I cittadini sostituiscono nagni

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tuttO quellO che gli Altri NON dicONO ANNO xii - N° 16 veNerdì 22 geNNAiO 2016 - diStribuziONe grAtuitA

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GIORNALE SATIRICO

30.000 copie in omaggio

Roberto Ruta L’Oscar del giorno lo assegniamo a Roberto Ruta. L’abolizione del Bicameralismo paritario, con la cancellazione del Senato elettivo così come previsto dalla Costituzione, lo ha visto tra i primi senatori a sostenerne le ragioni. Del resto, appariva ormai anacronistico la permanenza in vita di un apparato che rappresentava un complicato doppione e un centro di spesa.

IL TAPIRO DEL GIORNO

L’OSCAR DEL GIORNO

reStA AggiOrNAtO, Seguici ANche Su FAcebOOk

Pietro Maio Il Tapiro del giorno lo diamo a Pietro Maio. L’assessore comunale ai Lavori Pubblici di Campobasso, francamente, non riusciamo più a comprendere quale ruolo effettivamente svolga. L’Acem lo contesta, i cittadini non trovano soluzioni dal suo apparato mentre continua a sfornare comunicati come segretario del Pd a difesa, insostenibile, della Giunta regionale. Pensate, un po’.

Servizio a pagina 3

Abolita la corsa ferroviaria Termoli-Foggia: “Nessun intervento da parte di Nagni. Per fortuna c’è l’interessamento della Regione Puglia”

Lo trovi in tutte le edicole e librerie della regione I Comuni molisani sotto il simbolo del Littorio Amministrazioni, podestà e politica nella costruzione del consenso Per informazioni telefonare al 339.2733334


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2 22 gennaio 2016

Il 23 settembre 2015 la giunta regionale ha deliberato di mettere fine alla Gam e allo Zuccherificio

Questa condizione di perniciosa apatia si riflette pericolosamente anche su quei pochi tentativi di “risurrezione”

L’atto deliberativo però è’ rimasto lettera morta, lasciando nel pantano dell’inedia migliaia di lavoratori e l’economia molisana ad ansimare, per non cedere definitivamente al tracollo Il 23 settembre dell’anno scorso la giunta regionale ha deliberato di approvare la ricognizione e il piano operativo di razionalizzazione degli organismi partecipati dalla Regione Molise”. Cioè, gli enti strumentali e le società funzionali (Sviluppo Italia Molise Spa, FinMolise Spa, Molise Dati, Spa Autostrada del Molise Spa); di demandare alle società direttamente partecipate dalla Regione Molise, ove ricorrano le condizioni da parte delle stesse di detenzione di partecipazioni societarie, di provvedere entro 90 giorni dall’adozione del presente atto, alla predisposizione di un piano operativo di razionalizzazione; di stabilire che entro il 31.12.2015 le società dovranno dimostrare di aver avviato idonee procedure finalizzate alla dismissione delle partecipazioni detenute mediante procedure ad evidenza pubblica, ovvero mediante l’esercizio di recesso, fatta salva la deroga a riguardo unicamente per le società già interessate da procedure concorsuali concordatarie; di precisare che le società direttamente partecipate dovranno, con cadenza trimestrale, comunicare alla Regione Molise lo stato di attuazione delle politiche di dismissione intraprese; di demandare al Servizio Controllo strategico, riforme istituzionali e controllo enti locali e sub regionali la notifica del pre-

sente provvedimento alla competente Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti per le osservazioni di competenza; di trasmettere il presente atto al Consiglio regionale del Molise per l’adozione dei provvedimenti di competenza dello Statuto regionale. Un atto deliberativo di quelli che possono costituire un vero e proprio sommovimento nella struttura e nell’organizzazione della Regione e, massimamente, nell’economia. Un atto che nella sua dizione tecnica e burocratica contiene la vita di miglia di lavoratori. Un atto deliberativo che come tanti altri di uguale portata e incidenza, assunti per cambiare il volto e il destino del Molise, non ha sortito alcun effetto. E’ rimasto lettera morta, lasciando nel pantano dell’inedia migliaia di lavoratori e l’economia molisana ad ansimare, per non cedere definitivamente al tracollo. Questa incapacità della giunta regionale di dare seguito alla

propria volontà e alle proprie responsabilità, è il danno maggiore che il Molise possa avere, e subire. Purtroppo, incapace di reagire e di esigere che chi ha il compito di governare che governi. Metta in atto la sua strategia, le sue determinazione, le sue scelte annunciate, per poi restare prigionieri nei tentacoli dei gruppi di potere economici parassitari, delle utilità politiche, dei condizionamenti dei partiti. Tutto ciò è un palese cedimento morale, un palese tradimento elettorale, un palese danneggiamento dell’intero impianto socio/economico locale. Entro 90 giorni e dall’adozione dell’atto deliberativo della giunta del 23 settembre 2015, le società direttamente partecipate dalla Regione Molise avrebbero dovuto provvedere a predisporre un piano operativo di razionalizzazione. Hanno provveduto? Non risulta. Come non risulta che entro il 31 dicembre 2015 le società abbiano dimostrato di aver avviato “ido-

nee procedure di evidenza pubblica” ovvero abbiano posto in vendita le quote di partecipazione detenute dalla Regione. Né da parte della Corte dei Conti si sono avuti osservazioni. La paralisi è generale e generalizzata. Questa condizione di perniciosa apatia si riflette pericolosamente anche sui quei pochi e sporadici tentativi di “risurrezione” in coincidenza con la pallida rispesa economica nazionale. La Regione Molise non può ulteriormente disattendere i propri doveri e le proprie responsabilità sulla Gam e sullo Zuccherificio. Non può traccheggiare, soprattutto, barare. Dica, e se ne assuma la responsabilità, quale debba essere la loro sorte e quella di chi vi lavora(va). Nella strategia d’uscita per la Gam la volontà di fuoriuscita dalla gestione aziendale diretta è stata reiteratamente affermata ma mai attuata. Ne esca, se n’è capace. Per lo Zuccherificio, in una altalena di tentativi, si tiene an-

cora in piedi, la gestione concordataria. E il tempo passa inesorabilmente col nulla di fatto. Per la Fin Molise la strategia annunciata è la partecipazione azionaria della Regione, “ in quanto strumentale al perseguimento delle proprie finalità istituzionali e ” per attuare eventuali processi di incorporazione di altri Organismi societari che presentino, per compagine e funzionalità, connotati di compatibilità. L’attuazione di quella strategia si sarebbe dovuta tradurre “nell’esecuzione di un progetto di fusione per incorporazione della Sviluppo Italia Molise SpA”. … si sarebbe dovuta tradurre! Per Molise Dati è ancora nell’aria il “ percorso di trasformazione societaria, ovvero da società per azioni, a Società Consortile per azioni, preservando la mission statutaria e la natura di società di interesse generale” Anche per Autostrada Molise lo scioglimento anticipato della società per impossibilità del raggiungimento dello scopo sociale non ha trovato il sigillo e la sepoltura. Sepolti, invece, i diritti dei lavoratori della Gam (per restare alle situazioni eclatanti); incerte le speranze di una consistente ripresa dell’economia; in grave ritardo la programmazione 2014/2020 e la gestione del contributo dello Stato per lo stato di crisi industriale complessa dei Nuclei di Boiano, Pozzilli e Venafro. Dardo


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3 22 gennaio 2016

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Il Comitato dei viaggiatori della linea Termoli-Foggia non riesce più ad avere notizie da Nagni su una corsa cancellata

Interrogato, l’assessore non rispose

“Ci penso, io!” avrà detto l’assessore regionale ai trasporti della Regione Molise, Pierpaolo Nagni, ai rappresentanti del Comitato spontaneo dei viaggiatori della linea Termoli-Foggia che lo avevano cercato. Sicumera e decisione non gli difettano, questo è certo. Peccato però che, da quanto ci scrivono i rappresentati dello stesso Comitato, da quel momento in poi sia sparito, l’assessore. Si nega, non risponde. La questione è questa. Trenitalia il 13 dicembre dello scorso anno ha, per ragioni misteriose, cancellato la corsa in partenza da Termoli alle 8.05 con destinazione Foggia e posticipato quella delle 6.28 alle 6.40, mettendo in crisi decine di lavoratori e studenti pendolari, sia molisani che abruzzesi. I quali, alla vigilia di un incontro dell’assessore Nagni con i vertici di Trenitalia presso il ministero ai trasporti, ebbero l’idea di metterlo al corrente della cosa perché mettesse i suoi uffici a disposizione della causa. L’assessore si mostrò disponibile, si fece mandare “ampia do-

di Roberto Ruta

cumentazione” (scrivono dal Comitato…) e partì per Roma. Da quel momento, però, più nulla. Il silenzio. Nessun riscontro da parte di Nagni sull’incontro, neanche, per dire, un: “Mi dispiace ma non ho potuto fare nulla.” Silenzio. Il che non è carino. Basterebbero cinque minuti di cortesia per rispondere a chi domanda, no?

Eppure la cosa pare più complicata di così. Il Comitato chiama, Nagni non risponde. Della questione fu interessato anche il sindaco di Termoli, Angelo Sbrocca, che pare abbia scritto ai vertici di Trenitalia chiedendo di ripristinare la corsa della discordia. Ma niente, Trenitalia da quell’orecchio non ci sente. Ovviamente, in questo

scenario dominato dalla sordità, quelli che subiscono (disagi e frustrazione) sono gli utenti, i cittadini; i vasi di coccio in mezzo a quelli di ferro. La cervellotica cancellazione della corsa (ovviamente un servizio utile e funzionale doveva essere canc e l l a t o , altrimenti come lo si gestisce l’ Ufficio Complicazione Affari Semplici che è questo nostro Paese) è stata sostituita da un bus che impiega 2 ore per ragiungere Foggia, dato che ferma in tutti i paesi, ed è stato subito scartato dai pendolari, costretti così a prendere il treno delle 6.40 ma, nonostante il doloroso sacrificio, hanno dovuto scartare anche questa seconda soluzione dato che

comunque arrivavano tardi sui posti di lavoro. Per rimediare al disastro Trenitalia decide cosi, il 4 gennaio scorso, di anticipare di quasi trenta minuti la partenza del bus sostitutivo, eliminando contestualmente una fermata, ma anticipano troppo così da impedire ai viaggiatori in arrivo da Campobasso e Pescara di prendere il bus per una manciata di minuti. Come se fosse uno scherzo, praticamente. Si intravede un filo di sadismo, che diamine. Insomma la storia è che queste persone, che non chiedono altro che la situazione torni come era prima, con il loro treno in partenza alle 8.05 che li portava puntuali al lavoro, sono tra l’incudine di una Trenitalia sadica ed il martello di un assessore sordo. Non sapendo più dove sbattere la testa il Comitato ha chiesto un incontro con l’assessore regionale ai trasporti della Regione Puglia, Giannini, che ha già dato la sua disponibilità e presto l’incontro sarà messo in agenda. In fondo, nella vita, dipende tutto dal santo cui ti voti, no?

