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MEGA UTILE
di Maria Vittoria D’Annunzio, Elena Casati, Gemma Berti, Giulia Bolognese e Allegra Niccoli
Vi state chiedendo a cosa serve ciò che studiate e ancora non siete riusciti a darvi una risposta? Non sapete quale università scegliere? Non vi preoccupate! Siamo cinque ragazze pronte ad aiutarvi! Ogni mese intervistiamo degli studenti universitari che, con le loro risposte, potranno aiutarvi a porre fine ai vostri interrogativi. Per questo mese abbiamo intervistato Giovanni Berti, un ragazzo di 22 anni, che ha frequentato il Liceo Classico Dante.
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“Giovanni, che università frequenti?”
“Sono all’ultimo anno della triennale chiamata Sviluppo Economico e Cooperazione Internazionale (S.E.C.I). È una facoltà, sotto Economia, che nasce 15 anni fa, con lo scopo di parlare di economia sociale e sostenibile, a favore dei paesi in via di sviluppo, con particolare attenzione ai fenomeni e ai soggetti dei quali nell’ultimo secolo l’economia classica si è occupata meno.”
“È stata facile per te la scelta dell’università?”
“No. Non è stata affatto facile. Sono stato per alcuni giorni in prova al DAMS di Bologna, successivamente ho frequentato per un anno la facoltà di giurisprudenza. Poi a seguito di un’esperienza estiva molto forte in Congo, ho deciso di cambiare e mi sono iscritto al S.E.C.I.”
“Ritieni che il Dante ti abbia preparato all’università?”
“Sicuramente sì! Ritengo, essendomi confrontato con moltissimi ragazzi che venivano da tante realtà differenti, che il Dante ti dia una preparazione e soprattutto un metodo di studio ottimi per affrontare gli studi universitari che, sebbene siano meno stressanti, richiedono una notevole capacità di organizzazione.”
“Hai detto che il Dante lascia un buon metodo di studio, dicono però che lasci molto anche da un punto di vista umano, che dia una visione più profonda della vita, di ciò che affronti. Ti ritrovi in questa affermazione?”
“Sicuramente il Dante ti aiuta molto anche in questo, ma credo che dipenda di più dalla sensibilità del singolo. Ho conosciuto tante persone provenienti da licei differenti appassionate e capaci di scavare sino al significato profondo delle cose. In generale lo studio del Dante ti abitua a pensare in modo astratto, a non dover per forza semplificare con riferimenti concreti, sviluppa, in un certo senso, la profondità del pensiero, e la capacità di svilupparlo tramite la scrittura. Il Dante ti arricchisce e te ne rendi conto solo una volta uscito ed eliminato lo stress. Io sono grato ai miei professori, in particolare a quelli di Italiano, che mi hanno reso difficili gli anni del liceo.”
“Riesci a mettere in evidenza le differenze che vi sono tra il mondo universitario e quello liceale?”
“L’università si divide in due semestri. In entrambi si ha una fase di tre mesi in cui ci sono le lezioni e una fase di tre mesi per gli esami. Cessa quindi tutto lo stress quotidiano caratteristico del liceo, hai più tempo per te stesso, per i tuoi interessi e per appassionarti a ciò che studi. Allo stesso tempo però il mondo universitario è più dispersivo, non si ha più il rapporto con i compagni di classe, e più in generale con l’ambiente-liceo, che era proprio la magia del Dante: vivere giorni super impegnati e stressanti, ritrovarsi la mattina con le occhiaie, i capelli spettinati, la faccia di chi aveva passato la nottata sui libri, a prendersi in giro o aiutarsi perché si era poco preparati, a vivere l’ansia per le interrogazioni continue. Tutto ciò l’università te lo fa vivere a piccoli pezzi, il senso di classe viene meno e i momenti di esame sono giornate singole che conosci benissimo, non ci sarà mai la tremarella che ti viene quando un professore dice che interroga o fa un compito a sorpresa.”
“Tornassi indietro, la tua scelta del liceo cambierebbe?”
“Assolutamente no. Anche se mi avesse preparato meno bene all’università, la risceglierei comunque, al Dante sono stato davvero bene!”
“Hai un aneddoto particolare da raccontarci?”
“Sì. Ho, ad esempio, un bel ricordo che mi lega alla professoressa Borghi. Durante l’ultima notte di una gita, eravamo a fare due chiacchiere nella hall dell’albergo e probabilmente stavamo facendo un po’ troppa confusione. La professoressa quindi scese per richiamarci. Era conosciuta per essere molto materna e buona, perciò vedendo arrivare lei tirammo un sospiro di sollievo. Dopo averci dato la buonanotte ed essere rientrata nell’ascensore infatti tornò su. Poco dopo, però, sentimmo lo stesso ascensore scendere e pensammo che fosse andata a chiamare altri professori. Eravamo perciò tutti molto spaventati. Quando le porte di aprirono però uscì la professoressa che, guardandoci, scoppiò a ridere e disse: <<Ah, sono finita allo stesso piano di prima!>>.”
“Quando tu frequentavi il Dante c’era il giornalino?”
“Sì, al tempo si chiamava “Il Divino”. Molto popolare, per la sezione conclusiva, “Gli Sputi”, brevi commenti, scritti in dei bigliettini in forma anonima, che venivano inseriti in una scatola. C’era un comitato che si preoccupava di selezionarli. Tutti aspettavamo l’uscita del giornalino per leggerli, c’era chi sperava di essere nominato, chi che il suo fosse stato pubblicato…”
“Qual è un consiglio che vuoi dare ai ragazzi che oggi si trovano in difficoltà nella scelta dell’università?”
“Secondo me è importante smettere di pensare a breve termine e iniziare a proiettarsi nel futuro, capire quali sono i propri veri interessi, le proprie vere passioni. Le possibilità sono infinite e si deve riuscire a collocarsi fra così tanta roba. Il mio consiglio è interessarsi, ascoltare i compagni, contaminarsi, non esitare a chiedere un consiglio ai professori, a stimolarli ad avviare delle riflessioni più generali sulle materie che spiegano. I licei in generale ti danno un grande metodo e un grande sguardo alle cose che studi, ma, giustamente, ti specializzano poco, perciò se non hai grandi interessi non è facile muoversi e collocarsi tra la miriade di possibilità di scelta.”