![](https://assets.isu.pub/document-structure/200430114756-b327ca1db4155847d211fd15125f7674/v1/0b03726f63260bd8ea9a24fb53d732aa.jpg?width=720&quality=85%2C50)
11 minute read
INCHIESTA
Inchiesta Il lavoro al buio
C’è un sistema produttivo da far ripartire, ecco come stanno reagendo alcune delle più grandi fabbriche della Valdichiana Il colpo è stato duro e per qualcuno durissimo, ma un altro sarebbe letale. Ecco perché il sistema produttivo deve ripartire con un filo di gas, senza brusche accelerate. Tutto dipenderà dalla coscienza delle persone, è ancora presto per le strette di mano, lavorare sì, ma mantenendo le distanze Riaprire con prudenza e responsabilità per evitare un altro ko
Advertisement
Come cambierà il volto della nostra economia? Prima di ipotizzare un «ritorno alla normalità ante virus» è forse il caso di focalizzare l’attenzione su quella che sarà una lunga fase di «convivenza» con il Sars Cov2 senza idonee cure. Sarà fondamentale garantire il distanziamento sociale e proteggere quanto più possibile le categorie a rischio, quindi gli anziani e i malati. Il sistema economico viene fatto ripartire per primo, quello dell’istruzione a settembre. Per questa
ragione molti genitori non potranno tornare a lavoro e rischiano di uscire dal mondo produttivo. Le autorità hanno deciso di non fare distinzioni territoriali e nemmeno d’età,m pur avendo zone dove il contagio è più alto e persone (gli anziani) che rischiano di più. Per questo la «fase due» può essere ancora più rischiosa della «fase uno». Come accade per gli esseri viventi, anche per le attività economiche vale il principio della sopravvivenza con l’adattamento all’am
biente e quello del dominio della situazione quando si è in grado di sfruttarne al meglio le peculiarità, anche quelle critiche. Una cosa è gestire un servizio essenziale (farmacia/alimentari) ai tempi del Coronavirus, un’altra cosa è lavorare nel mondo degli spettacoli e della cultura che è stato completamente ingessato dalla situazione. Andiamo in stampa con questo giornale quando il governo con il Dpcm del 26 aprile ridà il via alla manifattura, tessile e metalli preziosi torna
no al lavoro, per il nostro territorio si tratta di una ripartenza. Il mondo della cultura e degli eventi, di cui avremo modo di parlare nel prossimo numero, è quello del quale ci si sta meno occupando, ma si tratta di un settore che si è molto sviluppato negli ultimi anni e che dà lavoro a tante persone fra artisti e tecnici. Siamo all’opposto di quell’aforisma di Oscar Wilde, secondo cui «viviamo in un’epoca in cui le cose superflue, sono le nostre uniche necessità».
Veniamo ai numeri, «ante-Covid19». Andrea Fabianelli, oltre ad essere imprenditore del settore alimentare, è anche vice presidente della Camera di Commercio di Arezzo e Siena. I numeri del nostro sistema produttivo ‘ante-Covid19’ ce li dà a memoria: nella nostra provincia ci sono 45mila partite iva, il reddito pro capite è di 24mila euro, produciamo l’8% del pil regionale, abbiamo un livello di disoccupazione intorno al 9%. Cosa succederà dopo il Coronavirus e quanto durerà la morsa stretta intorno all’economia locale è ancora presto per saperlo. Ci sarà un calo generalizzato nei livelli di occupazione, basti pensare a quei settori che dovranno attendere ancora più a lungo il via libera, come quelli del turismo e della somministrazione. Quest’ultimo ambito interessa circa 10 mila aretini, ma poi ci sono tutte quelle attività che prevedono assembramenti e