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n° 31 Aprile 2014 periodico free press
FOOD BLOGGER
A tavola con Chiara Maci
DESIGN
Federico Delrosso
FASHION
Vintage Mania
TRAVEL
Photo Credit: Courtesy Kayt Jones/ RCA Records
Il fascino di Coppedè
Shakira
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FEDERICO DELROSSO
Indice
EVE ARNOLD: L’OBIETTIVO SULL’ANIMA
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ELEN’S FASHION STYLE Shakira - La bomba sexy deflagra viralmente
28 Greitist iz Francesco Gabbani
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30 A TAVOLA CON CHIARA MACI
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LA MODA AI TEMPI DELLA CRISI Il gusto di arredare la tavola
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IL TENORE CROSSOVER TANTI MIX E OPERE DI BENE
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BEAUTY CHIARA BIASI
50 I SEGRETI DI UNA RELAZIONE STABILE
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52 LA SESSUALITà IN RETE
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IL FASCINO DI COPPEDè Romantica e Bohémienne. Parigi? No, Belgrado
Indice
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IBOOmagazine
EDITORIALE L’Arte Del Successo
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ui placet alterius, sua nimirum est odio sors...* Forse ha ragione Orazio quando dice che il successo di uno possa rappresentare il fallimento per qualcun altro. Molti non badano agli affari propri e non cercano vie d’uscita alternative per raggiungere il successo ma si lasciano andare alle loro demoralizzazioni. Ma tanto si sa che il vero successo inizia sempre con un fallimento! *Quando una persona invidia la sorte di un altro, è naturale per lui essere scontento della propria
VIRGINIA CIMINA’
DIRETTORE RESPONSABILE Virginia Ciminà HANNO COLLABORATO Renata Antonacci Federica Bernardini Gianni Bini Martina Di Donato Virginia Maloni Annalisa Marcucci Francesca Masotti Riccardo Sada Michela Staffieri EDITORE Diamond Media Group s.r.l. Via C. Levi, 1 Sant’Omero (TE) Tel. 0861 887405 redazione@diamondgroup.it IBOO MAGAZINE È una testata registrata presso il Tribunale di Teramo al n.546 del 08/11/2005 GRAFICA Diamond Media Group s.r.l. STAMPA Arti Grafiche Picene s.r.l. PUBBLICITA’ info@diamondgroup.it RESPONSABILE TRATTAMENTO DATI Dlgs 196/03 Virginia Ciminà Riservato ogni diritto e uso. Vietata la riproduzione anche parziale
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DESIGN
FEDERICO DELROSSO
VIRGINIA CIMINà
Un architetto italiano alla conquista del mondo. Solide basi architettoniche italiane per prestigiose performances internazionali
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n architetto a 360 gradi che spazia fra tipologie architettoniche molto diverse, dalle abitazioni private a locali pubblici e anche molti progetti di Industrial design. Questo è Federico Delrosso, biellese classe 64 con una laurea conseguita nel 1996 al Politecnico di Milano. Una carriera folgorante che lo ha già portato alla ribalta architettonica internazionali con lavori in Italia, Stati Uniti, Svizzera, Francia, Montecarlo e Turchia. Arch. Delrosso, i suoi lavori sono caratterizzati principalmente dal design e dal grande impatto emozionale, come nascono? Nascono sempre da un’ intuizio-
ne personale, che è il risultato di una forte spinta passionale, dall’entusiasmo che provo quando sono chiamato a lavorare ad un nuovo progetto, piccolo o grande non fa differenza, ecco perché lavoro costantemente su progetti di architettura, ma anche di piccoli interni o anche solo ad un prodotto industriale. l’estetica , o almeno la mia idea di estetica, ha sempre un ruolo assoluto nel mio lavoro, al quale dedico molta energia per conservare coerenza ed etica progettuale . Naturalmente sono una persona razionale e pragmatica, quindi l’attenzione alla funzione e concretezza in ciò che faccio è sempre presente. Dallo studio di Biella, sua città
d’origine, l’attività si estende nel 2004 anche all’estero e nasce “Federico Delrosso Architects”, un team dedicato alla progettazione residenziale, commerciale e di design con sede a Milano e a New York, entrambi importanti centri per l’architettura e il design. Ci parli della sua crescita nel corso degli anni. La mia crescita professionale è avvenuta in modo graduale attraverso numerose esperiente professionali sempre motivate dalla necessità personale di individuare un percorso proprio. I viaggi, la curiosità e l’ambizione mi hanno portato ad estendere le esperienze oltre frontiera senza mai pormi limiti tipologici e dimensionali di progetto .Milano e NY sono per me 2 luo-
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ghi di appartenenza, sento la stessa energia in entrambe le città, anche se fortemente diverse tra loro…. A novembre c’è stata la presentazione del suo libro “Spostando il limite. Architettura, design e passione nella monografia di Federico Delrosso” presso il flagship store di Gucci in Brera. Il libro raccoglie i primi vent’anni di progetti firmati Federico Delrosso. Com’è cambiata la professione dell’architetto dagli anni sessanta a oggi? E’ cambiata profondamente, non tanto nell’approccio metodologico o nei contenuti architettonici e compositivi, anzi forse questi si stanno perdendo in luogo del forte effetto scenografico che un po’ tutti rincorrono…. E’ cambiato sostanzialmente il modo di lavorare, la rapida evoluzione della tecnologia ha permesso di lavorare in tutto il mondo da qualunque luogo in tempo reale, accorciando drasticamente i tempi e consentendo di lavorare senza frontiere….questo però a mio parere ha viziato la committenza, che
oggi richiede tempi di produzione strettissimi, dimenticando che l’architettura non è un servizio ma una prestazione intellettuale/creativa che non si può comperare al supermercato….. Poi naturalmente anche l’aspetto evolutivo e prestazionale dei materiali, impianti ecc ha dato una forte spinta nell’estremizzazione compositiva, strutturale ed impiantistica, obbligando i professionisti ad un costante aggiornamento professionale. Nel 2008 e nel 2012 i suoi lavori di interior per i ristoranti Notime di Montecarlo e CafèB di New York sono stati tra i finalisti della categoria Hospitality Restaurant Casual del premio Best of Year Award. Ci racconti questa esperienza e i dettagli del progetto. Quanto c’è di italiano in questi restyling? L’esperienza nel mondo hospitality, in questo caso nel settore ristorazione, è stata molto interessante perché si devono tenere in considerazione molti aspetti, dalla funzionalità all’estetica, ma soprattutto ad una committenza che non è quella
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che commissiona il progetto, ma chi fruirà lo spazio, cioè tutti noi….in questi progetti, come del resto un po’ in tutti i miei lavori, cerco sempre di dare identità allo spazio, in modo che abbia una forza propria, ma possibilmente neutra, che influenzi positivamente che li vive, anche se solo per qualche ora….che metta a proprio agio le persone. Di italiano c’è sempre il mio modo di interpretare lo stile, che senza eccessi stravaganti, è sempre giocato sull’attenzione ai dettagli ed alla loro perfetta esecuzione, cerco sempre di creare equilibrio e leggerezza utilizzando pochi materiale ed elementi compositivi , ma in modo omogeneo. Progettazione di tipologie architettoniche molto diverse: abitazioni private, locali pubblici, uffici, progetti di interior e industrial design con materiali combinati e inaspettati come il ferro, vetro, legno, pietra, corian e finiture pensate ogni volta ad hoc. Da cosa nasce la scelta di sottrarre materia a favore di aperture e ampie vetrate come a voler far dialogare in
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DESIGN
terno ed esterno dei suoi edifici? L’architettura in un certo senso è un elemento eterogeneo al contesto naturale in cui viene inserita, quindi ho sempre pensato ad un atto compositivo che dialoghi il più possibile con il paesaggio, e che non venga percepito come un elemento ostacolante ma integrato…..il contatto visivo interno/esterno è percepibile anche da esterno/interno e questo consente di cogliere una integrazione visiva e concettuale….questo naturalmente è un pensiero molto teorico in quanto ci si deve scontrare con i vincoli di ogni progetto, dai regolamenti comunali alla fisicità dei luoghi, del contesto ecc. mi interessa molto percepire questa sensazione di equilibrio tra senso di protezione che l’involucro architettonico è chiamato a fornire, e la sua permeabilità visiva. Ristrutturazione di un appartamento, progetto di due ville monofamiliari realizzate a Vandorno, l’ampliamento e la ristrutturazione di una villa monofamiliare a Mendrisio, progetto d’interior retail nel cuore dello shopping milanese per il nuovo store del brand di orologeria Gagà Milano per poi passare alla serie di sgabelli per Henry Timi e la lampada Shade per Davide Groppi e alla poltroncina total black. Quale aspetto della sua professione l’appassiona di più? Mi appassiona tutto ciò che mantiene alto il livello di entusiasmo per quello che faccio, questa è una necessità fondamentale che alimenta la mia espressività creativa. Il mio approccio è totale perché credo profondamente che architettura, interior e design siano elementi concatenati tra loro.. mi interessa affrontare i vari temi perché cambia il rapporto di scala, ed i tempi
di realizzazione….l’architettura richiede anni di lavoro, il retail o hospitality qualche mese…. il design spesso pochi minuti… questo mi consente di trovare quell’equilibrio personale ed entusiasmo, che è molto difficile da alimentare specialmente nei progetti che durano molti anni. Infine In occasione della Fiera Internazionale ELA Expo Lighting America 2014 che si sta svolgendo a Città del Messico dal 26 al 28 febbraio ha presentato la “Domus Mediterranea” , un omaggio alla Vecindad, sarà la nuova casa del futuro? E’ sempre difficile parlare di casa del futuro, diciamo che questo mio intervento in Messico, che propone la rivisitazione della casa a “patio”, è un omaggio alla tipologia architettonica mediterranea, comune in tutto il mondo a cultura latina….in Messico infatti erano chiamate “vecindad”, cioè di vicinato… edifici a corte comune nei quali vivevano più famiglie e spazi commerciali…quello che ho voluto dire con questo progetto è proporre una riflessione sugli spazi di relazione, che il mondo ormai globalizzato sta perdendo….si stanno costruendo sempre più comparti isolati, interi quartieri che si sviluppano verticalmente perdendo la connessione con il tessuto edilizio esistente, che si è consolidato negli anni e che ha creato la storia delle città…se proviamo a riflettere su quali sono i luoghi che amiamo di più delle città in cui viviamo, ci accorgiamo che sono gli spazi in cui si svolge la vita quotidiana, con ristoranti, negozi, bar, mercati, aree verdi……porto sempre come esempio la città di NY, che amo profondamente per la sua dinamicità , per il suo spirito metropolitano ma di quartiere allo stesso
tempo…è la città a sviluppo verticale per antonomasia….ma in realtà la vita si svolge sempre a piano strada…le persone camminano senza accorgersi di cosa avviene a 50 piani più sopra… cioè niente….qualche splendido appartamento e qualche ristorante…le persone sono sempre più sole, specialmente oggi con la dominazione dell’hi-tech, dei social media ecc . Siamo sempre più isolati, si sono perse le relazioni…quindi la mia riflessione in generale è che dobbiamo rivalutare alcune tipologie del passato, naturalmente reinterpretandole in chiave contemporanea, ma cogliendo alcuni aspetti fondamentali, un’architettura piu’ a misura d’uomo…. questo specialmente per le destinazioni residenziali, il cui scopo è quello di accogliere, proteggere ed identificare l’uomo. A quale progetto sta lavorando attualmente? Non parlo mai dei progetti in corso, mi piace mantenere un po’ di mistero e curiosità…
“Un pessimista vede la difficoltà
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in ogni opportunità; un ottimista vede l'opportunità in ogni difficoltà.” Winston Churchill
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FASHION
Fino al 27 aprile 83 fotografie in mostra a Torino presso Palazzo Madama.
