iBooMagazine NUMERO 28 / LUGLIO 2013
LORENZO
ILLUMINA L’ABRUZZO
e quei bravi ragazzi IBOO MAGAZINE periodico a distribuzione gratuita
BezalelRAVIV un urlo dal Medio Oriente
Architettura, omaggio MODA QUANDO ad Oscar Niemeyer L’ABITO DIVENTA MULTIFUNZIONALE LE NUOVE STRADE Let’s tweet again DELL’EROS
SEX
SOCIAL
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Ben tornato, Iboo!
iBooMagazine Direttore responsabile Maria Rita Piersanti Redattore Capo Laura Romani Redazione Maria Carneri Andrea Gatopoulos Federico Albani Gustavo Cipolla Fabio Costantini Sergio Di Sabatino Riccardo Sada Advertising Diamond Media Group S.r.l. Grafiche Diamond Media Group S.r.l. Fotografia di Copertina OnStage Stampa Arti Grafiche Picene S.r.l. iBoo Magazine è una testata registrata presso il Tribunale di Teramo al n. 546 del 8/11/2005 Tutti i diritti di sfruttamento di contenuti e immagini di questa pubblicazione sono riservati
Domande e feedback: Via Metella Nuova, 84/a1 64027 Sant’Omero - Teramo Email: redazione@iboo.it Online: www.iboomagazine.com
E in gran forma,vedo. Nuovo in tante cose, e soprattutto rinnovato nell’essenza. Un’anima curiosa che chiedeva di uscire a gran voce, ma era un po’ “stretta” in uno spazio costipato, ora finalmente può far sentire liberamente la sua voce. Mi piace l’apertura al mondo, agli sguardi della gente. Mi piace lo sbirciare negli spazi angusti di un tweet, o di una foto rubata chissà dove, per costruirci intorno un mondo intero che la fantasia alimenta. Mi piacciono i collaboratori e le loro variopinte esperienze, che daranno un tocco da maestro a questo mosaico. E mi piace la forza di volontà, unita alla capacità, di Laura Romani, che ha messo l’anima sua in questo nuovo Iboo. Con passione e divertimento. Aspettiamo la vostra risposta dopo la lettura. Raccontateci come vi siete sentiti,incontrando il nostro nuovo Iboo...Buona estate! Maria Rita Piersanti Direttore Responsabile
Habemus Iboo! Nuovamente, con gioia Iboo è andato dal chirurgo plastico, per rifarsi l’anima. Oltre al nuovo formato, abbiamo lavorato con entusiasmo a nuovi contenuti, una nuova immagine, un nuovo messaggio. Noi siamo gente curiosa, e da curiosi esploriamo, cerchiamo di capire, di non fermarci al titolo o alla prima foto. Da curiosi ci piace anche ridere, e se prima l’ironia e la satira viaggiavano soprattutto in tv, adesso lo specchio del mondo sono i nuovi canali di comunicazione, allora con Facebook, Twitter e le belle foto di Instagram, scopri che i più simpatici ed intelligenti, quelli che lanciano messaggi mai banali, siamo noi, siete voi. In questo numero parleremo di musica, grazie ad un articolo dedicato all’immenso Lorenzo Jovanotti e alla tappa abruzzese del suo tour e grazie all’impeccabile penna del giornalista Riccardo Sada, uno dei più grandi conoscitori della club culture e del panorama musicale internazionale. Riccardo ci porterà in Medio Oriente, ma anche ad Amsterdam, per raccontarci il dance event di musica elettronica più importante del mondo. La musica arriverà alle vostre orecchie anche attraverso altri canali, come quello radiofonico: non perdetevi la nostra intervista alla bravissima conduttrice radiofonica ed attrice teatrale Ilaria Cappelluti, le sue parole e riflessioni fanno bene alle orecchie e al cervello. Pure l’occhio vuole la sua parte, e anche se l’abito non fa il monaco (ma gli dà una mano considerevole) abbiamo sguinzagliato i nostri bravissimi
esperti di moda. Così, se Fe-
derico Albani e Marco Cipolla ci parlano di nuovi, accattivanti brand da non perdere di vista, la style consultant Maria Carneri ha fotografato per noi i must have dell’estate nelle vetrine di Roma. Spazio anche all’architettura, con un omaggio dell’interior designer Sergio Di Sabatino alla vita ed al lavoro del grande Oscar Niemeyer; alla letteratura, allo sport, alle curiosità ed alla riflessione: nuove firme a sorpresa vi aspettano tra le nostre pagine per strapparvi un sorriso e comunicare emozioni. “Non fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te: i loro gusti potrebbero essere diversi” scriveva il grande George Bernard Shaw, così Iboo vuole dare voce ai vostri pensieri - perchè pensare non costa nulla e rende migliori - quindi accoglie a braccia aperte le vostre idee, riflessioni e segnalazioni: scriveteci a redazione@iboo.it. Laura Romani Redattore Capo
Maria Carneri
Andrea GAtopoulos
COLLABORATORI
Federico Albani COSTANTINI
RICCARDO SADA
Sergio Di Sabatino
gustavo marco p. cipolla
FABIO
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Rispondi alla bionda Ilaria Cappelluti
Bezalel Raviv Un urlo dal
Medio Oriente
#Smartshopping About me quando l’abito diventa
multifunzionale
Bezalel Raviv
Un urlo dal Medio Oriente
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Trenta7 scarpe femminili che rovesciano il guardaroba maschile
Curiosando Helmut Newton ovvero l’arte del nudo
L’ottimismo vien galleggiando Quotami Il Grande Gatsby senza
tempo
Un Appuntamento Let’s Tweet again
Lorenzo Jovanotti
quei bravi ragazzi e la scommessa vinta di “Ora”
Tutti in riga se ve la sentite CouchSurfing in giro per il mondo a costo zero
Le nuove strade dell’eros: il tuppersex Cuocimi la torta di ricotta
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Base Jumping
e l’ebrezza del vuoto
Yasmin Le Bon quando la house è rosa
Oscar Niemeyer e
l’architettura champagne
About Love Who the fuck is, Fashion edition Camminarsi nell’anima in giro per l’Italia
Amsterdam Dance Event l’unico mega festival sull’EDM
Cigno Royal Blue due ruote
extra lusso
In Spiaggia ad Oltranza Metti una sera al MEAT
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iBooMagazine / NUMERO 28
RISPONDI ALLA BIONDA Pezzi di gamba di gente in vita, o pezzi di vita di gente in gamba A cura di Laura Romani e del Marzullo che è in lei
ilaria cappelluti
Un libro (uno, non facciamo che per dirne uno poi ne citi dieci, e non mi criticare come fanno tutti perché ne chiedo solo uno) “Il Profumo” di Suskind, naturalmente l’unico libro che non ho nella libreria. Ogni volta che ne ricompro una copia per me, finisce che lo regalo a qualcuno. Un film (per la predica tra parentesi fai pure riferimento al punto precedente) L’ultimo che mi ha folgorato, Anna dei Miracoli, 1962, con Anne Bancroft. È un inno d’amore alla parola e al valore che ha e – tanto per non farsi mancare nulla – è una vera e propria lezione pratica di cosa significa “recitare”. Una canzone (Lo so, nel tuo caso é un insulto chiederne solo una, quindi puoi arrivare a un massimo di tre) Al mattino - mentre vi vestite prescrivo un playback provvisto di spazzolafintomicrofonoallamano con “Sledgehammer” di
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Nome e Cognome: Ilaria Cappelluti Professione: Conduttrice radiofonica (Radio Delta1), Attrice teatrale, Presentatrice Eta’ dell’anima: “C’ho tre” direi, in perfetto stile “treennesco”.
Peter Gabriel, il pomeriggio tardo possibilmente sul mare è “Mad about you” Hooverphonic, la notte è “In your room” Depeche Mode, o degli stessi quello che volete! Un luogo da vedere, o rivedere Il mondo – per me – è tutto da vedere. Da rivedere all’infinito
Al mattino - mentre vi vestite - prescrivo un playback provvisto di spazzolafintomicrofonoallamano con “Sledgehammer” di Peter Gabriel, il pomeriggio tardo possibilmente sul mare è “Mad about you” Hooverphonic, la notte è “In your room” Depeche Mode, o degli stessi quello che volete!
