Iboo Magazine - settembre 2014

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n° 35 Settembre 2014 periodico free press

FASHION BLOGGER

Interviste a Misstrawberryfields e Refashionista

DESIGN Anna Gili

MUSIC

L’Aura e la sua vena rock

TRAVEL

Il fascino di Abu Dhabi e la bellezza delle Cinque Terre

U2

Songs of Innocence


Azienda Agricola F.lli Biagi - C.da Civita, 93 - Colonnella (TE) - Tel. 0861 714066


vinibiagi.com

www.aziendaagricolabiagi.com


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INDICE

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L’AURA DALLE COLLINE AMERICANE ALLE LUCI DI SANREMO MISSTRAWBERRYFIELDS UNA BLOGGER DI SUCCESSO U2 INNOCENZA DI UN MITO DISCHI E LIBRI ANNA GILI TRA TALENTO E CREATIVITÁ MILANO FASHION WEEK 2014

L’ASCESA DI MARIA ANTONIETTA REFASHIONISTA LA BLOGGER CHE TAGLIA E CUCE LA FOTOREPORTER ALBERTINA D’URSO ARTE IL MONDO IN PILLOLE

BEAUTY COME NASCONO I TABÙ LE CINQUE TERRE DA SCOPRIRE UN VIAGGIO AD ABU DHABI


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IBOOmagazine

EDITORIALE

VIRGINIA CIMINA’

A un isolato da te*

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iparte la stagione della moda. Ed eccoci di nuovo alle famose carrellate delle fashion week. Da Milano, Roma, Parigi, New York dove i grandi marchi della moda hanno dato sfoggio alle loro collezioni per la primavera estate 2015. Da Dolce & Gabbana con la sua reinterpretazione del denim, alla donna raffinata di Armani, alla donna-Barbie di Moschino per poi passare a Dior con la sua collezione di colori caldi che si alternano ai toni pastello e a Givenchy dai tratti fetish e animaleschi. Un modo per distrarsi, essere frivoli e momentaneamente felici, lasciando i problemi e le paure ad un isolato da noi.

DIRETTORE RESPONSABILE Virginia Ciminà HANNO COLLABORATO Lorena Cacace Martina Di Donato Chiara Gallo Francesca Lori Virginia Maloni Riccardo Sada EDITORE Diamond Media Group s.r.l. Via C. Levi, 1 Sant’Omero (TE) Tel. 0861 887405 redazione@diamondgroup.it IBOO MAGAZINE È una testata registrata presso il Tribunale di Teramo al n.546 del 08/11/2005 GRAFICA Diamond Media Group s.r.l. STAMPA Arti Grafiche Picene s.r.l. PUBBLICITA’ info@diamondgroup.it SITO WEB www.iboomagazine.com

*A un isolato da te, canzone di Francesco Renga

FACEBOOK Iboo Magazine Italia RESPONSABILE TRATTAMENTO DATI Dlgs 196/03 Virginia Ciminà Riservato ogni diritto e uso. Vietata la riproduzione anche parziale



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MUSIC

L’AURA ROCK

Cantante, compositrice e musicista. Ma anche amante dell’arte e della pittura CHIARA GALLO

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lasse 1984, Laura Abela, in arte L’Aura, ci racconta il suo percorso, dai pomeriggi trascorsi sulle colline di Berkley, dove sedicenne sperimentò la cultura e la vita americana, alle luci di Sanremo, esperienza vissuta due volte nel corso della sua carriera, ma sempre con la stessa passione ed energia. A breve il suo nuovo disco, totalmente registrato in presa diretta, promette di essere una nuova rivelazione del talento di quest’artista dalle ormai notevoli capacità canore e non solo! Quanto ha influito l’esperienza in America sul tuo percorso musicale e nella tua vita più in generale? Ha influito enormemente. Sono passati più di dieci anni da quando sono tornata a vivere in Italia dopo l’esperienza di San Francisco, ma non mi sono ancora completamente ripresa. La donna che sono oggi ha preso forma in quei due anni passati a fantasticare sulle colline di Berkeley, tra gli scoiattoli e gli hippy, tra le onde dell’oceano e il deserto più arido, nelle classi di “creative

writing” del college, dove ho imparato a scrivere poesie in lingua inglese. Dove ho conosciuto Rita Weill Byxby, la folksinger degli anni ‘60 mancata lo scorso anno che per me è stata più di una guida spirituale ed artistica. Parte di me vive ancora la’, a Grayson Street, dove i miei amici musicisti mi lasciavano un pezzo della loro anima e della loro cultura per aiutarmi a formare la mia. Quali sono le difficoltà maggiori per una cantautrice? Per me la parte difficile e’ gestire l’energia nei vari periodi di lavoro. Il musicista e’ un lavoro molto strano! Ci sono momenti in cui si scrive e si produce, si ha tempo per fare tutto con calma. Quando tuttavia perdi il contatto fisico con il tuo pubblico ti senti perso. Ricordo gli anni prima che uscisse il mio primo disco come pieni di speranze, ma anche di frustrazioni: avere tanto da dire, da dare, e non sapere se si riuscirà mai a trovare il proprio posto... Ci sono altri momenti invece, quando si promuove un disco soprattutto, in cui si corre come pazzi e in cui non si ha nemmeno il tempo di respirare. Sono fondamentalmente molto pigra, e anche piuttosto sensibile, quindi


non rendo molto bene quando ho tempi molto serrati. Parrebbe che il mondo della musica odierno non abbia più spazio per “chi va sano...” Nel corso della tua carriera hai collaborato con diversi artisti, con quali ti sei trovata più in sintonia? Ogni artista con cui ho avuto l’onore di collaborare mi ha arricchito enormemente. Non sono il tipo di persona che si sofferma facilmente sull’aspetto superficiale delle cose, quindi non resto paralizzata dalla fama, se non in rarissimi casi, come con Renato Zero, che è un mito assoluto, oppure con Claudio Baglioni . Mi ha colpito l’assoluta semplicità di grandi come Ben Harper o Lenny Kravitz, che preferiscono godersi la vita ed avere rapporti auten-

tici con le persone. Tra le mie colleghe adoro artisticamente e umanamente Laura Pausini e Malika Ayane. Entrambe dotate di un gran senso dell’ironia e di una determinazione pazzesca! Conoscere Laura mi ha cambiato la vita : ho capito cosa significa lavorare sodo, e quali sono le qualità che distinguono un cantante normale da un vero professionista. Lavora 24 ore su 24 e mette passione in tutto quello che fa. Un’altra grande lavoratrice e’ la mia cara amica Cristina Scabbia, che con i Lacuna Coil ha portato un po’ di italianità nel metal: una persona assolutamente solare e positiva che ama profondamente il proprio lavoro. Con Gianluca Grignani invece e’ stato un misto di adrenalina e follia, in quell’occasione ho tirato fuori il mio lato più materno e

femminile. Dal 2011 sei sposata con il produttore e tastierista Simone Bertolotti e nel 2013 è nato il vostro bimbo Leonardo. Come hai vissuto l’esperienza matrimoniale e quella della maternità? Ha cambiato in qualche modo il tuo modo di scrivere musica? Non avrei mai pensato di diventare mamma così presto... Sposarmi poi! Il destino riserva molte sorprese per gli audaci. Mio marito e il mio piccolino mi hanno permesso di ritrovare il contatto profondo con la mia musica, e hanno colorato di gioia e serenità un cuore troppo disilluso, troppo ferito, forse. Sarò eternamente grata ai miei due meravigliosi ometti per avermi dato l’occasione di tirare fuori il meglio di me.


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MUSIC

Hai partecipato due volte al Festival di Sanremo, nella categoria Giovani prima e in quella Big poi. Differenze tra le due esperienze? Le novità mi affascinano, ma anche spaventano molto. A volte mi terrorizzano proprio. La seconda volta ero già preparata a ciò che mi aspettava, quindi me la sono goduta di più. Fin da bambina ho sempre adorato il Festival, e tutto quello che ruota intorno a quella manciata di canzoni, per cui è stato un vero e proprio sogno che diventa realtà, forse realtà non lo è mai stata, perché essere su quel palco è sempre così strano e surreale! L’orchestra, il vastissimo pubblico da casa, i lustrini, le feste, le interviste, Pippo Baudo... Incredibile pensare di farne parte, anche solo per pochi giorni! So che oltre alla musica ti dedichi alla pittura e all’arte. Potresti dirci qualcosa al riguardo e se ci sono artisti che ammiri in modo particolare? Da quando c’è Leonardo ho pochissimo tempo libero, saranno almeno due anni che non vado a vedere una mostra! Da surrealista convinta quale che sono resto affascinata da tutto il movimento del “pop surrealism” come Mark Ryden, Ray Caesar, Marion Peck. Mi piace anche l’arte contemporanea, anche se richiede più approfondimento del “lowbrow”. Trovo che Damien Hirst sia un genio, e mi piace molto anche Nathalie Djurberg.

Secondo te quali sono le difficoltà maggiori al giorno d’oggi che può riscontrare un giovane musicista per emergere? Avresti qualche consiglio da dare? Le difficoltà maggiori sono due. La prima è trovare qualcuno che creda nel tuo talento e possieda le risorse economiche e le capacità per poterlo sviluppare. La seconda è riuscire ad esprimere il proprio talento in modo commerciabile e originale allo stesso tempo. Due regole che credo valgano per qualsiasi ambito artistico. Per concludere, puoi svelarci qualche tuo progetto imminente? Attualmente si sta lavorando al mio nuovo disco. Un disco che suona molto rock, soprattutto nei testi che sono tornata a curare molto, e che non hanno mezze misure. Simone, che sta producendo il disco, ha insistito perché tornassi a registrare in presa diretta, come è stato fatto per Okumuki e Demian. E ha avuto ragione. Un cerchio non sarà mai un quadrato. Per quanto si provi a comprimerlo per farne saltare fuori gli angoli. Credo che sia senza dubbio il miglior disco che abbia mai realizzato.


