone hanno la sensazione che l’acne sia anche il riflesso di un disturbo interiore come la poca stima di sé o la mancanza di sicurezza, così si può scegliere un olio come l’angelica per la proprietà psicologica di dare forza interiore. Il lavoro del miscelatore è dunque quello di valutare tutte le varie possibilità, selezionare gli oli che possono agire in sinergia evitando le associazioni energicamente opposte. La miscela di oli dovrà essere ben formata, con note di testa, note medi e di base. All’arte tradizionale della miscelazione si può aggiungere la considerazione dei tipi ayurvedici e dei disturbi causati dallo squilibrio dei dosha.

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Esempi di miscele per Vata, Pitta e Kapha:

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6.1 Oli veicolanti La scelta dell’olio vegetale da usare nelle miscele ayurvediche ha un’importanza pari a quella della scelta degli oli essenziali. Ogni olio vegetale ha caratteristiche proprie da tenere in considerazione per determinare la scelta.

Oli veicolanti nelle miscele per ridurre Vata Essendo Vata secco, tutti gli oli sono potenzialmente adatti.

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Oli veicolanti nelle miscele per ridurre Pitta

Oli veicolanti nelle miscele per ridurre Kapha

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6.2 Punti marma ed oli essenziali I punti marma sono centri di energia del corpo. Marma significa segreto, nascosto, vitale. I cinesi si sono basati sui punti marma per sviluppare il complesso sistema dei punti di energia conosciuto come sistema dei meridiani dell’agopuntura. Questi punti erano usati nei tempi antichi per danneggiare energicamente il nemico con ferite o colpi nelle aree vitali. I medici hanno studiato questi punti per curare i soldati feriti in battaglia. I punti marma sono punti di incontro fra il corpo fisico e i corpi energetici sottili e spesso coincidono con muscoli, organi o tessuti. Essi possono essere usati nell’automassaggio o per massaggiare gli altri in modo da equilibrare le energie, ristabilire una funzione normale, dare energia o rilassare. I punti marma vengono stimolati tradizionalmente durante il massaggio, ma possono essere trattati anche da soli o in combinazione con altri metodi di massaggio. Questi punti vengono localizzati sul corpo misurandolo con le dita a partire da vari punti. Poiché le persone hanno dita di diversa grandezza, come unità di misura si usano le dita del paziente. I marma non sono così puntiformi come nell’agopuntura e possono essere larghi anche 15 cm. Per facilitare la localizzazione, in questo libro diamo una rappresentazione grafica e una descrizione scritta dei vari punti. Tradizionalmente si usano oli medicati per dare e energia e massaggiare questi punti, in Occidente gli oli medicai sono stati sostituiti dagli oli essenziali che sono più facilmente reperibili e in effetti sono più forti e più potenti degli oli medicati. Poiché ogni punto marma si riferisce ad una zona anatomica o ad una funzione corporea, certi oli essenziali specifici stimoleranno appropriatamente quella zona o funzione. I punti marma vengono massaggiati sempre con il pollice. Prima del massaggio si applica una goccia di olio caldo, l’olio sarà una miscela di olio vegetale e oli essenziali adatti alla persona e al disturbo che viene trattato. Incominciare con movimenti delicati, 56


circolari, in senso orario, muovendo verso l’esterno e verso l’interno, aumentando lentamente la pressione verso l’esterno, poi verso l’interno con cerchi che aumentano e diminuiscono gradualmente. Fare circa cinque cerchi andando verso l’esterno e circa cinque cerchi tornando verso l’interno; ripetere per tre volte. I punti marma bloccati o fuori equilibrio saranno più molli e dolorosi di altri punti. Se si ha la sensazione che un punto marma sia fuori equilibrio, si può aggiungere una goccia di olio essenziale specifico per quel punto marma nell’area in cui è già stato applicato il normale olio per massaggio. Questo stimolo addizionale libererà energeticamente il punto. Nell’ immagine seguente ogni punto marma ha