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cerco di capire gli altri Istanbul. “Per me una persona eccezionale é quella che si interroga sempre, laddove gli altri vanno avanti come pecore” (Fabrizio De André). Chi é per te una persona eccezionale? Per me “l’impresa eccezionale è essere normale” (preferisco Lucio Dalla). Innamorata delle imperfezioni quasi quanto delle eccellenze, insomma…a guardar bene…io di persone eccezionali ne conosco parecchie. Che cos’é l’amor? (Vinicio Capossela) Il finale di Suor Angelica di Puccini, le mani di mia madre, il profumo di mio padre, le risate con le mie migliori amiche e gli abbracci. Il resto chiedilo “alla guardarobiera nera e al suo romanzo rosa” ! ;) Non é facile capirsi a questo mondo: tu cosa fai per farti capire? Cerco di capire gli altri. Mi hanno sempre insegnato molto di me, dopo. “Questi solo i pochi, forse neppure i veri” (Iscrizione che accoglieva i visitatori dell’ex Ospedale Psichiatrico di Teramo: secondo chi la scrisse i veri pazzi erano quelli fuori). E’ meglio manifestare una sana follia nel quotidiano o fingersi impeccabili e confinare l’estrosità alla vita privata? Adoro la citazione, non la conoscevo. Sai cosa? Preferisco una sana libertà nel privato quanto nel pubblico. Impeccabile o no, folle o meno, poco conta… purché sia vera. Come per gli spettacoli, le persone che si preoccupano solo di compiacere il pubblico mi interessano poco.
iBooMagazine / NUMERO 28
Bezalel Raviv
Un urlo dal Medio Oriente Raviv lo conoscono bene nel mondo della musica elettronica. Lo conoscono per nome. In ebraico, Raviv significa rugiada; Bezalel invece l’ombra di Dio. Israeliano, nato a Tiberiade, Chaim Izzak Bezalel Raviv è un cantante e un autore che da anni si batte per la pace in Medio Oriente. Negli ultimi mesi è riuscito persino a tenere un concerto in Tunisia. Con il brano tributo alla nazione della mezza luna, “Tunisia” appunto, Raviv è riuscito a diventare il responsabile dell’inno della “Rivoluzione
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dei Gelsomini” affermandosi nel mondo arabo. “La data tenuta in Tunisia, dove ho ancora buona parte dei miei parenti, è stata storica”, dice. “Mi sono esibito per ebrei, musulmani e cristiani nella sinagoga di El Ghriba di Djerba. Durante la mia visita ho incontrato i miei fan e il Ministro del Turismo locale, Jamel Gamara, appartenente all’Enhanda, il partito nazionale islamista”. Per più di due anni e per via della sua nazionalità (israeliana) a Raviv è stato rifiutato l’ingresso in Tunisia, paese
Forbidden Love di origine dei propri genitori, Sara e Yaakov, fuggiti nel 1952 e stabilitisi successivamente a Tiberiade, in Galilea, a nord di Israele. “Non mi sono mai fatto scoraggiare, ho lanciato una petizione on-line per convincere i politici tunisini a farmi entrare alla frontiera. Ho ricevuto il visto via e-mail da parte del Ministero degli Affari Esteri a Rallamah, in Palestina, e ho preso subito l’aereo per la Tunisia. Oggi più che mai credo che la musica sia un ponte che unisce le persone. Ringrazio Dio per l’opportunità non solo di esser entrato in Tunisia ma anche di essere stato in grado di tornare in Israele in modo certo e sicuro. Io canto per le persone che vogliono liberarsi dalla schiavitù, dei molti anni passati lontani dai propri cari”. Invitato ad esibirsi alla festa di compleanno per la principessa Lalla Soukaina in Marocco, Raviv con la sua canzone ha stregato i reali. “Mi avevano riferito che il fratello della principessa, Re Mohammed, ama il canto e che la mia ‘Tunisia’ era la sua suoneria del cellulare. È stato bellissimo e nello stesso tempo incredibile per me incontrare in privato sua altezza reale e l’intera famiglia”. Chi è Raviv Classe 1979, Raviv è il più giovane tra i dodici fratelli che popolano
Reduce dalla pubblicazione del suo album di debutto, “Forbidden Love”, l’artista israeliano si schiera dalla parte dei più deboli. E con la sua musica mette tutti d’accordo: ebrei, musulmani, cristiani.
“Oggi più che mai credo che la musica sia un ponte che unisce le persone. ” la casa di Tiberiade. All’età di dieci anni si è unito al coro “I Fiori di Gerusalemme” e quando la sua voce è cambiata e maturata, è stato espulso dai cantori. Così ha iniziato a scrivere e comporre canzoni in gran segreto e nel 2006, dopo essersi trasferito per un po’ di tempo a New York, è arrivato a Milano. “In Italia ho avuto il mio primo rapporto… romantico: mi sono innamorato del popolo italiano, delle buone maniere e della bellezza. Ora Raviv sta lavorando a un nuovo album. Grazie alla collaborazione con artisti provenienti da tutto il Medio Oriente (anche da paesi come Iran, Iraq, Palestina, Algeria, Libia), in Israele Raviv getta le basi per il raggiungimento della pace. Il suo album di debutto “Forbidden Love” è solo l’inizio di una lunga serie di pensieri pronti a rivoluzionare questo difficile angolo del globo terrestre. Web site www.facebook.com/ bezalelravivmusic
Riccardo Sada
riccardo.sada@iboo.it
Invitato ad esibirsi alla festa di compleanno per la principessa Lalla Soukaina in Marocco, Raviv con la sua canzone ha stregato i reali.
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#SmartShopping
#SMARTS
A cura di Maria Carneri Style Consultant
#CamiciaDenim #StrategicBusinessUnit Roba come questa dovreste comprarla a pacchi da tre. Da portare aperta, con una bella t-shirt in vista. Per un mood contemporaneo urbano.
#Righe #Bellerose Righe anche per voi, cari maschietti. Su leggere maglie di lino come questa. Non ne farete più a meno.
#Scarpe #Lagoa Scarpe con dettagli in corda. Da portare col pantalone chino o più semplicemente con il jeans. Il risvolto è obbligatorio.
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SHOPPING!
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#Pantaloni #Zara Floreale o con disegni geometrici, non importa. Il pantalone deve essere stampato, dritto e con la caviglia ben in vista.
#Ballerine #Porselli Nere. Basse. Di grande qualità. Ultra chic. Le ballerine per me hanno un solo nome.
#Libro #LaParigina Chi ben comincia è a metà dell’opera. Si dice così giusto? Questo libro è l’ABC dello stile. Da tenere sul comodino.