“Un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità; un ottimista vede l'opportunità in ogni difficoltà.” Winston Churchill

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VITA DA BLOGGER

MISS

TRAW

BERR

YFIEL

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Il suo canale Youtube conta più di 100mila iscritti, ha un blog sul quotidiano La Nuova Sardegna, dispensa consigli di bellezza tra tutorial e recensioni ma sempre con uno sguardo rivolto all’attualità: MisStrawberryFields, alias Lolla, alias Maria Vittoria Spano, ha conquistato il web dalla sua Sardegna

IL BELLO DELL’ESSERE FRIV OLI

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LORENA CACACE


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a Sassari al mondo grazie al web. MisStrawberryFields, nome d’arte di Maria Vittoria Spano, è una delle vlogger più seguite. Il suo canale Youtube conta oltre 100mila iscritti, oltre 60mila i like sulla pagina Facebook: dal suo blog dispensa consigli di bellezza, con tutorial e recensioni. Non solo: L’isola di Lolla, blog che cura per il quotidiano La Nuova Sardegna, affronta varie tematiche, legate all’attualità, raccontando il suo modo di vedere il mondo. Il suo motto è “tutti hanno bisogno di essere frivoli”: ecco chi è MisStrawberryFields. Cosa ti ha spinto ad aprire un canale Youtube? L’ho aperto nel 2009 e non avrei mai pensato che potesse diventare un mezzo così potente. Ero semplicemente curiosa, volevo condividere, mettermi in gioco sfruttando la comunicazione, una cosa che mi ha sempre affascinata. Trucchi e consigli di bellezza, ma anche riflessioni sull’attualità, pensieri profondi su ciò che accade nella vita di tutti i giorni. Tutti hanno “bisogno di essere frivoli” è il tuo motto, ma cosa significa per te essere “frivola”? Significa cogliere il bello della vita senza scusarsi, pentirsi o ricordarsi ogni istante che ci sono cose più importanti da fare. Curarsi, volersi bene, dedicarsi del tempo e impegnare la mente in cose leggere fa bene al corpo e all’anima. Deve esserci spazio anche per questo, altrimenti che noia! Dalla facoltà di medicina al mondo dei blog e con molto successo. Cosa è cambiato per te in questi anni? È cambiato molto, in termini logistici e non, ma la cosa più importante è che prima andavo avanti rendendomi conto di non mai aver tentato “altro”. Non avevo dato sufficiente spazio ai miei desideri e passioni. A pochi esa-

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mi dalla laurea in medicina ho avuto il terrore di non essermi mai data una chance e ho voluto concedermela, non senza paure e difficoltà, lo ammetto. Quello che faccio ora mi piace, ma non è un punto di arrivo. Guardo sempre avanti a nuovi progetti. Hai un legame molto profondo con la Sardegna, la tua terra. Secondo te, cosa rende questa bella isola così speciale? È speciale perché è ancora sconosciuta ai più. Non basta un’estate per conoscerla. Quello che si vede in un villaggio vacanze o in zone come la Costa Smeralda, così patinata, non è la vera faccia dell’isola. Anche per questo nei miei video On the Road, cerco di mostrare la sua vera essenza e di incitare le persone a girarla fuori dai soliti itinerari per scoprire com’è veramente: selvaggia, a volte poco accogliente, ventosa, spesso alienante, ma anche rigogliosa, profumata, materna e irresistibilmente bella. Un posto in cui non puoi non tornare. Sarà anche vero che non è semplice abitare qui, ma non sarei potuta nascere altrove. Non solo trucco e beauty, visto che sul tuo blog su la Nuova Sardegna, ti occupi di tutto: come scegli gli argomenti da trattare? Li scelgo in base a ciò che mi colpisce al momento: leggo molto, cerco di essere sempre informata, sono molto curiosa, adoro il mondo del web, quindi non è difficile. Quando scelgo un argomento, mi faccio sempre una domanda: io lo leggerei? Se la risposta è sì, allora inizio a scrivere. Avendo anche la versione cartacea del blog sulle pagine del giornale, qualche volta ho evitato di parlare di argomenti troppo legati all’online, ma in generale cerco argomenti che possano interessare ai giovani, che mi leggono dal pc, come al 70enne che compra il giornale. Meglio scrivere un post o girare un video? Io vivrei scrivendo, ma scegliere è davvero difficile. Amo tutto il processo creativo che c’è dietro

un video: pensare a una nuova idea, migliorare la tecnica e l’uso delle attrezzature prima di girare, la fase di editing, fino all’attimo dopo il caricamento, con tutti i commenti delle persone che mi seguono con affetto da anni. So che sei vegetariana da anni: com’è maturata questa scelta? Hai mai avuto dei ripensamenti? È maturata leggendo e informandomi su tutto quello che accade negli allevamenti intensivi. Ho iniziato a non vedere più alcuna differenza fra il mio cane e un maiale o un agnello. In Sardegna, e in tutta Italia, è facile spostarsi di pochi chilometri dalla città e trovare pascoli con agnellini dolcissimi che vogliono le coccole. Così la mia scelta è stata ferrea e non ho mai cambiato idea. L’unica cosa che mi dispiace? Che nel 2014 questa scelta così personale non sia ancora del tutto accettata e che si parli addirittura di “moda”. Se questa è una moda, dati alla mano, è la più duratura! C’è qualcosa che vorresti cambiare nella tua vita di oggi? C’è una bellissima canzone dei 99 Posse che dice “Il mio problema è che sono incontentabile”. Per quanto soddisfatta della


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VITA DA BLOGGER

mia vita, vorrei cambiare alcune cose, ma sono sempre stata così, fa parte di me. Se così non fosse, significherebbe che non ho più stimoli. Invece ho troppe cose da fare: vorrei poter fare un’esperienza lavorativa all’estero e vorrei concludere un grosso progetto che porto avanti tempo e molto altro. Come ti vedi tra vent’anni? Non ho un buon rapporto col tempo che passa, non per la paura di invecchiare, ma per il timore di non

riuscire a fare tutto quello che voglio. In fondo è anche bello non avere idea di come sarò fra 20 anni, spero un po’ più saggia! La vita da blogger sembra non avere lati negativi, eppure ogni

lavoro ha i suoi difetti: nel tuo caso ci sono? Se sì, quali? Direi che l’esposizione in generale ha i suoi lati negativi. Sul web non esistono filtri o limiti e puoi sentirti dire cose che ti feriscono. Col tempo inizi a capire che non puoi soffrire per ogni critica o non puoi passare il tempo a smentire ogni voce falsa messa in giro (su di me ho letto cose che nemmeno io sapevo) e inizi a lasciar perdere. Accettare le critiche costruttive e farne tesoro sempre, lasciarsi abbattere mai. Quali sono le tue fonti d’ispirazione ? Non ho modelli precisi, mi lascio ispirare e trasportare dalla positività di chi mi sta attorno. Cerco di circondarmi di persone buone, pulite, brillanti e creative. Posso essere ispirata da un film, dal testo di una canzone, da un dialogo di una serie tv, da un libro, tutte cose con le quali sono cresciuta, che mi hanno formata e continuano a farlo. Se dovessi dare un solo consiglio a tutti i tuoi followers, quale sarebbe? Prima di tutto vorrei ringraziarli, il potere del web è l’unione perfetta fra chi crea qualcosa e chi la guarda. Senza di loro mi sarei fermata anni fa. Per quanto riguarda il consiglio, direi che prima di scrivere un commento immaginate di avere di fronte quella persona in carne e ossa, funziona sempre.



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MUSIC


INNOCENZA DI UN MITO

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“Songs Of Innocence” è il nuovo album di Bono e soci. Uscirà il 13 ottobre e ha già destato scandalo. Colpa anche della Apple e del suo iPhone 6 RICCARDO SADA


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MUSIC

“The Miracle (of Joey Ramone)” IL SINGOLO “The Miracle (of Joey Ramone)” è il primo estratto dal nuovo album. La pubblicazione segue l’uscita gratuita per tutti gli iscritti a U2.com e come regalo di Apple a oltre mezzo miliardo di clienti dell’iTunes Music Store nel mondo.