EVE ARNOLD: L’OBIETTIVO SULL’ANIMA
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eniva considerata una donna elegantissima: uno chignon a regola d’arte, un trucco molto leggero ed abiti sobri arricchiti da accessori unici e colorati spesso souvenir dei suoi lunghi viaggi. Parliamo di Eve Arnold, la prima fotografa donna ad essere ammessa nell’agenzia Magnum nel 1951 e che ci ha lasciato due anni fa all’età di 99 anni. Fino al 27 aprile sarà possibile ammirare parte del suo lavoro a Torino presso la Corte Medievale di Palazzo Madama. La mostra divisa in dodici sezioni ci permette di conoscere più che l’artista, la donna Eve Arnold e come, spinta dalla curiosità per la vita, ha saputo spaziare tra i vari generi: dal mondo patinato delle star di Hollywood a quello dei reportage nei paesi più lontani ed ostili commissionati da Life o dal Sunday Times che contribuirono al raggiungimento di importanti riconoscimenti internazionali nel campo della fotografia.
Federica Bernardini
Nata nel 1912 a Philadelphia da una famiglia russa di religione ebraica fuggita alle persecuzioni razziali, Eve Arnold con il suo lavoro si è sempre dedicata al sociale e all’affermazione dei diritti civili, avendo subito a sua volta varie forme di discriminazioni: come ebrea, come donna in un mondo lavorativo prettamente maschile e, con l’avanzamento degli anni, come anziana fotografa tra giovani rampolli emergenti. Si avvicinò ai movimenti antirazziali con il suo primo servizio Harlem Fashion Show del 1948: un racconto delle sfilate che si svolgevano nel quartiere di Harlem con modelle e stilisti afroamericani, un servizio considerato scandaloso dalle riviste perbeniste del tempo ma che la portò ad essere notata da Brodovitch, allora direttore dell’Harper’s Bazar e che gli aprì le porte dell’agenzia Magnum. Nel suo primo documentario Dietro Al Velo del 1971 raccontò la condizione della donna in Medio Oriente e nel 1979 dopo una lunga attesa per ottenere il visto,
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riuscì ad entrare in Cina e per cinque mesi immortalò scene di vita quotidiana percorrendo più di 40000 miglia arrivando fino in Mongolia. Ma il nome di Eve Arnold viene soprattutto associato alla sua attività di fotografa di scena sul set di numerosi film, da qui i famosi scatti di Marylin Monroe con la quale instaurò un rapporto d’amicizia decennale. Seguirono poi le fotografie a Marlene Dietrich, Malcom X, Indira Gandhi, Liz Tylor, Joan Crawford. Il lavoro più intimista, commovente ed anche catartico della Arnold è stato però A Baby’s First Five Minutes, in cui, muovendosi nel reparto di maternità del Mother Hospital di Port Jefferson , immortalò con la sua macchina fotografica i primi cinque minuti di ogni bambino appena nato, un progetto di sette anni che l’aiutò a riprendersi dal trauma di un aborto a pochi giorni dal parto. Eve Arnold ha raccontato tutte le sfaccettature della vita: la gioia, il dolore, la nascita , la morte; una donna appassionata e troppo moderna per i suoi tempi per la quale “Se un fotografo è realmente interessato alle persone che si trovano davanti al suo obiettivo, e se è compassionevole, è già moltissimo. E’ il fotografo, non la macchina, lo strumento”.
© Eve Arnold / Magnum Photos
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Vintage Mania
Guida allo shopping Di parigi con i numerosi negozi vintAGE FRANCESCA MASOTTI
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’indiscussa regina dell’haute couture è famosa per i suoi splendidi negozi che affacciano sugli Champs Elysées, per la celebre Fashion Week che ogni anno chiude il calendario delle “Big Four” ma anche per i numerosi negozi vintage. I fashion addicted girando per le strade della Ville Lumière troveranno pane per i loro denti. Ma prima di svelare i nomi delle boutiques vintage più meritevoli della capitale francese, scopriamo un po’ la storia di questo fenomeno culturale, e non solo, che ha cambiato radicalmente la concezione della moda portando molte
persone ad affermare la propria personalità attraverso il recupero di abiti retrò e la fusione dell’old style con un pizzico di originalità. Il vocabolo vintage deriva dal francese antico vendenge indicante i vini d’annata di pregio. Il mondo della moda l’ha preso in prestito per indicare la moda d’epoca intesa come patrimonio storico e culturale rappresentato da importanti capi d’abbigliamento, accessori e altri oggetti. Si tratta di una tendenza, consistente nel recuperare abiti delle signore (e dei signori) di trenta, quaranta o, addirittura, sessant’anni fa, nata in risposta alla nascita del cosiddetto “total look” monomarca, ovvero quell’insieme di capi d’abbigliamento, abbinati tra di loro e non originali. La combinazione dei vestiti che si possono trovare nei negozi vintage permette, infatti, di creare uno stile unico e particolare, ed è proprio così che molti fashion victims, it girls e chi più ne ha più ne metta, hanno intrapreso la strada dei negozi cosiddetti di “seconda mano”. Comprare abiti usati è stato visto per molto tempo in senso negativo, ma già negli anni ‘60 e ‘70 gli “spiriti liberi” investirono nel recupero dell’abbigliamento: è proprio in questo periodo che vennero aperti i primi negozi specializzati nel settore. È con gli anni ‘90 però che il vintage diventa un fenomeno di
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FASHION
Ecco qui una mini guida con cinque indirizzi cult
massa, vera e propria mania per gli amanti della moda che adorano indossare capi originali. A Parigi ci sono di due tipi di negozi vintage: le boutiques e le friperies (da fripes, abiti usati). In queste ultime, meno consigliabili, si trovano principalmente vestiti degli anni ‘80-’90. Nelle prime, invece, è possibile trovare veri e propri gioielli del passato: pezzi culto delle marche di lusso, oggetti rari e capi d’alta moda che spaziano dagli inizi del ‘900 ai primi anni ‘90. Non è raro imbattersi in modelli di Chanel o Louis Vuitton fuori produzione. Non a caso i bobos, i giovani parigini bohémiens di estrazione generalmente borghese, ne vanno pazzi. Il vintage, ovunque, ma soprattutto a Parigi, è diventata una vera e propria mania, le boutiques sono sparse in tutta la città, in particolare nel vivace quartiere di Marais, e, addirittura, nel mese di novembre, nella location del Garage Turenne, si tiene ogni anno una fiera dedicata al fenomeno, il Salon du Vintage: oltre cinquanta aziende presentano le loro collezioni di abiti, accessori, mobili e oggetti di design.
Kiliwatch. Splendido concept store situato in un caratteristico edificio parigino a due passi dal Palais Royal. Qui lo spazio dedicato al vintage, con ottima selezione di pezzi, è accostato alle nuove collezioni di artisti emergenti, ai libri di moda e a vecchie riviste dedicate al mondo del fashion. Coloratissime giacche di tutti i tipi e camice griffate conservate in modo impeccabile sono i punti di forza di Kiliwatch. Bellissima anche la selezione di scarpe e borse. 64, rue de Tiquitonne – www. espacekiliwatch.fr Free’P’Star. Negozio con tre sedi situate nel cuore del Marais, tra l’Hôtel de Ville e il Centre Pompidou, specializzate negli anni Settanta e Ottanta. Sempre affollate e adocchiate anche dallo star system, le tre boutiques vendono abbigliamento e accessori per donne e uomini. Si può trovare veramente di tutto, bisogna essere armati di pazienza e tempo, perché la merce non è divisa per genere. Attraverso minuscole scale a chiocciola potrete dimenarvi nei piani inferiori e superiori alla ricerca dei capi più strani. Vasta la scelta di giacconi e di pellicce che in estate, e fino ai primi di autunno, vengono venduti a prezzi scontati. 61, rue de la Verrierie – www.freepstar.com Chez Chiffons. Al numero 47 di Rue de Lancry, nel decimo arrondisment, si trova Chez Chiffons, un’elegante boutique vintage dove, una volta entrate dovrete tenere a freno la voglia di fare shopping: vestiti, gonne e cappotti, che ricordano abiti
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del cinema degli anni Sessanta si alternano a scarpe, borse e altri accessori unici. La selezione, fatta direttamente dalla gentile proprietaria, è molto accurata e si vede: qui si trovano delle vere e proprie chicche. Tra l’altro, allo stesso indirizzo si trova un altro negozio dedicato a maglie di seta e ad una collezione realizzata personalmente dalla proprietaria personalmente. 47, rue de Lancry – www. chezchiffons.fr/ Killygrind. Entrare in questa boutique è come fare un viaggio indietro nel tempo: mattonelle a scacchiera, vecchi mobili di farmacia, scatole di latta, giocattoli e maschere. Questo splendido negozio è situato nel quartiere più romantico della Ville Lumière, Montmartre. Si parte dal raffinato abbigliamento degli anni ‘50-’60 passando attraverso i coloratissimi e alternativi abiti in stile hippy degli anni ‘70 per arrivare infine agli anni ‘80 con vestiti in stile Madonna quando cantava Like a Virgin. 47 bis, rue d’Orsel – www.killygrind.fr Odetta. Borse di Gucci, Chanel, Céline e Dior, scarpe di Bruno Magli, Balenciaga e Louboutin, abiti di Léonard, Azzaro e Stella Mc Cartney, accessori di Hermès e YSL... sono “solo” alcuni dei nomi che si leggono in questa splendida boutique nel cuore del Marais. Vero e proprio tempio per gli amanti dell’alta moda, Odetta è una boutique un po’ più costosa rispetto alle precedenti per ovvie ragioni. Oltre al vestiario si trova anche una selezione di oggetti di design degli anni ‘50-’70. 76, rue de Tournelles – www. odettavintage.com
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VITA DA BLOGGER
ELEN’s FASHION STYLE
VIRGINIA CIMINà
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VITA DA BLOGGER
F
ra le varie blogger che spopolano sul web, sono davvero poche quelle che si distinguono. Una di queste è Elen Ellis fashion desginer e stylist che aspira a diventare una stilista di successo.. Come nasce questa tua curiosità sfrenata per la moda? E come è nata l’idea di aprire un blog? Non la definirei una “curiosità” ma un’indole innata che ho dentro da sempre. Racconto spesso l’episodio che fece capire a mia madre la mia attitudine a questo splendido mondo. Le dissi: “Mamma, da grande voglio fare la moda!” ovviamente lei mi rispose “La modella?” e io “No, da grande voglio fare la Moda”. Da qui nacque tutto e diventai sempre più consapevole che il mio futuro sarebbe stato questo. Ho studiato e mi sono impegnata per avere le nozioni necessarie che mi permettano di realizzare i miei sogni. Amo la moda a 360° e il Blog nasce proprio per esprimere tutto questo. Quale modo migliore per condividere con gli altri questa mia passione? Riesco a parlare di tantissimi argomenti in un solo spazio che è “solo mio”. Il mio blog sono io, in tutte le mie sfaccettature. Hai studiato all’Accademia del Lusso di Milano. Quanto ti ha aiutato? Ci sono stati sviluppi di lavoro? Il mio percorso di studi è piutto-
sto articolato: Dopo aver studiato al liceo linguistico perché una delle mie più grandi passioni è viaggiare, ho studiato Fashion Design alla Marangoni di Milano e proseguito gli studi in Accademia del Lusso (Sede di Treviso). Durante l’anno ho vinto un concorso indetto dalla scuola che come premio mi ha dato la possibilità di studiare Fashion Styling.. Contemporaneamente e per completare la mia formazione professionale ho seguito anche un corso di Modellismo Sartoriale che ha arricchito il mio bagaglio di studi. Marangoni ed Accademia, ognuna a suo modo, mi hanno aiutata a comprendere i ritmi e i metodi di lavoro che si affronteranno fuori dalla scuola. Per scelta ho avuto solo qualche breve esperienza lavorativa ma determinata nel mio obbiettivo di prendere un’altra strada e di dedicarmi ai miei progetti personali, non ho volutamente cercato impegni eccessivi. Sogno una collezione con il mio marchio (Elen Ellis) e mi sto impegnando per arrivarci. Su “Elen And The City” si possono trovare consigli di beauty, abbigliamento e accessori. Cosa consiglieresti alle nostri lettrici per la primavera/estate 2014? La Primavera/Estate 2014 sarà una delle collezioni che preferirò, ne sono certa. Un tripudio di colori e stampe che rallegrano le nostre giornate e danno un tocco di luce alla vita. Amo il nero,
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ma un tocco di colore che dia allegria è sempre gradito! Quindi scatenatevi con psychedelic prints e mix di colori sgargianti! Il total white prende il posto del “black invernale” e diventa must per la nostra estate. Infine, essendo una persona assolutamente versatile, c’è un’altra tendenza che adoro: “Sporty” è la parola d’ordine, le felpe saranno il must have di questa P/E 2014 e per chi ama essere comoda ma alla moda è un trend perfetto! Avrai però un capo di abbigliamento, beauty e accessori che non devono mai mancare? E quale invece non indosseresti mai? Elementi immancabili nel mio guardaroba ce ne sono assolutamente! Primi fra tutti i tacchi! Accessorio che deve essere presente nell’armadio di ogni donna e soprattutto indossato con classe ed eleganza. Per quanto riguarda l’abbigliamento sono una shopaholics senza limiti quindi ho praticamente di tutto; un capo di cui non potrei fare a meno sono i pantaloni. Neri, di jeans, colorati… i migliori amici delle donne. Il Beauty è un argomento abbastanza difficile per me perché ho sempre pensato di essere un po’ negata a truccarmi, nonostante ami tutto ciò che fa parte di make up, haircare e cura del corpo. Un elemento di cui però non potrei mai fare a meno sono le creme e maschere per capelli.