LORENZO JOVANOTTI quei bravi ragazzi e la scommessa vinta di “Ora” “Lo scorso 16 gennaio il video viene messo on line, dopo trenta minuti Jovanotti da New York lo trova. “
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Il 10 luglio 2013 Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, è stato allo Stadio Adriatico di Pescara, ha preso ventimila persone e le ha portate a fare un giro. La cosa bella, però, è che ciascuna di quelle persone è stata in un posto diverso: qualcuno è volato sul luogo di un amore indimenticato, altri in un paio di occhi verdi, altri ancora nel posto più divertente e fantasioso che l’immaginazione sia riuscita a generare, perchè come dice il saggio: “Quando non sai che fare, tu inizia a ballare”, ha ricordato Lorenzo. Io, personalmente, avrei voluto essere sull’aereo di linea che durante il concerto ha sorvolato lo Stadio Adriatico, per spiare dall’alto che forma hanno tutte quelle persone felici messe insieme, tanto è rara la gioia autentica di questi tempi. Lorenzo è così: uno che riesce a trascinare folle sia cantando di moto che fanno il giro del palazzo, sia sviscerando con le parole tutte le sfumature dell’animo umano; uno che riesce ad arrangiare “Baciami ancora” come se fosse un liscio, e a trasformare l’intero stadio in una balera di Riccione. Un gentile, un folle, un umile, uno che quando vede on line il remake di un suo
video per mano di un gruppo di ragazzi di provincia, anziché ignorarlo o farlo rimuovere ne rimane incantato, lo esalta, ne parla, ne è felice. Così il 10 luglio, in quello stadio, ci sono stati cuori che battevano più forti degli altri, quelli di quei ragazzi simpatici che hanno coronato un piccolo sogno: i ragazzi dell’ “Algeri Marino” di Casoli. La loro non è una storia di redenzione, non è una storia strappalacrime, né una storia per cui c’è bisogno di inneggiare al miracolo: è semplicemente una storia intelligente, costruita da persone intelligenti. La storia inizia lo scorso inverno a Casoli, in provincia di Chieti, località di bei paesaggi e lunghe strade da percorrere. All’ISIS “Algeri Marino”, una scuola come tante in una provincia come tante, l’eclettica preside Costanza Cavaliere decide di regalare ai propri studenti una nuova attività extracurricolare, così ingaggia il regista, attore e sceneggiatore pescarese Walter Nanni per un corso di cinema. Entusiasti e curiosi, i ragazzi danno avvio ad un’avventura in cui gli vengono spiegati trucchi, storia e dettagli della cinematografia mondiale. Anziché coinvolgerli nella realizzazione di un cortometraggio, per mettere in pratica quanto appreso dai ragazzi il regista Nanni pensa bene di far girare loro il remake del video musicale di “Ora”, uno dei brani più significativi del
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un progetto
La storia inizia lo scorso inverno a Casoli, in provincia di Chieti, località di bei paesaggi e lunghe strade da percorrere. regista. A conclusione di questo percorso di gioia, l’artista decide anche di incontrare i ragazzi, lo fa proprio prima di salire sul palco della tappa pescarese del “Lorenzo negli stadi tour”. Li accoglie con un sorriso ipnotico: «Siete voi i ragazzi che hanno girato quel video fantastico?». Ragazzi emozionati e sinceri, che quando lo ringraziano per la possibilità concessagli si sentono rispondere «Grazie a voi, io non ho fatto niente». La chiacchierata prosegue scherzando, come tra vecchi amici: «È lontano da qui il posto dove vivete? Un’oretta? Eh ma qui è tutto a un’oretta!» e aggiunge «Siete stati molto fortunati ad aver incontrato il regista che vi ha fatto fare il video». Conclude chiedendo ai ragazzi se qualcuno di loro ha intenzione di continuare a stufotografia di Andra Gatopoulos
«Siete stati molto fortunati ad aver incontrato il regista che vi ha fatto fare il video» repertorio di Lorenzo Jovanotti. Affidato un incarico a ciascuno degli studenti, il regista tira fuori un lungo piano sequenza in cui viene fuori “la vera meglio gioventù”, come ha scritto il giornalista mediaset Angelo Santoro. Una gioventù fatta di facce pulite e messaggi sinceri, lanciati utilizzando anche il familiare layout grafico di Facebook: un video emozionante, bello per gli occhi e per il cuore. Lo scorso 16 gennaio il video viene messo on line, dopo trenta minuti Jovanotti da New York lo trova, lo condivide con il suo milione e mezzo di fan e si complimenta con gli studenti ed il
diare cinema, poi foto ricordo, tutti insieme - di quelle però che rimangono impresse nel cuore, prima che sullo schermo di uno smartphone - e via, verso il futuro. Onore al merito si chiama, ed i meriti vanno onorati sempre, perchè vederli riconosciuti agli altri aiuta a migliorare se stessi, a crescere, a non smettere di sognare, anche da adulti. Perchè, come ha urlato Lorenzo Jovanotti a quei ventimila, l’altra sera, allo stadio: «Possiamo farcela, possiamo farcela, possiamo farcela!». Laura Romani
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iBooMagazine / NUMERO 28
about me
ABOUT ME, QUANDO L’ABITO DIVENTA MULTIFUNZIONALE Abiti minimal ed essenziali, volumi che attraverso simmetrie e tocchi di colore, suggeriscono l’idea di movimento.Una silhouette strutturata ma morbida e tessuti impalpabili come la seta e la viscosa. Lifelike è la nuova collezione realizzata da Monica Miglione ed Elisa Vigilante, designer del brand About Me. Il leitmotiv? La multifunzionalità. E così gli abiti da sera,diventano indossabili dritto che al rovescio, mentre il modello extra long Lus permette di creare continui dislivelli e lunghezze. Ideali per una donna metropolitana che vuole apparire sofisticata ed elegante, nonostante il poco tempo libero a disposizione. La palette di colori è soft e concettuale. Spesso bicolor. Si va dal carta da zucchero alla perla, passando per il latte e il denim azzuro. Non mancano i total look bianchi e neri che però sono accentuati da tocchi di colori puri. Likelife diventa così una linea raffinata per un guardaroba impeccabile. Federico Albani
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Quello che è capace di fare con gli elementi dell’universo simbolico maschile fa pensare ai bambini che inventano il loro mondo fantastico aprendo l’armadio dei genitori. Eleonora Moccia, designer del brand di scarpe Trenta7, è una contaminatrice fuori dagli schemi, perennemente impegnata nella ricerca di una cifra stilistica che l’ha portata a rifiutare l’attuale massificazione dello stile e rigettare il qualunquismo di luoghi comuni come: “una donna senza tacco non può essere sensuale”. Quello che più colpisce di Eleonora Moccia è il processo creativo. Il punto di partenza sono cravatte, boxer, completi e camicie che vengono traslati in codici estetici iperfemminili, seppur minimali. Le punte sono spezzate e i tagli geometrici a evidenziare il continuo gioco di volumi che si risolve in un’elegante armonia.
“SCARPE FEMMINILI CHE ROVESCIANO IL GUARDAROBA MASCHILE”
TRENTA7 “Il punto di partenza sono cravatte, boxer, completi e camicie
Sembra essere un gioco semantico. La moda, in fin dei conti, ama il divertimento. E così le chiusure a cartella delle borse da ufficio maschili diventano accessori dal forte gusto glamour. E Reversal, il nome dato alla collezione, risuona come un manifesto programmatico in cui il rovesciamento di stile e significato è il protagonista. Federico Albani
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01. Danimarca: in aeroporto non c’è tempo da perdere Fonte: Viralmente 02. iWatch Fonte: Trust Me, I’m a Designer 03. Giraffa Eiffel Fonte: Trust Me, I’m an Architect
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CURIOSANDO 06
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04. L’artista Nickolay Lamm ha provato a riprodurre una Barbie più vicina all’aspetto di una vera 19enne. Il risultato è che la bambola non sarebbe male neanche se avesse caratteristiche più simili alla realtà. Fonte: La Repubblica 05. “Non lasciare che questa bottiglia ti serva da ispirazione per chiamare il tuo ex (o la tua ex) in un patetico tentativo di tornarci insieme. Molti grappoli eccellenti sono morti per realizzarla. Mostra rispetto”. 06. L’Aquila è vivissima 07. L’importanza di un post-it. Fonte: Obbligo di frequenza. 08. La culla “Bubble Baby” di Lana Agiyan Fonte: Trust Me, I’m a Designer
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helmut newton Helmut Newton è stato uno che ha fatto la storia: la storia della fotografia, della comunicazione, del nudo. Visitando una mostra dedicata ai suoi lavori più celebri, ci si rende immediatamente conto di quanto foto scattate negli anni Settanta, possano risultare attuali, e non abbiano nulla da invidiare a quello che vediamo sulle riviste patinate di oggi. È in questo che si riconosce il vero artista: quando una sua opera, a distanza di quarant’anni, ha ancora qualcosa da dire. Nato a Berlino nel 1920, Newton inizia a far parlare di sé nell’Olimpo della moda negli anni Sessanta, quando si trasferisce a Parigi e mette il suo genio al servizio di testate come Vogue, Harpeer’s Bazaar, Elle, GQ, Vanity Fair, Marie Claire e di grandi nomi del lusso, da Gianni Versace a Yves Saint Laurent, da Chanel a Dolce & Gabbana. Attraverso le sue foto, Newton ha saputo raccontare donne nuove, sia per la moda che per la società: succede ad esempio nel volume “White women”, del 1976, in cui vengono proposte per la prima volta immagini fortemente provocatorie. Nudo ed erotismo feticista sono alla base anche di “Big Nudes” del 1981, che segna il suo trionfo attraverso ritratti di una bellezza talmente eclatante da muovere persino sentimenti di angoscia. Le ambientazioni sono sempre orientate a suscitare curiosità e generare emozione: bellissime modelle hanno fermato la storia nelle strade di Parigi, in appartamenti newyorchesi, in piscine assolate o in grandi ville italiane. “White Women”, “Big Nudes” e “Sleepless Nights” altra opera di grande impatto risalente al 1979, saranno visibili nella Capitale, a Palazzo delle Esposizioni, fino al 21 luglio 2013. Duecento scatti ipnotici: i vostri occhi ringrazieranno. Laura Romani
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È gialla, di gomma, galleggiante e...alta 15 metri. Si chiama “Spreading Joy Around the World” - diffondere gioia in tutto il mondo – ed è l’allegra opera dell’artista olandese Florentijn Hofman. A partire dal 2007, la papera viene mandata nella sua missione salvifica in giro per i porti delle maggiori città del Pianeta, come se questo fosse un’immensa vasca da bagno. A chi si chiede il perchè di tale opera, Hofman risponde dal suo sito che “La paperella di gomma non conosce frontiere, non discrimina le persone, e non ha connotazioni politiche. L’amichevole paperella ha proprietà curative: può alleviare le tensioni mondiali così come definirle. La paperella è morbida, simpatica, e adatta a tutte le età”. Un bagnetto mondiale.
