LO SPAZIO DELL’ACCOGLIENZA
Il nuovo centro per l’accoglienza di Intersos a Roma PROGETTO DI TESI Interior Design A.A. 2015/2016
LO SPAZIO DELL’ACCOGLIENZA
Il nuovo centro per l’accoglienza di Intersos a Roma PROGETTO DI TESI Interior Design A.A. 2015/2017
IED DESIGN
DIREZIONE Laura Negrini, Direttore IED Design Roma
COORDINAMENTO CORSO Gianfranco Bombaci, Interior Design SEGRETERIA Marta Seghezza, Segreteria direzione IED Design Simona Ruzzini, Segreteria IED Design Pietro Cagnazzi, Segreteria IED Design Andrea Pasquale, Tutor Interior Design PROGETTO GRAFICO Pietro Cagnazzi Giulia Biagini
LO SPAZIO DELL’ACCOGLIENZA Il nuovo centro accoglienza di Intersos a Roma
Coordinamento progetto Laura Negrini Gianfranco Bombaci Relatore tesi Vincenzo di Siena
Docenti Gianfranco Bombaci, Correlatore Giulio Aleandri, Tecnologia dei Materiali Mario Boni e Giampaolo Barberi, Modellistica Adriano Caputo, Lighting Design Claudio Castaldo, Layout e tecniche di visualizzazione Claudio Esposito, Video
INDICE
09 TEMA 11 IL PROGETTO
14 THE NEST Giulia Bergantino, Giulia Cocco, Sofia Innocenti 18 HOME FOR A DAY Tiziana Feligioni, Giulia Matani 24 OSMOS Camilla San Mauro, Marco Guanti, Matteo Fiorini 30 THE HIDEOUT Federica Martellini, Karim Ottaviani 36 L’ISOLA CHE NON C’ERA Emanuele Migani, Nicolò Palmacci 42 Y-RGB Pellegrini Simone, Ferranti Andrea 48 AREA 2.0 Gloria Piccone, Serena Segneri, Giorgia Pelagalli
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TEMA
IED Istituto Europeo di Design di Roma, attraverso il Dipartimento di Interior Design, propone un laboratorio di tesi dal titolo “LO SPAZIO DELL’ACCOGLIENZA”. Il progetto ha come obiettivo quello di indagare visioni innovative nella trasformazione dei locali di una ex scuola a Torre Spaccata in centro polifunzionale per l’accoglienza e il sostegno ai minori non accompagnati, nella periferia est di Roma. Sono ormai oltre 60 milioni nel mondo le persone costrette ad abbandonare tutto per sfuggire a guerre e violenze. Un numero mai così alto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Oltre la metà, secondo le stime delle Nazioni Unite, sono minorenni: i più vulnerabili, esposti a traumi psicologici, spesso privi di beni di sostentamento fondamentali e strappati a un percorso di crescita educativa. A loro sono dedicati i nostri progetti di protezione. Circa il 25% dei minori non accompagnati presenti in Italia transita dalla città Roma. Nel 2011, in risposta ad una situazione di emergenza in cui centinaia di minorinon accompagnati si erano trovati a vivere in condizioni di estremo degrado in una tendopoli spontanea a ridosso della Stazione Ostiense, INTERSOS crea il Centro A28, un centro di accoglienza notturno per minori non accompagnati che da allora ha accolto oltre 3mila minori. 9
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IL PROGETTO Il progetto dovrà sviluppare un centro di accoglienza, un luogo protetto attivo H24 che offrirà: - Accoglienza abitativa protetta - Assistenza legale gratuita - Assistenza sanitaria attraverso un Ambulatorio socio sanitario con prestazioni gratuite in collaborazione con l’associazione medica Sulla Strada - Percorsi educativi e di formazione qualificati - Inserimento in percorsi lavorativi - Lavoro di rete e di comunità Un’attenzione particolare sarà dedicata al contrasto alle nuove forme di schiavitù minorile, attivando percorsi di sostegno psicologico e reinserimento per i minori viitime di sfruttamento. Le attività mirano a fornire orientamento, supporto e protezione ai minori in condizioni di particolare vulnerabilità, sia residenti che non. Il Centro sarà il luogo dell’ascolto, del racconto della propria storia, dei propri sogni, ed anche della richiesta di aiuto, per ricevere informazioni ed orientamento. Obiettivo principale è attivare azioni specifiche che permettano una valutazione approfondita della situazione di ogni minore accolto, in modo da essere in grado di capire rapidamente la sua storia, le sue aspettative, i suoi bisogni e le reti informali a cui fa riferimento, garantendo un approccio individualizzato che parta dall’ascolto del minore e dalla specificità della sua condizione. 11