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ongs of Innocence è a oggi il lavoro più personale degli U2 e incrocia le primissime influenze musicali della band, dal rock e punk-rock anni ’70 alla prima elettronica e musica ambient anni ’80, offrendo una panoramica su come e perché è nata la band. L’album affronta tematiche come la casa, la famiglia, i rapporti umani, le scoperte ed è stato registrato a Dublino, Londra, New York e Los Angeles con i produttori Danger Mouse, Paul Epworth, Ryan Tedder, Declan Gaffney e Flood. In aggiunta all’album fisico in versione standard, usciranno sempre il 13 ottobre il vinile e una versione tradizionale (fisica) deluxe di “Songs Of Innocence” che conterrà una sessione acustica di brani selezionati dall’album

più quattro canzoni inedite: “Lucifer’s Hands”, “The Crystal Ballroom”, “The Troubles” (Alternative version), “Sleep Like A Baby Tonight” (Alternative Perspective Mix by Tchad Blake). Nuova sarà anche la copertina del disco per l’edizione fisica di “Songs Of Innocence”. Nel frattempo Bono stesso ha postato su u2.com una lettera in cui parla del disco. “Spero che dopo aver ascoltato il nostro nuovo disco un po’ di volte capirete perché ci è voluto così tanto per realizzarlo. Siamo andati davvero laggiù… è un album molto, molto personale. Ci scusiamo se risulta straziante; anzi, ritiro quello che ho detto: niente scuse se risulta straziante. Che senso avrebbe appartenere agli U2 se non si potessero toccare quelle corde? Non c’è fine all’amore”. Il leader della band ha spiegato anche


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il perché del lancio del nuovo album gratuitamente su iTunes (e soprattutto per i possessori del nuovo iPhone 6): “È gratuito ma hanno pagato per esso: perché se nessuno paga nulla, non ci sentiremmo sicuri che questa musica gratis sia davvero così gratis. La musica costa all’artista e questo ha grosse implicazioni, non per noi U2, ma per i musicisti del futuro e per la loro musica, per le canzoni che devono ancora essere scritte dai talenti del futuro che hanno bisogno di potersi mantenere se le vogliono scrivere”. Bono è comunque soddisfatto: “Sono 38 milioni le persone che hanno ascoltato il nostro nuovo album durante la prima settimana d’uscita. Questo è il massimo che un’artista può desiderare, sarebbe stato peggio se la nostra musica fosse stata completamente inascoltata”. L’operazione tuttavia ha riscosso commenti di segno diverso, dal plauso di chi ha ovviamente gradito il regalo, alla critica di chi non ha apprezzato il fatto che la Apple abbia messo l’album in tutte le librerie personali degli utenti, senza che ne avessero fatto richiesta. Critica alla quale la Apple ha risposto mettendo un’opzione che permette la cancellazione delle canzoni con un solo click. Due sono i punti importanti di questa lettera: voler raggiungere più persone possibile (“Fare in modo che la nostra musica raggiunga quanta più gente possibile è sempre stato parte del dna di questa band”) e festeggiare il sodalizio tra U2 e Apple a dieci anni di distanza dall’uscita del U2 iPod. Bono conferma inoltre che il nuovo album rappresenta un punto di partenza di un progetto musicale più ampio di cui in questi anni si è già parlato: “Songs of Experience”, un progetto che proseguirà nei prossimi mesi con l’uscita di altro materiale discografico (“Stiamo lavorando con Apple su del buon materiale da sviluppare in un paio di anni, novità che trasformeranno il modo di ascoltare e di vedere la musica. Vi terremo aggiornati. Se ‘Songs of Innocence’ vi piace restate con noi per ‘Songs of Experience’. Dovrebbe essere pronto abbastanza presto”. Siti internet www.u2.com www.facebook.com/u2 www.Red.org

“Songs Of Innocence” L’ALBUM L’ultimo nuovo album degli U2 dal titolo “Songs Of Innocence”, contenente 11 brani, uscirà in edizione tradizionale su etichetta Island Records il 13 ottobre 2014. La pubblicazione segue l’uscita digitale gratuita del 9 settembre per tutti gli iscritti a u2.com e come regalo di Apple a oltre mezzo miliardo di clienti dell’iTunes Music Store nel mondo. Questa la track list: “The Miracle (of Joey Ramone)”, “Every Breaking Wave”, “California (There Is No End To Love)”, “Song For Someone”, “Iris (Hold Me Close)”, “Volcano”, “Raised By Wolves”, “Cedarwood Road”, “Sleep Like A Baby Tonight”, “This Is Where You Can Reach Me Now”, “The Troubles”.


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MUSIC

LA BUONA USCITA SEGNALAZIONI DISCOGRAFICHE E LIBRARIE RICCARDO SADA

I DISCHI

“Where Neon Goes “My Everything” “Junto” Ariana Grande To Die” Basement Jaxx (Universal) (Cooperative /PIAS) Magnus (Caroline / Universal) Simon Ratcliffe e Felix Buxton danno vita a tredici nuove canzoni che mantengono vivo lo spirito di Brixton e il mood del carnevale di Notting Hill Gate. È il settimo album, questo, del duo britannico: musica elettronica, sì, dance, ma mai scontata, versatile, furba, anche pop, realizzata con classe e iper contaminata. Basta ascoltare il singolo “Unicorn” per capire la visione della coppia.

Il secondo attesissimo album dei Magnus vede come protagonisti David Eugene Edwards (16 Horsepower, Woven Hand), Tim Van Hamel Millionaire), Selah Sue e Blaya (Buraka Som Sistema). Il primo singolo estratto, “Singing Man”, vede la partecipazione vocale di Tom Smith degli Editors. La band rompe nuovamente gli schemi sia nei live che nelle registrazioni da studio.

La nuova stella del pop è lei: Ariana Grande. “My Everything” contiene nell’edizione standard 12 tracce a cui si aggiungono nella versione deluxe altre 3 canzoni. Nella la tracklist si fanno largo “Problem” (con Iggy Azalea), “One Last Time“, “Why Try“, “Break Free“ (con Zedd), “Best Mistake“ (con Big Sean), “Be My Baby“ (con Cashmere Cat) e “Love Me Harder“ (con The Weeknd), oltre alla title track.


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“Art Official Age” Prince (Warner Bros Records)

“Kaos” Rockets (Smilax Records)

Il genio di Minneapolis ha annunciato non uno bensì due nuovi album da studio: “Art Official Age” e “Plectrumelectrum”, entrambi in uscita a fine mese. Il primo è un progetto da solista mentre il secondo coinvolge totalmente la sua nuova iniziativa, quella delle 3rdeyegirl. Questa accoppiata di lavori mette in mostra ancora una volta la sregolatezza dell’artista che dopo tanti anni torna in Warner.

Suoni futuristici. Quarant’anni di attività. Dopo una lunga spola tra gli studi di registrazione di Como e di Parigi, il leader della band Fabrice Quagliotti, supportato dal lavoro di Davide Rizzatti, dà alla luce il nuovo album della mitica band specializzata in pop elettronico. Tra i singoli da segnalare “Party Queen”, che ha davvero energia da vendere, poi la rockeggiante “Our Rights” ed “Heaven 1958” che sembra di pinkfloydiana memoria.

IL LIBRO

“#Rettore - Magnifico Delirio” Gianluca Meis (VoloLibero) “#Rettore - Magnifico Delirio” (132 pagine b/n; Prezzo: 15 Euro) analizza la carriera della cantautrice veneta e lo fa soffermandosi su ogni aspetto del suo percorso artistico ovvero sia come musicista, come performer e come attrice e legando passato e presente con il filo della storia. Curioso è il modo in cui l’autore ha affrontato il lavoro. Il risultato non è quello della semplice e tradizionale biografia ma un continuo intreccio tra i fatti della Rettore che si relazionano con quelli di chi la storia la scrive (oltretutto fan sin dalla più tenera età).




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Abito Sonoro, perforrmances 1984 P.A.C. a Milano, Künstmuseum a Düsseldorf, Seibu depatment stores Tokio, Giappone.

DESIGN

LO SPAZIO PRENDE FORMA MARTINA DI DONATO

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nna Gili è un’artista e design di successo. Le sue opere prendono vita e diventano animali giganti e colorati, gli spazi che arreda diventano luoghi indimenticabili. Il suo punto di forza è lo spazio, attraverso di esso, infatti, Anna riesce a creare mondi e sottomondi. Come lei stessa afferma lo spazio “è per me una macropittura che diventa ambiente, un processo inverso a quello di un pittore che dipinge un ambiente portando l’esperienza reale sulla tela piatta bidimensionale”. Anche il colore nelle sue mani diventa un elemento strutturale di rilievo.

Il talento e la creatività di Anna Gili si esprimono sotto forme e colori. Per lei lo spazio si forma di oggetti che aiutano ad essere in sintonia con l’ambiente che ci circonda

Anna Gili nel corso della sua carriera ha partecipato a numerose esposizioni nazionali ed internazionali, tra cui l’Expo di Taejon in Corea, al Centre Pompidou di Parigi, alla Triennale di Milano e queste sono solo alcune delle sue partecipazioni, collabora con molte aziende di arredo e design. Autrice di libri come “Animal Love” e “Mental bodies”, docente universitaria e coordinatrice di mostre. Un talento italiano conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo. Qual è il tuo approccio all’interior design? Ci sono dei punti di cui tieni conto quando progetti? Quando mi trovo di fronte a un progetto di Interior design mi sof-

fermo su alcuni aspetti che considero prioritari: lo spazio architettonico come concetto spaziale e l’ambiente allo stato di fatto con il suo vissuto. E personalmente trovo interessante intervenire sull’ambiente allo stato di fatto, piuttosto che sul concetto di spazio come elemento astratto. Gli errori o i difetti di un interno diventano elementi determinanti per il mio progetto. La valenza psicologica di un ambiente è un altro elemento interessante. Quando entriamo in uno spazio abitato: negozio, galleria, ufficio o altro luogo, percepiamo quelli che sono i problemi e i disagi che lo spazio raccoglie. Trovo interessante soffermarmi