L’ottimismo vien galleggiando Spreading Joy Around the World
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“Una volta lui aveva detto qualcosa che lei non riusciva ad immaginare: gli amputati sentono dolori, crampi, solletico alla gamba che non hanno più. Così si sentiva lei senza di lui, sentendolo là dove non c’era più”. [Gabriel García Márquez, L’amore ai tempi del colera]
QUOTAMI un libro ci
salverà la vita
“A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c’è una ragione. Perché proprio in quell’istante? Non si sa. Fran. Cos’è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C’ha un’anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un’ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall’inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto
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tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d’accordo, allora buonanotte, ‘notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto, fran. Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all’Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: “A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave”. Ci rimasi secco. Fran.” [Alessandro Baricco, Novecento]
“Non credete a nulla di quanto sentito dire e non credete che alla metà di ciò che vedete” [Edgar Allan Poe, Il sistema del dott. Catrame e del prof. Piuma] “Era come fare un lancio col paracadute: se non si apre non ci si può mica incazzare con qualcuno”. [Charles Bukowski, Compagno di sbronze] Un uomo non può possedere più di quanto il suo cuore possa amare. [Nicolai Linin, Educazione siberiana]
A cura di Laura Romani Vuoi segnalarci il passaggio di un libro che ti ha colpito particolarmente? Scrivici a redazione@iboo.it!
iBooMagazine / NUMERO 28
Il GRANDE GATSBY “Solo Gatsby, l’uomo che dà il nome a questo libro, fu per me un’eccezione – Gatsby, che rappresentava tutto ciò per cui io provavo un disprezzo totale.
Se la personalità è un ininterrotto susseguirsi di successi, allora c’era qualcosa di magnifico in lui, una sorta di elevata sensibilità alle promesse della vita, come se fosse collegato a uno di quei complicati strumenti che registrano i terremoti a migliaia di chilometri di distanza. Questa reattività non aveva niente a che fare con la flaccida impressionabilità a cui si dà dignità chiamandola “temperamento creativo” - era un dono straordinario di speranza, una romantica prontezza che non ho mai trovato in nessun altro, e che probabilmente non troverò mai più. No. Gatsby si rivelò a posto, alla fine; era quello a cui dava la caccia Gatsby, la polvere sozza che fluttuava nella scia dei suoi sogni, che interruppe temporaneamente il mio interesse nei dolori transitori e nelle brevi euforie degli uomini”. Fu con queste parole che, nel 1925, la fantasia di Francis Scott Fitzgerald introdusse al mondo Jay Gatsby, uno dei più bei personaggi emersi dalla narrativa americana. La New York degli anni venti, le feste, il lusso, il jazz, le grandi macchine nelle strade polverose, le
donne elegantissime ed eteree, ma anche la solitudine, fanno da sfondo alla storia di un uomo dal passato misterioso, completamente posseduto da demoni sfarzosi ed altalenanti per un unico fine: la ricerca del vero amore perduto cinque anni prima, Daisy. Quando Gatsby riesce ad averla di nuovo tra le sue braccia, la realtà frantuma nuovamente il suo sogno d’amore assoluto, fino ad eventi totalmente imprevedibili. Il Grande Gatsby è un’opera moderna, seppur scritta così tanto tempo fa, perchè oltre a presentare al lettore ambientazioni attraenti e meravigliose descrizioni dell’animo umano, porta tutti ad un’unica, seppur amara, riflessione: si può far rivivere il passato? Si può riavvolgere il nastro e far finta che nulla sia accaduto, deviando il destino? I soldi possono ricostruire a tavolino la felicità perduta?. Anche il cinema ha molto amato l’inquietudine di questo personaggio: prima in versione muta nel 1926, poi nel 1949; nel 1974 Gatsby e l’amata Daisy assunsero sugli schermi le fattezze di Robert Redford e Mia Farrow, mentre proprio in questi giorni è nelle sale una nuova versione dell’opera, in cui Gatsby viene interpretato dall’eclettico Leonardo Di Caprio. Laura Romani
“Così remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato” (F. Scott Fitzgerald)
iBooMagazine / NUMERO 28
UN APPUNTAMENTO
E’ Lunedì, il primo dopo la fine della scuola e mi sono svegliato tardi. Benvenuto al resto della mia vita, piacere Andrea, in diretta dal futuro, la porzione inesplorata del pianeta esistenza. Diciannove anni sono gli anni giusti per smettere di dire bugie e incominciare a pensare alla verità, ma soprattutto per incominciare a flirtare con il futuro, sconosciuta donna dal corpo sensuale che tutti vorrebbero conquistare. Dietro di me, un’esistenza guidata dalla convivenza con la differenza, la grande maestra. Metà della mia vita in una stanza che non era casa, con persone che non avevo scelto, ad ascoltare parole che non avevo chiesto. E’ così che ho imparato ad imparare, pura questione di sopravvivenza, necessario adattamento al vivere nella diversità. E’ così che ho anche imparato l’ascolto. E’ così che ho imparato a mettermi in discussione e ho imparato la scuola. Con tutte queste cose ho cucito una bella giacca e la indosserò al primo appuntamento con il futuro, già me lo immagino: ci siederemo al tavolo di un ristorante al chilometro non conteggiato dell’autostrada della vita, un posticino accogli-
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ente, al caldo dell’anima, che sia pulito e familiare, una cosa informale che sappia di buono. Un bicchiere di vino e un brindisi a tutti i fotogrammi del passato che ce l’hanno fatta a venir via con me; poi un antipasto di buone intenzioni, condite dal giusto coraggio, che stuzzichi l’appetito e faccia venir voglia di un gustoso primo fatto di grandi gesta sincere e buone. Un piatto semplice, che a me speziato con la vanagloria non è mai piaciuto e che sia abbondante il giusto, così da non sentirmi mai sazio. Un altro bicchiere bello pieno del succo della vita e un pochino brilli assaporare il secondo, una porzione d’amore cotta al caldo della libertà e del lasciar essere. Mi han sempre detto tutti che non dev’essere né troppo dolce, né troppo insipido, ma saporito quanto basta, che sia gustoso anche a pancia piena. Finita la prima bottiglia ne chiederemo un’altra e poi il contorno, un’insalata di viaggi e buoni libri per pulire via la stanchezza dalla bocca e ben venga se capita qualche ruga, che tanto a quel punto saremo ubriachi, chi se
ne accorge. Chiederò anche due caffè, che forse c’è bisogno anche di un po’ di amaro per assaporare una buona cena. Non mancherà nemmeno l’ammazzacaffè a scacciarne via il retrogusto. Con la pancia piena, mano nella mano, ci alzeremo barcollando un po’. Il conto lo pagherò io, che sono un gentiluomo, ma non guiderò, sono neopatentato e se mi beccassero così mi ritirerebbero la patente. Mi farò portare da chi è più brava a guidare e lei mi ha detto che sa pilotare persino i sogni, dice che le strade sono tutte collegate e ce n’è sempre una che ti avvicina a casa. Tutto sommato mi sembra un bel programma, mi ha convinto: manderò l’invito a cena. Il tempo di prepararmi, mettere un po’ di profumo e appendere al muro l’adolescenza: la medaglia più grande. Tanto c’è tempo, è solo Lunedì mattina, per uscire con una donna preferisco il weekend. Soprattutto se ha qualcosa da dire. Preparo un caffè caldo. Buongiorno. Andrea Gatopoulos
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Let’s Tweet AGAIN
I tweet più esilaranti pescati dalla rete A cura di Laura Romani
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A
foto: Fonte shoppingdonna.it
tutti in riga se VE LA SENTITE A volte la moda è senza pietà. Così ti viene da chiederti chi sia quel sadico giocherellone che, in un giorno di creatività sfrenata, ha deciso che l’estate 2013 dovesse avere per protagonista la riga.