THE NEST
Giulia Bergantino, Giulia Cocco, Sofia Innocenti In considerazione della giovane età dei ragazzi accolti, il concept che guiderà le nostre scelte progettuali sarà quello del NIDO; inteso come un luogo fisico di persone unite dalla familiarità di un esperienza comune, “la fuga”, e che assume anche il concetto ideale di un punto di riferimento naturale dal quale tutto comincia, o puó ricominciare, questa volta in modo migliore. Entrando nel centro, la sensazione che si vuole trasferire, è quella di calore, famiglia, protezione, conforto. La struttura diventa dunque un nido di nutrimento, crescita, speranza, progetti futuri, perché i ragazzi possano presto spiccare un nuovo volo verso altre destinazioni, dove realizzare una vita migliore.
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HOME FOR A DAY
Tiziana Feligioni, Giulia Matani Progettare uno spazio significa regalare percezioni e sensazioni a chi lo vivrà. Significa lasciare che esso si trasformi nel tempo e subisca i passaggi di tutti coloro che lì hanno abitato, indirizzare uno sguardo e provare a trasmettere il proprio senso di luogo, d’appartenenza e di casa. ARCHEtipo - da casa nasce campus è questo. E’ il frutto di una ricerca d’appartenenza ad un luogo, in cui trovarsi, misurarsi e definirsi. L’indagine è partita dal segno archetipo, essenziale e universale della casa e, quindi, simbolo del progetto.
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OSMOS
Camilla San Mauro, Marco Guanti, Matteo Fiorini In termine fisico-chimico osmosi riguarda il fenomeno di diffusione tra due liquidi miscibili attraverso una membrana di separazione. Quindi l’osmosi è influenza, integrazione, scambio, fusione. Il nostro progetto si è basato su questo concetto di osmosi, trovando un’idea che potesse esprimere al meglio la connessione tra la struttura esistente, la natura circostante e le necessità di un centro di accoglienza. Abbiamo cercato quindi di ricreare all’interno dell’edificio una sensazione di protezione e di pace per dare ad ognuno la possibilità di un soggiorno sereno. Per questo il progetto individua alcuni elementi chiave, come ad esempio la zona svago e quella relax delimitate entrambe dagli stessi elementi, la chiostrina esterna e i divisori dei dormitori, che delimitano ambienti diversi ma che allo stesso tempo creano tra di essi una continuità visiva e spaziale.
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THE HIDEOUT
Federica Martellini, Karin Ottaviani The hideout è un progetto che si è ispirato al concetto di luogo sicuro e protetto. Partendo dall’accezione positiva del termine “nascondiglio” abbiamo deciso di creare un ambiente in cui i minori non accompagnati potessero rifugiarsi. I mezzi da noi scelti per raggiungere l’obbiettivo sono stati il color design e lo spazio nello spazio. Per il color design ci si è ispirati ai paesi di provenienza dei ragazzi. In tal senso, sopo un’attenta analisi, abbiamo scelto dei colori caldi per la sala comune e freddi per le stanze private. I colori caldi migliorano l’umore, le capacità comunicative ed i rapporti interpersonali. I colori freddi trasmettono equilibrio e quiete. Abbiamo creato dei luoghi studiati per avere una doppia funzione: quella della convivialità e della privacy. Tutto ciò è stato reso nel progetto attraverso l’uso di fasce colorate che partono da terra per poi diventare elementi fisici e progettuali che delimitano gli spazi.