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sulle tracce nascoste e stratificate nei vari interventi di ripristino, con un’attitudine più da Scherlock Holmes che da architetto. Nei miei progetti, intervengo su aspetti materici e cromatici per dare valore alle caratteristiche di un luogo, spesso cancellate e rimosse da un pensiero progettuale che vuole riportare lo spazio a quella “Purezza originaria” che corrisponde ad una visione mentale astratta di carattere personale. Utilizzo il colore come elemento strutturale di uno spazio. Attualmente ho una collaborazione con un importante azienda cinese di interior design e stiamo lavorando su una serie di mobili ed allestimenti di vetrine basati principalmente sul tema del colore. Affermi che al termine “design” preferisci il termine italiano e meno trendy “ disegno industriale”. Perché secondo te il secondo termine è più espressivo del primo? Preferisco la parola disegno industriale perché è più ampia e nello stesso tempo più specifica, sembra un ossimoro ma, “design” è un termine applicabile a qualsiasi professione che abbia a che fare con la questione formale. Si può parlare di design ad esempio come design della comunicazione, design dei servizi, design della luce, delle vetrine etc etc Il termine disegno industriale invece circoscrive un’area precisa legata alla progettazione di oggetti che possono essere riprodotti in piccola serie, in serie limitata, in grande serie o anche fuoriserie. Hai partecipato a moltissime mostre in tutto il mondo e ne hai fatte anche delle personali. Ce n’è una che ricordi maggiormente rispetto alle altre? Ricordo all’inizio del mio lavoro quando venni invitata dalla galleria no profit, Artist’s Space a New York per allestire un mio spazio, nel 1997. Era la prima volta che arrivano in una città così importante con

una mia mostra e fui ospitata da un’importante e bravissima artista americana, Kiki Smith. Ero timida e sola in una città lontana dal mio paese. Apprezzai molto, la visita di Gaetano Pesce la sera dell’inaugurazione. E’ stato un grande gesto di accoglienza nei confronti di una giovane designer italiana che approdava per la prima volta nella “Grande Mela”. Cleto Munari invece arrivò in galleria mentre stavo allestendo lo spazio. Mi disse che era in transito a New York, doveva raggiungere sua moglie Valentina in un’altra città americana, venne a conoscenza della mia mostra e passò a salutarmi. Sono cose che in quel momento mi fecero sentire a mio agio, mi resero felice e pertanto le ricordo con gioia. Un bel ricordo recente sono invece le mostre dello scorso luglio in Corea, dove ho ricevuto una grande accoglienza da parte della municipalità della città di Seoul, da parte di Artcenter IDA e dell’ Art Center Design Museum, ma purtroppo non da parte dell’Istituto Italiano di Cultura. Qual è stata la tua prima realizzazione? Un Abito Sonoro, un grande ori-

gami realizzato da un quadrato di stoffa di lato 4 metri. All’interno dell’abito è inserita una struttura di alluminio sulla quale sono appese delle lamiere di ottone che i musicisti sperimentali utilizzano per riprodurre i suoni della natura. La consulenza musicale è stata condotta nel 1984 in collaborazione con due musicisti sperimentali Davide Mosconi e Giuseppe Chiari, entrambi appartenuti al gruppo Fluxus. La persona che indossò l’abito durante la performance fu una ballerina del corpo di ballo del grande coreografo belga Bejart, Maria Fernandez Iglesias. La performance, è stata presentata al PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano nel 1984, al Kunstmuseum di Düsseldorf in Germania, nei Seibu department stores a Tokio in Giappone, dove durante il viaggio di ritorno l’abito fu rubato e dovetti pertanto realizzarne un altro che attualmente è a Milano chiuso nel mio magazzino. C’è una creazione a cui ti senti più legata? Mi affeziono sempre alle ultime cose sulle quali sto lavorando, quindi direi che il brand ANIMALOVE, al momento è al centro Ritratto Anna Gili by Silvia Amodio


mondo primordiale, essenziale punto di riferimento per me.

del mio interesse. ANIMALOVE è un brand attorno al quale ruotano vari progetti: un libro : Animalove How the Magic World of Anna Gili Was Born, edito da Lupetti, che verrà presentato al book store della Triennale il prossimo 16 ottobre. Animalove è il titolo di una serie di mostre presentate al Seoul Art Center Museum in Corea ed inoltre Animalove, sono anche una serie di prodotti che comprendono grandi vasi in ceramica editi da Artbeat, fino ai prodotti di merchandising come quaderni, penne, astucci, bicchieri, foulard , portafogli editi da 7321 Design in Corea.

Sei un’artista a tutto tondo, infatti anche performances d’arte ed installazioni d’ambiente sono espressioni artistiche a Lei familiari. Qual è la caratteristica di una forma d’arte come la performances? La performance è una modalità di operare in ambito artistico di carattere immateriale perché si consuma nell’istante della sua rappresentazione. Lascia solamente un documento che è la sua testimonianza: un video o una fotografia, ma non lascia mai l’opera, perché essa consiste appunto in una rappresentazione. Questo è l’aspetto più interessante e affascinante: un’azione che può essere archiviata in un microchip in una memoria artificiale che contiene ed è in grado di mostrare il vissuto di un momento passato.

Pendente in oro “Chinese zoodiac”, autoproduzione

Anna Gili

libro I

ANIMALOVE

ANNA GILI’S SOUL DESIGN

HOW THE MAGIC WORLD OF ANNA GILI WAS BORN

Come mai nelle tue creazioni sono presenti spesso elementi del mondo animale? Perché gli animali a differenza degli uomini sono privi di cattiveria. Perché sono interessata al tema del ritratto, che deriva dalle mie origini appartenenti alla cultura umanistica. La mia ricerca è legata alla zoosemiotica che esprime anche una ricerca metaforica, dove ad ogni viso di animale corrisponde una specifica modalità di rapportarsi a noi. Il messaggio visivo, il progetto di un sistema di segni e significati, è una complessa testimonianza, un’iconografia di comunicazione che attinge alla serietà di un

Wonderloft, progetto di Interior Design 2005 foto di G. Giannini

Anna Gili libro Animalove


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MILANO FASHION WEEK 2014, MODA E STILE SOTTO IL DUOMO 28

FASHION

La settimana della moda milanese ha richiamato i più grandi stilisti del made in Italy, vip, nuovi nomi e soprattutto tanti fashion addict che hanno riempito le strade della città meneghina

LORENA CACACE

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ilano capitale della moda, dello stile e delle tendenze che indosseremo nei prossimi mesi estivi. Per una settimana, dal 17 al 22 settembre 2014, i grandi nomi della moda italiana hanno presentato le loro collezioni per la Primavera-Estate 2015 in passerella e non solo. Eventi e serate hanno animato la Milano Fashion Week anche al di fuori delle location istituzionali, attirando migliaia di appassionati e fashion addict che hanno invaso letteralmente la città. Un’invasione colorata di blogger e stylist, oltre alla stampa accreditata da tutto il mondo, modelle e vip in una felice commistione tra professionalità e passione. Girando per le strade, si sono potuti ammirare i look creati dalle appassionate e dalle blogger che hanno dato la loro personale interpretazione della moda che sarà. Occhi puntati sulle modelle colte dai fotografi al di fuori delle passerelle, che hanno dettato stile e tendenze con look sportwear e easy chic. I grandi protagonisti sono però stati gli stilisti, rappresentanti del made in Italy e della moda italiana in tutto il mondo: cinque giorni che hanno tracciato le tendenze per la donna della prossima stagione estiva. Nelle cinque giornate milanesi hanno sfilato 138 collezioni, 67 sfi-

Dolce & Gabbana 2015

Ferragamo


Ferragamo

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Fatimaval

Dolce & Gabbana 2015

late di cui 7 doppie per un totale di 60 collezioni e 36 eventi con molte novità, nomi che hanno sfilato per la prima volta al MFW donna e maison che hanno esordito sulle passerelle milanesi, accanto ai grandi nomi del calibro di Giorgio Armani, Versace, Prada, Gucci, Salvatore Ferragamo, Trussardi, Just Cavalli, Dolce & Gabbana e tanti altri. Fausto Puglisi, Gabriele Colangelo, MSGM, Marco De Vincenzo, Andrea Incontri, Stella Jean, Au Jour Le Jour, Leit motiv, Alberto Zambelli, Grinko, Chicca Lualdi BeQueen, Cristiano Burani,Uma Wang, Nicholas K hanno sfilato per la prima volta a Milano, presentando le loro collezioni. Segnatevi questi nomi perché nei prossimi anni si sentirà molto parlare di questi stilisti della nuova generazione, pronti a conquistare i guardaroba di tutte le donne. A rendere però la MFW così importante sono però stati i grandi della moda nostrana, con qualche novità in più. È stato il caso di Giambattista Valli, firma eccellente dell’alta moda, che ha scelto l’evento meneghino per presentare “Giamba”, la sua prima collezione prêt-á-porter. Una donna romantica e delicata quella disegnata da Valli, che sfoggia la sua naturale femminilità, anche scegliendo le gonne corte, protagoniste della collezione. Un inno alla freschezza della stagione con le gambe che tornano protagoniste, accanto a un mix sapiente di trasparenze e richiami floreali. Ma come ci vestiremo nella prossima Primavera-Estate 2015? Le tendenze che hanno segnato quest’ultima edizione della Milano Fashion Week sono molte, a iniziare dal denim, tornato a sfilare sulle passerelle. Gucci ha rilanciato lo stile, sfilando con una collezione che riporta in auge gli Anni Settanta così amati da Frida Giannini, usciti in passerella a fine sfilata proprio con un look in jeans molto 70s. Capi interi in denim, pantaloni ampi alle caviglie da indossare con stivali in pelle e sandali dai toni terra, vestiti chiusi da grandi lacci intrecciati, giacchine marsi-