un proprio numero, ad ognuno

corrisponde un nome indiano, una determinata posizione per la parte del corpo, la funzione a cui si riferiscono e alcuni dei molti oli essenziali che si possono usare per la stimolazione. Ad esempio, il punto marma numero 44, viene nominato “Apa”, si trova sulle tempie e rappresenta la vista, gli oli che possono essere utilizzati in questo caso sono: menta piperita, salvia, basilico e limone. Il numero 15b, “Hridayam”, si trova nel centro della parte bassa del petto, rappresenta il cuore e gli oli utilizzati sono: cardamomo, rosa e arancio. Allo stesso tempo anche il numero 28, “Talhridayam”, che si trova al centro del piede, rappresenta anch’esso il cuore, perciò verranno usati gli stessi oli citati precedentemente per il numero 15b. E ancora, il numero 21, chiamato “Ani”, ed il numero 22 “Janu”, rappresentano l’equilibrio e si trovano nelle vicinanze del ginocchio, gli oli utilizzati per questi due punti sono il cedro, l’achillea e la lavanda.

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Capitolo 7: Metafisica e trattamenti Ayurvedici Materia e mente, corpo e spirito. 7.1 L’aura L’aura è la parte della nostra anatomia psichica, viene percepita dalle persone sensitive e dalle persone dotate di percezioni particolari. L’aura si irradia intorno a noi e a tutte le cose viventi, sempre in costante movimento, vibrante e pulsante. Lo stato della mente influisce sull’aura e così lo stile di vita, le emozioni, i pensieri e gli atteggiamenti. L’aura ha tre strati (o corpi sottili): il primo è il corpo eterico composto di energia proveniente da un luogo che sta al di là della terra. Esso rappresenta il nostro stato celestiale ed è la forza che si irradia verso gli altri. In India viene chiamato “prana”. Il corpo eterico si estende per tre centimetri dal corpo fisico, il massaggio e gli oli profumati hanno un effetto benefico su questo corpo. Il secondo strato dell’ aura è il corpo astrale, cioè quello che ha una connessione con i corpi celesti. Questo corpo ci aiuta a vedere il mondo e fa in modo che le nostre energie si mescolino con esso. Si estende per circa 30 cm al di fuori del corpo fisico ed è coordinato con gli stati emotivi e con il modo di comportarsi nelle attività quotidiane. Gli umori, i sentimenti e l’energia che inviamo agli altri sono determinati da questo corpo. Il terzo ed ultimo strato è il corpo spirituale, è la forza dell’anima che esiste sempre. Si può estendere al di fuori del corpo fino ad una distanza di 180 metri e varia secondo lo sviluppo spirituale della persona e il compito che questa deve svolgere sulla terra. Questi tre strati dell’aura sono collegati al corpo fisico dal sistema dei vortici di energia chiamati “chakra”.

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7.2 Chakra La parola chakra viene dal sanscrito e significa ruota o vortice, questo perché essi vengono descritti come ruote di energia disposte verticalmente lungo il tronco e la testa. I chakra sono punti attraverso cui l’effetto dei pensieri e dei sentimenti viene trasferito alle funzioni fisiche di ghiandole endocrine specifiche. Per esempio la paura di esprimere una verità può disturbare la funzione della tiroide. I chakra esistono all’esterno del corpo eterico e sono punti di collegamento attraverso i quali fluisce l’energia da un essere ad un altro, questo può spiegare perché siamo trattati da certe persone o viceversa non ci andiamo d’accordo. Quando tra i chakra vi è equilibrio, si ha il massimo di vitalità, salute e benessere fisico; il flusso di energia nei chakra è quel che rende possibile l’esistenza del corpo fisico. I chakra si aprono e si chiudono secondo le emozioni. Lo stato mentale li influenza sia essi siano aperti, sia bloccati. Quando lavoriamo su noi stessi acquistando disciplina e dedicando tempo allo sviluppo interiore, i chakra pulsano di luce; quando le nostre emozioni sono bloccate diventano opachi ed inerti. 1. PRIMO CHAKRA: negli uomini si trova tra i genitali e l’ano, nelle donne nella cervice dell’utero. Il primo chakra è il fondamento della donna, la sua base e la sua sopravvivenza. Quando questa zona risulta bloccata, le donne possono avere paura, instabilità, dolori alla parte bassa della schiena, debolezza e bisogno di controllare la vita. Quando le donne si liberano e aprono questa energia hanno fiducia e sono in grado di abbandonare le lotte. 2. SECONDO CHAKRA: rappresenta l’energia creativa e viene associato con le funzioni degli organi riproduttivi, è la nostra energia sessuale. Questa ruota vibra a partire dall’osso pubico e si esprime all’esterno attraverso la volontà creativa. 60