“Addio al bicameralismo paritario: risultato storico”

Con il voto sulla riforma costituzionale si è ottenuto il risultato di superare il bicameralismo perfetto. Ad inizio legislatura ho proposto un ddl di riforma costituzionale proprio per superare il bicameralismo perfetto attraverso l’abolizione del Senato. Con la riforma approvata in seconda lettura la fine della parità tra le due Camere, che accompagna l’Italia repubblicana fin dalla sua nascita, è sancita dal nuovo articolo 55 della Costituzione. Solo la Camera dei deputati voterà la fiducia al governo. Inoltre solo “la Camera dei deputati (...) esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell’operato del Governo”. Di regola, le leggi saranno approvate dalla sola Camera dei deputati. Il Senato della Repubblica rappresenterà le istituzioni territoriali e sarà composto da 100 membri, 95 scelti dalle Regioni (21 devono essere sindaci) e 5 dal Presidente della Repubblica. Mantiene la funzione legislativa (insieme alla Camera) sui rapporti tra Stato, Unione Europea e enti territoriali. Inoltre il Senato mantiene la funzione legislativa anche: per le leggi di revisione della Costituzione, le altre leggi costituzionali per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche per le leggi sui referendum popolari e per le leggi che determinano l’ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni. Il Senato può decidere - su richiesta di un terzo dei Senatori di proporre modifiche su una legge approvata dalla Camera. Solo nel caso di leggi che riguardano le competenze regionali, il voto del Senato è obbligatorio. In tutti gli altri casi, se il Senato non agisce entro il termine di 10 o 15 giorni (a seconda delle materie), le leggi entrano in vigore.La Camera potrà ignorare le modifiche approvate dal Senato, riapprovando la legge così com’è, o accettare le modifiche. Ma con un’eccezione: se si tratta di leggi che riguardano le competenze legislative esclusive delle Regioni o leggi di bilancio, la Camera può ‘superare’ le modifiche volute del Senato solo a maggio-

ranza assoluta dei suoi componenti. I senatori sono eletti dai Consigli regionali “in conformità alle scelte espresse dagli elettori”. Come nello specifico saranno eletti i senatori è quindi rinviato a una legge elettorale che Camera e Senato dovranno approvare in un secondo momento. Cambia l’elezione del Presidente della Repubblica. Rispetto ad oggi: partecipano al voto solo deputati e senatori (scompaiono quindi i 59 delegati regionali) rimane uguale il quorum delle prime tre votazioni: maggioranza qualificata dei due terzi (ovvero il 66%) sale il quorum dal quarto scrutinio al sesto scrutinio: servirà la maggioranza di tre quinti (60%) contro l’attuale maggioranza assoluta (50%). cambia il quorum dal sesto scrutinio in poi: servirà la maggioranza di tre quinti dei votanti invece della maggioranza degli aventi diritto. Il presidente della Repubblica potrà sciogliere solo la Camera dei Deputati, e non più anche il Senato. Il presidente della Camera diventa la seconda carica dello Stato. E in quanto tale sarà il Presidente della Camera a fare le veci del Presidente della Repubblica se quest’ultimo non può. La riforma abolisce definitivamente le Province. La Repubblica sarà quindi costituita solo “dai Comuni, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”. L’articolo 99 della Costituzione viene abolito, e quindi scompare il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Il ddl di riforma costitu-

zionale riscrive sostanzialmente l’articolo 117, quello che divide le competenze legislative tra Stato e Regioni. La riforma abolisce la definizione di legislazione concorrente e trasferisce allo Stato alcune competenze finora divise con le Regioni. Ad esempio mercati assicurativi, promozione della concorrenza, previdenza complementare e integrativa, tutela e sicurezza del lavoro, protezione civile, beni culturali e turismo. Ma rimane il principio che lo Stato si occupi della legislazione di principio, lasciando alle Regioni quella specifica, su alcune materie, tra cui: tutela della salute, politiche sociali e sicurezza alimentare, istruzione, ordinamento scolastico Cambia anche l’articolo 71 della Costituzione: sale a 150.000 il numero di firme necessarie per le leggi di iniziativa popolare. E nella Carta fa la sua comparsa la garanzia che queste proposte saranno discusse e votate. Cambia in parte il quorum dei referendum abrogativi: il voto è valido se partecipa il 50% degli aventi diritto (come oggi) ma se il referendum era stato richiesto da almeno 800mila elettori, il quorum scende al 50% dei votanti delle ultime elezioni. Nascono due nuovi tipi di referendum: quello propositivo e quello di indirizzo. Per decidere modalità ed effetti di queste consultazioni, serviranno prima una legge costituzionale e poi una legge ordinaria. Nell’articolo 55 entra un nuovo comma: “Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza”. I 5 giudici della Corte Costituzionale che oggi sono eletti dalle Camere in seduta comune saranno eletti separatamente: 3 dalla Camera e 2 dal Senato. “Sono particolarmente soddisfatto del voto unitario del gruppo del Pd, reso possibile dalle modifiche al testo, concordate e approvate nell’ottobre scorso. Nelle prossime settimane il gruppo del Pd dovrà impegnarsi contestualmente su due fronti, quello della campagna referendaria per la conferma della riforma e quello della elaborazione della nuova legge elettorale del Senato con l’esplicita previsione dell’elezione diretta dei senatori da parte dei cittadini, che dovrà essere approvata in questa legislatura. Se manterremo l’unità che abbiamo costruito nei lavori parlamentari, raggiungeremo entrambi gli obiettivi.


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22 gennaio 2016

I Cristiano Sociali del Molise: “Si è fatta strada l’idea bislacca che in Molise il lavoro non lo crea l’impresa che sta sul mercato ed è tenuta a rispettare le leggi, ma il politico di turno che utilizza le tasse dei cittadini per dispensare posti di lavoro fasulli in modo clientelare”

Lo dicano alla giunta regionale non alle imprese e i sindacati

Forse ciò che Piera Liberanome, coordinatrice regionale del Movimento dei Cristiano Sociali, ha comunicato alla stampa avrebbe voluto poterlo comunicare il già assessore alle politiche dello sviluppo e del lavoro Michele Petraroia, ovvero il segno “più” nella casella delle assunzioni a tempo indeterminato nel Molise, per la prima volta da alcuni anni a questa parte. Essendo i Cristiano Sociali molto solidali e sodali dell’ex assessore, riteniamo che compiacendosi del dato statistico, abbiano voluto implicitamente gratificare anche l’assessore dimissionario (purtroppo non s’è capito bene per quali ragioni e con quali motivazioni, ma certo non più in sintonia con il passo della giunta di cui faceva parte). Compiacimento, dicevamo, per il segno “più” nella casella dell’assunzioni a tempo indeterminato, ma troppo semplicistica e parziale l’analisi che ne hanno fatto i Cristiano Sociali attribuendo il merito all’imprenditore privato, all’azienda concorrenziale efficiente e motivata, dimenticando di sottolineare che, come sempre, anche in questa circostanza, l’imprenditoria privata è stata scossa e sollecitata dall’intervento della mano pubblica, in particolare dagli sgravi fiscali e previdenziali che gli sono stati assicurati dal Governo con il cosiddetto JobAct. La notazione è voluta, per dire ai Cristiano Sociali, che sono tra coloro che hanno condannato senza appello la politica econo-

Campobasso. Attivare tutte le procedure opportune e necessarie per la formulazione della graduatoria definitiva per il 2016 dei medici veterinari: è, questo, l’esito del tavolo tecnico regionale convocato dal presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura, per la definizione dei criteri necessari alla formulazione della graduatoria della medicina veterinaria specialistica. Alla riunione, svoltasi nella giornata di ieri, martedì 19 gennaio, hanno preso parte con il presidente Frattura, i consiglieri regionali Michele Iorio e Vincenzo Niro, il di-

mica del governo di centrodestra delle legislature passate e, nello specifico, l’uso del capitale regionale in alcune della maggiori aziende del settore agroalimentare e saccarifero, che il loro massimalismo è fin troppo strumentale in danno delle aziende partecipate, e a favore delle industrie private. Che sa-

rebbero da esaltare nella loro missione, per l’alea che corrono in proprio, per le possibilità che danno all’occupazione se fossero del tutto estranee al soccorso della mano pubblica. Ciò non è, e i Cristiano Sociali ne sono perfettamente informati. Meglio da parte loro, che rappresentano una fetta significativa della cultura e

della società civile molisana, un atteggiamento calibrato alla condizione oggettiva del sistma produttivo molisano e meno “comprensivo e tollerante” alla declamata e conclamata inefficienza dell’amministrazione regionale nel tenere in considerazione la realtà e nell’affrontarla con le soluzioni possibili. D’accordo che “per accompagnare la ripresa economica avviata e per consolidare la crescita dell’occupazione stabile e sicura, c’è bisogno di unità tra i sindacati e le imprese per difendere gli investimenti della Momentive di Termoli e per lottare per attrarre altri investimenti produttivi privati. Se la difesa del lavoro non parte da accordi tra sindacati e imprenditori è più difficile creare quel clima di fiducia più ampio che serve per rilanciare il territorio. A causa della fragilità

“I piccoli Comuni non si toccano” L’Anci Molise contraria alla proposta del Comune “La proposta di legge nazionale che prospetta uno scenario tutto nuovo per i piccoli Comuni scardinandone l’anima e l’essenza, è semplicemente assurdo e incompatibile con la riorganizzazione istituzionale che sta impegnando il Paese e la Regione Molise”. Lo afferma il presidente ANCI Molise Avv. Pompilio Sciulli. Il Molise ha già fatto, come molte altre Regioni italiane, sull’esempio di altri Stati europei, riforme che hanno portato alla nascita di gestione associata di funzioni e servizi, con processi dal basso - prosegue Sciulli - che abbiamo

seguito e coordinato, con altre associazioni degli enti locali, per quanto nelle nostre competenze. Il Comune, indipendentemente dalla sua dimensione, è il punto di riferimento della comunità, luogo dove si esprime la democrazia e cuore dell’attività politico-istituzionale per l’organizzazione dei servizi. Non crediamo che proposte di legge che minano questi presupposti possano arrivare a essere esaminati dalle Commissioni e dalle Aule parlamentari. Vigileremo per evitarlo e così chiediamo di fare ai Parlamentari Molisani di tutti gli schieramenti”.