Emporio Arm ani

Giorgio Armani

Giorgio Armani

na con dettagli militari: la maison ridisegna il denim che ben si adatta a una donna “contemporanea e cosmopolita, hippie fino a un certo punto”, come ha chiarito la stessa Frida Giannini. Il lusso per Gucci è fondamentale anche nel prêt-á-porter: non sono mancati gli inserti in pelliccia sui gilet in patchwork e abiti corti resi scintillanti da inserti luminosi. Anche Dolce & Gabbana ha dato la sua interpretazione del denim, ma tutta in chiave barocca d’ispirazione quasi spagnoleggiante. I pantaloni sono larghi e arricchiti da inserti gioiello a creare un’intricata decorazione che ricorda i corpetti dei matador. Per il duo siciliano è sempre la loro terra d’origine la fonte di ispirazione, con lo sguardo puntato sul lato esotico della Spagna, richiamato dai fiori rossi annodati nei capelli. La donna di Dolce & Gabbana è sensuale, esplosiva, calda e passionale anche nei modelli che sembrano usciti dal guardaroba maschile, come il completo da toreador in rosso che abbina


Just Cavalli

Emporio Armani

alle culotte la giacca di taglio maschile. Pizzi, pietre, metalli, inserti preziosi in una collezione che fa del nero e del rosso i colori chiave. Protagonista anche il cuore, la cui forma risalta su un vestito nero adornato da una miriade di decorazione a ricordare le statue dei santi che sfilano lungo le viuzze dei paesi siciliani: questo perché le donne di oggi sembrano rivestite di una “cappa di bon ton, falsità e perbenismo, tutte precise e ritoccate”, spiegano gli stilisti che hanno voluto disegnare una donna “reale, con passione”, che si fa trascinare dall’amore e non ha paura di essere sensuale. Leggerezza e naturalità sono altri temi che hanno fatto tendenza alla settimana della moda milanese e che Giorgio Armani ha saputo incarnare in ogni modello. Re Giorgio è stato uno dei grandi protagonisti nella sua Milano, con uno show che ha unito moda, cinema e arte. “Vestitevi come la sabbia” è il motto dello stilista che apre la sfilata donna con un corto firmato dal premio Oscar Paolo Sorrentino e che racconta la bellezza delle spiagge, i suoni e i colori che riempiono lo sguardo davanti al mare. La donna di Armani è fresca, comoda, leggera e sempre elegante: la sabbia dà il colore della collezione, con toni delicati e naturali che danno subito l’idea dell’estate. Anche la collezione Emporio Armani si richiama al mondo del mare ma questa volta è il blu delle acque il protagonista. In passerella sfilano i modelli della collezione sportiva da città con toni del blu e bluette che ricordano i riflessi del mare in una calda giornata di sole. Dalla donna raffinata di Armani alla donna-Barbie di Moschino. La maison ha stupito la platea milanese con una collezione tutta in rosa. Jeremy Scott ha preso la bambola più famosa del mondo, vera e propria icona di stile, e ha adattato il suo mondo alle donne in carne e ossa. Il giorno è tutto rosa, con


Just Cavalli

portato in passerella Naomi Campbell: la Venere Nera ha dimostrato come l’età non conta quando il talento è nel sangue e dall’alto della sua esperienza ha sbaragliato tutte le più giovani e agguerrite modelle che hanno solcato le passerelle milanesi. Charlotte Casiraghi e Kate Moss hanno monopolizzato i flash dei fotografi alla sfilata di Gucci, accanto alla direttrice di Vogue America Anna Wintour. Per le strade di Milano le super top si sono dedicate allo shopping, come hanno fatto Alessandra Ambrosio o Bar Rafaeli. Il tutto mentre le strade meneghine brulicavano di fashioniste sempre di corsa tra una sfilata e l’altra, pronte a posare per gli addetti ai lavori e ai giornalisti di mezzo mondo che si sono ritrovati sotto le guglie del Duomo per scoprire mode e tendenze del prossimo anno.

Just Cavalli

Trussardi

minidress aderenti, accessori e dettagli trafugati dal guardaroba di Barbie, minigonne a vita alta con top rosa shocking, shorts e micro-canotte glitterate, maglioni oversize con la scritta Moschino che riprende la grafica di Barbie. E ancora vinile, spugna e inserti in pvc in colori fluo per un pink power pronto a conquistare il mondo con ironia. In fatto di vip, la MFW appena conclusa non ha certo deluso. Emilio Pucci ha per esempio ri-



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MUSIC

Le sue sonorità punk che accompagnano testi sempre più maturi e consapevoli hanno fatto di Maria Antonietta una delle cantanti più interessanti della nuova scena indie MARTINA DI DONATO

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lasse 1987, Letizia Cesarini, alias Maria Antonietta, racchiude nel suo corpo minuto una carica da gigante. Caschetto rosso che l’accompagna da quando aveva tre anni, un tatuaggio sul braccio, un look che sembra uscito dagli anni ‘60 ed una voglia di comunicare che va al di là di ogni ostacolo. I suo testi sono graffianti e diretti, colpiscono per la sincerità. Maria Antonietta (esattamente come la ribelle regina francese) ha iniziato la sua carriera in un duo dal nome Young Wrists. Successivamente nel 2010 decide di autoprodurre un disco dal titolo “Marie Antoniette wants to suck your young blood” e di cambiare il suo pseudonimo in Marie Antoniette ( in seguito divenuto Maria Antonietta). Nel 2011 gli Young Wrists si sciolgono e la giovane cantante prende il via per la sua carriera da solista. L’anno seguente esce “Maria Antonietta”, disco prodotto dal cantante pugliese Brunori. Questo è l’album che la consacra come l’erede del-

I SASSI RACCOLTI DI MARIA ANTONIETTA le grandi “cantantesse” italiane quali Nada, Carmen Consoli e Cristina Donà. Questo è l’album delle forti parole di “Questa è la mia festa”, l’album degli occhiali da sole tenuti mentre si fa colazione per celare degli occhi rivelatori, l’album della religiosità e di quella fase amara e malinconica insita nei vent’anni. Arriva poi l’11 marzo 2014 e Maria Antonietta torna in scena con il suo caschetto ed in mano un nuovo album “Sassi”, in cui affronta tematiche diverse e lo fa con più fiducia in se stessa e nella vita. La sua felicità traspare e coinvolge, ora Letizia è esattamente come Maria Antonietta: piena di linfa vitale, di verità dissacranti ed è pronta a riscattarsi, a raccogliere i sassi che ha buttato. Perché “c’è un momento per tirare sassi ed un momento per raccoglierli” Qual è stato il tuo percorso pro-

fessionale? Ho cominciato a scrivere canzoni quando avevo 16 anni…le prime le ho registrate quando i miei genitori per la maturità mi hanno regalato un registratore a cassetta 4 piste. Poi sull’onda della casualità, suonando in giro tutta sola con la mia chitarra acustica ho conosciuto persone che mi hanno supportato e aiutato e ho registrato un disco autoprodotto in inglese nel 2011, poi un disco nel 2012 e poi quest’ultimo “Sassi” a Marzo di quest’anno per la Tempesta Dischi. Quali sono state e quali sono le tue influenze musicali? Mi piacciono molto i gruppi femminili americani “riot” dei primi ‘90 come Bikini Kill, Hole, Babes in Toyland e Sleather Kinney per la loro urgenza di dire le cose e di dirle esattamente come volevano loro e in una maniera mol-


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to femminile intendo dire senza timore di disvelare i reali pensieri di una donna. Poi mi piace molto il reggae…i Wailers e i Gladiators su tutti…è musica piena di sangue e di purezza, di verità e di viscere...è una passione più recente, ma non per questo meno importante per me. Come mai hai scelto come nome d’arte quello di una regina francese? Ho scelto il nome di una donna molto intelligente e sensibile che per tutta la vita è stata osteggiata e fraintesa. Non ha potuto fare della sua vita quello che avrebbe voluto e si è sentita spesso vittima di un meccanismo. Io cerco di operare una rivincita e cerco di fare della mia vita esattamente quello che voglio qualsiasi cosa dicano gli altri. L’11 marzo 2014 è uscito il tuo nuovo disco “Sassi”, in cui la verità è un tema centrale. Quanto è importante per te trovare la verità negli altri? Importantissimo. Si tratta della cosa più difficile da realizzare. Trovare persone vere e per vere intendo pure. Il che non vuole dire buone o ingenue o senza desideri torbidi, significa che dicono e fanno quello che sono. Nei tuoi testi parli anche della condizione della donne che spesso soffrono di quell’insicurezza che forse scaturisce da retaggi culturali. A volte infatti, le donne devono battersi per riuscire ad essere accettate. Quale credi sia la condizione delle donne nella nostra società? Una condizione molto triste. Quella di essere libere ed emancipate solo a parole e nei fatti per nulla. E la responsabilità è in primo luogo delle donne che alimentano spesso quei clichés e quegli stereotipi che gli uomini cuciono loro addosso. Solitamente per poco coraggio. E quelle che si battono per essere realmente libere nell’esprimersi e nell’essere se stesse il più delle volte vengono tacciate di essere delle stupide o delle poco di buono. Da parte di altre donne

© Chiara Gambuto

in primis. Che tristezza! Nel testo “Abbracci” dici: “ C’è un tempo per lanciare sassi e un tempo per raccoglierli”. Ti chiedo, qual è il tempo per raccogliergli? E’ il tempo in cui capisci chiaramente chi sei e cosa desideri sotto alle sovrastrutture che tu stesso hai eretto per milioni di anni. Un’altra frase che colpisce è la seguente, contenuta nella canzone Ossa: “Ti vorrei prendere a calci fino a farti molto male tanto non sviluppo sentimenti come dicevi tu”. E’ una frase molto forte, ce la spieghi? Si tratta di un mio ricordo. Una frase che mi è stata detta. Molti reputano il tuo secondo album molto più allegro e spensierato del primo, è così? C’è stato un cambiamento personale che poi si è riversato sul modo di scrivere e sulla tua musica? A mio avviso è molto più scuro del primo. Molto più scarno, molto più denso, molto più disperato. Anche il primo lo era ma in una maniera diversa. Quando riesci ad essere felice è come se ti potessi permettere di esplorare più in profondità il marcio e que-

sto faccio in questo disco. Prima ero talmente disperata che potevo permettermi di sguazzarci soltanto nel dolore. Quali sono i tuoi progetti futuri? Stai già pensando ad un nuovo disco? Non sto pensando al momento a nuovi brani…scrivere richiede tempo e soprattutto sentimenti sempre nuovi da provare e da capire…non mi piace parlare a caso, quando parlo vorrei avere delle cose intelligenti da dire. Meglio tacere altrimenti. Il mio progetto per il futuro è essere il più felice possibile per la maggior parte del tempo