sono impossibili da tenere in piedi nell’epoca del distanziamento sociale, quindi il settore fieristico e dei convegni, quello dei grandi centri commerciali no-food e comunque delle cittadelle dello shopping più grandi. Torna in gran voga la bottega sotto casa, comoda, fidata, priva di code e che si organizza per le consegne a domicilio. Sarà più lenta e graduale la ripartenza dei ristoranti (prevista il primo giugno), alcuni preferiscono o non ce la fanno a riaprire con le limitazioni sul numero dei coperti. Cambierà e molto il mondo del divertimento collettivo, impossibile pensare a platee di pubblico, più probabile il tentativo di limitare le presenze e prevedere la trasmissione sui social media o su piattaforme
specializzate a pagamento. Anche il settore gastronomico e delle cerimonie ne risentirà, occorreranno spazi notevoli per organizzare occasioni di convivio e le strutture presenti non hanno il giusto dimensionamento. Per i ristoranti è già infatti avvenuta una trasformazione orientata alla consegna a domicilio, prima che venisse concessa la possibilità di praticare l’asporto. La filiera alimentare, dall’agricoltura alla grande distribuzione ha continuato a lavorare. In questa catena c’è anche il Pastificio Fabianelli e il titolare Andrea Fabianelli ci espone la sua lettura del nuovo contesto dei consumi. «La gente è tornata alla vita casalinga e sta riscoprendo alcune delle tradizioni che hanno contraddistinto la nostra storia, quella di ritrovarsi insieme a tavola, davanti a un bel piatto di pasta. È qualcosa di talmente semplice e banale, ma è di un’importanza fondamentale per la nostra economia e soprattutto per chi, come noi, ha puntato su filiere italiane e toscane. Un piatto di pasta fatto in casa e condito costa 30 centesimi e costituisce un pasto molto nutriente». Avere le radici salde in un territorio ai tempi del Coronavirus è una ragione di sicurezza economica in più anche perché lo scenario estero è ancora più confuso con lockdown che si susseguono con tempistiche e modalità differenti. «Siamo uno fra i Paesi che per primo è entrato nella ‘bolla del virus’ – afferma Fabianelli – se saremo fra i primi a uscirne avremo qualche chance in più, ma dobbiamo sapercela giocare. Ci sono molte aziende che rischiano di finire fuori mercato e rischiano in particolare tutte quelle che erano già
IL RITORNO ALLA PASTA Partiamo dalle buone notizie, l’industria alimentare lavora a ritmo incessante. Andrea Fabianelli, presidente dell’omonimo pastificio è anche vice presidente della Camera di Commercio di Arezzo e Siena e ha fotografato la situazione economica prima del lockdown
![](https://assets.isu.pub/document-structure/200430114756-b327ca1db4155847d211fd15125f7674/v1/23d13dacbd4d8fe644375e3cab34b6a0.jpg?width=720&quality=85%2C50)
ENIGMA TRASPORTI Più complesso lo scenario dei trasporti, il traffico si è ridotto della metà, bloccate le nuove immatricolazioni. Alla Menci (nella foto Massimo Menci) gli investimenti previsti sono stati congelati.
![](https://assets.isu.pub/document-structure/200430114756-b327ca1db4155847d211fd15125f7674/v1/5f8a19e89136dd582a5b3ad0a76d23e8.jpg?width=720&quality=85%2C50)
![](https://assets.isu.pub/document-structure/200430114756-b327ca1db4155847d211fd15125f7674/v1/0c5ee94ea0fd20edac5501ab50a05708.jpg?width=720&quality=85%2C50)
HI TECH Più turni di lavoro per garantire il distanziamento e tutti gli accorgimenti del caso per prevenire il contagio alla Mb Elettronica (nella foto Roberto Banelli).