ttenzione però, non stiamo parlando di sottili righine bianche e blu, quelle che ti fanno sentire una ricca ereditiera a Saint Tropez, per intenderci. No. Stiamo parlando di righe enormi, bianche e nere, spesso orizzontali. Orizzontali. Quelle righe che se ti va bene ti trasformano il polpaccio nel pallone usato per la finale di Champions League anche se hai il peso specifico di una trota. Quelle righe che se i parenti ti perdono al centro commerciale, ti vengono a cercare da Foot Locker, tratti in inganno dalla divisa dei commessi. Quelle righe che se è arrivato il circo in città, sembri il tendone, e i più spudorati ti verranno anche a chiedere dove si trova l’ingresso. Insomma gente, se proprio dovete, sceglietele verticali, perchè da Brigitte Bardot in poi difficilmente ho sentito dire qualcuno: “Oh, come stai bene così...striata!”. Anche se, alla fine, ognuno è libero di sembrare il detenuto che nasconde nel proprio inconscio. Laura Romani
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cOUCHSURFING
in giro per il mondo a costo zero
Basta registrarsi sul sito e dichiarare la propria disponibilità ad ospitare (e ad essere ospitati) scegliendo chi si desidera accogliere in casa – ad esempio solo uomini, o solo donne, o entrambi – e il gioco è fatto. Si viene contattati dalle persone interessate alla località, si ospita, e poi si ricevono dei feed-back in merito al trattamento ricevuto. Le misure di sicurezza adottate dai creatori di questo sistema sono abbastanza scrupolose: si va dalla verifica dei documenti, alla presenza di veri e propri garanti che rilasciano commenti positivi sull’affidabilità di una persona. Attualmente sono sei milioni i profili registrati su CouchSurfing, e la ragione è facilmente intuibile: soprattutto i più giovani, preferiscono rinunciare alla comodità di un grande albergo e adattarsi sul divano. Magari il giorno dopo ti svegli un po’ indolenzito, ma il portafogli è salvo.
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Inventato nel 2004 da un programmatore statunitense, il couchsurfing è un servizio che consiste nel mettere a disposizione gratuitamente il divano di casa propria (o la stanza degli ospiti) a determinate categorie di individui.
il tuppeRsex
LE NUOVE STRADE DELL’EROS Gli oggetti sono gli stessi che chiunque può acquistarre in un normale sexy hop Abbattere i convenzionali taboo legati alla sessualità tra le mura domestiche, durante una chiacchierata tra amiche. Quello della ValigiaRossa è un fenomeno in incredibile espansione nel nostro Paese; così, mentre prima ci si riuniva nei salotti tra donne per conoscere le novità nel settore aspirapolveri o nei contenitori per la conservazione alimentare, adesso a farla da padrone sono i sex toys. Il meccanismo è ben rodato: la presentatrice arriva su appuntamento per una chiacchierata tra donne (gli uomini sono categoricamente messi al bando) ed illustra tutte le ultime novità in fatto di erotismo. Succede così che preservativi, lubrificanti, paperelle vibranti, ovetti telecomandati e biancheria intima commestibile passino di mano in mano, conquistando la “fiducia” del salotto. Gli oggetti chiaramente (tranne nel caso di alcune limited edition ideate per eventi speciali) sono gli stessi che tutti possono acquistare in un qualsiasi sexy shop, ma le pareti domestiche e la complicità femminile hanno portato la ValigiaRossa (ma anche aziende concorrenti come SalottoRosa e Love Factory) ad un successo insolito, soprattutto per l’Italia, Paese in cui la sessualità
delle persone ed il loro modo di viverla sono molto spesso visti come temi da occultare, più che da coltivare. Dunque il concetto è chiaro: molte donne hanno voglia di scoprire e di scoprirsi con ironia ed intelligenza, e di soprendere se stesse ed il proprio partner. Perchè la felicità arriva anche così: vibrando.
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TORTA DI RICOTTA
CUOCIMI
PERCHE' TENTAR NON CUOCE
Procedimento In una ciotola impastare le uova, lo zucchero e l’olio. Aggiungere la farina e il lievito, lavorare bene, e versare l’impasto in una teglia unta e infarinata, lasciandone da parte una piccola quantità per la copertura finale. Preparare il ripieno mescolandone gli ingredienti, versarlo nella teglia precedentemente riempita con la pasta frolla, e ricoprire con l’impasto messo da parte versandolo nella teglia a zig-zag. Inserire in cottura in forno preriscaldato per venti minuti a circa 180°. La Torta di ricotta... una ricetta speciale, una vera bontà da non perdere.
Ingredienti Per la pasta frolla: 3 uova; ½ bicchiere d’olio; 150 gr di zucchero; ½ bustina di lievito angelo; Farina quanto basta per ottenere un impasto morbido. Per il ripieno: 300 gr. Di ricotta; 3 tuorli d’uovo; 6 ucchiai di zucchero; 1 cuccchiaino di cannella; Buccia di un limone grattugiata; Un po’ di rhum; Cioccolato in scaglie o cacao.
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“A proposito di politica… ci sarebbe qualche coserellina da mangiare?” TOTò
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Spinta dal profondo amore per la musica house, Yasmin ha iniziato a proporre i suoi djset in vari club olandesi mentre lavorava come promoter
Yasmin Le Bon
Quando la house è rosa Nata in Olanda, Yasmin Le Bon è stata completamente coinvolta dalla dance music fin da quando era una teenager, sperimentando i suoni dei diversi stili della house music. Il suo primo lavoro è stato quello di event manager per l’ID&T (quella del Sensation). Sono tante le influenze musicali che hanno generato il suo originalissimo sound tanto da renderla una camaleonte della house music. Dal 2001 le cose hanno cominciato a girare velocemente e la carriera artistica di Yasmin ha letteralmente spiccato il volo con la prima residenza alla famosa club night BED. “Da quel momento in poi gli eventi mi hanno resa l’artista femminile più nota di tutta la nazione”. La musica e la sua presenza possono bastare… “A riempire facilmente qualsiasi dancefloor, non è facile. Ho preso parte a importanti eventi come il Nope is Dope; ho partecipato a diverse feste al Pacha e ad alcuni appuntamenti organizzati dalla Hed Kandi, e devo dire che riempire un locale non è mai facile”. La tua esperienza internazionale ti ha consentito di affacciarti su piazze come
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Inghilterra e Spagna, ad esempio. “Io continuo a suonare con passione e se l’audience sale, meglio così. Quello che ho fatto in diversi e importanti club olandesi (Hotel Arena, Supperclub, Sinners, Powerzone, Heineken Music Hall, de Rechter, ’t Paard e Off Corso) mi serve come curriculum. Non si smette mai di imparare”. Porti in giro il verbo della house… “Tutto ciò mi ha permesso di creare un mio particolare, originale quanto personalissimo sound che mescola stili ed influenze diverse della house music contemplando ed includendo la funky house, tech-house, minimal e la progressive”. Il tuo suono ti rende unica. “Quando i bassi dell’house più funky si impastano e si scaldano e i groove della tech e i loop della progressive si fondono, io sono al settimo cielo”. I tuoi set prendono vita da soli. “Sono in grado di coinvolgere e entusiasmare il pubblico di paesi e culture diverse. Da Istanbul a Londra, Malaga, Hong Kong, Jakarta, Bali e Amsterdam… il pubblico mi adora. È bellissimo, no?”.