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VITA DA BLOGGER

Refashionista QUANDO L’ABITO HA UNA SECONDA VITA

Lei è Jillian Owen, la blogger “taglia e cuci” che con un pizzico di creatività e fantasia, recupera abiti di seconda mano, trasformandoli in vestiti fashion e alla moda. Nel suo blog refashionista.net potete trovare tutte le sue creazioni con foto del prima e del dopo

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FRANCESCA LORI

uando e perché hai deciso di dar vita al blog Refashionista? ReFashionista. net è nato a luglio 2010. Ho iniziato a rimodellare i vestiti per un po’. Poi ho incominciato a fare dei tutorial, era un modo divertente per condividere il mio hobby preferito con i miei amici. Parlaci del tuo concetto di moda e invece della tua opinione sulla moda in generale. In realtà non mi interesso di moda. Quello che mi interessa è

coltivare uno stile personale che mi faccia sentire felice e favolosa. Non seguo le tendenze o che cosa è “in” o “out”. Penso solo che tutti dovrebbero indossare quello che vogliono e divertirsi! Dici di essere disgustata dalla crescita dei giganti della moda che si affidano a pratiche di lavoro immorali e che si può vestire bene a buon mercato senza danneggiare l’ambiente e senza sostenere pratiche di lavoro ingiuste. Quale potrebbe essere una soluzione per te per ovviare a questo problema? La via che ho scelto di inseguire, quella di rimodellare gli abiti, è

ovviamente la mia preferita. Anche se non sai cucire ci sono altri modi per essere “ecofabulous”! Acquistare di meno. Comprare solo vestiti che ami davvero e che sono di alta qualità in modo che durino a lungo. Acquistate quindi l’usato quando potete. Comprate vestiti fatti con scrupolosità ogni volta che potete. Recuperi abiti usati dandogli una nuova vita. Qual è il materiale più singolare che hai usato per un tuo vestito? Vediamo... una volta ho fatto un abito da ballo di vecchi romanzi rosa! Il corpetto era una coperta e la gonna era fatta di pagine ingiallite. Questo è stato probabilmente il più bizzarro. Mi sono capitati tute folli, vestiti di vecchie signore, e costumi abbandonati che poi amo ridargli una nuova vita! Hai un abito preferito tra quelli che hai realizzato? Il mio preferito è stato probabilmente quello che ho ri-fatto e che doveva essere il mio abito da sposa un paio di anni fa. Poi


ho annullato il fidanzamento ma ho tenuto il vestito. Tinteggiarlo e trasformarlo in un abito da cocktail divertente, è stato catartico. Di cosa ti occupavi prima della nascita del blog? Eri sempre nel campo della moda? Prima del blog, mi vestivo di nero. Non avevo molti soldi, e dall’acquisto di un solo colore, potevo abbinare qualsiasi cosa, non dovendo così comprare tanta roba. Non ho mai seguito la moda più di tanto... mi piace solo indossare i colori come tutti gli altri. Hai mai pensato di fare del tuo hobby un business e cominciare a vendere le tue creazioni? Naturalmente c’ho pensato, ma sono una donna single che vive da sola. Devo mantenermi, e questo significa lavorare a tempo pieno. Sono scrittrice freelance da un lato, e rimodellatrice quando posso. Sarebbe un sogno, ma non è pratico ... purtroppo.


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PEOPLE

Timor Est - 2012

PASSIONE FOTOREPORTER MARTINA DI DONATO

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n passato sei stata un modella, dal 2004 svolgi l’attività di foto reporter, come ti sei avvicinata a questa professione? Ho incominciato a fare il lavoro di modella a 18 anni, non è che lo avessi sognato fin da piccola, finito il liceo non avevo ancora capito cosa volevo fare “da grande” ma volevo essere indipendente e quella è stata la prima cosa che mi è stata proposta, un po’ per caso, in un supermercato a Milano. L’idea era di farlo un anno e poi riprendere gli studi ma questo lavoro oltre ad offrirmi un guadagno (non certo milionario come le Top model ma di certo maggiore di quello dei miei amici magari trentenni e laureati) mi dava la possibilità di viaggiare in continuazione, non solo nei posti degli shootings ma anche di fare base per lunghi periodi in altre grandi città come New York, Tokio, Cape Town, Sydney, Barcellona, così ho conti-

nuato per sette anni. E’ proprio in questi anni che ho incominciato a scattare fotografie… ai tempi (sembra ieri ma in realtà parliamo di quasi 20 anni fa!) non c’erano tutte queste possibilità di comunicare che abbiamo adesso, non si poteva scattare una foto col telefono e mandarla gratuitamente passando dal primo cafè dotato di wifi…Sentivo la mia famiglia raramente, senza avere il tempo di raccontare tutte le cose che vedevo e le esperienze che facevo. Così ho incominciato a scattare fotografie (in genere diapositive) e poi una volta tornata a casa preparavo degli slideshows e raccontavo di posti lontani che avevo conosciuto. Ho presto incominciato a viaggiare per conto mio anche nei posti dove il mondo della moda non mi avrebbe mai portato e nel tempo libero scattavo fotografie. Dal lavoro “Asylum seekers, Malta” - 2013


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Terremoto di Haiti - reportage per Vanity Fair Lens Culture International Exposure Award 2010

Albertina D’Urso racconta le realtà sconosciute o dimenticate attraverso uno scatto. Dona voce ed espressione a chi forse non l’ha mai avuta Ogni tanto provavo ad avvicinarmi a qualche redazione ma con scarso risultato mentre continuavano ad arrivarmi offerte come modella quindi. L’occasione è arrivata nel 2002: alcune amiche di famiglia mi hanno chiesto se potevo partire con loro per l’India e fotografare i bambini adottati a distanza, le loro case e le loro condizioni di vita… ci sono rimasta mesi e questi scatti sono poi diventati una mostra ed un libro e da lì ho incominciato ad essere una fotografa a tempo pieno… la mostra è stata visitata da alcune persone che stavano preparando una spedizione in Afganisthan, e via così… da cosa nasce cosa… Viaggi molto e hai la possibilità di vedere molte realtà che forse a noi occidentali sarebbe difficile anche solo immaginare. Come riesci a riportare quello che vivi attraverso uno scatto?

Il lavoro di fotoreporter mi ha portato a conoscere realtà che chi vive in occidente non può neanche immaginarsi, a parlole non riuscirei mai a raccontarlo, con la fotografia invece mi viene più facile perché il momento dello scatto coincide con quello che sta accadendo e con l’emozione che sto provando in quel momento. Scrivere è diverso… devi rielaborare dopo quello che hai visto. Invece quando scatti accade tutto contemporaneamente. Da ragazzina riuscivo a raccontare le mie esperienze, i miei viaggi e le persone che incontravo solo usando le immagini che avevo scattato. Certo per riuscire a scattare immagini professionali in momenti concitati e drammatici ci vuole molta esperienza, non c’è tempo per pensare alla “tecnica” deve venirti in automatico. Nella fotografia di reportage non puoi star lì a decidere l’esposizione o la composizione, diventa un po’ come guidare l’automobile… mentre guidi non pensi a che pedale devi schiacciare o come devi mettere le mani sul volante. In molti tuoi scatti sono presenti bambini che dormono con le loro madri dentro una rimessa dove sono poste banane appena colte e bambini che giocano su di un’altalena, spinti amorevolmente dalla loro madre. Un esempio che rappresenta le varie diversità economiche e sociali presenti su questa terra. Questo ti ha fatto cambiare un po’ la visione della vita? Il conoscere tutte queste diverse situazioni, spesso estreme mi ha certamente cambiato la vita; soprattutto all’inizio facevo molta fatica a vivere “normalmente” una volta tornata alla mia realtà, ero diventata un po’ “adrenahoolic”, tutto ciò che era “normale” non mi interessava neanche, non riuscivo a trovare motivazioni in tutto ciò che non faceva pompare il cuore a mille. Col tempo però anche grazie alle raccomandazioni di fotografi più esperti che avevano commesso quell’errore, non se n’erano accorti in tempo e quindi non erano


vrapponendola alla mia quotidianeità. Non so se ci riuscirei.

