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BONHAMS
Jonathan Darracott Bonhams Global Head of Watches
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ANTAGONISTI PER PASSIONE
LA CELEBRE CASA D’ASTE LONDINESE SI STA AFFACCIANDO CON SEMPRE MAGGIORE INTRAPRENDENZA NEL MONDO DELLE VENDITE DEDICATE ALL’ALTA OROLOGERIA. JONATHAN DARRACOTT CI RACCONTA QUESTA EVOLUZIONE
Di Paolo Gobbi
SE IL MONDO DELLA BELLA OROLOGERIA
da qualche decennio a questa parte è riuscito a mantenere viva l’attenzione del pubblico, anzi ad aumentarla con una progressione continua e alle volte impressionante, il merito va probabilmente ad un continuo lavoro prima di tutto culturale e di comunicazione, che lo ha reso sempre più interessante ed accattivante. Proprio per questo motivo abbiamo scelto di incontrare Jonathan Darracott, direttore generale della sezione orologi di Bonhams, la celebre Casa d’aste con sede a Londra in New Bond Street.
Venticinque anni di esperienza di lavoro nel mondo delle lancette, sia nella produzione che come battitore, nel 2015 Jonathan è stato responsabile della vendita di una delle più grandi collezioni private di orologi al mondo, ben 2.000 esemplari, e ha anche introdotto per la prima volta per Bonhams un sistema di vendite esclusivamente online. Membro del British Horological Institute e della Worshipful Company of Clockmakers, abbiamo incontrato Darracott a Roma, in una delle due sedi italiane della Casa d’aste londinese (l’altra è a Milano) e con lui abbiamo scoperto un nuovo interessante competitor nel mondo delle vendite all’incanto legate ai segnatempo.
Ci racconta com’è strutturato oggi il settore orologeria di Bonhams? Com’è cambiato rispetto al passato?
«Bonhams è un nome storico nel mondo delle aste internazionali e il reparto orologi è cresciuto negli ultimi anni. Nell’ultimo anno abbiamo organizzato aste di orologi online e dal vivo a Parigi, presso la nostra sala di vendita di Rue de la Paix, che è diventata il nostro hub europeo. Stiamo inoltre lavorando con i nostri colleghi nei nostri uffici in tutto il continente europeo per consegnare e acquisire orologi da collezione. Un buon esempio di ciò è stato l’orologio Picasso venduto la scorsa estate – un modello da polso indossato personalmente dal grande artista – che è stato acquisito dal nostro ufficio di Atene. Di recente abbiamo organizzato la nostra vendita di maggior successo fino ad oggi, presentata insieme all’asta di auto d’epoca Grand Marques du Monde, che si è tenuta al Grand Palais di Parigi. L’asta ha anche registrato il maggior numero di iscritti nelle nostre vendite fino ad oggi, a dimostrazione del fatto che le aste parigine stanno andando sempre più consolidandosi. Allo stesso tempo, stiamo aumentando la nostra presenza negli Stati Uniti, dove abbiamo ampliato il nostro team, nominando di recente Nate Borgelt come capo del dipartimento orologi.»
Essere una “piccola” realtà orologiera è una cosa positiva o negativa?
«Direi positiva perché le persone si sentono rassicurate nel rivolgersi a noi. Chiunque ci può contattare perché siamo un’azienda decisamente “friendly”. Tuttavia, siamo anche una Casa d’aste che ha una presenza importante, paragonabile alle più importanti concorrenti mondiali, per quanto riguarda la presenza nel mercato dell’arte e in quello delle auto. Comunque internet sta livellando completamente questo campo. Pertanto, ora stanno iniziando a rivolgersi a noi coloro che magari non lo facevano prima. Chi si rivolgeva prima ai “soliti noti” ora prende in considerazione anche Bonhams. Stiamo vendendo pezzi più interessanti, e quindi vediamo anche clienti più esigenti.»
Il fatto che internet vi abbia messo tutti sullo stesso piano può rappresentare un rischio?
«È il bello del mercato! Un mercato molto vivo e ambizioso, sostanzialmente sano. Un mercato controllato da uno o due players non è sano.
Quindi penso che va benissimo così! Maggiore è il numero delle persone coinvolte, più forti diventeremo. Grazie alla nostra posizione, riusciamo ad avere dei pezzi di collezioni private, che riusciamo a vendere al miglior prezzo possibile, perché stiamo acquisendo localmente e vendendo globalmente.»
