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Luigi Cacciapaglia, il “fuoriclasse” diviso fra passione, innovazione e progettualità evoluta

Visione, managerialità, modelli innovativi non fanno difetto a chi sa interpretare la palestra e la piscina da imprenditore, inclinazione che non

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Il panorama sportivo sovente è collegato ad imprese che portano a successi in termini di medaglie, record, e successi individuali o di squadra. Ma parlando di sport, oggi, sarebbe molto riduttivo collegarlo solo al fenomeno agonistico: si tratta dello stile di vita che la maggioranza insegue e che, anche in chiave sistemica, deve prevalere per assicurare più salute e prevenzione a tutti e meno costi sociali e sanitari. Con questa chiave di lettura le figure che contano non sono i campioni o, meglio, sono sempre campioni, ma di imprenditorialità e visione, prerogative non sempre comuni a chi è alla guida di palestre e, ancor più, di piscine. Un vero fuoriclasse in questo ambito è sicuramente Luigi Cacciapaglia, figura poco eguagliabile per capacità, preparazione, intuizioni ed esperienza trasversale.

Sono i personaggi come Luigi Cacciapaglia e realtà come Sport Club 12 con i suoi brand collegati a fare una grande differenza nel settore. Differenza che sarà ancor più marcata negli anni a venire, a meno che, anche leggendo le parole di cotanto leader, molti proprietari o manager di palestre e piscine non si mettano in scia e remino nella stessa direzione per trasformare un settore in un mercato evoluto, nella sua accezione positiva (secondo cui anche i lavoratori, le risorse umane, pesano ed hanno pari dignità dei datori di lavoro) dove contano capacità imprenditoriali, il giusto equilibrio fra passione e business e l’abilità di interpretare il nuovo facendo "profitto", parte del quale è fondamentale per finanziare anche lo sport di base e di vertice.

Per lei, nel 2023, cosa significa essere imprenditore in settori sempre più convergenti come piscina e palestra?

Essere imprenditori oggi significa avere il coraggio di uscire dagli schemi, essere innovativi, aperti al cambiamento e saper modellare il proprio format in base alle richieste del mercato (e non il contrario). Significa anche sviluppare sensibilità verso tutto ciò che ti sta intorno: clienti, collaboratori, fornitori e pubblico. Il mercato e le esigenze delle persone cambiano rapidamente e noi imprenditori dobbiamo esserne consapevoli e interpreti. La piscina e la palestra per i motivi sopra esposti vanno gestiti in maniera sinergica come un’azienda unica.

Esperienzialmente, lei nasce in piscina, con un occhio rivolto al fitness, dove sta progressivamente distinguendosi come attesta anche il suo libro “Vendere Fitness”. Che differenze rileva fra questi due ambienti?

Nel mio libro parlo del mio metodo che applico e insegno ai miei ra- gazzi a tutt’oggi. Si tratta di gestire il club sportivo come un’azienda curando i 4 aspetti principali (che io chiamo pilastri) che sono il marketing, la gestione finanziaria, le procedure (il delivery) e la leadership. I due ambienti (palestra e piscina) nel mio modello di gestione non hanno alcuna differenza. La nostra filosofia è gestire i due ambienti in maniera totalmente sinergica. E i nostri collaboratori devono adeguarsi a questa filosofia diventando “polivalenti” e imparando a lavorare in entrambi i settori.

Insieme a mio padre e a mio fratello, a fine anno 90, siamo stati i primi ad inserire le palestre attrezzate nelle piscine di allora (sia private che pubbliche) trasformandole in club sportivi polifunzionali. All’inizio eravamo considerati dei “matti”, poi con il tempo si è scoperto che eravamo “semplicemente” degli innovatori. Ora è considerato normale. In quegli anni non lo era affatto e me lo ricordo benissimo nonostante fossi molto giovane. Tanti gestori (soprattutto in provincia di Varese) lavorano e “prosperano” ancora in centri sportivi creati da noi e su nostre idee di 25 anni fa e che sono ancora attuali.

Nel suo percorso imprenditoriale ha dovuto affrontare momenti traumatici e molto sofferti, che negli USA vengono considerati un passaggio quasi obbligato per crescere: come si superano vicende così difficili e le scorie che lasciano e, se ci sono, quali elementi ad esse collegati aiutano ad evolvere come imprenditore?

I momenti difficili si superano con la resilienza, sviluppando e allenando la capacità di far fronte alle avversità uscendone rafforzati, di saper resistere e di riorganizzare positivamente la propria vita e la propria attività. E si superano con il lavoro senza mollare mai un centimetro. Grazie ai momenti difficili sono diventato “quasi” instancabile e molto più sensibile.

