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Ripensare l’offerta di acquaticità Gianni Gurnari
Gianni Gurnari
gurnari@benaquam.com MANAGEMENT
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RIPENSARE L’OFFERTA DI ACQUATICITÀ
Dall’idea di unirsi per un costruttivo confronto ad un modello che, forte di una coesione vitale, permetta di superare la crisi attuale che potrebbe non essere l’ultima, soprattutto pensando ad acqua ed energia
ph Hoan Ngọc da Pexels
Il tema delle energie rinnovabili, ora più che mai, pur se tardiva, è una soluzione da considerare per piscine e impianti sportivi
L’acqua per antonomasia è vita, è amore, è la fonte di benessere e di crescita, è la base di tutte le attività umane. Suscita istintivamente tenerezza tanto che San Francesco la definì “sorella”. In realtà è anche la madre di tutte le cose che conosciamo, almeno su questa Terra. E questi attributi a questa che in realtà è davvero la risorsa naturale per eccellenza, sostanza unica ed insostituibile, fonte di energia e ancora in parte da scoprire nei suoi contenuti più complessi (quelli connessi alla meccanica quantistica, materia atomica…) si prestano a mille divagazioni. Dalla filosofia alle scienze più avanzate. In ogni caso però suscitando sorrisi. Ma oggi dobbiamo prendere in seria considerazione la realtà.
Le prospettive per il futuro dell’intero Pianeta non sono mai state così scure almeno negli ultimi 77 anni (strano coincidenza con i famosi negativi moltiplicatori di sette della Bibbia). È inutile nascondercelo, anche se tutti noi serbiamo nel cuore e nella mente che questo non sia reale o comunque che presto ricomparirà il sereno. Purtroppo si sono create le condizioni di una sovrapposizione e concatenamento di eventi calamitosi come quelli raccontati proprio nei sacri testi: rapidi cambiamenti climatici con conseguenti disastrosi eventi sia per alluvioni e tempeste che per siccità ed aridità. Una pandemia globale da Virus che dopo due anni ancora non si è conclusa con l’incubo che possano manifestarsi altre infezioni comunitarie. Conflitti diffusi a livello regionale. Migrazioni forzate con enormi e crescenti numeri; una guerra disastrosa ai confini tra Europa e Russia. Tutto questo sta determinando una crisi socio-economica in crescita, moltiplicata dalle classiche speculazioni dei periodi difficili, che non risparmierà nessuna nazione. Dobbiamo forse rassegnarci alla fine di un certo mondo che finora abbiamo conosciuto? Sicuramente no, ma i tempi e le modalità attraverso cui si arriverà ad una evoluzione positiva non sono prevedibili. Ed allora? È tempo di riflessioni e nuovi approcci, rimboccandoci – con estrema umiltà – le ormai consunte maniche. Ed il comparto delle piscine ne ha bisogno da tempo.
ph Blass Architekten MANAGEMENT
I grandi impianti acquatici e benessere, privati e pubblici, necessitano di interventi di ammodernamento tecnologico fondamentali
QUELLA ATTUALE È UNA CRISI SOCIOECONOMICA IN CRESCITA, MOLTIPLICATA DALLE SPECULAZIONI DEI PERIODI DIFFICILI, CHE NON RISPARMIERÀ NESSUNA NAZIONE
Esiste un modello che vale la pena ricordare. In piena ripresa economica, anni ’70 ed ’80, gli operatori turistici della parte meridionale della costa adriatica, che allora avevano già una esperienza di molti decenni, pensarono bene di costituire associazioni e cooperative di consumo: più di un migliaio di imprenditori che si mettono insieme per fare acquisti sono ancor oggi un soggetto di interesse economico che qualsiasi fornitore prende in debita considerazione. Questa economia di scala consentì di implementare i servizi in quantità e spesso qualità, mantenendo costi accettabili a livello della famiglia media, ma sostenibili anche dalle classi operaie. Queste azioni hanno consentito quello sviluppo che tutti conosciamo. Come citato più volte, le piscine sono molto energivore ed a elevata idroesigenza. Oggi l’energia costa ogni giorno di più e la disponibilità idrica appare sempre meno sicura. Sono dati di fatto ed anche il miglior imprenditore del settore deve purtroppo trarne le relative considerazioni. Non solo: le affermazioni di cui sopra ovviamente porteranno ad una perdita della capacità di spesa della maggioranza degli stipendi fissi e non è che le piscine o le palestre possano contare solo sulla frequenza dei più agiati. Che fare? A parole è facile: imitare, migliorando, l’esempio degli operatori turistici romagnoli