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DIBATTITO
I borghi e il turismo: tutto da rifare Le conseguenze del virus, proposte per l’estate: provarci o no? Dal 18 maggio ok allo shopping e dal primo giugno possono riaprire ristoranti e bar, con le debite precauzioni. Partiamo da questa considerazione per fotografare le fasi di sblocco del settore turistico italiano anche se ancora non conosciamo quando sarà possibile passare da una regione all’altra anche senza giustificato motivo. La fase 2 è quella degli spostamenti regionali, è in attesa dello sblocco di questa limitazione che prova a ripartire il comparto dello svago e quindi il turismo. Lo scenario, se le cose andranno per il verso giusto, prevede per giugno una sempre maggiore libertà di circolazione sul territorio nazionale. Dopo le dichiarazioni dell’archistar Stefano Boeri «Chi ha una seconda casa ci si trasferirà o ci passerà periodi più lunghi: salviamo i piccoli centri abbandonati con un progetto nazionale», molti dei nostri amministratori si sentono quasi rinfrancati. I piccoli borghi ritroveranno vigore grazie alla loro attrattività? Le cose non sono così automatiche perché stiamo parlando di zone che si sono spopolate perdendo numerosi servizi. Non a caso abbiamo scelto questa immagine di Ruga Piana a Cortona, una foto scattata qualche anno fa: tavolini e gente a passeggio. Chissà quando potremo scattare una foto simile? Chissà quando torneranno i visitatori? Intorno a questi interrogativi si muovono le scelte del comparto turistico cortonese, e non solo. Qui ci sono oltre mille attività legate al turismo, un settore che sta alla finestra: provare a fare promozione a corto raggio (verso gli italiani) o evitare di sprecare risorse e passare il 2020 in apnea? In questo rebus si misurano interessi e possibilità di un comparto non omogeneo. Basti pensare agli alberghi che devono assumere molto personale stagionale. Per diverse strutture di alto livello questo può essere uno scoglio e alcuni meditano di saltare una stagione puntando sul 2021. Altrettanto pensano i tour operator «luxury» quelli che operano nel settore «incoming»: passare da un target straniero facoltoso ad uno benestante italiano gli comporterebbe di praticare tariffe notevolmente più basse. Per molte ville da sogno della Valdichiana si tratterebbe di un deprezzamento, insomma una sorta di perdita della verginità. Anche in questo caso, sebbene i costi di «startup» siano molto inferiori rispetto a quelli degli hotel, la tendenza che si registra è quella del naso turato, ma lo scenario può cambiare. Qualche chance si intravvede per tutte quelle location extra-alberghiere a gestione semi familiare, le famose seconde case e/o villette con piscina da affittare sulle piattaforme. Una possibilità a costi più accessibili delle lussuose ville che potrebbe attirare turisti italiani che vogliono trascorrere una «vacanza in quarantena», ovvero un periodo di isolamento fatto di campagna e piscina. Un momento in cui godersi la pace e la distanza dai possibili assembramenti nelle località marine. Tuttavia, si fa sempre più largo l’opzione di scommettere sulla coda finale dell’estate, lanciando una campagna promozionale dedicata agli italiani. L’idea ha preso campo nelle videochat degli operatori turistici cortonesi, ma è pronta ad estendersi con l’obiettivo di provare a non perdere la stagione. Non dimentichiamoci che siamo un popolo operoso e restare un’estate con le mani in mano in attesa di tempi migliori non è proprio ciò che si addice al nostro dna. Collegato al turismo c’è tutto il settore della ristorazione, quello che freme, e che ha iniziato per primo a fare i conti con il «lockdown». Molte attività hanno deciso di puntare sulla consegna a domicilio, a fine aprile altra boccata d’ossigeno con l’ok alla vendita da asporto, ma appare meno felice la prospettiva di riaprire con i criteri del distanziamento. Una modalità che, imponendo una riduzione dei coperti e un controllo che non si addice al clima di relax e spensieratezza tipici della cena o del pranzo fuori, scoraggia i piccoli locali. L’unica speranza per molti di questi è la concessione gratuita e l’aumento del suolo pubblico sfruttabile: tavoli all’aperto più comodi e distanti. Insomma, forse non è ancora tutto perso, sempre che la stagione del virus sia al tramonto.
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