Ad ogni problema trovo immediatamente la soluzione senza pensarci un secondo e vedo i potenziali problemi prima degli altri. Tante volte paradossalmente ringrazio quei momenti perché grazie a quell’esperienza il lavoro per me è diventato una sfida continua e ora mi diverto tantissimo

Nel su DNA prevale da sempre l’attitudine a sviluppare una progettualità alta e mai banale. Può spiegarci in sintesi il progetto Sport Club 12?

Il nostro gruppo lavora con 4 marchi e varie società: Sport Club 12 gestisce club sportivi privati con piscine, palestre e spa di alta qualità. Arona Active è specializzata in gestioni pubbliche (piscine comunali con palestre e spa) e collabora attivamente con le amministrazioni comunali; questo è il ramo decisamente più dinamico. Poi vi è Play Fitness che gestisce palestre private (solo fitness) con un modello di “low cost premium”. Ed infine c’è la neonata WellMed con la quale stiamo sviluppando il ramo “sanitario”; con quest’ultima abbiamo inaugurato a marzo 2022 il primo poliambulatorio in uno dei nostri club sportivi ed ora l’obiettivo è di aprire un centro medico in ogni struttura gestita dal gruppo

Quanti centri conta oggi con il suo gruppo, quali sono i punti chiave del suo modello e su che piano colloca la palestra rispetto alla piscina o ad altre aree di servizio?

Attualmente gestiamo 10 centri, comprese le strutture estive. I punti chiave del nostro modello sono: adattarsi alla location, alla struttura e al territorio tirando fuori il meglio possibile. Nella nostra filosofia è l’organizzazione che si deve modellare in base a quello che trova e non il contrario. La palestra, con tutti i servizi connessi, rappresenta un valore imprescindibile per una piscina e viceversa perchè com- pleta il servizio e ci colloca su una dimensione di vantaggio rispetto ai competitors (piscine “vecchio stampo” e palestre senza acqua) e offre un servizio integrato alla famiglia che diversamente non potrebbe offrire.

È difficile accostare la sua figura di imprenditore, intraprendente, dinamico e con le idee molto chiare, a quella di altri operatori che gestiscono palestre e/o piscine: lei avverte qualche differenza nel suo approccio e nel suo schema organizzativo-aziendale rispetto alla media prevalente nel comparto e quali skill/capacità ritiene fondamentali?

Sì spesso mi sento un “pesce fuor d’acqua” rispetto alla maggior parte dei miei colleghi e la cosa non mi dispiace affatto. Mi piace l’idea di essere differente e voglio mantenere questa mia originalità di pensiero. Credo sia un grande vantaggio. Oltre a questo, spesso avverto di avere molta più esperienza “trasversale” come imprenditore. E ovviamente non parlo solo di anni, perché sono molto più giovane di tanti miei colleghi, ma parlo di “esperienze imprenditoriali vissute”. Sovente nel comparto prevalgono troppo passione e presunzione del tipo “ho sempre fatto così…” oppure “secondo me deve essere così…” oppure ancora “questo non lo so fare e a noi non serve…”. Le skill fondamentali per me sono invece continuare a mettersi in gioco, imparare dai giovani, lavorare sotto pressione, interpretare il cambiamento, ascoltare, rischiare e soprattutto non prendersi mai troppo sul serio.

Da leader di impresa, su cosa punta maggiormente nell’offerta che promuovono i suoi club e quali categorie di clientela ritiene siano determinanti e perché per raggiungere i risultati che si è prefisso con il suo team?

Dipende dal format, avendone 4 è un po’ difficile rispondere a questa domanda. Di sicuro ho notato una crescita esponenziale degli “over 60” e dei giovanissimi. E questa è una bellissima notizia per il nostro mercato. La nostra offerta prevede sempre più abbonamenti che diano l’opportunità di frequentare il club senza limiti e senza differenziazione di settore. Il cliente o la famiglia si iscrive e può provare e frequentare tendenzialmente tutto. Questo con il tempo apre tante prospettive al cliente che si fidelizza maggiormente al club e all’esercizio fisico che è l’obiettivo più importante.

Con riferimento al fitness, cosa oggi ritiene fondamentale considerare o cambiare rispetto al passato per migliorare i numeri pre-pandemici?

Le nostre sale fitness e i nostri palinsesti dei corsi vanno totalmente ripensati, a mio avviso. Fino a pochi anni fa, ad esempio, la zona cardio era quella più importante in una sala, oggi è quella meno utilizzata soprattutto dai giovani La parte funzionale e l’area “pesi” sono senza dubbio quelle più utilizzate e quindi gradualmente andranno riviste tutte le “proporzioni” delle aree e, di conseguenza, anche le proposte. Stessa cosa sui corsi, oggi c’è una richiesta sempre maggiore dei corsi “body and mind” ad esempio. Ma non solo, è davvero tutto molto fluido.