del sistema produttivo, in Molise, nell’ultimo decennio, si è assistito al confronto tra sindacati e istituzioni, tra sindacati e Regione come se il lavoro non appartenesse più alle imprese e agli imprenditori ma dipendesse dagli amministratori pubblici. Una distorsione culturale nefasta, che ha consegnato alle polemiche politiche il terreno del confronto sociale sul problema più importante di tutti, quello del lavoro. Si è fatta strada l’idea bislacca che in Molise il lavoro non lo crea l’impresa che sta sul mercato ed è tenuta a rispettare le leggi, ma il politico di turno che utilizza le tasse dei cittadini per dispensare posti di lavoro fasulli in modo clientelare. Servono accordi interconfederale e intese di categoria sui problemi dei diversi settori economici. Occorrono progetti di sviluppo aziendale condivisi da sindacati e imprese su cui coinvolgere le istituzioni. Si rifletta sulle proprie responsabilità e ciascuno si adoperi per la propria parte. Solo così il Molise riparte”. C’è da sperare che queste valutazioni le leggano il presidente della giunta regionale Frattura e l’intero governo di Palazzo Vitale. I sindacati, per ciò che risulta, la loro parte la svolgono con apprezzabile determinazione nei confronti del sistema imprenditoriale e della la politica per indurli ad essere responsabili di se stessi e della loro destinazione.

“Veterinari precari, c’è la soluzione” Soddisfazione è stata espressa dal presidente della Giunta, Frattura rettore generale della Salute, Marinella D’Innocenzo, il direttore generale dell’Asrem, Mauro Pirazzoli, il referente area veterinaria Dup, Candido Paglione, e, per la parte sindacale, Angelo Elio Gennarelli (Sumai), Nicola Rossi e Enrico Santoriello (Fespa-Sivemp), per Uil Fpl Federazione medici Claudio Fantini e Tecla Boccardo. “Sollecitati dal Consiglio regionale, che sul tema si è

espresso con un ordine del giorno, abbiamo individuato, condividendola con i presenti, la soluzione per risolvere il problema che riguarda i medici veterinari, per recepire, approvare e dare applicazione alle norme dell’accordo collettivo nazionale di categoria. Questo risultato, importante, è frutto di un lavoro comune: maggioranza e opposizione, Regione, Asrem e parti sindacali, tutti tesi e impe-

gnati per una soluzione positiva e certa”, spiega il presidente Frattura. Saranno dunque riconosciute le 10.800 ore quale monte ore storico della medicina veterinaria convenzionata in aggiunta al monte ore storico della specialistica convenzionata aziendale. Il tavolo tecnico regionale sarà convocato nuovamente entro 30 giorni per la verifica dell’applicazione dell’accordo raggiunto ieri.

Dardo


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5 21 gennaio 2016

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Riflettori e occhi puntatati sul consiglio regionale del 28 gennaio

Il Forum dei comitati e delle associazioni in difesa della sanità molisana sarà ammesso a prendere la parola per illustrare un’autonoma proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera e dei sistemi d’assistenza

Per i consiglieri e l’occasione per ergersi a campioni di onestà intellettuale, protagonisti di se stessi come amministratori, legislatori e cittadini e non strumento e pedine della politica tout-court Colpo d’acceleratore alla macchina regionale da parte della presidenza del consiglio. Definite, coi capigruppo, tre sedute dell’assise di Palazzo Moffa per il 26 e 28 gennaio e per il 2 febbraio. Apprezzabile, anche se poi, le sedute si dilungano in circonlocuzioni dialettiche, strumentalità di gruppi e personali. Facendo in modo che gli ordini del giorno debbano essere sistematicamente recuperati. La seduta pomeridiana (ore 16) del 26, va, infatti, a riprendere le mozioni e gli ordini del giorno rimasti inevasi. Tra le mozioni all’ordine del giorno abbiamo avuto modo di considerarne alcune che, se interpretate nella maniera opportuna, rimuoverebbero situazioni di assurdo privilegio o di scarsa funzionalità quali quelle indicate dai consiglieri del Movimento 5 Stelle (la posizione di privilegio e discriminante del personale direttivo della Regione (Quadri), la istituzione di un gruppo di lavoro sul nuovo assetto istituzionale nel comparto del sistema idrico integrato, la prevenzione e il controllo del fenomeno del randagismo e la parola fine sulla li-

quidazione delle Comunità montane), oppure quella del consigliere Ciocca che mira ad arrivare a conoscere la qualità e la provenienza del latte utilizzato nei prodotti lattiero/caseari: un plauso incondizionato al consigliere e alla sua volontà di penetrare un campo minato, con l’intenzione di bonificarlo a garanzia dei consumatori e dei produttori locali che utilizzano il latte molisano; non di meno interessante, qualora si sviluppasse positivamente, è la mozione del consigliere delegato al turismo, Di Nunzio, su che fine abbia fato

E’ ormai noto il futuro della sanità molisana a seguito della riorganizzazione approntata dal Commissario ad acta per il rientro dal sanitario Frattura e dalla struttura dirigenziale, l’avv. Perazzoli e la dr.ssa D’Innocenzo. Dopo la riorganizzazione della rete ospedaliera che prevede innanzitutto l’integrazione tra le strutture del Cardarelli e della Cattolica, l’assistenza sanitaria ai cittadini molisani verrà erogata attraverso l’ospedale unico di Campobasso, Dea di I livello, che diventerà “concretamente Hub per le Reti tempo-dipendenti e per l’intera Rete ospedaliera”. Saranno “strutturalmente e funzionalmente” collegati ad esso i presidi Veneziale di Isernia e San Timoteo di Termoli, perché i posti letto per acuti saranno dislocati solo nei presidi pubblici di Campobasso, Isernia, Termoli ed Agnone. Gli ospedali di Larino e Venafro invece saranno trasformati in residenze per anziani e malati cronici, o “case della salute”. Come preannunciato da tempo, la struttura del Vietri, ospiterà solamente la camera iperbarica, che sarà trasferita dalla vecchia struttura di via Marra; il 118 dovrà far fronte alle urgenze; rimarrà un ambulatorio di oculistica che potrà effettuare interventi chirurgici non complessi e solo in

e su che fine potrebbe fare la proposta d’istituire il Parco del Matese, e la richiesta del duo “in rosa”, Nunzia Lattanzio e Angiolina Fusco Perrella, indirizzata al presidente Frattura perché annulli la procedura di conferimento dell’incarico di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.) a un componente (Quale? Perché non dirlo?– ndr) del Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici della Regione Molise. Ma i riflettori della cronaca regionale, quindi dell’opinione pubblica molisana, e l’attenzione dell’in-

tero apparato sanitario regionale sono puntati sulla seduta consiliare del 28 gennaio (un giovedì che potrebbe rivelarsi denso di valori e significati tecnici, sociali e funzionali) dedicata alle valutazioni dell’assemblea sul Programma operativo straordinario 2015/2018 del Servizio sanitario regionale illustrato in precedenza dal presidente della Regione/commissario ad acta per la Sanità, Frattura. Per i consiglieri la giornata è come se dovessero scalare in bicicletta il Montirolo, la salita mitica vinta da Pantani, ergersi a campioni di onestà intellettuale, rendersi protagonisti di se stessi come amministratori, legislatori e cittadini e non come strumento e pedine della politica tout-court. In questa versione, ovvero nel determinare le loro analisi e le loro valutazioni su ciò che se ne vuole fare della sanità pubblica regionale, del mantenimento dei livelli essenziali d’assistenza, della rete ospedaliera a servizio di un territorio geograficamente contorto e geologicamente tormentato, della garanzia al diritto alla salute a tutti i cittadini (non solo agli abbienti),

potrebbero essere aiutati dal Forum dei comitati e delle associazioni che, per la prima volta nella storia del consiglio regionale, saranno ammessi a prendere la parola per illustrare una loro proposta di organizzazione e gestione della Sanità molisana. Evitiamo volutamente di enfatizzare oltre la circostanza. Ma per la prima volta la voce della collettività rappresentata dal Forum (in cui sono attivi i presidi medici ospedalieri) avrà titolo e accesso a Palazzo Moffa, potrà indicare proposte e suggerire soluzioni e, soprattutto, lasciare agli atti (e alla storia locale) un progetto di riorganizzazione della rete sanitaria molisana che viene direttamente dalle esperienze professionali e dalle esigenze sociali, e non dall’algida concerie di pseudo soloni ministeriali, pseudo tavoli tecnici, strutturali e strumentali commissari e sub commissari alla Sanità a loro servizio. L’assemblea del 2 febbraio raccoglierà ciò che sarà rimasto inevaso della seduta del 26. Dardo

Punto di non ritorno per la sanità bassomolisana day hospital e dopo la perdita del reparto di lungodegenza, verranno conservati solo i posti letto destinati alla RSA. INon sono state assolutamente salvaguardate o valorizzate le eccellenze che il sistema sanitario basso molisano pure aveva come ad esempio l’oculistica di Larino, a tutto discapito della qualità dell’offerta sanitaria erogata. Lo smantellamento delle eccellenze non genererà più introiti per il sistema sanitario regionale e l’abbassamento della qualità dell’offerta su tutto il territorio regionale rischia di provocare un forte flusso di mobilità passiva e un conseguente debito. Rimane del tutto evidente il favoritismo verso la sanità privata con oltre il 20% della spesa pubblica destinata ai centri di specializzazione, tutte dislocate in alto Molise, e alle decine di laboratori sanitari accreditati.Per quanto riguarda Larino, le ultime decisioni in campo sanitario del Governatore Frattura cancellando l’ospedale Vietri, rappresentano il punto di non ritorno per questa parte di territorio. Il fallimento della politica che

nell’arco degli ultimi 40 anni non è stata capace di cogliere le numerose opportunità che avrebbero consentito la permanenza del servizio sanitario sul territorio. Per Larino sono state troppe le occasioni perse. Dalla possibilità di destinare la struttura del Vietri a sede della Cattolica, alla mancata difesa della permanenza della riabilitazione della Maugeri, senza trascurare la perdita della collaborazione con il Bambin Gesù che pure avrebbe potuto rappresentare un’occasione. Lascia il tempo che trova un’impalpabile opposizione di facciata scelta da Notarangelo che ha dovuto attendere l’occasione di un convegno pubblico per manifestare con spirito di rassegnazione un disappunto verso la riorganizzazione sanitaria che compromette principalmente Larino come pure Venafro. La verità è che Larino oggi non ha più un peso politico in ambito regionale, paga la mancanza da troppo tempo di una rappresentanza all’interno della massima assise molisana e ha pagato fortemente l’assenza di coraggio da parte dell’amministra-

zione comunale che mai si è fatta opposta fermamente col popolo al seguito come precedentemente accaduto, attenendosi pedissequamente, grazie alla promiscuità di Palmieri, alle decisioni del Comitato Pro Vietri, il quale non è mai più investito le energie o forse non gli è stato ugualmente utile coinvolgere e sensibilizzare la popolazione ad opporsi alla riorganizzazione sanitaria nelle stesse maniere forti che altri luoghi del Molise hanno dimostrato di saper fare. Il tutto con la complicità dell’opposizione in consiglio comunale che, riguardo la tematica sanitaria, privilegiando la linea collaborazionista, per due anni e mezzo, ha sempre sostenuto la linea portata avanti dalla giunta Notarangelo salvo discostarsene ora, a babbo morto, e il silenzio connivente di tutti i soggetti del panorama politico e associazionistico locale che hanno preferito anche loro accodarsi alle iniziative del Comitato Pro Vietri e dell’amministrazione. Larinascita