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VITA DA BLOGGER
Amo i miei capelli e li curo molto, ho provato molti prodotti ma ne ho scoperti alcuni a cui non rinuncerò mai! Assolutamente OUT per il mio guardaroba sono le ballerine, non ne sono un’amante e preferisco decisamente un paio di Biker Boots. Parlaci delle tue creazioni e delle ultime novità Le mie creazioni sono per me qualcosa di assolutamente speciale. Adoro imprimere sulla carta l’idea di donna che ho nella mia mente. So bene qual è la donna che voglio vestire e i miei disegni rispecchiano al meglio la mia idea di Moda: femminile, forte, indipendente e passionale. In una realtà in cui la cosa più difficile è distinguersi, nella mia moda sono unica e questa è la mia forza. Non accetto regole imposte, accetto regole che non intrappolano le mie aspirazioni. La donna che sogno di vestire è consapevole del suo corpo e fugge dalla trappola degli stereotipi. Sogno una donna libera che ha conquistato con l’impegno e il lavoro il denaro che spenderà per i suoi abiti. Una donna che avrà a disposizione una collezione versatile adatta a più momenti del giorno che con pochi gesti potrà modificare e la manterrà a suo agio in più situazioni nell’arco della sua impegnativa giornata.Di novità ce ne sono moltissime, questo 2014 sarà pieno di sorprese! Qual è la tua style icon di riferimento? Olivia Palermo. Nessuna meglio
di lei incarna la donna che vorrei diventare. Classe ed Eleganza sono i suoi punti forti e caratteristiche che difficilmente si incontrano in donne così giovani. Lei è punto di riferimento per donne di tutto il mondo e nonostante la grande responsabilità, non sbaglia un colpo! La sua versatilità è incredibile, da qualsiasi cosa indossi traspare la sua sicurezza e credo che la fiducia in se stessi sia una delle caratteristiche più sexy! Inviata speciale, collaborazioni varie, e articoli per il magazine Donnaglamour. E ancora shooting per Sospiri Eyewear by Ottica Veneta e Alberto Buzzanca …belle soddisfazioni frutto di un percorso che ha portato i suoi risultati… E se posso aggiungere… una nuova collaborazione con Italia Independent, uno dei marchi più innovativi e ricercati nel panorama Accessori Moda. Cerco sempre di collaborare con realtà di cui condivido philosophy e mission. Non mi accontento mai, cerco sempre di fare e dare di più. Sono molto pignola e autocritica. Una delle soddisfazioni più grandi resta però il contatto con i miei followers. Adoro ricevere i loro messaggi, mi piace sapere che il mio lavoro è apprezzato. Hai partecipato alla Sfilata di Dolce & Gabbana, Moda Donna A/I 2013/2014.Poi alla Fashion Week Milanese per la presentazione dell’ultima collezione di calzature di Renè Caovilla. Hai assistito ai retroscena, hai carpito i segreti dello styling, del make
up e delle collezioni scoprendo in anticipo le tendenze. Cosa ti ha lasciato questa esperienza? Ha arricchito le mie conoscenze ma più di tutto mi ha fatto capire ancora di più quanto amo questo mondo. Molti parlano delle “persone della moda” come persone in continua competizione, superficiali e artificiali ma io non credo siano tutte così. In ogni ambito della vita , uomini e donne “speciali” come nel mondo della moda , sono rare. Esperti di Storia della moda, Arte, Sartoria, Fotografia… questo mondo è pieno di persone affascinanti e sarebbe un onore entrare a farne parte così da imparare qualcosa da ognuno di loro. Spesso chiedono, nelle interviste, se il successo cambia le persone. Non posso ancora parlare di “successo” in questi termini. Non ho ancora provato questo status ma, come penserete dicano tutti, io non cambierò. Ho basi solide, la mia famiglia mi ha trasmesso principi che non rinnegherò mai per nessuna ragione. Preferisco rinunciare a qualcosa se questo va’ contro i miei principi etici e morali!
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Shakira La bomba sexy deflagra viralmente
RICCARDO SADA
Effusioni e non solo. Anche ammiccamenti, abbigliamento osé: il video dell’ultimo singolo con Rihanna lascia poco all’immaginazione. Shakira torna a essere di moda, guarda caso proprio a ridosso della pubblicazione del suo nuovo album.
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uasi duecento milioni di visualizzazioni su Youtube. Il video “Can’t Remember To Forget”, che vede Shakira e Rihanna impegnate in effusioni e ammiccamenti, resta uno dei più cliccati del web. Non solo: ha mandato su tutte le furie Gerard, il geloso e possessivo fidanzato della cantante colombiana nonché calciatore del Barcellona. “Gerard non mi consente di girare video con uomini, ecco perché l’ho fatto con una donna”. Shakira ha chiesto il benestare al compagno, prima di girare il video. “Sapevo anche che avrebbe potuto infastidire
alcune persone. Mi piace comunque l’idea che marchi il suo territorio, mi protegga”. Barcellona sembra essere una delle sue città preferite. “È diventata una seconda casa per me e il video è semplicemente incentrato sul divertirsi ed essere una persona vera, con persone vere, in questo posto meraviglioso”. È un momento della vita particolarmente luminoso ed eccitante, il suo. “Il bello è che la gente lo percepisce subito. Me ne accorgo durante i concerti. Non a caso ho fatto costruire un palco che mi permette di guardare in faccia il pubblico, di toccarlo. Non vedo l’ora di rivedere i miei fan italiani”. Adesso Shakira sorride molto più di prima. “Già,
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, finalmente so qual è la mia vera identità di artista. Fino a poco tempo fa l’etichetta di… cantante latina mi stava stretta. Oggi rappresenta ciò che voglio e devo essere”. Il video con Rihanna non ha certo leso la sua immagine: la colombiana ha una sensualità sincera. “La donna-oggetto appartiene al passato, c’è più emancipazione. Decenni fa non ci era permesso essere il soggetto di una passione nel mondo dell’arte. Ma ora siamo entrambe le cose. Il potere non è donna, o meglio non come vorrei. Ma la mia ispirazione viene da poetesse come Gabriela Mistral. O come mia madre, che ha lottato tanto per ottenere quello che voleva anche dopo aver fatto tante rinunce. Adoro le donne intelligenti e carismatiche proprio come la regina Rania di Giordania, ecco perché è stato un onore cantare per lei”.
La biografia Il suo è un nome che tradotto dall’arabo significa “donna piena di grazia” (ma pure una forma di ringraziamento, shukhran, cioè grazie). All’età di 18 anni ha creato la fondazione Pies Descalzos che attualmente fornisce cibo ed educazione a 6 mila bambini poveri della Colombia ed è impegnata a espandersi ad Haiti e Africa per iniziative simili. Shakira Isabel Mebarak Ripoll (Colombia, Barranquilla, 2 febbraio 1977) nel 2001 ha conseguito un successo mondiale con l’album “Laundry Service”, che ha venduto 15 milioni di copie piazzandosi tra i 100 album più venduti di sempre. Nel corso della sua carriera musicale, Shakira ha venduto oltre 60 milioni di copie in tutto il mondo e vinto numerosissimi premi tra cui 2 Grammy Awards, 8 Latin Grammys, 4 World Music Awards, 3 American Music Awards e 5 Billboard Music Awards. Shakira è l’unica artista
proveniente dal Sudamerica ad aver raggiunto la prima posizione della classifica in USA e ad aver avuto 4 brani tra le 20 hits più vendute nell’ultima decade. La sua “Hips Don’t Lie”, arrivata al top della classifica Billboard Hot 100, è stata al numero uno in 55 paesi diventando il brano più suonato nella storia del pop dalle radio americane.
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MUSIC 25
Dopo il successo di “Waka Waka”, l’inno dei Mondiali di Calcio più suonato in assoluto, esce ora con un nuovo album. Zodiaco, che magia. Come le affascinanti Eva Riccobono, Jennifer Aniston, Alicia Keys, Sheryl Crow e Paris Hilton, Shakira è una celebrità nata sotto il segno dell’Acquario. Curiosità “Can’t Remember To Forget You” feat Rihanna è stata scritta da Shakira in collaborazione con Rihanna, John Hill, Tom Hull, Daniel Ledinsky ed Erik Hassle ed è prodotta da Shakira, John Hill e Kid Harpoon. “Can’t Remember To Forget You” è il singolo che ha anticipato il nuovo album, uscito il 25 marzo, al quale hanno partecipato John Hill (Santigold, Jay Z, The Vaccines), Kid Harpoon (Florence + The Machine, Calvin Harris), Greg Kurstin (P!nk, Kelly Clarkson, Katy Perry), Steve Mac (Kelly Clarkson, One Direction), Mark Bright (Carrie Underwood, Rascal Flatts), Busbee (P!nk, Lady Antebellum, Katy Perry) e The Messengers (Pitbull, Chris Brown, Christina Aguilera).
