iBoo Magazine - Ottobre 2013

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n°29 ottobre 2013 periodico free press

Nicolas Ghesquière Photo Credit:KARIM SADLI


dorso

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IND

TARTAN CONTEMPORANEO E ESPLOSIONI FLOREALI

Alex Turco il pioniere dell’arte applicata al design

AND THE BARSHOW MUST GO ON

FERRARI 458 SPECIALE

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MARILYN MONROE E CHANEL N° 5

MAISON VUITTON LA DIREZIONE PASSA A NICOLAS GUESQIERE

IL NATIONAL GEOGRAPHIC RACCONTA LA SUA “GRANDE AVVENTURA”

Gnaro ad alta quota


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DICE

TACCHETTI A SPILLO

SUNDANCE FILM FESTIVAL la voce indipendente del cinema a stelle e strisce

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OVER THE SPOT

46 54 SESSUALITA’ UN MONDO DA SCOPRIRE

TOUR MUSIC FEST FESTIVAL DELLA MUSICA ITINERANTE

48 56 RAPPORTO DI COPPIA

53 58 la cidade maravilhosa


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EDITORALE

VIRGINIA CIMINA’

Lo chic veste Iboo! Non so se conoscete il vero significato di Iboo Magazine o se qualcuno ve l’abbia mai detto. Io stessa l’ho saputo solo qualche anno fa e mi è uscito un dolce sorriso. Iboo prende nome da un ambulante, uno dei tanti nord africani che incontri d’estate. Iboo Magazine l’8 novembre spegnerà la sua ottava candelina. Un’avventura partita nel lontano 2005. E proprio per il suo compleanno si rinnova per una nuova sfida con tutti al timone: da me all’editore passando per lo staff. Iboo che si evolve, non più una guida della night life e del tempo libero ma un completo restyling che lo innalza a livello nazional chic, attraverso pagine in cui moda, fotografia, musica, sport di nicchia e personaggi famosi si incontrano in un connubio artistico che rispecchiano il tempo in cui viviamo, con pregi e difetti della nostra società. L’evoluzione di un giornale porta inevitabilmente grandi cambiamenti in cui il lettore non deve per forza accontentarsi ma trovare alternative e soddisfare ogni suo gusto. Credo nelle persone che fanno parte di questo progetto perché so che ci metteranno tutta la propria capacità per innalzare ancor di più il livello di questo magazine. Ringrazio l’ editore che mi dato fiducia. Dare fiducia agli altri è sinonimo di avere fiducia in noi stessi. Infine ringrazio sia le penne conosciute a livello nazionale sia quelle che si stanno avvicinando al fantastico mondo dell’inchiostro! Tutti pronti a sperimentare e mettersi in gioco in ogni campo per essere sempre diversi. Forse migliori.

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DIRETTORE RESPONSABILE Virginia Ciminà HANNO COLLABORATO Renata Antonacci Federica Bernardini Lorena Cacace Elisabetta Ferretti Virginia Maloni Annalisa Marcucci Francesca Masotti Ida Papandrea Luigi Sada Riccardo Sada Michela Staffieri EDITORE Diamond Media Group s.r.l. Via C. Levi, 1 Sant’Omero (TE) Tel. 0861 887405 redazione@diamondgroup.it IBOO MAGAZINE È una testata registrata presso il Tribunale di Teramo al n.546 del 08/11/2005 GRAPHIC DESIGN Milena De Palo GRAFICA Diamond Media Group s.r.l. STAMPA Arti Grafiche Picene s.r.l. PUBBLICITA’ info@diamondgroup.it RESPONSABILE TRATTAMENTO DATI Dlgs 196/03 Virginia Ciminà Riservato ogni diritto e uso. Vietata la riproduzione anche parziale


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FASHION

Ida Papandrea

TARTAN CONTEMPORANEO E ESPLOSIONI FLOREALI I temi caldi della nuova stagione Rapita da un quadretto o persa in una serra d’altri tempi: sarà la nuova lady inverno, secondo le passerelle fall winter 2013. Tartan e stampe floreali si fanno notare tra le tendenze forti di stagione e conquistano il cuore degli stilisti, che in sfilata hanno portato, tra i classici print animalier, i pattern metallici e le tinte delle foglie d’autunno, un nuovo modo di interpretare il tradizionale check scozzese, oltre a spargere nelle loro collezioni corolle a profusione.

TARTAN


FASHION 11

Teresa Cambi borsa scozzese lana azzurra

Collana con fiore Radà

Antonio Marras Nessun riferimento alla primavera botticelliana o al look Miami, nemmeno alla fanciulla di ispirazione Seventies che ha costituito il leit motiv dell’estate appena passata: la Signora delle Camelie 2013 è una donna austera e sofisticata, misurata anche nelle stravaganze e sempre, indiscutibilmente, romantica. Fiori grandi, delicati, dall’aria vagamente bohemienne e di stampo vintage, sbocciano su abiti inequivocabilmente femminili, vita stretta, scollo pudico e gonne ampie che arrivano a sfiorare le caviglie. Accompagnano il passo ondeggiando delicatamente at-

Alberta Ferretti

Celine torno al corpo, si posano su tessuti morbidi e ricercati, dal velluto devoré leggerissimo e dai riflessi cangianti allo chiffon più impalpabile. Ma rose e peonie fanno capolino anche da maglioni dai filati preziosi, dove spiccano su davanti, schiene e maniche in un’insolita lavorazione a intarsio, che strizza l’occhio al tapestry d’antan e ricorda vagamente i tessuti tradizionali mitteleuropei. I colori giocano con toni caldi e tipicamente autunnali: si spazia dal rosa antico al bordeaux, al più intenso prugna, al verde del sottobosco, al marrone illuminato da sprazzi dorati.

Aquilano Berardi

Il tartan, invece, abbandona i sentieri brumosi del Nord solo all’apparenza. Vuole tinte più accese: a illuminare le giornate più grigie arrivano tutta la gamma dei fuxia e dei bluette e pattern inediti che regalano un tocco brioso anche a classicissimi tailleur di linea austera, sfociando a volte in giochi di grandezze e colore di ispirazione quasi pop. Della tradizione mantiene, però, l’indiscutibile aria country che si manifesta in un ritorno alle linee più pure: via libera all’intramontabile kilt, alle cappe, a mantelle e completi. Il trucco è non avere paura di osare e mixare stampe diverse e tinte anche in netto contrasto, mantenendo la pulizia delle linee che disegna modelli, al contrario, decisamente minimali: il segreto dello stile, come sempre, sta nell’equilibrio.


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ART\DESIGN

ELISABETTA FERRETTI

Alex Turco

il pioniere dell’arte applicata al design Artista di fama internazionale, i suoi pannelli sono apprezzati e richiesti in tutto il mondo Alcuni lo descrivono come un “artista poliedrico e vulcanico”, altri come un “artista inedito”, altri ancora come “fotografo, grafico e designer” ma gli aggettivi non sono mai troppi per descrivere la complessa personalità di Alex Turco. Lui stesso ama definirsi un “art designer” mettendo in evidenza il connubio perfetto tra arte e design insito nelle sue opere. Nato ad Udine nel 1979, eredita dal padre, pittore, grafico e fotografo, la passione per l’arte imparando ad usare materiali e tecniche artistiche diversi; il suo gusto estetico si consolida in seguito iniziando a frequentare lo studio del celebre artista italiano Giorgio Celiberti. Appassionatosi negli anni seguenti alla fotografia e alla grafica multimediale, nel 2006 si trasferisce a Milano dove, esperienze nel campo della moda e del design, arricchiscono ulteriormente il suo bagaglio culturale. Le sue creazioni sono frutto delle sue passioni, delle sue sperimentazioni ed espressione di molteplici contaminazioni; i suoi innovativi Decorative Art Panels, fulcro principale della sua attività ed emblema della sua idea creativa, nascono dall’unione di tecniche diverse, sapientemente mescolate per dare vita ad opere d’arte uniche. Gli On Canvas Art Panels sono realizzati da Alex

Turco, mediante l’uso di colori acrilici e resina, su di una tela successivamente applicata a pannelli rigidi di legno laccato; la matericità dei pannelli è accentuata dalla presenza nelle colate di resina di elementi di natura diversa come cristalli, minerali, gemme, sabbie, cellophane, vetro e pigmenti di colore. I Waterproof Art Panels invece sono realizzati su lastre di DI-BOND e hanno la peculiarità di essere completamente impermeabili; le immagini vengono stampate a laser e successivamente dipinte a mano dall’art designer con colori acrilici e pigmenti metallici per essere poi ricoperte da strati di resina mediante la tecnica del dripping. Gli Art Panels rappresentano una novità assoluta; partendo da immagini che l’artista propone in collezioni a tema i pannelli sono resi unici dalle sue mani e dall’opportunità del committente di personalizzarli. Una concezione seriale dell’arte in cui riproduzioni, manipolazioni e reinterpretazioni conferiscono all’opera la sua unicità. Una forma d’arte versatile e rivoluzionaria che consente al fruitore di partecipare alla creazione dell’opera e lo trasforma nell’artefice della stessa. Nelle sue opere Alex Turco tenta di dare nuova vita all’arte superando il confine labile tra la creatività dell’artista e la funzionalità


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ART\DESIGN

retail Dior stores Foto di Alex Turco dell’oggetto industriale: ”Mi sono sempre impegnato nel portare l’arte verso nuove visioni, inserendola allo stesso tempo in una dimensione più quotidiana all’insegna della funzionalità. Ho puntato su quelle realtà dove l’arte

non era mai entrata, e il primo luogo che mi è venuto in mente sono le pareti delle stupende e spaziose docce che oggi molte case e alberghi possiedono “. Le sue creazioni sono multisensoriali concepite per essere vissute,

toccate e non per essere contemplate; sono molto più che semplici pannelli decorativi sono opere d’arte che animano e caratterizzano lo spazio in cui sono inserite e formano un tutt’uno con esso. Alex Turco oggi è un artista di fama internazionale e i suoi pannelli sono apprezzati e richiesti in tutto il mondo. Dalla collaborazione con il designer newyorkese Peter Marino ultimamente sono nate le creazioni dell’art designer per le boutiques Vuitton e Dior.