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L’ISOLA CHE NON C’ERA
Emanuele Migani, Nicolò Palmacci Nel progettare la struttura, siamo partiti interrogandoci sulla situazione di partenza dei ragazzi, e su uno spazio che sia adatto ad un possibile percorso di ripresa per loro. Ci siamo concentrati principalmente sulla sala in comune, dove abbiamo immaginato un’area che riportasse all’immaginario dell’isola che non c’è, dove un albero multifunzionale fa da scenografia ad una stanza che in assenza dello stesso rimarrebbe solo tale. L’albero, diventa una libreria e, attraverso i rami, che nascondono dei profili metallici adibiti al passaggio di fili elettrici, creano un illuminazione che sembri scendere dai rami stessi.
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MY VILLAGE
Gabriel Naman, Micol Garofoli, Giulia Rinaldi La nostra idea nasce dall’analisi del concetto di villaggio. Il proposito è quello di progettare un luogo di transizione tra le esperienze di vita negative dei bambini che fuggono dalla guerra, e la nuova vita che li aspetta, Un luogo accogliente, dove possano svolgere tutte le normali attività che ogni bambino al mondo ha il diritto di vivere nella propria quotidianità. Un villaggio che possa essere rifugio e allo stesso tempo punto di partenza, per molti bambini e ragazzi. Villaggio perchè si tratta di un ambiente legato alla sua concezione antica e primordiale. Un luogo universale, facilmente riconoscibile ed associabile a qualcosa di familiare. Questo è stato possibile attraverso la progettazione di sottospazi. Seguendo questo intento abbiamo scelto di ricreare nei tre livelli della struttura che ci è stata assegnata una sorta di villaggio in miniatura . Riproponedo ma allo stesso tempo riadattando alcune delle funzioni svolte dagli edifici svolte in un villaggio tipo.
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Y-RGB
Pellegrini Simone, Ferranti Andrea Y-RGB Temporary House è un progetto che ha preso forma pensando non solo alle prime necessità di coloro che saranno ospitati nella struttura, ma sopratutto all’esperienza e al trauma che hanno vissuto. All’interno del progetto abbiamo sviluppato due temi per venire incontro alle esigenze dei minori, il colore e una diversificazione degli ambienti in base alle esigenze di cui necessitano. Rispetto il tema cromatico è emerso che ogni colore ha un diverso impatto emotivo. Per quanto riguarda il tema della diversificazione degli ambienti, partendo dalla teoria che ogni ragazzo reagisce in modo diverso rispetto a traumi passati, abbiamo deciso di progettare due tipi di spazi. Possiamo notare l’applicazione di questa teoria in particolar modo nelle camere da letto, nelle quali abbiamo ragionato su spazi che permettessero al ragazzo in questione, di rimanere isolato nella sua privacy seppur circondato da spazi usufruibili da tutti.
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AREA 2.O
Gloria Piccone, Serena Segneri, Giorgia Pelagalli Il nostro progetto è nato da uno studio di pieni e di vuoti, infatti sottraendo da un blocco pieno diverse parti a seconda delle nostre esigenze, abbiamo creato un blocco servizi centrale per le camere. Inoltre questo studio lo abbiamo adottato anche per alcuni degli arredi progettati da noi. Nel nostro campus, si può facilmente percepire anche linearità e serialità. Abbiamo valorizzato anche l’ambiente circostante, non solo con la progettazione del giardino, ma abbiamo permesso ad esso che diventasse parte integrante del campus,da diventare quasi un complemento d’arredo.
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Istituto Europeo di Design via Alcamo, 11 - 00182 Roma www.ied.it