Courtesy of TOP STUDIO I Parrucchieri Nereto
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“Greitist iz” Francesco Gabbani GIANNI BINI
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È
un piacere cominciare la mia collaborazione con iBoo proprio parlando di un progetto musicale che ho appena finito di produrre e che sento mio come un figlio avendolo seguito fin dai primi giorni della sua nascita fino alla sua uscita ufficiale fissata per il 18 Marzo. Parlo di GRETIST IZ il primo album ufficiale di FRANCESCO GABBANI registrato, arrangiato prodotto e mixato da me (con l’aiuto di Christian Reiner Lindemann, il fonico resident e di Mirko Cascio, in questo caso fonico “Guest”) agli HOG studios. Parto da titolo: GREITIST IZ che si rifa’ alla sua accezione corretta Greatest Hits, questo perché’ in realtà l’album di cui vi parlo è già il 4° che mi trovo a produrre con Francesco, dopo che i primi tre, per un motivo o per quell’altro non hanno mai visto ufficialmente la luce, e quindi gli scaffali dei negozi di dischi……quindi per voi che lo acquisterete sarà il primo album, per noi già un Greitest!!!!! (scherzandoci un po’ su). Lascio a voi, dopo averlo ascoltato almeno un paio di volte un giudizio personale, io mi soffermo su alcune curiosità e aneddoti di cui val la pena parlare; intanto questo è un disco a “conduzione familiare” avendo la parte maschile della famiglia Gabba-
È uscito il 18 marzo il primo album ufficiale di Francesco Gabbani prodotto e mixato da Gianni Bini ni (Padre, Fratello, oltre che lo stesso Francesco) partecipato in maniera assolutamente preponderante a tutte le registrazioni, specie della parte ritmica. Vedere il padre suonare in “Come l’aria” la batteria per il figlio mi ha fatto davvero piacere, un’alchimia tra due persone che solo la musica, a volte, può legare così tanto. E’ confesso di essermi sentito invidioso di questo….. Per Francesco, questo è di sicuro l’album più maturo e l’ho capito dalla sua presenza “maniacale” in tutte le fasi della lavorazione, dalla scelta del microfono, dalla decisione dei portamenti, di tutte le registrazioni, per non parlare del mix, dove per un reverbero piu’ o meno lungo si poteva sfiorare la rissa!!!! Capisco che per un artista, più ancora che per me, il proprio
album di debutto sia davvero come assistere al parto del primo figlio con tutti i patemi e le ansie del caso. Per fortuna che qui, agli house of glass, la “macchina delle camomille” è sempre in funzione, e, tra una dolorosa decisione e l’altra, ci siamo essenzialmente divertiti un mondo, in fondo la musica per chi la fa deve essere divertimento, gioia, voglia di comunicare sensazioni al pubblico; gli album di successo non a caso sempre raggiungono questo scopo. Francesco per me non è solo un artista validissimo da produrre, prima di tutto è un grande amico per il quale spero di aver fatto tutto il possibile per confezionargli l’album che sognava…in tutta onesta, e senza falsa modestia, credo proprio di esserci riuscito, anche perché adesso che lo stiamo ascoltando a mente fredda, e col famoso “senno di poi” continuiamo ad essere legati, a condividere sushi, e a raccontarci le difficoltà e le gioie del nostro presente. In bocca al lupo FRANCE’.
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FOOD BLOGGER
Photo Credit:KARIM SADLI
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FOOD BLOGGER
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A TAVOLA CON CHIARA MACI La food blogger, amante degli spaghettoni al pomodoro e delle torte al cioccolato, ci svela le sue ricette da preparare in poco tempo. MARTINA DI DONATO
Š ENZO PEREGO
© ALBERTO ZANETTI
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alento, coraggio e sensibilità. Queste sono alcune delle qualità che si riscontrano scoprendo un po’ più a fondo Chiara Maci, food blogger, ma non solo, giurata, ristoratrice, mamma e donna in carriera. L’amore per la cucina l’ha portata a realizzare il suo sogno che guardava con paura ma allo stesso tempo con un sorriso, questa è Chiara Maci, per gli amici Macy! Ciao Chiara, ripercorrendo la tua storia ho visto che sei laureata in Giurisprudenza, hai fatto un master in Media Relation,hai lavorato anche nel marketing aziendale, ma poi hai deciso di lasciare tutto per approdare in cucina. Una bella scelta. Come mai questo cambio di rotta? Hai avuto paura? Sincera? Cortisolo (ormone dello stress) 5 volte superiore al valore massimo. Lavoravo come una matta, ma non capivo per cosa. Per gli altri? No, mi sono detta. Voglio lavorare per me. E ricominciare da una passione. Paura, tanta. Ma nella mia vita ho sempre avuto paura. E’ quella che mi permette di vivere poi il traguardo con una gioia immensa. Senza paura, non ci sarebbe neanche la sfida, no? Chi ti è stato più vicino in questo salto? La famiglia. Mio padre mi ha sempre detto: molla l’azienda e
fai qualcosa che ti permetta di non dipendere mai da nessuno. E cosi è stato. Hai sempre avuto la passione per la cucina? No, da piccola amavo mangiare e basta. Ho iniziato ad amare la cucina in adolescenza e poi, nel periodo universitario, quando era più necessario “cucinare” per sopravvivenza… Cosa vuol dire per te mettere le mani in pasta per realizzare una ricetta? Creare e quindi avere in mente un progetto e portarlo a termine. Con fantasia e sorriso costante. Un po’ come nella mia vita. Nel tuo blog c’è la sezione “I miei viaggi”. Oltre a delle deliziose nuove ricette cosa ti lasciano i tuoi viaggi? Tanto, tantissimo. Sono un’anima libera che ama viaggiare e ritrova nei viaggi sempre un po’ di se stessa. E’ il mio antidoto alla malinconia, alla noia, alla monotonia. Gli ultimi mesi di gravidanza infatti, senza prendere neanche un aereo, sono stati difficilissimi… Sei giudice di gara nel programma “Cuochi e fiamme”, hai un blog, scrivi libri, hai un ristorante, diverse collaborazioni, come riesci a conciliare lavoro e vita privata? Infatti non ci riesco! Da quando è nata mia figlia, mi sembra di impazzire. Ho ripreso a lavorare dopo una settimana ma allo stesso tempo non voglio togliere tempo a lei, che è la mia vita ora. La cosa assurda è che amo talmente tanto il mio lavoro e al contempo la mia vita che alla fine riesco a farci stare tutto. Una cosa manca, però… il riposo. Ho sempre sonno ultimamente… Sempre nel tuo blog appare la sezione “Io, in fila”, una raccolta di pagine che parlano di te e che sembrano trarre il profilo di una persona sensibile alla vita e alle emozioni. E’ difficile per te gestire la notorietà e tutto quello che ne comporta? Sono una donna forte e fragile, che non ama la notorietà intesa
come esposizione della propria vita al pubblico. Non si direbbe ma sono una timida, che attraverso il blog e la sezione Io, in fila, si rivela per quello che è. Tutti mi conoscono come una stacanovista del lavoro, un’ambiziosa e una coraggiosa, ma in fondo ho mille paure e ancor più fragilità, motivo per cui la notorietà la tengo sotto controllo e non ne abuso, anzi… Purtroppo c’è sempre meno tempo a disposizione da dedicare alla cucina. Daresti una ricetta fast per i nostri lettori? La mie ricette sono quasi tutte “fast”, non sono una dalle lunghe cotture…anche perché ho sempre meno tempo. Veloci sono i primi piatti oppure quando ho poco tempo preparo un pesce come il salmone che in un attimo è pronto e lo abbino magari ad un pesto di frutta secca frullato a crudo e a verdure di stagione. Qual è il piatto che cucini sempre volentieri? E qual è il tuo piatto preferito? Gli spaghettoni al pomodoro e le torte al cioccolato. Adoro l’odore di cacao che invade casa e adoro sentire l’aglio che soffrigge prima di aggiungere i pomodorini in padella. E’ un rumore che mi ricorda e mi ricorderà sempre casa, l’infanzia e tutti i week end in cui torno a casa e mia mamma me li prepara come solo lei sa fare. Il mio piatto preferito? Ehm, lo spaghettone, appunto. Fatto nel modo più semplice in assoluto. Puoi anticipare qualcosa sul tuo prossimo libro? Mi piacerebbe ma per ora è solo un’idea, ancora nulla di concreto…chissà, magari saranno ricette baby!
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FASHION
La moda ai tempi della crisi Il Musem Fashion Institute of Tech di New York propone, fino al 19 aprile, una mostra sulla moda della crisi degli anni ‘30
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a grande depressione americana degli anni ’30 ebbe gravi ripercussioni a livello economico, ma anche a livello sociale, tutto risentì del completo fallimento dell’economia che, inevitabilmente si ripercosse in tutto il mondo industrializzato, in particolare nell’Europa. Il commercio subì un brusco rallentamento, l’import e l’export si bloccò, migliaia di lavoratori si ritrovarono senza lavoro e senza salario, i costi dei prodotti però rimasero invariati. Ecco allora che alla crisi, conseguenza del crash, seguì
il malcontento e lo sconforto dei più. Il Musem Fashion Institute of Tech (MFIT) di New York propone la mostra “Elegance in the Age of Crisis: Fashions of the 1930s”. Gli abiti esposti illustrano un periodi di cambiamento. Infatti la moda degli anni ’20 fatta da paillettes e vestiti in stile charleston, vestiti morbidi e semplici, cloche scesi fino alle sopracciglia che coprono caschetti tagliati in stile mascolino, cede il posto ad una nuova era. Il primo passo e forse quello più importante è il cambiamento della donna e del suo modo d’essere, ora la donna si
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FASHION
sente più aggraziata ed è pronta per il ritorno all’eleganza e alla femminilità, anche se con tailleur in stile Marlene Dietrich, magari con dei rinforzi nascosti sulle spalle. Abiti più lunghi, fin sotto al ginocchio o fino ai piedi, ma con scollature vertiginose alla schiava sulla schiena se si tratta di abiti da sera. I cappotti, invece, si fanno più corti con immancabili colli di volpe. Tra le novità entrano anche i pantaloni da donna, a vita molto alta e scampanati.
La moda maschile, non subisce particolari cambiamenti: rimangono completi e giacche, pantaloni con le pinces, gilè di lana, ma spuntano trench ed impermeabili ma c’è un vistoso incremento. Punti focali per la produzione di abiti maschili sono erano Londra e Napoli, un nome su tutti LOREM Vincenzo Attolini che per molto tempo ha lavorato nella storica
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sartoria di Rubinacci. La mostra, curata dal vicedirettore del Museo FIT un nome su tutti Vincenzo Attolini che per molto tempo ha lavorato nella storica sartoria di Rubinacci. La mostra, curata dal vicedirettore del Museo FIT & CO. , si divide in sezioni: la prima è quella dell’abbigliamento sportivo e dei costumi da bagno, che iniziavano ad essere capi d’abbigliamento importanti grazie all’ aumento del tempo libero a di-
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FASHION FOTO N.1 Gown with long train, Ivory silk 1937, France. The Museum at FIT, 75.139.1, Gift of Clifford Michel. FOTO N.2 H. Harris Wool tweed 1934, USA The Museum at FIT, 73.29.3, Gift of Mr. and Mrs. Erik Rhodes.
