3 minute read
STORIA E MEMORIA
Storia e memoria riemergono sfogliando e navigando negli archivi fotografici Quel Novecento in bianco e nero: l’archivio del foto-farmacista Furio del Furia di Foiano, una delle perle ancora da scoprire e riscoprire Rivedere una foto di una festa di famiglia, l’immagine di uno di quegli assembramenti che nel ventennio fascista erano obbligatori, oppure le foto di quelle gloriose vittorie della Resistenza partigiana o ancora, molto più leggermente, quelle della vittoria della nostra squadra del cuore in una di quelle partite della vita. Quante volte in questo periodo ci è capitato di fare quelle cose che altrimenti avremmo rimandato? Fra queste attività c’è quella del riordino delle soffitte, dello sgombero delle cantine o più praticamente della ridefinizione di librerie e archivi, digitali e non. Quante volte ci è capitato di guardare gli scaffali di casa, di riprendere in mano un vecchio hard disc, dentro il quale nemmeno ci ricordiamo cosa possa esserci finito. Riapriamo quelle cartelle dimenticate una ad una e rivediamo fotografie di viaggi, amori e gite che sembravano sepolte e non più rintracciabili. La stessa cosa, ma con una sensazione decisamente più intensa, ci accade ogni qual volta in questo tempo ci imbattiamo in un album fotografico vero e proprio. Riapriamo una per volta quelle pagine plastificate che in qualche caso la pressione e il calore hanno finito per incollare. Rivediamo emergere le foto dei nostri cari da giovani, mentre si trovano in posa con noi durante un sacramento o una cerimonia, rivediamo quelle vecchie carte Kodak delle vacanze fatte ai tempi del bianco e nero. L’importanza della memoria personale, familiare, comunitaria e sociale è un tema che torna al centro del dibattito sul «consumo culturale» ai tempi dell’isolamento. Questa dimensione ci spinge a ripensare il ruolo sociale degli archivi fotografici e per fortuna anche in Valdichiana i vari foto club sono uno scrigno di storia civile e sociale che in questo momen-
Advertisement
Furio Del Furia
(1876-1932) di professione farmacista, si appassiona alla fotografia grazie allo zio Giuseppe. Parte per Livorno dove gestisce la farmacia dell’ospedale, ma rientra presto a Foiano per prendere in consegna dal padre la farmacia della famiglia.
Le foto:
Qui sopra: Donne alle prese con la raccolta delle ramaglie, 1915 Foto grande in alto: La neve al Piazzone, 31 Dicembre 1923 A sinistra: Il «Pipi» e l’Angiola con l’ombrello a Farneta Qui a fianco: gli appunti di Furio Del Furia Sopra: il «Nichi» con la consorte fotografati a casa Del Furia
to appare ancora più preziosa. Il Fotoclub Furio Del Furia, fondato nel 1977 a Foiano della Chiana in memoria del noto farmacista, è uno di questi. Furio Del Furia è vissuto fino ai primi decenni del secolo scorso ed ha lasciato alla sua terra un grande patrimonio di immagini, un patrimonio che è stato restaurato, digitalizzato e messo in sicurezza grazie al Comune di Foiano e reso accessibile presso la Biblioteca, ma che potrebbe adesso essere rilanciato con nuovi investimenti, non necessariamente onerosi. Attualmente il locale Fotoclub ha da poco celebrato il proprio ventennale ed è l’organizzazione che con il suo presidente Marcello Fatucchi si è più spesa per mantenere viva la memoria del patrimonio fotografico Del Furia. Sempre il Comune di Foiano è in possesso di altri due archivi, si tratta di quanto venne acquistato al partigiano Ezio Raspanti e un altro da Sinalunga di proprietà del giornalista Savelli, entrambi questi patrimoni vanno studiati e digitalizzati. In attesa di poter tornare nei musei e quindi in attesa di poter veder nascere il museo di Furio Del Furia a Foiano, abbiamo il compito di puntare sulla rete con un’opera di incessante coltivazione della nostra memoria storica. Ciascun dipinto presente nei luoghi d’arte, come ciascuna delle fotografie di questo vasto repertorio, può essere frutto di ricostruzioni, spunti ed approfondimenti che possono arricchire il nostro patrimonio culturale e identitario. Non lasciamo che questo tempo sia tempo perso per la cultura e che ci condanni a mettere in disparte ciò che non è strettamente necessario. Il dibattito e il confronto sulla nostra storia può continuare, a distanza fisica, ma nella vicinanza che ci consentono gli strumenti di condivisione di oggi.