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Disastro Eco-X, sei anni dopo: mappatura e
Se chiudessimo per un attimo gli occhi tornando con la mente al maggio 2018 ci ritroveremmo nel bel mezzo di un'altra campagna elettorale proprio come quella che stiamo vivendo in questi giorni. Ora come allora, uno dei temi al centro del dibattito era quello del mega disastro avvenuto alla Eco-X di Pomezia, il sito andato in fumo giusto un anno prima, esattamente il 5 maggio 2017, generando una nube tossica che per giorni e giorni rese irrespirabile l'aria nel territorio e in tutto l'hinterland restando visibile fino a Roma. Causando chissà quali danni ambientali (di cui ancora oggi non se ne ha conto). Ebbene, seppur con qualche differenza rispetto alle Amministrative del 2018 - i candidati a Sindaco ad esempio erano sei, oggi sono cinque – per quanto riguarda Eco-X possiamo dire che davvero nulla è cambiato. Cinque anni fa non sapevamo cosa realmente avesse bruciato nell'incendio così come non lo sappiamo oggi. Cinque anni fa non sapevamo cosa e in che quantità venisse effettivamente stoccato alla Eco X proprio come non lo sappiamo oggi. Cinque anni fa veniva promessa la mappatura dei rifiuti e la successiva rimozione e bonifica, proprio come, immaginiamo, verrà fatto oggi. Cinque anni fa il reale impatto ambientale dell'incendio e le sue conseguenze eventuali sulla falda acquifera non erano note. Proprio come oggi. Cinque anni fa, ancora, a parte il capro espiatorio individuato dalla Giustizia, non era stato accertato chi avesse permesso, Istituzioni in testa, che tutto quello avvenisse. Così come non è dato saperlo oggi.
Eco-X non deve finire nel dimenticatoio Quella campagna elettorale fu molto sentita perché, per ciò che riguarda Eco-X, le terribili immagini di quello spaventoso incendio e quella nube che finì su tutti i telegiornali nazionali erano ancora vivide e negli occhi di tutti i cittadini. Poi, pian piano, come sempre accade in questi casi, specie quando c'è da sorvolare su responsabilità anche pesanti della Pubblica Amministrazione, il tempo è in grado di lenire ogni cosa. E quanto accaduto in quel maggio di sei anni fa rischia oggi di finire seriamente nel dimenticatoio se non fosse per i pochi, tra cui anche il nostro giornale ma anche i cittadini, che tentano di tenere viva questa sorta di fiammella prima che si spenga del tutto. Sì perché la ferita inferta al nostro territorio è ancora lì e non possiamo e non dobbiamo far finta di nulla; in quella zona ci sono case, aziende agricole, scuole, attività commerciali. Cittadini che meritano risposte e soprattutto soluzioni, non vuote promesse. Del resto, non ci stancheremo mai di ripeterlo, l'unico dato certo in questa vicenda è che quel disastro poteva e doveva essere evitato. E di questo, a partire dal noto esposto presentato dal CdQ Castagnetta-Cinque poderi che avvisava dell'imminente pericolo di incendi visto lo scriteriato accumulo di rifiuti nel piazzale dell'azienda, vi abbiamo dato conto più e più volte così come per quanto riguarda il “giallo” per ciò che riguarda il famoso sopralluogo congiunto delle autorità sul sito ad inizio 2017, prima rinviato e poi saltato all'ultimo istante, che, di fatto, avrebbe potuto scongiurare il disastro. Quale futuro per l'area Adesso però è tempo anche di guardare al futuro. Futuro che non può prescindere dalla mappatura dei rifiuti senza la quale ogni discorso perde in partenza di contenuti; è solo capendo cosa c'è lì sotto che si potrà predisporre un adeguato piano di bonifica e ripristino dello stato dei luoghi. Perché se è vero che le somme economiche necessarie –che dovrebbero essere messe a disposizione dalla Regione Lazio o comunque da Enti superiori – sono proibitive per il Comune (peraltro con una situazione finanziaria all'insegna della precarietà) è altrettanto vero che, in tempi di PNRR, risorse in tal senso dovevano e devono, se ancora in tempo, essere individuate, recuperate e stanziate. Infine c'è la questione della messa in sicurezza se così può essere definita: malgrado le rassicurazioni dell'ultima Amministrazione ciò che lo scorso anno avevamo documentato nell'area era una situazione di profonda incertezza considerando che le coperture sui cumuli di rifiuti, ai quali se ne erano aggiunti altri ex-novo portati non si sa bene da chi, erano tutte logore e sfilacciate.
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(segue)