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Longevità e scienza

Negli ultimi anni la ricerca sulla longevità umana ha fatto grandi passi in avanti portando alla luce importanti scoperte e sviluppi: alcune delle novità scientifiche più interessanti su questo controverso argomento

Uno dei principali fattori che sembra influenzare la longevità è l’epigenetica, ovvero lo studio delle modifiche chimiche che avvengono sui geni senza cambiare la sequenza del DNA. Recenti studi hanno dimostrato che cambiamenti epigenetici possono influenzare l’invecchiamento e la longevità delle cellule. In particolare, sono stati individuati enzimi capaci di ripristinare l’epigenoma di cellule vecchie, facendole ritornare ad uno stato più giovane. Un’altra area di ricerca molto attiva riguarda la biologia delle cellule staminali. Le cellule staminali sono particolarmente importanti perché hanno la capacità di rigenerare tessuti e organi danneggiati. Recentemente, gli scienziati hanno scoperto che aumentare il numero di cellule staminali all’interno di un organismo può porta- re ad un miglioramento della salute e della longevità. Sono state sviluppate anche terapie cellulari in grado di utilizzare le cellule staminali per rigenerare tessuti danneggiati.

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La dieta e lo stile di vita sono altri fattori importanti che possono influenzare la longevità. Uno studio pubblicato su Lancet nel 2019 ha analizzato i dati relativi a oltre 2 milioni di persone e ha dimostrato che seguire una dieta vegetariana o vegana può ridurre il rischio di morte prematura del 1015%. Inoltre, una ricerca condotta sui topi ha dimostrato che limitare l’apporto calorico può aumentare la longevità e migliorare la salute. È ciò che viene definito con il termine anglosassone CR (caloric restriction)

Alcuni studi suggeriscono che la CR possa influire sulla aspettativa di vita attraverso una riduzione del danno ossidativo e dell’infiammazione cellulare che sono fattori importanti nell’invecchiamento e nello sviluppo di malattie croniche.

“Hara hachi-bu”, ovvero “Mangia sino a quando sei quasi sazio”, è il consiglio che le nonne dell’isola giapponese di Okinawa hanno dato per anni ai loro nipoti, è la tra- sposizione popolare di un insegnamento confuciano (“Hara haci bu me”) la cui traduzione suona all’incirca: “Mangia fino a riempire otto parti della pancia”.

L’isola di Okinawa è una delle cinque cosiddette Zone Blu della Terra, i luoghi dove si riscontra la più alta longevità del pianeta — le altre quattro sono la zona dell’Ogliastra in Sardegna, l’isola di Icaria in Grecia, la penisola di Nicoya in Costa Rica e la comunità degli avventisti del settimo giorno di Loma Linda in California.

Attenzione però a non confondere la CR con la riduzione delle calorie assunte giornalmente per seguire drastiche diete ipocaloriche al limite della denutrizione. Ridurre l’apporto calorico NON significa ridurre l’apporto nutritivo in termini di marco e microelementi, significa nutrirsi in modo consapevole ed equilibrato, semplicemente mangiando un po’ di meno.

In sintesi, la ricerca sulla longevità sta facendo passi da gigante grazie a nuove scoperte riguardanti l’epigenetica, le cellule staminali, la dieta, lo stile di vita e la terapia genica. Sono stati compiuti notevoli progressi nella comprensione dei meccanismi che influenzano l’invecchiamento aprendo la strada a nuove terapie e trattamenti che potrebbero migliorare la salute e la qualità della vita delle persone. Per quanto riguarda lo stile di vita, l’attività fisica rappresenta il fattore determinante che può influenzare la speranza di vita e soprattutto può migliorarne la qualità

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda l’attività fisica come parte integrante di uno stile di vita sano e prevede che le linee guida sull’attività fisica siano integrate nei programmi di prevenzione delle malattie croniche in tutto il mondo.

Secondo le linee guida dell’OMS, gli adulti dovrebbero svolgere almeno 150 minuti di attività fisica moderata o almeno 75 minuti di attività fisica intensa a settimana Inoltre, dovrebbero essere svolte attività di allenamento della forza almeno due volte alla settimana

Queste linee guida sono state sviluppate sulla base di prove scientifiche e sono state adattate alle diverse fasce d’età e alle diverse condizioni di salute.

Uno studio pubblicato su The Lancet nel 2012 ha analizzato i dati relativi a oltre 400.000 persone, dimostrando che l’attività fisica regolare riduce il rischio di morte prematura del 30%.

L’esercizio fisico può avere effetti benefici su molti aspetti della salute, inclusi la funzione cardiovascolare, la salute mentale e la riduzione del rischio di malattie croniche come il diabete e l’obesità.

Inoltre, l’esercizio fisico può influenzare anche la longevità delle cellule staminali, aumentandone il numero all’interno dell’organismo e migliorandone la funzione rigenerativa.

Infine, l’attività fisica può anche avere effetti positivi sulla longevità del DNA. Uno studio pubblicato su Preventive Medicine nel 2016 ha dimostrato che l’esercizio fisico costante può influenzare l’attività dei telomeri, i cuscinetti protettivi che si trovano alle estremità dei cromosomi e che si accorciano con l’invecchiamento. L’allenamento può rallentare l’accorciamento dei telomeri, migliorando così la salute delle cellule e la longevità. La scienza ci dice che con uno stile di vita attivo possiamo fare molto per mantenere uno stato di salute integro il più a lungo possibile e, per parafrasare Blaise Pascal, filosofo e teologo del Seicento, potremmo, impegnandoci un po’, non solo aggiungere più anni alla nostra vita, ma aggiungere più vita ai nostri anni. 

Cambiamenti epigenetici possono influenzare l’invecchiamento e la longevità delle cellule

Rossana Prola prola@professioneacqua.it

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