fontain foto di Alex Turco


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RICCARDO SADA

AND THE BARSHOW MUST GO ON

Corsi, aggiornamenti, degustazioni, party ed eventi pensati ed organizzati anche per un pubblico di non addetti ai lavori. Perché il sogno oggi è stare dietro al bancone del bar. E fare un po’ di show

Nicolas Saint-Jean

NickVanTiel


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Shingo Gokan

SALVATORE CALABRESE

SABRINA PRAZ

Chi fa il barman acrobatico o aspira a diventare un pioniere del flair come Nicolas SaintJean. Chi vorrebbe ripercorrere le gesta eroiche di Tom Cruise del film “Cocktail”. E soprattutto chi sogna una vita dietro al bancone. Super-Bar, edizione italiana di Barshow, allineato ai contenuti ed esperienze di realtà internazionali già consolidate come Berlino, Mosca, Parigi e New Orleans, esplora costantemente il mondo dei professionisti bartender e le aziende di beverage grazie a seminari, workshop, academy, master, one to one e contest. L’edizione italiana dello scorso inizio ottobre ha offerto un’eccezionale novità: corsi, aggiornamenti, degustazioni, party ed eventi pensati ed organizzati anche per un pubblico di non addetti ai lavori. Gli chef del piccolo schermo, passati di moda, sono out? Il pubblico non guarda più il Grande Fratello o l’Isola dei Famosi, ma un talent show in cui dodici barman possono finalmente passare dalle parole ai fatti e darsele di santa ragione. Oggi questo spettacolo esiste e si chiama “The Hunger Shaker”, un format chiaramente ispirato al classico di fantascienza “The Hunger Games”. Dodici talenti del bartending italiano si sfidano in una gara a sorpresa senza conoscere gli ingredienti, i bicchieri e gli altri strumenti di lavoro che verranno messi a disposizione dall’organizzazione.


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TREND

Dal momento del via hanno solo 60 secondi per individuare gli elementi con i quali dovranno confezionare un cocktail. Lo scopo del gioco è mettere in luce le capacità di realizzare dei drink

sfruttando la propria creatività e le abilità tecniche. Perfect Bartender Challenge. Il Piemonte all’inizio del 1800 era una fucina di idee e di fatti. Nel piccolo regno sabaudo conver-

gevano insieme tutti gli aneliti di libertà civile italiani ed europei e tutti gli entusiasmi della rivoluzione industriale. Ai tempi del re Carlo Alberto queste tensioni erano a fior di pelle; da una par-


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Bomaki,

la prima

uramakeria Non si vive di soli cocktail. Si sa. E in salsa nippo-brasileira nasce, nella stessa Milano che ha ospitato Super-Bar, una nuova oasi esotica dove gustare il meglio di due culture a prezzi molto contenuti. La movida è quella di Corso Sempione, a due passi dagli studi di Radio Deejay e da quelli della Rai. Si chiama Bomaki ed è l’ultima grande idea della famiglia del Jazz Cafè che ha deciso di adeguarsi ai ritmi più frenetici, ai gusti più attuali e alle tasche del popolo dell’aperitivo e della “cena fuori” con una proposta unica per l’area pedonale affacciata sull’Arco della Pace. Bomaki è l’acronimo che fonde bom (buono in portoghese) e maki (il roll della cucina giapponese). Sono i ristobar nipponici che si possono trovare a Rio de Janeiro o a Sao Paulo.

te le innovazioni civili e commerciali stavano rendendo il Piemonte lo stato più avanzato d’Europa dall’altra i principi sociali trovavano fertile sostegno nei movimenti massonici ed esoterici che

facevano già allora di Torino la capitale mondiale della Magia e dell’Alchimia Il rito del Vermut, prima dei pasti, era il momento nel quale tutto il fermento innovativo si incontra-

va con vigore, sobrietà ed equilibrio. Il Vermut che il Cuoco di corte preparava appositamente per il re Carlo Alberto era considerato una vera squisitezza e in più piaceva al Re.


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A.S.D.

Palestra One Two One, wellness room a.s.d. Costanza e un pizzico di determinazione. Sono queste le basi fondamentali per frequentare una palestra. Ci sono poi palestre che fanno la differenza come la One two One di Tortoreto, che con i migliori personal trainer ti coinvolgono e ti fanno raggiungere un fitness a 360째.


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A farci da guida nella palestra 121 Tortoreto sono proprio alcuni soci Lina e Domenico che ci spiegano la forza del loro successo. Dimmi il tuo obiettivo e ti dirò che allenamento fare…questa è la filosofia di 121. Quali sono le attività che offrite? Il nostro club si prefigge lo scopo di far raggiungere agli associati un fitness a 360°. Obiettivo realizzabile con la pratica di molteplici attività quali l'allenamento funzionale, la pesistica, il body building, la ginnastica antalgica e la ginnastica propriocettiva. Anche la scelta del nome non è casuale infatti il nostro centro offre la possibilità di effettuare allenamenti ‘’one to one‘’ per il wellness e le preparazioni specifiche. Si sente parlare spesso, di allenamento funzionale, ma non tutti sanno esattamente di cosa si tratta. Ci potete spiegare in cosa consiste ? Può essere inteso anche come prevenzione? L’ allenamento funzionale è un allenamento di estrema completezza e grande impatto emotivo. Il concetto fondamentale è quello di attivare in maniera complessa ma naturale i propri muscoli, compiendo azioni facilmente gestibili che spesso vengono svolte nella nostra quotidianità. Le attrezzature utilizzate sono basilari: manubri, bilancieri, trx, kettlebells, palle zavorrate, cime nautiche ed altri piccoli attrezzi. Bisogna frequentare una palestra per poter svolgere attività di tipo funzionale? Sarebbe meglio perché frequentando la nostra palestra apprendi nuovi movimenti che serviranno poi nella vita quotidiana abbassando così il rischio di infortuni. Qual’ è l’utenza a cui vi rivolgete? Ci rivolgiamo a tutte le fasce d’età, spaziando dall’eaducazione motoria per i più giovani, alla rimessa in forma per l’utente medio e per finire alla ginnastica dolce per il soggetto più anziano. Per raggiungere l'obiettivo, quanta importanza ha la motivazione? È molto importante. Infatti la nostra ambizione è far raggiungere l’obiettivo, che tu sia un professionista o un semplice appassionato. Allenandoti con diversi metodi e strumenti, puoi arrivare al tuo obiettivo. Tanta buona volontà non deve di certo mancare. Siete una palestra di nicchia, cos’è che vi differenzia rispetto alle altre palestre? Nelle palestre ci sono troppe macchine isotoniche, l’istruttore non ti segue come dovrebbe e c’è carenza di efficacia dell’esercizio. Nella vita quotidiana la maggior parte delle persone non ha 2 ore di tempo per andare in palestra. Qui con la metà del tempo riesci a fare un lavoro migliore a livello metabolico. La forza di questa


obiettivi prefissati.

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palestra è che ci sono istruttori che ti coinvolgono. Ci avvaliamo inoltre della collaborazione dei migliori professionisti per quello che riguarda ďŹ sioterapia e nutrizione. Sono questi gli ingredienti di una palestra speciale che cura ogni aspetto dell'allenamento ďŹ n nei minimi particolari. Una squadra consolidata che ha fatto dei suoi metodi innovativi il proprio cavallo di battaglia. Una palestra che ti coinvolge e ti fa rimanere in forma con il sorriso e con la sicurezza di raggiungere sempre gli obiettivi preďŹ ssati.


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A.S.D.

ss 16 km 405+203 (sopra Bricofer) 64018 Tortoreto Lido Email:121tortoreto@gmail.com Prenotazioni e info: 3498590281 - 3775431569 Fb: onetwoone a.s.d.


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LUXUS\CAR

Lorena Cacace

Ferrari 458 Speciale

Il nuovo gioiellino del Cavallino Rampante per spiriti sportivi L’ultima nata in casa Ferrari, la versione sportiva della 458 Italia, è anche la più performante, un mix di bellezza e tecnologia

Foto by Ferrari©


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La più prestazionale di sempre, un’auto che incanta per l’estetica e le prestazioni, pensata per spiriti sportivi, amanti della guida veloce e sicura. Ferrari ha svelato l’ultima nata, la 458 Speciale, definita dalla casa del Cavallino Rampante la più performante di sempre e a ragione. Presentata in anteprima mondiale all’ultimo Salone di Francoforte, la nuova Rossa è la perfetta fusione di estetica e po-

tenza. Sotto il cofano nasconde il motore aspirato più potente mai realizzato a Maranello; la collaborazione, ormai storica, con Pininfarina ha dato una nuova veste più aggressiva e prestazionale alla più classica 458 Italia. Dal modello di riferimento, Ferrari ha realizzato una vettura speciale sotto ogni aspetto che si differenzia anche dagli altri modelli delle serie speciali creati in precedenza: in questo caso le

differenze sono più marcate rispetto all’originale, a iniziare dal motore. La casa di Maranello non ha infatti esitato a definirlo l’aspirato più potente di sempre: il 4.5 litri V8 della 458 Italia, è capace di erogare 605 cavalli a un regime di 9mila giri al minuto per una potenza di 135 cavalli/litro. Siamo ai livelli dei motori pensati per le corse, ma si deve aggiungere anche un peso nettamente inferiore alla 458 Italia: 90 chili in meno per un totale di 1.290 kg.