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Campobasso

23 gennaioi 2016

“Via Crispi, va trovata una soluzione definitiva” Per il consigliere Simone Cretella la struttura scolastica vecchia va abbattuta CAMPOBASSO. Bene la chiusura temporanea della scuola di via Crispi. Ma non basta: 10 giorni di lezioni pomeridiane passeranno in fretta e qualunque sia l’esito delle nuove verifiche disposte sull’edificio, nulla potrà dare nuova agibilità ad un edificio che va semplicemente abbattuto perchè palesemente insicuro ed idoneo ad ospitare una scuola. Le lezioni devono assolutamente riprendere al più presto in un luogo sicuro, ma anche nel normale orario didattico, così come sono in iniziate ad inizio anno: sconvolgere gli orari e di conseguenza l’organizzazione di centinaia di famiglie “anno in corso” è cosa che non può durare per mesi. Oggi assemblare una scuola su moduli provvisori ad uso scolastico antisismici richiede tempi ri-

dottissimi e consente di ottenere standard qualitativi molto elevati, certamente migliori di molte scuole campobassane. Ciò consentirebbe di creare una struttura polmone tale da poter sistemare, una per volta e secondo un preciso ordine di priorità stabilito dagli studi e dalle valutazioni tecniche dello stato di agibilià e vulnerabilità degli edifici, tutte le situazioni più critiche della città,

in attesa di soluzioni definitive. Soluzioni che devono però trovare rapida attuazione attraverso la riapertura dei cantieri inspiegabilmente fermi come ad esempio quelli di via Berlinguer e via S.Antonio dei Lazzari, e la massima accelerazione sui nuovi bandi e nuovi appalti che porteranno alla realizzazione di nuovi edifici come quello di Via Crispi e del quartiere CEP. Sono queste

le vere priorità di un’amministrazione, non le luminarie, non le notti bianche, non i concerti delle cover band. E non è demagogia, perchè già con i 130 mila euro spesi per Natale (ma basta spulciare nei bilanci per trovare spese fatte e programmate a dir poco discutibili...), probabilmente già molto si poteva fare, io alle palle appese al municipio o al tendone in piazzetta ci avrei

rinunciato volentieri in cambio della sicurezza dei nostri figli. Si attivi dunque la cosiddetta “filiera istituzionale” comune-regione-governo, visto che “fortunatamente” è tutta dello stesso colore politico, per ottenere tutte le risorse necessarie, anche attraverso la richiesta di riconoscimento di calamità naturale, per affrontare in maniera seria e definitiva la questione edilizia scolastica: subito una scuola “polmone” su moduli prefabbricati, immediata riapertura dei cantieri fermi con consegna in tempi certi e garantiti tali da poter ripartire già a settembre con il prossimo anno scolastico (se si vuole si può....), e rapido avvio della costruzione delle nuove scuole, belle, sicure, efficienti, così come la legge impone di costruire nel 2015.

Scendiamo in piazza per difendere la famiglia

Il ddl Cirinnà va ritirato, non solo per i diritti dei bambini Sabato 23 e domenica 24 gennaio 2016 tornano in piazza le Sentinelle in Piedi Il prossimo 26 gennaio comincerà l’iter al Senato del testo sulle cosiddette “unioni civili”, ancora una volta diciamo cosiddette perché il ddl Cirinnà di civile non ha nulla dal momento che è strutturato per delegittimare e disintegrare la cellula fondamentale della nostra società, ovvero la famiglia. La nostra Costituzione riconosce la famiglia (ovvero prende atto che esiste da prima della Carta) come cellula primaria della società poiché la stessa è l’unica che può educare, in un nucleo stabile, cittadini capaci di contribuire al bene comune e di accogliere la diversità, al-

l’interno di un’unione fondata sulla differenza sessuale. Il sentimento non ha nulla a che fare con la disciplina giuridica del matrimonio, da millenni fondato sulla complementarietà uomo donna: l’unica capace in potenza di generare. Come abbiamo ripetuto fino allo sfinimento, l’istituto della “stepchild adoption”, contenuto nel DDL, apre la strada alla pratica abominevole dell’utero in affitto, per cui due persone adulte che decidono di volere un figlio, unicamente in funzione di questo desiderio, avrebbero il diritto di fabbricare lo stesso con ovuli,

utero e seme esterni, sfruttando il corpo di altre donne (che avvenga a pagamento o meno, resta inaccettabile) all’estero, di tornare in Italia e di vedersi riconosciuto quel bambino come figlio, quando figlio non è, ma un minore trattato come un oggetto di diritto. Le veglie delle Sentinelle anticipano la grande Manifestazione Nazionale che si svolgerà a Roma Circo Massimo, sabato 30 gennaio 2016 dalle ore 12.00 alle 17.00 dove due milioni di italiani scenderanno in piazza a difesa della famiglia e della Costituzione.

Premio per lo studio scientifico dell’Unità di Radioterapia della Cattolica Presentati in totale 4 comunicazioni orali e 12 contributi, frutto dell’intensa attività di ricerca in campo oncologico. Si è tenuto nelle scorse settimana a Rimini dal il XXV congresso nazionale, durante il quale i maggiori esperti in ambito nazionale di tale disciplina hanno avuto modo di confrontarsi sul trattamento radioterapico dei principali tumori. Importante è stato il contributo scientifico dell’Unità Operativa di Radioterapia della Fondazione di Ricerca e Cura ‘Giovanni Paolo II’ che ha presentato ben 4 comunicazioni orali e altri 12 contributi scientifici, frutto del lavoro congiunto svolto principalmente con le Unità Operative di Fisica Sanitaria e di Oncologia, e con quelle di Chirurgia e Ginecologia Oncologica della Fondazione, ma anche con le Unità di Oncologia, Chirurgia, Otorinolaringoiatria ed Urologia dei presidi

ospedalieri dell’Ospedale “Cardarelli”, di Isernia e di Termoli. Gli argomenti trattati son stati molteplici, dal trattamento dei tumori del distretto ORL a quelli mammari e dell’apparato gastrointestinale fino a quelli ginecologici e urogenitali maschili. Particolare attenzione è stata rivolta alle nuove possibilità di cura offerta dalla radioterapia grazie all’uso di apparecchiature sempre più precise e all’utilizzo concomitante dei farmaci oncologici. Francesco Deodato, responsabile dell’Unità Operativa di Radioterapia, ha effettuato due comunicazioni orali presentando i risultati di due studi sull’uso della radioterapia stereotassica nei pazienti oligometastatici, cioè quelli con un numero limitato di meta-

stasi, in cui un trattamento radioterapico, estremamente focalizzato sulla lesione ed effettuato in 1-5 sedute, riesce a ottenere un elevato controllo della malattia locale. Uno di questi studi, quello relativo all’uso della radioterapia stereotassica effettuata in un’unica seduta (radiochirurgia), è stato premiato come ‘Miglior Comunicazione Orale’ in memoria del Prof. Mauro Trovò, stimato direttore della Radioterapia del Centro Regionale Oncologico di Aviano, scomparso l’anno scorso. “La radiochirurgia” commenta Francesco Deodato che ha ritirato il premio “è una forma di radioterapia estremamente avanzata e complessa che permette di effettuare in una sola se-

duta con elevate dosi di radiazioni, il trattamento di piccoli tumori o di poche lesioni metastatiche a livello cerebrale, toracico, addominale e pelvico. Abbiamo implementato questa tecnica ormai da cinque anni, grazie alla collaborazione giornaliera con l’Unità Operativa di Fisica Sanitaria diretta da Savino Cilla, e la stiamo utilizzando nel trattamento di tumori

primitivi o metastatici del polmone e del fegato, di linfoadenopatie mediastiniche e addomino-pelviche e di lesioni ossee. Il vantaggio di questa metodica è che essendo utilizzata in un’unica seduta non interferisce con l’eventuale terapia sistemica effettuata dal paziente permettendo di aggiungere al controllo sistemico della malattia metastatica anche quello locale”


Campobasso

7 22 gennaio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Programmi costruttivi di edilizia sociale convenzionata in una città in cui il mercato delle abitazioni registra migliaia di appartamenti invenduti