Timor Est - 2012

riusciti a costruirsi una vita privata accanto a quella professionale, ho imparato a separare la mia vita da quella delle persone che mi trovavo a fotografare. Certo quando torno da un paese del terzo mondo mi sento un po’ a disagio in certe situazioni ma poi torno alla mia vita, alla mia famiglia ed ai miei amici, con la consapevolezza di trovarmi in una parte del mondo privilegiata ma senza sensi di colpa. Non è giusto sentirsi in colpa per essere più fortunati di altri o per non essere in grado di “salvare il mondo”. Ognuno fa quello che può, anche nel suo piccolo. C’è chi fa cose enormi, come alcuni medici che spesso mi è capitato di incontrare, che salvano centinaia di vite. Io a volte mi sono sentita inutile ad essere soltanto un testimone, incapace di cambiare le cose ma credo che anche il mio lavoro abbia fatto e

spero farà delle piccole differenze, sensibilizzando alcune persone le persone che hanno visto le foto sui giornali o durante le mostre. Sei stata anche a L’Aquila dove hai realizzato un reportage sul terremoto del 6 aprile 2009. Cosa hai trovato attorno a te? Spesso i miei reportages, avvengono in luoghi molto lontani e diversi. Il terremoto de L’Aquila è stato l’unico caso in cui ho lavorato in una situazione di emergenza nel mio paese. Però anche in quel caso dormivo nelle tendopoli, insieme agli operatori della protezione civile e passavo tutto il giorno (anche quando non scattavo) con i terremotati quindi anche se non ero poi così distante da casa ero comunque immersa al 100% nella loro realtà. Sarebbe molto diverso lavorare ad una storia nella mia città so-

C’è un viaggio a cui sei più legata? Ogni viaggio ed ogni reportages è per me molto importante e non mi è mia successo di non portarmi dietro emozioni e ricordi particolari ma se dovessi scegliere un posto a cui sono rimasta particolarmente legata oltre all’india (da dove è cominciato tutto e dove sono tornata una dozzina di volte) direi Haiti. E non solo perché anche lì sono tornata più volte: prima del terremoto (il mio libro TI MUON YO, children of Haiti è uscito nel 2009), subito dopo il terremoto ed ad un anno durante l’epidemia di colera; ma perché questa isola, la sua storia e la capacità della gente di rialzarsi da ogni tragedia non si può dimenticare. Riesci a conciliare il tuo lavoro con il ruolo di madre e moglie? Sono riuscita a conciliare molto facilmente il mio lavoro con il mio ruolo di moglie perché mio marito (anche lui fotografo anche se specializzato soprattutto in fotografia concettuale e architettura) mi ha conosciuto sul lavoro, sapeva benissimo chi ero e cosa facevo e quindi non poteva di certo lamentarsene, non mi ha mai ostacolato, anzi mi supporta molto. Come farò a conciliarlo col ruolo di madre, ancora non lo so… mia figlia ha 4 mesi e da quando è nata, anzi da quando sono rimasta incinta non ho più fatto reportages in posti a rischio. Lei, a differenza di mio marito, non mi ha scelto quindi anche se la voglia di tornare a fare quello che facevo prima è tanta c’è anche la paura di mettermi nei guai e quindi di farle un torto. Sicuramente ripartirò ma credo che avrò molta più cautela. Nel frattempo, tra poppate e pannolini, sto lavorando ad un grande progetto: la pubblicazione del mio terzo libro.

Terremoto de L’Aquila realizzato per la protezione civile ed esposto in una mostra collettiva itinerante per tutta italia



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ARTE

“CORCOS E LA BELLE EPOQUE” Belle Epoque a Palazzo Zambelli di Padova fino al 14 dicembre. Una mostra monografica in cui è possibile ammirare tutti i più bei dipinti della Belle Epoque del pittore livornese Vittorio Matteo Corcos. Saranno presenti anche opere inedite. Corcos ha reso celebre Elena Vecchi con il dipinto “Sogni” (1896), in cui è rappresenta la giovane figlia del pittore Jack La Bolina (Augusto Vecchi) seduta su una panchina con lo sguardo rivolto al pittore. Proprio in quello sguardo, secondo alcuni critici, sarebbe espresso un forte sentimento d’amore della giovane nei confronti del pittore.

“HENRI MATISSE ED IL CUT-OUTS” Al MoMa (Museum of Modern Art) di New York,dal 12 ottobre fino al 8 febbraio 2015 si terrà una mostra dedicata al genio di Henri Matisse. In particolare il MoMa ha deciso di dare spazio alla tecnica scoperta da Matisse nel 1940, quella del Cut-Outs. Impossibilitato a dipingere a causa di una grave malattia il pittore francese iniziò a ritagliare fogli di carta colorati che, inizialmente erano di medie dimensioni, e poi diventarono sempre più grandi. Saranno esposte circa cento opere, tra cui “The Swimming pool” dipinto nel 1952.

“LE METEORITI, COMUNICATI DAL CIELO” Al Palazzo delle Esposizioni di Roma dal 30 settembre fino al 2 novembre si terrà la mostra “Meteoriti, quando il cielo comunica”. Saranno esposte le straordinarie meteoriti appartenenti al Museo di Mineralogia della Sapienza. Appassionati e curiosi potranno osservare da vicino questi oggetti . La mostra è suddivisa in tre aree: la prima ci riporterà indietro nel tempo fino a 13, 8 miliardi di anni fa, quando l’universo iniziò a trasformarsi in una palla infuocata, nella seconda area verranno presentati vari tipi di meteorite ed infine la terza area è dedicata a miti, leggende ed enigmi sulle meteoriti.

Monte Milone, meteorite di tipo condrite L. Peso 2044 g. (N° 648/16 – Coll. Spada). Museo di Mineralogia - Sapienza Università di Roma.


ARTE 43

“PABLO PICASSO A FIRENZE” Presso Palazzo Strozzi di Firenze dal 20 settembre fino al 25 gennaio 2015 si terrà una mostra dedicata al maestro indiscusso Pablo Picasso. La mostra si compone di dipinti importanti che influenzeranno artisti spagnoli come Joan Mirò, Salvador Dalì, Juan Gris ed altri ancora. Novanta opere tra dipinti, disegni,sculture ed incisioni provenienti dal Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid.

“CHAGALL A PALAZZO REALE” Al Palazzo Reale di Milano dal 17 settembre fino all’1 febbraio 2015 si terrà una mostra dedicata al pittore russo neutralizzato francese Marc Chagall. Oltre 220 opere saranno esposte ai visitatori, tra cui anche dipinti inediti. La mostra si sviluppa secondo un percorso cronologico che inizia dal suo primo dipinto realizzato a San Pietroburgo, fino al suo ultimo capolavoro. Chagall prendeva ispirazione dalla vita del popolo russo e dal mondo contemporaneo che sintetizza ed esprime nelle sue opere. La mostra è curata da Meret Meyer, nipote del pittore.

“ESCHER, IL GENIO DEI MONDI AL CHIOSTRO DEL BRAMANTE” Dal 20 settembre fino al 22 febbraio 2014 il genio di Escher sarà esposto in mostra presso Il Chiostro del Bramante. La mostra comprende 150 opere dell’artista olandese. Mondi paralleli ed emozioni intrappolate so, esplorazione dell’infinito, queste sono alcune delle caratteristiche che hanno portato Escher ad essere uno dei più grandi artisti. Alcune delle sue opere più famose sono “Mani che disegnano” del 1948, “Cielo e acqua I” del 1938.

A R T E MARTINA DI DONATO


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IL MONDO IN PILLOLE

NEI GUAI PER UNA PELLICOLA Un venticinquenne inglese è stato condannato a ben 33 mesi di carcere per un reato compiuto più di un anno fa: aver prodotto una copia pirata del film Fast and Furious 6 (uscito nella sale il 17 maggio del 2013). Philip Danks avrebbe registrato il film con il suo cellulare per poi diffonderlo in rete ricevendone un ricavo di circa un migliaio di sterline, in euro sono stati estimati circa 2,5 milioni di euro.

UNA STATUA IN ONORE DI AMY WINEHOUSE Lo scultore Scott Eaton ha realizzato una statua in bronzo in onore di Amy Winehouse. La statua a grandezza naturale è stata esposta presso la piazza nord di Camden Town, a Londra. L’opera è stata realizzata con la collaborazione della madre della cantante ed il fratello. La cantante britannica scomparsa il 23 luglio del 2011 rimane una delle cantanti più amate a livello mondiale.

WILL McAVOY E LA SUA ULTIMA INCHIESTA The Newsroom torna sugli schermi per l’ultima stagione. La serie televisiva scritta da Aaron Sorkin e prodotta dalla HBO racconta le avventure dell’irriverente quanto schietto e professionale anchorman Will McAvoy e del suo staff composto da giovani ma esperti giornalisti. A novembre andrà in onda la terza ed ultima stagione. La serie in Italia è apparsa per la prima volta nel 2013, ma siamo ancora in attesa della seconda stagione.


ADDIO A PEPE, SIMBOLO DI UN’ISOLA Si è spenta Pepe, aveva cento anni ed era il simbolo delle Isole Galapagos. La tartaruga “Pepe il missionario” era stata trovata negli anni ’40 da due pescatori per poi essere donata a dei frati francescani (da qui il nome). Da oltre 60 anni viveva nella riserva protetta del Parco Nazionale delle Galapagos, sull’isola di San Cristobal e si era aggiudicata la nomina di “Tartaruga gigante più famosa delle Galapagos”.

IL MONDO IN PILLOLE 45

IL MONDO IN PILLOLE MARTINA DI DONATO

BURGER KING E TIM HORTONS SI ALLEANO Due colossi si fondono. Burger King, la grande catena di fast food, stringe un accordo di compravendita con la catena Tim Hortons, leader delle ciambelle canadesi. Il prezzo della trattazione è stato fissato per 18 milioni di dollari e la sede operativa della nuova catena pare sia prevista in Canada. La Tim Hortons è stata fondata nel 1964 da Tim Hortons e Ron Joyce e nel giro di pochi anni divenne una delle catene più famose del mondo battendo anche McDonald.


BEAUTY Reveal Calvin Klein Il profumo delinea una nuova categoria di fragranze - solare orientale - caratterizzata da un intrigante dualismo, freschezza inattesa e calore avvolgente. La linea CK Reveal comprende Sensual Body Lotion (€ 36), Sensual Shower Gel (€ 28).