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LUXUS\CAR

Le prestazioni sono da urlo: da 0 a 100 km/h in 3 secondi netti e il giro di pista a Fiorano in 1’23’’5. Dal mondo delle corse arriva il cambio F1 a doppia frizione per un piacere di guida sportiva ai massimi livelli in accelerazione, mentre in scalata i tempi di risposta sono notevolmente ridotti grazie alla tecnologia Fast Down-shift. L’areodinamica si adatta alle esigenze di stabilità e velocità grazie al sistema mobile anteriore e posteriore, brevetto di Maranello, che adattano la vettura in curva ad alto carico, arrivando al minimo su rettilineo: non a caso, la 458 Speciale ha il miglior coefficiente di efficienza aerodinamica (1,50)

Una prima mondiale anche per il controllo elettronico dell’angolo di assetto, il Side Slip angle Control – SSC, mentre l’impianto frenante Brembo è stato adattato alle prestazioni prendendo spunto dalle soluzioni già applicate su LaFerrari. Novità anche per le gomme, con pneumatici Michelin Pilot Sport Cup2, realizzati appositamente per prestazioni massime in ogni condizione, sull’asciutto e sul bagnato. Gli esterni sono stati rimodellati dal genio di Pininfarina in modo da assecondare le prestazioni, mantenendo un alto impatto estetico. Le nuove forme della 458 Speciale sono state ridisegnate, senza

modificare l’abitacolo, con novità interessanti, come i flap mobili su anteriore e posteriore. Tocco sportivo sulla carrozzeria: il Rosso Ferrari viene esaltato dalle strisce bianche e blu dal sapore un po’ retrò. Infine gli interni, ispirati al mondo delle corse e allestiti per ridurre il peso: materiali leggeri come Alcantara e fibra di carbonio si uniscono all’eleganza made in Ferrari. A Maranello hanno fatto di tutto per rendere la 458 Speciale degna del suo nome: unica, in ogni senso.


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LUXUS

Lorena Cacace

Maryln Monroe e Chanel N°5,

la diva testimonial della fragranza icona di Mademoiselle Coco La maison lancerà a dicembre la nuova campagna del suo profumo per eccellenza: protagonista la grande attrice che dormiva solo con “due gocce di Chanel N°5” Un ritorno di fiamma, una passione mai doma, che resiste alle mode e al tempo. No, non stiamo parlando di una relazione extraconiugale, ma di Marylin Monroe e Chanel N°5, la diva più amata al mondo e il profumo femminile per eccellenza. La maison ha infatti scelto l’attrice come testimonial per la prossima campagna pubblicitaria della sua fragranza icona, prevista per dicembre. Carta, internet, radio e video torneranno a mostrare le bellezze di Marylin, grazie a una scoperta eccezionale. Chanel ha infatti trovato una registrazione inedita delle celebre intervista del 1960 quando l’attrice ammise di dormire solo con due gocce del profumo, “only a few drops of Chanel N°5”. La sua voce, raccolta dall’allora caporedattore di Marie-Claire, Georges Belmont, tornerà a risuonare sui media di oggi, a distanza di oltre 50 anni, rendendo ufficiale quello che tutti già sapevano: l’amore di Marylin per il profumo


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di Coco Chanel. La prima rivelazione arriva nel 1952, in un’intervista per Life Magazine, quando la diva ammise di andare a dormire con sole due gocce della fragranza. Tre anni dopo, nel 1955, Ed Feingersh del 1955 firma lo scatto simbolo di quell’amore: l’attrice abbraccia la boccetta di profumo, quasi estasiata, mentre si mette le sue due amate gocce. Infine il 1960. Marylin è protagonista del film “Facciamo l’amore”, di Georges Cukor, e Belmont la raggiunge per intervistarla. Parlano un po’ di tutto, del film, della sua vita, del rapporto con i fan. Marylin è la diva per eccellenza, l’attenzione nei suoi confronti è quasi morbosa ed è lei stessa a raccontarlo, con insolita onestà e serenità. “A volte mi fanno domande molto personali. ‘Cosa indossa per andare a letto? Un pigiama? La parte sotto del pigiama? Una camicia da notte?’ Allora rispondo ‘Chanel N°5’, perché è la verità! Capisce, non voglio dire ‘nuda’. Ma è la verità”. L’amore è davanti agli occhi di tutti e lo rimane per decenni, anche dopo la scomparsa della diva, trovata morta in camera da letto, nella sua casa di Brentwood, Los Angeles, il 5 agosto 1962, a soli trentasei anni. Nel settore della profumeria di lusso, poche sono le campagne mediatiche attese dal pubblico come quella di Chanel N°5. Per il profumo simbolo delle donne negli anni sono state chiamate le dive più importanti: Catherine Deneuve, Ali MacGraw, Lauren Hutton, Jean Shrimpton,Carole Bouquet, Nicole Kidmane Vanessa Paradis. L’ultima campagna però è stata rivoluzionaria in molti sensi. Lo scorso anno fu niente meno che Brad Pitt il volto del profumo: per la prima volta un uomo era chiamato a rappresentare la fragranza femminile per eccellenza e la scelta era caduta su uno dei divi più amati al mondo. Oggi Chanel ha deciso di rinnovare la prima promessa d’amore, tornando alle origini, alla diva

per eccellenza, Marylin Monroe. La celebre foto di Ed Feingersh e soprattutto la voce dell’attrice, appena scovata negli archivi

delle star, saranno le chiavi della campagna. Perché Chanel N°5 e Marylin “are forever”.

Chanel N°5

nascita di un mito

Coco Chanel ha rivoluzionato lo stile e la concezione stessa dell’eleganza femminile, anche nell’ambito della profumeria. La sua creazione più famosa, icona della maison, è Chanel N°5, voluto e ideato da Mademoiselle in persona. Nel 1924, la stilista chiese al chimico Ernest Beaux, già profumiere della Alphonse Rallet & Co. al servizio degli zar di Russia, di realizzare un profumo nuovo, innovativo, in linea con la donna che Coco andava disegnando. L’idea era creare un profumo diverso, che si sentisse molto più a lungo rispetto alle fragranze in voga a quei tempi, che dovevano essere messe in grande quantità, quasi a stordire nei primi istanti per poi invece sparire in fretta. Troppo pretenziosi per le donne moderne che invece volevano essere sempre perfette

ma libere da rituali noiosi. I composti chimici messi a punto da Beaux resero il profumo meno volatile e più composito. Coco Chanel era stata chiara: nessuna rosa o fiorellino, ci voleva un profumo complesso, femminile e ricco di fascino ma facile da indossare. Il bouquet fu rivoluzionario: non più una singola fragranza ma una composizione di odori tra muschio e mughetto, essenze fino ad allora maschili. Era nato il profumo femminile per eccellenza, Chanel N°5. Il nome fu scelto, ovviamente, da Coco Chanel e non solo perché era la quinta boccetta che aveva annusato. “Ho lanciato la mia collezione il 5 maggio, il quinto mese dell’anno, lascerò che questo numero gli porti fortuna”. Come sempre, Mademoiselle aveva ragione.


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MAISON VUITTON LA DIREZIONE PASSA A NICOLAS GUESQIERE «Sono entusiasta di far parte del team- ha comunicato lo stilista -Costruiremo insieme il futuro del brand, mantenendo il suo prestigioso passato».

Photo Credit:KARIM SADLI


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Ida Papandrea

Hanno avuto fondamento i rumors che già da qualche tempo davano lo stilista belga, ex direttore creativo della maison Balenciaga, come nuovo mentore alla guida di Louis Vuitton: è fresco di nomina Nicolas Guesquière, che pochissimi giorni fa ha ricevuto lo scettro di nuovo creative director. La comunicazione è stata fatta via twitter e arriva a circa un mese dall’abbandono di Marc Jacobs, l’eclettico inglese da quindici anni mente e mano direttrice del marchio Vuitton. Della maison Jacobs, che ne ha tenuto le redini dal 1997, ha costituito parte fondamentale nel processo di svecchiamento e ripresa, riportando sulla cresta dell’onda un nome che, al pubblico dell’epoca, diceva ormai ben poco. Sua l’idea di contaminare il classico logo print sporcandolo con chiari riferimenti alla street art, dalle irriverenti tag “spruzzate” delle prime Graffiti bag, a quelle con il nome evidenziato a tinte fluo dall’artista Stephen Sprouse, ai delicati fiori fumetto del pop artist giapponese Murakami, che hanno contribuito a formare e rendere riconoscibile, negli anni, lo stile inconfondibile di lusso fantasioso che è diventato vero e proprio segno distintivo dello storico brand francese. Negli ultimi tempi, però, il folletto Jacobs aveva cominciato a manifestare segni di insofferenza, sfociati poi nella drastica decisione di abbandonare la maison per dedicarsi completamente alle collezioni che, di nome, portano esclusivamente il suo. Guesquiére, d’altro canto, non si lascia alle spalle un

passato meno importante: anche lui si era trovato a dover risollevare le sorti di uno storico nome, quello del francese Balenciaga, decaduto dopo gli anni d’oro di messieux Cristobal, fondatore della casa. Operazione perfettamente riuscita (solo tra 2004 e 2005 l’impennata creativa delle nuove collezioni, abbinata a un sapiente lavoro di marketing, era riuscita a far aumentare le vendite del 115%), ma che non aveva portato l’irrequieto Guesquiere ad adagiarsi sugli allori: nel 2012 la costatazione, dopo quindici anni di onorato servizio, di aver esaurito la propria missione è arrivata anche per lui. Il passaggio dello scettro tra lui e Jacobs arriva a un anno di distanza: ora, lo stilista belga si trova di nuovo nelle stesse condizioni di quando, quindici anni fa, prese su di sé le sorti di Balenciaga. Anche questa volta, come allora, il compito di riposizionare la maison Vuitton nella fasce più alte del luxury; con, in più, un’eredità pesante da sostenere. Ma Guesquière non si lascia intimorire: «Sono entusiasta di far parte del team- ha comunicato lo stilista via email- Costruiremo insieme il futuro del brand, mantenendo il suo prestigioso passato». La prima collezione a suo nome sarà presentata a Parigi durante la prossima fashion week.