Ancora cemento in Via delle Frasche, in località san Vito e in Via Depretis

La città è il risultato di una sommatoria caotica ed episodica di necessità abitative maturato in un contesto culturalmente anarcoide, socialmente miscelato e amministrativamente speculativo Sul piano politico la maggioranza di Palazzo san Giorgio s’è regalata la sistemazione degli appetiti assessorili e presidenziali; sul piano amministrativo si appresta a regalare migliaia di metri cubi di cemento in Via delle Frasche, in località san Vito e in Via Depretis (programmi costruttivi di edilizia sociale convenzionata, e i relativi schemi di convenzione) alle imprese che ne hanno fatto richiesta. Si regalano, e regalano a Palazzo san Giorgio: sono generosi con se stessi e con gli amici costruttori, quelli che hanno risorse finanziarie da investire in una città in cui gli investimenti edilizi hanno saturato il mercato da alcuni anni e da alcuni anni si registrano migliaia di appartamenti invenduti. Ma questo dato sfugge ad ogni riflessione ed analisi socio/economica. Nessuno

sa, nessuno vede, nessuno parla. Neanche le banche che prestano soldi. Il concetto di coerenza, come è noto alla collettività campobassana, è quello meglio espresso e praticato dall’amministrazione. Infatti, approvando altre migliaia di metri cubi di cemento, ne danno prova. Linee

evanescenti, di carattere generale, senza alcuno appiglio con la realtà, un paravento alle magagne pregresse e soprattutto future. Un getto di fumo negli occhi dei creduloni che a bocca aperta assistono al massacro del territorio, alla celebrazione dello scempio ambientale e paesaggistico (in-

credibilmente violento l’intervento edilizio in Via Quattro Novembre), senza colpo ferire. Un’amministrazione comunale che sia tale, si darebbe l’autorità e l’autorevolezza di gestire la crescita e lo sviluppo edilizio non in termini paranoici, ma avendo coscienza che la gestione del territorio è l’unico ambito in cui le sono stati lasciati i titoli della programmazione, della determinazione, della scelta autonoma; avendo coscienza che un insediamento edilizio non può essere considerato solo come tale, un volume, ma comporta modifiche sostanziali allo stato preesistente, al paesaggio, all’ambiente, e vuole servizi primari e secondari, interviene nella mobilità e determina una serie di condizioni che solo una visione d’assieme sarebbe in grado di affrontare e ri-

solvere. Vale a dire, ciò che manca all’amministrazione di Campobasso, da sempre “venduta” al pragmatismo, al compromesso e alla contrattazione mercantile. Cosa abbia Campobasso di urbanisticamente razionale e riconoscibile oltre il borgo medioevale e l’area murattiana, qualcuno abbia il coraggio di dirlo e di dimostrarlo. La cosiddetta città nuova è il risultato di una sommatoria caotica ed episodica di necessità abitative maturato in un contesto culturalmente anarcoide, socialmente miscelato e amministrativamente speculativo. La stessa permanenza del Piano Casa oltre l’emergenza socio/politica che lo ha generato, è la dimostrazione che la classe dirigente molisana e sostanzialmente sottomessa ai poteri forti.

Ti ricordo ancora

Il dribbling di Claudio De Libero di sergio genovese Avrei voluto farlo io un dribbling a Claudio quando tantissimi anni fa mi chiese, assieme ad altri amici, di aiutarlo a fare

virtusina si è portato in dote tutte le dinamiche di pedagogia applicata allo sport che il Prof. Leone ,con decenni di anticipo, propo-

un trasloco in una casa vicino al passaggio a livello. Quei mobili sembravano di piombo e quelle scale infinite, questa é la cosa che subito scuote le mie rimembranze. Scherzi a parte il mio amico si può annoverare nell’elenco sempre più debole delle persone per bene. Di estrazione

neva ai ragazzi di allora. Claudio in quelle squadre, assieme al suo amico del cuore Nicola Palladino, era un protagonista perché era il più bravo. Discretamente solista amava il possesso del pallone fino alla noia perché godeva nel sentirsi dire :”meno male che c ‘eri tu”. Così gli avversari ve-

nivano saltati come birilli, quel pallone pure per le dimensioni extra large del suo piede, non si scomponeva e non disubbidiva mai alle volontà del guidatore, tra lo sfinimento dei compagni di squadra che spesso erano costretti a fare la parte degli spettatori applaudenti. Quel rapporto così ancestrale con l’attrezzo gli è rimasto fino a quando non ha fatto carriera. Nel Campobasso per forza di cose si è dovuto stringere in comportamenti più collettivi al punto che mi sento di dire che quelle prestazioni apparirono più frenate e mai così libere per valorizzare al massimo le sue qualità. Anzi mi sento di dire che Claudio in rossoblu quasi mai ha reso come era capace di fare.È stato anche il mio allenatore ma pure compagno di squadra. Fuori dal campo ha sempre preferito la penombra ma in campo si attivava l’altro emisfero. E guai a metterlo in panchina o non consegnargli la palla. Ancora oggi, pur più vicino al settanta per cento del percorso dei centenari, se gli chiedono di prepararsi la borsa,non oppone resistenza. Se dovesse essere sostituito durante la partita, rinuncia all amicizia per qualche settimana. Per informazione chiedere a Raffa Di Risio. Ma Claudio, come si

dice, è stato uno spot progresso per il calcio e per lo sport. È talmente vero che se vai nella sua Agenzia e lo inviti a guardare la sua storia agonistica dallo specchietto retrovisore, rinuncia a tutto e si concede leggerissimo al racconto. Pure lui si è fatto la doccia in spogliatoi aristocratici ma si è pure sciacquato, dopo una partita , al primo fontanino. Ovunque fosse perforata la rete era una festa del cuore. Se non

fosse stato per quel trasloco, in quella casa vicino al passaggio a livello, avrebbe meritato pure la lode che gli possiamo concedere solo a bassa voce. In gamba Claudio, dalla terraccia degli Orfani di Guerra alla carbonella del Vecchio Romagnoli. Il tuo viaggio ci restituisce la gioia e l’orgoglio di essere saliti da un ‘altra stazione ma di aver viaggiato sugli stessi binari di sogni e di speranze.


INFO: 339.2733334 - 334.2739180




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Isernia

22 gennaio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Il Veneziale va salvato Lettera aperta di Rifondazione comunista di Isernia ai parlamentari molisani ISERNIA. “IL GOVERNO RENZI HA TAGLIATO PIU’ due miliardi di Euro al Fondo Sanitario Nazionale e contemporaneamente il suo epigono regionale Frattura, con la scusa di rendere efficiente e senza debiti i conti sulla sanità regionale si è messo in una prospettiva in cui fra pochi anni non esisterà alcun presidio pubblico sanitario sul nostro territorio. Non ci sono scusanti per i Petraroia e i Leva”. Lo sostengono, in una lettera aperta, i componenti di Rifondazione comunista di Isernia, Salvatore Borriello e Cinzia di Pentima. “Entrambi insieme al Frattura rappresentano i poteri forti sul territorio e non certamente i cittadini bisognosi di cura e attenzione che non possono permettersi una sanità a pagamento. Il governo Frattura ha rovesciato il paradigma della nostra Costituzione Repubblicana dove il privato “convenzionato” era complementare al pubblico che permetteva a tutti gratuitamente di curarsi. Hanno usato armi, per fare questo, che fanno perno anche sui nostri sentimenti religiosi. I Costituzionalisti e tra questi tutti i catto-

lici di allora, quando stesero la CARTA COSTITUZIONALE sapevano benissimo che non c’era speranza per un effettivo diritto alla salute se la gestione e la proprietà della sanità fosse stata messa in mano ai privati anche se di origine religiosa. La supremazia della sanità privata nel sistema sanitario di una nazione oltre a limitare fortemente il diritto alla salute il diritto alla salute per la maggioranza dei cittadini

Fondazione di Campobasso in crisi deve fagocitare per i risolvere i suoi problemi il Cardarelli “economicamente in attivo”? Sarebbe giusto sia sotto un profilo ragionieristico che costituzionalista che la cosa sia all’inverso. Se ci sono eccellenze queste diventerebbero pubbliche, quindi di tutti. Senza pensare poi, alle partorienti future nella provincia di Isernia che non avranno più uno ospedale vicino e dovranno, forse per forza di cosa, ricorrere alle “scomparse LEVATRICI“. E poi non ci possono essere reparti e situazioni in regime di monopolio come alcuni della vicino “ex Neuromed” le cui finalità sono diverse da quelle di proprietà pubblica. IL PRIVATO LAVORA PER IL PROFITTO E I MIGLIORI PROFITTI ESSI LI FANNO ( NELLA SANITA’) CON LE ASSICURAZIONI – L’America è vicina. INTATO, CHIEDIAMO DA SUBITO , AI PARLAMENTARI MOLISANI di attivarsi per la presentazione di una legge di modifica dei parametri della legge BALDUZZI che fanno scomparire alcuni reparti all’Ospedale “Veneziale” di Isernia.

spesso uccide la ricerca e le speranze ad una possibile cura. Ricordate tutti l’affermazione che il parto doveva essere per “forza doloroso” invece poi , con la tenacia della ricerca di alcuni medici diventò pratica e senso comune il “parto indolore”? IL PROFITTO LA FA DA MAGGIORE PER TUTTI I PRIVATI. La salute dei cittadini non può essere considerata una merce. Poi non si comprende perché la

“Solo beffe ai danni dei bambini

I genitori degli alunni della scuola San Giovanni Bosco contestano le scelte Riceviamo e pubblichiamo comunicato stampa delle mamme degli alunni della scuola primaria San Giovanni Bosco: Ieri giunge la notizia che il commissario prefettizio, alla luce di un tavolo tecnico tenutosi presso la sede della Scuola dell’Infanzia, segretamente anticipato al 18 gennaio, decreta la chiusura della scuola dal giorno 19 c.m. anche se i bimbi il giorno 19 erano regolarmente entrati a scuola, e il trasferimento dei bambini della scuola dell’infanzia San Giovanni Bosco (erroneamente indicata nella sua ordinanza come scuola dell’infanzia “San Lazzaro”) dai locali di Via XXIV Maggio ai locali sovrastanti la tipografia Cicchetti. Ma il bello deve ancora venire: la scuola non è mai stata dichiarata inagibile ma vulnera-

bile…certo altrimenti avrebbe dovuto chiudere e dichiarare inagibili tutte le altre scuole di Isernia e la tipografia Cicchetti non ha spazio a sufficienza per ospitare tutti gli alunni di Isernia di ogni ordine e grado….Ma andiamo avanti… pare che il reale motivo del trasferimento indicato dal nuovo tecnico responsabile della sicurezza, sia da individuarsi nel fatto che il punto di raccolta in caso di evacuazione (ovvero la villa comunale) è troppo distante e difficile da raggiungere per i bambini che devono attraversare la strada… e questa motivazione sarebbe anche valida se non fosse stato per il fatto che lo stesso tecnico a tempo debito indicò il punto di raccolta per la San Giovanni Bosco nella villa comunale e quanti di noi si ricorde-

ranno, perché alunni della suddetta scuola, a seguito del terremoto del 1984 il punto di ritrovo era la villa, senza considerare che stando alla normativa dei Vigili del Fuoco in materia di evacuazione, non esiste nessuna indicazione relativa alla distanza del punto di raccolta dalla scuola!!! Ma non è tutto… ovviamente il trasferimento urgente riguarda solo i bambini mentre gli uffici di segreteria sono sempre nello stesso edificio e funzionanti così come il CIPIA (o ex CTP) ovvero il centro territoriale permanente che continua a funzionare regolarmente, al piano superiore, in corrispondenza dell’ala d’infanzia……. Addirittura i corsi di inglese e d’informatica per l’età adulta non sono

stati interrotti dalla Dirigente ma continuano a svolgersi con regolarità …. QUASI NON INTERESSI AL TAVOLO TECNICO SE AI CITTADINI E AGLI IMMIGRATI FREQUENTANTI I CORSI DEL CTP, POSSA SUCCEDERE QUALCOSA. PARTONO DA QUI LE NOSTRE GRANDI PERPLESSITA’ SULLA URGENZA DI DETERMINATE DECISIONI. E’ stato richiesto anche un incontro urgente con il nuovo Prefetto di Isernia al fine di aiutare nell’individuazione di uno stabile idoneo sia sismicamente che come ambiente salubre, purtroppo il riscontro è stato negativo poiché il Prefetto non riesce a trovare il tempo di incontrare le mamme.