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Oscar Niemeyer Pochi mesi fa è morto a 104 anni il grande architetto brasiliano Oscar Niemeyer, che ha progettato alcuni dei più famosi edifici modernisti del Ventesimo secolo. Niemeyer diventò famoso a livello internazionale con la progettazione e la monumentale costruzione di Brasilia, nuova capitale del Brasile, tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta. Le sue simpatie per il partito comunista lo costrinsero all’esilio in Europa negli anni della dittatura militare in Brasile. Alla fine degli studi iniziò a lavorare nello studio degli architetti Lucio Costa e Carlos Leao. I suoi primi lavori importanti risalgono agli anni Trenta: nel 1939 disegnò il padiglione brasiliano alla Fiera Internazionale di New York, attirando l’attenzione del sindaco di allora Fiorello La Guardia che lo premiò con le chiavi della città. Nel 1939, quando era ancora dipendente di Lucio Costa, fu a capo della commissione di architetti che doveva progettare, con la consulenza di Le Corbu-
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sier, la sede di Rio de Janeiro del ministero dell’Istruzione e della Sanità. Il palazzo è stato il primo grattacielo utilizzato come sede ufficiale governativa, ed è conosciuto oggi come palazzo Gustavo Capanema, dal nome del primo ministro dell’Istruzione in Brasile.Nel 1940 Niemeyer incontrò Juscelino Kubitschek, che allora era sindaco della città di Belo Horizonte. Kubitschek gli affidò il compito di progettare alcuni edifici di un nuovo quartiere nella parte nord della città, Pampulha. Niemeyer disegnò una chiesa, che fu completata nel 1943. Le autorità della Chiesa Cattolica, però, si rifiutarono di consacrare l’edificio
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fino al 1959 per la sua “forma non ortodossa”. Nel 1947 fece parte, di nuovo insieme a Le Corbusier, del team internazionale di architetti che progettarono il quartier generale delle Nazioni Unite a New York. Negli anni successivi la Yale University gli offrì una cattedra e la Harvard Graduate School of Design la posizione di rettore, ma gli fu rifiutato il visto di ingresso negli Stati Uniti per le sue posizioni di sinistra (pare che Fidel Castro abbia detto una volta: «Niemeyer e io siamo gli ultimi comunisti»). Il periodo più importante nella vita e nella carriera di Niemeyer arrivò però nel 1956. In quell’anno Juscelino Kubitschek venne eletto presidente del Brasile e lo convocò per il progetto di una nuova capitale, Brasilia. Kubitschek affidò l’organizzazione del concorso per il progetto della città a Niemeyer;
il concorso fu vinto dall’architetto Lucio Costa, il vecchio maestro di Niemeyer, che disegnò la pianta della città lasciando a Niemeyer gli edifici principali, tra cui la residenza del Presidente (Palácio da Alvorada), la casa dei deputati, il Congresso Nazionale, la Cattedrale di Brasilia, diversi ministeri e diversi edifici residenziali. Brasilia fu progettata, costruita e inaugurata in quattro anni; Niemeyer fu nominato capo responsabile del collegio di architettura dell’Università di Brasilia. In Italia una delle sue opere più importanti è la sede della Mondadori, che con la sua struttura esterna ritmata contiene il blocco degli uffici in vetro, letteralmente sospeso. Ma oltre questi cenni di una storia grandiosa la cosa più importante che ci ha insegnato Niemeyer con la sua architettura è certamente l’immensa gioia di vivere di un bra-
siliano DOC: in tutte le sue opere resta fondamentale un aspetto estetico quasi fanciullesco capace di colpire le sensazioni più pure di ognuno di noi. L’architettura di Niemeyer è divertente, come il Brasile e lo champagne!. Se ne sono accorti anche ad Hollywood, prendendo il suo museo come set per realizzare una famosissima ambientazione di uno dei film di James Bond 007. La sua vita è stata continuamente costellata di belle donne e grandiose feste, come si usava in quegli anni anche tra gli uomini di estrema sinistra, d’altronde egli stesso, in una delle sue ultime interviste, alla domanda “Qual è la cosa più bella della vita?” rispose secco “Le donne e lo champagne”. Buon riposo da una vita lunga e ben vissuta Arquitecto, Lei è stato la dimostrazione vissuta che…chi si diverte campa cent’anni!
“Qual è la cosa più bella della vita? Le donne e lo champagne “
rubrica a cura di Sergio Di Sabatino, titolare di Rizziero Arredamenti, Città S. Angelo (PE)
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About LOVE
(Secondo uno che non le manda a dire) L’amore non è portarla in spiaggia sotto le stelle, se poi la cosa in cui veramente sperate è di toglierle i vestiti, accoppiarvi come conigli ingrifati, alla “minimo impegno massima resa”, e poi andarvene. L’amore non è scrivere messaggi chilometrici prima di andare a dormire e poi accorciarli quando il telefono vi chiede “Messaggio troppo lungo, inviare due sms?”. Non è il letto cosparso di petali di rose comprate tanto al chilo dal Singa-
lese al semaforo. L’amore non sono le dichiarazioni d’amore scopiazzate dai libri che avete letto per
andrà su di lei e l’altra sulla leva per reclinare il sedile. Non è neanche come quel link che gira su Facebook, che il romanticismo è starla ad ascoltare mentre siede sulla tazza del cesso, quello è avere un olfatto da coprofili, o una congestione nasale. Non è essere dolci, magari fosse così semplice. L’amore è solo un fottuto enigma del cazzo. Che sempre meno gente vuole risolvere. Fabio Costantini
Non è mettere delle canzoni d’amore mentre siete in macchina sembrare romantici e teneri. Amore non è un copione da seguire. Non è mettere delle canzoni d’amore mentre siete in macchina, lo sanno tutti che si cerca solo un luogo appartato, poi una mano
? S I K C U F WHO THE dition E Fashion Una
filosofia stilistica ed estetica basata sul rigore delle forme e sui colori. È il leitmotiv per Paula Cademartori, stilista italo-brasiliana, finalista nel luglio 2011 del più prestigioso concorso dedicato ai giovani talenti della moda, “Who is on next?”, promosso da AltaRoma in collaborazione con Vogue Italia.
Who the fuck is? Fashion edition rubrica a cura di Gustavo Marco P. Cipolla
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opo il diploma in Fashion Accessories all’ Istituto Marangoni di Milano, Paula Cademartori collabora come junior accessories designer con la maison Gianni Versace, curando anche il design della pelletteria per le collezioni couture e pret à porter. Nel 2009 la finalista tra i 140 della lista Emerging Designers di Vogue Italia, progetto che la lancerà al concorso “Who is on next?”, fino a decretarne il successo con la collezione autunno inverno 2011-12 con i buyer e la stampa nazionale e internazionale. La griffe Paula Cademartori è infatti presente non solo in Italia ma anche all’estero, in particolare in Cina, Giappone, Svizzera dove il fascino, il rigore estetico e la straordinaria sensualità delle collezioni di
Paula Cademartori il cuore del Brasile nel made in Italy
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borse e accessori della giovane stilista sono considerati un fiore all’occhiello del made in Italy. La pittura e la fotografia sono da sempre fonte di ispirazione per la designer. Ispirazione che, abbracciando il multiculturalismo, si traduce in collezioni sempre diverse e originali. Dai dettagli retrò per le borse dedicate alle dive trasgressive di una Hollywood fine anni Sessanta, alle atmosfere brasiliane che evocano l’allegria e la spensieratezza carioca anche nella stagione più fredda, attraverso colori vivaci e accesi. Non mancano le borchie,per le più aggressive, e le applicazioni in cristallo, rigorosamente hand made per le più romantiche. Collezioni da sogno in cui sono racchiusi la maestria artigiana italiana e il cuore del Brasile.
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Dalla collaborazione stilistica e professionale di Mirko Fontana e Diego Marquez, nasce nel 2010 il brand Au jour le jour. Percorsi di vita differenti e complementari per i due giovani creativi: Diego Marquez è un ingegnere edile mentre Mirko Fontana è laureato in Economia alla Luiss Guido Carli di Roma, già finalisti nel 2011 al concorso di scouting Who is on next? palcoscenico ideale per i nuovi talenti della moda organizzato da Vogue Italia in collaborazione con Alta Roma. Au jour le jour diventa così un fashion brand celebrato non solo a livello nazionale ma anche in Asia e in Medio Oriente fino a quando, nella primavera del 2012, Fontana e Marquez fondano la Four Fashion Lab, una società indipendente che lancia il brand verso l’internazionalizzazione. Ogni collezione è assolutamente realizzata in Italia ma lo sguardo attento alle evoluzioni del mondo contemporaneo danno un appeal assolutamente innovativo alle proposte stilistiche del marchio.
WHO THE FUCK IS? Fashion Edition
Un brand fuori dagli schemi fashionistas che nella sua vivacità e stravaganza è un segno importante di cambiamento per la moda italiana.