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Annalisa Marcucci

IL NATIONAL

GEOGRAPHIC

RACCONTA LA SUA “GRANDE AVVENTURA” A 125 anni dalla sua nascita, il National Geographic celebra il potere della fotografia. La mostra è aperta fino al 2 marzo

foto di PAUL NICKLEN


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Un affascinante viaggio attraverso i cinque continenti è quello che offre al visitatore la “Grande Avventura”, mostra fotografica curata da Guglielmo Pepe, direttore del National Geographic Italia. La mostra è allestita al Palazzo delle Esposizioni a Roma dove è stata inaugurata il 28 settembre e sarà aperta al pubblico fino al 2 marzo prossimo. Una delle più grandi riviste del mondo tradotta in 25 lingue così festeggia i 125 anni dalla sua nascita e celebra il potere della fotografia. 125 scatti di famosi fotografi che hanno collaborato con il magazine americano ne ripercorrono la storia. Si tratta di un percorso narrativo che conduce il visitatore attraverso epoche e terre lontane facendogli vivere appunto “una grande avventura”. La National Geographic Society nasce a Washington nel 1888 quando 33 persone si incontrano al Cosmos Club con il progetto ambizioso di diffondere nel mondo la conoscenza geografica. Da allora la NG Society ha realizzato ricerche, viaggi e documentari alla scoperta della Terra, dando un grande contributo alla diffusione della cultura. Nelle sale allestite, esposte su enormi pannelli, si trovano immagini celebri come quella della “Mona Lisa afgana” scattata in Pakistan nel 1984 da Steve McCurry, una foto che resta ancora oggi impressa nell’immaginario collettivo per la forza espressiva dello sguardo della bambina rifugiata che attraverso i suoi grandi occhi verdi esprime paura e stupore. Immagini che raccontano non solo le grandi spedizioni del se-


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ART\FOTO

colo scorso ma anche luoghi esotici come il Giappone con le prime fotografie a colori dipinte a mano che risalgono agli inizi del’900, gli usi e costumi di popoli sconosciuti ed il progresso della scienza.

foto di ROBERT E. PEARY

Del 1964 è la foto scattata alla primatologa Jane Goodall ripresa nell’atto di tendere la mano ad un giovane scimpanzé, mentre curioso è lo scatto realizzato nel 2004 da Paul Nicklen che ha immortalato un orso polare che nuota nelle gelide acque del Canada. Oltre ad apprezzare le foto, il visitatore può assistere anche a video proiezioni, documentari e acquistare con pochi euro un ricco catalogo che per la sua completezza è un vero pezzo da collezione. Ma l’avventura narrata non è solo quella americana, gli organizzatori, infatti, hanno reso omaggio anche all’edizione italiana del periodico, il cui primo numero risale al 1998, dedicandole una sala dove sono esposte le riproduzioni delle copertine di alcuni numeri pubblicati negli ultimi 15 anni. Un viaggio unico ed imperdibile dunque per gli appassionati di fotografia e per tutti coloro che desiderano fare il giro del mondo anche se solo con l’immaginazione.

foto di EMORY KRISTOF


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foto di JOANNA PINNEO

Giappone | 1900 circa Le fotografie del Giappone colorate a mano venivano fornite alla rivista, che aveva iniziato a pubblicare questo tipo di immagini due anni prima, da Eliza Scidmore. foto di Eliza Scidmore

Choni, Tibet | 1926 Prima del sesto giorno della sesta luna i monaci suonano corni lunghi oltre quattro metri per sollecitare i lama a prepararsi per l’antica danza chiamata foto di Joseph Rock

Siam | anni Trenta circa Un gruppo di danzatori rievoca alcuni episodi della vita di Phra Ruang fuori da un tempio. foto di W. Robert Moore


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RENATA ANTONACCI

Gnaro

ad alta quota Himalaya, Karakorum, Manaslu, Shisha Pangma, Lothse, Everest, nel giro di un decennio tutti gli “ottomila” del pianeta vengono calpestati dal piede di quest’uomo straordinario, Silvio Mondinelli

FOTO di antonietta di girolamo


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La giornata è di quelle frizzanti di metà settembre, con il vento che scompiglia dispettoso capelli e fogli di iscrizione. Eppure, nulla scoraggia l’entusiasmo e la soddisfazione di avere oggi, come compagno di escursione, uno dei nomi più illustri del panorama dell’alpinismo mondiale, un uomo dalle cifre sorprendenti, al quale successi e notorietà non hanno affatto scalfito la tempra di uomo affabile e disponibile con tutti. Silvio Mondinelli, detto Gnaro, “bambino” nel dialetto locale, nato a Gardone Val Trompia (BS)

nel 1958, uno dei pochi scalatori, secondo solo a Messner e sesto uomo nel mondo, ad aver raggiunto tutte le quattordici vette più alte della Terra senza l’uso di ossigeno supplementare, dall’alto dei suoi numeri non si scompone e regala ai suoi amici abruzzesi amanti della montagna una giornata difficile da dimenticare. L’evento, organizzato dal presidente del Club Alpino Popoli, Claudio Di Scanno, e dal gestore del Rifugio San Francesco, Gianni Cetra, con il patrocinio del Comune di Castel del Monte (Aq), richiama quasi un centinaio di persone, tra membri dei vari CAI regionali e semplici appassionati, ai quali il nome di Silvio Mondinelli evoca gesta in grado di sfiorare i limiti delle umane possibilità. Mani in tasca, un sorriso ed una parola per tutti, Gnaro affronta con prevedibile nonchalance l’escursione per l’ascensione del Monte Camicia (2564 m), chiacchierando come un qualsiasi compagno di scalata dei dettagli della sua incredibile vita di scalatore, avvicinatosi alla montagna poco più che ventenne per lavoro, come soccorritore e guida alpina della Guardia di Finanza ad Alagna Valsesia, per poi cimentarsi in imprese dal sapore leggendario sulle vette di tutto il mondo. Le prime sui monti di casa, con

l’apertura di vie nuove sul Monte Rosa, per poi puntare ad obiettivi extraeuropei di largo respiro: Himalaya, Karakorum, Manaslu, Shisha Pangma, Lothse, Everest, nel giro di un decennio tutti gli “ottomila” del pianeta vengono calpestati dal piede di quest’uomo straordinario, a cui l’aria rarefatta del tetto del mondo ha lasciato intatte le doti di persona sensibile, impegnata in attività di solidarietà e raccolta fondi per le popolazioni con le quali è entrato in contatto nel corso dei suoi viaggi. Epici sono, inoltre, i suoi salvataggi di alpinisti in situazioni estreme e ad altissime quote, lui che uscì indenne da una valanga che lo travolse, nel 2012, sul monte Manaslu. La giornata con Gnaro prosegue con il pranzo al Rifugio San Francesco, dove uno dei più grandi himalaysti al mondo, alle prese con i nostri arrosticini, supera brillantemente la sfilatura dei pezzetti nel giusto verso. Nel pomeriggio Gnaro, prima di salutarci, ci offre la visione di un filmato che narra e descrive la sua vita, quella dello scalatore, ma anche dell’uomo, costretto a sacrificare il tempo per gli affetti e la normalità, quella che, comunque, in un uomo che lascerà un segno nella storia dell’alpinismo, non è affatto svanita. Arrivederci sui nostri monti, Gnaro!


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CALCIO

Le Azzurre a Euro 2013


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Luigi Sada

Tacchetti a spillo

Ci sono voluti anni per veder decollare il calcio femminile. Era uno sport riservato ai maschietti e con le donne lontane anni luce dai rettangoli di gioco. Ma le cose stanno cambiando. E in meglio

Le rappresentanti del gentil sesso, da quasi un decennio, in Italia, sono affiliate alla Lega Nazionale Dilettanti maschile e hanno una gran voglia di emergere. Tentano la scalata. Provano a diventare famose, come un Cristiano Ronaldo o un Lionel Messi. Negli ultimi campionati del mondo disputati in Germania le ragazze hanno difeso con dignità i colori dell’Italia sfiorando la vittoria con Svezia, Usa e con la stessa Germania, considerata

da tutti, insieme alle nordamericane, una delle potenze del calcio internazionale femminile. L’alba di questa disciplina, riservata ai soli uomini sino agli anni Sessanta, è emersa grazie all’ACF Milan, organizzatore, quasi un quarto di secolo fa, di tre edizioni di un “mundialito” per club e nazionali disputati in Sardegna col patrocinio della Regione locale. Gli Usa dominarono la scena ma il Milan fece la sua parte portandosi a casa encomi e prendendosi diverse soddisfazioni con Polonia e quelle nazioni di un tempo come Cecoslovacchia, URSS e Jugoslavia. “Mi ricordo che la nazionale polacca non aveva nemmeno i soldi per pagarsi la benzina e il viaggio in nave”, racconta dispiaciuta Stella La Capra, una delle componenti della squadra rossonera e al tempo promessa sedicenne. “Organizzammo una colletta e la compagine biancorossa riuscì tornare a Varsavia a bordo di uno sgangherato pullman guidato da un dottore appassionato di calcio”. Ma i tempi sono cambiati. “La stessa Polonia è cresciuta tantissimo in


