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YOUNGPOLITIK

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EVA CONTRO EVA

EVA CONTRO EVA

M P A I R E C R O I N I

YOUNGPOLITIK di Francesca Oriti

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Noi studenti ci stiamo avvicinando in questi anni di formazione all’impegno civico che dovremo portare avanti per tutta la nostra vita, per questo abbiamo deciso di intervistare Marco Pierini, uno studente universitario poco più grande di noi, diventato vicesindaco di Montespertoli a 23 anni.

Buonasera, ti ringrazio per averci concesso questa intervista, immagino che la vita da vicesindaco sia abbastanza caotica! Inizio col chiederti quale è stato il percorso che ti ha portato a dove sei adesso.

Devi sapere che ho iniziato la mia militanza nel Partito Democratico nel 2012, all’età di sedici anni, influenzato dall’ambiente familiare, in cui fortunatamente parlare di politica non è mai stato un tabù. Per quanto riguarda la mia attività all’interno del partito, ho toccato l’apice nel 2017, quando sono entrato a far parte della Direzione Nazionale, tuttavia sono sempre stato particolarmente concentrato sulla politica locale. L’interesse a incidere positivamente sulla mia comunità mi ha infatti spinto a candidarmi per le elezioni amministrative del 2014, che mi hanno portato a far parte del Consiglio Comunale di Montespertoli, il mio paese natale, di cui cinque anni dopo sono diventato vicesindaco.

C’è una forte motivazione che ti ha spinto a tesserarti in un partito e partecipare attivamente alla vita politica?

In tutta onestà è stata una decisione presa con serenità, non banale ma semplicemente naturale. Se per molti miei coetanei di allora e per tanti adolescenti di oggi, tesserarsi in un partito a sedici anni sembra una cosa fuori dagli schemi, a me sembrava l’ovvio perseguimento dei miei interessi. Certamente ci sono degli obbiettivi che mi pongo, ma non sono mete ambiziose o ideologie rigide, intanto perché non ho intenzione di essere una meteora politica, che giunge all’apice in poco tempo per poi finire nell’oblio, e poi perché non ha senso portare avanti lotte se non sono in sintonia con i bisogni dell’elettorato.

Essere vicesindaco a 24 anni è senz’altro un bel traguardo. C’è stato un momento determinante in cui hai capito che fare politica sarebbe stata una parte della tua vita e che importanza avrebbe rivestito?

Sicuramente ricordo con entusiasmo il mio primo intervento in pubblico, quando parlai alla Leopolda, nel 2012, in occasione delle elezioni per il segretario del Partito Democratico. Affermai con convinzione che concedere il voto dai sedici anni in su per le primarie di partito non avrebbe compromesso l’integrità delle elezioni, ma purtroppo quell’anno parteciparono solo i maggiorenni. Da quel momento in poi ho avuto l’opportunità di partecipare attivamente alla vita politica, sia del partito che del mio Comune, così ho acquisito importanti doti organizzative e ho capito quanto sia importante il lavoro sul territorio, la gavetta, che costituisce la base di ogni solida carriera. Tuttavia la mia attività politica non è il mio unico interesse, tento comunque di coniugarla con lo studio, perfino con le responsabilità triplicate che la pandemia ha comportato. Spero di riuscire a finire il mio percorso di studi che parte dalla laurea in Scienze politiche e studi internazionali per proseguire con la Magistrale in studi europei e relazioni internazionali. Il mio sogno sarebbe poter continuare la ricerca che attualmente sto portando avanti sul Medio Oriente, con un focus particolare sulla storia e l’attualità di Israele.

Cosa vorresti comunicare ai giovani che sono attratti da una carriera in politica?

Immagino che la mia prima indicazione sarebbe quella di non entrare a far parte delle sezioni giovanili dei partiti perché si otterrebbe una visione distorta ed edulcorata di quella che è l’attività politica. Chi ha avuto esperienza di questi ambienti li descrive come una sorta di simulazione del partito “degli adulti”, in cui si dibattono questioni effimere, ciò di cui gli altri non si vogliono

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