Au Jour le Jour l’eleganza senza tempo P
rotagonista assoluta per Au jour le jour è la femminilità senza tempo, le divine anni Trenta che, come Marlene Dietricht, hanno segnato la storia con la loro classe. Moderna Betty Boop, la donna Au Jour le jour si diverte ingenuamente con la moda combinando e sperimentando capi diversi tra loro, dalle giacche oversize al classico denim, senza rinunciare all’eleganza anche indossando un paio di shorts. Feste in piscina e club newyorkesi hanno ispirato le collezioni di Au Jour le Jour, creazioni che sono l’espressione di un racconto estetico vissuto on the road. Mix cromatici, effetti in trasparenza e 3D, ludici accostamenti rock per una donna globe trotter che ama il confort e non rinuncia al modern living.
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Cigno Royal Blue
due ruote extra lusso Camminarsi nell’anima in giro per l’Italia Si chiama “L’Italia a piedi” (Touring editore) il libro nato dal lavoro del giornalista e fotografo Fabrizio Ardito. L’opera elenca, con tanto di consigli tecnici, relativi ad esempio all’attrezzatura, diciassette itinerari da affrontare gambe e zaino in spalla in giro per tutta la Penisola. Dal Monte Bianco alla Murgia di Matera, passando per il Parco Nazionale d’Abruzzo, l’autore presenta percorsi alla portata di chiunque sia dotato di buona volontà e amore per la natura. Camminare è un’esperienza che fa bene all’anima, oltre che al corpo, e molti amano farlo proprio per ritrovare se stessi, più che la forma fisica. Basti pensare all’enorme massa di pellegrini che ogni anno viene attirata dal fascino del Cammino di Santiago: 774 Km tra la cittadina francese di Saint Jean pied de Port ed il santuario spagnolo di Santiago de Compostela. Un viaggio, questo, nella maggior parte dei casi slegato da vincoli religiosi, un crocevia di persone di ogni età e nazionalità che fanno i conti con il mondo. Un passo dopo l’altro. Laura Romani
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Solo trecento pezzi nelle versioni uomo, donna e sport, per l’ultimo gioiello della Cigno. L’azienda, nata come produttrice di lucchetti per biciclette, è divenuta nel 2006 il fiore all’occhiello del gruppo Bernardi, leader nel mercato dei ricambi per ciclo. L’idea è quella di produrre bici di alta gamma dallo stile vintage che uniscano bellezza e comodità, tutte in produzioni rigorosamente limitate, identificate dal numero di serie impresso sul telaio. Le ultime nate, le Cigno Royal Blue, conquistano tatto e vista, un po’ meno il portafogli, ma parliamo di lusso, quindi impossibile muovere critiche. Che poi la bellezza salverà il mondo, diceva Dostoevskij, e chi siamo noi, per impedirlo?
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WILD ADVENTURES
Base o paracadutismo
Il B.A.S.E. Jumping e l’ebrezza del vuoto Qualche giorno fa un tizio si è lanciato all’alba dal Duomo di Milano con un piccolo paracadute. Gesto di protesta? Pubblicità? Test sull’intensità del vento in Piazza? Niente di tutto ciò: trattasi semplicemente di una disciplina sportiva, sui generis quanto vi pare, ma praticata da migliaia di persone in tutto il mondo. Si chiama B.A.S.E. Jumping, e consiste nel lanciarsi nel vuoto da basi fisse come una montagna, un ponte o un grat-
tacielo, coadiuvati da tute alari o paracadute creati appositamente per tale scopo. Il termine B.A.S.E. non sta per l’italiano “Base”, come molti possono pensare, ma è un acronimo inglese che indica le quattro tipologie di superficie da cui è possibile lanciarsi, ossia Buildings (edifici), Antennas (torri abbandonate o simili), Span (ponti) ed Heart (montagne, pareti rocciose, scogliere e formazioni naturali in genere).
Praticare questa disciplina è estremamente pericoloso e non esiste una legislazione che la regoli, quindi chi decide di allenarsi in tal senso deve essere perfettamente consapevole dei rischi che si corrono. Condizione essenziale per iniziare a lanciarsi nel vuoto da punti fermi è l’avere al proprio attivo almeno 250-300 lanci con il paracadute tradizionale, che aiuta ad imparare il controllo del corpo in caduta. La differenza tra il Base jumping ed il paracadutismo è sicuramente data dal tempo di caduta: un salto BASE da 150 metri d’altezza, comporta ad esempio 5,6 secondi prima dell’impatto con il terreno, se il jumper rimane in caduta libera, 10-15 secondi a paracadute aperto.
Quartier Generale
Il quartier generale del Base Jumping italiano si trova in Trentino: il Becco dell’aquila, sul Monte Brento, è conosciuto anche come Italian Terminal Wall ed il primo a saltarvi è stato Umberto Giovannini. Ora, non per rompere le uova nel paniere agli aspiranti saltatori in giro per l’Italia, ma io per scrivere questo articolo ho fatto una piccola ricerca on line: ciò che i miei occhi hanno visto sono sicuramente luoghi meravigliosi, paesaggi mozzafiato, gente che racconta della sensazione indescrivibile provata in volo e comunità di appassionati che sicuramente non intendono nuocere a nessuno. Per contro la maggior parte delle notizie, oltre a quelle legate alla specialità del settore, riguardava incidenti e morti, soprattutto di persone piuttosto giovani, e per dirla tutta il tizio che si è lanciato da Duomo è stato denunciato (e comunque io l’avrei fatto quantomeno con il costume di Batman). Insomma, il brivido del volo e l’adrenalina di un salto saranno pure sensazioni impagabili, ma anche vivere, in fondo, non mi sembra poi una cattiva idea. Laura Romani
Amsterdam Dance Event l’unico mega festival sull’EDM
- Riccardo Sada SitI internet: www.amsterdam-dance-event.nl www.bumastemra.nl www.holland.com/it
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’ADE, ovvero l’Amsterdam Dance Event, ha annunciato le date per l’edizione 2013. Il diciottesimo appuntamento della kermesse olandese si svolgerà dal 16 al 20 ottobre prossimi. Gli organizzatori si aspettano oltre 200mila visitatori e 4 mila partecipanti all’interno della conference. Con le esibizioni di 1700 artisti nazionali e internazionali, una serie di relatori di fama provenienti da tutto il mondo, 350 eventi e 75 locali partecipanti, la scorsa edizione ha infranto tutti i record. “La nostra intenzione è di espanderci ulteriormente, soprattutto con ADE Playground, al fine di costruire una piattaforma veramente importante”, ha detto Richard Zijlma, direttore dell’ADE. Quest’anno ADE, noto anche come Amsterdam Dance Event, festeggia i suoi 25 anni di storia nella musica dance. Per l’occasione durante la prossima edizione si terrà una serie di celebrazioni e una programmazione interamente dedicata a se stessa. Il primo risultato è un manufatto tutto di carta: ovvero un libro di 576 pagine contenente informazioni e immagini sull’EDM olandese e intitolato “Mary Go Wild”. Con oltre 1200 immagini e 150 interviste esclusive con le principali figure olandesi, così come gli Negli ultimi quindici anni, è diventato l’evento più importan- interventi di te per la musica elettronica in tutto il mondo. Per la prossima giornalisti e fotografi edizione si attendono i rappresentanti di oltre cinquanta nazionali, nazioni. I Paesi Bassi e Amsterdam in particolare offrono oggi il testo accompagneil meglio della musica elettronica rà il lettore attraverso la storia della musica elettronica olandese. Grazie alla Buma Cultuur, l’ADE, ovvero l’Amsterdam Dance Event, dal 1996 è l’unica kermesse davvero attendibile, completa, che abbraccia più generi musicali nell’universo della musica elettronica. Quest’anno, tra mille appuntamenti, conferenze, dj set e incontri tra addetti ai lavori, è emersa la grande professionalità che sta circondando il settore. Il marketing si sta interessando sempre più anche ai dj e al loro variegato
e infinito mondo, tanto che le aziende, soprattutto le multinazionali dal target giovanile, scelgono spesso dei dj come propri testimonial. Con gli Stati Uniti che hanno ormai sdoganato il genere dance anche tra le emittenti radiofoniche, ecco che frequentare l’ADE di Amsterdam diventa sempre più fondamentale. Le versioni “ampliate” di ADE University (che educa i giovani studenti e professionisti del settore musica) e di ADE Play (luogo di intrattenimento con mostra tecnologia e innovazione tecnologica) dimostrano inoltre che sempre più giovani si stanno avvicinando al mondo dei dj sia in fatto di show che in fatto di produzioni dedicate. In tanti altri appuntamenti inseriti in cartellone, come l’Hard Dance Event (HDE), il Music & Bits e l’ADE NeXT, si dibatte e si approfondisce ogni argomento inerente alla galassia djing, ormai in indiscutibile fase di espansione. Presso l’ADE University si tengono tra l’altro vere lezioni di discografia da parte di addetti ai lavori. Per Hard Dance Event e ADE NeXT, lo spazio è tutto per i workshop, le dimostrazioni, con sessioni di grandi star della consolle. Tutti segnali che dimostrano chiaramente un settore che, mettendosi in discussione, migliora col passare degli anni.
