4 minute read
“Caro Sindaco/a ti scrivo...”
Stiamo vivendo giornate molto intense: dibattiti, confronti, promesse. Il copione è sempre lo stesso.
Mi sono chiesto quale potrebbe essere l’augurio migliore da fare al futuro primo cittadino. Devo confessare che ci ho messo un po’ a trovare la risposta. Dopo questi ultimi anni di crisi e pandemia, con alle porte un conflitto internazionale non c’è una ricetta facile per risolvere le grandi questioni e nemmeno una condivisa per quelle più piccole. Ma di una cosa siamo certi, caro Sindaco/A, c’è tanto da fare, ci sono temi, problemi, bisogni e speranze che non possono attendere. Quali sono le priorità? Graduatoria difficile da comporre, io nella mia al primo posto vedo il lavoro. Anche se, obiettivamente, si assiste a dati contraddittori: crescita del posto fisso ma calo dell’occupazione giovanile; una persona su quattro a rischio di povertà. Dati e numeri letti e interpretati in maniera diversa, spesso opposta. Il lavoro di oggi e di domani non è e non sarà più il lavoro che abbiamo conosciuto fino a ieri. Bisogna essere consapevoli e avere il coraggio di mettere in discussione le proprie certezze anche cambiando rotta, ascoltando e confrontandosi, caro Sindaco/a, con chi rappresenta il nuovo. Alla fine, mi è venuto in mente quale può essere il vero augurio: riuscire ad avere un approccio diverso, da parte di tutti e non solo da parte sua, ai problemi. Essere consapevoli che bisogna basarsi sui dati di fatto: spesso non si vuol vedere il buono dov’era e neppure i difetti, dov’erano. Non faccia prevalere la partigianeria pre-concetto o la ricerca del consenso a tutti i costi. Ma si adoperi sulla possibilità effettiva di migliorare la vita dei suoi cittadini, senza ideologie. Faccia in modo che il suo operato vada oltre la faziosità! Certo che ognuno dia pure le proprie risposte, le più diverse, frutto delle differenti opinioni politiche, ma lei, signor Sindaco/A, dia risposte senza strumentalizzazione di chi ha interessi da tutelare. E c’è un altro auspicio, per illuminare il suo cammino: quando si critica o si contesta una proposta di altri, si proponga un’alternativa reale e fattibile e non ci si limiti a proposte irrealizzabili o dette solo per criticare o distruggere. E’ troppo facile, a ogni livello, sia maggioranza che opposizione, dire sempre “no, non va bene” o, come si usa spesso, “Il problema è un altro”. Mi piace richiamare
Advertisement
Non faccia prevalere la partigianeria pre-concetto o la ricerca del consenso a tutti i costi. Ma si adoperi sulla possibilità effettiva di migliorare la vita dei suoi cittadini, senza ideologie. Faccia in modo che il suo operato vada oltre la faziosità!
Quando si critica o si contesta una proposta di altri, si proponga un’alternativa reale e fattibile e non ci si limiti a proposte irrealizzabili o dette solo per criticare o distruggere alcune riflessioni tratte dall’elaborato di un mio caro amico compagno di studi, Don Mimmo Battaglia, Arcivescovo di Napoli che indica la politica, quella sana, quella cha Paolo VI definì la più alta forma di carità! Don Lorenzo Milani, in “Lettera a una professoressa” ai suoi ragazzi scriveva: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Risolverlo insieme è la politica, uscirne da soli è l’avarizia. E l’avarizia porta alla morte sociale mentre essere generosi per il bene comune conduce alla fioritura della comunità.” Per questo è legittimo porci, senza girarci intorno, una domanda chiara: l’educazione è politica? Ma per ri-
“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Risolverlo insieme è la politica, uscirne da soli è l’avarizia. E l’avarizia porta alla morte sociale mentre essere generosi per il bene comune conduce alla fioritura della comunità” spondere dobbiamo porci altre due domande: che cos’è l’educazione? Che cos’è la politica’? Il vuoto dell’educazione e il vuoto della politica rendono la vita più povera, povera di opportunità, povera di diritti, povera di speranza, povera di sogni. Se uno sogna da solo è solo un sogno, ma se molti sognano insieme è l’inizio di una nuova realtà (Cit.) E’ dall’educazione che dobbiamo partire per suscitare un cambiamento. Non possiamo accettare l’idea che vivere onestamente sia inutile. Chi amministra, caro Sindaco/A, ha una missione che va oltre i confini delle appartenenze ideologiche poi- il vuoto dell’educazione e il vuoto della politica rendono la vita più povera, povera di opportunità, povera di diritti, povera di speranza, povera di sogni ché il suo operato si deve rivolgere all’intera comunità, con le sue diverse realtà garantendo più giustizia sociale, più servizi ed anche cercare di sviluppare alimentandolo il concetto di solidarietà. Per questo l’educazione è un fatto politico a partire dai giovani, dai contesti più difficili dove alberga l’ambiguità e il compromesso. Occorre, al contrario, riscoprire il significato più profondo dell’educazione a partire proprio dalle aspirazioni e dai sogni dei ragazzi. Nulla come educare impegna a coniugare i verbi al futuro, e pensare in prospettiva. Mi spiego meglio. Suscitare cambiamento nel proprio contesto, come per esempio nel proprio comune, caro Sindaco/A impone un concreto cambio di prospettiva, ovvero non continuare a intervenire esclusivamente sui bisogni che porta spesso a pensare al passato, a lavorare sulle emergenze e non in prospet-
E’ dall’educazione che dobbiamo partire per suscitare un cambiamento. Non possiamo accettare l’idea che vivere onestamente sia inutile tiva a costruire un futuro migliore. Significa adattare i giovani al contesto in cui vivono e non educarli al cambiamento. Un bravo e saggio amministratore deve costruire percorsi educativi sulla speranza di futuro, lasciando intravedere possibili scenari di un territorio in cui potranno essere concretamente protagonisti. Però ammettiamolo, io per primo, difronte a queste parole al giorno d’oggi, sentiamo disaffezione, disillusione, a volte rabbia o scoraggiamento, soprattutto quando siamo chiamati a giudicare la classe politica che dovrebbe situarsi ad un livello comunicativo e valoriale ben più alto di quello a cui spesso assistiamo. Per questo, caro sindaco/A le auguro di non subire questo importante ruolo, ma di viverlo pienamente. Faccia in modo che avrà fatto così tanto per cambiare la propria comunità, il proprio paese, che sarà difficile riuscire a immaginare la sua storia senza di lei.
Antonio GUIDO (dirguido@libero.it) Esperto di galateo ed immagine relazionale
Un bravo e saggio amministratore deve costruire percorsi educativi sulla speranza di futuro, lasciando intravedere possibili scenari di un territorio in cui potranno essere concretamente protagonisti