“Solo beffe ai danni dei bambini” I genitori degli alunni della scuola San Giovanni Bosco contestano le scelte Riceviamo e pubblichiamo comunicato stampa delle mamme degli alunni della scuola primaria San Giovanni Bosco: Ieri giunge la notizia che il commissario prefettizio, alla luce di un tavolo tecnico tenutosi presso la sede della Scuola dell’Infanzia, segretamente anticipato al 18 gennaio, decreta la chiusura della scuola dal giorno 19 c.m. anche se i bimbi il giorno 19 erano regolarmente entrati a scuola, e il trasferimento dei bambini della scuola dell’infanzia San Giovanni Bosco (erroneamente indicata nella sua ordinanza come scuola dell’infanzia “San Lazzaro”) dai locali di Via XXIV Maggio ai locali sovrastanti la tipografia Cicchetti. Ma il bello deve ancora venire: la scuola non è mai stata dichiarata inagibile ma vulnerabile…certo altrimenti avrebbe dovuto chiudere e dichiarare inagibili tutte le altre scuole di Isernia e la tipografia Cicchetti non ha spazio a sufficienza per ospitare tutti gli alunni di Isernia di ogni ordine e

grado….Ma andiamo avanti… pare che il reale motivo del trasferimento indicato dal nuovo tecnico responsabile della sicurezza, sia da individuarsi nel fatto che il punto di raccolta in caso di evacuazione (ovvero la villa comunale) è troppo distante e difficile da raggiungere per i bambini che devono attraversare la strada… e questa motivazione sarebbe anche valida se non fosse stato per il fatto che lo stesso tecnico a tempo debito indicò il punto di raccolta per la San Giovanni Bosco nella villa comunale e quanti di noi si ricorderanno, perché alunni della suddetta scuola, a seguito del terremoto del 1984 il punto di ritrovo era la villa, senza considerare che stando alla normativa dei Vigili del Fuoco in materia di evacuazione, non esiste nessuna indicazione relativa alla distanza del punto di raccolta dalla scuola!!! Ma non è tutto… ovviamente il trasferimento urgente riguarda solo i bambini mentre gli uffici di segreteria sono sempre

nello stesso edificio e funzionanti così come il CIPIA (o ex CTP) ovvero il centro territoriale permanente che continua a funzionare regolarmente, al piano superiore, in corrispondenza dell’ala d’infanzia……. Addirittura i corsi di inglese e d’informatica per l’età adulta non sono stati interrotti dalla Dirigente ma continuano a svolgersi con regolarità …. QUASI NON INTERESSI AL TAVOLO TECNICO SE AI CITTADINI E AGLI IMMIGRATI FREQUENTANTI I CORSI DEL CTP, POSSA

SUCCEDERE QUALCOSA. PARTONO DA QUI LE NOSTRE GRANDI PERPLESSITA’ SULLA URGENZA DI DETERMINATE DECISIONI. E’ stato richiesto anche un incontro urgente con il nuovo Prefetto di Isernia al fine di aiutare nell’individuazione di uno stabile idoneo sia sismicamente che come ambiente salubre, purtroppo il riscontro è stato negativo poiché il Prefetto non riesce a trovare il tempo di incontrare le mamme.


Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

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Termoli

22 gennaio 2016

“Polveri sottili sopra la norma“ La pericolosità è nell’area del Nucleo. La denuncia dei grillini TERMOLI. Il portavoce del Movimento 5 Stelle a Termoli, consigliere comunale Nicolino Di Michele, ha trasmesso, in data 19 gennaio 2015, una Segnalazione alla Regione Molise, ad ARPA, alla Provincia di Campobasso e ai Comuni di Termoli, Campomarino e Portocannone, concernente degli allarmanti superamenti dei limiti di PM10, le

cosiddette polveri sottili, registrati in una delle 4 cabine di monitoraggio della qualità dell’aria, ubicate all’interno del nucleo industriale Valle del Biferno, nel periodo che va da Agosto a Dicembre 2015. Tali valori in alcuni casi sono risultati addirittura superiori al doppio dei limiti di legge e nel solo periodo di tre mesi preso in

considerazione, si sono registrati ben 43 superamenti rispetto ai 35 che la norma di riferimento, il D.Lgs. 155/2010, concede nell’arco dell’intero anno (leggi i dati). Se andassimo a consultare i dati dell’intero anno troveremo sicuramente uno scenario pericoloso. Al Nucleo Industriale Valle del Biferno sta accadendo qualcosa!

Chi controlla quelle cabine di monitoraggio? Quali sono le cause di questi inquietanti valori anomali e soprattutto, ci sono rischi e pericoli per la collettività? Queste domande le rivolgiamo agli enti preposti, alla Regione, all’ARPA e ai Sindaci dei territori interessati, poiché è doveroso da parte nostra segnalare ed infor-

mare i cittadini e chi amministra il territorio deve chiarire se ci siano potenziali rischi per la salute dei cittadini e se sia necessario prendere provvedimenti per sanare eventuali situazioni di illegalità, specie in una zona come la nostra, caratterizzata da numerose attività produttive fortemente inquinanti come le chimiche e le turbogas.

Droga, due arresti a Campomarino I Carabinieri fermano un 33enne di San Severo e un 20enne del posto CAMPOMARINO. I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Campobasso, nella giornata di ieri,in Campomarino, a seguito di mirati servizi di osservazione, controllo e pedinamento, in ambito di attività preventiva e repressiva, eseguiti con la consueta professionalità e dedizione, sono riusciti a individuare un vero e proprio “emporio” dello stupefacente. I militari,nei giorni precedenti, accertata una costante presenza di soggetti dediti all’uso di sostanze stupefacenti nella zona dell’abitazione dello spacciatore, nel pomeriggio di ieri, decidevano di intervenire ed eseguire una accurata perquisizione domiciliare che consentiva il rinvenimento di 35 dosi termosaldate ed alcuni involucri in cellophane contenente sostanza stupefacente del tipo Cocaina per complessivi gr. 70; nr.35 dosi termosaldate di sostanza stupefacente del tipo Eroina, per complessivi gr.35 ed un bilancino elettronico di precisione. Lo stupefacente rinvenuto e sequestrato, immesso sul mercato avrebbe fruttato la considerevole somma di circa 10.000 euro. D.R.C 33enne di San Severo, già con precedenti specifici, veniva tratto in arresto ed associato presso la Casa Circondariale di Larino a disposizione della magistratura frentana. nel giornaliero controllo del territorio monitorano con la massima attenzione anche il

fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti soprattutto nelle aree di ritrovo dei giovanissimi. E, sempre i Carabinieri di Campomarino hanno arrestato un giovane del luogo poiché accusato di detenzione ai fini dello spaccio di sostanza stupefacente. Nella nottata infatti i militari agli ordini del Maresciallo D’Amico si sono appostati in una via centrale del centro costiero, anche alla luce di alcuni episodi di vandalismo segnalati dai resi-

denti preoccupati dal fenomeno. La rete dei controlli ha così consentito di individuare il ventenne, un disoccupato del luogo senza precedenti, il quale sottoposto a perquisizione è stato trovato in possesso di cinque bustine contenenti quella che, ad una analisi più accurata, è risultata essere sostanza stupefacente del tipo marijuana. I Carabinieri hanno successivamente spostato il centro dell’attenzione presso l’abitazione del ragazzo dove hanno rinvenuto una busta contenente circa 50 involucri di marijuana, una busta in plastica con ulteriore stupefacente per complessivi 172 grammi, sono state rinvenute inoltre a rinvenire 5 “palline” termosaldate con all’interno cocaina per complessivi 3 grammi, nonché un bilancino di precisione.

Il BUCO NERO a Petacciato... Dopo l’azzeramento e la ricostituzione della Giunta comunale di Petacciato, alcune considerazioni di natura politica da parte di chi siede in Consiglio, seppur tra i banchi della minoranza, crediamo siano doverose ed opportune. Nel leggere la composizione della vecchia e della nuova Giunta , si nota che la differenza sostanziale sta nell’estromissione di Angelo Di Pardo. A tal proposito il Sindaco non ha ritenuto dare alcuna spiegazione alla stampa, ergo neppure ai cittadini. L’unica nota è stata quella del Vicesindaco Alberto Di Vito, che ha rigettato le indiscrezioni secondo le quali siano stati i suoi “non buoni” rapporti con il Di Pardo la causa della rimozione e ha aggiunto che - forse - il Sindaco aveva inteso procedere in tal senso visto che l’assessore Angelo Di Pardo nel corso dell’ultimo Consiglio aveva votato contro le proposte della maggioranza. Non si dimentichi, per completare il quadro, che alcuni giorni prima il Vicesindaco, nonchè assessore con delega all’Urbani-

stica, aveva rimesso il proprio incarico di Vice e la propria delega nelle mani del Sindaco per motivi personali che non gli permettevano più di garantire un impegno costante ed assiduo. Premesso che ogni Sindaco ha il diritto ed anche il dovere, per far funzionare meglio il proprio esecutivo, di prendere tutte le decisioni che la legge gli consente, è palese che alcune crepe all’interno del gruppo di maggioranza si fossero aperte da tempo e non già dall’ultimo Consiglio comunale, in cui l’ancora assessore Di Pardo ha votato “contro” alle proposte del suo stesso gruppo. Perchè da tempo? Perchè già a primavera nel corso di un Consiglio in cui si approvava il cartellone estivo - proposto non dall’assessore competente Angelo Di Pardo, di fatto commissariato nell’occasione, ma dall’assessore Di Vito incaricato direttamente dal Sindaco - il Di Pardo votò “contrario” a tutte le proposte del suo gruppo! Non solo ! Nell’occasione l’assessore Di Pardo espose il suo punto di vista apertamente molto critico verso

il suo collega di Giunta Alberto Di Vito e non si risparmiò dal dare stoccate anche agli altri componenti del gruppo di maggioranza. Se c’era un momento in cui revocare la delega per mancanza di fiducia sicuramente era questo. Ma ciò non è avvenuto. Da quel momento sono passati mesi in cui l’assessore Di Pardo in consiglio si è riallineato con le posizioni della maggioranza e, seppur saltuariamente, si è rifatto vivo in Giunta. Nel frattempo cosa è successo? Nel frattempo il Vicesindaco/Assessore Di Vito ha formalizzato le sue dimissioni per i sopra citati motivi, salvo poi, a distanza di pochi giorni tornare sui suoi passi e dichiarare alla stampa che, per un forte senso del dovere e per non mettere in difficoltà l’esecutivo, sarebbe rientrato in Giunta, ma solo per tenere la delega alle politiche sociali.... Passa qualche settimana e dalla stessa stampa apprendiamo che gli è stata ridata la delega all’Urbanistica, delega un pò scottante, sopratutto alla luce dei nuovi risvolti che riguardano il PRG ....

