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il crimine organizzato è diventato crimine normalizzato”
(segue)
Come si riconoscono i mafiosi?
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«Di certo non esistono persone che si dichiarano apertamente a favore della mafia. Tutti, a parole, sono contrari alle mafie, persino i mafiosi. Ma c’è chi finge di combatterla, facendo dell’antimafia il cavallo di troia dietro cui celare il malaffare che c’è in ogni settore della vita pubblica. Viene usato come la carta d’identità. Se c’è una parola da mettere in quarantena è proprio “antimafia”. Molti si nascondono dietro questa parola, come dietro la legalità, che viene trasformata in un paravento dietro il quale mascherarsi. Essere contro la mafia, contro la mentalità e l’atteggiamento mafioso, non può essere una mera enunciazione, ma deve essere un fatto di coscienza».
In che senso?
«A fare la differenza è l’indifferenza. Mi spiego meglio: c’è troppa superficialità quando si parla di criminalità e di mafia. Abbiamo normalizzato questi metodi e questi
“La mafia è diventato uno dei tanti problemi e c’è perfino chi finge di combatterla facendo dell’antimafia il cavallo di troia dietro cui celare il malaffare” crimini. Pensiamo che ci sarà sempre qualcun altro che se ne debba occupare. Ma non si può sempre delegare. Perché altrimenti la criminalità dilagherà sotto casa nostra. Bisogna pretendere legalità, praticare la legalità nel quotidiano, dalle piccole alle grandi cose. Invece lasciamo correre. In questo modo difendiamo i corrotti, i malviventi, i furbi, siamo dalla loro parte. E allora ecco che il prestito diventa usura, che nasce l’estorsione, che il negoziante si ritrova obbligato ad avere la protezione».
E attenzione, raccomanda Don Ciotti, anche a quelle persone che restano indifferenti e impassibili di fronte al malaffare.
«Servono cittadini consapevoli e responsabili, che mettano in atto la legalità e perseguano, attraverso quest’ultima, la giustizia e la giustizia sociale in particolare». Una stoccata va anche alla politica.
«Tranne eccezioni, la politica diventa potenzialmente criminogena quando non combatte le ingiustizie. Il primo crimine lo fa contro sé stessa quando vende l’anima alle logiche di potere, tradendo la sua vocazione di bene comune e quando non ascolta la voce, le esigenze e le speranze degli ultimi. La politica e il sociale devono incontrarsi sul piano del bene comune. Quando la politica è indifferente alla dimensione sociale, non è politica, si è già trasformata in qualcos’altro. Non c’è libertà senza giustizia sociale e non c’è giustizia senza verità».
Maria Corrao
“Attenzione a chi resta impassibile di fronte alle ingiusitzie, servono cittadini consapevoli e responsabili. Politica?
Il primo crimine lo fa contro sé stessa quando cede l’anima alle logiche di potere”