Siete fortissimi nel mondo delle auto. C’è una vicinanza tra collezionisti auto e collezionisti orologi. Avete mai pensato di unire questi due mondi?
«Lo facciamo! Siamo molto collegati al dipartimento delle automobili. In ogni asta di macchine che si organizza nel mondo, siamo
presenti con gli orologi. Siamo sempre in contatto con i clienti del dipartimento delle auto.
C’è sempre un costante “cross over” tra i loro clienti e i nostri: amiamo il dipartimento automobili e fortunatamente loro amano il nostro dipartimento!.»
Organizzate le aste di orologi durante quelle di auto?
«Lo abbiamo fatto in febbraio a Parigi, anche se non è un qualcosa che abitualmente facciamo, perché la clientela delle macchine è molto particolare. Durante l’asta sono molto concentrati sulle automobili. L’attenzione mentale non sempre si riesce a convogliare contemporaneamente anche verso gli orologi, quindi averli separati è in genere meglio. Tuttavia, il Grand Palais era un’opportunità troppo grande e non potevamo mancare!.»
Voi avete due siti, due realtà online molto belle che sono The Market e Patina. Pensate di realizzare una cosa del genere anche nel mondo dell’orologeria? Un archivio come Patina e una vetrina di alto livello come The Market?
«Ci sono sempre delle opportunità e siamo sempre alla ricerca del miglior modo per vendere gli orologi, sia per noi che per i nostri clienti. Stiamo monitorando di continuo l’eventualità di una nostra presenza. La vetrina è molto particolare e non genera quel momento emotivo che invece vivi durante un’asta. Per esempio, la vendita dell’Audemars Piguet in platino nell’ultima asta di Bonhams ha ottenuto un ottimo risultato. Probabilmente su internet, avrebbe raggiunto la metà del prezzo aggiudicato. Alcune situazioni daranno sempre il meglio con le aste. Il pathos che si vive è il motivo per cui continueremo sempre con le aste, tuttavia ci sono delle tipologie di orologi che si vendono più velocemente e quindi potremmo considerare l’idea in futuro. Per ora siamo felici dove siamo, ma siamo sempre sul pezzo!.»
Cosa ne pensa del mercato del collezionismo odierno?
«È un momento confuso. Non c’è modo di sapere come si evolveranno gli eventi. Ad esempio, che uno Speedmaster con il quadrante virato sarebbe stato aggiudicato ad un prezzo così alto, nessuno lo avrebbe immaginato fino a qualche mese fa. Nessuno lo poteva prevedere. Bisogna però partire da una considerazione: il mercato è sempre più interessante, coinvolge un numero sempre maggiore di persone e quindi si presenta decisamente solido. Forse però, alcune quotazioni sono cresciute troppo e troppo in fretta e probabilmente avranno una ricaduta altrettanto rapida. Lo abbiamo visto con le autovetture: il mercato è esploso per poi contrarsi, e quindi si è nuovamente espanso ma in maniera differente.
Ma quando questo è accaduto, i risultati sono rimasti comunque in crescita. Penso che accadrà la stessa cosa anche con gli orologi.»
Gli orologi più importanti sono un investimento o una speculazione?
«Non li considererei mai degli investimenti. Sarebbe troppo pericoloso. Eppure, c’è una maestria nell’orologeria che non si trova altrove, ed è questo che terrà l’interesse delle persone sempre vivo. Come con l’arte, coloro che avranno le possibilità di acquistare gli orologi li collezioneranno. Credo che sarà sempre così.»
Sempre più giovani, asiatici e non, si stanno avvicinando al mondo dell’orologeria, divenendo loro malgrado anche dei buyer importanti.
«Si tratta di una categoria molto interessante: li adoro! Hanno aggiunto vitalità al mercato orologiero. La cosa importante è che nonostante abbiano iniziato con dei modelli iconici, una volta acquistati, hanno comunque continuiato a sviluppare un interesse, una passione e questo li sta portando a spaziare in nuove tipologie. Ed è una buona cosa.»
Un esempio?
«L’Apple watch è l’orologio più popolare del mondo, ma le persone che indossano un Apple watch vogliono ora qualcosa che non sia un Apple Watch.»
Nella pagina accanto alcuni momenti dell’asta che si è tenuta lo scorso febbraio a Parigi, nella splendida cornice del Grand Palais Éphémère
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