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FOTO N.3 Valentina, Full-length dress, Rayon crepe. Circa 1940, USA The Museum at FIT, 95.180.1 8 Gift of Igor Kamlukin from the Estate of Valentina Schlee. FOTO N.4 McGregor, Man’s beach robe. Cream printed cotton. Circa 1935-1940, USA The Museum at FIT, P92.11.4 Museum purchase, Man’s swim suit. Wool knit. Circa 1929, USA The Museum at FIT, 89.143.1, Gift of Mike Dykeman FOTO N.5 Munchen, Swim suit. Wool, Circa 1930, Germany. The Museum at FIT, P83.8.9. Museum Purchase. FOTO N.6 Alix , Evening gown. Rayon crêpe. Circa 1937, Collection of Hamish Bowles.
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FOTO N.7 Anderson & Sheppard, Man’s three piece suit 1935, London. Collection of Steven Hitchcock. FOTO N.8 London House, Founder: Gennaro Rubinacci, Tailor: Vincenzo Attolini. Overcoat. Camel hair 1952, Italy Collection of the Rubinacci Museum. FOTO N.9 London House, Founder: Gennaro Rubinacci, Tailor: Vincenzo Attolini. Overcoat Wool 1936, Italy. Collection of the Rubinacci Museum.
sposizione. Infatti, lo sport divenne uno degli hobby più in voga tra la nuova classe sociale. E allora ecco apparire completi per il golf, il tennis, lo sci, il nuoto, tutto realizzato con nuovi materiali sintetici, decisamente più morbidi. La seconda sezione è dedicata agli abiti eleganti maschili e femminili: giacche senza più la classica struttura rigida e cappotti. Per le donne abiti da giorno e da sera in cui si fondono stili diversi come quello occidentale e quello orientale. La terza sezione mostra gli abiti da cerimonia e da sera, un abbigliamento formale che si adattava a figure femminili esili, lunghe e snelle, quasi a voler sottolineare la naturalezza del corpo. Elizabeth Hawes, Claire McCardell, sono alcuni dei nomi dei protagonisti delle nuove tendenze: predilezione per il bianco ed il nero, drappeggi e le linee di sbieco e l’utilizzo di nuovi materiali. Sono esposti anche abiti ed accessori di maestri della moda come Coco Chanel, Lucien Le-
long, Jean Patou. Inoltre sono esposti anche accessori della moda degli anni’30, Dai cappelli, alle borse alle scarpe. Accessori importantissimi che impreziosivano ogni abito, ma è possibili ammirare anche le scarpe che venivano indossate dal ballerino Fred Astaire. *All photographs courtesy The Museum at FIT
FOTO N.10 HélèneYrande Negligee ensemble, Coral and peach pleated silk chiffon 1932, France. The Museum at FIT, 75.69.9, Gift of Sophie Gimbel. FOTO N.11 Wood Carlson Co., tailcoat, black wool, 1935, USA. The Museum at FIT, Gift of Kay Kerr Uebel. Gown, metallic, circa 1935, USA. The Museum at FIT, Gift of Mrs. Jessie L. Hills.
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DESIGN
Il gusto di arredare la tavola
particolari ma allo stesso tempo fruibili da tutti. Oggetti di utilizzo quotidiano come saliere e pepiere, oliere, vasi e altro ancora, che riscoprono forme nuove e curiose. Lei ha origini iraniane e ha iniziato il suo percorso di studi presso la BA Industrial Design Art university of Tehran, cosa l’ha portata in Italia? Sono venuta in Italia per continuare il mio percorso universitario. Ero molto curiosa di vedere la diversità di approccio nel design tra due mondi abbastanza diversi. Mi sono iscritta allo IUAV, una università dove designer eccellenti come Aldo Cibic, Michele De Lucchi e Tobia Scarpa insegnavano. Era molto diversa da quello cui ero abituata.
Saliere e pepiere che si fondono come due amanti. Ma anche vasi e orologi dalle linee particolari e innovative. MARTINA DI DONATO
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ayla Mehdi Pour è una giovane design di talento. Arrivata in Italia per questioni di studio e ha deciso di rimanerci, diventando una delle promesse italiane nel campo del design. Layla è stata scelta tra 50 artisti per il Red Dot Design Award, uno dei premi più importanti del design mondiale . Artista di talento e di grande sensibilità emotiva, attenta ai particolari che rendono uniche le sue realizzazioni,
Quanto influisce la cultura d’origine nelle sue creazioni? E’ difficile dire quanto, ma cerco di inserire elementi presenti nella tradizione poetica della cultura delle mie origini. Come mai ha scelto di lavorare e ricreare oggetti domestici? Credo che il nostro spazio domestico dovrebbe essere circondato da piccoli oggetti a cui ci affezioniamo, capaci di avvincere, non solo per il loro uso quotidiano ma anche per il loro significato. Vorrei che piccoli momenti di sorpresa emotiva siano sempre
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DESIGN
presenti nello spazio in cui viviamo. Quanto è importante per lei lo spazio quotidiano? Credo che lo spazio quotidiano influisca tanto sul nostro benessere mentale e fisico, sul comportamento, sulla produttività e sulla tranquillità. Credo che il nostro compito come designer sia di migliorare questo spazio per poter sognare ancora di più! Tutti gli oggetti che prendono vita ricalcano forme geometriche. Cos’è per lei la linearità? Mi piace usare le forme geometriche per la loro semplicità ed armoniosità. Sono le prime forme che percepiamo. C’è stato un bellissimo e spontaneo esperimento con FelFel, la saliera e pepiera durante le fiere: i bambini, quando la vedevano, capivano subito di cosa si trattasse, ma gli adulti ci mettevano più tempo, prima pensavano che fossero braccialetti, come preconcetto su questo tipo di forma. Proprio la saliera e la pepiera FelFe realizzata in vari colori è tra le sue creazioni più apprezzate. Come mai ha scelto di ricreare questo oggetto? Ha un valore simbolico per lei? Saliera e pepiera sono presenti assieme sulla nostra tavola, per dare più gusto a quello che mangiamo. Sono come due inseparabili amanti. Perciò ho scelto una forma circolare, che
ne migliora anche l’utilizzo. Una straordinaria particolarità è l’inserimento di piccoli rilievi che permettono di distinguere lo spargi sale dallo spargi pepe anche a chi ha difficoltà di vista, delineando così una grande attenzione nei confronti del destinatario. Come le è venuta questa idea? Sinceramente non ci avevo pensato subito, è stata una crescita nel percorso di realizzazione del prototipo. I primi schizzi erano pieni dei rilievi, come due piccoli gioielli. Avevo fatto i primi render così, poi con il tempo li ho modificati. Ho deciso di creare un contrasto, mettendo tre fori e tre rilievi per sale e due per pepe. Cosi si è creato anche un riconoscimento tattile e visivo grazie al quale l’oggetto può essere utilizzato anche dagli ipovedenti. Questo è il risultato finale di un percorso. Ora grazie a FelFel sono stata scelto tra 50 giovani designer per Red Dot Design Award 2014. Spero che ci porti un buon risultato! Un’altra fantastica realizzazione è la linea di oliere intitolata OA. Perché ha scelto queste vocali per realizzarla? L’oliera per ora è un prototipo e ne sarà prodotta artigianalmente una piccola quantità per Design week di Milano in Aprile 2014. Il nome sarà cambiato. La forma di questa oliera è presa dalle lettere iniziali:
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triangolare, come Aceto, o Vinegar in inglese, rotonda per Olio, prestando attenzione alla ergonomicità. Qual è il suo prossimo progetto? E’ un orologio da muro, la cui forma può essere cambiata. Il suo nome è Sophie, ispirato dal personaggio di “Howl’s Moving Castle” di Miyazaki, che cambia aspetto in base ai suoi sentimenti.
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CURIOSITA’
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1. TIMB (Tor Instant Messaging Bundle.) E’ in arrivo Timb la nuova chat del sistema di comunicazione creato nel 1995, Tor project. La peculiarità di questo progetto è che permette di nascondere l’indirizzo IP con il quale si sta navigando, in modo tale da poter rendere il tutto segreto ed anonimo.
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2. OLIMPIADI DELLE UNGHIE 2014 Incredibile,ma vero, esistono anche le olimpiadi delle unghie. L’iniziativa è nata a Las Vegas e quest’anno ha fatto tappa a Roma, lo scorso febbraio. Circa 200 concorrenti si sono sfidate a colpi di french e nails. Si concorreva anche per la categoria “ unghia più affilate”.
4. MOSTRA KANDINSKY Dal 29 marzo al 6 giugno, a Varcelli, si terrà la mostra dedicata al pittore russo Wassily Kandinsky, dal titolo “ Kandinsky. L’artista come sciamano”. Saranno esposte circa 22 opere provenienti dalle collezioni dell’Ermitage di San Pietroburgo.
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IL RITORNO DI INDIANA JONES Questo sembra essere un buon periodo per i remake d’autore. Dopo Batman, dopo Godzilla, RoboCop, quello della Mummia ( annunciato quest’anno, ma atteso per aprile 2016), non poteva mancare il remake di Indiana Jones, e sembra che ad interpretare il ruolo che toccò al mitico Harrison Ford sarà Bradley Cooper. Per ora, però, nulla di certo!
5. LA MIGLIORE FRASE DEL CINEMA Ci sono frasi di film talmente celebri che hanno fatto storia. Secondo l’American Film Institute la frase più celebre della settima arte è quella pronunciata dal mitico Marlon Brando nel film cult “Il padrino” del 1972, e si tratta esattamente di “ ci farò un’offerta che non potrà rifiutare” pronunciata da Don Vito Corleone.
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7.Buon compleanno Pulp Fiction Il film capolavoro di Quentin Tarantino, Pulp Fiction, festeggia ben 20 anni, era il 1994 quando la pellicola fu proiettata per la prima volta nelle sale cinematografiche. Questo film da allora non ha mai smesso di entusiasmare. Vent’anni e non sentirli!
9. Il RISTORANTE A FORMA DI WATER A Shanghai è stato creato un ristorante con un tema molto particolare: il wc. Non è stato l’unico ristorante ad ospitare i proprio clienti su un gabinetto, altri sono sorti qualche anno fa a Taiyuan, in Cina, e in Corea, dove il cibo viene servito in mini wc, invece che nelle scodelle.
11. FESTA DEL CINEMA Torna anche quest’anno la festa del cinema. Dall’8 al 18 maggio il costo dei biglietti delle sale cinematografiche di tutta Italia sarà ridotto: 3 euro per i film in 2D e 5 euro per quelli in 3D. L’iniziativa è nata con lo scopo di sensibilizzare gli spettatori e di far riscoprire loro il piacere di un guardare un bel film su delle comode poltrone rosse.
6. POLTRONA MASERATI C’è chi paga a caro prezzo la comodità, ma forse 5000 euro sono un po’ troppi. E’ questo il costo per la poltrona Maserati , creata in collaborazione con l’azienda Zanotta ed è disponibile in vari colori.
8. ACQUEDOTTO NAVIGABILE Si trova in Olanda l’acquedotto più stano che ci sia. Il suo nome è Veluwemeer ed è un acquedotto completamente navigabile, fin qui nulla di strano, se non fosse per il fatto che invece di passare sopra al lago Veluwe ( lago artificiale), passa sotto di esso.
10. 40 ANNI DI LUPO ALBERTO Anche Lupo Alberto arriva agli anta. Verrà festeggiato con una mostra presso il Museo del Fumetto di Milano, visitabile dal 28 marzo al 1 giugno 2014. Saranno esposte le tavole originali e anche un plastico che ritrae tutti i personaggi, amici e compagni dello stralunato Lupo Alberto.