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CALCIO

ambito femminile”. Ogni due anni vengono disputati i campionati europei di categoria e quelli del mondo, e l’Italia di Patrizia Panico, bomber principe del momento, ha fatto capire che le azzurre possono tranquillamente superare gli ostacoli che in passato sembravano insuperabili malgrado le acrobazie di Carolina Morace, la nostra maggiore rappresentante degli anni Novanta ed ex conduttrice a TeleMontecarlo al fianco di alcuni big della televisione come Caputi, Colombo e di una Alba Parietti in piena ascesa. Di acqua sotto i ponti d’allora ne è passata. E parecchia. Alcune squadre sono scomparse, altre sono salite alla ribalta. Il Milan ha detto addio ai campionati maggiori lo scorso anno. Il Diavolo in rosa aveva dato fuoco alle polveri cinquant’anni fa. Ma sono emerse nuove società come l’Inter Milano, capace nel giro di sole due stagioni di passare dalla serie C alla serie A grazie all’apporto dell’ex interista Beppe Baresi (la cui figlia Regina gioca nel ruolo di centravanti). “Abbiamo rilevato l’Inter quando nessuno credeva di poter trovare spazio sul piano nazionale”, spiega Baresi. “È stato difficile ma

Carolina Morace, ex campionessa di calcio

ce l’abbiamo fatta. Una mano dall’Inter dei campioni? Magari. Io cerco di fare il possibile per continuare su questa strada”. Nel campionato di serie A, oltre all’Inter e alle altre rappresentanti del nord guidate dalla Torres campione in carica (e dallo stuolo composto da Brescia, Verona, Valpolicella, Como 2000 e Tavagnacco) ci sono Roma, Napoli e Firenze (formazioni che viaggiano spesso nell’anonimato di centro e bassa classifica). Di rado pronte a dire la loro in funzione futura (Tavagnacco e Torres parteciperanno tra l’altro alla Champions League). La Res Roma, ad esempio, sta compiendo

passi da gigante dopo aver vinto lo scorso torneo di B. Ma pure il Napoli si muove con l’interessamento del Napoli calcio di De Laurentiis. “Forse in futuro riusciremo a trovare la collocazione giusta. Ma sarà dura”, sottolinea Cristina Murelli, ex stopper della nazionale azzurra. “In Svezia, in Germania e negli stessi Stati Uniti il calcio femminile è quasi sullo stesso piano di quello maschile, se non superiore. Gli stadi sono pieni. In ogni partita ci sono anche ventimila spettatori, per non parlare degli Europei e dei Mondiali dove le presenze hanno raggiunto cifre da record. Qui in Italia siamo parecchio indietro. Le squadre giocano su campi di periferia. Si potrebbe, con un po’ di buona volontà, far giocare in anteprima delle partite di campionato le nostre squadre e la gente sicuramente si divertirebbe”. Chi ha seguito con attenzione gli ultimi mondiali, con Brasile e Germania protagoniste, tuttavia si è accorto che il calcio in gonnella assomiglia molto a quello sudamericano e maschile. Il rischio dei contatti duri è sempre alto. Le ragazze parecchie volte sfiorano l’infortunio. Però un dribbling rosa spesso diverte di più di un affondo

Christine Sinclair del Canada esulta dopo un gol


di qualche campione super pagato. L’Italia si è comportata bene durante gli ultimi europei. L’allenatore Antonio Cabrini, ex campione azzurro e della Juventus, è soddisfatto dei risultati. La Nazionale Femminile ha ottenuto fino ad oggi due successi in altrettante gare disputate, il primo a Tallinn contro l’Estonia (5-1) e il secondo a Bassano del Grappa contro la Romania (1-0). Calcio femminile, lega UCSD negli Usa

CALCIO FEMMINILE IN TV

Calcio Femminile Channel è il canale televisivo on-line che trasmette ininterrottamente filmati di campionesse e partite del settore. Retroscena, curiosità e tanto altro, il tutto rigorosamente in… rete. Sito internet: www.calciofemminilechannel.tv

CHI E’

MARTA

Nata a Dois Riachos, in Brasile, il 19 febbraio dell’86, Marta Vieira da Silva, detta Marta, è l’attaccante del Western New York Flash e della Nazionale brasiliana. Dal 2006 al 2010 ha conquistato per cinque edizioni consecutive il riconoscimento come FIFA Women’s World Player of the Year.

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PALLONE D’ORO?

una americana

Mary Abigail Wambach, per tutti Abby, calciatrice statunitense di 33 anni, è stata premiata lo scorso gennaio con il Pallone d’Oro 2012 per il calcio femminile. Celebrata e paragonata al pari di Leo Messi, la Wambach è una bomber e una stella indiscussa della nazionale Usa. Vicecampionessa mondiale in carica con la maglia a stelle e strisce, detiene un invidiabile record di media-goal a partita: 143 reti in 188 gare. La Wambach nonostante tutto è disoccupata: la traballante lega femminile Usa di calcio ha chiuso i battenti e pertanto cercherà fortuna all’estero. Sito internet: www. abbywambach.com

CHI E’

PATRIZIA PANICO

Nata a Roma l’8 febbraio del ’75, Patrizia Panico è attaccante della Torres e della Nazionale italiana, della quale è capitano. Diventata l’emblema del calcio femminile in Italia, è un po’ l’erede della celebre Carolina Morace.

CHI E’

MELANIA GABBIADINI Nata a Calcinate, in provincia di Bergamo, il 28 agosto dell’83, Melania Gabbiadini è attaccante del Bardolino Verona e della Nazionale femminile e sorella di Manolo, centravanti della Sampdoria.


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CINEMA\MOVIES

Lorena Cacace

la voce indipendente del cinema a stelle e strisce Sale l’attesa per l’edizione 2014 del festival del cinema mainstream più famoso d’America, aspettando la consacrazione degli Oscar

Photo Credits: Courtesy of Sundance Institute

Se credete che il cinema americano sia fatto solo di blockbuster e filmacci che riempiono le sale a dispetto della qualità, prenotate un aereo per Park City, sobborgo di Salt Lake City, Utah, per il prossimo gennaio e immergetevi nel Sundance Film Festival. Cineasti indipendenti da tutti gli States e dai paesi più lontani guardano alla loro Mecca, in terra dei Mor-

moni, pronti a far saltare il banco. Qui sono passati registi che hanno varcato la soglia e, da indipendenti, sono diventati vere e proprie istituzioni a stelle e strisce. Steven Soderbergh, Jim Jarmusch, Kevin Smith, i fratelli Coen, Christopher Nolan (sì, quello dell’ultima trilogia di Batman) e la coppia Robert Rodriguez e Quentin Tarantino, sono stati lanciati dal Sundance e proiettati nell’universo di star a marchio Hollywood. L’edizione 2014 prenderà il via dal 16 al 26 gennaio, un mese prima degli Oscar: star e starlette faranno la loro apparizione sul red carpet di Park City, aspettando la chiamata di L.A. Con loro, tutti gli appassionati di cinema indipendente, faranno la fila per vedere i film selezionati nelle tante categorie: molte pellicole non arriveranno da noi, dove il cinema indipendente fatica a sopravvivere, ma i nomi dei vincitori cominceranno a girare al di fuori dei circuiti underground e qualcuno farà il grande salto. Che ci sia una grandissima at-


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Un’immagine di Blood Brother, di Steve Hoover, vincitore nel 2013 del premio della Giuria e del Pubblico per la categoria Documentari tenzione sul Sundance non è una novità. Robert Redford ne è volto e mente e il suo carisma è riuscito negli anni a squarciare il velo di indifferenza da parte delle major che si sono affacciate su un universo caleidoscopico, fatto di voci, suoni, colori e storie fuori dai soliti schemi. Lo scorso anno il Sundance, vinto da Fruitvale di Ryan Coogler, ha registrato il record di film proposti e selezionati: più di 4mila lungometraggi da cui ne sono stati scelti 113, 8.102 i corti passati in visione per 98 finalisti che sono stati proiettati nei dieci giorni di

festival. Per l’edizione 2014 si tenterà di bissare il successo, strappando nuovi record: in attesa di vedere la lista ufficiale dei film ammessi (di prossima pubblicazione a dicembre), si guarda al Sundance per scoprire nuovi talenti. Da Salt Lake City a Hollywood la strada sembra lunga e disseminata di ostacoli: il cinema indipendente racconta storie e personaggi che il grande pubblico potrebbe non capire, dicono le major. Eppure i registi più prolifici, quelli che riempiono le sale e creano nuovi miti, sono passati

Nelle sale il pieno di blockbuster firmati Marvel L’anno nuovo si apre con il festival più importante del cinema indipendente, ma il vecchio 2013 si chiude all’insegna dei mega blockbuster a firma Marvel Thor 2 The Dark World, uscito a novembre, ha concluso l’anno solare della “seconda fase” di espansione. Dopo Iron Man 3 e Wolverine – L’immortale, è toccato al Dio del tuono, interpretato da Chris Hemsworth, continuare la saga dei filmoni a marchio Marvel. Un nuovo nemico, antichi solidali e ritorni di fiamma, hanno animato le discussioni pre e post proiezione. Un successo di pubblico come tutti i blockbuster

della nuova cinematografia hollywoodiana che ormai attinge a piene mani dalla carta, rilanciando al tempo stesso anche il mondo dei fumetti. Viva i nerd, dunque, se per il 2014

tutti da qui. Sesso, bugie e videotape di Soderbergh ha sdoganato il cinema indipendente, dimostrando come si potesse avere successo a livello planetario rimanendo nel solco del cinema indipendente. Reservoir Dog, alias Le Iene, di Tarantino venne proiettato per la prima volta al Sundance nel 1992, mostrando al mondo il talento del regista, oggi acclamato ovunque. Dal lontano 1978, quando la manifestazione nacque come Utah/ US Film Festival, il Sundance è diventato una sorta di Terra Promessa per i nuovi Steven Spielberg: essere selezionati e magari anche vincere in una delle categorie, è il trampolino di lancio ideale verso la statuetta più ambita. Per il 2014 tutto è stato confermato: dodici le categorie, dai corti ai documentari, statunitensi e non. Musica, arte visiva, spazi creativi, dibattiti, lezioni di cinema, incontri con attori e registi: per dieci giorni Park City si trasformerà nella città più cool degli States, in attesa della notte delle stelle a Hollywood. ci attendono altre attesissime uscite. Il primo sarà Capitan America, il primo supereroe made in USA, il super soldato più forte, che riprenderà le sue avventure con Capitan America: the Winter Soldier, in uscita a marzo 2014. Rilancio in grande stile anche per l’Uomo Ragno con il secondo capitolo della seconda fase post Sam Raimi, The Amazing SpiderMan 2. Infine, per la prossima estate, si attendono gli X-Men con Days of Future Past, mentre le voci di un ritorno dei Fantastici Quattro e soprattutto degli Avengers ha già mandato in brodo di giuggiole tutti i fan delle saghe, filmiche e su carta. Insomma, per i fumettari di tutto il mondo, grandi e piccini, la sete di supereroi sarà saziata anche quest’anno (e oltre).