E, parlando di piscina, cosa reputa manchi per una crescita più matura e soprattutto per fare un salto di paradigma che stenta ad affermarsi portando nelle vasche nuova clientela?

Mancano operatori formati per affrontare la nuova era. Questa è la sfida più difficile sulla quale dobbiamo lavorare tantissimo. La difficoltà maggiore che incontro è trovare risorse umane, soprattutto giovani, che abbiano l’umiltà e la pazienza di imparare a lavorare investendo in prima persona come abbiamo fatto tutti nelle passate generazioni. Spesso incontro giovani neolaureati che escono dalle università pensando di sapere tutto e invece devono imparare ancora tutto nel lavoro vero. Bisogna lavorare sulla formazione “trasversale” dei giovani che devono capire che la tecnica è importante ma serve anche tanto altro come l’esperienza “pratica”, la comunicazione, il marketing, la vendita

I percorsi di successo richiedono una importante statura imprenditoriale, intuizioni felici, circostanze talvolta favorevoli e una squadra all’altezza: quanto tali fattori hanno inciso fino ad oggi nel suo percorso e quali ulteriori elementi hanno peso perché un disegno imprenditoriale dia risultati eccelsi come nel suo caso?

Il gioco di squadra è un valore imprescindibile, da soli non si va da nessuna parte. E un’altra cosa

I punti chiave del nostro modello

sono:

molto importante è trovare le persone giuste soprattutto dal punto di vista umano. Io dico sempre ai miei ragazzi che le cose le possono imparare tutti, ma se una persona non è buona d’animo può essere il professionista più valido del mondo ma porterà sempre problemi Prima la persona, poi tutto il resto. Il business deve essere condiviso con le persone giuste, chi non condivide questi valori è meglio che stia fuori dal nostro gruppo.

Come misura le performance del suo gruppo e quando si ritiene soddisfatto oggi dei traguardi raggiunti?

Noi misuriamo costantemente i risultati tramite il controllo dei KPI (Key Performance Indicator - indicatori di performance) e uno dei segreti del nostro gruppo è quello di non essere mai pienamente soddisfatti in realtà. Tutto è sempre migliorabile, sotto tanti aspetti e non solo sui numeri. Quindi tendiamo sempre a metterci tutti in discussione. Nessuno escluso.

La preoccupa la riforma dello sport che ha preso formalmente al via lo scorso 1 luglio e quali ri- cadute avrà secondo lei sul nostro settore nel medio termine?

No per niente. Credo che il nostro settore vada regolamentato a prescindere. Quindi se il prezzo per avere delle regole chiare è quello di investire qualcosa in più (che ovviamente deve essere sostenibile) ben venga

Lei è “figlio d’arte” e nella sua famiglia è sempre prevalsa l’idea di azienda senza perdere di vista l’agonismo d’eccellenza: cosa oggi l’aiuta di più nel suo lavoro e che aspetti sta rivedendo rispetto a modelli di un decennio fa, per proiettarsi con successo al domani?

Si io grazie a mio padre sono nato letteralmente “in piscina”. Non finirò mai di ringraziare i miei genitori perchè mi hanno insegnato tutto a partire dal valore del lavoro. La cosa che più mi aiuta nel lavoro è l’aspetto pratico. A me piace essere operativo e capire tutte le dinamiche, dalle pulizie al marketing, alle vendite, all’area amministrativa fino ad arrivare all’area tecnica e all’agonismo di alto livello. Credo sia importante per un imprenditore sapere un po’ di tutto; il mio mantra è che “non si può delegare ciò che non si conosce”. L’agonismo è sempre stato la nostra passione e credo sia importante tenere un buon settore per una realtà sportiva come la nostra, perché rimane il fiore all’occhiello dell’attività.

Ovviamente oggi è importante stare con i piedi per terra e non farsi prendere troppo dalla passione altrimenti si rischia di fare il passo più lungo della gamba.

Mantenendo lo sguardo rivolto al futuro, in quale ambito vede più margini di crescita e di business e come dovremo agire per offrire quello che la clientela vecchia e nuova richiede?

Sinceramente sono molto ottimista sul nostro settore nel senso che le persone hanno capito l’importanza dell’esercizio fisico e dei sani stili di vita. Quindi vedo margini di crescita in generale. Di sicuro bisogna lavorare sulla qualità perchè il settore nella sua evoluzione diventerà sempre più selettivo. E forse questa è anche una fortuna per selezionare i professionisti competenti e far uscire dal mercato le persone e le aziende improvvisate. 

Francesco Belà f.bela@mia24.it

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