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PEOPLE
Il tenore crossover Il Maestro Piero Mazzocchetti guadagna il terzo posto al Festival di San Remo nel 2007. Duetta anche con calibri dal nome di Carreras e Pavarotti RENATA ANTONACCI
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’emozione si fa sentire, mentre attendo il Maestro Piero Mazzocchetti nella sede della sua Accademia per l’intervista. Per quanto il celebre tenore, originario di Città Sant’Angelo, sia affabile e cortese nei modi e nell’aspetto, è pur sempre una persona che ha calcato i palchi di tutto il mondo, ha duettato con calibri quali Carreras e Pavarotti, ha incantato platee affascinate dalla sua bellissima voce. Una stretta di mano ed un sorriso mi assicurano che questo grande artista, Testimonial Unicef per il 2013, non ha dimenticato umanità e gentilezza, “Un artista crossover”, tiene subito a specificare il Maestro, quando gli chiedo una corretta definizione della sua professionalità, “un genere nato da una brillante intuizione di Nicoletta Mantovani, che prevede una contaminazione della lirica verso un registro pop, realizzato nella sua massima espressione nel Pavarotti & Friends”. Classe 1978, caparbio e infaticabile, all’età di 19 anni Piero lascia studi e affetti per trasferirsi in Germania come cantante di pianobar. La lunga e fortunata parentesi d’oltralpe, dove il pubblico tedesco era già ricettivo ad un genere che nel nostro Paese stentava ad ottenere il giusto riconoscimento, si rivelerà una grossa opportunità, seppur non priva di difficoltà: “Avere successo all’estero non è facile come si pensa. Non conoscere la lingua penalizza la comunicatività, per questo bisogna puntare tutto sull’espressività, che è poi la chiave del successo. Avere successo significa saper esprimere qualcosa, lasciare un segno, la popolarità è un’altra cosa”. Nei pianobar, dove Piero si fa conoscere ed apprezzare, nascono incontri decisivi che lo portano ad incidere i suoi primi dischi, e in pochi anni la potente voce di Piero risuona nei più importanti teatri e stadi della Germania e del mondo, gremiti di persone che lo acclama-
PEOPLE
DISCOGRAFIA COMPLETA 1999 - L’Eternità 2002 - Parole nuove 2004 - Amore mio 2007 - Schiavo d’amore 2008 - Tribute to Luciano Pavarotti 2013 - Parlami d’amore Mariù live
no come autentica rivelazione. Tornerà in Italia solo nel 2007, ed il terzo posto al Festival di San Remo con la splendida romanza “Schiavo d’amore”, tributa finalmente al giovane tenore il meritato apprezzamento. Un successo molto caro a Piero che, oggi, fa sulla kermesse canora un’amara considerazione: “Non c’è più qualità, neanche dei direttori artistici. La televisione, che dovrebbe essere solo uno spettatore silenzioso, detta
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tempi, modi e protagonisti, tutto a discapito della musica”. Il suo straordinario talento ha varcato anche le porte d’Oriente e, in Cina, il pubblico dagli occhi a mandorla va letteralmente in delirio per le sue performances vocali. Dal 2012 Piero si dedica con entusiasmo e passione alla formazione di giovani talenti nella sua “Crossover Academy”, a San Giovanni Teatino. “Ai miei allievi dico di approfittare della spensieratezza e della freschezza mentale per apprendere, di avere le idee chiare, ed il massimo rispetto per la musica: avere dei modelli va bene, ma non porsi mai come imitazione di qualcuno. Ho vissuto lunghi anni di solitudine all’estero, chiudendomi nel mio egocentrismo, ora so che la fortuna più grande è quella di essere consapevoli di avere un talento e di condividerlo con il pubblico”.
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LIFESTYLE
Tanti mix E OPERE DI BENE
Allo Stadio Artemio Franchi di Siena si è disputata una partita importante: tra la Nazionale Italiana Deejay e la Rappresentativa Senese Contrade. L’incasso è stato devoluto in beneficenza. I dj si stanno dimostrando sempre più sensibili nei confronti dei più bisgnosi RICCARDO SADA
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utti allo stadio. Con un’offerta libera e con il ricavato devoluto a “Le Bollicine”, un’associazione di volontariato, apolitica e senza fini di lucro rivolta a promuovere attività sportive per soggetti disabili residenti nel territorio senese. Sono andati tutti, allo stadio, il 6 marzo scorso, a vedere la Nazionale dei dj contro la Rappresentativa Senese Contrade. I disc jockey si muovo anche di giorno, pur di raccogliere i fondi per i più bisognosi. Come dicono i Dirty Vegas, band famosa nei club ma anche nei circuiti radiofonici, “tutto ciò che permette di raccogliere più soldi per della beneficenza è sempre una gran cosa. Le comunità della notte, con dj e musicisti, hanno intrapreso questa via e noi ne siamo assolutamente contenti”. La macchina della solidarietà
entra spesso e volentieri in azione e grazie a disc jockey, direttori artistici, addetti ai lavori con un cuore grande così. Lo fanno per altruismo e lo fanno bene, questi professionisti, che si adoperano nel portare a termine grandi eventi a scopo benefico. Uno dei più riusciti ultimamente è proprio Top Italian Dj’s For Children. L’associazione benefica creata da Alberto Gobbi, uno dei miglior booking manager italiani, aiuta i bambini meno fortunati grazie a dei party a cui partecipano parecchie stelle delle discoteche. Oltre all’Abe (Associazione Bambino Emopatico), Top Italian Dj’s For Children ha scelto di aiutare anche il Comune di Finale Emilia, colpito dal terremoto, e in particolare i bambini del territorio. Cristian Marchi, Catrina Davies e tanti altri colleghi, tra cui Raf Marchesini e vocalist d’eccezione come Rebekka Vox, Francesco Sarzi e Samuele Sbrighi, facendo ballare la gente hanno raccogliendo migliaia e migliaia di euro grazie alla generosità dei tanti partecipanti alle feste. “I soldi servono per il rilancio delle situazioni più disagiate”, spiegano gli organizzatori. “Lascia una traccia per l’Emilia” invece è l’iniziativa dell’etichetta Hitaly Muzik per la messa in vendita di una serie di mp3 inclusi in e.p. digitali i cui proventi sono destinati alle vittime del terremoto. Dopo aver supportato Abruzzo
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LIFESTYLE
e Messina, l’ennesimo sostegno alle vittime dell’ultimo terremoto. “United Djs Against Children’s Abuse”, con in prima linea la dj Barbar!na e la coordinatrice Monica Trapletti, è un progetto che nasce per contrastare in modo deciso il dilagare della pedofilia nel mondo e in particolare nel nostro paese. Anche in questo caso sono programmate delle uscite di e.p. in digitale e anche un triangolare di calcio a scopo benefico tra dj, produttori musicali e addetti ai lavori. “La Notte per l’Emilia” è la performance collettiva a scopo benefico che i più famosi dj (Coccoluto, Flavio Vecchi, Pastaboys, Ralf e tanti altri) hanno portato alla Festa Pd di Ponte Alto. L’intero incasso, detratti i costi Siae, è destinato alla ricostruzione della scuola materna di Fossa e della scuola di musica di Concordia.
COSA DICONo gli artisti The Mode “Per noi gli eventi benefici sono di fondamentale importanza, quando abbiamo l’occasione non esitiamo a parteciparvi. Riteniamo fantastico che nel mondo EDM stiano prendendo sempre più’ piede e che i dj appena hanno l’occasione facciano del bene al prossimo in questo modo”. Retrohandz “Gli eventi a scopo benefico sono sempre un’ottima cosa, in qualsiasi campo. Il mondo dell’EDM è vasto, riceve l’attenzione di tanti paesi e tanti giovani, diventa quindi fondamentale attivare eventi del genere”. Sergio Mauri “Sono assolutamente a favore. Anzi, ben vengano. È un modo per far conoscere il mondo
dell’EDM a quelle persone che ancora non l’hanno scoperto o che magari non lo giudicano positivamente”. Non solo orologi e cioccolata Ammonta a duemila franchi la cifra raccolta dall’associazione benefica The Dj Marathon a Espérance ACTI, che costruisce pozzi scuole e ospedali in Indocina. The Dj Marathon nasce nel 2011 dall’idea di alcuni artisti della Svizzera italiana, che hanno dato vita a vari eventi con lo scopo di sensibilizzare i giovani ai temi sociali, con il linguaggio della cultura e della musica elettronica. Info su www.thedjmarathon.ch. Dance4Life tra i tulipani Fondata ad Amsterdam nel 2003 da Dennis Karpes e Ilco van der Linde, da sempre, l’associazione Dance4Life sensibilizza gli amanti delle discoteche su temi come l’AIDS. Con il motto “start dancing, stop aids” (“inizia a ballare, ferma l’AIDS”), il marchio raduna ambasciatori internazionali come i dj Tiësto e Paul van Dyk, il cantante dei Faithless Maxi Jazz e tantissime altre star. Info su www.dance4life.nl Tiesto si è unito alla lotta contro l’AIDS Tiesto si occupa della compilation “Dance (Red) Save Lives” selezionando i brani della tracklist. Nel disco è stata inserita anche la collaborazione che Tiesto ha realizzato con Bono degli U2 per il brano “Pride”. “Quando sono stato in Africa nel 2006 sono rimasto scioccato dagli effetti devastanti dell’AIDS sulle persone. Ora il mondo avrà l’incredibile opportunità di assicurarsi che i bambini possano nascere liberi dall’HIV dal 2015 e la comunità dance è pronta a offrire tutto il suo aiuto affinchè questo accada”, ha dichiarato il dj olandese. Info su www.joinred.com Per le vittime dell’uragano Sandy Il dj Paul Van Dyk ha partecipa-
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to a “Our Table Is Yours” (la nostra tavola è la tua), un evento in concomitanza con la cena del Giorno del Ringraziamento organizzata dalle reti televisiva Food Network e Cooking Channel e dalla Southern Wine & Spirits of America, al Cipriani di Wall Street, a New York City. I proventi sono stati devoluti in beneficenza alle vittime dell’uragano Sandy. La cena benefica è stata supportata dal Banco Alimentare cittadino e limitata a 1000 posti riservati ai soli newyorkesi. Info su www.foodbanknyc.org WEMDay A breve la musica elettronica compirà il suo 100esimo compleanno. L’UNESCO ha dichiarato il 21 aprile come World Electronic Music Day (Giornata Mondiale della Musica Elettronica). Lo scopo nel contesto è appoggiare i giovani e raccogliere i fondi per sradicare la fame in Haiti e nella Repubblica Domenicana. Info su www.worldelectronicmusicday. org Pioneer Electronics Usa Inc.
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BEAUTY
A E B
Y T U
Magica CC Stick SPF 30
Per la stagione estiva 2014, Collistar arricchisce la gamma solare con un innovativo prodotto: Magica CC Stick SPF 30.