per abbattere i costi delle forniture primarie; ridurre gli sprechi, migliorare la gestione anche nei dettagli, razionalizzare gli orari di impiego e produrre economie di scala. Ma non basta: bisogna ripensare l’intera tipologia di offerta. Come? Con l’apporto di tutti, grandi e piccole realtà, ma tutti disponibili ad un confronto ed a proposizioni costruttive. Nessuno ha la bacchetta magica, né soluzioni immediate. È venuto il tempo, improcrastinabile, di lavorare insieme: ricercatori, progettisti, produttori, distributori, installatori, gestori e manutentori. Le reali e concrete ipotesi di intervento si possono trovare solo se davvero si è interessati a cambiare mentalità ed a investire, in tutti i sensi, sul futuro. Ed ognuno deve fornire il suo contributo. Il tempo delle contrapposizioni è finito: o tutti vogano compatti nella stessa direzione o il naufragio costituirà un serio rischio. In questi giorni una amministrazione pubblica di una città di medie dimensioni dopo decenni di problemi ha affidato la realizzazione della progettazione e realizzazione di una piscina pubblica ad una cordata
di imprenditori e progettisti. Con i soliti criteri… Per cui già in fase iniziale ci saranno dei problemi di natura progettuale per scarsa o inadeguata esperienza. Ma soprattutto con un grave errore, specialmente per una struttura pubblica del costo di alcuni milioni di euro: non aver individuato il gestore! Come si fa a progettare e realizzare una piscina senza coinvolgere fin dall’inizio chi poi deve trarne profitto (e magari utili ai fini dell’ammortamento) senza far spendere alla collettività un costante (ed incrementale) costo a causa del fatto che non sono considerati adeguatamente la materia energetica ed il risparmio idrico con i famosi criteri del buon padre di famiglia? E forse sono centinaia i casi del genere, senza tener conto che i tempi sono cambiati e le esigenze saranno totalmente diverse. Una, ad esempio, riguarda le dipendenze dalle multiutility. Anche un piccolo impianto natatorio dovrebbe far tesoro di quello che la tecnologia già oggi mette a disposizione: fotovoltaico, grandi capacità di accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili; raccolta delle acque piovane e di quelle provenienti da taluni tipi di scarico idrico con la separazione di reti (duali), per il riutilizzo delle acque; ricorso al controllo digitale delle potenze necessarie nella gestione degli assorbimenti delle pompe di spinta e di ricircolo; efficientamento delle tecniche di filtrazione, modificando tecnologia e tipologia dei materiali; utilizzando sistemi di controllo in acqua che aumentino la sicurezza per i bagnanti, ma limitando le risorse umane destinate prevalentemente a questo servizio; razionalizzando i consumi elettrici per l’illuminazione o per l’impiego di asciugacapelli ed asciugamani ad aria; razionalizzando ed ottimizzando l’uso dell’acqua in docce e lavandini tramite dispositivi limitatori automatici; controllando i parametri climatici ambientali con le possibilità di nuova generazione completamente affidate all’ Intelligenza Artificiale. Ma questi sono solo alcuni suggerimenti: taluni pratici, altri che comportano riflessioni sui criteri di intervento, rammentando lo stato dell’arte in Italia… (no comment). Certo che molti dei temi indicati si prestano egregiamente ad applicare quelle proposte di “economia circolare” tanto care al mondo della comunicazione ed agli ambientalisti, ma non solo: potrebbero essere una chiara risposta alla necessità di riqualificazione che molti impianti richiedono da tempo. Tenendo peraltro ben presente che le strutture natatorie o per il tempo libero (in acqua e non) rappresentano un riferimento sociale per l’educazione allo sport, per la salute ed il benessere. E gli investimenti necessari? Si tratta di individuare quei criteri che superino l’individualismo/ protagonismo ed il “fai da te”, a favore di nuovi criteri di accesso al credito attraverso il coinvolgimento di teste capaci e di professionalità: in giro ce ne sono! Bisogna solo cercarle e, uniti dallo stesso intento, promuovere le azioni necessarie. È venuto il momento di provare per credere. E l’intera società ne trarrà profitto. Infatti il popolo di coloro che vivono di acquaticità, direttamente o nel suo indotto, non è poi così piccolo neanche nel nostro Paese, nazione sempre coinvolta in complesse quanto numerose difficoltà.