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MUSIC

RICCARDO SADA

Over the

Spot

La preziosa collaborazione tra agenzie di pubblicità, case di produzione e discografiche frutta una visibilità incredibile a tutti. E la pubblicità salva la musica

Ancora una volta, uno spot con una melodia orecchiabile, trapanante, di quelle che soprattutto ai produttori di musica dance vengono tanto bene e tanto istintivamente. Ancora una volta una “Top Of The Spot”, forse più che una compilation, semmai il pretesto per ripercorrere ogni momento unico che la pubblicità mette in vetrina. Si vendono sempre meno dischi. E questo lo sanno tutti. C’è una realtà tuttavia che sta riabilitando l’industria musicale, soprattutto quella di nicchia: la sincronizzazione. Ovvero, associare brani esistenti a filmati; o lungometraggi o cortometraggi. Soprattutto spot: fondamentale è il ritorno del diritto d’autore ed editoriale. Ogni volta che un lungometraggio

viene trasmesso, uno spot irradiato, autori ed editori possono guadagnarci, non solo a livello d’immagine (tutta sana e gratuita promozione) ma anche sotto il punto di vista economico. Conoscere e sapere interpretare ogni stile e genere musicale, essere aggiornati sulle tendenze e sulle nuove sonorità nel mondo della musica ma comprendere anche le problematiche della comunicazione e del marketing entrando in sintonia con il cliente e lo staff creativo; questo è lo spirito con il quale alcune agenzie specializzate in sincronizzazioni lavorano: per creare e soprattutto cercare, nei tempi imposti dalla produzione, musiche di qualità e di forte impatto emotivo. Tali agenzie offrono consulenza musicale ed editoriale per l’utilizzo di brani discografici già esistenti assistendo il cliente nella ricerca e nelle trattative editoriali necessarie all’utilizzo. La sonorizzazione degli spot, televisivi e non, dà linfa nuova al suono di nicchia. La musica ringrazia e i sottogeneri della dance sprizzano vitalità da ogni poro.

Si vendono sempre meno dischi e si fanno sempre pochi download legali e questo è un gran problema, comunque. La realtà dell’addizione “spot più musica” sta comunque riabilitando l’industria musicale. Soprattutto quella di nicchia come la dance. E i creativi sono al lavoro. Lo spot a volte diventa base per la clip dell’artista. Telefonini e detersivi spesso affiancati da consolle e dj? Un must. Fondamentale è l’idea, il volto noto, la bella fanciulla, che si ripercuotono su un ritorno economico e di immagine che va a rinverdire la musica stessa. Audio più video. Questa associazione di valori si chiama in gergo tecnico… “sincronizzazione”. Dieter Meier degli Yello ne parlò al MusicWorks di Glasgow, in Scozia. A ogni lungometraggio o cortometraggio trasmesso, a ogni spot irradiato, una ventata di aria serena giunge sul mondo delle sette note. E questo accade anche alla dance. “La sincronizzazione? Un abbinamento tra musica e immagini che possono avere sia scopo commerciale che non, su qualsiasi


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Bob Sinclair

Chemical Brothers

supporto, dal cd-rom al Dvd alla tivù”, dice l’esperto Stefano Vaccarino, prima a Mirage, una delle società che si sono occupate per anni di cercare musiche per programmi televisivi (Mediaset, La7), poi in Universal Music e oggi repertoire manager delle Edizioni Irmãos Vitale. “Determinante è l’associazione al marchio. Le agenzie pubblicitarie si occupano di questo e alle volte si utilizzano società esterne, come case di produzione e società di consulenza musicale”. Come hanno sempre fatto Synchlab, Decam, Thang. Synchlab era una società fondamentale per le sincronizzazioni, ovvero l’associazione tra un marchio e un brano musicale. Di aziende simili ne esisteranno una decina, sul suolo italiano. Ma questa, ramificazione di Panarecord, era in realtà nata come distribuzione video e ceduta a Rcs, è stata per anni leader nel settore. Stefano Tucciarelli, romano, adottato da Milano, classe ‘64, ex responsabile di Synchlab, spiega. “La musica? Si sta tentando di rianimarla in più modi e lo si dice da tempo. Di fatto

non c’è una soluzione precisa. Parecchi si lamentano, sia i discografici che quelli, come me, che fanno sincronizzazione. Internet è però solo una scusa. Forse la gente si è disaffezionata della musica per parecchi motivi: il desiderio di voler possedere il vinile a tutti i costi già con l’avvento dei cd è svanito. Le cause? Una è quella di aver visto più volte delle riedizioni, in cd, di vinili con copertine agghiaccianti. Tanti altri fattori hanno fatto perdere il desiderio di avere l’oggetto in sé. Ho la sensazione che la casa discografica sia ancorata al passato. In questo modo morirà. Le indipendenti e le multinazionali devono fare un salto nel futuro. Il costo del cd è irrilevante: molte persone comprano su Internet e pagano di più. L’mp3 è uno strumento di promozione, lo scopre sulla rete. Internet è la radio del domani ma nessuno dei discografici se ne è accorto. Non puoi far pagare un dollaro un file. La Rete è un mezzo di promozione fondamentale. Tutto verrà inglobato in un solo hardware, vedrete. Facile che in un futuro pros-

simo potrebbero scomparire le case discografiche e arrivare dei mecenati che investiranno nella discografia valorizzando il lavoro di bravi produttori”. La sincronizzazione vivrà. “Viene fatta da anni. È un segnale per vendere dischi. Vediamo ancora oggi come e quanto vendano le varie compilation come ‘Top Of The Spot’”. Vince il media più forte? “Certo. La tivù, il cinema, la radio. E vincono le idee, con questo bilanciamento in fatto di qualità del prodotto, che ormai con un buon software si può ottenere anche in casa propria”. Nella sincronizzazione restano delle responsabilità importanti. “La decisione finale spetta sempre al cliente. Che investe sempre meno. Le radio intanto vanno dietro alle hit televisive. È aumentata la collaborazione tra le case discografiche e le agenzie pubblicitarie”. All’estero si utilizza meno materiale che proviene dai cd: infatti, si fanno delle cose ad hoc e con estrema professionalità. E questo è un dato di fatto.


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Moby

Stefano Tucciarelli

RECENTI E DA INCORNICIARE Mitsubishi Outlander Bobby Caldwell “What You Won’t Do For Love” La nuova Mitsubishi Outlander attraversa una moderna metropoli di notte. La luna è piena ed illumina il cielo. La ragazza al volante percorre le strade fino a quando non esce dalla città ormai all’alba.

Nissan Note Franz Ferdinand “Evil Eye” La nuova Nissan Note con tecnologia Safety Shield viaggia in un mondo fantastico popolato da creature misteriose e affascinanti. Riesce a schivare ogni pericolo grazie ei suoi sistemi di sicurezza e riportare sani e salvi a casa i due conducenti.

Wind All Inclusive Mika “Live Your Life” Giorgio Panariello deve trovare l’appartamento dove lo sta aspettando Vanessa Incontrada. Nel citofono però c’è solo il numero dell’interno e a lui è caduto il telefono per telefonare. Andrà per tentativi con risultati disastrosi ma esilaranti.

Volkswagen Woofwagen Barry Louis Polisar “Me And You” Lo spot mostra cani di tutte le razze a bordo dei diversi modelli Wolkswagen. Spuntano dai finestrini delle auto in movimento oppure stanno composti sul sedile. In ogni caso sono a loro agio e si godono il paesaggio.

Samsung Galaxy Tab 3 Tim Myers & El May “Me & My Friends” Un ragazzo è seduto da solo in una panchina al parco. In mano ha il nuovo Samsung Galaxy Tab 3 e ad ogni tocco dello schermo il paesaggio cambia e cambiano le persone che ha intorno. Fino a quando appare una ragazza che gli prende il Galaxy Tab.


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Dieter Meier degli Yello

Gli spot da ricordare Bob Sinclar “World, Hold On” (Spot Tim) Telepopmusik “Breathe” (Spot Carta Visa) Sergio Mendes&Bep “Mas Que Nada” (Spot Nike Joga Bonito) The Magic Numbers “Love’s A Game” (Spot Volvo V50) Natalie Imbruglia “Shiver” (Spot Kinder Bueno White) Jim Noir “Eanie Meanie 2” (Spot Adidas+10) Play “I Must Not Chase The Boys” (Spot Mercedes Classe A) Train “Calling All Angels” (Spot Campagna Generali “Angels”) Andreas Johnson “Glorious” (Spot Ferrero Nutella) Monkeeman “Life Is Wonderful” (Spot Opel Meriva)

Gli spot storici Bacardi Rum Daft Punk “Raphael Sullie” Party scatenato per il popolare rhum (giugno 2001) Fiat Stilo Dee Lite “Groove Is In The Heart” Quattro giovani cominciano a muovere a tempo i comandi dell’auto (ottobre 2001) Levi’s Jeans The Dysfunctionals “Payback Time” Ragazzi con delle curiose facce da topo riscuotono un riscatto da una donna a cui hanno sequestrato il gatto (marzo 2003) Levi’s Jeans Mr.Oizo “Flat Beat” Il pupazzetto arancione nell’auto (ottobre 1999) Vodafone Live! Simply Red “Sunrise” (Lectro remix) Megan fa la dj da un elicottero e fa ballare tantissimi ragazzi su di una spiaggia (luglio 2003).