Questa sorprendente CC, proposta sotto forma di stick correttivo ad alta protezione, concentra il meglio di un solare, di un trattamento di skincare e di un perfezionatore di incarnato. Dalla texture cremosa e scorrevole, è proposta in una sola nuance perfetta per ogni tipo di incarnato, su cui rilascia un film delicatamente colorato molto naturale. Un prodotto versatile perfetto per proteggere la pelle e coprire le imperfezioni in un solo gesto. (€ 22)
l Kit Sos Unghie Perfette
in tre step concentra il meglio del trattamento intensivo (€18,50) Scrub Levigante per Unghie e Cuticole Ogni manicure che si rispetti deve esordire con un efficace scrub. Un gel oleoso trasparente e delicatamente profumato con in sospensione granuli di cera di color rosa e polvere di madreperla, particelle che levigano e lucidano l’unghia facilitando la rimozione delle cellule morte. Elisir Trifasico Questo prodotto, rigenerante e rinforzante, da usare tutti i giorni si compone di tre fasi. La prima, viola chiaro, è una fase con proprietà lubrificanti ed emollienti, che lascia l’unghia e il contorno morbidi e lisci. La seconda, viola scuro, è la fase oleosa per un suppor to di nutrimento super. La terza, rosa, è la fase idrofila che aiuta a rinforzare e a reintegrare i minerali utili per la salute dell’unghia. Indurente Unghie Anti-Rottura È il trattamento urto per eccellenza, da usare quando l’unghia appare striata, molle e fragile.
Benessere dell’Armonia La nuova proposta aromaterapica di Collistar è come un elisir magico per la pelle grazie alle spiccate proprietà nutritive , addolcenti e lenitive. Profumo di Armonia Acqua aromatica per il corpo con oli essenziali ed estratti di mandorla. Rilassante, riequilibrante (€ 39,00). Doccia Crema dell’ Armonia Incredibilmente cremosa, indispensabile preludio al rituale di benessere, che a contatto con l’acqua sprigiona note carezzevoli e rilassanti (€17,60). Crema Burro dell’ Armonia Concentrato di oli e burri naturali che tratta con delicatezza anche le epidermidi più sensibili (€ 29,70).
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Body Slim Siero - Gel Snellente Express Siero-gel potenziato ad azione intensiva su cellulite adiposa e grassi installati. Una soluzione rapida, ultra-efficace e piacevole. Offre una sensazione di freschezza immediata grazie alla presenza di un agente crio-termico. La sua colorazione blu trasparente evoca freschezza ed efficacia (€ 37,50)
For her è la prima fragranza di Narciso Rodriguez Oggi For Her accoglie nella sua gamma due nuovi formati in edizione limitata pensati per soddisfare ogni esigenza, disponibili nelle versioni l’eau, eau de toilette e eau de parfum (da €49,50 a €120)
Face Color Enhancing Trio Shiseido presenta il trio di polveri per il viso effetto 3D. Tre tonalità per scolpire i lineamenti, accendere l’incarnato e armonizzare il colorito. Assorbe il sebo in eccesso e aderisce perfettamente alla pelle, per un finish perfetto e di lunga durata (€39,50) Disponibile in 4 combinazioni di colori, ideali per tutti i tipi di carnagione, da scegliere in base al finish desiderato.
EDP Miss Byblos Special Edition Una versione ancora più ricca e sofisticata della fragranza originale. Una nuova essenza che esalta ulteriormente l’eleganza e l’intensità di Miss Byblos, rendendo l’edizione speciale un vero e proprio inno alla leggerezza floreale. Note di testa con Mandarino e Pepe rosa. Note di cuore con petali di Tiarè, assoluta di Tuberosa, Orchidea nera del Brasile e Eliotropio. Note di fondo con Fava Tonka, legno di Sandalo dell’Australia, Ambra e Vaniglia. (62€)
CHIARA BIASI È la blogger più seguita e amata del web e non solo...
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VITA DA BLOGGER
a giovane Chiara Biasi ama la moda, l’arte, i viaggi, la musica e i bei film. Il suo non è un fashion blog ma un lifestyle blog dove racconta parte della sua vita.
si addice di più? Cosa non deve mai mancare nel tuo armadio?
Quando è iniziata la tua avventura ? sei tra le blogger più famose d’Italia, c’è un segreto che ti ha portato a questo successo?
Beauty e abbigliamento… parlaci del trucco e di un capo d’abbigliamento che usi spesso
E’ iniziata seriamente poco più di un anno fa, dal momento in cui ho deciso di vederlo come un vero e proprio lavoro. Penso la mia naturalezza sia stata la chiave vincente...me lo auguro! Sei stata testimonial di molte case prestigiose, Patrizia Pepe, Kocca,Vipi Creation e tante altre raccontaci l’esperienza più bella e quella più brutta Un sacco di belle ed un sacco di brutte, impossibile soffermarsi su due esempi particolari. Certo che, nel bene o nel male, sono tutte formative! Hai creato un linea di costumi “bikini lovers” …. Parlaci della nuova collezione… Cosa troveremo questa primavera estate 2014? Io adoro i “miei” bikini...e spero piacciano sempre più anche alle mie followers! A breve uscirà la terza mia limited edition per questo 2014...stay tuned! In poco tempo e così giovane sei diventata un’icona di stile ed un modello da seguire Come senti questa responsabilità addosso? Non mi sento tale...e quindi non la sento diciamo... Hai alcune novità in serbo per la prossima stagione? Ce ne sveli almeno una? Vivo e lavoro il più possibile alla giornata! I prossimi shooting saranno molto carini comunque, vi dico questo! Passi da look casual ai look più ricercati… Qual è lo stile che ti
Io sono da t-shirt bianca, jeans skinny scuri e stivali bassi bikers di pelle nera. Così sono completamente a mio agio!
Generalmente non mi trucco, ma amo gli occhi “alla Cleopatra” abbinati ad un make-up iper basico, quasi inesistente! Capo che uso spesso...le t-shirt semplici, pulite, magari bianca o nera.
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DIALOGO
I segreti di una relazione stabile
Il passaggio da uno stato psico-fisico ad una relazione stabile
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orrei partire da una frase di PAPA FRANCESCO del giorno di San Valentino 2014 rivolta a tutti i fidanzati d’Italia: “Non fatevi prendere dalla cultura del provvisorio. L’amore solido non può essere solo uno stato psicofisico”. Queste parole colmano probabilmente la paura di tanti anni di fidanzamento e a volte la paura del desiderio di fuggire dai problemi saltando ed incontrando un altro “stato psicofisico” che ci fa sentire liberi, ma allo stesso tempo vuoti e soli. Queste parole pronunciate dal PAPA, in
realtà danno una chiave di lettura e di ri-assestamento alla vera RELAZIONE tra due persone, fondata sulla condivisione e sulla tolleranza ad accogliere il mondo dell’altro. Nella vita di coppia, il passaggio dall’innamoramento all’amore è in realtà una trasformazione evolutiva inevitabile e indispensabile. Se all’innamoramento iniziale non segue l’amore, allora si può dire certamente che si è trattato solo d’infatuazione, ad esempio, uno stato psicofisico che si basa su fantasia, emozioni, fantasticheria e che provoca una sorta di turbamento sensoriale generale. L’innamoramento è un movimento istintivo, vago,
incontrollato, dato dalle pulsioni, dall’intuizione, dall’attrazione. È un momento in cui si è portati a sognare e idealizzare il partner, una presenza che sembra soddisfare e rispondere ad ogni nostra esigenza. Molte ricerche danno ormai per assodato che nel periodo dell’innamoramento vi è una produzione massiccia di endorfine, che fa provare un senso di benessere (le famose “farfalle nello stomaco”) in cui, come per magia, vediamo solo gli aspetti positivi dell’altro. L’attrazione fra i sessi è un meccanismo molto autorevole, capace di stabilire un legame anche fra persone che si conoscono da pochi mi-
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DIALOGO
VIRginia Maloni
psicologa e psicoterapeuta
nuti. Quando ci si sente lontani dall’oggetto del proprio desiderio, si diventa incapaci di mangiare, di dormire, di concentrarsi su qualsiasi cosa. L’innamoramento è la gioia dei propri sentimenti e il tempo del fidanzamento è un tempo produttivo, in cui i desideri non devono rimanere soltanto tali, ma devono diventare radici ben salde della relazione. Bisogna che ognuno si doni all’altro. Dobbiamo saper donare anche la nostra diversità e saperci aprire al confronto, perché la diversità contiene in sé sia la delizia sia la croce, poiché può capitare che l’altro non è come ci si aspetta.
La coppia cresce e matura se impara ad integrare ed ad amare la diversità reciproca. La diversità è ricchezza se rimane tale. Nel passaggio successivo dall’innamoramento all’amore, invece, si torna di nuovo a essere due individui distinti: anche l’altro appare diverso dall’illusione iniziale e si sente il bisogno di rispettare i propri spazi e tempi, in precedenza trascurati per stare accanto al partner. È ovvio quindi che, con lo sfumare dell’innamoramento, la coppia si trova davanti a un dubbio: amarsi veramente, con una certa progettualità, o lasciarsi. Il passaggio da uno stato psicofisico ad una relazione stabile è possibile se si è capaci di abbandonare l’idea magica dell’amore perfetto e predisporsi alla flessibilità, al cambiamento, alle novità e alle discussioni per preservare la coppia, rispettando l’altro. Il 41% circa delle coppie innamorate non sopravvive poi a questo passaggio, e si lascia nel giro di pochi mesi. L’amore è la responsabilità per il bene dell’altro e non solo dei propri sentimenti in cui insieme ci si aiuta verso la metà comune. Freud riteneva che la capacità di formare rapporti significativi con il sesso opposto fosse il risultato di una buona educazione ricevuta da parte dei genitori. Al contrario, l’impossibilità di stringere rapporti rilevanti era la conseguenza di relazioni disfunzionali tra le ragazze e i loro padri, o dei ragazzi con le loro madri. Anche il Padre della Psicoanalisi, riteneva che, seppure un certo grado di narcisismo fosse utile in tutti gli esseri umani, fosse importante però, ad un certo momento della vita, saper liberare questo amore per sé stessi, donandolo ad un’altra persona, per non sviluppare un narcisismo incontrollato, che avrebbe portato alla follia. La coppia è un organismo multiforme dotato di una propria dinamica e di un proprio equilibrio affettivo che inevitabilmente oltrepassa l’individualità. La coppia attraversa vari momenti e necessita di una trasformazione nelle varie fasi della sua
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evoluzione, altrimenti andrebbe in stallo: la coppia, definita come tale, è qualcosa che va avanti nel tempo. L’evoluzione è saper rispondere in modo adeguato alle richieste esterne e interne alla persona, ed è possibile maggiormente quando nella coppia esistono due individui che hanno la capacità di distinguersi uno dall’altro. La passione riguarda gli impulsi che sottendono e portano all’attrazione fisica, al rapporto sessuale e fenomeni correlati, ma anche al desiderio di appartenenza, dominio, sottomissione e autorealizzazione. La passione alimenta l’attrazione, tende ad intrecciarsi con l’intimità, ma ha un sviluppo molto più rapido di questa. L’impegno fa riferimento alla volontà di amare qualcuno e di stabilire una relazione duratura nel tempo. L’amore si trasforma e diventa affetto, protezione, accadimento. Tali componenti hanno un ruolo importante nei momenti di crisi o di stallo, in cui la passione e l’intimità scemano a causa di problemi nella relazione, ma la relazione continua proprio in funzione della decisione e dell’impegno preso.