la variante alla variante, ricordate?... In effetti il 31 dicembre il Sindaco ha riassegnato le deleghe ai vecchi e al nuovo assessore ed ha confermato l’Urbanistica ad Alberto Di Vito, conferendo invece la delega alle politiche sociali ad Arnaldo Franceschini. Insomma, una gran confusione regna sovrana nella nostra casa Comunale, quella che dovrebbe essere trasparente come vetri appena puliti!!! Ai cittadini non è dato sapere nulla, qualche indiscrezione qua è là, qualche chiacchiera da bar (quelle al nostro paese fanno giurisprudenza!!), e se volete saperne di più dovete andare a consultare l’Albo Pretorio, dove non senza difficoltà - troverete un Decreto del Sindaco di conferimento delle deleghe del 31 dicembre 2015, pubblicato sull’Albo Pretorio il 28 dicembre 2015 (non stiamo dando i numeri, é così... vedere per credere!!!) Ad oggi risulta ancora vacante la poltrona da Vicesindaco... Come mai? Il sindaco non si fida più così ciecamente dei suoi collaboratori? O nessuno dei suoi colla-

boratori vuole prendersi la gatta da pelare? E che succede se nel frattempo accade un evento straordinario, un terremoto, un’emergenza sanitaria, e il Sindaco è all’estero o è impossibilitato per qualsiasi ragione ad espletare le sue funzioni? Subentra l’assessore più anziano? Arriva il commissario straordinario? Il prefetto? Si scioglie il Consiglio Comunale? Insomma ci sembra che il vuoto, politico e giuridico, in questo momento abbia riempito le stanze della casa comunale... Anzi, visto che non si vede più nulla di ciò che succede nella casa dei cittadini di Petacciato, oseremmo dire che c’è un vero e proprio BUCO NERO!!! Il campo gravitazionale del Sindaco La Palombara è così forte e intenso, che nulla può sfuggire al suo esterno, neppure la luce!!! UN BUCO NERO, per l’appunto!! GRUPPO CONSIGLIARE “AMO PETACCIATO” Luisa Caruso Roberto Di Pardo


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Termoli

Tutto quello che gli altri non dicono

22 gennaio 2016

senza alcun finanziamento pubblico

“Regione, ma ci vuoi dare i soldi?” La Gtm, società del trasporto pubblico locale, torna a chiedere di essere pagata TERMOLI. Di nuovo carte alla mano si rianima il contenzioso amministrativo tra la Gtm srl e la Regione Molise, con in mezzo Comune di Termoli e lavoratori. “Come ormai ben noto, la mancata restituzione elle banche da parte della regione Molise degli importi relativi alle cessioni effettuate nel 2010 ha, di fatto, bloccato ogni possibilità di accesso del credito da parte della nostra società – denuncia la Gtm -abbiamo quindi dovuto ricorrere continuamente ad operazioni tampone che hanno generato non pochi conflitti con il personale dipendente, con i fornitori, con gli istituti previdenziali, costringendo la nostra impresa a ricorrere quasi sempre ad operazioni di prestiti personali fuori dal circuito bancario. Ora però non siamo più disposti a subire ulteriori ritardi nell’erogazione di risorse a noi dovute per crediti certi che puntualmente subiscono incomprensibili ritardi per cavilli burocratici, attese estenuanti per controlli su controlli e ancora controlli su controlli.

Mancano nelle nostre casse, solo per citarne alcuni il pagamento delle tessera di libera circolazione disabili, il pagamento del saldo della sentenza Tar Molise n. 243/2015, gli interessi maturati suite cessioni 2010 e la mancata restituzione alle banche della sorte capitate relativa sempre agli stessi atti di cessione. Tali ritardi hanno generato, inevitabilmente, un disallineamento ormai cronico nei conti correnti bancari, con la conseguenza che l’istituto bancario interessato ci ha chiesto l’immediate rientro minacciando il blocco di tutte le nostre posizioni. Per giunta, questa azienda non ancora riesce ai propri dipendenti gli emolumenti relativi elle mensilità di novembre e dicembre 2015, nonché la tredicesima. Da conteggi che l’Ufficio Trasporti ha effettuato per il pagamento degli interessi 2015 alla nostra azienda per le cessioni 2010, ci risulta the non verranno erogati tutti gli interessi e le competenze che la banca ha già trattenuto sui nostri conti correnti. Ancora una volta siamo a richiedere quanto

da noi anticipato alle banche per una operazione che, è appena il caso di ricordare, doveva durare 18 mesi ma che, di fatto dopo sei anni, non ancora trova soluzione, costringendo la nostra azienda ad una sofferenza bancaria ormai non più tollerabile. Con la presente vi informiamo che non ricevendo quanto da noi

anticipate alle banche per interessi e competenze 2015 per un importo di 116.000 euro, oltre al 50% della rata già scaduta al 31/12/2015 tratterremo tale somma sull’erogazione di dicembre destinala al trasporto pubblico urbane della città di Termoli. Pertanto non sarà corrisposta al personale dipendente

neanche la mensilità di dicembre 2015. Non appena sarà erogata alla nostra impresa quanto effettivamente speso e già ampiamente documentato all’ufficio dell’assessorato regionale ai Trasporti, provvederemo al saldo delle mensilità di novembre, tredicesima e dicembre”.

Zuccherificio, nessuno lo vuole Il prezzo all’asta cala ma non ci sono acquirenti e l’impianto va a morire TERMOLI. Venti milioni di euro in meno in due anni. Nonostante questo, però, lo Zuccherificio del Molise non si riesce a vendere. Anche la decima asta, con prezzo di partenza decurtato a 8milioni 300mila euro è andata deserta. Nessuno, infatti, ha presentato l’offerta economica per rilevare lo stabilimento di contrada Perazzeto a Termoli. E mentre i curatori fallimentari e il giudice delegato dovranno sciogliere la riserva rispetto alla prossima asta e definire se il prezzo scenderà ulteriormente, cresce la preoccupazione dei circa 70 dipendenti che attualmente sono in carico al Nuovo Zuccherificio del Molise. Una preoccupazione che è stata messa nero su bianco dalla Rsu di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil che invitano “alle responsabilità tutti gli attori interessati, in prima persona il giudice delegato e i commissari giu-

diziali affinché trovino le soluzioni più congrue per prolungare l’affitto e permettere ai lavoratori di conservare gli ammortizzatori sociali e nel frattempo preparare la prossima campagna, il tutto per conservare il patrimonio fabbrica/quote. Unitamente alle nostre strutture regionali e nazionali, e grazie alla collaborazione dell’assessorato all’Agricoltura e al Mipaaf si sta iniziando a realizzare un piano di rilancio che adorni lo stabilimento e possa attrarre qualche investitore così da portare benefici ai lavoratori e alla vendita stessa”. Se dovesse venire meno il prolungamento del fitto del ramo di azienda, per le Rsu “ci sarebbe una beffa troppo grande per i lavoratori dato che andrebbero a perdere un anno di mobilità in seguito alle modifiche della Legge Fornero e verrebbe vanificato il lavoro di rilancio che si sta compiendo anche alla luce del

recente protocollo di intesa siglato dal Ministero delle Politiche agricole per le aziende agroalimentari che potrebbe dare un’ulteriore opportunità di rilancio. Siamo consapevoli che il percorso giudiziario dovrà proseguire nella piena legalità, come del resto è stato finora, ma può avere schemi diversi e può assumere connotazioni anche di carattere sociale. La vicenda dello Zuccherificio del Molise racchiude una storia di 45 anni e il destino di 70 lavoratori di una intera filiera del Molise che non può essere chiusa senza aver trovato soluzioni che possono portare beneficio all’intera filiera. Rinnoviamo ancora l’invito a tutti gli attori interessati alla collaborazione con le parti sociali al fine di trovare soluzioni condivise in modo da non trascinare i lavoratori nella condizione di aver perso tutto poiché sarebbero costretti solo alla mobilitazione creando molti disagi”.

“Contrada Marinelle, strada a pezzi” La denuncia è del consigliere di Alleanza per Termoli, Francesco Rinaldi TERMOLI. Viabilità della discordia in Basso Molise e non solo nell’entroterra. Una nuova iniziativa da segugio in Consiglio comunale è stata promossa dal capogruppo di opposizione Alleanza per Termoli Francesco Rinaldi e riguarda arterie cedute dall’amministrazione provinciale di centrodestra al Comune di Termoli. “Ho scoperto che diverse strade sono state cedute dalla Provincia al Comune di Termoli nel 2015 con una semplice norma contenuta nel Codice della strada. Una di queste interessa la zona periferica più a Sud della città, tra via Rio Vivo e contrada Marinelle, quella che in pratica co-

steggia l’Ultravolo. Qui la strada risulta essere una zona franca in quanto non si è mai

ben individuata la competenze tra Provincia, Comune, Cosib e Consorzio di Bonifica.

La realtà è che la strada ora non ha illuminazione perché i cavi elettrici di rame che alimentano

i lampioni sono stati rubati, in più regna il degrado con i parapetti dei ponti pericolanti e la vegetazione sempre più selvaggia e ricolma di immondizia, come i cigli della strada stessa. Da questo versante sollecito l’assessorato ai Lavori pubblici almeno per ripristinare l’illuminazione e la sicurezza del ponte. I tecnici del Cosib, su mio invito espresso, hanno delimitato la sezione col nastro bicolore. Lungo la strada ci sono 3 ponticelli di cui 2 sono stati riverniciati dall’associazione Indians nel 2012 con la compartecipazione spese del Cosib e il coordinamento dell’allora giunta Di Brino”.