Cos’è l’Amsterdam Dance Event Ogni anno più di tremila tra artisti, A&R, giornalisti, rappresentanti di etichette discografiche, booking manager, produttori ed editori musicali provenienti da tutto il mondo si riuniscono ad Amsterdam per fare affari, mettere in piedi la propria rete, scoprire nuovi talenti e aggiornarsi sugli ultimi sviluppi tecnologici e legislativi. I 140mila visitatori del festival, di cui circa 25mila turisti, riempiono i locali della città: la vasta gamma di spettacoli e di feste che caratterizzano i migliori artisti nazionali e internazionali è ormai nota a tutto il mondo.
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Pyppy: il pannello fotovoltaico da balcone
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no dei problemi più grandi che si incontrano nella volontà di installare pannelli fotovoltaici a casa propria, è solitamente legato agli spazi insufficienti e alle lungaggini burocratiche relative alla fornitura di energia. Il problema è stato risolto da Antonio Fischetto, inventore di Pyppy: un piccolo impianto fotovoltaico portatile. Pyppy non ha bisogno di permessi poiché non è un impianto fisso, e si ricarica alla luce del sole anche su un terrazzo di modeste dimensioni. Una volta carico (è dotato di una batteria d’accumulo), Pyppy può essere trasportato in casa grazie a delle ruote, e vi si possono collegare tutti i dispositivi ed elettrodomestici che si vogliono. Il costo di questa bella idea eco-compatibile parte dai 1450 euro Iva inclusa, dunque non costituisce un impegno economico eccessivo per una famiglia, soprattutto alla luce del fatto che la cifra si recupera in breve tempo, grazie al risparmio sulla bolletta.
È
una delle campagne pubblicitarie più riuscite dell’anno quella che Nivea Sun, la nota azienda di creme solari, ha lanciato in Brasile. Curata dall’agenzia pubblicitaria Giovanni + DraftFCB di San Paolo e girata sulla spiaggia di Praia Do Forte, la clip mostra ciò che Nivea ha messo a disposizione per i propri clienti (e non). Su una pagina del magazine “Veja Rio”, è stato installato un sottilissimo pannello solare che, attraverso una porta usb, permette di caricare il proprio telefono ovunque ci si trovi e, soprattutto, senza mai lasciare la spiaggia, il luogo di relax e divertimento per eccellenza. Sicuramente non si tratta di una campagna pubblicitaria a basso costo, ma permetterà a Nivea di avere una visibilità eclatante su tutte le spiagge del Brasile, e ai brasiliani di essere sempre in carica: per lasciare la spiaggia solo quando sarà anche il sole a farlo.
In spiaggia ad oltranza, con Nivea che ti ricarica il
cellulare
METTI UNA SERA AL MEAT Incontriamo un volto noto della ristorazione e dell’intrattenimento in provincia di Teramo: Marcello Ruffini, che da anni accoglie clienti di ogni età al Meat, ristoservice e bar di qualità a Mosciano S. Angelo (TE). Da qualche anno, Marcello ha declinato la sua attività anche in versione on the beach, ai Bagni Marcello di Giulianova. 60
Marcello, iniziamo dagli esordi: dove parte la tua storia di imprenditore nel mondo della ristorazione? Tutto nasce dalla classica “stagione” che vai a fare al mare da ragazzino, a diciassette anni, per spirito di autonomia. Una volta, a differenza di oggi, lavorare d’estate era un’occasione appetibile, c’era un buon movimento, e dovevi quasi raccomandarti ai proprietari dei vari hotel per poter accedere a opportunità di questo tipo. L’inclinazione, comunque, l’ho avuta sin da piccolo: ricordo che a undici anni, nello stabilimento balneare di un parente, andavo in giro a raccogliere bicchieri sporchi, mi organizzavo per fare pratica. Dopo il diploma in ragioneria, decisi di iscrivermi all’Università: scienze politiche con indirizzo bancario; fu allora, però, che un Hotel mi fece un’offerta difficile da rifiutare, così non riuscii a conciliare i tempi tra lavoro, molto impegnativo, e studio, e scelsi di fare della ristorazione il mio impiego principale. Accumulai molta esperienza, divenni direttore di sala, e poco più tardi iniziai a collaborare con gli amici del Novavita di Giulianova, e mi occupai di gestirne enoteca e ristorantino, la mitica “Cantinetta”.
iBooMagazine / NUMERO 28
Quando decidi di fare il salto di qualità vero e proprio e di diventare imprenditore? Quando, nel 2006, un amico costruttore mi propose l’ambiziosa idea del Meat, un edificio dall’architettura molto particolare, ideato come self-service a Mosciano S. Angelo – proprio di fronte l’uscita autostradale della A14 - e poi divenuto un bel punto di riferimento anche per gli amanti del buon vino, del cibo di qualità, e della buona musica. Il nostro aperitivo cenato, in questo senso, è stato una bella svolta: all’ora giusta il locale si trasforma, cambiano luci, scenografia, atmosfera. Una “cosa grossa”, insomma, un progetto ambizioso in cui mi sono imbarcato perchè mi piacciono le sfide. Il Meat è molto apprezzato dal pubblico, locale e non: cosa ha reso possibile ciò che di bello è successo e sta succedendo? Io penso che, a volte, più che spirito di inventiva, occorra una grossa professionalità: è fondamentale la conoscenza approfondita dei prodotti del gruppo merceologico di riferimento. Importantissimo anche l’approccio con le persone, soprattutto in questo momento storico in cui la gente è carica di problemi: quando entra nel mio locale deve avere la possibilità di essere tranquilla, di staccare, non deve trovare barriere psicologiche all’ingresso. Abbiamo cercato di creare questo anche grazie alla scelta del personale: ogni tanto magari si sbaglia, ma errare è umano.
Un’ottima iniziativa sarebbe ad esempio la detassazione completa di tredicesime e quattordicesime, che in questo settore risultano davvero onerose. Problematica è stata anche la concorrenza dei molti che si sono improvvisati ristoratori da un momento all’altro, anche se con la crisi e la nuova legge sui pagamenti, c’è stata un’importante pulizia del mercato in questo senso.
Quali sono i punti di forza del Meat? Innanzitutto la validità dello staff e del servizio, poi la scelta dei prodotti. Ad esempio, per ciò che riguarda il pranzo, credo che chiamarlo self service sia riduttivo, perchè il cliente ha una varietà davvero ampia di cibi di qualità a disposizione. Come la pasta, che viene spadellata al momento della scelta.
Nel 2009 decidi di “buttarti a mare” e dai l’avvio, a Giulianova, ai Bagni Marcello: come hai deciso di fare questo passo? I Bagni Marcello sono stati creati dove prima non esisteva nulla, anche questa realtà balneare, come il Meat, ha tra i suoi punti di forza la cucina, la convivialità ed il relax. Anche questa è stata una sfida abbastanza dura da portare avanti. Alla base di tutto, comunque, c’è tanto amore per questo lavoro.
Quali sono, a tuo avviso, gli ostacoli burocratici maggiori a cui si va incontro nell’Italia di oggi, volendo avviare un’impresa nella ristorazione? Credo che l’ostacolo principale sia il costo del lavoro: in un momento di crisi congiunturale come questo, più che parlare di creazione di nuovi posti di lavoro, bisognerebbe mantenere quelli che ci sono, detassando il costo del lavoro.
Dai ai nostri lettori una buona ragione per venire a trovarti, ai Bagni Marcello e al Meat. La buona ragione la troveranno all’interno, al loro arrivo: la mia filosofia principale è far sì che il cliente passi a trovarmi una volta. Poi, se metti il cuore in ciò che fai, tornerà.
iBooMagazine è un marcho Diamond Media Group S.r.l. per la pubblicità su iBooMagazine: info@iboo.it o 0861887405
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