Quando è bloccato i sintomi sono: mancanza di uno scopo, impotenza, frigidità, confusione, gelosia e la sensazione che la vita sia avversa. Quando esso è aperto, invece, possiamo esprimere la nostra creatività ed accettare in maniera creativa ogni sfida che si presenta nella vita, ci si apre alla sessualità e si è capaci di comprenderla. 3. TERZO CHAKRA: è localizzato nella zona diaframmatica della parte bassa del torace. Quando è bloccato si sperimentano disturbi della digestione, brama di potere, si diventa insistenti ed arroganti. Quando è aperto possiamo uniformare il nostro volere al volere divino e ci rendiamo conto che nulla accade contro il nostro volere, scegliamo quindi la pace e ci fidiamo completamente dell’universo. 4. QUARTO CHAKRA: è associato con il cuore ed è localizzato nella zona centrale del petto, riflette il nostro stato di coerenza. E’ anche il centro che unisce i chakra superiori con quelli inferiori. Quando questo centro è chiuso, sperimentiamo problemi di cuore, solitudine, ostilità, viviamo condannando gli altri e ci sentiamo separati. Quando è aperto, si sperimenta un amore incondizionato, ci si rende conto che in effetti l’amore è alla base della nostra vita. Consideriamo il passato e i ricordi come una opportunità da usare per la guarigione, ogni persona ed ogni cosa diventano un maestro, le difficoltà diventano lezioni e sperimentiamo un senso di unità. 5. QUINTO CHAKRA: è localizzato nella gola e nella zona del collo, quando è ostruito compaiono problemi di voce, udito e comunicazione, oltre una problematica ad esprimere i propri sentimenti. Quando questa zona si apre, diventiamo un canale per la verità. 6. SESTO CHAKRA: viene anche chiamato il “terzo occhio”, è localizzato sopra o tra le sopracciglia, influenza la ricettività ed è associato con la ghiandola pituitaria. Quando è bloccato si hanno problemi di vista, mal di testa e sentimenti di 61


separazione. Quando è aperto siamo consapevoli di essere collegati con tutte le cose e viviamo nel presente, conoscendo il passato e vedendo al futuro. 7. SETTIMO CHAKRA: è localizzato sulla sommità della testa ed è associato con la ghiandola pineale. E’ una sorgente di energia divina e di autorealizzazione. Quando il chakra è bloccato si rimane limitati nell’ego esprimendo la propria disperazione, separandosi dalla propria sorgente. Quando è aperto l’ego scompare e diventiamo uniti.

7.3 Oli per i chakra Gli oli essenziali aumentano le vibrazioni più sottili e più remote e sono di aiuto per tutti i corpi sottili. Oltre a rafforzare l’aura, gli oli essenziali possono stimolare ed aiutare il processo di risveglio, guarigione ed apertura dei chakra. Ci sono molti altri modi in cui si possono stimolare e aprire i chakra: massaggio, esercizi di respirazione ecc… Gli oli essenziali possono avere un ruolo importante nella stimolazione del sistema dei chakra, sono lo spirito e la forza del prana di una pianta, il loro effetto è il dono della pianta al nostro prana. Si possono ungere i chakra prima della meditazione, oppure farseli ungere da un’altra persona dopo aver ricevuto un massaggio, o ancora, prima di andare a dormire.

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Sitografia

http://www.ayurvedaitalia.it/

http://www.ilgiardinodegliilluminati.it/

http://benessere.doctissimo.it/terapie-alternative/

http://www.chimicamente.it/

http://www.tuttogreen.it/

http://www.inherba.it/

Bibliografia 

Dispense corso di Reiki – Daniela Paciotti

Dr. Light Miller e Dr. Bryan Miller. Ayurveda e Aromaterapia. Edizioni il punto d’ incontro: Vicenza, 1999.

Johari, Harish. Massaggio Ayurvedico Edizioni il punto d’Incontro: Vicenza, 1997.

Sachs, Melanie. La Scienza Ayurvedica della bellezza Naturale. Edizioni il punto d’ incontro: Vicenza, 1996.

Lad, Dr. Vasant. Ayurveda, La scienza dell’autoguarigione. Edizioni il punto d’Incontro: Vicenza, 1987.

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