Daft Punk

Gli spot più trend Ford S “Max Chemical Brothers “Shake Break Bounce” Un uomo utilizza una maniglia per aprire porte immaginarie che lo portano a camminare per diversi luoghi, fino a giungere davanti alla nuova grande monovolume sportiva della Ford. Rai Mondiali di Calcio 2006 Safri Duo “Played A Live” Spot dei mondiali di calcio 2006 della Rai, con immagini frenetiche accompagnate da una coinvolgente musica techno “tribal. Nokia 3250 Audio Bullys “Rock Till I’m Rollin” La duttilità del nuovo cellulare di tendenza della Nokia in grado di trasformarsi da telefono a videocamera o lettore mp3. Nokia N91 Moby “In My Heart” Un gruppo di giovani utilizza il nuovo cellulare glam della Nokia, mentre una serie di tatuaggi si forma sulla loro pelle e tutto intorno a loro. Fiat Operazione Cinque Blog 27 “Uh La La La” La promozione della Fiat che coinvolge tutte le auto della casa automobilistica torinese lancia il duo composto dalle giovanissime polacche. Renault Megane Groove Armada “I See You Baby (Fatboy Slim remix)” Durante una presentazione della nuova versione della Megane molti si distraggono a causa di un megascreen che mostra i posteriori di ballerine che si dimenano allegramente. Saab 9.5 Aphex Twin “Shiny Metal Rods” La nuova auto della Saab viaggia per le strade di un bosco sotto gli occhi ammirati di un branco di lupi.


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MUSIC\EVENTS

Federica Bernardini

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il festival della musica itinerante Il concorso seleziona più di 10 mila musicisti. La finalissima si svolgerà presso il Piper Club di Roma

Roma, 12 ottobre, ore 14:30. Dopo due ore e mezza circa di viaggio arrivo presso il Musica Incontro, luogo scelto per la seconda fase delle audizioni del Tour Music Fest – Festival Internazionale della Musica Emergente. Non mi trovo qui come aspirante star (anche perché la sporadica frequentazione in gioventù del coro parrocchiale non penso sia sufficiente) ma come giornalista, accompagnatrice e sostenitrice di Andrea, nome d’arte Drew, cantautore di origine sanremese (sarà un segno del destino?) espatriato in terra abruzzese poco più che adolescente. Andrea ha una certa esperienza: venti anni alle spalle di gruppi, di esibizioni live, di concorsi, ma un po’ di tensione inizio a notarla nei suoi occhi e decido così di allontanarmi per lasciarlo libero di concentrarsi. Ne approfitto per

fare due chiacchiere con gli altri artisti: ce ne sono di tutte le età e da ogni parte d’Italia; tra di loro il gruppo degli Alibi, giovani ragazzi sulla ventina molto simpatici e pieni di entusiasmo che scrivono e mettono in musica i loro pezzi, o degli Hydro, gruppo rock power metal formatosi cinque anni fa nei pressi di Ancona e provincia. Parlando con i partecipanti alla gara salta fuori che molti di loro hanno già tentato concorsi e audizioni per famosi talent televisivi ma sembra che quest’ultimi abbiano in realtà organizzato audizioni fantasma e inutili attese di convocazione ai provini. Il TMF, invece, sembra una macchina ben collaudata. Il concorso dopotutto esiste da otto anni e ogni edizione, con una commissione artistica capeggiata da Mogol, seleziona più di 10000 musicisti raggiungendo 28 città italiane. La finalissima si svolgerà presso il Piper Club di Roma, locale cult della musica italiana e verrà trasmessa in tv su Match Music (canale 176 di Sky). Tra i premi in palio ci sono la produzione di un disco, un tour europeo di concerti, borse di studio presso

il CET di Mogol e molto ancora. Insomma il TMF si propone come una vetrina importante per qualsiasi musicista emergente. E’ arrivato il momento di Andrea e una ragazza molto gentile dello staff lo accompagna nella sala di registrazione. Assorbendo tutte le speranze e le emozioni dei partecipanti inizio a provare un po’ di agitazione anche io ma, fortunatamente, l’attesa è breve e dopo pochi minuti vedo

Drew uscire dalla stanza con il volto ancora teso dalla concentrazione e dall’adrenalina. Poi però mi sorride e tirando un sospiro di sollievo mi dice di essere soddisfatto della propria esibizione e di aver dato il meglio di sé. Ne sono veramente felice e riflettendoci, comunque vada, non è forse questa la cosa veramente importante?


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EDUCATIONAL

Michela Staffieri

psicologa e psicoterapeuta

Sessualità:

un mondo ancora da scoprire Disinformazione e credenze popolari fanno emergere numerosi disturbi sessuali Pensando di dover scrivere articoli scientifici a carattere sessuologico presso questa rivista ed a come impostare quella che sarà una “finestra” aperta e costante su quel mondo che “si crede” per dicerie varie di popolo essere un argomento “scottante”, la sessuologia e la sessualità, ho deciso di scrivere il primo articolo facendo una sorta di “premessa”. La sessuologia: innanzitutto che cos’è? E poi perché, nonostante siamo nel XXI secolo e ci troviamo nell’era più informatizzata e nello stesso tempo ricca di stimoli ed informazioni in assoluto, risulta essere ancora un argomento tabù e di cui ci si vergogna al solo pensiero di parlarne? Infine, come mai assistiamo ad un aumento notevole di patologie legate alla sessualità? Vado per ordine e per informazioni storicoscientifiche. La sessuologia è una disciplina recente che manca di un territorio proprio; non è una scienza della sopravvivenza ma della qualità di vita, il che la rende vulnerabile in periodi di restrizione di bilancio. La moderna sessuologia si può considerare una scienza giovane: il termine “sessuologia” fu introdotto infatti da I. Bloch, mentre il primo Istituto di Sessuologia fu istituito nel 1919 ed il primo congresso mondiale

di Sessuologia fu organizzato a Berlino nel 1921. In realtà lo studio della sessualità e delle terapie sessuologiche si perde nella notte dei tempi: il Papiro di Kahen (1850 a.c.) indica molteplici norme per la diagnosi e la terapia di disturbi ginecologici ed ostetrici e di ricette contraccettive. Queste pratiche sono rimaste per più di 3500 anni sotto il controllo della classe sacerdotale sia in occidente che in oriente. Bisogna aspettare la metà dell’800 affinchè la sessualità si affranca dal dominio della religione: nel 1869 Von Krafft-Ebing pubblica “Psycopathia Sexualis”, poi Albert Moll, Havelock Ellis e soprattutto Sigmund Freud si assiste alla nascita del ponte tra la sessualità “normale” e quella “patologica” ed oggetto di studio non solo della medicina ma anche della psicologia. Nel dopoguerra la sessualità trovano la loro più alta espressione nella giovane e pragmatica società americana: Masters e Johnson nel 1966, Kinsey tra il 1948 ed il 1953 intraprende delle inchieste sul comportamento sessuale di un campione ampissimo (il cosiddetto Rapporto Kinsey da cui recentemente è stato tratto l’omonimo e scandaloso film “Kinsey”, 2004), lo sviluppo della sessuologia clinica e

delle nuove psicoterapie sessuali con Masters e Johnson nel 1970 e Kaplan nel 1974. La sessuologia oggi appare come un contenitore nel quale convergono diverse discipline, orientamenti ed operatori poiché si colloca al crocevia di scienze diverse: esiste per questo la difficoltà di comunicazione tra una sessuologia prettamente “medica”, più centrata sul modello di riferimento organico, fisiologico e neurochimico dell’apparato sessuale ed una sessuologia “psicologica” centrata più sugli aspetti relazionali, intrapsichici e sociali del comportamento sessuale. La sessualità è un evento essenzialmente psicosomatico in realtà: non si può quindi prescindere da questo presupposto di base…nei disturbi sessuali e nella sessualità in generale i fattori organici e quelli psicologici si integrano ed intrecciano tra loro sempre. Fatto questo doveroso excursus storico di questa giovane disciplina (ancora non riconosciuta ufficialmente ahi noi nel nostro Paese) passiamo al secondo “quesito” posto: come mai ancora oggi, sul finire del 2013, esiste ancora un “tabù” forte ed un senso di grande vergogna nel parlare di sessualità? Sicuramente una prima risposta può essere ricondotta alla religio-


EDUCATIONAL

ne: la presenza della Santa sede del Cattolicesimo e del Papa in Italia ha contribuito nei secoli ad “evitare” di parlare di questo argomento se non in termini di procreazione, ma non ad esempio di contraccezione. Questo a dire che, senza entrare in argomenti troppo specifici ma anche e del tutto soggettivi rispetto al “credo” di ognuno, la forma mentis e la cultura del nostro Paese è stata “trattenuta” dal trattare certi temi. Bisogna anche dire che la Chiesa, recentemente, si sta molto aprendo verso l’argomento “sessualità”, ma tutto ciò che la storia ha tramandato finora fa si che la strada verso una libera informazione ed una costruttiva comunicazione su questo tema importante nella vita di ognuno sia ancora lunga (per quanto lungo è stato finora il contrario). La cosa che più stride e diventa ai nostri occhi (dico all’osservazione clinica di noi professionisti della salute sessuale) a dir poco paradossale è la costante e sempre più in aumento presenza nei mass media e nel web di trasmis-

sioni, pubblicità, serie tv ed immagini che esplicitamente “parlano” di sessualità: il paradosso è che continua a “circolare” tanta disinformazione ed esistono tante “credenze popolari” sul mondo della sessualità, tanto da far emergere numerosi disturbi sessuali che raramente vengono riportati e richiesti a noi esperti, ma fuoriescono “random” da altre domande problematiche. Questo è sintomatico di una ancora attuale grande vergogna delle persone rispetto alla propria sessualità, che poi è nella natura di ogni essere vivente, e sicuramente di un mancato compito Istituzionale che permetta a noi professionisti del settore di fare prevenzione ed informazione (principalmente parlo del tema

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tanto discusso sull’introduzione nella Scuola Pubblica della materia di “Educazione sessuale ed affettiva”!). Ed ecco, quindi, in queste ultime riflessioni la risposta al terzo “quesito”: “Come mai oggigiorno ci sono tante patologie sessuali?”: nonostante l’informazione e gli stimoli provenienti a gran voce dal web e dai mass media le patologie sessuali sono sempre più in aumento. Risultato di una informazione che dovrebbe partire sin da piccoli, cioè dalle scuole materne, svolta da professionisti che si sono formati e specializzati nel tempo in modo tale che la sessualità possa essere “presente” nella vita di tutti i giorni nella sua semplicità e naturalezza.