![](https://assets.isu.pub/document-structure/200430114756-b327ca1db4155847d211fd15125f7674/v1/f5dd688ff3ab7289a630566bc614a1f1.jpg?width=720&quality=85%2C50)
soggette alla concorrenza di Amazon. Questa crisi – prosegue – sta cambiando il modo di lavorare nelle fabbriche, tutto quello che non è legato ai sistemi di produzione, come la parte amministrativa, può essere svolto in ‘home working’ questo potrà dare una spinta alla competitività perché tutti abbiamo dovuto virare verso questa modalità più veloce, economica e sicura». Dall’alimentare alla metalmeccanica facendo pochi passi, da Castiglion Fiorentino a Montecchio Vesponi, dove si trova la Menci spa. «Abbiamo avuto la fortuna di restare parzialmente aperti per la consegna dei prodotti pronti – dichiara Massimo Menci, uno dei soci – ma gli ordini per il futuro sono fermi, registriamo un calo nei trasporti, le immatricolazioni di mezzi pesanti a marzo si sono più che dimezzate, questo per noi è un indicatore pericoloso, abbiamo stabilimenti in varie parti del mondo e la situazione è complessa. Questo ci ha imposto di congelare il piano di investimenti da 2 milioni di euro, in particolare per l’acquisto di nuovi macchinari». Alla Menci una parte dei lavoratori è in cassa
integrazione, ma la preoccupazione più concreta per il comparto collegato ai trasporti è l’attesa della ripresa delle attività economiche e quindi lo spostamento di merci non solo alimentari. Un’altra parte dei lavoratori amministrativi e commerciali opera da casa o comunque da remoto. Fortunatamente fiorente nel nostro territorio anche il comparto tecnologico, la MB Elettronica di Cortona è una fra le aziende più
![](https://assets.isu.pub/document-structure/200430114756-b327ca1db4155847d211fd15125f7674/v1/69de1b23c25d5589e3f3d6a8eb4b279a.jpg?width=720&quality=85%2C50)
all’avanguardia ed è una fra quelle che ha subito un basso numero di interruzioni produttive, quelle strettamente necessarie alle sanificazioni straordinarie. «Lavoriamo su più turni per ridurre gli affollamenti di personale – dichiara il titolare Roberto Banelli – fortunatamente lavoriamo in un settore dove produciamo componenti che necessitano di complesse certificazioni, la concorrenza attualmente è relati
![](https://assets.isu.pub/document-structure/200430114756-b327ca1db4155847d211fd15125f7674/v1/17a4b9e12f7946ae31ac3c92fca554fb.jpg?width=720&quality=85%2C50)
va, ma del domani non c’è certezza. Credo che quello che il Paese sta subendo possa essere anche un banco di prova, perché se con la ricerca e con investimenti mirati riusciremo a dare nuove soluzioni alle persone, allora creeremo nuovo lavoro, altrimenti c’è il rischio di uscirne con le ossa rotte». Un altro tassello fondamentale dell’industria e dell’artigianato locale è il comparto moda-confezioni per il quale non ci sono sconti. Le fabbriche delle grandi firme italiane, il loro indotto e le aziende locali sono state bloccate fino al 4 maggio, i grandi marchi come Gucci e Prada sono ripartiti a fine aprile, il resto spera di riaprire in questo mese di maggio. Non conta solo la fase di start, ma tutta la logica che ne consegue, ne è convinto
Bruno Tommassini, presidente Federmoda Cna
Toscana: «Non è la partenza che determina la vittoria di una staffetta ma la sincronia e la concertazione della corsa di ogni concorrente. Chi ha la possibilità di rimettere in moto parte delle attività subito ha il compito di essere il primo, per far partite la staffetta del Made in Italy prima
che sia tardi serve molta chiarezza, da parte di tutti i soggetti coinvolti e pronti ognuno a ripartire a breve concertando la nostra grande rivincita. Come Colombo in viaggio con tre caravelle che si alternavano nei ruoli di esplorazione e di fiancheggiamento con lo scopo di arrivare insieme alla metà, così il comparto del Made in Italy deve navigare verso il futuro ignoto con reciproca capacità di sostegno e con in mente un solo traguardo per tutto: la rinascita della filiera più forte di prima». In attesa di un quadro chiaro c’è chi si è messo a fare mascherine: «Su sessanta dipendenti – spiega Riccar