Bibliografia: Bowlby J., (1982), Costruzione e rottura dei legami affettivi, Raffaello Cortina Editore, Milano Maloni V., “Patologia della coppia. Relazioni e Dintorni”, Edizioni Psiconline, Francavilla al Mare, 2013. Marazziti D., (2004), La natura dell’amore – conoscere i sentimenti per viverli meglio, Bur, Milano
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SESSO E SALUTE
La sessualità in rete
Michela Staffieri Psicologa – Psicoterapeuta
“Cybersexual Addiction” è la nuova dipendenza caratterizzata da comportamenti compulsivi della sessualità online nella quotidianità della persona
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ell’era d e l l a cultura digitale o g n i persona, adulta o non, può trovare qualsiasi tipo di informazione sulla sessualità con dei semplici clicks, tanto che la parola “sesso” è diventata la più “ricercata” nel web. Internet sta influenzando la sessualità: pornografia, chat room, siti specifici per incontri sessuali in rete e così via sono oramai facilmente disponibili e danno agli utenti la possibilità di soddisfare ogni preferenza sessuale. La velocissima espansione di questo strumento utilizzato da quasi tutti in tutto il mondo è spiegata dal cosiddetto “modello delle tre A”: Anonymity (Anonimato), Accessibility (Accessibilità) ed Affordability (Economicità). In ogni casa è presente un
personal computer, i cellulari hanno tutti una connessione dati ad internet grazie anche ai diversi gestori telefonici che la sponsorizzano con tariffe sempre meno costose ed infine, di fondamentale importanza, la garanzia di mantenere nascosta la propria identità: insomma tutto ciò
permette sempre di più un accesso facilitato in siti e chat a contenuto sessuale. Se in passato bisognava andare a comprare riviste pornografiche oppure film hard in VHS, attualmente attraverso internet c’è un panorama inesauribile ed immediatamente fruibile di contenuti a carattere sessuale
adatti a soddisfare qualsiasi gusto sessuale. Si utilizzano oggi le parole Cyberporn (l’attività di eccitazione sessuale connessa alla visione di materiale pornografico online) oppure Cybersex (il cui scopo principale è quello di incontrare partner sessuali attraverso mezzi di comunicazione virtuali ed avere uno scambio sessuale interattivo tra due o più persone). Anche nell’utilizzo di Internet esiste una differenza tra uomini e donne rispetto alla sessualità: i primi hanno un rapporto ludico con la tecnologia in cui rinforzano il bisogno di espandere i propri territori di conquista e sfociano spesso in autoerotismo e/o incontri sessuali dal consumo immediato e senza ansia da prestazione e coinvolgimento emozionale; per le donne il rapporto è di tipo compensatorio e consolatorio, quindi c’è la ricerca ed il bisogno di affettività
ed emozioni. Una caratteristica comune nelle nuove “relazioni” instaurate sulla rete è l’immediatezza, la semplicità, la velocità dei contatti, ma anche l’assenza del corpo. Quelle che si vengono a creare sono relazioni senza intimità corporea, senza odori, umori, sapori, ansia da prestazione o necessità di dover dimostrare di essere all’altezza delle richieste, di tipo verbale, sessuale o emozionale, del partner. Ma la sessualità nell’epoca di internet gode davvero di buona salute? Possiamo dire che a livello patologico non cambiano le situazioni, ma i nomi delle patologie: si parla di Cybersexual Addiction (anziché di Sexual Addiction), cioè una nuova dipendenza caratterizzata da comportamenti compulsivi della sessualità online nella quotidianità della persona, il bisogno di aumentare progressivamente
il livello di esposizione a tali stimoli per raggiungere gli stessi effetti positivi, sintomatologia negativa in caso di sospensione dall’attività e insorgenza di conflitti interpersonali dovuti all’uso continuativo di Internet, con tendenza alle ricadute dopo periodi di astinenza dall’uso oppure di controllo. Un discorso a parte riguarda tutti i rischi e la pericolosità di internet sulla sessualità per i minorenni…ma qui si entrerebbe in un universo talmente vasto che verrà affrontato nei prossimi numeri. (Bibliografia: Nardone, 2002, “Perversioni in rete, le psicopatologie da internet ed il loro trattamento”, Ponte alle Grazie; Garcia F., Thibaut F., 2008, “SExual Addictions”, The American Journal of Drug and Alcohol Abuse)
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IL FASCINO DI COPPEDè
© DARIO BIELLO
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C’è un luogo incantato nel cuore di Roma, collocato tra via Tagliamento e Corso Trieste: il quartiere Coppedè, un capolavoro dell’architettura del Novecento. Annalisa Marcucci
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li edifici che compongono il quartiere Coppedè si distinguono per l’eclettica originalità con la quale sono stati progettati, utilizzando un mix di stili che va dal Liberty al Decò, passando per il Barocco con richiami neoclassici. Un arco riccamente decorato dal quale scende un grande lampadario in ferro battuto congiunge i due palazzi degli Ambasciatori, definendo l’ingresso del quartiere che si affaccia su piazza Mincio. Progettata nel 1916 dall’architetto e scultore fiorentino Gino Coppedè, l’area che da lui prende il nome viene costruita negli anni a seguire e completata nel 1927. Dall’estro di Coppedè nasce così un complesso architettonico del tutto particolare nel panorama nazionale. Il progetto originario prevede la realizzazione di 18 palazzi e 27 villini, seguendo il piano regolatore del 1909. Nel 1917 iniziano i lavori che, però, proseguono a rilento a causa della guerra. Il nucleo centrale è situato in piazza Mincio, intorno a cui sono disposti ad esagono gli edifici più originali: il palazzo del Ragno, le due palazzine degli Ambasciatori ed i villini delle Fate. Al centro della piazza, imponente agli occhi del visitatore, appare la fontana delle Rane. La cronaca racconta che qui i Beatles si immersero vestiti dopo un concerto
tenuto nel vicino Piper. Composta da due vasche maggiori, la fontana prende il nome dalle rane poste sul bordo in procinto di saltare verso il getto d’acqua. I fabbricati che circondano la piazza sono molto diversi tra loro per forma e dimensioni, decorati con una sovrabbondanza di simboli ed elementi architettonici tipici di uno stile neo-barocco ed eclettico che è stato spesso criticato negli ambienti della cultura romana. Spiccano tra tutti il palazzo del Ragno di ispirazione assiro-babilonese con un grosso ragno posto sulla facciata principale ed i tre villini delle Fate, arricchiti da archi e fregi di gusto medievale e realizzati con diversi materiali come marmo, travertino, terracotta e vetro. Richiami alla mitologia, scene cavalleresche, figure animali e allegoriche tra cui rane, meduse, api e cavallucci marini donano a questo luogo un fascino fiabesco. Passeggiando lungo queste strade infatti si respira un’aria rarefatta quasi finta, ideale per l’ambientazione di un film e i registi, non hanno tardato a farne una location prediletta. Nel 1963 Mario Bava dirige qui il cult movie noir “La ragazza che sapeva troppo”, replica il maestro del thriller Dario Argento che si lascia sedurre dall’onirica atmosfera per realizzare due dei suoi capolavori “L’uccello dalle piume di cristallo (1970) e Inferno (1980). Le scenografie del Coppedè sono state poi anche lo sfondo di lungo-
metraggi di genere ben diverso , ricordiamo solo l’“Audace colpo dei soliti ignoti,”(1959) diretto da Nanni Loy e l’”Ultimo Tango a Zagarol” (1973) per la regia di Nando Cicero con l’indimenticabile coppia della comicità all’italiana Franchi- Ingrassia. Fin troppo sconosciuto al grande pubblico questo gioiello architettonico, a quasi un secolo di distanza dalla sua ideazione, è stato finalmente valorizzato dal progetto intitolato “Voglia di Riemergere” (VDR) a cura di Dario Biello e prodotto dall’Associazione culturale Cinema Giovane. VDR punta alla riscoperta e alla diffusione dell’architettura del Novecento sottovalutata da una generazione che non riconosce il reale valore a questi edifici che invece rappresentano un ponte tra passato e futuro. Dall’iniziativa è nata così la mostra “Un luogo fuori dal tempo nel cuore della Capitale”, dedicata al suggestivo quartiere e allestita fino al 28 febbraio nella Galleria Alberto Sordi in piazza Colonna. Sono oltre 30 le immagini esposte che Biello, coordinatore della mostra, ha realizzato ed arricchito con testi di contenuto storico e tecnico che descrivono l’area e ne approfondiscono il significato della simbologia. L’evento è parte di un ampio progetto dedicato inizialmente alle città di Roma e Milano e pubblicato dalla rivista internazionale di Arte e Design “L’Arca”.
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LOREM
romantica e bohĂŠmienne parigi? no, belgrado FRANCESCA MASOTTI
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con la sua atmosfera cosmopolita e al tempo stesso ancora in stile “vecchia Europa”
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elgrado, una città forse non bellissima, ma ricca di fascino, con la sua atmosfera cosmopolita e al tempo stesso ancora in stile “vecchia Europa”. A causa del suo passato travagliato, Belgrado è rimasta estranea al turismo di massa e questo permette di immergersi completamente nella sua frizzante vita cittadina. Europea e balcanica al tempo stesso, la città si ammira con piacere dalla collina in cui si trova la sua antica fortezza, il Kalemegdan, un enorme parco sorto sulle rovine dell’antica Singidunum, la
città romana, da cui si vedono scorrere i fiumi che dividono in due la capitale serba: il Danubio e la Sava. Da qui potete girovagare lungo le mura di cinta della cittadella medievale, godendovi gli splendidi panorami sulla Città Vecchia e sui fiumi. Scendendo in città tappa obbligatoria è il centro storico e, in particolare, la Trg Republike, la piazza principale di Belgrado al cui centro si trova il grande Monumento equestre dedicato al Principe Mihailo Obrenović. Passeggiando per le stradine del centro scoprirete
i mille volti di questa città dove convivono antichità e architetture moderne, ammirando la cattedrale Saborna Crkva e godendo della vista di palazzi neoclassici e Art Nouveau. Dopo una breve pausa allo Studentski Park, imboccate Terazije, un grande viale da cui si scorge l’immenso Tempio di San Sava, la chiesa ortodossa più grande del mondo. Da qui proseguite verso la zona sud della città dove si trovano il sontuoso Hotel Moskva e gli spettacolari edifici di Kralja Milana, testimonianza dell’epoca della Serbia imperiale.
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Una città dai mille volti
Per le strade del centro sarà difficile non immergersi nella vita dei belgradesi: caffè frequentati da giovani artisti, quartieri ritornati a nuova vita grazie all’energia di nuovi stilisti, creativi e designer, si alternano a mercatini, moderni mall e caffè dai cui interni escono meravigliose e coinvolgenti note di musica gitana. Belgrado è una città dai mille volti: la sua vita notturna, è stata celebrata da CNN e The Times come una delle più vivaci d’Europa. I prezzi, cosa non da poco, sono più che competitivi, se paragonati al resto del vecchio
continente. Ma Belgrado è anche una città con molti aspetti romantici: lungo le rive del Danubio sono numerosi i barconi attrezzati a ristoranti dove cenare a lume di candela. La zona romantica per eccellenza però è la via Skardalija, chiamata la Montmartre di Belgrado che per il suo aspetto e per la sua atmosfera ricordano un po’ il quartiere parigino. Qui il tempo pare si sia fermato, lungo il viale pedonale potrete cenare in una delle tante kafane dall’atmosfera bucolica in compagnia di violinisti e cantanti gitani che
vi inviteranno a bere una rakija con loro. È il posto perfetto per godersi a pieno il weekend: romantico, poetico e bohèmien. I ciottoli che pavimentano la strada e i lampioni che la illuminano, sono gli stessi che scrittori, attori, poeti e musicisti dei primi dell’Ottocento incontravano attraversando quello che un tempo era un quartiere malfamato e che oggi è invece uno dei luoghi più caratteristici e affascinanti della capitale serba.
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