Bibliografia: C. Simonelli, Diagnosi e trattamento delle disfunzioni sessuali, Franco Angeli, 1997; S. Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale, in Opere, Vol. V, Boringhieri, 1970; H. S. Kaplan, Le nuove terapie sessuali, Mondadori, 1976; C. Simonelli, F. Petruccelli, Le terapie sessuali, in Psicobiettivo 2, 1986.


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Virginia Maloni PSICOTERAPEUTA

I RAPPORTI DI COPPIA:

I SEGNALI DI UNA CRISI SI POSSONO PERCEPIRE? COME MANTENERE UN RAPPORTO STABILE? Lo studio degli aspetti che caratterizzano un rapporto di coppia implica la valutazione di molteplici dimensioni e sistemi motivazionali che, interagendo tra loro, creano complesse combinazioni. Ma cos’è che oggi ci tiene legittimando l’esistenza di un legame relazionale duraturo e autentico nel tempo? Viviamo un momento di forte insicurezza sociale ed i legami, in questa situazione, subiscono forti spinte che spesso prendono vie non convenienti per la stabilità della coppia, soprattutto nell’attuale società che si presenta come un organo in continua trasformazione. Quali sono i consigli per auspicare ad un rapporto di coppia stabile? 1. Conoscenza e consapevolezza dell’altro non appannata dalle proprie proiezioni e attese irreali che ci impediscono di vedere il partner nella sua unicità ma solo in base alle nostre aspettative.

2 Il desiderio di stare insieme e di fare cose insieme: non smettere mai di essere curioso dell’altro, cercando sempre di mantenere vivo il rapporto con proposte che portino vivacità e novità. 3. Essere se stessi e autentici. 4.Comunicare all’altro i propri desideri, sentimenti, piaceri, esprimendo tenerezze verbali e non solo fisiche. 5.Affrontare insieme i problemi quotidiani. 6.Dare significato alle cose che si fanno insieme e non farle per inerzia. 7.Condividere, nella complementarietà, valori e sentimenti. 8.Ascoltare con empatia le trasformazioni inevitabili di chi abbiamo di fronte, ponendo domande di curiosità e conoscenza ulteriore. 9.Rispettarsi reciprocamente 10.Trasmettersi messaggi coerenti: l’amore va soprattutto dimostrato e non solo dichiarato. 11. Riconoscere i propri errori,

imparando a perdonare. 12. Confrontarsi accettando i propri limiti, giacché il legame di coppia si rafforza nelle affinità e nella corrispondenza. 13. Uscire dall’individualismo e considerarsi coppia. 14. Tenere viva la passione 15. Resistere al cambiamento e alla noia impegnandosi verso l’altro da sè. Quali sono i segnali di rottura? Quando si è coinvolti nei sentimenti, spesso si finge, anche con se stessi, di non vedere alcuni segnali evidenti e quando arriva il momento della rottura, si vive comunque l’evento come inaspettato. Una crisi può durare persino molti anni, periodo lungo in cui il rapporto va avanti per abitudine o paura di affrontare le conseguenze di una separazione. In alcuni casi è molto più facile per le persone esterne capire che una coppia sta per lasciarsi piuttosto che per i partner stessi. Uno dei


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primi campanelli d’allarme è: 1. Mettere in atto comportamenti astiosi verso l’altra persona partendo anche da questioni banali. 2. Incomunicabilità e rifiuto di un confronto costruttivo sostituito da indifferenza e distacco. 3. Intollerabilità ai difetti dell’altro. 4. Blocco dei riti di passaggio evolutivi. (stasi della coppia) 5. Non dare aiuto e supporto

al partner. 6. Essere guidati da ‘idee irrazionali’ (psicologicamente definite distorsioni cognitive) che ci danno una erronea visione sul rapporto di coppia e sul partner che nelle fasi iniziali della storia era visto praticamente perfetto. 7. Dialoghi caratterizzati da interminabili giustificazioni. 8. Assenza del senso del ‘noi’. 9. Il nostro ideale di partner non coincide più con la persona

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che abbiamo di fronte: “l’erba del vicino è sempre più verde”…. Dobbiamo imparare a comunicare meglio con noi stessi e con l’altro, a capire e accogliere le nostre emozioni e le nostre parti scure per gestirle meglio e riconoscerle nell’altro, entrando in reciproco sostegno di coppia che possa permettere una salda e profonda relazione autentica e auspicalmente duratura.


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FRANCESCA MASOTTI

la cidade maravilhosa Rio de Janeiro si è aggiudicata la finale dei Mondiali di calcio 2014 e le Olimpiadi del 2016

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Situata in mezzo a montagne ricoperte di foreste e circondata da spiagge mozzafiato, Rio de Janeiro ha un fascino irresistibile, che si riscontra in primo luogo in tutti i cariocas, i suoi ospitali e allegri abitanti. Musica, sole e divertimento sono le tre parole che governano Rio, definita da Forbes “la città più felice del mondo”. Mecca per gli amanti del “vivir la vida”, multietnica ed esplosiva, Rio è la meta ideale per soddisfare le esigenze di tutti i turisti. La chiamano la “cidade maravilhosa” ed hanno ragione: Rio è una delle città più affascinanti del mondo, ricca di contrasti e di luoghi incantevoli che la rendono unica. La città -che si è aggiudicata la finale dei Mondiali di calcio 2014 e le Olimpiadi del 2016- sorge poco a nord del Tropico del Capricorno nel punto di incontro di tre catene montuose con l’Oceano Atlantico. Il punto migliore per iniziare ad esplorarla è la zona sud dove vi accoglierà in tutto il suo splendore la famosa spiaggia di Copacabana -la spiaggia che non dorme mai- con la sua distesa di sabbia lunga quattro chilometri, sempre piena di gente a qualsiasi ora del giorno e della notte. Al confine di Copacabana si trova un’altra famosa spiaggia: Ipanema, resa celebre dal pezzo di bossa nova “Garota de Ipanema”; è senza dubbio la spiaggia più incantevole, situata in uno dei quartieri più ricchi di tutta Rio. Ma il fascino della città non si ritrova solamente nelle sue, pur splendide, spiagge, allontanandovi infatti dal mare, vi inoltrerete nella Città Vecchia, un connubio di moderni grattacieli e antichi palazzi coloniali che ben si alternano nel panorama cittadino. Qui si trovano il Real Gabinete Portuguez de Leitura -una splendida biblioteca in cui sono racchiusi rari volumi portoghesi, pubblicati tra XVI e XVIII secolo- e l’avventuristica cattedrale di San Sebastiano completata nel 1979. Vista dall’esterno può suscitare un po’ di perplessità per la sua strana forma piramidale, ma l’interno, con le sue vetrate colorate, vi lascerà senza fiato. Passeggiando per le strade del centro verrete incantati e incuriositi non solo dai suoni ma anche dagli odori che questa città emana e avrete voglia di fermarvi ad assaggiare i prodotti tipici di questa terra. Per gli amanti dei dolci la Confeitaria de Colombo è il posto ideale: in questo locale, risalente all’800, si possono degustare dolci tipici. Ma è col sala-

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to che la cucina brasiliana dà il meglio di sé. Per gli amanti della carne da non perdere assolutamente il churrasco: il tipico piatto brasiliano a base di carne cotta su spiedini alla brace con sale grosso. Durante il weekend le strade di Lapa -quartiere centrale molto trendy e culla della movida carioca per eccellenza- vengono chiuse al traffico e si riempiono di gente che balla la samba, di cantanti che intonano famosi pezzi di bossa nova e di turisti curiosi che si lasciano trasportare dalla musica e dal fascino di questa città. Poi c’è il Circo Voador, enorme spazio all’aperto sul cui palcoscenico vengono organizzati concerti e si esibiscono dj internazionali e, infine, il Fundição Progresso, uno dei punti di riferimento di tutta Rio, centro culturale ricavato in una fabbrica che ospita concerti, mostre fotografiche e spettacoli di vario tipo. Ai quartieri eleganti del centro e alla movida brasiliana, si alternano le favelas, gli slums brasiliani conosciuti in tutto il mondo, che illustrano drammaticamente la differenza esistente tra il benessere e la povertà. Rio va vista dall’alto per capirne a fondo la sua bellezza. Con il trem do Corcovado -il treno che per circa 20 minuti si inerpica sulla “estrada de ferro”- arriverete sull’omonimo monte, sulla cui cima si innalza il Cristo redentore che, in tutta la sua maestosità, sovrasta l’intera città di Rio. Proprio davanti si trova la celebre collina del pan di zucchero -Pão de Açúcar- più piccola del dirimpettaio Corcovado; simbolo indiscusso della città, è posta sotto l’occhio vigile del Cristo. Vista da qui Rio si estende in tutta la sua bellezza e allora verrete sopraffatti fino in fondo dalla saudade, da quell’inguaribile malinconia e nostalgia che travolge tutti coloro che visitano Rio e che non vogliono lasciarla.


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n째29 ottobre 2013 periodico free press


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