do Falcai della Sartoria
Rossi di Marciano – stiamo lavorando con una manciata di operai per la produzione di mascherine che in larga parte regaliamo sul territorio. Abbiamo negozi chiusi anche all’estero, la stagione estiva è saltata. La gente se sta a casa non compra abiti, le cerimonie sono ferme e anche quello per noi è un target importante, ci vorrà tempo per riprendersi, ma non credo che questa emergenza cambierà il modo di vestirsi delle persone, mascherine a parte, penso che molti abbiano voglia di tornare a fare la vita di prima e di indossare cose belle». A pochi passi da Marciano c’è la Svi, industria di macchinari per la realizzazione di ferrovie e tramvie: «Siamo a lavoro giusto in minima parte per garantire la manutenzione di quei mezzi che devono assicurare il lavoro nei cantieri ferroviari – spiega Mauro Vannoni, socio dell’impresa insieme a Ivano Sambuchi – abbiamo ordini fermi, speriamo che ci venga concessa la possibilità di riaprire, stiamo già rispettando tutti gli standard di sicurezza e siamo pronti per la fase due. In accordo con i nostri lavoratori vogliamo tenere aperto anche ad agosto per soddisfare le richieste di ordini». È grazie alla disponibilità della Svi che vi riportiamo questa sequenza di foto sulle nuove modalità di lavoro, da come si arriva a come si sta in fabbrica. Sul fronte dell’agricoltura la situazione è altrettanto complessa, a breve iniziano le raccolte e quindi il reclutamento di lavoratori stagionali. Tuttavia, il timore è che la coda della pandemia tenga alla lontana dai campi la forza lavoro disponibile. Basti pensare che la maggioranza di questa è costituita da stranieri, già la scorsa estate i grandi produttori lamentavano la diminuzione di avventizi provenienti dall’Europa dell’est o dall’Africa. In mezzo a tutto c’è il mondo bancario, la Popolare di Cortona è al lavoro per dare concretezza alle misure economiche previste: «Un conto sono gli annunci, che provengono da tutte le parti; un conto è la difficoltà di mettere a terra e tradurre in fatti concreti per i nostri soci e Clienti quanto deciso, non sempre in modo logico e coordinato, dai vari regolatori» spiega il direttore generale Bpc Roberto Calzini. Le mosse da fare vanno in sequenza: 1) misure di sospensione dei mutui e dei finanziamenti, sia alle imprese che alle famiglie; 2) iniezioni di liquidità, ma quanto basta, senza esagerare perché si rischia di scatenare una reazione opposta, perché si tratta comunque di un debito che, se pur garantito, dovrà essere restituito; 3) preparare una strategia di uscita «Anche su questa fase la nostra banca è pronta ad intervenire e siamo a disposizione per valutare quanto i nostri soci e clienti ci vorranno sottoporre», conclude il dg.
TERMOSCANNER I dipendenti arrivanno già in tuta da lavoro senza accedere allo spogliatoio, consegnano l’autocertificazione e effettuano la misurazione della temperatura.
![](https://assets.isu.pub/document-structure/200430114756-b327ca1db4155847d211fd15125f7674/v1/22d2dfaf6541261f1d735ffe535c2481.jpg?width=720&quality=85%2C50)
![](https://assets.isu.pub/document-structure/200430114756-b327ca1db4155847d211fd15125f7674/v1/65b12f3350e7c50c5008c33aaed805ed.jpg?width=720&quality=85%2C50)
SEMPRE DISTANZIATI Quattro turni mensa per stare ciascuno in un tavolo, code a distanza anche per il caffè. I servizi vengono igienizzati con un apposito macchinario disinfettante.
![](https://assets.isu.pub/document-structure/200430114756-b327ca1db4155847d211fd15125f7674/v1/91761d24dfc7d857f429a809524ad74c.jpg?width=720&quality=85%2C50)
LA PRODUZIONE Il capannone è grande e consente di operare a distanza, tutto il personale lavora con guanti, mascherine, nell’azienda sono disponibili dosatori con gel disinfettanti.
![](https://assets.isu.pub/document-structure/200430114756-b327ca1db4155847d211fd15125f7674/v1/1f2255544f7e128c3c7f983f1b5bc78d.jpg?width=720&quality=85%2C50)