Fondotinta Correttore Duo Moda, colore, femminilità. Ma anche formule d’avanguardia e princìpi attivi supertestati ed efficaci. Collistar con le sue collezioni trucco regala a tutte le donne il fascino di un look perfetto e seducente. Il film perfezionatore del Fondotinta é satinato e uniformante, leviga, minimizza rughe, discromie e imperfezioni. Il Correttore nasconde all’istante piccole rughe, occhiaie, macchie, rossori, discromie e ogni segno di stanchezza. Con Attivi Puri e protezione spf 15. (€33)


Collistar e Piquadro Natale 2014 Anche quest’ anno si rinnova la gioia per gli specialissimi Auguri che Collistar riserva al suo pubblico: l’esclusiva e attesa collezione di borse e travel bag per lei e per lui che in ogni dettaglio celebrano un gusto e una sensibilità per il bello tipicamente italiani e che anche per il Natale 2014 sono di nuovo firmate Piquadro! I kit proposti abbinano diversi prodotti star della linea Trucco di Collistar con borse e travel bag by Piquadro.

Balsamo ricco Comfort Infinito 24 H Chi ha la pelle molto secca si innamorerà di questo delizioso balsamo ricco e cremoso, fonte di intenso nutrimento. La sua fase nutritiva (arricchita in Olio d’Argan, burro di Karité, oli di Cartamo e Cocco) rappresenta il 40 % della sua formula che avvolge la pelle in un vero guanto di comfort (€35)


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DIALOGO

TAB Ù

Il termine “tabù” ha origini polinesiane e indicava una proibizione sacra che tormentava e opprimeva persone, luoghi e circostanze

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ella maggior parte delle società, un tabù è considerato essere una potente proibizione riguardante alcune condotte e costumi, considerate “sacre e proibite”. Se in una Comunità si osa spezzare un tabù, questo viene giudicato un comportamento rivoltante e meritevole di disapprovazione. Alcuni tabù li ritroviamo nella maggior parte delle società, da quelli radicati ed universali come il tabù dell’incesto, il tabù del cannibalismo, il tabù della necrofilia o della coprofagia, a quelli più comuni che riguardano le attività corporee come il tabù dello sputare o quelli più specifici e territoriali come il tabù del “volto delle donne” in Arabia Saudita e Afghanistan. I tabù possono avere varie funzioni come per esempio l’aiutare a scoprire il percorso storico di una società quando non ci sono altri testimonianze a documentarlo. L’origine ed il compito dei tabù sono stati oggetto di numerose interpretazioni religiose, antropologiche e sociologiche. Infatti James Frazer nella sua ampia opera “Il ramo d’oro” ha studiato i differenti ed insoliti tipi di tabù in varie civiltà ed epoche. Alcune di esse sono sanzionate dalla legge con pene severe, altre fanno nascere imbarazzo, vergogna e sono oggetto di improperi. Anche Sigmund Freud (il padre della Psicoanalisi) ha dato un apporto importante all’analisi di come i tabù influenzano il

VIRGINIA MALONI * comportamento umano, ponendo l’accento sulla componente motivazionale inconscia. Nel suo saggio “Totem e Tabù”, Freud descrive lo stato primitivo dei popoli aborigeni dell’ Australia e di come questi mettessero intensi blocchi alle loro pulsioni sessuali, organizzandosi socialmente in modo tale da evitare rapporti sessuali incestuosi. Ogni clan infatti era contraddistinto da un totem i cui membri non potevano accoppiarsi con persone che avevano lo stesso totem. La ripugnanza dell’ incesto era per Freud un tratto infantile e rappresentava una lampante analogia con la vita psichica della persona nevrotica. Freud interpretava il tabù come un contenimento alle pulsioni sessuali dalle origini primitive e impenetrabili, ma potente e socialmente accettato. E nella nostra cultura? Sembra che il tabù in generale si riferisca a quei comportamenti che “non si adottano”, sulla base di una probabile visione (“puritana”) che non ha nulla a che fare con una visione comune del sacro. Il termine “tabù” ha origini polinesiane, veniva usato nell’ etnografia religiosa e stava ad indicare una proibizione sacra, di carattere magico-religioso, che tormentava e opprimeva persone, luoghi,oggetti, circostanze. I popoli primitivi che trasgredivano ai tabù venivano colpiti dal loro potere soprannaturale di cui il tabù è investito. Il tabù segna il “limen”, ossia il confine tra ciò che è sacro e ciò che non lo è, tra ciò che è consentito dalla

comunità come norma sociale e ciò che invece è illecito. Tabù e serenità psicofisica sono inversamente proporzionali: alcuni comportamenti che noi mettiamo in atto possono non seguire la nostra vera intenzione ma essere condizionati dal pensiero o giudizio altrui e dai tabù socio-culturali in cui siamo immersi. Questo può provocarci sofferenza e farci stare male. Forse a volte una migliore conoscenza può aiutarci a far cadere determinati tabù comuni come quello degli adolescenti, relativo alla masturbazione e al pensiero che fa male ed è peccato. Oppure pensare che l’omosessualità sia una malattia e che parlare con gli omosessuali sia riprovevole socialmente. Di omosessualità si parla, non è un tabù parlarne ma ancora restano le briglie in quanto alcuni pensano sia una malattia e alcuni anche ne se parlano ed hanno amici omosessuali, preferiscono essere riservati in quanto pensano che la società e la chiesa li giudicherebbe. Noi ci formiamo degli schemi mentali e di comportamento in un determinato contesto socio-culturale è vero, ma anche se non possiamo non considerare ciò, possiamo riflettere sull’origine dei tabù e non farne dei giudizi castranti e privi del nostro personale pensiero, ma integrarli alla storia e capire cosa è stato funzionale e cosa non lo è più. E voi che tabù avete? E se lo avete in quale percentuale vi condiziona?

Psicoterapueta*

Bibliografia: Il Tabu e l’ambivalenza del sacro. Trattato di storia delle religioni, ed. Universale Bollati Boringhieri, pag. 17-18. Il ramo d’oro, ed. Bollati Boringhieri, capitoli 19-20-21-22.


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“BELLEZZA” A CINQUE TERRE Le Cinque Terre è una delle più belle aree mediterranee naturali della riviera ligure. Qui si trovano cinque borghi o terre: Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola, Riomaggiore che si affacciano a picco sul mare. Grazie alle caratteristiche geografiche del territorio, le Cinque Terre costituiscono una delle principali attrattive turistiche della riviera ligure per il loro contesto orografico collinare naturalmente aspro ed accidentato, addolcito dalla costruzione di terrazzamenti o fasce per la coltura, che cala verso il mare con forti pendenze; nei punti in cui il mare si insinua serpentinamente nella terra sorgono i borghi, snodati a seguire la naturale forma delle colline. Nel 1997, su istanza della provincia di La Spezia, le Cinque Terre, insieme a Porto Venere ed alle isole Palmaria, Tino e Tinetto, sono state inserite tra i Patrimoni dell’umanità dall’UNESCO.

© Parco Nazionale Cinque Terre


ABU DHABI

Abu Dhabi, fondata nel lontano 1791, è la capitale degli Emirati Arabi Uniti. Negli ultimi anni è diventata la capitale più ricca del mondo, grazie ai suoi numerosi giacimenti di petrolio


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bu Dhabi è la meta ideale per chi vuole trascorrere le proprie vacanze all’insegna del relax ma senza rinunciare al divertimento e alla cultura. La città, infatti, offre varie attrazioni per i gusti di tutti. Se volete conoscere meglio la cultura araba, un luogo da non perdere è la Grande Moschea Sheikn Zayed Bin Sultan Al Nahyan, dedicata al presidente degli Emirati Arabi Uniti e regnante di Abu Dhabi. La moschea è stata costruita negli anni ’90. Il progetto iniziale prevedeva elementi prettamente marocchini, ma poi vennero introdotte anche varie caratteristiche del design turco, in particolare per i muri esterni. La particolarità è che la moschea ingloba varie nazioni, i materiali provengono da tutte le parti del mondo (Italia, Grecia, Germania, Marocco, India, Cina,Turchia, Iran e EAU). Le sue grandezze sono impressionanti (22.412 metri quadrarti si superficie) e può contenere circa 40 mila fedeli. La moschea conta ottantadue cupole, tutte decorate in mar-

photo TCA ABU DHABI

mo bianco e mosaici per circa 17.000 metri quadrati. Al suo interno è possibile ammirare il tappeto più grande del mondo realizzato a mano con 35 tonnellate di lana e cotone. Se si cerca la tranquillità Abu Dhabi offre una vasta gamma di isole mozzafiato come l’isola di Yas, in cui è sito il Circuito Yas Marina dove ogni anno si disputa il Gran Premio di Formula1; l’Isola Saadiyat con i suoi 27 km quadrati; l’Isola Al Maryah che rappresenta il nuovo quartiere commerciale di Abu Dhabi oppure la Dalma Island, una delle più importanti isole del Golfo per la raccolta di perle. Abu Dhabi è un’ottima metà anche per chi preferisce l’azione e lo sport. Se siete amanti del mare e della pesca potrete partecipare a delle avvincenti immersioni nelle cristalline acque della costa incontaminata. Per chi non ama molto le immersioni o la navigazione potrà approfittare dei numerosi club di golf. Un evento da non perdere per chi si trovasse negli Emirati Arabi a dicembre è il Abu Dhabi Volvo Ocean Race ( da metà dicembre 2014 fino al 3 gennaio 2015).




Courtesy of TOP STUDIO I Parrucchieri Nereto



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