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Opinioni

22 gennaio 2016

di Pasquale Di Lena L’incoscienza di chi governa sta nelle decisioni prese senza rendersi conto delle conseguenze. L’esempio dell’azzeramento delle Province o del loro ridimensionamento, dà il segno dell’improvvisazione e dei rischi che corre l’assetto istituzionale, in mancanza di una serie analisi e un’altrettanta seria riflessione sugli aggiornamenti da apportare per rilanciare il ruolo fondamentale di ogni istituzione in uno più stretto rapporto tra le stesse. Quella del cuci e scuci è la peggiore operazione che si possa fare, soprattutto quando non si tiene conto del quadro generale. Ce lo dice proprio questa operazione smantellamento province quando, dopo aver messo in moto azioni che hanno impegnato gli amministratori in carica, impaurito i dipendenti e bloccato le iniziative programmate da ognuna delle istituzioni coinvolte, fa capire che si è perso solo tempo e creato tanta di quella confusione che ha portato ancor più a peggiorare la situazione. Di queste riforme non ha bisogno un Paese che, a conclusione di un anno fatto solo di annunci o di scelte sconsiderate come quelle sopra riportata, non sa come deve sbarcare il lunario e, c’è di più, con un nuovo anno che, a meno di dici giorni dal suo inizio, parte con dati allarmanti riguardanti il reddito, il Pil e l’occupazione (quasi il 15% dei disoccupati, che è il dato record registrato dal dopoguerra, con il 44% dei giovani senza lavoro). Una lievitazione pericolosa quella della situazione sempre più precaria del lavoro, che va ad aggiungersi alla precarietà delle aree interne e del meridione, soprattutto del territorio delle stesse, che, grazie a politiche scellerate, continua a registrare la riduzione della sua superficie, con quella che resta in gran parte inquinato. Politiche o provvedimenti come Sblocca Italia che, ancor più del passato, favoriscono solo gli speculatori e i pochi ricchi sempre più ricchi. Dentro questo quadro l’iniziativa di chi dice che il Molise non esiste (No) o, anche, di chi, invece, è convinto che c’è

Sepino e Santa Cristina: un binomio indissolubile da 900 anni. La presenza di S. Cristina a Sepino risale al 1099, quando due pellegrini giunsero a Sepino con le reliquie della Santa. Erano due pellegrini francesi diretti in Terra Santa. Percorrendo la via Francigena giunsero a Bolsena, dove dal IV secolo era perpetuato il culto verso la martire locale Cristina. I pellegrini si accostarono alla tomba della Santa e in loro nacque il desiderio di trafugarne il corpo. Dopo aver trafugato i resti della martire si incamminarono verso le pianure pugliesi, per potersi imbarcare su qualche nave diretta in Oriente. Tuttavia, nessuna nave era in partenza per cui furono costretti a tornare nell’entroterra, giungendo così a Sepino. Come essi cercavano di allontanarsi dal paese, una forza misteriosa li respingeva all’interno del centro abitato. La bisaccia che conteneva le reliquie divenne inamovibile. Solo dopo che il popolo di Sepino fece voto di dedicare tre festività in onore della Santa, si riuscì a spostare i resti della martire nella chiesa: era il giorno 10

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Molise sì, Molise no

(Sì) ed è, però, altrettanto convinto che non serve ed è meglio riagganciarlo all’Abruzzo. La gran parte di questi sostenitori di un sano e utile (secondo loro) ripensamento giustificano questa necessità dando la colpa alla classe politica molisana, di ieri e di oggi, per le sue incapacità. C’è da credere che i convinti della bontà di un ritorno a braccetto con l’Abruzzo non conoscono o fanno finta di non sapere dei problemi che hanno colpito, nel recente passato, i vertici delle istituzioni e i rappresentanti della politica abruzzese. Altro che incapacità! Una motivazione, quindi, che non ha senso così come posta. Se il destino amaro delle aree interne considerate fosse tutto da addebitare alla separazione che ha portato alla nascita del Molise nel Novembre del

1963, non staremmo a parlare della pesante crisi e del sistema che ha fallito quando ha considerato “sottosviluppate”, “arretrate”, non solo l’Altosannio, ma tutte le aree interne, il sud e le isole, con l’aggiunta dell’abbandono culturale e politico dell’agricoltura. Ultimamente, non più “sottosviluppate” o “arretrate”, ma “ma “marginalizzate”, come dire che hanno addolcito la pillola perché, vedi il discorso avviato su l’Appennino, stanno lavorando, in mancanza di altro, per un loro sfruttamento. Ne hanno estremo bisogno! Sono, l’Appennino e le regioni del sud e delle isole, le uniche aree rimaste e, come tali, fanno gola agli speculatori, alle mafie e a quanti hanno interesse di coprirle con pali eolici, biomasse, discariche, pezzi di autostrade, industrie pericolose, approfittando di una classe politica e dirigente troppo di-

stratta da altri pensieri, cioè che pensa più al proprio tornaconto e alla propria sopravvivenza politico/amministrativa che al bene comune. Ecco perché non sono fantasie i dati dello Svimez, quando, dopo aver dato un quadro drammatico della situazione con 600mila posti di lavoro persi e il raddoppio delle famiglie povere, parla, se non si attivano politiche per rilanciare il meridione e non deprimerlo ulteriormente, di un esodo di 5milioni di persone nei prossimi anni. Non so chi lo diceva, ma è una sacrosanta verità, l’Italia è il Meridione. Ascoltare questi dati porta subito a pensare all’annunciata perdita di 100mila abitanti per il Molise, cioè quasi un dimezzamento. Questo fa dire, con grande forza a chi prova a creare confusione e a trovare scorciatoie che non ci sono, che il problema non è abbattere i confini geografici o fare dell’incastro delle regioni il gioco del puzzle, ma quello che non porta a dare speranze ai giovani, che evidenzia la mancanza di programmazione e di progettualità, la fine del primato della politica e, cioè, la possibilità di governare solo eseguendo gli ordini e i condizionamenti della finanza e delle multinazionali o della criminalità. Questi hanno ben altri pensieri e riguardo a un confronto-scontro “Molise sì” “Molise no”, o “Regioni sì” “Regioni no” si può essere certi del loro pieno godimento. La verità è che questo governo, con le sue riforme, sta dando risposte solo a quanti vogliono, per i loro sporchi interessi, ridurre davvero a poca cosa questo nostro Paese. C’è da credere che, visto quello che hanno fatto nel corso si questi ultimi decenni, ne sono capaci. C’è da dire, d’altra parte, che Il silenzio delle Regioni e delle altre istituzioni stanno solo a dimostrare che non contano più niente. Perché, allora, non dire che è da ritenere un atto davvero grave questa rottamazione gratuita e senza senso del quadro istituzionale, e non solo?

Sepino e Santa Cristina gennaio del 1099. Circa settanta anni dopo, vennero donate le reliquie al vescovo di Palermo. A Sepino rimase la reliquia del braccio della Santa. La solennità è preceduta, il giorno 8 gennaio dalla tradizionale “crianzola”, originariamente una riunione dei capifamiglia, nella quale i produttori offrivano un assaggio del vino nuovo. Questa tradizione con il passare del tempo ha iniziato a subire alcune modifiche, infatti da diversi anni è aperta a tutti gli uomini del paese e si suole incontrarsi presso le terme Tre Fontane. Il giorno 9 gennaio, quando le campane suonano a vespro, presso il palazzo comunale si radunano genitori e bambini. L’amministrazione comunale dona a tutti i bambini e bambine il tradizionale “cartoccio”, colmo di dolciumi, e una candela che poi sarà

offerta alla Santa. Tante bambine incoronate di fiori fanno la fila: sono “le verginelle”. Le campane continuano a dare il loro suono ad intervalli regolari per richiamare i cittadini alla festa. Dopo la quarta suonata il sindaco, le autorità, gli amministratori, le bambine vestite di bianco e il popolo in corteo si recano in chiesa, portando in mano un cero, alla cui sommità è legato un ramoscello di ulivo. Viene esposta alla venerazione la reliquia e la statua di S. Cristina, che con un marchingegno ad argano è posta in alto nel presbiterio, al centro di una grande stella, in mezzo a un tripudio di fiori. In ogni fedele c’è commozione e preghiera appena la statua è posta in trono. Inizia la celebrazione solenne dei Vespri a cui segue la celebrazione dell’Eucaristia. Ogni anno il sindaco tiene un discorso di circostanza, a

cui segue l’omelia del parroco. Durante la celebrazione, il sindaco offre alla Santa, per le mani del Parroco, un dono in oro, incenso e mirra. L’amministrazione fa anche un dono alla parrocchia che rimane a perenne ricordo. La celebrazione continua con intensa partecipazione. Al termine i genitori portano i loro bambini che, con una suggestiva cerimonia, vengono benedetti e affidati alla protezione di S. Cristina. Nella sacrestia intanto fervono altri preparativi. Si procede al sorteggio di turni di persone che durante la notte si alternano sul campanile per suonare manualmente le campane, in attesa del giorno festivo. Il sorteggio stabilisce anche i gruppi che, in occasione delle quattro processioni in onore della Santa, porteranno la statua e il baldacchino che la segue. Le campane che dall’alto del campa-

nile dominano il paesaggio iniziano la loro danza e il suono rallegra tutti. Il loro suono si diffonde per tutta la notte. E’ questa una notte dal sapore surreale, densa di fascino e di gioiosa religiosità popolare e il suono dolce e ovattato ha la forza di evocare ricordi profondi e nostalgie, legare insieme passato e presente, vicini e lontani. Quest’atmosfera mistica richiama al ricordo e alla venerazione della Santa Patrona. Il 10 gennaio è festa grande ed è chiamata “intratio”. Si ricorda la traslazione del corpo della Santa dall’ospizio di S. Nicola alla chiesa del Ss.mo Salvatore e il suo patrocinio sulla comunità. In questo giorno, numerosi cittadini e forestieri affollano i confessionali, per disporsi alla comunione in onore della Santa ed anche per lucrare l’indulgenza parziale concessa da Papa Clemente XII. Dopo la celebrazione eucaristica segue la processione fino al rione Canala, seguendo uno dei leggendari percorsi intrapresi dai due pellegrini che portarono le reliquie di S. Cristina.


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